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Rassegna bibliografica
Novecento e xxi secolo a cura di Stefano Genetti e Fabio Scotto

Colette Fellous, Le petit foulard de Marguerite D.

Michela Gardini
p. 485
Notizia bibliografica:

Colette Fellous, Le petit foulard de Marguerite D., Paris, Gallimard, 2022, 109 pp.

Testo integrale

1Il libro di Colette Fellous si configura come un appassionato omaggio alla scrittrice Marguerite Duras che l’autrice ha conosciuto personalmente. Il ricordo da cui scaturisce la scrittura risale all’incontro avvenuto nella casa parigina di Duras in rue Saint-Benoît 5 e, precisamente, al momento in cui Duras interruppe la conversazione per fissare la sguardo sul foulard leopardato che Fellous indossava e disse: «Tu vois, j’étais exactement comme toi. Le même foulard, les mêmes couleurs, pareille» (p. 12). Da quel momento, un semplice foulard diventa un oggetto ermeneutico capace di offrire all’autrice la chiave per capire l’opera della scrittrice nonché la sua stessa vita. Ma assurge anche a segno di una complicità tra le due donne, come se fossero l’una lo specchio dell’altra, entrambe cresciute in un paese colonizzato e parlanti una lingua che non corrispondeva ai paesaggi dai quali erano circondate: «J’avais 37 ans, elle en avait 73, les mêmes chiffres mais à l’envers, pris dans un miroir. Elle avait raison, quelque chose nous reliait, mais impossible de savoir quoi. Une enfance à l’étranger? L’expérience des pays colonisés? Des mères un peu bizarres, un frère trop aimé? Une langue maternelle qui ne coïncidait pas avec les paysages dans lesquels on avait grandi? Le sentiment obsédant de la disparition? De l’absence? […] J’aime en tout cas savoir aujourd’hui qu’un simple foulard de soie ait pu nous réunir» (pp. 50-51).

2Con una scrittura avvincente che mescola gli ingredienti del saggio critico, del romanzo, della biografia e dell’autobiografia, l’autrice racconta di averle quindi regalato un foulard leopardato identico al suo dal quale Duras non si separò mai più. Le fotografie che si alternano al testo scritto testimoniano di come un semplice pezzo di seta fosse diventato per Duras una seconda pelle, come uno scrigno che custodiva la sua parte più recondita e viscerale perché legata all’infanzia trascorsa in mezzo alla natura selvaggia che quelle macchie di leopardo marroni e nere sembravano raccontare: «Elle a peut-être fugitivement retrouvé dans ce petit bout de soie son pays inconnu, son pays de naissance, c’est-à-dire la forêt, l’indicible, la folie de la mère» (p. 74).

3Oltre al petit foulard, la narrazione di Colette Fellous evoca anche altri oggetti: la biro dimenticata, le fotografie, gli anelli da cui Duras non si separava mai («Les bagues étaient au service de la main qui écrivait, elles lui montraient la direction de la même façon que le foulard la protégeait, la rassurait», p. 99) e, certamente, i libri. Uno fra tutti: Emily L., il libro preferito da Fellous che proprio per sentirne parlare si era recata da Duras nella sua casa parigina. Emily L. ovvero la storia di una coppia di inglesi in viaggio nel nord della Francia nella quale Fellous vede specchiata la coppia formata da Marguerite Duras e Yann Andréa. Ma, ancor più, nel personaggio misterioso di Emily  L. vede «le portrait même de Marguerite» (p. 45), entrambe consegnate alla scrittura e all’incomunicabilità dell’amore, come esemplifica l’episodio della poesia di Emily che il marito brucia non sopportando la sua estromissione dalla scrittura della moglie, ignorando che la poesia era scritta per lui.

4Il libro di Colette Fellous, benché breve, è molto denso e riesce a tracciare un percorso esauriente nell’opera e nella vita della scrittrice francese, senza trascurare nemmeno l’altra grande passione di Duras per il cinema e il teatro, con una focalizzazione su Eden cinéma, l’adattamento – realizzato dalla stessa Duras – del romanzo Un barrage contre le Pacifique. Anche in questo caso Fellous interpreta le opere di Marguerite Duras come uno specchio in cui si riflette o, meglio ancora, s’incarna la sua vita, a cominciare dall’infanzia in Indocina a inseguire la follia della madre di voler fermare le acque dell’oceano proprio sul confine della loro proprietà, perché la sua scrittura non fa che ripetere, libro dopo libro, «qu’elle ne pouvait pas oublier, que jamais elle ne se remettrait de cette enfance sur les terres du barrage avec son petit frère, jamais. De la peur non plus. C’est peut-être tout cela que le petit foulard de soie lui rappelle. Tout petit foulard léopard» (p. 78).

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Per citare questo articolo

Notizia bibliografica

Michela Gardini, «Colette Fellous, Le petit foulard de Marguerite D.»Studi Francesi, 200 (LXVII | II) | 2023, 485.

Notizia bibliografica digitale

Michela Gardini, «Colette Fellous, Le petit foulard de Marguerite D.»Studi Francesi [Online], 200 (LXVII | II) | 2023, online dal 01 août 2023, consultato il 16 février 2025. URL: http://0-journals-openedition-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/studifrancesi/54574; DOI: https://0-doi-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/10.4000/studifrancesi.54574

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