Simon Abkarian, Elettra dei bassifondi
Simon Abkarian, Elettra dei bassifondi, intr. e cura di M. Gardini, trad. e postazione di F. Mazzella, Pisa, Edizioni ETS, 2022, «Il Mito. Voci dal presente, 1», 222 pp.
Testo integrale
1Le Edizioni ETS inaugurano una loro nuova Collana con l’opera drammatica di uno dei maggiori autori contemporanei del panorama francese odierno, Simon Abkarian, nato in Francia nel 1962 da genitori della diaspora armena, poi emigrato in Libano e da lì fuggito nel 1977 a Los Angeles per via del conflitto mediorientale in atto. Iniziato al teatro dalla compagnia di Gérald Papasian, poi, tornato in Francia, entra a far parte della celebre compagnia teatrale del Théâtre du Soleil di Ariane Mnouchkine, per poi fondare, nel 1985, la sua compagnia teatrale T.E.R.A. (Théâtre Espace Recherche Acteur), pur mai interrompendo il suo stretto rapporto di collaborazione con la Mnouchkine.
2Électre des bas-fonds (Actes-Sud Papiers, 2019, messo in scena dalla Compagnie des 5 Roues e vincitore di ben tre “Prix Molière”) è qui proposto per la prima volta in traduzione al pubblico italiano in una pregevole e ben documentata edizione bilingue a cura di Michela Gardini, la quale, nella sua Introduzione dal titolo «La drammaturgia interculturale di Simon Abkarian tra storia e mito» (pp. 5-13) insiste a ragione sull’«interculturalità» dell’autore e della sua opera, la quale «trova la principale fonte di ispirazione nel mito classico, luogo interculturale per eccellenza se è vero che, prendendo le mosse da una matrice greca ben riconoscibile, il mito rivive ad ogni riscrittura, attraverso lingue e culture sempre diverse, secolo dopo secolo».
3Già la ricca filmografia di Abkarian lo colloca, rammenta ancora Gardini, nell’ambito testimoniale delle proprie origini riconducibili al dramma del genocidio armeno e del conseguente esodo in vari Paesi di molti intellettuali e artisti, dramma che si interconnette con la storia francese, ad esempio nel film di Robert Guédiguian L’armée du crime del 2009, in cui Abkarian interpreta il ruolo del poeta Missak Manouchian, il quale, persa la famiglia nel genocidio, è vittima di un “tradimento” ad opera delle frange più nazionaliste del PCF che abbandona al loro destino i giovani esuli non francesi che si erano impegnati per liberare la Francia dal giogo nazista al fine di mostrare la matrice esclusivamente “francese” della Resistenza.
4Tale vissuto permea altresì l’opera di Simon Abkarian in questione, nella quale elementi di continuità e altri più innovativi intervengono a ribadire la “modernità” implicita del mito di Elettra, che ebbe già nell’Elettra (1937) di Giraudoux e ne Les mouches (1943) di Sartre degli illustri testi predecessori contemporanei. Li illustra con acume la giovane traduttrice del volume Francesca Mazzella nella sua Postfazione dal titolo «La riscrittura abkariana del mito di Elettra» (pp. 209-222), la quale ha tradotto il testo, scritto in versi liberi, con un’apprezzabile sensibilità e attenzione alla resa ritmica, sfida non facile per talune frequenti variazioni di registro dell’originale.
5Gli elementi di continuità sono rappresentati dalla fonte mitologica della trama che si situa nel dramma “classico” di Elettra, la quale, a seguito dell’uccisione del padre Agamennone ad opera della madre Clitemnestra, complice Egisto, desidera vendicare tale crimine uccidendone i responsabili con la complicità del fratello Oreste. Il primo elemento innovativo è invece rappresentato dalla collocazione di Elettra in un postribolo, il che consente di evidenziare il contrasto fra l’altezza della corte e il “basso” del mondo della prostituzione, qui rappresentato dalle coreute, prede di guerra troiane, che rappresentano il coro con interventi però più individuali rispetto a quelli dei cori greci tradizionali delle tragedie antiche. Ora Elettra, pur in tale contesto, è però paradossalmente vergine, nonostante sia essa sposata con Sparos, personaggio inventato da Abkarian, sorta di fool shakespeariano da egli stesso interpretato sulla scena.
6Nella pièce assumono un ruolo particolarmente significativo la sorella Crisotemi, che s’immola concedendosi alla brutalità di Egisto per difendere Elettra, così come Clitemnestra, che nel confronto con la furia vendicativa di Elettra rivela una pregnanza drammatica assolutamente inconsueta e a suo modo convincente, giustificando il suo gesto uxoricida con l’assassinio subito ad opera dell’infanticida Agamennone dell’adorata figlia Ifigenia. In tal modo le carte “classiche” vengono un po’ sparigliate e la tragedia rivela nuovi elementi drammatici dai quali affiora un intento palesemente “femminista” nell’affermare il desiderio di riscatto dalla violenza maschile dei personaggi e dalla loro umiliazione della dignità umana delle donne, qui fatte oggetto di barbara prevaricazione e bieco sfruttamento. Perfino Oreste, in un abile gioco di travestimenti, pare prendere le distanze dal “maschile” malato del potere qui prevaricante. Questo aspetto, come l’eccentricità del «gruppo poliedrico» delle «donne comuni» che compongono il coro e l’introduzione del personaggio di Kilissa, «un ruolo a metà tra persona e presenza, tra reale e trascendente», ovvero la nutrice e salvatrice di Oreste che si fece cavare gli occhi da Egisto per non consegnarle Oreste bambino, e le «presenze incorporee» di figure evanescenti come quelle di Agamennone e Ifigenia, contribuiscono a dare all’incedere drammatico la sua aura magica e inquietante.
7In effetti, il gioco teatrale trova nella regia della messa in scena, opera dello stesso Abkarian, un dinamismo particolarmente vibratile fatto di un efficace intreccio di recitazione, danza e musica, in uno spettacolo “totale” che deve alla scelta poetica di una scrittura in versi ritmica e graffiante la sua energia, capace di affondare le unghie nella carne della storia, per denunciarne gli orrori, se come afferma la corifea, «Siamo tutte qui, a sputare sangue. / E nessuna qui è colpevole di nulla. / Solo gli uomini che ci hanno massacrate e rinchiuse qui / Sono gli artefici della nostra sciagura.» (p. 141).
Per citare questo articolo
Notizia bibliografica
Fabio Scotto, «Simon Abkarian, Elettra dei bassifondi», Studi Francesi, 201 (LXVII | III) | 2023, 728-729.
Notizia bibliografica digitale
Fabio Scotto, «Simon Abkarian, Elettra dei bassifondi», Studi Francesi [Online], 201 (LXVII | III) | 2023, online dal 01 mars 2024, consultato il 09 février 2025. URL: http://0-journals-openedition-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/studifrancesi/56040; DOI: https://0-doi-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/10.4000/studifrancesi.56040
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