“Les Contes drolatiques” et leurs illustrateurs
“Les Contes drolatiques” et leurs illustrateurs, “Le Courrier balzacien”, Nouvelle Série, 58-59, Printemps 2022, 98 pp.
Testo integrale
1Les Contes drolatiques, pubblicati tra il 1832 e il 1837, rappresentano, cronologicamente in parallelo rispetto ai testi della Comédie humaine, un vero e proprio laboratorio sperimentale di temi e di forme che hanno ispirato, in maniera differente e originale, alcuni tra i più autorevoli illustratori europei a partire dalla seconda metà del xix secolo.
2Dopo essersi già prodigato nell’illustrazione delle opere di Rabelais, Gustave Doré fu il primo a cimentarsi, nel 1855, nella coraggiosa impresa di illustrare l’edizione completa dei Contes drolatiques. Dopo di lui, numerosi altri artisti, tra l’inizio e il primo ventennio del Novecento, si sono occupati direttamente dell’opera balzachiana: basti citare i nomi di Charles Huard, Joseph Hémard, Robida o Dubout.
3L’abilità e l’originalità con cui Balzac ha pensato e composto i suoi racconti, attraverso l’esercizio di una scrittura votata all’innovazione e alla sperimentazione, ha permesso al romanziere, scrive Anne-Marie Baron nel suo saggio introduttivo Relire “Les Contes drolatiques” (pp. 5-9), di «traite[r] ses thèmes obsessionnels [come, ad esempio, l’adulterio materno] […] à travers des personnages emblématiques insérés dans un contexte historique» (p. 8). In altri termini, precisa l’A., «son langage graveleux, égrillard, les situations scabreuses, voire scatologiques qu’il met en scène rompent avec le grotesque romantique en se réclamant de la paillardise rabelaisienne pour dévoiler de façon invérifiable la face cachée de l’histoire et son histoire intime» (ibidem).
4Nel fascicolo sono riprodotti i seguenti testi balzachiani corredati da un ricco apparato iconografico: Théorie du conte (pp. 11-13); Prologue [du premier dixain] (pp. 14-17); L’Apostrophe (pp. 17-33); La Chière nuictée d’amour (pp. 34-47); Le Prosne du ioyeulx curé de Meudon (pp. 48-68); Sur le moyne Amador qui feut ung glorieux abbé de Turpenay (pp. 69-90); Comment la belle Fille de Portillon quinaulda son iuge (pp. 91-98).
5Nella nota di Hervé Plagnol (Un texte qui a inspiré de grands illustrateurs, pp. 9-10), all’interno della quale l’A. fa un breve cenno circa gli illustratori stranieri che si sono occupati dei Contes, registriamo, con un certo rammarico, l’assenza di qualsiasi riferimento all’Italia. Vale a questo punto la pena ricordare che tra il 1920 e il 1938 l’editore Formìggini ha pubblicato l’edizione tradotta completa dei Contes drolatiques (Racconti faceti, in tre volumi) illustrati, tra gli altri, da Gustavo Rosso detto Gustavino (1881-1950) maestro nell’arte del tratteggio, collaboratore di numerose riviste (soprattutto per l’infanzia) e illustratore di alcuni capolavori letterari italiani tra cui Le Confessioni di un italiano di Ippolito Nievo (1931) e I Promessi sposi di Alessandro Manzoni (1950).
Per citare questo articolo
Notizia bibliografica
Marco Stupazzoni, «“Les Contes drolatiques” et leurs illustrateurs», Studi Francesi, 201 (LXVII | III) | 2023, 708-709.
Notizia bibliografica digitale
Marco Stupazzoni, «“Les Contes drolatiques” et leurs illustrateurs», Studi Francesi [Online], 201 (LXVII | III) | 2023, online dal 01 mars 2024, consultato il 08 février 2025. URL: http://0-journals-openedition-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/studifrancesi/55775; DOI: https://0-doi-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/10.4000/studifrancesi.55775
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