Francesca Dainese, À chacun sa cicatrice: Romain Gary, Georges Perec et Patrick Modiano
Francesca Dainese, À chacun sa cicatrice: Romain Gary, Georges Perec et Patrick Modiano, Paris, L’Harmattan, 2022, 205 pp.
Testo integrale
1Efficacemente strutturato, il libro che Francesca Dainese ha tratto dalla sua tesi di dottorato, selezionata per la pubblicazione dalla Società Universitaria per gli Studi di Lingua e Letteratura Francese, propone, per affondi monografici e raccordi comparativi, un’interessante e documentata riflessione d’insieme su tre «témoins paradoxaux» (p. 13) degli anni bui dell’Occupazione, dei campi e della Shoah. Tre portavoce della postmémoire appartenenti alla generazione dei figli di sommersi e sopravvissuti: Romain Gary, nei cui scritti la memoria del genocidio che ha sterminato la sua famiglia a eccezione della madre si fa coscienza intima del personaggio letterario e la trasfigurazione fittiva del vissuto «fait revivre et protège le souvenir des morts sans le trahir» (pp. 132-133); Georges Perec, l’enfant caché, «l’orphelin à la mémoire absente, le témoin qui n’a rien vu» (p. 49); Patrick Modiano, figlio di immigrati la cui «mémoire occupée» (p. 81) è dominata dall’equivoca figura del padre ebreo e collaborateur. Testimoni per procura, «héritiers sans testament» (p. 31) che rifiutano sia il registro della ricostruzione documentaria che quello del sensazionalismo, tutti e tre concorrono al riaffiorare del rimosso e alla sua «revivification, c’est-à-dire à une prise en compte critique, multidirectionnelle et contradictoire même de l’événement» (p. 131). Interrogando la legittimità del loro testimoniare, problematizzano la memoria che trasmettono e mettono in discussione la narrazione ufficiale della Storia alla ricerca di nuove forme espressive.
2In un excursus sull’evoluzione del récit de témoignage che si dipana tra la sezione iniziale («Ressasser, recommencer, revivre») e il terzo e conclusivo capitolo («Répéter en tant que vrai témoin/faux témoin»), il ruolo svolto dagli autori presi in esame viene calato nel contesto del dibattito sulla judéité e l’antisemitismo, sull’urgenza di dire e sull’indicibile e soprattutto sullo statuto letterario della testimonianza, innervato dalla tensione tra fattualità e invenzione. Tutte questioni che, dal ricorso alla finzione contestato da Elie Wiesel e difeso da Jorge Semprun all’autofiction di Serge Doubrovsky, da Le dernier des justes di André Schwartz-Bart al controverso Jan Karski di Yannick Haenel e a La compagnie des spectres di Lydie Salvaire, accompagnano il passaggio dall’«époque du refoulement à celle de l’hypermnésie» (p. 188), a maggior ragione col venir meno di testimoni diretti e il conseguente diffondersi della voce del témoin du témoin. Emblematiche si rivelano a questo proposito l’antisartriana apologia del romanesque che Gary disancora dalla realtà storica da cui pure scaturisce al fine di conferirgli un messaggio umanitario universale (p. 81) e l’anti-blanchotiana lettura de L’espèce humaine di Robert Antelme in cui Perec rivendica il potere dell’immaginazione come verità ultima della letteratura: non «un pendant antithétique de la réalité», bensì «un instrument de révélation (et de transmission) visionnaire» (p. 51).
3A emergere è anche il grado di implication dei tre scrittori studiati, accomunati dalla critica di ambienti culturali indifferenti se non conniventi con la mentalità discriminatoria e persecutoria che ha condotto all’Olocausto. Interviste, risposte a questionari e dichiarazioni, nonché attività collaterali come quella di Modiano sceneggiatore, vengono infatti valorizzate da un approccio che, come chiarito nell’«Introduction», privilegia, sulla scia dei lavori di Jérôme Meizoz, la posture littéraire e la sintesi «œuvre-auteur» (p. 182) che ne deriva in quanto prodotto «d’une infinité de configurations, de rapprochements et d’écarts qui se jouent à la frontière entre la fiction et la réalité» (p. 15). Vi rientrano l’immagine pubblica dell’autore, la posizione che occupa nel campo editoriale e mediatico, l’identità enunciativa dello scriptor che l’opera restituisce e l’ethos che vi si profila, la commistione di biografico e mitico e la sovrapposizione di intenzioni autoriali e proiezioni di chi legge.
4Eccentrico, cosmopolita, Gary il partigiano, l’aviatore, il diplomatico, costruisce la propria image d’auteur sullo scarto tra persona civile e personaggio romanzesco; «métèque amoureux des belles lettres françaises» (p. 182) marginalizzato in quanto ebreo e straniero, fa del «bâtardisme des origines» (p. 18) la cifra di una picaresca, antieroica dispersione narrativa di sé. Schivo a dir poco e a disagio rispetto alla «fonction-auteur» (p. 19), Modiano si aggira, «sentinelle nyctalope» (p. 20), tra le ombre di un’opera che instancabilmente rievoca «une histoire spectrale qui le hante, porteuse des secrets de l’enfance et des non-dits de toute une époque» (p. 53), un’opera nella quale si rivela centrale la fusione di orizzonti, per quanto brumosi, che in Dora Bruder si delinea tra la ragazza deportata su cui verte l’inchiesta e il passato del narratore. Così com’è centrale W ou le souvenir d’enfance nel progetto autobiografico al contempo perseguito e decostruito da Perec, che adotta una posture di archivista parimenti minoritaria e la cui identità va cercata «entre les livres» (p. 22) come tra le righe che circoscrivono il vuoto lasciato dai genitori, tale lacuna essendo la contrainte originaria dell’opera.
5Senza forzare le analogie tra percorsi creativi per molti aspetti divergenti, si moltiplicano i nessi puntuali – l’omaggio reso da Gary al Modiano di Rue des boutiques obscures, titolo che è a sua volta un omaggio all’inventario onirico La boutique obscure di Perec – e i punti di contatto quali l’umorismo amaro che accomuna la scrittura di Gary alla prima fase espressionista dell’opera di Modiano, la predilezione più o meno marcata per la lista o l’atomizzazione narrativa che permette di accostare tra loro La danse de Gengis Cohn, La Place de l’Étoile e La disparition e che è «la seule réponse possible entre ce qui est immémorable et ce qui est inoubliable» (p. 123). Ma il fulcro di questo confronto tra identità letterarie è costituito, nel capitolo di mezzo («Fouiller la mémoire. Chercher son nom»), dal discorso sui noms d’auteurs. In Gary, la vertiginosa proliferazione pseudonimica, ricca di risonanze etnico-linguistiche e intertestuali – l’eteronimo Ajar, “brace” in russo, rimanda, via il nom de plume Lucien Brûlard, al Lucien Leuwen di Stendhal-Henry Brulard – destabilizza ogni visione unitaria del soggetto-autore e demistifica come impropria la funzione identificativa del nome proprio, «si on ne veut pas se laisser constater» (p. 66): da un lato, dinanzi a un infattibile «Roma[i]n total» (p. 18), la jonglerie onomastica innesca un processo d’incessante rigenerazione letteraria; dall’altro, essa si rivela, fino al suicidio, sintomatica di un’identità impossibile da riconoscere. Di contro, interiorizzando una sorta di onta originaria, Modiano resta fedele a un patronimo che, «par son ambivalence fondatrice», «devient consubstantiel à la matière narrée» (pp. 81-82). Un caso in qualche modo intermedio è rappresentato dalla francesizzazione del cognome polacco Peretz in Perec. L’adattamento alla lingua acquisita dai genitori, con il suo corollario di esiti pseudo-bretoni – Pérec o Perrec – ne dissimula la radice yiddish e diventa «la trace problématique de l’origine trouée» (p. 104). In La disparition, la costrizione lipogrammatica contrae il nom d’auteur in un impronunciabile agglomerato consonantico: GORGS PRC «sonne à la fois comme une tentative d’esquive et comme l’étouffement d’un hurlement», scrive Francesca Dainese (p. 105). Nell’ambito di un’autobiografia obliqua, criptata, quel grumo di lettere è il simbolo di un’identità mutilata. Tra reinvenzione di sé e appropriazione, per malinconica e lacunare che sia, della propria genealogia, la scrittura consente a Gary, Perec e Modiano di interrogare e riscattare una genealogia problematica: «à partir des cendres de l’Histoire» (p. 115), la «filiation textuelle» (p. 15) assicura loro una forma di rinascita letteraria.
Per citare questo articolo
Notizia bibliografica
Stefano Genetti, «Francesca Dainese, À chacun sa cicatrice: Romain Gary, Georges Perec et Patrick Modiano», Studi Francesi, 200 (LXVII | II) | 2023, 486-487.
Notizia bibliografica digitale
Stefano Genetti, «Francesca Dainese, À chacun sa cicatrice: Romain Gary, Georges Perec et Patrick Modiano», Studi Francesi [Online], 200 (LXVII | II) | 2023, online dal 01 août 2023, consultato il 26 mars 2025. URL: http://0-journals-openedition-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/studifrancesi/54589; DOI: https://0-doi-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/10.4000/studifrancesi.54589
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