Guillaume Du Bartas, La Judit
Guillaume Du Bartas, La Judit, éd. S. Taïlamé, Paris, Classiques Garnier, 2020, 349 pp.
Testo integrale
1Giovane intellettuale alla corte di Enrico I di Navarra, frequentatore della cerchia di Margherita di Valois, legato a celebri autori come Agrippa d’Aubigné e Michel de Montaigne, Guillaume Du Bartas, a quanto ancora oggi risulta dalla documentazione in possesso della critica, sembra abbia cominciato la stesura de La Judit intorno al 1564, quando la regina Jeanne d’Albret, madre di Enrico di Navarra, di confessione riformata, gli commissionò questa tragedia, pubblicata però una decina di anni più tardi. Giunto alla notorietà con La Sepmaine, – come sottolinea Steeve Taïlamé –, «le succès de Du Bartas est acquis dès 1578. Il ne diminuera pas jusqu’à sa mort. Les nombreuses éditions de La Sepmaine témoignent de la retentissante réception de l’œuvre à travers l’Europe. Mais le succès de l’œuvre-phare permet aussi sans doute aux premiers poèmes, au rang desquels La Judit qui avait été remaniée, de connaître un nouveau souffle. Après le timide accueil éditorial de la version de 1574, dont la portée semble n’avoir été que locale, ils sont édités à Paris en 1579 sous le titre de Œuvres de G. Salluste, Seigneur du Bartas, chez Gabriel Buon. Il se trouve que La Judit connaît alors un véritable engouement, comme en témoignent les nombreuses éditions […]» (p. 9). In effetti, sappiamo che proprio fra il 1584 e il 1588 le traduzioni della Judit abbondano. In particolare sono pubblicate numerose versioni in inglese che con le altre traduzioni in vernacolare non solo provano il successo di Du Bartas e della sua Judit ma testimoniano anche l’influsso che l’autore ebbe nell’Europa del xvi secolo. Il problema della dedica a Margherita, figlia di Caterina de’ Medici, ma moglie di Enrico I di Navarra, problema che si lega al ruolo di Caterina, responsabile del massacro della celebre notte di Saint-Barthélémy, è ancora oggi dibattuto ed è da leggere, secondo S. Taïlamé, come tentativo di Du Bartas di farsi espressione di una possibile e auspicata conciliazione fra Cattolici e Protestanti in un momento particolarmente delicato per la teologia cristiana, spaccata, come noto, su questioni che accendono sia il dibattito spirituale dell’epoca sia l’ideologia politica europea. Così, in una introduzione interessante, chiara e documentata che offre dati e ricostruzioni storiografiche precise intorno al problema confessionale tridentino e post tridentino, l’editore moderno contestualizza l’elaborazione della Judit, ne indaga la matrice storico-culturale, con particolare riferimento ai rimandi scritturali, la colloca all’interno di esperienze tragiche coeve relativamente al ruolo femminile (Médée di La Pérouse, Cléopâtre captive e Didon sacrifiant di Étienne Jodelle) e ne individua i prestiti dalla Judith del croato Marko Marulic, pubblicata nel 1501, tanto da parlare di «frappantes similitudes entre les deux réécritures, suffisamment pour que l’on puisse parler d’une filiation» e sostenere che «Marulic [est] le véritable modèle du jeune auteur de La Muse chrétienne» (p. 38). Ora, da un lato la ricostruzione delle fonti e gli interventi sui modelli sono indagati con serietà, dall’altro lo studio filologico presentato è accurato. L’edizione critica di S. Taïlamé si presenta quindi come uno strumento di studio e di esegesi testuale serio e utile per il cinquecentista attento, in particolare, al problema delle rielaborazioni teatrali tragiche nel Rinascimento d’oltralpe.
Per citare questo articolo
Notizia bibliografica
Michele Mastroianni, «Guillaume Du Bartas, La Judit», Studi Francesi, 199 (LXVII | I) | 2023, 154-155.
Notizia bibliografica digitale
Michele Mastroianni, «Guillaume Du Bartas, La Judit», Studi Francesi [Online], 199 (LXVII | I) | 2023, online dal 01 juin 2023, consultato il 08 février 2025. URL: http://0-journals-openedition-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/studifrancesi/52695; DOI: https://0-doi-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/10.4000/studifrancesi.52695
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