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Rassegna bibliografica
Ottocento a) dal 1800 al 1850

Stendhal et Winckelmann, textes réunis et présentés par Catherine Mariette et Chantal Massol

Annalisa Bottacin
p. 504-505
Notizia bibliografica:

Stendhal et Winckelmann, textes réunis et présentés par Catherine Mariette et Chantal Massol, Grenoble, Uga Éditions, 2017, «Bibliothèque stendhalienne et romantique», 184 pp., ill.

Testo integrale

1I saggi presentati in questo volume ripropongono i possibili legami, per lo più contraddittori, di Stendhal con Winckelmann, analizzando i principali aspetti della réception dello scrittore nei riguardi di colui che viene considerato il fondatore della storia dell’arte. Le due curatrici evidenziano nell’Introduction (pp. 9-26) in modo dettagliato e preciso, quasi un avvio propedeutico alla lettura dei lavori, le varie comunanze tra i due personaggi, da quelle biografiche come la scoperta dell’Italia, alla scelta dello pseudonimo del grenoblese, tratto dalla patria dell’esteta, ad alcune convergenze derivanti da varie opere stendhaliane, in primis l’Histoire de la peinture en Italie. Johann J. Winckelmann, nato a Stendal (Altmark prussiana), luogo noto a Henri Beyle che, tra il 1807 e il 1808, risiede a Brunswick come aggiunto al commissariato della Guerra, visse a Roma tra il 1755 e il 1768, un periodo breve ma denso di esperienze. Se in Germania l’apologista della bellezza classica aveva acquisito la sua cultura filologica, è solo a Roma che la trasformò in spiritualità definita nella forma e intimamente posseduta. L’Italia è il paese classico di queste rigenerazioni: è il paese nel quale, come afferma Goethe, per ogni natura sensibile inizia il vero periodo di formazione spirituale. Così sarà anche per Stendhal. Tra i primi studiosi della questione, Paul Arbelet definiva i libri IV, V e VI dell’Histoire de la peinture en Italie, Du Beau idéal antique e Du Beau idéal moderne le pagine più originali dell’opera e inevitabilmente contrassegnate da una lettura di Winckelmann, pagine che anche Stendhal prediligeva. Alla domanda se Stendhal abbia letto Winckelmann, tradotto in francese dal 1802, Arbelet ne è certo, seppur lo scrittore sia spesso irrispettoso o ironico verso il critico d’arte. Per altro, nella sua biblioteca di Civitavecchia, ora depositata nel Fondo Stendhalaino Bucci della Biblioteca Sormani di Milano, sono presenti l’Histoire de l’Art chez les anciens, il Recueil de différentes pièces sur les Arts, un Recueil de Lettres e le Remarques sur l’architecture des anciens. Gli altri piccoli indizi evidenziati dagli studi più recenti continuano a procedere per ipotesi, visto che rari sono stati gli elementi intesi a concretizzare una questione che rimane ancora in forse. Non stupisce invero che uno specialista della materia, qual è Francis Claudon, abbia intitolato il suo denso intervento, Stendhal et Winckelmann encore? (pp. 27-46), in quanto continuare sulle orme del passato è ormai improponibile, dal momento che in Stendhal vi è quella che potrebbe definirsi «une pensée de l’arrière-fond, un esprit à double ou triple détente», quindi più che su un’influenza diretta, Claudon verte il suo discorso su un parallelo tra i due personaggi, soffermandosi da un lato sulla ricezione francese di Winckemann nel mondo accademico e dall’altro sull’avvio di Henri Beyle alla scoperta delle discipline artistiche, in primo luogo della pittura nella figura di M. Jay, suo professore all’École centrale di Grenoble, fino ai suoi rapporti con Canova e con il neo-classicismo, in un inquadramento prospettico in cui le teorie di Winckelmann costituiscono un punto d’avvio che, trasposto e reinterpretato, si articola nel processo stendhaliano quale prima traccia del percorso dell’idea. Due lavori sono dedicati all’Histoire de la peinture en Italie: il primo porta la firma di Muriel Bassou, Stendhal et Winckelmann: dialogue et dialogisme dans la composition de l’“Histoire de la peinture en Italie” (pp. 47-65) in cui è rilevante notare come Stendhal, nella frenetica redazione dell’opera, abbia quale intento primario il portare il lettore in campo artistico o rinnovare la critica, prendendo spunto dall’Apollo del Belvedere. Dunque, conclude Bassou, il messaggio di Winckelmann è intimamente applicato al V libro dell’Histoire de la peinture en Italie, in cui Beyle solleva la questione della ricezione dell’opera d’arte. Il secondo di Gérald Rannaud, L’“Histoire de la peinture en Italie” ou l’oubli de Winckelmann (pp. 67-78) introduce di netto nell’annosa tematica dei veri legami tra il pensiero di Henri Beyle e gli studi estetici di Winckelmann; da un lato il critico evidenzia l’importanza per il grenoblese del concetto di Beau idéal ma da un altro ne evidenzia altresì tutte le contraddizioni che emergono dall’Histoire de la peinture en Italie. Michel Arrous nel rilevante articolo Expression et idéalisation: Stendhal winckelmannien? (pp. 79-94) pone l’attenzione sulla concezione della bellezza assoluta in Winckelmann e quella relativa in Stendhal che si basano sull’expression e sull’idéalisation, «impératifs déterminants selon Winckelmann, comme dans la definition stendhalienne du Beau idéal moderne». L’Histoire de la peinture en Italie si rivela dunque quale tentativo sovente polemico verso il critico tedesco, nell’intesa di fondare una nuova estetica basandosi su questa doppia polarizzazione. Letizia Norci Cagiano in Winckelmann, Stendhal et le langage de l’imagination (pp. 95-108) verte la sua esegesi sull’importanza di Roma nell’esistenza dei due autori, analizzando dettagliatamente la venuta dell’esteta nella Città Eterna, zona di sospensione del reale, cui si legò profondamente, vivendo tra le antichità e l’arte del Rinascimento, e l’esigenza di Stendhal di condensare il meraviglioso di un’epoca passata nelle Promenades dans Rome, in una lettura che ne coglie le affinità e le divergenze che si rivelano nel loro comune atteggiamento di «prospectantes», per riprendere l’immagine di Catullo, adottata da Winckelmann. Eva-Tabea Meineke in L’amour de l’art italien chez Stendhal et Winckelmann (pp. 109-121) ripercorre l’itinerario che portò i due autori in Italia a sviluppare il proprio ideale di bellezza. Winckelmann si sofferma sul concetto di «calme serein et grandeur tranquille» della scultura greca, evidenziando le ragioni della superiorità intellettuale e fisica degli antichi Greci, dovuta anche alle condizioni climatiche e territoriali dell’Ellade. Il critico sottolinea che anche Stendhal in De l’amour sviluppa la teoria dei climi e riconosce l’Italia come il paese del bonheur e della passion. Il bel contributo di Daniela Gallo, tra l’altro autrice di diversi studi su Winckelmann, dal titolo Le Canova de Stendhal. Une perception winckelmannienne? (pp. 123-133), esordisce con una citazione stendhaliana, redatta alla morte di Antonio Canova, creatore di un nuovo genere di beau idéal più attuale, più vicino all’esprit dell’epoca del beau idéal d’ispirazione platonica. Su questo presupposto, con varie esemplificazioni supportate anche da ricca iconografia, Gallo analizza finemente il senso dell’eredità dell’esteta tedesco sull’impressione entusiastica di Beyle verso le apollinee forme del Canova, che si traducono per lui in un esempio di straordinario avanzamento nelle arti. Renate Reschke in «à supposer que Stendhal ait raison…» Friedrich Nietzsche et Stendhal, le beau antique et le classicisme de Winckelmann (pp. 135-152), parte dal presupposto che il filosofo si dichiarava essere lo scopritore di Stendhal in Germania, soffermandosi in particolar modo sui dibattiti di Beyle sull’estetica del suo tempo, sulle schermaglie tra i difensori del classicismo e gli artisti moderni che cercavano nuove vie, senza sottomettersi all’idea di bellezza antica. E, a dire di Nietzsche, Stendhal formula un’estetica che non si assoggetta più ai filosofi metafisici né alle norme figées dell’arte antica, ma avanza. Conclude il volume un’Annexe firmata da Michael Wenzel, Antagonisme Nord-Sud en littérature et art pictural chez Winckelmann et Stendhal (pp. 155-173), seguita da una ricca bibliografia e da una corposa nota sugli autori (pp. 175-185).

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Per citare questo articolo

Notizia bibliografica

Annalisa Bottacin, «Stendhal et Winckelmann, textes réunis et présentés par Catherine Mariette et Chantal Massol»Studi Francesi, 186 (LXII | III) | 2018, 504-505.

Notizia bibliografica digitale

Annalisa Bottacin, «Stendhal et Winckelmann, textes réunis et présentés par Catherine Mariette et Chantal Massol»Studi Francesi [Online], 186 (LXII | III) | 2018, online dal 01 janvier 2019, consultato il 07 février 2025. URL: http://0-journals-openedition-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/studifrancesi/15542; DOI: https://0-doi-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/10.4000/studifrancesi.15542

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