Georges Greciano, Cocteau, l’opium aux trousses. Correspondance inédite et illustrée avec le poète (1928-1929)
Georges Greciano, Cocteau, l’opium aux trousses. Correspondance inédite et illustrée avec le poète (1928-1929), édition par G. Ducrey, Strasbourg, Presses universitaires de Strasbourg, 2023, 266 pp.
Testo integrale
1Grazie alla complicità del comparatista Guy Ducrey, Rodolphe Greciano dà alle stampe un dattiloscritto – il manoscritto è successivamente andato perduto – approntato fin dal 1976, alla morte del padre: un testo da quest’ultimo redatto, con ogni probabilità, nell’autunno del 1963, a ridosso della scomparsa di Jean Cocteau, con cui aveva intrattenuto un circoscritto ma intenso scambio epistolare tra l’estate del 1928 e quella del 1929. Si tratta della rievocazione, tra fremiti e scoramento, tra esitazioni e bilanci (p. 91 e p. 107), di un periodo cruciale nella formazione sentimentale e professionale dell’autore, del quale il figlio traccia la «Biographie intellectuelle et familiale» nella postfazione. Discendente di una nobile e colta famiglia rumena, Georges segue gli spostamenti del padre diplomatico tra il paese natale, la Svizzera, l’Olanda, il Belgio e la Francia, intraprendendo la carriera di giornalista per poi diventare assistente parlamentare, attività cui si aggiungerà, attraversati gli anni bui della guerra, quella di conferenziere. Ventiduenne all’epoca dei fatti narrati, il principe Greciano coltiva aspirazioni letterarie che, folgorato dalla lettura del solo Thomas l’imposteur, confida a Jean Cocteau: un nome che fa aggrottare le sopracciglia negli ambienti che il giovane frequenta, un uomo che, tra il dicembre 1928 e l’aprile 1929, si isola nella clinica di Saint-Cloud per sottoporsi a una cura di disintossicazione dall’oppio.
2«Que me reste-t-il aujourd’hui de mon aventure épistolaire avec Jean Cocteau?» (p. 167), si chiede l’autore a distanza di anni da una relazione rivelatasi senza futuro. Proprio questo racconto, risponde Guy Ducrey nel saggio conclusivo «Une amitié incandescente et fugace: Cocteau vu d’Europe centrale», dove soppesa l’interesse storico-culturale e letterario di questo scritto, riccamente e opportunamente annotato, leggendo il carteggio alla luce dell’insieme dell’opera di Cocteau e in particolare della sua pratica epistolare, comprese strategie di seduzione e insofferenza per il sovraccarico di sollecitazioni: «chaque correspondant croit être le seul à m’écrire» (p. 197). Proprio questo racconto, sì, perché è qui che le aspirazioni letterarie di cui si diceva trovano sintesi e compimento: nella ricostruzione di un percorso individuale mitteleuropeo che si snoda tra ambienti intellettuali e mondani in via di sparizione; nel ricordo dei turbamenti di un animo diviso tra il primo amore e il crescente affetto per la futura moglie; nei ritratti di comparse sospese, suggerisce Ducrey (p. 202), tra Charlot e Kafka; negli episodi incisivi e toccanti, come il glaciale e agghiacciante tragitto in treno verso il confine polacco (pp. 79-80).
3Ma a scandire il ritmo di questo Bildungsroman par o piuttosto avec lettres sono le diciannove missive, riprodotte in fac-simile, di Cocteau. Nel sondarne le implicazioni, il curatore mette in rilievo diversi elementi. Da un lato, l’etica dell’amicizia che ispira al poeta severe ma incoraggianti reazioni alla lettura degli abbozzi di Judea, in difesa della creazione di uno Stato ebraico, pubblicato negli anni Trenta, e del più intimo Fleur de Bucovine: se Cocteau valorizza la dimensione artigianale della creazione – «Nous devons apprendre à fabriquer une œuvre» come un ebanista una sedia (lettera sesta, p. 58) –, egli rimprovera a Greciano un eccesso di trasparenza e di “purezza”, laddove la scrittura si deve contaminare con la sofferenza vissuta e il sangue trasmutarsi in inchiostro. Al centro del racconto-epistolario (lettera 9, pp. 85-86) affiora così un aspetto centrale della poetica di Cocteau, cui si affianca, sulla scia dello slancio mistico al quale dà impulso l’«icône miraculeuse» (p. 148) inviatagli in dono, l’immagine ricorrente, figurativa e verbale, del cavallo bianco alato (pp. 88, 100 e 103). D’altro canto, in lettere scritte «souvent par saccades» (p. 142) si riversano gli spasmi delle crisi di astinenza e, come sembrano sottolineare le osservazioni grafologiche inscritte nel racconto (pp. 130-131), la progressiva liberazione dalla dipendenza. Dislocate sulla pagina, le parole si intrecciano al disegno, «ces dessins tourmentés» che paiono a Greciano «surgir directement de son inconscient où devaient s’affronter avec violence ses rêves, ses angoisses, ses regrets» (p. 103), come avviene nella lettera terza: «Mon très cher Georges, / Je traverse du noir» (p. 68). Ora, in questo farsi disegno delle parole e proprio in Opium. Journal d’une désintoxication (1930), Cocteau rinviene un fondamento della sua arte: «Écrire, pour moi, c’est dessiner, nouer les lignes de telle sorte qu’elles se fassent écriture, ou les dénouer de telle sorte qu’elles se fassent dessin. Je ne sors pas de là» (p. 206).
4Di sprone e conforto a entrambi i corrispondenti, l’amicizia si consuma tuttavia in occasione del loro unico incontro di persona, nella camera del poeta e nonostante la presenza dell’icona alla quale si è accennato: un duetto cacofonico cui fa seguito, a mo’ di coda punitiva, la costosa corsa in taxi fuori città. Impacciato, il principe non si rivela all’altezza, ipotizza Ducrey, delle fantasie che aveva suscitato nell’eterno diciannovenne Cocteau (p. 139), annoiato se non indispettito dalle confidenze amorose del giovane, indifferente all’immagine della fidanzata in tenuta da tennis come Greciano si era sentito offeso nel ricevere il ritratto di Cocteau ad opera di Picasso, che prende per «une esquisse ratée» (p. 114). Di certo, a irritare Cocteau sarà il tempestivo uso che, in una cronaca rimbalzata sulle pagine dell’“Intransigeant”, il giornalista farà della loro conversazione – di fatto, un monologo del poeta – e in particolare della «fascinante mais curieuse improvisation» (p. 152) dove Lenin viene associato a Cristo, per giunta con un inopportuno riferimento all’osservanza religiosa della madre, il che costringe Cocteau a replicare sia in pubblico che in privato – tutti documenti riportati in appendice. Ma se Greciano non è Radiguet (si vedano le pp. 24 e 149-150), la delusione è reciproca: nel momento in cui un fantasma si incarna in un’anatomia filiforme (pp. 30 e 82) le formule calorose delle lettere si raggelano dinanzi al «personnage dominateur et hautain, rencontré à Paris, rue d’Anjou» (p. 155). Mentre nel racconto autobiografico la scena quasi onirica della palla di neve ghiacciata che «un nain […] nyctalope et aggressif» (p. 93) lancia contro Greciano sembra preludere alla «tragique boule de neige» (p. 125) su cui si apre Les enfants terribles, scritto da Cocteau durante il suo soggiorno a Saint-Cloud, una vagheggiata affinità elettiva sfocia in malinteso, in disappunto. Diversamente dalla serena conclusione del carteggio con Cocteau, risalente al medesimo periodo ed edito nel 1993, del diciannovenne normanno Pierre Duflo, tanto disincanto scolora nel testo di Greciano in livide, imbarazzate annotazioni sulla propria tenuta mentre si reca da Cocteau – «Je me trouvai un faux air de touriste pas très argenté» (p. 147) – e su quella di Jean Desbordes, che intravedrà di sfuggita, per strada, in compagnia del poeta: «La martingale cousue qui coupait, à la taille, le veston de Desbordes, me déplut» (p. 162). Non resiste al confronto con la realtà l’intima verità, tutta letteraria, di un capitale incontro mancato: rimane racchiusa, tra disegni e parole, in un racconto epistolare che dalla realtà lo preserva.
Per citare questo articolo
Notizia bibliografica
Stefano Genetti, «Georges Greciano, Cocteau, l’opium aux trousses. Correspondance inédite et illustrée avec le poète (1928-1929)», Studi Francesi, 201 (LXVII | III) | 2023, 725-726.
Notizia bibliografica digitale
Stefano Genetti, «Georges Greciano, Cocteau, l’opium aux trousses. Correspondance inédite et illustrée avec le poète (1928-1929)», Studi Francesi [Online], 201 (LXVII | III) | 2023, online dal 01 mars 2024, consultato il 20 mars 2025. URL: http://0-journals-openedition-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/studifrancesi/55990; DOI: https://0-doi-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/10.4000/studifrancesi.55990
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