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Rassegna bibliografica
Novecento e xxi secolo a cura di Stefano Genetti e Fabio Scotto

Henri Godard, Céline et Cie. Essai sur le roman français de l’entre-deux-guerres. Malraux, Guilloux, Cocteau, Genet, Queneau

Michela Gardini
p. 641
Notizia bibliografica:

Henri Godard, Céline et Cie. Essai sur le roman français de l’entre-deux-guerres. Malraux, Guilloux, Cocteau, Genet, Queneau, Paris, Gallimard, 2020, 267 pp.

Testo integrale

1Il saggio si configura come una ricognizione della produzione romanzesca francese tra la Prima e la Seconda guerra mondiale, a partire dal caso quanto mai discusso di Céline. Se nel 2011, per i cinquant’anni dalla morte dello scrittore, il proposito di inserire Céline fra le celebrità nazionali, su iniziativa dell’allora ministro della Cultura, aveva scatenato una polemica tale da rendere impossibile l’evento, ancora nel 2018 il progetto di riedizione dei pamphlets antisemiti (Bagatelles pour un massacre, L’école des cadavres, Les beaux draps), lanciato da Gallimard, ha riacceso la protesta al punto da indurre l’editore a rinunciare all’idea. A partire da questi avvenimenti legati alla ricezione recente dell’opera di Céline, Godard dedica tutta la prima parte del saggio, intitolata «Céline d’une polémique l’autre», proprio all’autore di alcuni dei più famosi romanzi del Novecento, come Voyage au bout de la nuit e Mort à crédit, in considerazione del ruolo che indubitabilmente egli occupa nel panorama letterario francese e, possiamo affermare, mondiale.

2Nella seconda parte – «La génération des romanciers de l’existentiel» – l’autore prende in esame Louis Guilloux e André Malraux, contrapponendo i loro romanzi, caratterizzati da afflato sociale, alla triade degli scrittori “individualisti”, e cioè Proust, Gide, Mauriac. Proprio l’attenzione alla condizione umana oltre l’orizzonte individuale determina l’autore a collocare Guilloux e Malraux sulla scia di Céline, l’uno e l’altro uniti idealmente dallo stesso filo e da un’affine concezione della letteratura.

3La terza e ultima parte – «La mise en question du roman traditionnel» – ha come oggetto l’opera di Cocteau, Genet et Queneau, i primi due definiti «romanciers sans vocation romanesque» (p. 169). Cocteau, infatti, approda al romanzo passando dalla poesia e dal teatro, innervando così i suoi romanzi di una sensibilità originale, una vera e propria «poésie de roman» (p. 191). Quanto a Genet, l’autore ne ricorda la vocazione alla provocazione e allo scandalo ma ne sottolinea, soprattutto, la vena autobiografica capace di confondere il confine tra realtà e finzione. Infine, l’autore dedica le ultime pagine a Queneau, al quale i lettori e la critica nell’ultimo quarto del xx secolo, complice anche l’interesse coevo per l’Oulipo, hanno rivolto uno sguardo rinnovato, mettendo in risalto la cifra ludica che lo contraddistingue.

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Per citare questo articolo

Notizia bibliografica

Michela Gardini, «Henri Godard, Céline et Cie. Essai sur le roman français de l’entre-deux-guerres. Malraux, Guilloux, Cocteau, Genet, Queneau»Studi Francesi, 195 (LXV | III) | 2021, 641.

Notizia bibliografica digitale

Michela Gardini, «Henri Godard, Céline et Cie. Essai sur le roman français de l’entre-deux-guerres. Malraux, Guilloux, Cocteau, Genet, Queneau»Studi Francesi [Online], 195 (LXV | III) | 2021, online dal 01 décembre 2021, consultato il 08 février 2025. URL: http://0-journals-openedition-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/studifrancesi/47594; DOI: https://0-doi-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/10.4000/studifrancesi.47594

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