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Rassegna bibliografica
Opere generali e comparatistica a cura di Gabriella Bosco

La machine à histoires. Le romanesque dans les écritures contemporaines, dir. par Anne-Sophie Donnarieix, Morgane Kieffer, Jochen Mecke, Dominique Viart

Luana Doni
p. 506-507
Notizia bibliografica:

La machine à histoires. Le romanesque dans les écritures contemporaines, dir. par Anne-Sophie Donnarieix, Morgane Kieffer, Jochen Mecke, Dominique Viart, Villeneuve d’Ascq, Presses universitaires du Septentrion, 2022, 263 pp.

Testo integrale

1Il volume si offre di proporre una poetica del romanzesco a partire dal suo utilizzo nelle pratiche di narrazione contemporanee. Lo studio si articola in quattro parti.

2La prima è relativa a un approccio di tipo prevalentemente teorico e prende in esame un corpus letterario saggistico e finzionale a partire dalla fine del xix secolo.

3È il caso del contributo di Karl Akiki (La fabrique de l’écriture dans le roman-feuilleton: impressions du xixe et xxie siècles, pp. 29-39) che si concentra sulla ricomparsa di motivi narrativi propri alla letteratura del xix secolo all’interno di un corpus televisivo del xxi secolo. L’analisi storico-culturale dei due secoli permette di definire un’estetica comune tra i romanzi d’appendice e la base narrativa delle moderne serie televisive.

4Jochen Mecke (Mensonges romanesque et vérité du roman? Éthiques de l’esthétique postromanesque contemporaine, pp. 41-53), dal canto suo, prende in considerazione l’opposizione tradizionale tra la legittimità del romanzo e il carattere menzognero del romanzesco. A partire dagli albori del romanzo moderno, l’autore analizza l’ambivalenza del termine “romanesque” che da un lato si riferisce a tutto ciò che si rapporta al romanzo; dall’altro a tutto ciò che ricorda l’aspetto sentimentale, avventuroso e fantastico di certa narrativa. Attraverso la riflessione sulle tendenze estetiche delle scritture contemporanee, Mecke dimostra come tali scritture sovvertano, per mezzo dell’espediente dell’inverosimile o della finzione nella finzione, l’antico antagonismo tra menzogna e verità estetica.

5Nell’articolo di Lucas Hollister (Le romanesque et le contemporain: une perspective transatlantique, pp. 55-62) vengono indagate le problematiche che intercorrono durante un percorso di ricerca quando ci si trova ad avere a che fare con il concetto di romanzesco, privo di equivalenze in inglese. Dopo aver riflettuto sull’impiego di termini quali novelistic o romance, l’autore passa in rassegna tre modalità specifiche del romanzesco contemporaneo: l’essenzialismo, la bathmologia e la spettralità.

6Un intento simile è proposto dal contributo di Frank Wagner (Vers un romanesque sans complexes?, pp. 63-74) nel quale il rapporto tra gli scrittori contemporanei e il romanzesco, divenuto secondo l’autore meno contratto rispetto al passato, è indagato in tre tempi: da un tentativo di definizione teorica della nozione di romanzesco, alle manifestazioni concrete nel panorama letterario dagli anni Cinquanta all’età contemporanea.

7Il romanziere e saggista Bernard Pingaud, ha sviluppato una concezione originale del concetto di romanzesco. Da un lato, il romanzesco implica il tentativo di un equilibrio in costante mutamento tra il tentativo di suscitare il desiderio del lettore e la necessità di una giustificazione sociale dell’opera; d’altro lato, quest’ultimo aspetto rischia di entrare in contrasto con il vano sforzo del testo di raggiungere la realtà. Alexis Weinberg (Le “romanesque” selon Bernard Pingaud: théorie et pratique, pp. 75-85) esplora il pensiero di Pingaud che ha avuto il merito di mostrare in che modo il romanzo possa presentare una funzione contraddittoria, quella di soddisfare il suo bisogno di finzione e, allo stesso tempo, di denunciarne l’illusione.

8La seconda parte del volume si focalizza sulle scritture francesi contemporanee entrando nel merito dell’analisi dei testi.

9La riflessione di Michel Murat (Actualité du romanesque, pp. 89-95) mette al centro le interferenze tra la letteratura e la vita; la letteratura sta sviluppando una sempre maggiore passione per il reale e il romanzo finisce con l’affermare la sua esistenza sotto le mentite spoglie di una “storia vera”.

10Nel contributo di Maxime Decout (Où est passé le roman policier? Disparition et saturation chez Jean Echenoz, pp. 97-106), invece, il punto di partenza è il romanzo poliziesco di Jean Echenoz, il quale non sembra aderire pienamente a tutti i crismi necessari al genere noir. Decout parla infatti di sparizione, facendo riferimento non soltanto a personaggi e oggetti nella narrazione, ma anche al vero e proprio codice del romanzo poliziesco.

11Esaminando le scene di incontro nel romanzo Per poco non ci lascio le penne di Céline Minard, Cécile Chatelet (Le romanesque hors de l’intrigue? Sur “Faillir être flingué” de Cécile Minard, pp. 107-115) riflette sulla capacità del romanzo di creare delle interferenze con la vita, di mettere in luce i rapporti fra le persone e la possibilità di costruire una nuova organizzazione socio-politica in maniera collettiva. Utopia e romanzesco si mescolano mettendo in crisi il rapporto tra la finzione e il reale.

12I racconti che compongono il romanzo Courts-circuits di Alain Fleischer ruotano tutti intorno alla figura del narratore. Gaëlle Debeaux (Multiplication des récits et morcellement romanesque: la narration désirante dans “Courts-circuits” d’Alain Fleischer, pp. 117-126) riflette sulla tensione creata tra racconto e genere romanzesco che si risolve nell’intrigo; Debeaux interroga la nozione di “narrazione desiderante” che fa del desiderio di raccontare il motore di un romanzo il quale diventa metatestuale.

13È il tema della scomparsa (Dominique Rabaté, Des disparus aux furtifs, pp. 127-134), invece, che il romanzo Les Furtifs di Alain Damasio declina in maniera originale: in primo luogo, facendo di una bambina il soggetto della scomparsa; in secondo luogo, dando alla sparizione un’improvvisa portata politica e epica.

14L’articolo di Gaspard Turin (L’infra-romanesque: de l’économie de la notation au réalisme pluriel, pp. 135-146) chiude la seconda sezione del volume. L’autore esplora l’idea dell’“infra-romanzesco” attraverso gli esempi di Anne Savelli, Jérôme Game e Guy Bennett e il loro tentativo di mettere in scena un romanzesco che sondi nuove frontiere del rapporto io-mondo.

15La terza sezione del volume si concentra sulle sfide del romanzesco contemporaneo e sulle modalità con le quali, attraverso la finzione, si esprime il rapporto con il mondo.

16Christian Tschilschke (“Vernon Subutex” et les séries télévisées, pp. 149-157) riflette così sulla venatura realistica in Vernon Subutex di Virginie Despentes. Interrogando il disagio della società contemporanea, la poetica di Despentes è oltremodo sensibile al linguaggio e alle modalità del fenomeno mediatico; la narrazione sembra infatti adattarsi a quella di una moderna serie televisiva.

17Secondo la prospettiva di un contro-discorso critico che analizza sovversivamente il passato coloniale, Marion Labourey (Émerveillement et écriture de l’histoire: le romanesque au service du contre-récit historique dans le fictions magico-réalistes antillaises, pp. 159-169) rilegge la narrativa magico-realista di Maryse Condé, Simone Schwarz-Bart e Gisèle Pineau.

18Anche il contributo di Hartmut Stenzel (Mémoire individuelle contre mémoire collective. La construction romanesque de la guerre d’Algérie dans “Des hommes” di Laurent Mauvignier, pp. 171-181) ritorna sul passato coloniale e lo fa attraverso la rappresentazione della guerra in Algeria nel romanzo Des hommes di Laurent Mauvignier, mettendo il luce la capacità del racconto di mettere in scena la dolorosa tensione tra la memoria collettiva e la memoria individuale.

19Sempre sul crinale delle interazioni tra Romanzo e Storia si muove l’analisi di Christine Jérusalem (L’inflation romanesque de l’Histoire: deux exemples avec Emmanuel Carrère et Laurent Binet, pp. 183-191) a proposito di HHhH di Laurent Binet e Limonov di Emmanuel Carrère. Nei due romanzi è presente infatti una maniera inedita di scrivere la Storia e che mescola i parametri dell’inchiesta a quelli della finzione.

20In chiusura della terza sezione, Anne-Sophie Donnarieix (Pour un romanesque des mots? Puissance verbale et souffle phrastique des écritures contemporaines de l’Histoire, pp. 193-202) prende ad esempio tre romanzi di Alain Fleischer, Sylvie Germain e Antoine Volodine per mostrare la tendenza delle narrazioni storiche contemporanee di andare in contrapposizione alle più celebri “écritures blanches”, attraverso l’uso di una lingua dalle sfumature epico-poetiche.

21La quarta e ultima sezione del volume propone un’indagine nel territorio della non-fiction al fine di svelare l’incursione del romanzesco anche in queste oasi della realtà.

22La letteratura di inchiesta si guarda bene, per definizione e deontologia, dal convergere con la finzione narrativa. Ma è davvero così netto il confine tra queste due modalità della narrazione? Dominique Viart (Les imprunts au romanesque des Littératures de terrain, pp. 205-217) approfondisce la questione indagando sulla porosità di un’apparente frontiera tra i due generi letterari.

23La riflessione di Laurent Demanze (Un roman de l’enquête. Notes en marge d’“Un livre blanc” de Philippe Vasset, pp. 219-226) si aggira intorno a Un livre blanc di Philippe Vasset per mettere in luce la necessità della letteratura d’inchiesta di servirsi di stilemi propriamente romanzeschi.

24Gli ultimi due contributi della raccolta si distaccano dall’universo prettamente letterario per approdare l’uno a quello dell’uso della fotografia nell’universo narrativo del xx secolo, attraverso le opere di Marie NDiaye e Sophie Calle (Marina Ortrud M. Hertrampf, La photographie et le romanesque. Enjeux romanesques de l’usage de la photo chez Marie NDiaye et Sophie Calle, pp. 227-237); l’altro sul linguaggio romanzesco all’interno del discorso politico (Morgane Kieffer, Un romanesque critique est-il possible?, pp. 239-248).

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Notizia bibliografica

Luana Doni, «La machine à histoires. Le romanesque dans les écritures contemporaines, dir. par Anne-Sophie Donnarieix, Morgane Kieffer, Jochen Mecke, Dominique Viart»Studi Francesi, 200 (LXVII | II) | 2023, 506-507.

Notizia bibliografica digitale

Luana Doni, «La machine à histoires. Le romanesque dans les écritures contemporaines, dir. par Anne-Sophie Donnarieix, Morgane Kieffer, Jochen Mecke, Dominique Viart»Studi Francesi [Online], 200 (LXVII | II) | 2023, online dal 01 août 2023, consultato il 09 février 2025. URL: http://0-journals-openedition-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/studifrancesi/54763; DOI: https://0-doi-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/10.4000/studifrancesi.54763

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