- 1 Per le notizie biografiche su Giovanni si vedano Quétif J. - Échard J., Scriptores Ordinis praedica (...)
- 2 Dondaine, « La vie et les œuvres », 1939 : 131.
1Giovanni da San Gimignano nacque tra 1260 e 12701 e, in una data imprecisata, fece il suo ingresso nell’Ordine domenicano presso il convento di Siena. Fece seguito il periodo formazione, del quale poco sappiamo, ma che probabilmente comportò alcuni anni di studio all’estero, forse presso lo studium generale di Barcellona, come ipotizzato da Dondaine2 in ragione dei contatti con gli Arabi più volte menzionati nel Liber de exemplis. Possediamo invece dati certi circa alcune tappe della carriera di Giovanni. Dagli atti del Capitolo Provinciale di Pistoia del 1299, emerge infatti che egli venne assegnato come lettore al convento di Arezzo ; apprendiamo poi che fu tra i lettori del convento di Perugia dagli atti del Capitolo Provinciale che lì si tenne nel 1302 e, in seguito, nel 1305, gli atti del Capitolo Provinciale di Rieti ci informano che venne assegnato come lettore al convento di Santa Maria sopra Minerva a Roma. Successivamente, divenne priore del convento di Siena e redasse, insieme ad altri due confratelli, gli statuti della Confraternita della Beata Vergine Maria e di San Domenico. Infine, tra 1318 e 1329, fu tra i fondatori del primo convento domenicano nella città natia. La sua morte va collocata posteriormente al 1333, anno a cui risale l’ultimo atto ove sia stato riscontrato il suo nome.
- 3 Van den Abeele B., Ventura I, « Moralisierte Enzylopädien in der Nachfolge von Bartholomaeus Anglis (...)
2Giovanni fu essenzialmente autore di prediche, cui si aggiungono uno scritto agiografico, ovvero la Legenda Sanctae Finae, e il Liber, conosciuto anche come Summa de exemplis. Il Liber è una voluminosa enciclopedia moralizzata in dieci libri. È organizzata secondo una struttura generale che parte dal cielo per passare ai metalli, per poi arrivare all’uomo, alle sue leggi, ai prodotti della sua attività manuale, ai suoi costumi. L’opera è concepita innanzitutto come strumento per la predicazione, come una raccolta di similitudines destinata ai frati predicatori affinché possano utilizzarle per far comprendere al popolo, all’interno delle prediche ad esso rivolte, le verità più astratte. Contrariamente alle collezioni di sermoni dell’autore, che sono largamente attestate in Italia, il Liber è diffuso soprattutto in Europa centrale. Il numero di manoscritti finora identificati è di 72, se si tralasciano le raccolte di excerpta e i manoscritti mutili3.
- 4 Giovanni da San Gimignano, Liber de exemplis iv, Prologus : Prologus libri quarti, in quo de natati (...)
3La materia zoologica all’interno dell’enciclopedia del predicatore domenicano è trattata nei libri iv e v. Il primo, in 98 capitoli, tratta delle creature acquatiche e dei volatili, il secondo, in 124 capitoli, delle creature terrestri4.
4Per prima cosa, procederemo esaminando e commentando i passi in cui Giovanni cita espressamente il Physiologus. I brani in questione sono solamente sei e appartengono tutti al libro v ; questo non significa, tuttavia, che non vi siano altri passaggi citati dall’antenato di tutti i bestiari, ma semplicemente che questi sono gli unici in cui la fonte è espressamente dichiarata. In altre parole, è possibile che nei libri iv e v del Liber de exemplis et similitudinibus rerum vi siano citazioni estrapolate dal Fisiologo senza che sia stata data indicazione della fonte. Scopo di questo articolo è tuttavia quello di esaminare solamente i passi in cui Giovanni dichiari di aver utilizzato il Fisiologo, al fine di verificare se la provenienza della citazione sia corretta o no e, inoltre, considerare il tipo di utilizzo che egli ne ha fatto, confrontandola con l’originale.
5Gli animali di cui ci occuperemo sono il castoro, la pantera, l’onagro, l’onocentauro, il lupo e il coccodrillo. La domanda fondamentale da porsi allorché si considerano questi passi è se questi siano davvero presenti nella fonte indicata oppure se provengano da un intermediario. Esaminiamo quindi, in ordine di occorrenza, le sei rubriche, incominciando dalla descrizione del castoro.
- 5 Isidorus xii 2 21 ; Cicero, Pro M. Aemilio Scauro oratio ii 14 ; Juvenalis, Satirae, xii 30 cf. TLL (...)
- 6 Vd. infra.
- 7 Plinius Maior, Naturalis Historia, viii 109. Cf. TLL iii : 542 e 543.
Item caste viventes liberantur a multis curis et periculis, que coniugati patiuntur, et illaqueantur. Et ideo continentiam voventes, et continenter viventes, sunt similes castori, qui sentiens se a venatoribus propter testiculos queri, quos habet medicine aptos, dum ipsos venatores presentit, testiculos sibi abscindit, et venatoribus derelinquit, et sic se ab eis redimit, et ideo castores a castrando vocantur. Et hoc testificantur de castore Isidorus, Cicero, Iuvenalis5, Phisiologus6, et Plinius7. Quidam autem auctores hoc negant ; quia forte tamen ipsorum aliqua est species que hoc facit. His ergo similes sunt continentiam voventes, scilicet qui semetipsos non carnaliter, sed spiritualiter castrant propter regnum celorum, et ne per desideria et voluptates carnis capiantur a venatoribus infernalibus, id est, a demonibus (LdE, v, 17).
- 8 Isidorus, xii 2 21. Cf. tll iii, p. 542.
- 9 Zucker A., Physiologos: le bestiaire des bestiaires, Grenoble, 2004 : 161.
6Giovanni ci racconta che l’animale ha una particolarità: i suoi testicoli secernono una sostanza con virtù terapeutiche, caratteristica, questa, che ne fa una preda tanto ambita. Perciò, nel momento in cui egli intuisce di essere inseguito dai cacciatori, per non farsi catturare, si recide i testicoli e li lascia ai suoi inseguitori. Da qui Giovanni ricava la sua similitudine: le persone che vivono in castitate et continentia sono simili al castoro in quanto allontanano da sé il peccato e ciò che ad esso conduce. Lo stesso termine castor, come si sottolinea nel brano, è legato alla castità, alla castitas, in quanto, con falsa etimologia, deriverebbe dal verbo castrare, come del resto si legge già nelle Etimologie di Isidoro8. La sostanza miracolosa di cui si tratta è il cosiddetto castoreum, secreto da una ghiandola posizionata vicino ai testicoli e pertanto confusa, al tempo di Giovanni, ma anche più tardi, con i testicoli stessi. Tale sostanza venne utilizzata come afrodisiaco e antispasmodico fino al xvii secolo9.
- 10 I passi del Physiologus sono citati dalla versione B, che è la più vicina al testo del Liber de exe (...)
7Compariamo ora la notizia sul castoro con quella presente nel Physiologus, per la precisione nella versione B di quest’ultimo10:
Est animal quod dicitur castor, mansuetum nimis, cuius testiculi in medicina proficiunt ad diversas valetudines. Physiologus exposuit naturam eius dicens quia, cum investigaverit eum venator, sequitur post eum ; castor vero, cum respexerit post se et viderit venatorem venientem post se, statim morsu abscidit testiculos suos, et proicit eos ante faciem venatoris, et sic fugiens evadit ; venator autem veniens colligit eos, et ultra iam non persequitur eum, sed recedit ab eo. Si autem rursus evenerit ut alter venator perquirens inveniat et sequatur post eum, ille, videns se iam evadere non posse, erigit se et demonstrat virilia sua venatori ; venator autem cum viderit eum non habere testiculos, discedit ab eo. Sic et omnis qui secundum mandatum dei conversantur, et caste vult vivere, abscidit a se omnia vitia et omnis impudicitiae actus, et proiciat post se in faciem diaboli ; tunc ille, videns eum nihil suorum habentem, confusus discedit ab eo (Physiologus latinus B, xvii).
- 11 Analogamente, nel Physiologus ϒ : 128-129 : O et tu […], si dederis uenatori que ei sunt, amplius n (...)
8Ciò che possiamo notare è che la lettura moralizzatrice nei due testi è la medesima: nel Fisiologo, infatti, i testicoli corrispondono ai vizi e il cacciatore al diavolo, il che implica che l’autoevirazione sia vista positivamente come immagine della liberazione dalle tentazioni e dal peccato11. Il tema dell’autocastrazione è peraltro molto diffuso nel Fisiologo, come sottolineato da Zucker, 2004: 162 : « les mentions admiratives de cette autocastration volontaire et vertueuse sont, tant dans le textes latins que grecs, en particulier dans la littérature homilétique, très nombreuses ».
9Abbandoniamo per il momento il castoro per passare all’onagro:
Officium Ecclesie, solicite et integre dicere, scilicet omnes horas diurnas et nocturnas, onagri nos monet exemplum, de quo Phisiologus dicit, quod semper rugit in die toties, quod horas dies habet, et similiter facit in nocte. Ex quo perceperunt Philosophi equinoctium, quia tunc duodecies rugit in die, et toties in nocte. Ergo si onager non dimittit horas, ita multo minus Ecclesiasticus facere debet (LdE, v 87).
- 12 Non è possibile affermare con certezza se tale analogia, al pari di quelle che seguono nelle altre (...)
10Peculiarità dell’onagro è quella di ragliare una volta all’ora ; per questa ragione, esso permette di individuare l’equinozio nel giorno in cui raglia esattamente dodici volte nelle ore di luce e dodici volte durante la notte. In virtù di questa sua facoltà l’animale diviene, per il nostro predicatore, immagine dell’uomo di chiesa, che deve pregare ogni ora12. Vediamo invece come esso veniva presentato nel Fisiologo latino:
Est aliud animal quod dicitur onager. Physiologus dicit de onagro quia vicesimo quinto die mensis famenoth, qui est martius, duodecies in nocte rugit, similiter et in die ; et ex hoc cognoscitur quia aequinoctium est diei vel noctis, et numerum horarum a rugitus onagri per singulas cognoscunt horas, semel rugientis. Onager igitur figuram habet diaboli, quia cum scierit noctes et dies coaequare (hoc est cum viderit diabolus populum qui ambulat in tenebris et umbra mortis modo converti ad dominum vivum, et coaequari fidei patriarcharum et prophetarum sicut coaequatur nox cum die) idcirco rugit die noctuque per singulas horas, quaerens escam suam quam perdidit (Physiologus B, xxi).
- 13 Famenoth, mese in cui si verifica l’equinozio, corrisponde evidentemente al nostro marzo. Per i com (...)
- 14 Nel Physiologus ϒ : 121, l’onagro, inserito in una rubrica in cui precede la scimmia, è di nuovo fi (...)
11Qui, come si può vedere, si precisa che il mese in cui si verifica l’equinozio è il mese di marzo (vigesimo quinto die mensis famenoth13). La lettura moralizzatrice offertaci dal Physiologus latinus B, come si sarà notato, è radicalmente differente. L’onagro viene infatti assimilato al diavolo14, il quale, nel vedere le persone che un tempo camminavano nelle tenebre, cioè nel peccato, convertirsi al Dio della luce, ruggisce ad ogni ora del giorno e della notte andando in cerca delle prede perdute. Veniamo ora al capitolo 94 del v libro, ovvero alla pantera.
- 15 Pasta è il participio perfetto del verbo pasco ed è da rendere qui con “nutritasi”.
Item penitentia assimilatur panthere, que (ut dicit Phisiologus) draconem odit, et draco eam fugit, que pasta15 in spelunca se recondit, et per tres dies aliquando dormit, tunc surgens magnam vocem emittit, et ab ore eius aromaticus odor exit, supra modum suavis, qua re tunc omnia animalia sequuntur eam, solus draco fugit, et eius odorem non ferens, in seipso deficit. Sed sicut panthera draconem, ita penitentia odit peccatum, et peccatum ipsam penitentiam fugit, que in spelunca, id est in corde penitentis inclusa, postquam per tres dies, scilicet contritionis, confessionis, et satisfactionis perseveraverit, exurgens a statu culpe, emittit vocem laudis, solutum se sentiens a somno peccati […] (LdE, v 94).
- 16 L’odore soave che esce dalla bocca dell’animale è stato sottolineato anche da Aristoteles, IX, 612a (...)
12La pantera è presentata innanzitutto come nemica del drago. Quando si risveglia ed esce dalla sua tana, dopo esservisi riposata per tre giorni, emette un ruggito e dalla sua bocca esce un profumo soave che attira tutti gli animali tranne il drago16. Dal punto di vista della moralizzazione, la pantera è assimilata alla penitenza che odia il peccato. Il contenuto di questa notizia, per quanto riguarda la descrizione fisica dell’animale e il particolare del profumo che emana quando ruggisce, non si discosta da quello di Physiologus B, 23 ; quest’ultimo, tuttavia, differisce circa la moralizzazione ; quella della pantera è infatti l’allegoria più ampia all’interno del Physiologus:
Est animal quod dicitur panthera, varium quidem colore, sed speciosum valde, nimis mansuetum. Physiologus dicit de eo, quoniam inimicum solum draconem habet. Cum ergo comederit et satiaverit se diversis venationibus, recondit se in speluncam suam, ponit se, et dormit; post triduum exsurgit a somno, et statim emittit rugitum magnum ; simul autem cum rugitus exit de ore eius odor suavitatis, ita ut superet omnia aromata. Cum ergo audierint vocem eius omnes bestiae quae prope sunt et quae longe, congregant se omnes et sequuntur suavitatis odorem qui exit de ore eius; solus autem draco, cum audierit vocem eius, timore contrahitur, et fulcit se in terraneis cavernis terrae, ibique non ferens vim suavitatis odoris. Sic et dominus noster Iesus Christus, verus panther, omne humanum genus (quod a diabolo captum fuerat et morti tenebatur obnoxium) per incarnationem ad se trahens: […] descendens de caelis eripuit nos de potestate diaboli, et sociavit nos bonitati suae ; […] Et animal varium est panthera, sicut dictum est per Salomonem de domino Iesu Christo, qui est dei sapientia, spiritus intelligibilis, sanctus, unicus, multiplex, subtilis, mobilis, certus, incontaminatus, verus, suavis, amans bonum, aptus, qui nihil boni vetat fieri, clemens, firmus, stabilis, securus, omnia potens, omnia prospiciens, omnia faciens, mobilior sapientis, et reliqua […] (Physiologus B, xxiii)
- 17 Analogamente in Physiologus ϒ : 124: Dominus noster et salvator surgens a mortuis omnibus bonus odo (...)
13Il felino diventa figura di Cristo17 che attira a sé il genere umano mentre scaccia il peccato, il diavolo, esattamente come la pantera attira tutti gli animali ma tiene alla larga il drago, il quale subito, al solo sentirne il ruggito, si mette al sicuro sottoterra. Il suo manto variegato simboleggia poi le innumerevoli qualità del Salvatore: dei sapientia, spiritus intelligibilis, sanctus, unicus, multiplex, subtilis, mobilis, certus, incontaminatus, verus, suavis, amans bonum […].
14Quanto all’onocentauro, creatura formata da una metà asinina e da una metà umana, esso rappresenta l’uomo colto ma al contempo voluttuoso, che, cioè, ha una parte razionale e una selvaggia:
Scientia cum mala vita facit homines similes monstruosis animalibus onocentauris, et Hyppocentauris. Dicit enim Phisiologus quod onocentaurus est animal ab asino homineque compositum: nam ab umbilico sursum habet effigiem humanam ; unde medius est inter hominem, et asinum: sicut Hyppocentaurus inter hominem et equum, ut Isidorus dicit. Talis est homo literatus, et voluptuosus: quia ex una parte est rationalis, et ex alia bestialis, cognitione spiritualis, opere carnalis (LdE, v 107).
- 18 Così nel Physiologus ϒ p. 114: Similiter et onocentauri, a pectore et sursum hominis habet figuram, (...)
15Secondo il Fisiologo, invece, l’onocenaturo è figura dell’ipocrita, che sostiene sempre di fare il bene, ma che in definitiva si comporta male18.
Onocentaurum duabus naturis constare Physiologus asserit, id est: superior pars similis homini est, inferioris vero partis membra sunt naturae valde agrestis. Huic assimilantur vecordes atque bilingues homines informes ; dicente apostolo: habentes autem promissionem pietatis, virtutem autem eius abnegantes (Physiologus B, xxiii).
- 19 Vale a dire le versioni A (ms. Bruxelles, Bibliothèque Royale, 10074, f. 140v-156v., xex sec.), B ((...)
16Sino a qui abbiamo visto una corrispondenza tra le rubriche del Liber de exemplis e quelle del Fisiologo. Ci sono tuttavia due animali che non si ritrovano nelle versioni più antiche di quest’ultimo19, mi riferisco al lupo e al coccodrillo.
17Analizziamo quindi brevemente le due notizie per poi passare a individuare una possibile fonte alternativa.
Dicit enim Phisiologus, quod lupus non venatur circa locum ubi nutrit catulos suos, sed venatur a remotis. Quasi autem loca ubi nutriuntur catuli eorum luporum, sunt malorum corda, in quibus nutriuntur delectationes et afflictiones peccatorum: ibi ergo diabolus non venatur, quia tales diabolus tentare non conatur. Gregorius. Illos diabolus pulsare negligit, quos quieto iure possidere se sentit, sed quasi loca ab ipso remota sunt iustorum corda, que scilicet ei contradicunt: et ideo precipue tales diabolus persequitur, et molestat (LdE, v 39).
18Il lupo non va a caccia vicino alla tana dove si trovano i suoi cuccioli, ma si spinge più lontano. Questa caratteristica fornisce lo spunto perché esso venga assimilato al diavolo, che non si accontenta di andare a caccia delle persone malvagie (i cuccioli di lupo), ma che va alla ricerca dei cuori puri. La notizia del lupo è la più lunga tra quelle che non si riscontrano nelle versioni antiche del Physiologus, essa è dunque un’aggiunta importante rispetto al nucleo originario dell’opera.
19Veniamo ora al coccodrillo:
Hypocrita ei quem ledit, falsam compassionem ostendit, ne ex crudelitate ledere credatur. Unde assimilatur cocodrillo, de quo Phisiologus dicit, quod si hominem iuxta littus invenit, eum occidit, sed postea eum plorat, et tamen eum devorat […] (LdE, v 72).
- 20 Per un approfondimento circa la questione della trasformazione del coccodrillo nel corso del Medioe (...)
20Caratteristica dell’animale20 è quella di mostrare compassione per la sua preda, esattamente come fa con l’uomo che incontra sulla riva del fiume prima di divorarlo. Come è facilmente intuibile, questo animale rappresenta l’ipocrita che finge compassione per la sofferenza che egli stesso procura.
- 21 Tale collezione è detta anche Pseudo-Basileana poiché, in tutti i capitoli, il commento spirituale (...)
- 22 La versione H corrisponde al secondo libro del De bestiis et aliis rebus, un’opera che fu inizialme (...)
21Come si è detto, queste due ultime rubriche non sono presenti nelle versioni A, B, C e Y del Fisiologo. Esse si ritrovano nella terza collezione della versione greca21, il cui contenuto è però differente, e nella versione H22. Anche il testo di H tuttavia non è così affine a quello del Liber. Quali sono dunque le altre fonti che occorrerà ipotizzare?
- 23 Van Den Abeele, 2001 : 292-295, ha evidenziato chiari rimandi al De proprietatibus rerum nel iv lib (...)
- 24 Per comodità di consultazione, faccio riferimento all’ed. Nürnberg, 1492, custodita presso il Corni (...)
22Alcuni aspetti possono indirizzarci verso un’opera ben precisa ; si tratta del De proprietatibus rerum di Bartholomaeus Anglicus, che, oltre ad essere una delle enciclopedie medievali di maggior rilievo, è una delle fonti del predicatore domenicano per quanto riguarda il iv libro23. Guardiamo allora quali impressioni può fornire, a questo proposito, una comparazione tra le due opere. Il libro del De proprietatibus rerum che occorre prendere in considerazione è il diciottesimo24. Seguendo l’ordine precedente, riporto di seguito i passi corrispondenti dell’enciclopedia di Bartholomaeus Anglicus.
- 25 Per l’identificazione dei passi si vedano le note 5-7.
Castor est bestia mirabilis que cum quadrupedibus vivit et graditur in terris sub aquis autem natat et commoratur cum natatilibus sicut piscis. Et est castor a castrando sic vocatus ut dicit Isidorus LI XII. Nam eorum testiculi medicine sunt apti propter quos cum presenserint venatorem ipsi se castrant et morsibus sua virilia amputant et detruncant ut dicit idem de quibus Cicero ait. Redimunt se ea parte corporis propter quas maxime expetuntur et Iuvenalis. Qui se eunuchus facit cupiens evadere damno testiculi. de castoribus autem dicit Plinius li. Xi. C. iii25. Ponto inquit unum dicunt genus animalium esse quod nunc terrenam nunc aquaticam ducit vitam in extremis aquarum et fluminum ripis domos et cavernas sibi edificat muro artificio in extremis aquarum et fluminum ripis preparatas (Bartholomaeus Anglicus, DPR, xviii 28).
De panthera. […] dicit phisiologus panthera inquit odit draconem et draco ipsum fugit. Cum autem comederit et saturata fuerit se recondit in spelunca et dormit continue fere tres dies. Post triduum vero a somno surgens emittit vocem et ab eius ore exit odor aromaticus supra modum suavis propter cuius suavitatem ipsam omnia animalia sequuntur. Solum autem draco audiens vocem eius timore perterritus fugit in caverna (Bartholomaeus Anglicus, DPR, xviii 80).
De onagro. […] de quo dicit phisiologus XXV die marci duodecies et totiens in nocte rugit, per cuius rugitum equinoctium apud afros discernitur et dicit quod totiens rugit de dies quot dies habet horas […] (Bartholomaeus Anglicus, DPR, xviii 80).
De onocentauro. […] alio modo sentit phisiologus quod dicit onocentaurum esse compositum ex humana effigie et asinina nam ab umbilico et sursum figuram habet hominis et ab eodem inferius formam obtinet animalis (Bartholomaeus Anglicus, DPR, xviii, 77).
23Nel riportare i passi ho trascritto solamente le informazioni che Giovanni sembrerebbe avere ripreso ; questo perché le notizie del Fisiologo sono molto dettagliate dal punto di vista della descrizione dell’animale e dei suoi comportamenti. Sono però assenti le moralizzazioni, motivo per cui non ho ritenuto essenziale riportare i passi integralmente.
24Per quanto riguarda la notizia sul castoro, si potrà notare la prossimità tra l’espressione propter testiculos queri, quos habet medicine aptos, e quella corrispondente, presso Bartolomeo, eorum testiculi sunt apti. Lo stesso si può dire per et sic se ab eis redimit di Giovanni e redimunt se ea parte corporis. Inoltre, si ritrovano citate nel De proprietatibus le stesse fonti menzionate da Giovanni, cioè Isidoro di Siviglia, Cicerone, Giovenale, Plinio.
25Nella notizia sulla pantera, l’espressione ab ore eius aromaticus odor exit trova una perfetta corrispondenza con ab eius ore exit odor aromaticus.
26Procedendo, per quel che riguarda l’onocentauro, gioverà notare la somiglianza tra ab umbilico rursum habet effigiem humanam et ab umbilico et sursum figuram habet hominis, come si legge in Bartholomaeus Anglicus.
27Passiamo, infine, al lupo e al coccodrillo. Questi due animali sono presenti nella trattazione del De proprietatibus rerum, dove vengono così descritti:
De lupo […] Cuius astutia est ut non capiat predam iuxta loca ubi nutrit fetos suos et tunc venatur a remotis […] (Bartholomaeus Anglicus, DPR, xviii, 69).
Cocodrillus a croceo colore dicitur, ut dicit isidorus. Animal quadrupes..in terra et in aqua vivens […] Dicit autem phisiologus cocodrillus si quendam invenit hominem iuxta littum interficit eum si potest et preterea plorat super eum et postea divorat ipsum (Bartholomaeus Anglicus, DPR, xviii, 32).
28Se, secondo Giovanni, lupus non venatur circa locum ubi nutrit catulos suos, sed venatur a remotis, in Bartolomeo si legge: cuius astutia est ut non capiat predam iuxta loca ubi nutrit fetos suos et tunc venatur a remotis… Allo stesso modo, Giovanni riguardo al coccodrillo scriveva: de quo Physiologus dicit, quod si hominem iuxta littus invenit, eum occidit, sed postea eum plorat, et tamen eum devorat, descrizione che in Bartolomeo suona: dicit autem phisiologus cocodrillus si quendam invenit hominem iuxta littum interficit eum si potest et preterea plorat super eum et postea devorat ipsum.
29Le somiglianze che emergono dal raffronto dei due testi sono dunque piuttosto evidenti. Giovanni fa ricorso ad espressioni che si ritrovano pressoché identiche nel De proprietatibus rerum e che sembrerebbero indicare un chiaro utilizzo dell’enciclopedia di Bartolomeo Anglico da parte del predicatore toscano.
- 26 La stesso riporta Van den Abeele, 2001 : 292.
- 27 A conferma di quanto rilevato da Van den Abeele, 2001 : 295.
30Per quanto riguarda l’utilità del Physiologus B in rapporto al LdE, si può dire che essa sia limitata. Oltre a non averlo citato in maniera diretta, non si può affermare che Giovanni vi abbia fatto un ampio ricorso per la composizione dei suoi due libri a materia zoologica. Si sono viste invece delle chiare corrispondenze con il De proprietatibus rerum, che ne rendono decisamente plausibile l’utilizzo da parte del predicatore italiano come fonte intermediaria. Come si è visto, i punti di contatto tra l’enciclopedia di Bartholomaeus Anglicus e il Liber de exemplis sono significativi, e certamente più evidenti di quelli che quest’ultimo ha con il Physiologus latinus. Va segnalato, tuttavia, che nel Liber, in base alle ricerche da me condotte26, non si riscontrano esplicite menzioni di Bartolomeo Anglico o della sua opera. Infine, quanto all’originalità dell’autore, è evidente come essa sia limitata nella sezione in cui si descrivono le proprietà e le caratteristiche di ciascun animale, mentre appaia decisamente più spiccata allorché si tratta delle moralizzazioni27.
- 28 « Presbyter Misnensis Ecclesiae circa An. 1443 sub Joanne Episcopo Misnensis et superstes adhuc An. (...)
31Per concludere, discostandomi un poco da quanto trattato sinora, e tuttavia seguendo il fil rouge della materia zoologica, vorrei introdurre un piccolo esempio della posterità del testo di Giovanni. Faccio quindi seguire un estratto da una collezione di sermoni di un predicatore tedesco redatta verso il 1443-1447 ; si tratta del poco conosciuto Hortulus reginae di Meffreth, operante nella città di Meißen28.
- 29 Meffreth, Hortulus reginae, Pars aestivalis, Dominica II post Pascha, sermo X, ed. München, 1610 : (...)
Dicit enim Phisologus, quod lupus non venatur circa locum ubi nutrit catulos suos sed venatur a remotis. Loca autem propinqua ubi nutriuntur catuli luporum sunt corda malorum, ubi nutriuntur delectationes et affectiones peccatorum. Ibi ergo diabolus non venatur, quia tales tentare non cupit. Sicut testatur Gregorii in moralibus29[…].
32Il caso di Meffreth, come quello di Giovanni da San Gimignano, esemplifica chiaramente un tratto caratteristico delle enciclopedie medievali, moralizzate e non, ovvero la presenza di citazioni molto spesso infedeli, sia per quanto riguarda il contenuto sia per quanto riguarda l’identificazione della fonte. Proprio tale prassi rende difficile, da parte nostra, risalire alla citazione originale, permettendoci solamente di avanzare ipotesi circa i modelli utilizzati. D’altra parte, come è ben noto, solo con l’avvento dell’Umanesimo si manifesteranno quegli interessi e quell’attenzione filologica che cambieranno per sempre l’approccio al testo scritto.