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Rassegna bibliografica
Ottocento b) dal 1850 al 1900, a cura di Ida Merello e Maria Emanuela Raffi

Dictionnaire Rimbaud, dir. A. Cavallaro, Y. Frémy et A. Vaillant

Maria Emanuela Raffi
p. 636-637
Notizia bibliografica:

Dictionnaire Rimbaud, dir. A. Cavallaro, Y. Frémy et A. Vaillant, Paris, Classiques Garnier, 2021, 888 pp.

Testo integrale

1Il Dictionnaire Rimbaud pubblicato da Garnier – 888 pagine, oltre 400 voci e 38 autori – segue, con dimensioni amplificate, due recenti versioni con (quasi) lo stesso titolo: il Nouveau Dictionnaire Rimbaud del 2012 di Claude Jeancolas (riedizione di quello pubblicato nel 1991) dedicato alla lingua dell’epoca di Rimbaud e il Dictionnaire Rimbaud del 2014 curato da Jean-Baptiste Baronian, molto più simile per intenzioni e collaborazione di specialisti.

2Come rendere conto di un’opera così ampia e variegata? Il primo criterio possibile sembra quello di affidarsi all’autorevolezza dei curatori/direttori e degli autori, categorie che in larga parte si sovrappongono. Adrien Cavallaro, Yann Frémy e Alain Vaillant, noti studiosi dell’opera di Rimbaud e autori di saggi critici importanti, hanno infatti saputo dare spazio e voce ai contributi di molti fra i principali esperti rimbaldiani: da Brunel a Murat, da Murphy a Richter, da Benoît de Cornulier a Nakaji, da Reboul a Whidden, per limitarsi solo ad una generazione di critici già storicamente consacrata. Ma tutti gli altri collaboratori meriterebbero di completare l’elenco, sia come più giovani specialisti che come autori di contributi nati nel contesto di un sapere letterario più generale o diverso (linguistico, socio-politico o altro) ed anche alcuni specialisti di Rimbaud assenti ma ampiamente citati nella ricca bibliografia generale e in quella propria ad ogni voce.

3Nell’«Avant-propos», anonimo e quindi collettivo, che rivendica «la dispersion et la discontinuité» come tratto caratterizzante del tipo di opera, segnalandone tuttavia i rischi di livellamento fra «l'accessoire et l’essentiel» e quelli di unificazione della visione di un autore la cui opera «comporte tant d’obscurités» sulle quali il dibattito critico è ancora aperto. I rimedi proposti dai curatori del Dictionnaire sono di due ordini: l’attenzione strenua rivolta all’opera e ai suoi dati concreti di apparizione, con tutte le falle inevitabili per un autore come Rimbaud, e l’altrettanto grande attenzione ermeneutica. Un «geste interprétatif» apparendo necessario per sottrarre il Dictionnaire ad una semplice esposizione bio-bibliografica, è parso altrettanto fondamentale tracciare i limiti di tale interpretazione, che appaiono corrispondere alla misura del «bilan critique autant que d’une interprétation qui engage les auteurs» alla cui base si colloca un'informazione bibliografica molto accurata e dunque idealmente equilibrata se non esaustiva.

4Un’osservazione sulle voci si impone anzitutto dal punto di vista del rapporto ponderale; voci tematicamente importanti presentano dimensioni molto variabili: fra le più consistenti «Métrique» di de Cornulier, «Lexique» di Kliebenstein, «Corps» di Richter, «Couleurs» di Vaillant. Curiosamente «Âme» non è presente – benché il termine ricorra ovviamente spesso nella voce «Corps» – ma compare «Esprit», sempre di Richter; non troviamo «Cœur» sussunto nel commento di Chevrier a «Cœur du pitre», così come non troviamo «Musique», ma il Dictionnaire si apre sulla voce «À la Musique» di Frémy. «Poète» di Mizuno prende una pagina e mezza, mentre «Surréalisme» di Cavallaro ne occupa sei e mezza, una in meno della voce «Verlaine» di Dupas. Fra le opere, spicca lo spazio dedicato alle «Illuminations», ripartito su due voci: «Illuminations [manuscrits]» affidata a Murat (7 pp.) e «Illuminations [herméneutique et poétique] di Cavallaro, vero e proprio saggio di 27 pagine. A Une saison en enfer Frémy dedica un altrettanto impegnativo saggio di 26 pp., seguito da 2 pagine e mezza su «Une saison en enfer [Brouillons d’]» di Déderen.

5Alcuni di questi equilibri, o squilibri, quantitativi ci dicono qualcosa sull’orientamento del volume, che mette al centro della riflessione soprattutto le opere di Rimbaud e la loro illustrazione (176 voci) e molto meno la riflessione sulle affermazioni di poetica («Poésie objective» et «poésie subjective» di Bertrand occupa una pagina e mezza), che tuttavia è presente con voci significative. Se poi combiniamo l'ampiezza di alcune voci, come «Surréalisme» e «Rimbaldisme», sempre di Cavallaro, o «Contre-culture» e «Mai 68» di Bobillot con le numerose presenze post-rimbaldiane – Aragon, Breton, Claudel, France, Jacob, Reverdy, Cocteau, Jouve, Camus, Sartre, Perec, Valéry, Le Clézio ecc. – ci rendiamo conto che il Dictionnaire sembra molto rivolto alla posterità di Rimbaud. Del resto, nel 2021, potrebbe difficilmente essere altrimenti.

6Si tratta, in ogni caso, di un’opera che trasmette, accanto alla padronanza di un’enorme quantità di studi su Rimbaud, molte diverse sensibilità e impostazioni di lettura e rende quindi possibili differenti modi di accostarsi all’opera di un poeta che è ben lungi dall’aver rivelato tutto di sé, «littéralement et dans tous les sens».

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Per citare questo articolo

Notizia bibliografica

Maria Emanuela Raffi, «Dictionnaire Rimbaud, dir. A. Cavallaro, Y. Frémy et A. Vaillant»Studi Francesi, 195 (LXV | III) | 2021, 636-637.

Notizia bibliografica digitale

Maria Emanuela Raffi, «Dictionnaire Rimbaud, dir. A. Cavallaro, Y. Frémy et A. Vaillant»Studi Francesi [Online], 195 (LXV | III) | 2021, online dal 01 décembre 2021, consultato il 15 février 2025. URL: http://0-journals-openedition-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/studifrancesi/47509; DOI: https://0-doi-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/10.4000/studifrancesi.47509

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