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Rassegna bibliografica
Ottocento b) dal 1850 al 1900

R. Behrens, Die Oper im Roman. Wunsch(t)räume des nicht-agonalen Lebens in Zolas La Faute de l’Abbé Mouret

Maria Emanuela Raffi
p. 389
Notizia bibliografica:

Rudolf Behrens, Die Oper im Roman. Wunsch(t)räume des nicht-agonalen Lebens in Zolas “La Faute de l’Abbé Mouret”, «Romanistische Zeitschrift für Literaturgeschichte/Cahiers d’Histoire des Littératures Romanes», Winter 2016, pp. 149-175.

Testo integrale

1«Zweifellos basiert die Logik der Rougon-Macquart-Romane ja auf einem Kurzschluss». Un “corto circuito” fra analisi scientifica e racconti di vita presentati sullo sfondo della storia e della decadenza sociale del Secondo Impero, su questo si fonda per Behrens l’inventio narrativa di Zola, spesso incoerente nel rapporto fra «“scientia” und “poiesis”». Le vistose contraddizioni dei romanzi zoliani hanno avuto una serie di interpretazioni critiche, fra cui quella di Foucault, cui l’A. aderisce, secondo la quale Zola “correggerebbe” nei Rougon-Macquart l’ottimistica esaltazione per la vita derivata dalla nuova biologia di Lamarck e Cuvier con una teleologia della storia fondata sulla degenerazione sociale. La temporalità della vita e le sue eventuali trasformazioni rigenerative/degenerative vengono esaminate in particolare nel romanzo La Faute de l’abbé Mouret, in cui l’A. approfondisce i rapporti fra vitalità, sessualità e temporalità. La semplicità della storia narrata corrisponde infatti a una struttura cronotopica complessa, analizzata qui attentamente, che prevede cinque milieux, ciascuno dei quali costituisce una sorta di Analogon mitico, in cui i protagonisti si ridefiniscono di volta in volta, e che al tempo stesso è evidentemente il frutto di una visione narrativa positivistico-empirica, che tende a far scomparire l’autore. L’incidenza del luogo è particolarmente evidente nel Paradou, versione fiabesca del Paradiso Terrestre, in cui tutti gli elementi naturali determinano, alla lettera, il rapporto fisico fra i due protagonisti e in cui riappare l’ambigua e pericolosa sessualità vegetale («tödlich giftige Blumen») già attiva in La Curée. Serge Mouret compie tuttavia questo itinerario nella vitalità e nella sessualità senza modificare la sua natura di «tronc séché sans branches et sans feuilles», come immobile appare la situazione del romanzo; la faute di Mouret e del romanzo sembra infatti consistere nell’atemporalità come risultato del conflitto dei diversi luoghi che lo compongono, luoghi che, rimossi dall’universo reale e positivistico, assumono un’esistenza fantasmatica, diventano espressione di una “vita mancata”. Nell’ultima parte dell’articolo, Berhens mette in relazione l’aspetto utopistico e irrealistico presente nella Faute con l’ultima produzione di Zola, segnata dalla presenza di sogni, visioni, desideri (Le Rêve, 1888, Fécondité, 1899) e dalla sua passione per l’Opera lirica, milieu artificiosamente concentrato e intenso.

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Per citare questo articolo

Notizia bibliografica

Maria Emanuela Raffi, «R. Behrens, Die Oper im Roman. Wunsch(t)räume des nicht-agonalen Lebens in Zolas La Faute de l’Abbé Mouret»Studi Francesi, 182 (LXI | II) | 2017, 389.

Notizia bibliografica digitale

Maria Emanuela Raffi, «R. Behrens, Die Oper im Roman. Wunsch(t)räume des nicht-agonalen Lebens in Zolas La Faute de l’Abbé Mouret»Studi Francesi [Online], 182 (LXI | II) | 2017, online dal 01 août 2017, consultato il 17 janvier 2025. URL: http://0-journals-openedition-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/studifrancesi/10027; DOI: https://0-doi-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/10.4000/studifrancesi.10027

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