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HomeNumeri193 (LXV | I)Rassegna bibliograficaOpere generali e comparatisticaMots de faune, dir. M. Termite

Rassegna bibliografica
Opere generali e comparatistica

Mots de faune, dir. M. Termite

Roberta Sapino
p. 264-265
Notizia bibliografica:

Mots de faune, dir. M. Termite, Macerata, Quodlibet, 2020, 176 pp.

Testo integrale

1Mots de faune: parole che non soltanto raccontano il rapporto – sempre problematico, talvolta addirittura paradossale – tra l’essere umano e gli animali che con lui abitano il pianeta, ma che del regno animale assorbono e interpretano voci, sguardi, strutture. Con queste parole si confrontano gli interventi raccolti nel ricco volume a cura di Marinella Termite, firmati da studiose e studiosi di università europee e americane nonché da scrittrici e scrittori le cui pagine si presentano, per riprendere una bella formula della curatrice, come «un atelier de la biodiversité»: «il est opportun […] de s’interroger sur l’impact que les animaux – en tant que matière artistique et donc souple – peuvent avoir sur l’écriture pour dire aujourd’hui leurs manières d’habiter le monde et d’y cohabiter – de façon plus ou moins complice – non seulement avec les humains. Cette démarche […] permet à [la page] de se présenter comme un biotope» afferma Termite in apertura (Zooécritures, pp. 9-18). Muovendo dall’immagine biblica del diluvio universale, Marie Thérèse Jacquet propone un percorso tra romanzi riconducibili ad aree geografiche ed epoche diverse (Robinson Crusoe di Daniel Defoe, La Route di Julien Gracq e Die Wand dell’austriaca Marlen Haushofer sono solo alcuni) ma accomunati dalla rappresentazione di un mondo sopravvissuto alla catastrofe, nel quale anche gli equilibri tra l’umano e l’animale si riformulano in una complessa tensione tra prossimità e differenza (Côte à côte, tout simplement…, pp. 19-36). Ugualmente di ampio respiro è il contributo del linguista Louis Begioni: le teorie di Gustave Guillaume sulla genesi del senso costituiscono l’impianto teorico di un’analisi dei processi di desemantizzazione, decontestualizzazione e ricontestualizzazione che sono alla base di espressioni familiari come «tu es un cochon» o «faire un canard» (Les métaphores animales en français. Pour une définition psychomécanique de la métaphore, pp. 37-50). In Labourages, pâturages et autres sillons animaliers de la culture française: littérature française contemporaine et ruralité, Lucile Desblache osserva che a partire dal tardo Novecento «la ruralité a à present divorcé des animaux» nell’immaginario collettivo francese, e che una vera e propria dissociazione (di cui testimoniano, pur secondo modalità diverse, gli scritti di Isabelle Sorente e Maryline Desbiolles) ha avuto luogo tra l’uomo e l’animale destinato a essere mangiato. In un tempo in cui il contatto diretto con l’animale è raro, la letteratura mostra la possibilità e la necessità di reinventare i rapporti tra i viventi (pp. 51-69). A seguire, Maryline Desbiolles prende la parola in prima persona in Les bœufs me regardent, breve riflessione intorno alla figura di Rosa Bonheur: «femme peintre animalière, un comble» che ritrae gli animali «dont elle partage l’existence» (pp. 71-73). Intitolato «Peuvent-ils souffrir?». L’élevage animal dans la fiction française contemporaine, il saggio di Anne-Rachel Hermetet torna sulla questione dell’allevamento industriale attraverso l’analisi dei romanzi Comme une bête di Joy Sorman, Règne animal di Jean-Baptiste Del Amo, 180 jours di Isabelle Sorente e Que font les rennes après Noël di Olivia Rosenthal. Il quadro che ne risulta è fosco: un analogo processo di desoggettivazione colpisce l’uomo e l’animale, e solo nell’ultimo testo l’essere umano sembra capace di sottrarsi al meccanismo di sfruttamento che lo imprigiona (pp. 75-86). Un’analisi più estensiva di Comme une bête è proposta da Rocío Murillo González, che osserva come una forma di narrazione fondata sull’iperbole, l’antifrasi, l’effetto ironico e caricaturale consenta al romanzo di svelare le contraddizioni – anche linguistiche e discorsive – sulle quali si regge l’industria della carne («La vache, je t’aime tant que je te mange». Les contradictions du régime carné dans “Comme une bête” de Joy Sorman, pp. 87-97). Ed è con un’osservazione di taglio linguistico che si apre Les animaux, l’insomnie di Marie Darrieussecq, estratto di un saggio più vasto presentato come in corso d’opera: «En voie de disparition est une expression fallacieuse, héritée des années 80, qui dissout la responsabilité. Il faut parler, comme Derrida, de “guerre totale aux animaux”» (pp. 99-104). Il mondo ittico è al centro del romanzo Taqawan di Éric Plamondon, nel quale il salmone è rappresentato al prisma di una pluralità di punti di vista, narrazioni, categorie del sapere. Scopo del romanzo, osserva Pierre Schoentjes, non è tuttavia suggerire che i vari approcci siano equivalenti, ma mostrare come nelle società contemporanee il rapporto uomo-animale si delinei sulla base di un complesso intreccio di questioni culturali, economiche, politiche oltre che ecologiche («Trois rêves pour un même poisson, chacun projetant sa propre histoire». Romans du saumon en perspective, pp. 105-115). Sempre legato alle rappresentazioni del mondo ittico e dei suoi rapporti con l’uomo è il contributo di Anne V. Cirella-Urrutia, intitolato Enfants-pêcheurs et hommes-poissons volants dans les albums de jeunesse de Dominique Mwankumi. Adottando una prospettiva ecocritica e zoopoetica, la studiosa osserva come due album illustrati dell’autore congolese Mwankumi, incentrati sull’apprendimento di particolari tecniche per la pesca già dall’infanzia, siano portatori di un discorso pedagogico ed ecocritico eticamente orientato grazie al quale il bambino può scoprirsi «sujet environnemental» (pp. 117-126). Concentrandosi in particolare su Peleliu, Les événements, Ormuz e Le traquet kurde, Marinella Termite mette in luce «le rôle scriptural des oiseaux» nell’opera di Jean Rolin: lo sguardo mobile degli uccelli in volo guida e ispira modalità di scrittura del mondo naturale fondate su prospettive instabili e conoscenze costantemente messe in discussione (À vol d’oiseau dans “Le traquet kurde” de Jean Rolin, pp. 127-142). Preoccupazioni di ordine ecologico ed etico legate alla biodiversità e alla globalizzazione, nonché al rapporto dell’essere umano con l’animale in cattività sono espresse in forma di testo poetico da Agnès Desarthe (Les perruches de Gif-sur-Yvette, pp. 143-146), e un romanzo di Desarthe, Une partie de chasse, è oggetto dello studio di Valeria Gramigna insieme a Tiens ferme ta couronne di Yannick Haenel e Traversée di Francis Tabouret. In questi testi, tutti articolati intorno alla pratica della caccia, gli animali sono investiti di una vera e propria soggettività che ha valore anche morale: liberati dalle gabbie delle rappresentazioni oggettificanti e metaforizzanti, essi trovano spazio in narrazioni che invitano a ripensare l’esistenza umana e i rapporti di forza che la sottendono (D’une vérité à l’autre, sur les traces des animaux: Desarthe, Haenel, Tabouret, pp. 147-157). Chiude il volume un testo firmato da Francis Tabouret: il cui titolo, Statues, evoca le tante statue equestri che costellano le nostre città. Se l’identità dell’essere umano rappresentato è ben nota, e anzi esaltata, quella del cavallo rimane sconosciuta; a questa indifferenza si contrappone lo sguardo attento, benevolente, a tratti compassionevole dell’autore (pp. 159-166).

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Per citare questo articolo

Notizia bibliografica

Roberta Sapino, «Mots de faune, dir. M. Termite»Studi Francesi, 193 (LXV | I) | 2021, 264-265.

Notizia bibliografica digitale

Roberta Sapino, «Mots de faune, dir. M. Termite»Studi Francesi [Online], 193 (LXV | I) | 2021, online dal 01 juillet 2021, consultato il 19 mai 2025. URL: http://0-journals-openedition-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/studifrancesi/44309; DOI: https://0-doi-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/10.4000/studifrancesi.44309

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