Vers et prose (1905-1914). Anthologie d’une revue de la Belle Époque, éds. Claude-Pierre Pérez, Annick Jauer, Hugues Laroche et Elisabeth Surace
Vers et prose (1905-1914). Anthologie d’une revue de la Belle Époque, édition de Claude-Pierre PÉrez, Annick Jauer, Hugues Laroche et Elisabeth Surace, Paris, Classiques Garnier, 2015, «Bibliothèque de littérature du xxe siècle» 14, 1297 pp.
Testo integrale
1Non si dirà mai abbastanza l’importanza delle riviste per cogliere a pieno lo spirito di un’epoca, l’irradiarsi d’energie e influenze che da essa si sprigiona. Quest’edizione antologica della rivista Vers et prose, titolo verosimilmente proposto da Pierre Louÿs e ispirato da Mallarmé, conferma a pieno la verità di questo assunto.
2L’ampia «Préface» (pp. 9-55) di Claude-Pierre PÉrez è una ricostruzione meticolosa della genesi e della storia della pubblicazione fondata da Paul Fort, uno degli autori a detta di Pérez più negletti dalla critica accademica, accusato di scrivere in prevalenza ballades che Léautaud si vantò di aver dato in pasto a uno dei suoi cani goloso di letteratura. In realtà, Fort si rivela assai abile e determinato nel procurare i finanziamenti necessari al suo sostentamento, attraverso una campagna d’abbonamenti (la rivista non si vende a numero, ma esclusivamente ad abbonamento, il che consentirà di disporre in anticipo di una certa copertura prima della sua uscita) e l’apporto di vari mecenati, finché dopo qualche anno, essa arriverà ad annoverare oltre 1100 abbonati in vari Paesi del mondo.
3Vers et prose si afferma a inizio secolo nel momento in cui delle grandi riviste simboliste non rimane che il Mercure de France; a essa vanno i favori di André Gide prima della fondazione della Nouvelle Revue Française. Vi appaiono, tra l’altro, testi di primordine, dalla prima delle Odes di Claudel alla ripubblicazione della Soirée avec M. Teste di Valéry, decisiva per determinarne il successo, dopo una prima pubblicazione passata quasi inosservata. Pérez fa rilevare, tuttavia, il carattere anomalo e diseguale della rivista, disorganica, poco strutturata: «Revue très remarquable […] mais enfin aussi revue inégale, bariolée, parfois déroutante» (p. 10). Da una disamina della sua “poetica”, egli nota come all’inizio essa si collochi sotto l’insegna del simbolismo, inteso come lirismo puro scevro da ogni eloquenza o didatticismo (ed è vero che sulle sue pagine appaiono pressoché tutti i nomi più noti del simbolismo, con la sola eccezione di Rimbaud, Corbière, Lautréamont, Cros, assai poco citati, a profitto però dell’assai presente Mallarmé). Tuttavia, dato che Paul Fort non è uno spirito settario, nella rivista trovano posto altresì contaminazioni poco in sintonia con l’idea di purezza tipica del simbolismo più ortodosso, tanto che vi si potranno incontrare figure come Louis Thomas, Julien Ochsé (mecenate d’origine israelita) vicini all’Action Française di Maurras et Barrès.
4Nei trentotto tomi, che con una pubblicazione tardiva degli ultimi due giungono fino al 1928, coesistono essenzialmente due toni, uno lirico, sublime, alto, l’altro familiare, popolare, basso, a conferma dell’identità spuria e anomala della linea editoriale. Rivista soprattutto di poeti e di poesia (nell’alternarsi di verso e prosa, anche all’interno della poesia, cui ben rinvia l’efficace titolo), Vers et prose fu anche rivista di saggi, racconti e soprattutto di teatro (per via della tradizione del teatro simbolista). Vi apparvero, tra l’altro, testi di Jacques Copeau, traduzioni teatrali di Maeterlinck, racconti di Barrès, Wilde, Zweig, Milosz e liriche straniere tradotte di Yeats, Hofmannsthal, D’Annunzio, Carducci, Pascoli e vari altri. Non priva di detrattori, in primis Alain-Fournier, questa rivista ebbe però, pur con i suoi innegabili difetti, il merito, rammenta ancora Pérez, di proporsi di creare «un climat spirituel européen, voire universel», di «favoriser la fraternité artistique de la plupart des nations» (p. 33), il che, in un’epoca caratterizzata da spinte centrifughe quale quella che viviamo, tra Brexit e innalzamento di altri inquietanti steccati ai confini di varie aree del mondo, appare richiamo lungimirante, attuale e tutt’altro che peregrino.
5L’antologia di testi, articolata per tomi, corredata di documentati cappelli introduttivi e di note è seguita in appendice dai sommari di ogni numero, da una «Table de la revue par auteurs» (pp. 1259-1272) e da un «Index des noms» (pp. 1273-1285).
Per citare questo articolo
Notizia bibliografica
Fabio Scotto, «Vers et prose (1905-1914). Anthologie d’une revue de la Belle Époque, éds. Claude-Pierre Pérez, Annick Jauer, Hugues Laroche et Elisabeth Surace», Studi Francesi, 180 (LX | III) | 2016, 560.
Notizia bibliografica digitale
Fabio Scotto, «Vers et prose (1905-1914). Anthologie d’une revue de la Belle Époque, éds. Claude-Pierre Pérez, Annick Jauer, Hugues Laroche et Elisabeth Surace», Studi Francesi [Online], 180 (LX | III) | 2016, online dal 01 janvier 2017, consultato il 25 mars 2025. URL: http://0-journals-openedition-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/studifrancesi/5413; DOI: https://0-doi-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/10.4000/studifrancesi.5413
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