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I nomi degli insetti a Bisanzio tra sviluppi eruditi e tradizioni popolari1

Insect Names in Byzantium: between Erudite Developments and Popular Traditions
Przemysław Marciniak

Résumés

Questo articolo tratta della sulla terminologia entomologica in ambito bizantino. Tra le osservazioni preliminari si riscontra come alcuni nomi di insetti furono coniati dagli studiosi bizantini e vennero prevalentemente impiegati tra eruditi. Inoltre, si esplorano ulteriori fonti testuali che potrebbero rivelare una terminologia più largamente diffusa e di uso popolare.

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Texte intégral

Introduzione

  • 1 Questo articolo è stato redatto grazie al sostegno del progetto NCN 2021/43/O/HS2/00280 « Byzantine (...)
  • 2 Sul rapporto di Aristotele con l’entomologia si vedano Capelle Wilhelm, « Zur Entomologie des Arist (...)

1Nel mondo di Bisanzio la terminologia legata agli insetti si fonda sulla tradizione aristotelica – quando addirittura precedente ! – e pertanto risente di tutte le problematiche connesse ad una simile situazione2. Le seguenti osservazioni hanno un carattere introduttivo e sono destinate solo a segnalare un problema, che non è mai stato adeguatamente studiato. Le fonti a disposizione degli studiosi sono estremamente eterogenee e, solitamente brevi e di natura incidentale, i pochi riferimenti ad insetti, artropodi e piccoli invertebrati trovano spazio nelle opere di autori interessati perlopiù alla natura ovvero alla zoologia. Inoltre, nella maggior parte dei casi (con alcune eccezioni di cui diremo più avanti), questi cenni rientrano nella dimensione del dibattito intellettuale ed erudito e, come tali, svolgevano soprattutto la funzione di exempla retorici o strumenti per l'esegesi testuale.

  • 3 Non c'è stato ancora un tentativo di ricavare informazioni sugli animi dalle tradizioni scoliastich (...)

2Numerose informazioni utili emergono dagli scholia ad opere antiche. Tuttavia, a causa della complessa stratigrafia di simili commentari, non è sempre facile individuare il contributo esclusivamente « bizantino » e cosa invece sia stato ripreso tout court3. Un buon esempio di tale situazione è rappresentato dalla discussione sulla βομβύκια, così come appare negli scoli a Le Nuvole. Nella commedia di Aristofane, un discepolo discute animatamente con Strepsiade, domandandosi se i moscerini ronzino attraverso la bocca o il deretano. Ciò fornisce ai commentatori l'opportunità di soffermarsi a chiarire il dubbio entomologico. Seguendo gli scoliasti precedenti, Giovanni Tzetzes (ca. 1110-ca. 1180) dà la propria spiegazione :

Ἔντομα μὲν διὰ τὴν ἐν τῇ ῥάχει αὐτῶν ἐντομὴν καὶ ὀπ̣ήν, δ̣ι̣’ ἧς φθέγγονται φθέγγονται, βομβύκια δὲ διὰ τὸ βομβεῖν. μᾶλλον δὲ βομβύκια κυρίως καλεῖται κώνωψ καὶ μυῖα καὶ μέλισσα, σφὴξ καὶ ὅσα βομβεῖ, ἔντομον δὲ τέττιξ
(
Tzetzes, In Nubes, su 156A.10-13)

[Alcuni sono detti] insetti per la sezione che si trova nella parte inferiore del corpo e il foro attraverso il quale emettono suoni, e βομβύκια perché ronzano. Il moscerino si chiama più propriamente βομβύκιον, così come la mosca, l'ape, la vespa e tutto ciò che ronza. La cicala, invece, è un insetto [ἔντομον].

  • 4 Si vedano le osservazioni in Davies Malcolm, Kathirithamby Jeyaraney, Greek Insects, London, 1986 : (...)
  • 5 Cf. LSJ, s.v. Si veda anche la discussione da Epstein 2019 : 427.
  • 6 In Davies, Kathirithamby 1986 : 73.
  • 7 Allo stesso modo, alcuni animali che mordono erano descritti come δάκετα (scorpioni, ad esempio) ov (...)
  • 8 In Davies, Kathirithamby 1986 : 73.
  • 9 Ps.-Galeνο, Λέξεις βοτανῶν : 387.20 : « βόμβυλος ἤτοι ὁ τέττιξ λεγόμενος ».

3La versione dell’erudito bizantino offre dettagli ulteriori rispetto agli scholia precedenti, soprattutto per quanto riguarda la definizione generale di βομβύκια (« esseri che ronzano »)4. Poiché in altri passaggi dei suoi commenti egli presenta versioni innovative a proposito dei nomi degli insetti, non c'è motivo di credere che non potesse elaborare, almeno in parte, tali varianti in maniera indipendente. In particolare, Tzetzes non ha creato la parola, che è registrata due volte nell’Historia animalium di Aristotele : in 551b14 con il significato di « bozzolo del baco da seta »5 e in 555b13 con il valore generico di « insetto » (probabilmente l’osmia)6. Contemporaneo di Tzetzes, Eustazio di Tessalonica notò curiosamente che il nome « di un qualche insetto » dipendeva in egual modo dal ronzio che l’animale produce7 : il termine cui si fa riferimento, βομβυλιός, è infatti ricordato nelle fonti e può indicare una sorta di ape, forse il bombo (Eust. Commentarii ad Hom. Odyss. : 2.19)8. Inoltre, una lieve variazione della parola, βομβυλός, viene registrata nel Λέξεις βοτανῶν dello Ps.-Galeno come sinonimo di cicala9. In altre parole, Tzetzes sfrutta la tradizione antica per elaborare una propria tassonomia.

4Questo singolo esempio mostra chiaramente che è impossibile tracciare un quadro sistematico e coerente della terminologia bizantina relativa agli insetti (e lo stesso sembra valere per i periodi storici anteriori al millennio di Bisanzio così come per la frammentata civiltà latina occidentale). Ciò si deve principalmente al fatto che gli autori antichi e quelli bizantini non erano particolarmente coerenti nell'usare tale terminologia. Inoltre, quando essi si discostavano dalla tradizione antica o la modificavano a bella posta, la terminologia diviene ancor più ambigua. Le scelte di Tzetzes, destinate ad un piccolo gruppo dei suoi studenti, volevano rappresentare un saggio della vasta conoscenza del maestro, senza alcuna pretesa di chiarezza o strutturazione tassonomica.

  • 10 Egan Rory, « Insects », in G.L. Campbell (ed.), The Oxford Handbook of Animals in Classical Thought (...)
  • 11 Posey Darrell, « Topics and Issues in Ethnoentomology with Some Suggestions for the Development of (...)
  • 12 Spero di offrire una visione più completa ed articolata sugli insetti bizantini nel libro che sto a (...)

5In questo contributo presenteremo brevemente la terminologia generale inerente al mondo degli insetti e analizzeremo poi i nomi utilizzati per le alcune specie. Questa non può, e non vuole, essere una rassegna esaustiva e definitiva della tassonomia entomologica bizantina (obiettivo non ancora raggiungibile in questa fase della ricerca) ; se talvolta lo studio si avventurerà lungo sentieri lontani dagli insetti, sarà solo poiché – comprensibilmente – il trattamento della materia di nostro interesse non è stato uniforme dall’Antichità e all’era moderna10 : se la scienza occidentale ha una definizione chiara del termine « insetto », gli entomologi moderni approfondiscono in molte occasioni anche lo studio degli « artropodi »11. Quindi, nell’analisi che segue si esploreranno le categorie e la terminologia emica, senza imporre concetti moderni. Al di là dei pochi esempi selezionati per questa presentazione, la ricchezza del materiale disponibile richiede un’analisi ancora più approfondita negli studi futuri12. La nostra analisi è principalmente diacronica, anche se in alcuni casi ho dimostrato un possibile sviluppo sincronico di termini specifici.

Terminologia generale

  • 13 Questa parola sembra derivare dalla locuzione « essere presi dai cani » (« τὸ ὑπὸ κυνῶν ἁλίσκεσθαι  (...)
  • 14 Scholia in Aves, ed. Holwerda, su 1069A : « ἑρπετά] τὰ μικρά. λέγει δὲ τὰς μυίας ».
  • 15 Infine, nell'antichità, questo termine poteva essere utilizzato anche per descrivere insetti volant (...)

6Per descrivere gli animali diversi dall’uomo esistevano parole il cui campo semantico era eccezionalmente ampio, come ad esempio κνώδαλον13. Qualsiasi tentativo di analizzare le fonti bizantine con il fine di comprendere cosa significasse veramente questa parola è impresa vana. Secondo l'Etymologicum Magnum, il termine κνώδαλα si riferiva principalmente a creature marine, anche se poi, impiegato impropriamente, questo passò ad indicare un qualsiasi animale (522.39-41). Così, pur operando una distinzione tra κνώδαλα terrestri (in altre parole θηρία) ed ἑρπετά, Neofito di Cipro (XII-XIII sec.) individuò una vasta gamma di animali pericolosi (Commenti sull’ Hexaemeron 6.22–25). Tuttavia, quando l’imperatore Teodoro II Lascaris (XIII sec.) scrisse che il contadino protegge il raccolto e scaccia i κνώδαλα, egli potrebbe aver voluto intendere tutti i tipi di animali, forse anche agli insetti. Di portata altrettanto ampia era il termine ἑρπετά : gli scoli all’Odissea di Omero indicano che esso era usato prevalentemente in riferimento ai serpenti e, in maniera impropria, poteva essere applicato a tutti i tipi di animali (« κυρίως μὲν οἱ ὄφεις, καταχρηστικῶς δὲ νῦν πάντα τὰ θηρία » [4.418A2]). Negli scoli agli Uccelli di Aristofane, invece, gli ἑρπετά sono descritti come « piccoli » e, nel passaggio di nostro interesse, vogliono significare le mosche14. Ancora una volta, l'unico filo conduttore tra le varie fonti è la loro incompatibilità : il termine ἑρπετά può essere usato per descrivere animali diversi. Come notato da Arnaud Zucker, questo termine può essere applicato a tutti gli animali che si muovono (Zucker 2005 : 64). Giuseppe Briennio sembra voler dire che questi ἑρπετά si muovono sulla terra (« πορεύονται »), distinguendoli così dagli animali volanti e dalle creature acquatiche (Orazioni, 3.176). Neofito Prodromenos, che visse poco prima di Briennio, intende invece « τὰ ὕδατα ἑρπετὰ » (delle « creature acquatiche », Domande e risposte, 2E.5.80)15.

  • 16 Questo fu senza dubbio il dettaglio biologico più interessante per i bizantini ; si faccia riferime (...)
  • 17 Come evidenziato dall’editore, molti scholia di L(aurentianus) fanno riferimento al linguaggio coll (...)

7Un termine meno ambiguo è quello che Bisanzio eredita da Aristotele : ἔντομα (Arist., HA, 4.523B.13-15). È interessante notare che questo non fu particolarmente popolare tra gli scrittori bizantini. Una ricognizione preliminare dei testi dove questo lemma compare suggerisce una limitazione cronologica e di genere testuale. Sembra infatti che la parola ἔντομον riemerga solo a partire dal periodo medio-bizantino (soprattutto nel XII secolo), quando le opere aristoteliche sulla zoologia attirarono un più grande interesse nelle cerchie intellettuali (Trizio 2018 : 155-168). Michele Psello usò occasionalmente il termine nel mettere in discussione il fatto che gli insetti respirino16. Questa parola è presente abbondantemente – e in maniera prevedibile – soprattutto nei commenti alle opere naturali di Aristotele, in particolare nelle opere di Michele di Efeso. Nel codice Laur. 86.7 della Biblioteca Laurenziana di Firenze, figura uno scolio al trattato Sulla natura degli animali di Eliano (4.19), che identifica gli « ἔντομα » come « σφήξ, μέλισσα, μυῖα̣ e altre creature simili ». Anche se il manoscritto in questione risale al XII secolo, il commento si deve ad una mano successiva, probabilmente del XIV secolo. Tale nota, quindi, potrebbe essere stata destinata ad un pubblico di studenti, attirando la nostra attenzione sul fatto che il suo autore abbia ritenuto necessario chiarire il significato di ἔντομα nel testo di Eliano17. Tale circostanza potrebbe indicare che a quel tempo la parola era – o era rimasta – un termine erudito, usato raramente nel linguaggio colloquiale ? Indipendentemente dalla risposta, le definizioni bizantine di ἔντομον non sono affatto complesse come quelle dello stesso Aristotele.

  • 18 Galeno, De simplicium medicamentorum temperamentis 11.475 : « διὰ τί τῶν ἐντόμων ζώων ἀναιρετικόν ἐ (...)
  • 19 « Καίτοι καὶ τὸ ἔλαιον αὐτὸ ταῖς μελίτταις καὶ τοῖς ἐντόμοις ἐστὶ πολέμιον ζῴοις, ἀνθρώπων δὲ τοὺς (...)

8Alcuni autori scelsero di utilizzare la locuzione τὰ ζῷα ἔντομα (animali segmentati) al posto del semplice ἔντομον/ἔντομα. Tale opzione non sembra essere stata utilizzata da Aristotele, sebbene sia annoverata in un frammento aristotelico estratto dall'opera di Galeno18. Condannando l'uso degli oli, Clemente d'Alessandria affermò che questi sono « nemici » delle api e degli insetti (« τοῖς ἐντόμοις […] ζῴοις ») (Pedagog. 2.8.66.2)19. Allo stesso modo, Eustazio di Tessalonica usò la frase ἔντομόν τι ζῷον invece del semplice ἔντομον (Eust., Comm. ad Od. 2 : 19.29). Questi e altri usi simili potrebbero essere dovuti a scelte stilistiche o estetiche, senza configurarsi come soluzioni sistematiche (e infatti Eustazio usa regolarmente anche ἔντομα !).

9Inoltre, parlando delle sirene, Eustazio notò che Aristotele menziona un insetto chiamato σειρήν (e sottolinea che è di sesso maschile). Per caratterizzare siffatta creatura, l’erudito bizantino usò la frase « ζωΰφιόν τι ἔντομόν » (Eust., Comm. ad Od 2 : 5. 28-9) : questo è – se non erriamo – l'unico caso di combinazione del diminutivo di ζῷον con ἔντομον. Nella Vita di Stefano di Mar Saba si trova la frase « τοῖς μύρμηξι δὲ καὶ τοῖς μικροῖς ζωυφίοις » (« le formiche e picolli animaletti », 14. 175). Questa frase sembra descrivere gli insetti, anche se la sua formulazione può apparire ridondante. Forse l'autore intendeva sottolineare che gli insetti sono gli animali più piccoli di tutti.

  • 20 Più recentemente Zucker 2005 : 38.
  • 21 Ad esempio, si faccia riferimento a Ps.-Zonara, Lexicon ζ 966.15 : « Ζώδιον. τὸ μικρὸν ζῶον ».
  • 22 Zucker 2005 : 62 : « Le substantif τὸ θηρίδιον [thêridion] est un véritable diminutif, spécialisé d (...)
  • 23 Questi vermi sono descritti come θηρίδια nei Geoponica 5.53.6 : « τὰ καλούμενα θηρίδια ἶπας, ἃ μάλι (...)
  • 24 DGE ́μβολον Insects and Other Invertebrates in Classical Antiquity.

10Nel suo studio innovativo sull'etimologia degli insetti, Gil Fernandez ha sottolineato come il termine « insetto » è molto impreciso ed ha indicato che uno degli attributi più significativi di queste creature è rappresentato dalle loro piccole dimensioni (Fernandez 1959 : 10)20 ; egli riportò l’attenzione su un gran numero di diminutivi come θηράφιον, θηρίδιον, ζῴδιον, ζῳΰφιον, etc. Tuttavia, questo elenco richiede ulteriori precisazioni, almeno quando venga a toccare Bisanzio. Dei termini elencati da Fernandez le fonti bizantine ne registrano soltanto poche voci. Θηράφιον ricorre solo due volte, una delle quali in Galeno, dove indica vespe, api, scorpioni e persino una donnola (Gal. Antid. 14.91.3-5.). Ζῴδιον è un caso più complicato in quanto sembra avere una moltitudine di significati e si presenta in un gran numero di occorrenze : tuttavia, una nostra prima indagine sembra suggerire che non sia stato utilizzato nel contesto entomologico ma, a livello esclusivamente grammaticale, come il nome di un piccolo animale21. Θηρίδιον sembra usato principalmente – ma non esclusivamente ! – per descrivere creature che oggi classificheremmo come vermi, e il suo uso è piuttosto raro22. Eustazio di Tessalonica lo usò per parlare dei tarli (οἱ ἶπες, Eust. Comm. ad Odyss., 2.265.14-15) ; altrove precisò che gli antichi chiamavano « bestia » (θηρίον) ogni ἄλογον ζῷον, mentre gli eruditi del suo tempo indicano con il nome di ἶπα un piccolo animale (Eust. Comm. ad Odyss., 2. 525.17-18)23. Nel Lexicon di Fozio, alla lettera ε, l’ἔμβολος è descritto come un θηρίδιον che mangia verdure (informazione desunta da Esichio). Il DGE riporta la traduzione « quizá un escarabajo parásito de las verduras » (forse uno scarafaggio, un parassita della verdura), ma non c'è nulla nelle fonti che supporti questa o qualsiasi altra identificazione24.

  • 25 Zucker 2005 : 63 « Le substantif τὸ̀ ζωΰφιον […] est également un diminutif de ζῷον qui désigne un (...)
  • 26 Ci sono alcune occorrenze che testimoniano un uso precedente (ad esempio, i Cyranides del I sec. d. (...)

11Di tutti i termini elencati da Fernandez, ζῳΰφιον è di gran lunga il più popolare25. Ciò non significa affatto che fosse usato esclusivamente per descrivere gli insetti. Il Lexicon dello Ps.-Zonara definisce gli ζῳΰφια come « τὰ μικρὰ ζῶα, ἤτοι κνώδαλα ἢ πτηνά » (piccoli animali, sia striscianti che volanti, ζ 968.10). In una delle sue poesie, Manuele File fa una distinzione tra creature alate, che vivono sulla terra e sull'acqua, e gli ζῳΰφια (Carm. 2. 136, l. 9 : πτηνὰ καὶ χέρσυδρα καὶ ζωΰφια, o volatili e anfibi e insetti). Tra le tante creature descritte come ζῳΰφια nel Lexicon dello Ps.-Zonara si menziona anche un coccodrillo (cf. κ 1250 : « ὁ δὲ κροκόδειλος ζωΰφιόν ἐστι μικρόν », il coccodrillo è piccolo animaletto), ma in questo caso deve trattarsi di una piccola lucertola. Nella maggior parte dei casi, tuttavia, ζῳΰφιον è impiegato per descrivere una zanzara, una mosca, vari tipi di locuste, api, vespe etc. Non sembra possibile fornire una spiegazione convincente del motivo per cui questa parola sia stata usata così diffusamente, ma si può affermare con ragionevole sicurezza che questa sia entrata definitivamente nell’uso linguistico piuttosto tardi (intorno al II secolo d.C. ?)26.

  • 27 Marciniak 2023: 181.

12Esiste ancora un altro termine per descrivere piccole creature e/o insetti : ζῳύλλιον. Tuttavia, questo appare esclusivamente negli scritti di Giovanni Tzetzes27 e ci lascia supporre che sia stato coniato da questo stesso autore. Come già accennato, la creatività di Tzetzes nell'inventare una nuova terminologia relativa agli insetti è piuttosto vivida : tuttavia, ciò non rifletterebbe tanto i suoi interessi zoologici (anche se, a giudicare dai numerosi riferimenti al mondo animale presenti nelle sue opere, questi potrebbero essere genuini !) quanto la versatilità, la conoscenza e la padronanza che egli aveva della lingua greca. Queste qualità avevano probabilmente lo scopo di attrarre nuovi studenti e mecenati.

13Ciò che emerge da questa breve disamina è che i bizantini non tentarono mai di stabilire una tassonomia coerente, che armonizzasse in maniera univoca la terminologia allora in uso. Si può presumere che parte del problema sia legato all’esistenza di varie tradizioni che, alla fine, coesistevano senza destare particolari problemi. Allo stesso tempo, i bizantini non sentirono mai il bisogno di usare una terminologia più precisa per descrivere le piccole creature : è interessante notare che l’invenzione aristotelica l’ἔντομα non prese mai piede nel periodo bizantino.

Singoli nomi

  • 28 Beavis 1988: 69.
  • 29 Hooker 2017: « to those who argue against Providence and blame these little creatures – that is, lo (...)
  • 30 Trad. « alcuni dicono che si tratti di piccolo animali ».

14Per quanto riguarda Bisanzio, anche la terminologia relativa ai singoli nomi di insetti appare problematica, come si evince dal caso di ἐρυσίβη. Commentando il termine, Beavis sostiene che « which in normal Greek refers to the fungal disease of crops known as rust, is used by the LXX translators to render the Hebrew locust names chasil (in four places) and selasal (in Deut. 28.42) »28. Senza entrare nel merito di ciò che nella citazione si intende per normal Greek, le fonti bizantine attribuiscono un significato aggiuntivo alla parola ἐρυσίβη, che, in riferimento ad un piccolo animale/locusta, si avvicina molto al termine ebraico originario. Giovanni Lido (VI sec.) rafforza questa idea quando nell’opera Sui mesi afferma : « Ὅτι πρὸς τοὺς ἀντιλέγοντας τῇ προνοίᾳ καὶ μεμφομένους τουτοισὶ τοῖς ζωϋφίοις, ἀκρίσι λέγω καὶ ἐρυσίβαις […] » (A coloro che si scagliano contro la Provvidenza e incolpano queste piccole creature - i tati, le cavallette, De mens. 4.74)29. Questa ambiguità emerge ancora più chiaramente negli Epimerismi di Giorgio Cherobosco, dove l’autore afferma « οἱ δέ φασι ζῶόν τι εἶναι μικρόν » (Epim. 162.19.20)30 ; in ultimo, l'Etymologicum Gudianum riporta « ἐρυσίβη· γένος ἀκρίδος » (una specie di locusta, che è l’interpretazione più vicina all'originale ebraico) (ε 532). Pur restando nell’ambito delle ipotesi, sembra lecito pensare che, a un certo punto, gli autori bizantini si siano accorti che l'originale ebraico si riferiva ad un insetto, e non ad una malattia del raccolto. Successivamente, questi associarono il significato ebraico al termine greco, che nelle fonti precedenti si riferiva esclusivamente alla malattia botanica. L'esatta dinamica di questa transizione rimane avvolta nel mistero, ma ci piace pensare che il responsabile possa essere stato un qualche ebreo convertito. Ἐρυσίβη rimane un raro caso in cui il nome funzionava senza un significante proprio (o con un significante sbagliato).

15Nella maggior parte dei casi, ci si trova davanti a nomi dietro ai quali si nasconde un animale vero e proprio, ma noi non siamo oggi in grado di identificarlo. A prima vista, i bizantini non dimostrarono grande creatività quanto all'invenzione dei nomi delle singole specie di insetti e invertebrati simili. E anche se in gran parte è probabilmente vero, ciò non è del tutto corretto. In questa sezione osserveremo due linee di sviluppo indipendenti : quella « filologica », per lo più svincolata dalle osservazioni zoologiche in quanto risultato dell’azione di autori dotti ; la seconda, « popolare », riguarda la terminologia che veniva usata nel linguaggio colloquiale e, potenzialmente, permette di intravedere le dinamiche di sviluppo della terminologia entomologica al di fuori del discorso intellettuale/letterario. In alcuni testi, questi due filoni si intrecciano, come mostra il seguente esempio tratto dall’opera di Giovanni Tzetzes. L’erudito usò il termine πυραυστούμορος (« morto nel fuoco ») per descrivere la falena. In uno scolio all’Alessandra di Licofrone si legge :

Φάλαινα ζωύφιόν ἐστι ταῖς λυχνίαις ἐπιπετόμενον καὶ πυραυστούμορος καὶ ψυχὴ καὶ ψῶρα καλεῖται […]

  • 31 La traduzione inglese di Agapitos Panagiotis, « John Tzetzes and the Blemish Examiners: A Byzantine (...)

Φάλαινα : si tratta di un insetto che gira attorno alle lampade, detto anche πυραυστούμορος, ψυχή, ψῶρα […]31

  • 32 Agapitos 2017 : 28, n. 144. Si veda anche l’osservazione di Chiara Bianco, che interpreta questo te (...)

16Come ha sostenuto Panagiotis Agapitos, questa parola potrebbe essere una creazione di Tzetzes, creata sulla base di un frammento eschileo32. Come abbiamo visto, non sarebbe questa la prima volta in cui Tzetzes coniò una nuova parola, probabilmente per dimostrare le sue conoscenze : si può credere quindi che questa ipotesi sia corretta. Tuttavia, tale termine non ha avuto alcun impatto sulla terminologia zoologica in generale ; è registrato solo nelle opere di Tzetzes ed è rimasto quella che oggi chiameremmo una « auto-citazione ». Questo è un tipico esempio di tradizione « filologica ».

  • 33 La traduzione « estintore di lampade a olio », (« oil-lamp extinguisher ») proposta da Agapitos, è (...)
  • 34 Agapitos 2017 : 28-29.
  • 35 Marciniak 2023 : 182.

17Tuttavia, questi stessi passaggi contengono ulteriori informazioni, che potrebbero risultare di maggiore interesse per la nostra ricerca sulla terminologia. Alla fine del succitato scolio, Tzetzes sostiene che esiste ancora un'altra parola per la falena, κανδηλοσβέστρα (« estintore della lampada a olio » / extinguisher of the oil lamp), che viene usata nel linguaggio colloquiale (ἰδιωτικῶς)33. Questa affermazione, e la veemente difesa che Tzetzes mette in campo quando accusato di aver usato una parola di basso livello34, sembrano suggerire che si tratti di un termine che veniva usato dalla gente comune. Varianti di questa parola compaiono negli scholia a Nicandro (cf. Theriaka 763a, « κανδηλοσβέστου ») e a Oppiano (cf. Halieutika 1.404, « κανδηλοσβέστρια ») ; gli scoli ad Oppiano includono anche l'informazione «  κοινῶς κανδηλοσβέστρια » (« colloquialmente κανδηλοσβέστρια »). Questi tre passaggi presentano alcune somiglianze e, come abbiamo sostenuto altrove, potrebbero avere una fonte comune35. Adesso, però, ci sembra che la situazione sia ancora più complicata.

  • 36 Τale termine non si trova originariamente nei Theriaka di Nicandro.
  • 37 ed. Gualandri 1968 : 16.

18Gli scoli ai Theriaka menzionano l'insetto chiamato «  κεφαλοκρούστης ». Beavis nota che il nome di questo insetto appare negli scoli a Nicandro, ma non si accorge che esso è presente anche nella parafrasi di Eutecnio36. Come ha sottolineato Isabella Gualandri, gli scoli hanno contaminato in maniera sensibile la parafrasi37. Sebbene si resti al livello di una mera speculazione, ciò potrebbe implicare che, se lo scolio – e le informazioni su κανδηλοσβέστης – precedono l'opera di Eutecnio (che è provvisoriamente datata tra il III e il V secolo), allora il terminus ante quem per l’uso di tale parola potrebbe essere il III secolo. In ogni caso, questa sembra rappresentare la prima versione conosciuta nonché il primo uso di tale specifico termine per la falena, mentre le altre due varianti testimonierebbero l'evoluzione diacronica o le distinzioni regionali della parola. Comunque sia, pare si tratta di un termine usato nel linguaggio quotidiano, almeno nel XII secolo, ed entrato verosimilmente nella lingua greca in momenti successivi (anche se questo rimane oggetto di speculazione).

  • 38 Esistono due edizioni, molto datate, degli euchologia : l’edizione di Jacques Goar del 1647 (ristam (...)

19La terminologia entomologica più vicina all’uso colloquiale emerge da un altro tipo di fonti. La preghiera di San Trifone per la liberazione degli orti, dei vigneti e delle piccole fattorie comprende infatti un elenco preciso degli insetti che distruggono il giardino del santo : il bruco (κάμπη), il verme (σκώληξ), la locusta senza ali (βροῦχος), la locusta (ἀκρίς), la formica (μύρμηξ) e così via. Alcuni termini legati agli insetti nella preghiera, tuttavia, sono particolari : sono presenti infatti nomi di insetti non registrati altrove (ovvero in nessun altro luogo, tranne che negli euchologia), come σκωληκοκάμπη, καλιγάρις μακρόπους e καυσοκόπος38.

20Alcuni di questi termini compaiono in diverse preghiere in versioni leggermente diverse : ad esempio σκωληκοκάμπη (ed. Goar, come nome separato) si presenta anche come σκωληκοκάμπης (XII sec., ed. Dmitrievskij) e σκωληκοκάμπια (XV sec., Dmitrievskij). Καλιγάρις μακρόπους (ed. Goar, come nome separato) sembra essere usato come un nome composto da due parole : ciò potrebbe avere senso in quanto καλιγάρις deriva probabilmente dal latino caligarius (calzolaio) e l'aggiunta « dai piedi grossi » si adatterebbe alla natura della creatura. Una variante di questo nome sarebbe μακρόποα, che si trova nel cod. 73 (ed. Dmitrievskij : 582, riferibile al XV sec.) come nome separato. La tradizione post-bizantina suggerisce che καλιγάρις sia diventato poi καλήγαλη nel cod. 156 (ed. Dmitrievskij : 964, riferibile al XVII-XIX sec.).

21Tuttavia, questo è un problema piuttosto intricato ; sotto alcuni aspetti, un vero e proprio enigma. In primo luogo, l’identificazione di questi termini è ben oltre le nostre attuali possibilità. In secondo luogo, l’assenza di un’edizione moderna degli euchologia pone problematiche ancora più serie : versioni successive e/o alterate potrebbero essere il risultato del cambiamento e dello sviluppo diacronico di un lemma, senza escludere una derivazione da errori di scrittura, malintesi, versioni alterate a causa di cambiamenti nella pronuncia. Considerando la natura di questo genere di fonti, sembra lecito interpretare le diverse forme di terminologia impiegate nelle preghiere come risultato di una fisiologica evoluzione. Tuttavia, c’è anche una possibilità meno allettante da considerare : questa terminologia potrebbe essere stata in uso durante un periodo specifico, forse il periodo medio-bizantino, ma in seguito perse la sua connessione con i nomi dei veri insetti. Le discrepanze tra le fonti potrebbero quindi essere il risultato della copia di scribi che non comprendevano più veramente il significato delle parole che trascrivevano.

  • 39 Come notato da Beavis 1988: 251, questo « is an insect name which, like knips appears to have no cl (...)
  • 40 « Οἱ πτερωτοὶ μύρμηκες, οὓς ἡμεῖς νύμφας ».
  • 41 « Ὅτι λέγονται μὲν παρὰ τοῖς παλαιοῖς νυμφαῖοι μύρμηκε ς οἱ πτερωτοί ».
  • 42 Si veda, ad esempio, Constantino Manasse, Aristandros and Kallithea fr. 149: « οὐκ ἔχεις κώνωπος ἰσ (...)

22Alcuni casi sono ancora più complicati. Nel suo Lexicon, Fozio analizza un termine piuttosto raro e dal significato poco chiaro : σέρφος (Lex. ς 148)39. Lo interpreta come « formiche alate, che noi chiamiamo ninfe »40. Questa parola ha una sorprendente somiglianza con la definizione che Esichio dava di νύμφαι : « οἱ πτερωτοὶ μύρμηκες » (formiche alate, cf. ν 713). Cosa dovremmo dedurre dall'osservazione di Fozio ? Implica davvero che ai suoi tempi le formiche alate fossero chiamate ninfe ? Oppure si tratta dell’ennesimo esempio di discorso accademico, disconnesso dall’uso comune o quotidiano ? Fozio fa leva sull'autorità di Didimo Calcentero, un antico studioso, il che rende ancora meno comprensibile la sua osservazione. Circa trecento anni dopo Fozio, Eustazio di Tessalonica sembra confermare che si tratti di un termine antiquato. Nel Comm. ad Odyss. (vol. 2 : 43) egli afferma che gli antichi chiamavano le formiche alate νυμφαῖοι41. Pertanto l’« ἡμεῖς » di Fozio probabilmente non so configura come dato cronologico (come ai « nostri/miei tempi »), ma forse linguistico (« nella lingua greca ») o culturale. Comunque sia, il σέρφος è indicativo di un altro fenomeno, che ci sfugge, e cioè la scomparsa di alcuni termini. Il termine appare nel tardo periodo bizantino solo una manciata di volte e, forse, veniva usato per dimostrare la conoscenza di un vocabolario ormai dimenticato42. Alcune di queste parole erano termini letterari (come nel caso di Tzetzes), che venivano usati da un certo scrittore una volta e poi mai più ; altri sono diventati antiquati. Questo non è un processo insolito, ma i suoi meccanismi non ci sono ancora chiari.

Conclusioni

23A Bisanzio, la terminologia legata agli insetti presenta due sfide principali. In primo luogo, l’identificazione degli insetti descritti nei testi è spesso un compito arduo, ma questo problema si estende a tutte le società premoderne. In secondo luogo, come accennato in precedenza, raggiungere un qualsiasi livello di coerenza è quasi impossibile a causa dell’uso diffuso ed incoerente di diversi termini generici e riferiti alle singole creature. Nella maggior parte delle fonti discusse, la terminologia rilevante viene utilizzata incidentalmente ; anche i lessici non sempre sono coerenti quando si parla di animali diversi. Di conseguenza, stabilire una terminologia affidabile si traduce in un esercizio inutile poiché anche gli stessi bizantini spesso non riuscivano a mettersi d'accordo su cosa fosse cosa.

24A Bisanzio si guardavano le « piccole creature » in una maniera differente, classificandole in quelle che « ronzano », quelle che « mordono » (scorpioni), quelle che strisciano e, infine ma non per importanza, quelle di piccole dimensioni. Questa situazione imprecisa rispecchia la concezione che i bizantini avevano del mondo animale : un fenomeno frammentato e, forse, addirittura caotico. Descrivere piccoli animali era una questione più letteraria/filologica/etimologica che espressione di un interesse zoologico, come lo definiremmo oggi. Si tratta del risultato di una diversa visione del mondo.

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Bibliographie

Fonti

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Notes

1 Questo articolo è stato redatto grazie al sostegno del progetto NCN 2021/43/O/HS2/00280 « Byzantine cultural entomology : Transformation of the Ancient Heritage (5th-15th centuries)  », Katowice.

2 Sul rapporto di Aristotele con l’entomologia si vedano Capelle Wilhelm, « Zur Entomologie des Aristoteles und des Theophrast », Rheinisches Museum, 105 (1), 1962, p. 56-66 ; Bodson Liliane, « The Beginnings of Entomology in Ancient Greece », Classical Outlook 61(1), October-November 1983, p. 3-6.

3 Non c'è stato ancora un tentativo di ricavare informazioni sugli animi dalle tradizioni scoliastiche, pur essendo numerose le sfide che attendono chiunque abbia a che fare con la tradizione diretta e indiretta degli scholia vetera e recentiora.

4 Si vedano le osservazioni in Davies Malcolm, Kathirithamby Jeyaraney, Greek Insects, London, 1986 : 73. Come notato da Epstein, Aristoteles, Historia Animalium. Buch V, K. Epstein (übers. und komm.), Berlin – Boston, 2019 : 480 : « Insekt Bombykion (βομβύκιον) erwähnt Aristoteles nur hier, es ist bei keinem anderen antiken Autor erhalten. Das Wort wird in den Scholia recentiora zu Aristophanes, Nu. 157 d als Überbegriff für Insekten genannt, die summen (βομβεῖν) ; als Beispiele werden Konopes (Stechmücken o.ä.), Fliegen und Bienen genannt. Im Eintrag zu βομβύκιον im Lexikon (Ecloga nominum et verborum Atticorum) des byzantinischen Gelehrten Thomas Magister wird nur die Aussprache korrigiert (βομβύκιον, οὐ βαμβύκιον). »

5 Cf. LSJ, s.v. Si veda anche la discussione da Epstein 2019 : 427.

6 In Davies, Kathirithamby 1986 : 73.

7 Allo stesso modo, alcuni animali che mordono erano descritti come δάκετα (scorpioni, ad esempio) ovvero φαλάγγιον (un ragno velenoso).

8 In Davies, Kathirithamby 1986 : 73.

9 Ps.-Galeνο, Λέξεις βοτανῶν : 387.20 : « βόμβυλος ἤτοι ὁ τέττιξ λεγόμενος ».

10 Egan Rory, « Insects », in G.L. Campbell (ed.), The Oxford Handbook of Animals in Classical Thought and Life, Oxford, 2014, p. 180-191: 180. Anche la visione di Aristotele differisce dalla classificazione contemporanea : si veda Byl Simon, Recherches sur les grands traités biologiques d’Aristote : Sources écrites et préjugés, Bruxelles, 1980 : 325-330.

11 Posey Darrell, « Topics and Issues in Ethnoentomology with Some Suggestions for the Development of Hypothesis-Generation », Journal of Ethnobiology, 6.(1), 1986, p. 99-120: 99.

12 Spero di offrire una visione più completa ed articolata sugli insetti bizantini nel libro che sto attualmente preparando.

13 Questa parola sembra derivare dalla locuzione « essere presi dai cani » (« τὸ ὑπὸ κυνῶν ἁλίσκεσθαι » = κυνώδαλα) ovvero da « muoversi nel sale » (« διὰ τὸ ἐν ἁλὶ κινεῖσθαι » = κινώδαλα) ; si veda l’Etymologicum Magnum 522.39-41. Su κνώδαλα si veda Zucker Arnaud, Les classes zoologiques en Grèce ancienne D’Homère (VIIIe av. J.-C.) à Élien (IIIe ap. J.-C.), Aix-en-Provence, 2005 : 64 : « Le substantif τὸ κνώδαλον [knôdalon] (41/85) n’a pas une extension zoologique très précise. Sans doute dérivé du verbe κνύειν ( = gratter, mordre, démanger). »

14 Scholia in Aves, ed. Holwerda, su 1069A : « ἑρπετά] τὰ μικρά. λέγει δὲ τὰς μυίας ».

15 Infine, nell'antichità, questo termine poteva essere utilizzato anche per descrivere insetti volanti (Zucker 2005 : 65).

16 Questo fu senza dubbio il dettaglio biologico più interessante per i bizantini ; si faccia riferimento a Marciniak Przemysław, « Byzantine Cultural Entomology (Fourth to Fifteenth Centuries). A Microhistory of Byzantine Insects », Dumbarton Oaks Papers, 77, 2023, p. 177-193 : 181-182.

17 Come evidenziato dall’editore, molti scholia di L(aurentianus) fanno riferimento al linguaggio colloquiale del periodo : cf. ed. Meliadò 2017 : XIV.

18 Galeno, De simplicium medicamentorum temperamentis 11.475 : « διὰ τί τῶν ἐντόμων ζώων ἀναιρετικόν ἐστι ; ».

19 « Καίτοι καὶ τὸ ἔλαιον αὐτὸ ταῖς μελίτταις καὶ τοῖς ἐντόμοις ἐστὶ πολέμιον ζῴοις, ἀνθρώπων δὲ τοὺς μὲν ὤνησεν ». Questo è certamente un riferimento ad Arist. HA 605B.19-20 : « πάντα δὲ τὰ ἔντομα ἀποθνήσκει ἐλαιούμενα » (tutti gli insetti muoiono quando cosparsi di olio). Clemente indica le api piuttosto che sostenere che queste non appartengono alla categoria degli insetti.

20 Più recentemente Zucker 2005 : 38.

21 Ad esempio, si faccia riferimento a Ps.-Zonara, Lexicon ζ 966.15 : « Ζώδιον. τὸ μικρὸν ζῶον ».

22 Zucker 2005 : 62 : « Le substantif τὸ θηρίδιον [thêridion] est un véritable diminutif, spécialisé dans la définition de certains insectes xylophages, et surtout représenté dans la littérature lexicographique. »

23 Questi vermi sono descritti come θηρίδια nei Geoponica 5.53.6 : « τὰ καλούμενα θηρίδια ἶπας, ἃ μάλιστα βλάπτει τὴν ἄμπελον » (« i cosiddetti tarli, piccolo animali, che infestano soprattutto la vite »). Si veda inoltre la Suda ι 529 : Ἶπες : θηρίδια λυμαντικὰ ξύλων καὶ τῶν καρπῶν (« ἶπες : piccoli animali che distruggono legname e frutta »).

24 DGE ́μβολον Insects and Other Invertebrates in Classical Antiquity.

25 Zucker 2005 : 63 « Le substantif τὸ̀ ζωΰφιον […] est également un diminutif de ζῷον qui désigne un animal généralement petit, comme un ver, une araignée, un cloporte ou un acarien, mais peut aussi s’appliquer à une bête étrange de plus grande taille comme ce κούνικλοϛ ibérique que mentionne Galien et qui n’est autre que le lapin : « cette bestiole qui ressemble aux lièvres et qu’on appelle cuniculus ».

26 Ci sono alcune occorrenze che testimoniano un uso precedente (ad esempio, i Cyranides del I sec. d.C.), ma la parola è usata con maggiore frequenza a partire dal II secolo d.C.

27 Marciniak 2023: 181.

28 Beavis 1988: 69.

29 Hooker 2017: « to those who argue against Providence and blame these little creatures – that is, locusts and wheat rust ». La traduzione inglese è chiaramente imprecisa : Lido non avrebbe potuto intendere « la ruggine del grano » poiché sia ἀκρίσι che ἐρυσίβαις sono apposizioni di ζωϋφίοις.

30 Trad. « alcuni dicono che si tratti di piccolo animali ».

31 La traduzione inglese di Agapitos Panagiotis, « John Tzetzes and the Blemish Examiners: A Byzantine Teacher on Schedography, Everyday Language and Writerly Disposition », Medioevo Greco, 17, 2017, p. 1-57: 28: « It is an insect flying around lamps, that is also called pyraustoumoros, psyche (butterfly) and psora (itch). »

32 Agapitos 2017 : 28, n. 144. Si veda anche l’osservazione di Chiara Bianco, che interpreta questo termine come un errore della forma πυραύστης (cosa che sembra ancor meno plausibile) : cf. Bianco 2018 : 21.

33 La traduzione « estintore di lampade a olio », (« oil-lamp extinguisher ») proposta da Agapitos, è corretta, anche se era stata già proposta da Sophocles 1860, s.v. κανδηλοσβέστρα : femmina di un « estintore di lampade a olio » (« female lamp extinguisher » (che ha anche un riferimento all'uso di questo termine come il nome dell'insetto usato da Tzetzes).

34 Agapitos 2017 : 28-29.

35 Marciniak 2023 : 182.

36 Τale termine non si trova originariamente nei Theriaka di Nicandro.

37 ed. Gualandri 1968 : 16.

38 Esistono due edizioni, molto datate, degli euchologia : l’edizione di Jacques Goar del 1647 (ristampata a Venezia nel 1730) e l’edizione di Aleksei Dmitrievskij, che è ordinata per criterio cronologico. Nessuna delle due soddisfa le nostre esigenze. Si veda Rapp Claudia, Aftendoulidou Eirini, Galadza Daniel, et alii, « Byzantine Prayer Boks as Sources for Social History and Daily Life », Jahrbuch der Österreichischen Byzantinistik, 67, 2017, p. 173-211.

39 Come notato da Beavis 1988: 251, questo « is an insect name which, like knips appears to have no clearly determinate meaning ».

40 « Οἱ πτερωτοὶ μύρμηκες, οὓς ἡμεῖς νύμφας ».

41 « Ὅτι λέγονται μὲν παρὰ τοῖς παλαιοῖς νυμφαῖοι μύρμηκε ς οἱ πτερωτοί ».

42 Si veda, ad esempio, Constantino Manasse, Aristandros and Kallithea fr. 149: « οὐκ ἔχεις κώνωπος ἰσχύν, οὐ μύρμηκος, οὐ σέρφου » (secondo la traduzione di Elizabeth Jeffrey: « you would not have the strength of a mosquito, or an ant or a gnat ». Il moscerino non è davvero un’opzione. In ogni caso, ciò che Manasse intende come « formica alata » resta incerto.

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Pour citer cet article

Référence électronique

Przemysław Marciniak, « I nomi degli insetti a Bisanzio tra sviluppi eruditi e tradizioni popolari »RursuSpicae [En ligne], 5 | 2023, mis en ligne le 13 décembre 2023, consulté le 23 janvier 2025. URL : http://0-journals-openedition-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/rursuspicae/3108 ; DOI : https://0-doi-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/10.4000/rursuspicae.3108

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Auteur

Przemysław Marciniak

Dr. Przemysław Marciniak is Professor of Byzantine Literature at the Institute of Literary Studies, University of Silesia in Poland/Hamburg Institute for Advanced Study(2023-2024).

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Droits d’auteur

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