Honoré de Balzac, Pierrette
Honoré de Balzac, Pierrette. A cura di P. Pellini, trad. di F. Monciatti, Palermo, Sellerio, 2021, «Il divano» 329, 389 pp.
Testo integrale
1Tra i testi della Comédie humaine più celebrati dalla critica c’è un romanzo, Pierrette, che, almeno in Italia, non ha riscosso da parte della cultura editoriale l’attenzione che avrebbe meritato. Questa nuova e pregevole edizione italiana della «scène de la vie de province» balzachiana, curata nella traduzione da Francesco Monciatti e, nel ricco apparato di note al testo, da Pierluigi Pellini segue infatti di quasi un secolo le ultime versioni italiane integrali dell’opera pubblicate rispettivamente nel 1928 (Corbaccio) e nel 1931 (Treves, prima edizione 1907). A P. Pellini si devono anche lo studio critico (Fantasmi del melodramma, pp. 349-383) e la Nota bibliografica (pp. 385-387) con le quali si chiudono le pagine del volume.
2Pierrette, pubblicato inizialmente in feuilleton sul giornale “Le Siècle” (14-27 gennaio 1840), appartiene, insieme a Le Curé de Tours e a La Rabouilleuse, al trittico dei Célibataires, nel quale Balzac descrive gli effetti tragicamente perversi e nocivi, sotto il profilo morale, psicologico e sociale, della condizione di celibi e di nubili. Questa accanita requisitoria contro i célibataires, incarnazione di «passioni meschine e disumane», di «investimenti libidici deviati» (p. 358) e di uno «sconfinato egoismo» (p. 359), trova nel racconto della storia dei Rogron (fratello e sorella) e di Pierrette la propria esplicitazione narratologica. Nel rappresentare lo stridente scontro manicheo tra l’elemento politico-finanziario e l’elemento sentimentale, Balzac attinge alle risorse retoriche offerte dal grottesco e colloca il racconto in una prospettiva estetico-ideologica che, diversamente dal comico, esclude ogni possibilità di «redenzione dialettica, ogni catarsi letteraria» (p. 362). Da questo punto di vista, scrive Pellini, «Pierrette non può essere a rigore considerato […] né un testo comico, né un testo melodrammatico» (p. 366). Già nel titolo, Balzac indica in Pierrette l’eroina del romanzo, la quale tuttavia nella sua idilliaca, drammaticamente eccessiva e, forse, inconsapevole purezza dovrebbe suscitare la pietà e l’identificazione del lettore. In realtà, osserva Pellini, è il testo stesso ad «escludere che della sublime resistenza passiva della protagonista sia ragionevole dare una lettura esclusivamente agiografica» (p. 376). Il fatto stesso che, nella rappresentazione dello scontro estremo fra mondi inconciliabili, il romanzo non consenta «un’adesione piena e incondizionata all’universo sentimentale dell’eroina getta una manciata di sabbia nei rodati meccanismi dell’immaginazione melodrammatica» (p. 377).
3In Pierrette, conclude Pellini, «non c’è proprio spazio per la nobiltà immacolata degli individui eccezionali: in quell’intreccio di interessi e egoismi che è la società moderna, nessuno può sottrarsi al degrado collettivo di un’umanità dannata» (pp. 382-383).
Per citare questo articolo
Notizia bibliografica
Marco Stupazzoni, «Honoré de Balzac, Pierrette», Studi Francesi, 201 (LXVII | III) | 2023, 708.
Notizia bibliografica digitale
Marco Stupazzoni, «Honoré de Balzac, Pierrette», Studi Francesi [Online], 201 (LXVII | III) | 2023, online dal 01 mars 2024, consultato il 13 février 2025. URL: http://0-journals-openedition-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/studifrancesi/55765; DOI: https://0-doi-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/10.4000/studifrancesi.55765
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