En regardant voler les mouches. Arts, littérature et attention
En regardant voler les mouches. Arts, littérature et attention, par N. Allet, D. Carluccio, M. Diaz, N. Mégard, A. Morard, I. Pitteloud, J.-Ph. Rimann, avec la contribution de D. Brancher, Genève, Éditions La Baconnière, 2022, 137 pp.
Testo integrale
1Minuscola e intrigante, la mosca è oggetto di numerose rappresentazioni in ambito artistico e letterario come punto di accesso privilegiato a una riflessione sull’attenzione e sulla disattenzione.
2Il volume si propone di analizzare le molteplici funzioni legate alla figura dell’insetto, attraverso le rappresentazioni letterarie che hanno saputo tracciare un parallelo tra la mosca e la condizione umana.
3Nella prima sezione dello studio intitolata Irruption, interruption (pp. 8-24), gli autori e le autrici si concentrano sulle fratture del pensiero causate dall’apparizione della mosca, essere vivente la cui utilità consiste, in questo caso specifico, nel disfacimento di qualsivoglia solipsismo e nell’invito all’osservazione della realtà extrasoggettiva. D’altronde, è sufficiente il semplice ronzare di una mosca, come scrive Montaigne, a distrarre l’uomo dai propri pensieri; Georges Bataille ha lasciato che la mosca tormentasse spesso i suoi testi proprio in quanto elemento di disturbo, capace di attirare l’attenzione su ciò che è vile e basso, sullo smarrimento generato dall’erotismo e sull’intransigenza della morte. La mosca costringe Bataille a un parallelo legato alla sproporzione della figura umana in rapporto all’universo, al fine di ridimensionare la concezione che l’uomo ha di se stesso: egli è infatti, secondo il filosofo, pari a una mosca sul naso di un oratore. Quello che intende affermare Bataille è la potenza espressiva della mosca e il suo valore simbolico come elemento in grado di spostare l’attenzione verso i dettagli più ripugnanti della vita.
4Ne Le sérieux défait, testo che l’allora giovanissimo Francis Ponge dedica al re della comicità Charlie Chaplin, la mosca non è il mezzo attraverso il quale criticare l’atteggiamento dell’uomo bensì uno strumento pedagogico di libertà e autonomia. Non è un caso che la mosca venga introdotta da Ponge in un testo dedicato a Chaplin; nel 1936 è infatti il celebre comico e regista statunitense a introdurre per la prima e unica volta una mosca come elemento di disturbo all’interno di uno dei suoi film, Tempi moderni, ultima apparizione di Charlot sul grande schermo.
5Il collezionista di farfalle professionista Vladimir Nabokov, invece, non ha mai mostrato grande attenzione per le mosche salvo in due casi emblematici: il primo riguarda un romanzo del 1974, Look at the Harlequins!, parodia della vita dell’autore in cui, in un passaggio dedicato alla lettura e alla scrittura, Nabokov evoca un’anziana donna che teneva a distanza i bambini scacciandoli come mosche; il secondo episodio riguarda Autres rivages in cui l’autore si attarda nella descrizione della sua governante, talmente immersa nella lettura da non lasciarsi deconcentrare neanche da una mosca che le si posa sulla fronte.
6Nella seconda sezione del volume, intitolata Vers une attention sans objet (pp. 25-47), l’indagine si sviluppa intorno alla mosca come figura in grado di contribuire, letterariamente e artisticamente, alla dequalificazione di un personaggio, alla parodia di un genere o alla raffigurazione di un vuoto narrativo. Nel Gargantua le mosche rappresentano un vuoto ben più abissale; interessarsi al piccolo, al basso, magnificare il gretto, induce ad un’inversione dei valori: concentrarsi sui minimi dettagli della mosca non traduce una mancanza bensì la scoperta di un eccesso di pienezza rappresentato appunto da quell’infinità di infra-mondi di parassiti che destabilizzano la scala della percezione.
7Anche nell’opera di Paul Valéry la mosca compare come analogia ricorrente dell’attenzione o della disattenzione percettiva, mentre per Claude Simon la mosca è il punto di partenza di un’analisi sulle modalità dell’attenzione. Ne Le Vent, gli spostamenti dell’attenzione sono singolarmente esibiti; Simon mette in scena stati d’animo che oscillano perpetuamente tra vigilanza e inebetimento incarnati dal personaggio di Montès, perno centrale di un ménage à trois che, nel momento di maggior criticità dell’intrigo, decide di orientare la sua attenzione unicamente sulla mosca che invade la fronte dell’amante in collera, Cécile.
8Lo studio prosegue con la terza sezione (Question d’échelle, pp. 48-73) sulla rappresentazione artistica della mosca.
9L’illusione ottica generata dalle rappresentazioni della mosca, come per esempio accade nell’opera del francese Pierre Ducordeau, obbliga l’osservatore a considerare la mosca come emblema della cruda realtà e a riflettere sul carattere fittizio e stereotipato delle nostre rappresentazioni. Un altro esempio significativo è rappresentato dall’installazione del portoghese Francisco Tropa nella quale l’ombra ingigantita di una mosca sovverte l’ordine prestabilito dalla natura, rendendo possibile un confronto egualitario tra l’animale e l’essere umano.
10Nell’opera di Roland Barthes la mosca rappresenta un dettaglio tutt’altro che indifferente. Per l’autore, la mosca è l’evocazione di un ambiente preciso, quello del sud-ovest della Francia, del villaggio di Urt, in cui Barthes era solito passare le vacanze con la madre. Ecco che la mosca si lega alla nozione di presente per Barthes: micro-eventi da annotare e che restituiscono la manifestazione neutra e semplice del reale.
11La quarta sezione (Dans l’œil de la mouche, pp. 74-95) si apre con una riflessione sul lavoro del biologo e naturalista Jakob von Uexküll incentrato sull’approfondimento dell’ambiente visivo della mosca all’interno di una dinamica che vede l’animale come soggetto e non soltanto come oggetto di studio. Le indagini del biologo tedesco hanno permesso di utilizzare il “punto di vista” dei ditteri come strumento in grado di fornire valido aiuto al miglioramento dei nostri sistemi di realtà aumentata, come per esempio quello della fotografia.
12La figura della mosca, dunque, modifica il nostro rapporto con il mondo circostante, come spiegano bene l’esempio di Último Round di Julio Cortázar, quello de “l’homme-mouche” – relativo al narratore flaubertiano, la cui presenza risulta talmente discreta da fondersi completamente con la prospettiva sensoriale dei personaggi – o ancora quello del lettore barthesiano.
13Ma non è solo l’occhio della mosca a essere oggetto della narrazione; la quinta sezione del volume, Contact (pp. 96-109), si concentra sulla sensazione tattile generata dal contatto con il minuscolo animale. Nathalie Sarraute utilizza spesso il paragone tra l’essere umano e l’animale; nell’esempio riportato, tratto da Le Planétarium, l’immagine del bue che scaccia la mosca funge da specchio ai cambiamenti umorali dei protagonisti del romanzo e ben incarna l’idea di quei micromovimenti dello spirito che l’autrice chiama tropismi.
14Nell’opera dell’artista parigino Patrick Bailly-Maître-Grand, la mosca occupa un posto centrale; l’opera dell’artista rivela un’attenzione sottile ai rapporti tra fotografia e impronte, tra visuale e tattile.
15Il volume si chiude con la sesta sezione (Répulsion, pp. 110-132) riguardante ciò che comunemente viene associato alla mosca ossia la corruzione di un corpo. Gli esempi riportati sono vari: dalla spaventosa metamorfosi dello scienziato Seth Brundle narrata in The Fly di David Cronenberg, all’Histoire de l’œil di Bataille, passando per l’esempio di Artaud e del Pantagruel di Rabelais.
Per citare questo articolo
Notizia bibliografica
Luana Doni, «En regardant voler les mouches. Arts, littérature et attention», Studi Francesi, 200 (LXVII | II) | 2023, 507-508.
Notizia bibliografica digitale
Luana Doni, «En regardant voler les mouches. Arts, littérature et attention», Studi Francesi [Online], 200 (LXVII | II) | 2023, online dal 01 août 2023, consultato il 20 mars 2025. URL: http://0-journals-openedition-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/studifrancesi/54783; DOI: https://0-doi-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/10.4000/studifrancesi.54783
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