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IV · Textes et transmission

Simon Horsin-Déon e il restauro dei dipinti in Francia alla metà dell’Ottocento

Simon Horsin-Déon et la restauration des peintures en France au milieu du xixe siècle
Simon Horsin-Déon and painting conservation in France in middle 19th century
Giuseppina Perusini
p. 105-111

Résumés

Historien de l’art, expert en peinture et marchand, Simon Horsin-Déon (1812-1882) fut l’un des lauréats du concours de restaurateurs lancé par le Louvre en 1848. Il fut également le premier Français à publier un traité sur l’art de la restauration, intitulé De la conservation et de la restauration des tableaux (1851), qui eut plus de succès à l’étranger que dans son propre pays. En dépit de son titre de restaurateur des Musées impériaux, Horsin-Déon travailla rarement pour le Louvre, sans doute en raison des critiques qu’il avait émises, dans son traité et d’autres écrits, sur les méthodes de travail de Frédéric Villot, conservateur des peintures du Musée. Cependant, lorsqu’en 1860, la plupart des spécialistes et journalistes français attaquèrent Villot pour le nettoyage des peintures du Musée, Horsin-Déon lui apporta son soutien, même s’il s’agissait surtout pour lui de défendre le métier de restaurateur. Ses nombreuses publications sur le collectionnisme et le commerce des peintures sont très utiles à l’étude du marché de l’art en France au milieu du xixe siècle.

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Texte intégral

  • 1 In realtà il manuale di Horsin-Déon fu il secondo trattato di restauro scritto in francese poiché v (...)

1Simon Horsin-Déon (1812-1882) è noto soprattutto come autore del trattato De la conservation e de la restauration des tableaux (1851) che fu il primo trattato di restauro scritto da un francese1 ma, oltre che restauratore, egli fu anche pittore, studioso e critico d’arte, collezionista, mercante ed “esperto” di dipinti, credo quindi che sia necessario fare almeno un cenno a queste sue attività che ci aiutano a ricostruire non solo la sua cultura, ma anche la storia del restauro e del mercato artistico in Francia fra il 1840 e il 1870 ca.

  • 2 Léon Horsin-Déon (1847-1891) fu pittore, studioso d’arte, insegnante di disegno e continuò l’attivi (...)
  • 3 Questo catalogo non venne mai pubblicato ma, negli archivi municipali di Rennes, si conserva ancora (...)
  • 4 E. Bellier de La Chavignerie scriveva :“M. Horsin-Déon a procédé au classement des tableaux du Musé (...)
  • 5 La Société française de photographie fu fondata nel 1854 e Horsin-Déon ne fece parte fino al 1864.
  • 6 Sul frontespizio del trattato Horsin-Déon si qualifica: peintre-restaurateur des tableaux des Musée (...)

2Oltre al trattato, Horsin-Déon scrisse una quindicina di articoli sul collezionismo, la storia e la critica d’arte che furono pubblicati prevalentemente sulla Revue universelle des arts, sugli Annales de la société libre des beaux-arts e sull’Annuaire des artistes et des amateurs ed infine numerosi cataloghi d’asta, spesso confusi con quelli del figlio Léon2. Nel 1854 pubblicò il catalogo del Museo di Saumur-en-Auxois e, nello stesso anno, realizzò anche l’inventario del Museo di Rennes3 che tuttavia, come quello del museo di Tolosa4, non venne mai pubblicato. Egli fu inoltre segretario della Société libre des beaux-arts, fu tra i soci fondatori della Société francaise de photographie5 e, prima del 1851, anche presidente della Societé des peintres-restaurateurs6.

  • 7 Sui viaggi di S. Horsin-Déon in Germania ed Inghilterra si vedano: Heduin, 1848, p. 202-203; Horsin (...)
  • 8 S. Horsin-Déon riunì una collezione di circa novanta dipinti (principalmente di pittori francesi e (...)

3L’attività di “expert” e mercante di dipinti, che costituì probabilmente la sua principale fonte di reddito, lo indusse a continui spostamenti in Francia e in Europa (Belgio, Italia, Germania e Inghilterra)7, e ciò gli permise d’ampliare le sue conoscenze artistiche e di riunire in breve tempo una notevole collezione di dipinti8.

Fortuna e sfortuna del trattato

  • 9 Nel trattato di S. Horsin-Déon si occupa esclusivamente del restauro dei dipinti da cavalletto. Cir (...)
  • 10 Questi appunti sono attualmente conservati nella Biblioteca municipale di Rouen: Bouvard e Pécuchet (...)
  • 11 Daryl, 1878, p. 14.
  • 12 Rochefort, 1883, p. 14-15.

4Non ho qui lo spazio per prendere in esame il trattato9, mi limiterò dunque a ricordarne brevemente la fortuna critica. Il trattato di Horsin-Déon ebbe grande successo all’estero ma scarsa fortuna in Patria tuttavia, fra i suoi “estimatori” francesi vi fu anche Gustave Flaubert che, per documentarsi sul modo degli amateurs (in preparazione del romanzo Bouvard et Pécuchet) trasse dal manuale di Horsin-Déon quattro pagine d’appunti10. Il fatto che un estraneo all’ambiente artistico, considerasse questo trattato un punto di riferimento sul mondo dell’arte e del collezionismo conferma, a mio avviso, la notorietà dell’opera. Ma vi sono anche altre testimonianze di stima e d’interesse da parte dei connazionali: Pascal Grousset citò, ad esempio, il trattato nel suo Dictionary of painters and handbook for pictures amateurs pubblicato a Londra nel 1883 col nom de plume di Philipp Daryl11; ed Henri de Rochefort, nel suo caustico libro Les petits mystères de l’Hôtel des ventes del 1862, ricordò la serietà professionale con cui Horsin-Déon aveva tentato di combattere gli abusi commessi dagli experts dell’Hotel Drouot12.

  • 13 Horsin-Déon, 1853. Hertel aggiunse al testo di Horsin-Déon un’appendice sulle caratteristiche chimi (...)
  • 14 P. Selvatico (1803-1880), che fu direttore dell’Accademia di Venezia dal 1850 al 1859, lodò l’anali (...)
  • 15 Ulisse Forni (1814-1867) fu restauratore presso la galleria degli Uffizi e autore, nel 1866, del pr (...)
  • 16 Secco Suardo, 1894.

5All’estero, come ho già detto, il trattato ebbe subito un grande successo tant’è vero che fu tradotto in tedesco da A. W. Hertel appena due anni dopo la pubblicazione13 e fu continuamente citato, talvolta anche in maniera polemica, dai critici d’arte e dai restauratori italiani come Pietro Selvatico14, Ulisse Forni15, e Giovanni Secco-Suardo, autore del più celebre trattato di restauro italiano del xix secolo16.

  • 17 Ruhemann, 1968, p. 58 e 389.
  • 18 Anderson, 2004, p. 449.

6Nel Novecento infine Helmuth Ruhemman17 e Jaynie Anderson18 sottolinearono l’importanza di quest’opera per conoscere i criteri e i metodi adottati per la pulitura dei dipinti nel secolo precedente.

Vicende biografiche e formazione di Simon Horsin-Déon

  • 19 Nell’archivio storico del comune di Sens si trovano ancora: l’atto di matrimonio dei genitori, l’at (...)
  • 20 Nei dizionari biografici è scritto erroneamente che egli nacque e morì a Parigi: A. Siret, 1924, p. (...)
  • 21 Archives du Musée de Sens, Correspondance Horsin-Déon (1835-1857), n° 97-8.5 (1-79). Alcune lettere (...)
  • 22 In questa lettera Horsin-Déon proponeva ad Alphonse de Cailleux, all’epoca direttore dei musei impe (...)
  • 23 La lettera del 1851 era destinata ad accompagnare una copia del suo trattato, mentre in quella del (...)
  • 24 Ho avuto la fotocopia di questa lettera da Mme Viry che ringrazio per le sue preziose informazioni (...)

7Simon Horsin-Déon nacque a Sens da Pierre-Louis Horsin e Marguerite Déon19 nel 1812, e morì a Guerchy20, un paese dell’Yonne di cui era originaria la moglie nel 1882, tuttavia egli trascorse gran parte della sua esistenza a Parigi (fig. 1). Nel museo civico di Sens, si conservano settantanove lettere21 che costituiscono una fonte preziosa per ricostruire la personalità, i viaggi e la vita professionale di Horsin-Déon. Si tratta di lettere inviate a Simon da amici, colleghi o familiari fra il 1835 e il 1857 ; tuttavia, in questa corrispondenza (fig. 2), non si conservano lettere di suo pugno mentre, nell’archivio del Louvre, vi sono tre lettere di Simon, del 184522, 1851 e 185723, indirizzate al direttore del Museo. A Guerchy infine si trova un’altra lettera del 1871 riguardante la casa, che Horsin-Déon s’era fatto costruire in paese24.

Fig. 1. Albero genealogico di Simon Horsin-Déon

Fig. 1. Albero genealogico di Simon Horsin-Déon

Fig. 2. Lettera di Claudius Tarral a Simon Horin-Déon (12 nov. 1844). Archive du Musée du Sens, Correspondance Horsin-Déon N° 97-8.5 (33)

Fig. 2. Lettera di Claudius Tarral a Simon Horin-Déon (12 nov. 1844). Archive du Musée du Sens, Correspondance Horsin-Déon N° 97-8.5 (33)

© Musée de Sens.

  • 25 I dipinti di Sens, che purtroppo non sono datati, raffigurano rispettivamente Tre fanciulli (Allego (...)
  • 26 Nell’angolo in basso a sinistra si legge “Horsin Déon pinxit 20 mai 1840”. (cf. l’Inventaire généra (...)
  • 27 Sulla produzione artistica di Simon Horsin-Déon si vedano: E. Bellier de la Chavignerie, L. Auvray, (...)
  • 28 In fondo al quadro (battuto all’asta il 15/10/2008), è dipinto un biglietto con la scritta “A M. Ho (...)
  • 29 Secondo Siret Horsin-Déon “eseguì dei grandi dipinti nel palazzo del Parlamento” (cf. Siret, 1924, (...)

8Nel museo di Sens, oltre ad un ritratto di Simon a 19 anni, fatto dal suo maestro Louis Rioult (fig. 3), si conservano anche due suoi dipinti di soggetto allegorico25 (fig. 4) che, assieme alla tela raffigurante Il battesimo di Gesù (del 1840) della chiesa di San Giovanni Battista ad Ervauville (Loiret)26, costituiscono le uniche opere che sono riuscita a rintracciare sebbene, fra il 1832 e il 1861 resti notizia di almeno una ventina di opere eseguite da Simon27. A questi dipinti va aggiunto un quadro raffigurante una Natura morta con gatto passato in asta al Dorotheum di Vienna nel 200828. Resta ancora da stabilire se, come ritengono alcuni studiosi29, Horsin-Déon abbia lavorato anche al Palais Bourbon (fig. 5) e quali dipinti vi abbia eventualmente eseguito ma, come ho già detto, non intendo qui prendere in esame la sua produzione artistica, peraltro mediocre.

Fig. 3. L. Rioult, Ritratto di S. Horsin-Déon a 19 anni, 1831

Fig. 3. L. Rioult, Ritratto di S. Horsin-Déon a 19 anni, 1831

© Musée de Sens.

Fig. 4. S. Horsin-Déon, Tre fanciulli (allegoria della geografia?)

Fig. 4. S. Horsin-Déon, Tre fanciulli (allegoria della geografia?)

© Musée de Sens.

Fig. 5. S. Horsin-Déon?, Les Beaux-Arts, 1745-48, Paris, Palais Bourbon, Galerie des fêtes

Fig. 5. S. Horsin-Déon?, Les Beaux-Arts, 1745-48, Paris, Palais Bourbon, Galerie des fêtes

© G. Perusini, avec l’autorisation de L. Klein, directeur service des affaires immobilières et du patrimoine de l’Assemblée nationale.

  • 30 Moreau, 1884, p. 205-211.
  • 31 AMN, O 30-183 (Dossier Horsin-Déon). In margine alla lettera Nieuwerkerke scrisse a matita “E’ fors (...)

9Secondo Moreau, Simon Horsin-Déon ebbe i primi rudimenti di tecnica pittorica dal padre, che era un pittore dilettante il quale, avendo notato il talento artistico del figlio, lo affidò nel 1828 ad un conoscente italiano, Lorenzo Montobbio, affinché lo accompagnasse a Roma. Simon, allora sedicenne, si fermò quasi due anni a Roma dove ebbe modo di studiare i grandi maestri del Rinascimento italiano, che rimasero per tutta la vita i suoi modelli preferiti30. I rapporti con Montobbio sono confermati da una lettera che quest’ultimo inviò nel 1868, al direttore del Louvre (Émilien de Nieuwerkerke) per avere notizie di Horsin-Déon. Dalle brevi note apposte da Nieuwerkerke in margine alla lettera, sappiamo che nel 1868 Horsin-Déon non frequentava più il museo da molti anni tanto che il direttore non sapeva neppure se fosse ancor vivo31.

10Rientrato a Parigi dal giovanile soggiorno romano, Simon decise di dedicarsi al ritratto e alla pittura di genere e, nel 1830, iniziò quindi a frequentare l’atelier di Louis Rioult (1790-1855) all’École des Beaux-Arts.

  • 32 P.A. Verlinde (1801-1877) dipinse ritratti, scene di genere e soggetti religiosi. Fu allievo di J. (...)
  • 33 Su questa vendita si vedano: S. Horsin-Déon, 1857, Anonimo, 1857, p. 375-377.
  • 34 Horsin-Déon, 1851, p.164 e 204: Pillet, 1884, p. 3.

11Nel 1836, durante un viaggio in Belgio, egli fece amicizia col pittore-restauratore Augustin Verlinde32 dal quale apprese i rudimenti del restauro e, negli anni seguenti, si dedicò sempre più a tale attività e al commercio dei dipinti, acquisendo in breve tempo una grande abilità nel restauro e la fama di conoscitore, tanto che, fra il 1840 e il 1860, molti amateurs gli affidarono l’incarico di conservare e/o incrementare le loro collezioni. Ad accrescere la sua fama di esperto giovarono sicuramente anche i suoi lunghi soggiorni all’estero, sappiamo ad esempio che nel 1844 Horsin-Déon si trovava a Roma (ospite del collezionista Claudius Tarral) per la vendita della collezione Fesch mentre, nel 1857, era a Torino per la vendita della collezione Turinetti di Cambiano33. Dalle lettere conservate a Sens, sappiamo infine che si recava spesso a Genova dal mercante d’arte Joseph Tedeschi. Questa familiarità col mercato artistico della Penisola indusse Horsin-Déon a specializzarsi nei dipinti italiani anche se, come scrisse lui stesso, i collezionisti francesi dell’epoca cercavano soprattutto dipinti fiamminghi e francesi34.

I rapporti di Simon Horsin-Déon col museo del Louvre

  • 35 Sul concorso del 1848, si veda l’articolo di B. Lauwick, 2008, p. 105-111. Dalla corrispondenza con (...)
  • 36 Horsin-Déon, 1849, p. 24 e 29.
  • 37 Lauwick, 2008, p. 108.

12Nel 1848 Horsin-Déon partecipò al concorso per restauratori bandito dal Louvre35 e, assieme ad una decina di colleghi, ottenne il prestigioso titolo di “restauratore dei musei nazionali” che egli fece pubblicare sul frontespizio del suo trattato e di cui si fregiò con orgoglio per tutta la vita. Tuttavia, come scrisse lui stesso, questo titolo non dava alcuna garanzia di lavoro ai vincitori, ai quali veniva riconosciuta soltanto l’idoneità a lavorare per i musei nazionali36; fra di essi infatti il “conservatore delle pitture” poteva scegliere chi voleva e Frédéric Villot, che ricoprì questa carica dal 1848 al 1861, si servì quasi esclusivamente di Godefroy e Briotet per la pulitura ed il ritocco e di Mortemard per le foderature37.

  • 38 AMN, P 16, 1857. Si noti comunque che questo incarico riguardava un museo di provincia e gli veniva (...)

13La sostanziale estromissione di Horsin-Déon dai restauri del museo trova conferma anche in una lettera del 1857 in cui egli ringraziava Nieuwerkerke per avergli fatto avere il restauro di alcuni dipinti del museo di Tolosa38. Le eccessive dichiarazioni di riconoscenza di Horsin-Déon lasciano arguire la rarità di questi incarichi, tanto è vero che, come ho già detto, nel 1868 Nieuwerkerke non aveva più sue notizie da anni.

  • 39 Horsin-Déon, 1849, p. 7-9.
  • 40 Horsin-Déon, 1849, p. 14-15.

14E’ probabile che l’allontanamento di Horsin-Déon dal museo sia stato in parte causato dai suoi scritti: nel 1849 infatti egli pubblicò un breve saggio intitolato De l’organisation des Musées nationaux, in cui criticava aspramente la nuova amministrazione del Louvre composta, a suo avviso, da artisti e uomini di lettere invece che da amatori, mercanti ed esperti come era stato dalla Rivoluzione francese fino alla fine al periodo napoleonico39. Questo periodo era stato, secondo Horsin-Déon, il momento di massimo splendore del museo, non solo per l’afflusso di opere d’arte seguito alle vittorie napoleoniche, ma anche per la competenza e l’efficienza dell’amministrazione; con la sua abituale schiettezza egli scrisse infatti:“tutti i lavoratori devono avere il loro bastone di maresciallo: per gli artisti è l’Institut, per i mercanti d’arte e gli amatori sono i ruoli amministrativi del Museo. Questa è la ricompensa che un buon governo deve promettere a chi ha svolto con onestà e serietà il proprio lavoro. Bonaparte l’aveva capito ed aveva composto l’amministrazione del Louvre attenendosi a questi principi”40.

  • 41 Villot, 1849.
  • 42 Waagen, 1836.
  • 43 Horsin Déon, 1851, p. 51.
  • 44 Horsin-Déon, 1851, p. 56-60. Bisogna dire che riguardo ad alcuni dipinti, come ad es. il Maître d’a (...)
  • 45 Mündler, 1850. Sulle critiche di Mündler (1811-1870) al catalogo di Villot si veda P. de Chènevière (...)
  • 46 Tarral, 1850 a e b.
  • 47 Sul carattere egocentrico e permaloso di Villot si veda P. de Chènevières, 1979, p. 84-89.

15Due anni dopo Horsin-Déon ribadì queste accuse nel trattato criticando soprattutto il catalogo dei dipinti italiani pubblicato nel 1849 da Villot41 colpevole, a suo avviso, di aver tenuto in maggior conto l’opinione dei conoscitori stranieri, come Gustav Waagen42, rispetto a quella Jean-Baptiste Lebrun che, per Horsin-Déon, costituiva un modello insuperabile di marchant-expert43. “Uomini di rara sapienza – egli scrisse – hanno organizzato il nostro museo che deve alle loro cure il suo splendore. A costoro è succeduta una cricca arrogante di direttori di musei e mercanti stranieri che [...] si sono fatti la reputazione di conoscitori grazie alle nostre ricchezze artistiche. [...] ma chi sono dunque questi uomini dei quali ci vengono imposte le sentenze? Sono forse persone infallibili? Niente affatto. Un libro pubblicato dal più importante tra di loro, il sig. Waagen, direttore del Museo di Berlino, lo stesso su cui si è basato il Conservatore dei dipinti dei nostri musei nazionali, per il suo catalogo dei quadri italiani del Louvre, ce ne fornisce una prova eclatante”44. Anche altri studiosi, come Otto Mündler45 e Claudius Tarral46, avevano criticato il catalogo di Villot ma è evidente che per Horsin-Déon, le cui possibilità di lavoro al Louvre dipendevano dal “conservatore”, queste critiche, rappresentarono un vero“suicidio professionale”47.

Horsin Déon e la querelle sulla pulitura dei dipinti del Louvre (1850-1860)

  • 48 Rimando per l’analisi e la bibliografia di questa vicenda all’articolo di N. Volle, 2008.
  • 49 Va detto che fuori dalla Francia questa vicenda è assai meno nota di quella londinese (cf. J.Anders (...)

16Mi limiterò qui a ricordare la posizione assunta da Horsin-Déon riguardo alle puliture effettuate da Villot sui dipinti del Louvre fra il 1850 e il 1860, quando la querelle “esplose” sulla stampa francese48, costringendo Villot, all’epoca “conservatore dei dipinti”, a rassegnare le dimissioni come aveva già dovuto fare Charles Eastlake, nel 1847, in seguito alla prima Cleaning Controversy di Londra (1846-1853)49.

  • 50 Tale attribuzione del resto è confermata anche da una breve nota “autobiografica” in cui egli si au (...)

17Gran parte dei giornalisti e degli esperti d’arte francesi si schierarono contro Villot ma le loro accuse finirono per mettere in discussione la stessa utilità e legittimità del restauro. Fu per questo motivo che Horsin-Déon decise di scendere in campo pubblicando, nel 1860, un breve saggio dal titolo Encore un mot sur le dernières restaurations de tableaux de la galerie du Louvre; in realtà questa brochure uscì senza il nome dell’autore ma fu sempre giustamente attribuita ad Horsin-Déon50.

  • 51 Horsin-Déon, 1860, p. 6.
  • 52 Horsin-Déon, 1851, p. 54.
  • 53 Horsin-Déon, 1849, p. 24.
  • 54 Horsin-Déon, 1851, p. 54-55.

18A chi accusava il restauro d’empirismo, Horsin-Déon ribatteva che “il restauro segue procedimenti sicuri e regole certe a cui si attengono tutti i restauratori, compresi quelli del Louvre”51 e che è un vandalo “chi esita fra la decisione di restaurare i dipinti, prolungandone così la durata, e il non-intervento che li condanna alla distruzione”52. Egli infine era d’accordo con Villot sia sul fatto che “l’utilità del restauro non può essere messa in dubbio da chi non sa nulla di quest’arte”53 sia sulla necessità di rimuovere le vernici ingiallite. Secondo Horsin-Déon infatti “il vero rispetto per i capolavori dell’antichità non consiste nel mantenere la sporcizia che li ricopre e ne ottunde la bellezza ma nell’esporli “senza veli” in modo da renderne godibile ogni dettaglio”54.

19Oggi sappiamo che queste vernici gialle, spesso dovute a patinature artificiali, erano legate al gusto dell’epoca che considerava il tono ambrato degli antichi dipinti un’imprescindibile garanzia della loro autenticità e del buono stato di conservazione.

  • 55 Ringrazio in particolare Nathalie Volle per il proficuo scambio d’idee su questo argomento.

20Dall’esame dei testi coevi e sopratutto dalla testimonianza degli operatori del Louvre che hanno potuto esaminare direttamente i quadri sui cui intervenne Villot55 sembra che non gli si possano attribuire i danni di cui fu accusato, tanto più che molti di questi dipinti erano stati danneggiati da precedenti restauri.

21Mi sembra comunque significativo che conoscitori come Eastlake, Villot e lo stesso Horsin-Déon concordassero sulla necessità di liberare i dipinti da queste patine dovute in gran parte al gusto degli amatori; evidentemente la loro esperienza sulle tecniche pittoriche, la familiarità coi dipinti e fors’anche il desiderio di poterli studiare meglio, li indussero ad adottare criteri d’intervento che precorrevano il gusto dell’epoca, esponendosi così alle critiche dei contemporanei.

  • 56 Horsin-Déon, 1860, p. 11.

22Horsin-Déon cercò quindi di smorzare i toni della polemica notando che “se è stato fatto qualche danno non è certo così grave come alcuni vorrebbero far credere” ma, lanciando un’ultima stoccata a Villot, notò infine che la polemica era stata comunque utile perché “a arreté une hardiesse que le succès aurait pu rendre en effet dangereuse”56.

Ringrazio Nathalie Volle per i suoi preziosi consigli ed il suo costante aiuto, ed inoltre Laurent Klein, Sylvie Ballester, Marie-Madeleine Viry, Noëlle Rebichon e Andrea Schincariol.

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Bibliographie

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Notes

1 In realtà il manuale di Horsin-Déon fu il secondo trattato di restauro scritto in francese poiché venne preceduto dal manuale dal piemontese Giovanni Bedotti, De la Restauration des tableaux (1837), che tuttavia ebbe scarsissima diffusione e che, sia dal punto di vista teorico che tecnico, è decisamente inferiore al trattato di Horsin-Déon.

2 Léon Horsin-Déon (1847-1891) fu pittore, studioso d’arte, insegnante di disegno e continuò l’attività paterna di expert. Alla biblioteca dell’INHA vi sono una quarantina di cataloghi d’asta, con soltanto il cognome “Horsin-Déon” sul frontespizio, che sono stati schedati sotto il nome di Léon tuttavia, almeno quelli precedenti al 1867, non possono essere assegnati a Léon (che era nato nel 1847).

3 Questo catalogo non venne mai pubblicato ma, negli archivi municipali di Rennes, si conserva ancora il ms. di Horsin-Déon sul cui frontespizio si legge Inventaire du Musée de la ville de Rennes, 1854, par Horsin Déon peintre, restaurateur des Musées Impériaux. (Archives municipales de Rennes, 5 R 11- Recollement de l’inventaire du musée, 1807-1863).

4 E. Bellier de La Chavignerie scriveva :“M. Horsin-Déon a procédé au classement des tableaux du Musée de Toulouse, à leur restauration et rédige un nouveau catalogue” (cf. Bellier de La Chavignerie, 1861, p. 11 ), ciò è confermato anche da Moreau secondo cui egli effettuò “la réorganisation des tableaux du Musée de Toulouse” (Moreau, 1883, p. 209).

5 La Société française de photographie fu fondata nel 1854 e Horsin-Déon ne fece parte fino al 1864.

6 Sul frontespizio del trattato Horsin-Déon si qualifica: peintre-restaurateur des tableaux des Musées Nationaux, ex-président de la société des peintres-restaurateurs, membre de la Société libre des Beaux-Arts, etc.

7 Sui viaggi di S. Horsin-Déon in Germania ed Inghilterra si vedano: Heduin, 1848, p. 202-203; Horsin-Déon, 1851, p. 29 e 211.

8 S. Horsin-Déon riunì una collezione di circa novanta dipinti (principalmente di pittori francesi e fiamminghi) che vendette all’asta nel 1868 (cf. Horsin-Déon, 1868).

9 Nel trattato di S. Horsin-Déon si occupa esclusivamente del restauro dei dipinti da cavalletto. Circa la metà del testo è dedicata al restauro mentre, nella parte restante, l’autore prende in esame le tecniche pittoriche degli antichi maestri a cui aggiunge alcune notizie sui pittori francesi dei secc. x v-x vii. Assieme a queste notizie vi sono interessanti informazioni sui restauri e la catalogazione dei dipinti del Louvre. Per ulteriori informazioni sull’ artista, rimando alla mia prossima pubblicazione su Horsin-Déon (Edifire, Firenze).

10 Questi appunti sono attualmente conservati nella Biblioteca municipale di Rouen: Bouvard e Pécuchet, documentation préparatoire, vol. I, Ms. g. 226-1, p. 154-157. Flaubert citò il trattato di Horsin-Déon anche in una lettera alla nipote Carolina del 5 febbraio 1865(cf. Flaubert, 2003).

11 Daryl, 1878, p. 14.

12 Rochefort, 1883, p. 14-15.

13 Horsin-Déon, 1853. Hertel aggiunse al testo di Horsin-Déon un’appendice sulle caratteristiche chimiche dei materiali, un capitolo sul restauro delle stampe, ed uno sul restauro delle tempere desunti da altri manuali tedeschi.

14 P. Selvatico (1803-1880), che fu direttore dell’Accademia di Venezia dal 1850 al 1859, lodò l’analisi delle antiche tecniche pittoriche fatta da Horsin-Déon (cf. Selvatico, 1856, p. 41; Selvatico, 1870, p. 509).

15 Ulisse Forni (1814-1867) fu restauratore presso la galleria degli Uffizi e autore, nel 1866, del primo trattato di restauro italiano. Alcuni capitoli del testo di Forni costituiscono una traduzione letterale del trattato di Horsin-Déon (si confrontino ad es. i capitoli LXXII-LXIV del trattato di Forni con i capitoli II e III della terza parte del trattato di Horsin-Déon). Siccome Horsin-Déon aveva accusato gli italiani d’indifferenza verso il loro patrimonio artistico (Horsin-Déon, 1851, p. 15-16), Forni rispose indignato difendendo gli italiani e cercando di dimostrare gli errori dei francesi (cf. U. Forni, 2003, p. 33-34).

16 Secco Suardo, 1894.

17 Ruhemann, 1968, p. 58 e 389.

18 Anderson, 2004, p. 449.

19 Nell’archivio storico del comune di Sens si trovano ancora: l’atto di matrimonio dei genitori, l’atto di nascita di Simon e l’atto di morte del padre.

20 Nei dizionari biografici è scritto erroneamente che egli nacque e morì a Parigi: A. Siret, 1924, p. 466; H. Blémont, 1989, vol. XVII, p. 1296-1297; P.-C. Dugenne, 1996, Vol. II, p. 621.

21 Archives du Musée de Sens, Correspondance Horsin-Déon (1835-1857), n° 97-8.5 (1-79). Alcune lettere sono di difficile lettura sia per il cattivo stato di conservazione sia perché sono scritte in due strati sullo stesso foglio per risparmiare sulle spese postali.

22 In questa lettera Horsin-Déon proponeva ad Alphonse de Cailleux, all’epoca direttore dei musei imperiali, l’acquisto di due quadri di Watteau che egli aveva acquistato a Roma alla vendita della collezione Fesch, e precisamente Il Convegno di caccia del 1720 ed i Piaceri campestri del 1718 ora nella Wallace Collection di Londra (AMN, P 30, 1845).

23 La lettera del 1851 era destinata ad accompagnare una copia del suo trattato, mentre in quella del 1857 egli ringrazia il direttore (E. de Nieuwerkerke) per avergli assegnato un incarico di restauro presso il museo dei Petits-Augustins di Tolosa. (AMN P 16/ 1851 e 1857).

24 Ho avuto la fotocopia di questa lettera da Mme Viry che ringrazio per le sue preziose informazioni sui discendenti di Horsin-Déon.

25 I dipinti di Sens, che purtroppo non sono datati, raffigurano rispettivamente Tre fanciulli (Allegoria della Geografia?) e La Carità a cui si aggiunge un disegno a matita tratto da un quadro di Greuze eseguito da Estelle Horsin-Déon, moglie di Simon.

26 Nell’angolo in basso a sinistra si legge “Horsin Déon pinxit 20 mai 1840”. (cf. l’Inventaire général des Richesses d’art de la France. Province. Monuments religieux, vol. 1, Paris 1886, p. 114).

27 Sulla produzione artistica di Simon Horsin-Déon si vedano: E. Bellier de la Chavignerie, L. Auvray, 1882, t. I, p. 775; H. Blémont, 1989, vol. XVII, p. 1296-1297.

28 In fondo al quadro (battuto all’asta il 15/10/2008), è dipinto un biglietto con la scritta “A M. Horsin Déon à Sens” (cf. www.artnet.com ).

29 Secondo Siret Horsin-Déon “eseguì dei grandi dipinti nel palazzo del Parlamento” (cf. Siret, 1924, p. 466) e C. Dugenne aggiunse che egli “eseguì dei ritratti e degli affreschi nel Palais-Bourbon” (cf. Dugene, 1996, t. 2, p. 621). A mio avviso gli unici dipinti del Palais Bourbon forse assegnabili a Horsin-Déon sono le lunette (attribuite a F. J. Heim) della Galerie des fêtes (inaugurata nel 1848) i cui putti mostrano una qualche somiglianza con i due dipinti di Horsin-Déon conservati nel museo di Sens.(cf. AAVV, 2006, p. 100-103).

30 Moreau, 1884, p. 205-211.

31 AMN, O 30-183 (Dossier Horsin-Déon). In margine alla lettera Nieuwerkerke scrisse a matita “E’ forse morto? nessuno ha saputo rispondere. Bisogna informarsi”.

32 P.A. Verlinde (1801-1877) dipinse ritratti, scene di genere e soggetti religiosi. Fu allievo di J. F Ducq all’Accademia di Bruges, di M. Van Brée ad Anversa e di P. Guérin a Parigi.

33 Su questa vendita si vedano: S. Horsin-Déon, 1857, Anonimo, 1857, p. 375-377.

34 Horsin-Déon, 1851, p.164 e 204: Pillet, 1884, p. 3.

35 Sul concorso del 1848, si veda l’articolo di B. Lauwick, 2008, p. 105-111. Dalla corrispondenza conservata a Sens sappiamo che Horsin-Déon lavorava come restauratore almeno dal 1840.

36 Horsin-Déon, 1849, p. 24 e 29.

37 Lauwick, 2008, p. 108.

38 AMN, P 16, 1857. Si noti comunque che questo incarico riguardava un museo di provincia e gli veniva da Nieuwerkerke e non da Villot.

39 Horsin-Déon, 1849, p. 7-9.

40 Horsin-Déon, 1849, p. 14-15.

41 Villot, 1849.

42 Waagen, 1836.

43 Horsin Déon, 1851, p. 51.

44 Horsin-Déon, 1851, p. 56-60. Bisogna dire che riguardo ad alcuni dipinti, come ad es. il Maître d’armes di Raffaello, Horsin-Déon aveva sicuramente ragione.

45 Mündler, 1850. Sulle critiche di Mündler (1811-1870) al catalogo di Villot si veda P. de Chènevières, 1979, p. 48.

46 Tarral, 1850 a e b.

47 Sul carattere egocentrico e permaloso di Villot si veda P. de Chènevières, 1979, p. 84-89.

48 Rimando per l’analisi e la bibliografia di questa vicenda all’articolo di N. Volle, 2008.

49 Va detto che fuori dalla Francia questa vicenda è assai meno nota di quella londinese (cf. J.Anderson, 2004, p. 441-453).

50 Tale attribuzione del resto è confermata anche da una breve nota “autobiografica” in cui egli si augura che “l’autorità di un noto (sic!) restauratore convinca gli amanti dell’arte dell’assurdità dei tali accuse”(cf. Horsin-Déon, 1860, p. 13).

51 Horsin-Déon, 1860, p. 6.

52 Horsin-Déon, 1851, p. 54.

53 Horsin-Déon, 1849, p. 24.

54 Horsin-Déon, 1851, p. 54-55.

55 Ringrazio in particolare Nathalie Volle per il proficuo scambio d’idee su questo argomento.

56 Horsin-Déon, 1860, p. 11.

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Table des illustrations

Titre Fig. 1. Albero genealogico di Simon Horsin-Déon
URL http://0-journals-openedition-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/techne/docannexe/image/21046/img-1.jpg
Fichier image/jpeg, 328k
Titre Fig. 2. Lettera di Claudius Tarral a Simon Horin-Déon (12 nov. 1844). Archive du Musée du Sens, Correspondance Horsin-Déon N° 97-8.5 (33)
Crédits © Musée de Sens.
URL http://0-journals-openedition-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/techne/docannexe/image/21046/img-2.jpg
Fichier image/jpeg, 740k
Titre Fig. 3. L. Rioult, Ritratto di S. Horsin-Déon a 19 anni, 1831
Crédits © Musée de Sens.
URL http://0-journals-openedition-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/techne/docannexe/image/21046/img-3.jpg
Fichier image/jpeg, 420k
Titre Fig. 4. S. Horsin-Déon, Tre fanciulli (allegoria della geografia?)
Crédits © Musée de Sens.
URL http://0-journals-openedition-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/techne/docannexe/image/21046/img-4.jpg
Fichier image/jpeg, 520k
Titre Fig. 5. S. Horsin-Déon?, Les Beaux-Arts, 1745-48, Paris, Palais Bourbon, Galerie des fêtes
Crédits © G. Perusini, avec l’autorisation de L. Klein, directeur service des affaires immobilières et du patrimoine de l’Assemblée nationale.
URL http://0-journals-openedition-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/techne/docannexe/image/21046/img-5.jpg
Fichier image/jpeg, 467k
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Pour citer cet article

Référence papier

Giuseppina Perusini, « Simon Horsin-Déon e il restauro dei dipinti in Francia alla metà dell’Ottocento »Technè, 33 | 2011, 105-111.

Référence électronique

Giuseppina Perusini, « Simon Horsin-Déon e il restauro dei dipinti in Francia alla metà dell’Ottocento »Technè [En ligne], 33 | 2011, mis en ligne le 01 juin 2011, consulté le 15 mai 2025. URL : http://0-journals-openedition-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/techne/21046 ; DOI : https://0-doi-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/10.4000/12hya

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Auteur

Giuseppina Perusini

Professore di Storia del restauro e delle tecniche artistiche, Dipartimento di Storia e Tutela dei Beni Culturali (DIBE), università di Udine, Vicolo Florio 2, 33100 Udine (giuseppina.perusini[at]uniud.it; g.perusini[at]tiscali.it).

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Droits d’auteur

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