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Rassegna bibliografica
Medioevo

Due Dits del xiv secolo. Dit de la Queue de RenartDit de Fauvain, edizione critica, traduzione e commento a cura di Margherita Lecco

Alessandro Bertolino
p. 295-296
Notizia bibliografica:

Due Dits del xiv secolo. Dit de la Queue de RenartDit de Fauvain, edizione critica, traduzione e commento a cura di Margherita Lecco, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2009, «Studi e Ricerche» n. 74, pp. 115.

Testo integrale

1Il presente volume contiene l’edizione critica di due dits contenuti nei codici Paris, B.n.F., fr. 12438 e fr. 571. Nell’introduzione, l’A. illustra i caratteri più ricorrenti del dit, fondandosi sulle conclusioni di Paul Zumthor e Jacqueline Cerquiglini, che ne avevano messo in luce l’andamento “discontinuo” (determinato da un approccio discorsivo, da un je che si rivolge a un uditorio), la predilezione per temi d’attualità, il largo ricorso alla descrizione e all’enumerazione e, non ultima, la finalità didattico-didascalica. Entrambi i testi editi presentano tutti questi aspetti. Il motivo di maggior interesse risiede nei rapporti culturali che li legano, dal momento che sembrano avere delle fonti in comune, in primo luogo nel Roman de Fauvel e nella tradizione renardiana. Entrambi presentano una struttura bipartita: la prima sezione ha contenuto espositivo-descrittivo, mentre alla seconda è affidata la trasmissione del messaggio, con una morale conclusiva.

2Seguono due sezioni dedicate ciascuna a uno dei dits, corredate da introduzioni che identificano i possibili modelli, analizzano i temi dei componimenti e mettono in rilievo gli aspetti metrici, stilistici e linguistici più rilevanti; una parte è ovviamente dedicata alla descrizione dei manoscritti che ospitano questi testi.

3Il Dit de la Queue de Renart è contenuto in un Rosarius (ms Paris, B.n.F., fr. 12438) compilato da un anonimo Domenicano di Soissons intorno al 1330. Il ms. raccoglie testi di carattere religioso e gnomico, che poco si accordano colla verve satirica che anima il Queue. Soggetto del componimento sono le inique azioni di Renard (qui evocato metonimicamente attraverso la sua coda), e la corruzione che la lotta per il possesso della sua coda ingenera in tutte le fasce sociali. Renard, personaggio che col Roman de Renart e i suoi epigoni è diventato simbolo dell’ipocrisia, diventa qui un’allegoria della brama di successo e di ricchezza, che rischia di destabilizzare l’ordine sociale stabilito ab aeterno, e che vuole una società tripartita in oratores, bellatores e laboratores, secondo la dottrina (sempre più diffusa nel xiv secolo) degli “Stati del Mondo”. Dopo una prima parte in cui la coda passa di mano in mano ai membri dell’aristocrazia laica e religiosa, la seconda sezione è dedicata all’enumerazione dei vari mestieri in cui si è specializzato il “Terzo Stato”; questa rassegna offre all’A. l’occasione per esaminare il lessico dei mestieri, estremamente vario, che con la sua ricchezza nomenclatoria rimane uno degli aspetti più rilevanti del componimento.

4Il Dit de Fauvain appare invece direttamente collegato a un evento storico ben determinato: è stato infatti composto da un certo Raoul le Petit per il manoscritto (Paris, B.n.F., fr. 571) donato da Philippa di Hainaut ad Edoardo di Windsor in occasione delle nozze (1326), ma commissionato probabilmente dalla madre dello sposo, Isabella di Francia. Il codice raccoglie testi di trattatistica etico-politica (tra cui il Tresor di Brunetto Latini) e si propone lo scopo di servire all’educazione politica del principe, che di lì a poco (1330) sarebbe diventato re. Posto a conclusione della raccolta, il dit ha valore di augurio e, insieme, di ammonimento per il futuro re: il cavallo Fauvain, simbolo di falsità e corruzione, arriva ad uccidere Loyauté, ma le sue azioni lo condannano all’Inferno, mentre Loyauté (in forma di fanciulla) viene condotta in cielo.

5L’aspetto senza dubbio più peculiare del componimento è la sua articolazione su due livelli complementari: i versi sono inseriti sotto (e talvolta all’interno) di una serie di miniature; spesso le battute dei personaggi non sono introdotte da alcuna formula, ma fanno riferimento all’immagine sovrastante, determinando così un’interdipendenza strettissima tra testo e immagine.

6L’A. identifica poi nel Roman de Fauvel di Gervais du Bus (1310-1316) e nel Renart le Nouvel di Jacquemart Gielée (1289) le principali fonti a cui l’autore del Fauvain può avere attinto. Il Fauvain e il Fauvel sono uniti (oltre che dal personaggio principale) da ragioni di tipo storico: il Roman de Fauvel, inserito nel MS Paris, B.n.F., fr. 146, fu composto per il padre e il fratello di Isabella, e i due codici sono legati da rimandi tematici e testuali. Tuttavia, la condanna di Fauvain alla dannazione eterna risolve l’ambiguità con cui si concludeva il Fauvel: lì, Gervais du Bus intendeva simboleggiare con il dominio incontrastato concesso da Fortuna a Fauvel la decadenza della monarchia capetingia, mentre nella conclusione del dit si deve vedere un’esortazione alla fermezza rivolta a un giovane monarca con ancora molti anni di regno davanti a sé. Per quel che riguarda Renart le Nouvel, l’autore può avere tratto dal romanzo renardiano l’ispirazione per la personificazione di Loyauté e per la rappresentazione in chiave allegorica del cavallo Fauvain.

7I testi dei due dits sono accompagnati dalla traduzione italiana e da un apparato di note che mette in luce gli aspetti codicologici, linguistici e metrici più interessanti. In chiusura figurano un indice dei testi e dei nomi citati nel volume.

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Notizia bibliografica

Alessandro Bertolino, «Due Dits del xiv secolo. Dit de la Queue de RenartDit de Fauvain, edizione critica, traduzione e commento a cura di Margherita Lecco»Studi Francesi, 167 (LVI | II) | 2012, 295-296.

Notizia bibliografica digitale

Alessandro Bertolino, «Due Dits del xiv secolo. Dit de la Queue de RenartDit de Fauvain, edizione critica, traduzione e commento a cura di Margherita Lecco»Studi Francesi [Online], 167 (LVI | II) | 2012, online dal 30 novembre 2015, consultato il 10 février 2025. URL: http://0-journals-openedition-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/studifrancesi/3973; DOI: https://0-doi-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/10.4000/studifrancesi.3973

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