Maryline Heck, Georges Perec. Le corps à la lettre
Maryline Heck, Georges Perec. Le corps à la lettre, Paris, Corti, 2012 («Les Essais»), pp. 265.
Testo integrale
1Fra gli autori dell’Oulipo, Perec è stato una miniera inesauribile d’invenzioni e creazioni. Molti autori contemporanei considerano spesso la sua opera come un laboratorio di strumenti e di soluzioni feconde cui fare ricorso. Proprio questa ricchezza di forme facilmente riproducibili ha messo parzialmente in ombra, per molto tempo, altri aspetti della sua opera che vengono via via scoperti e indagati in profondità. È il caso di questo volume, riduzione della tesi di dottorato discussa dall’A. all’università di Bordeaux nel 2009, che indaga un aspetto apparentemente escluso dall’opera di Perec: il corpo. Onnipresente nella produzione letteraria e artistica in generale degli anni Settanta, il corpo sembra non attrarre l’interesse di questo autore. M. Heck, tramite un percorso rigoroso attraverso alcune opere di questa multiforme produzione, ci mostra una realtà diversa: l’assenza del corpo non è disinteresse, ma difficoltà. Lo stesso interesse che Perec aveva per la grafia, per le lettere che sono il suo materiale, è indice di una ricerca del corpo che si manifesta attraverso il corpo del testo. La contrainte allora non avrebbe la funzione di liberare dalle censure interiori lasciando libero sfogo alla jubilation scritturale. L’ipotesi di M. Heck è che i vincoli abbiano proprio la funzione contraria: quella di porre la scrittura al riparo dalle manifestazioni del corpo inopportunamente legate alla sfera emotiva. Non è quindi la sessualità che manca nei testi perecchiani (basta l’esempio delle Revenentes, che, complice anche il monovocalismo che reintroduce il femminile evacuato dalla Disparition, si presenta in molte parti come un pastiche di testi sadiani), quanto la sensualità.
2Ma nella parte conclusiva del suo preambolo, la Heck si spinge oltre, arrivando a identificare la scrittura à contrainte come un esercizio masochistico, perversione da cui solo il clinamen pone al riparo. I vincoli sarebbero dunque analoghi a ciò che la psicanalisi chiama “formazioni di compromesso”, che permettono al rimosso di affiorare alla coscienza (p. 49).
3È la vista a dominare nelle opere di Perec, il senso più astratto, più legato all’intelletto, ma i volti sono singolarmente assenti. L’A. ne dà una spiegazione biografica ricorrendo spesso alla testimonianza di J.-B. Pontalis, lo psicanalista che per anni curò Perec. In modo analogo, la predominanza del “bianco”, a livello tematico e stilistico, non è espressione dell’assoluto, ma va letta da un lato come l’incapacità dell’arte di farsi rappresentazione, dall’altro come un’ambivalenza fondamentale poiché è proprio il segno dell’assenza a diventare affermazione di vita. La presenza del corpo si trova nella dimensione spaziale e materiale della scrittura, e ancor più in quei segni, come X o W, nei quali si materializza l’assenza. La scrittura di Perec va alla ricerca di una memoria impressa sulla pelle, capace di esprimere al contempo l’assenza e la presenza di un corpo cancellato dalla storia.
Per citare questo articolo
Notizia bibliografica
Laura Brignoli, «Maryline Heck, Georges Perec. Le corps à la lettre», Studi Francesi, 173 (LVIII | II) | 2014, 406.
Notizia bibliografica digitale
Laura Brignoli, «Maryline Heck, Georges Perec. Le corps à la lettre», Studi Francesi [Online], 173 (LVIII | II) | 2014, online dal 01 septembre 2014, consultato il 17 mars 2025. URL: http://0-journals-openedition-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/studifrancesi/1957; DOI: https://0-doi-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/10.4000/studifrancesi.1957
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