Texte intégral
- 2 Sulla superficie esterna dell’improvvisato contenitore si apprende da una breve annotazione a mano (...)
- 3 La ‘riscoperta’ dei frammenti qui pubblicati ha avuto luogo in un frangente della campagna 2014, ne (...)
- 4 Lagona, 1993, p. 3-4. Una ricostruzione topografica dell’area portuale e una sintesi sulle attività (...)
- 5 L’acquisizione delle misure dei frammenti graffiti si deve anche alla pazienza di M. V. Gabriele, c (...)
1Nel corso delle attività archeologiche condotte nel 1992 da Sebastiana Lagona a Namurt Limanı, il sito dell’antica Cuma eolica, vennero recuperati sette frammenti ceramici con testi dipinti, tracciati con inchiostri di varia natura e cromia, più altri quattro, solcati in superficie da graffiti poco estesi e di non facile interpretazione. Gli undici reperti, inventariati dopo la scoperta e successivamente riposti in una scatola in attesa di studio, sono stati occasionalmente ritrovati nel corso della campagna 2014, durante il riordinamento di uno dei magazzini della casa di scavo della Missione Archeologica Italiana2. Nelle pagine che seguono, si provvederà alla loro pubblicazione, limitando per il momento l’analisi al solo aspetto grafico ed ai problemi posti dalla lettura di ciascun testo3. Per ragioni di affinità e di completezza, si pubblicherà in aggiunta un’iscrizione anforaria, rinvenuta nel corso della campagna 2002 (G5). Per la totalità dei reperti in esame si dispone di dati di catalogazione desumibili da etichette o cartellini che li accompagnano, grazie ai quali è stato possibile risalire alle rispettive aree archeologiche di provenienza : nella zona del porto (o area ii) sono stati rinvenuti il testo dipinto D3 e il graffito G1 ; nel quartiere abitativo della collina sud (o area iv) è stato portato alla luce il ‘graffito’ G5 (non definibile come tale in senso stretto, come si vedrà) ; nell’area del teatro (o area v), infine, sono stati recuperati i restanti nove frammenti iscritti di questo dossier4. Unitamente al luogo di rinvenimento di ciascun reperto, le sommarie etichette sopra menzionate registrano di solito anche l’esatta data di ritrovamento dei singoli documenti, che risulta tuttavia omessa nel caso dei testi dipinti D1 e D25.
- 6 Sul termine tecnico ‘dipinto’ (pl. ‘dipinti’) « nel senso convenzionale di iscrizione eseguita a in (...)
2All’edizione vera e propria dei testi dipinti da Cuma eolica occorre premettere alcune osservazioni di metodo che, per quanto ovvie possano apparire, testimoniano tuttavia la difficoltà nel prospettare per essi cronologie attendibili6.
3In primo luogo, è opportuno tener presente che la ricerca storico-archeologica tende a istituire una connessione più o meno diretta fra un testo dipinto su anfora (o su altro genere di manufatto ceramico) e gli individui intervenuti nella produzione o nel commercio del suo contenuto. La funzione di un testo dipinto su vaso è, in altri termini, quella di dichiarare la tipologia e/o la qualità e/o il quantitativo dei prodotti in esso contenuti e trasportati, ovvero – ad un livello diverso – di segnalare i nomi di coloro che hanno prodotto, trasportato o smerciato tali beni, oppure ancora di coloro ai quali essi sono destinati in quanto merce. Ciascuna di queste possibili funzioni presuppone, dunque, un diverso referente geografico, a seconda che il titulus si consideri apposto nel luogo di produzione del manufatto o in quello di produzione del bene o in quello di vendita della merce. Questa diversificazione geografica ha ovvie ricadute anche sullo studio paleografico dei testi dipinti : le caratteristiche grafiche di un titulus pictus, infatti, possono essere sì espressione delle consuetudini scrittorie dell’area di fabbricazione del recipiente, ma possono anche riflettere gli usi grafici delle regioni nelle quali le merci vennero prodotte o vendute.
- 7 Sul versante delle interazioni fra scritture epigrafiche e scritture su papiro, si può consultare c (...)
- 8 Sotto questo profilo, opportuni e condivisibili sono gli inviti alla cautela espressi in Turner, 19 (...)
- 9 Scrupoli metodologici analoghi a quelli qui espressi trovano spazio nell’edizione degli ostraka da (...)
4Una seconda osservazione va fatta riguardo al rapporto dei testi dipinti con la documentazione papirologica dell’Egitto ellenistico-romano. Benché, sotto il profilo paleografico, un confronto con le testimonianze scritte egiziane si riveli utile e per certi versi ineludibile, è del tutto evidente che un testo scritto su un supporto ‘morbido’ come il papiro può presentare, per caratteristiche formali e per finalità, una facies sensibilmente diversa rispetto ad uno vergato su un supporto rigido come un manufatto ceramico7. Per giunta, il processo evolutivo di una scrittura è condizionato, fra altri fattori, anche dall’àmbito geografico nel quale esso trova sviluppo, sicché non è detto che l’evoluzione delle forme grafiche ricostruibile attraverso le testimonianze egiziane abbia avuto luogo secondo le medesime dinamiche e secondo i medesimi tempi in tutto il bacino del Mediterraneo8. In questo problematico quadro d’insieme, e in assenza di sicure indicazioni sulla provenienza dei testi dipinti qui in esame, è certo che, quand’anche si assegnasse loro una generica (e del resto più che probabile) origine extra-egiziana, la carenza di documentazione di confronto conferirebbe (e, in effetti, conferisce) alle cronologie proposte un carattere fortemente provvisorio9.
5Alle difficoltà sin qui rilevate, si aggiunga infine la scarsa attenzione riservata da ceramologi, papirologi ed epigrafisti allo studio di questa tipologia di testimonianze scritte. Un recente articolo di J.-L. Fournet illustra al meglio l’atteggiamento prevalente nei confronti di questa classe di documenti :
- 10 Fournet, 2012, p. 249.
« (…) les céramologues, souvent incapables de les lire [scil. : les tituli picti ou dipinti], les laissent de côté sans pouvoir en utiliser les données pourtant décisives pour l’étude de leur documentation ; les papyrologues, qui seraient plus à même de les lire, les délaissent puisqu’ils n’entrent pas dans la catégorie des ostraca depuis qu’Ulrich Wilcken, dans ses Griechische Ostraka, les en a exclus, pour des raisons épistémologiquement respectables (…); les épigraphistes ne les étudient pas dans la mesure où ils sont rédigés à l’encre dans des écritures cursives. Aux raisons épistémologiques et aux difficultés de déchiffrement s’ajoute un manque d’intérêt pour des notations courtes, de contenu aride et répétitif, sans commune mesure avec les données livrées par les papyrus, ostraca ou inscriptions.10 »
- 11 Cf. anche Berdowski, 2003, p. 19 ; Stolba, 2007, p. 149.
6Al di là di qualche generalizzazione, il saggio di Fournet rappresenta uno dei rari contributi apparsi sinora nei quali si tenti di proporre un più efficace metodo di analisi per lo studio dei ‘dipinti’. In effetti, benché nella letteratura specialistica si lamenti da lungo tempo l’inadeguatezza delle ricerche su questa particolare tipologia di testi, la pur consapevole constatazione di una simile lacuna non è stata di per sé sufficiente a stimolare ulteriormente le indagini, né – appunto – a sollecitare una più profonda riflessione sulle metodologie da applicare al loro esame11.
7Sullo sfondo delle considerazioni appena svolte, le schede che seguono intendono offrire una descrizione di ciascuno dei nuovi testi dipinti di Cuma eolica, evidenziando – ove possibile – le caratteristiche grafiche utili a ristabilirne una cronologia di massima. Quanto alla loro funzione, finalità commerciali sembrano ipotizzabili nel solo caso di D3, mentre restano alquanto dubbie in tutti gli altri casi.
◾ D1) Num. inv. K 92-66 (fig. 1)
Fig. 1. Dipinto D1 (per gentile concessione della MAIKE, Missione Archeologica Italiana a Kyme Eolica)
- 12 Cartellino : « Area v Saggetto (?) N1 | iv° taglio -55 | -60 | Sul lastricato | SL [= S(ebastiana) (...)
8Frammento ceramico (2,8 × 3,2 × 0,5 cm) rinvenuto nello strato archeologico di copertura del lastricato dell’orchestra o di quello retrostante l’edificio scenico12. Il testo dipinto (h. delle lettere : 0,3-0,4 cm ; interlinea : 0,5 cm), distribuito su almeno quattro linee, è tracciato con un inchiostro nero, ora leggermente svanito.
1
|
]Ο̣Σ̣ ̣[
|
]ỌΣ̣ ̣[
|
2
|
]ΝΔΡỌ [
|
α]νδρọ [
|
3
|
] ̣ΡΧΟΣΔΙΟ[
|
]α̣ρχος ΔΙΟ[
|
4
|
] ̣ỌΣΚỌΝ[
|
] ̣Ο̣ΣΚỌΝ[
|
91. sul margine sinistro si notano i residui di un’occhiellatura, pertinente forse ad un omikron ; in prossimità del margine destro, immediatamente al di sotto di una scalfitura superficiale, si scorge l’estremità inferiore del tracciato (asta verticale ?) di un’altra lettera.
102. in corrispondenza del margine destro s’intravede non senza difficoltà un tenue residuo d’inchiostro.
113. sul margine sinistro è visibile la parte terminale di un tratto obliquo discendente : tenuto conto della sequenza di lettere che segue, è da presumere che il tratto rappresenti ciò che resta di un alpha.
124. estremamente incerta è la lettura delle lettere lungo la parte sinistra del margine inferiore : la lettera che precede immediatamente il sigma consta di un tracciato apparentemente simile a quello del successivo omikron (occhiello ‘aperto’ sulla parte superiore, cui si ‘appoggia’ un trattino verticale sul lato destro) ; procedendo ulteriormente a ritroso verso sinistra, si scorge la parte superiore di un’asta verticale molto alta.
- 13 Cf. Fournet, 2012. Per la terminologia tecnica qui adottata si faccia riferimento a Crisci, 2011.
- 14 L’evoluzione della lettera kappa nelle scritture corsive greche è illustrata in Degni, 1996, p. 48- (...)
- 15 Il tracciato delle lettere, nonché la disposizione del testo di D1 trovano confronto, fra altri ese (...)
13Mutuando una terminologia più propriamente paleografica13, è da dire che il testo si presenta tracciato in una scrittura posata, molto ben leggibile e con un marcato contrasto modulare. In un singolo caso, si apprezza una qualche attenzione all’ornamentazione grafica : a l. 3, in effetti, l’asta verticale di iota poggia su un trattino basale che non può avere altra funzione se non quella di un vezzo decorativo. Le lettere delta, omikron e sigma risultano leggermente sopraelevate rispetto all’immaginaria rettrice inferiore di scrittura. L’occhiello di omikron rimane talora ‘aperto’ nella parte superiore. Il tratto obliquo superiore di kappa, lievemente inarcato, si diparte – senza soluzione di continuità – dall’estremità inferiore dell’asta verticale, mentre il tratto obliquo inferiore si origina intorno al centro del tratto obliquo superiore. L’asta destra di ny è evidentemente rialzata rispetto a quella sinistra. Benché il testo appaia realizzato in un ductus posato, l’esecuzione di kappa (in due tempi) e di ny (in un tempo solo) sembra tradire un’influenza da scritture corsive. Accanto al disegno ‘arcaizzante’ di ny, il dipinto presenta ulteriori caratteristiche proprie delle scritture informali medio-ellenistiche, come l’alternanza di modulo, le occasionali apicature e il disegno di kappa, quest’ultimo delineato in una fase di transizione fra un tracciato in tre tempi e quello in un tempo unico14. Simili caratteristiche inducono a collocare la realizzazione di questo ‘dipinto’ fra iii e ii secolo a.C.15.
- 16 Meno probabile è che la sequenza residuale [---]αρχος sia appartenuta all’indicazione di una carica (...)
- 17 IvKyme 26.
14Come per altri frammenti presentati in questa sede, è probabile che buona parte del testo si componesse di antroponimi singoli o in coppia (nome + patronimico ?). Le lettere ancora leggibili a ll. 2-3, in particolare, paiono appartenere ad antroponimi costruiti sul prefisso Ἀνδρο- o Μανδρο- ovvero sul suffisso -ανδρος o -μανδρος (l. 2) e, inoltre, sul suffisso -αρχος (l. 3 – con successivo Διο[---] patronimico ?)16. Problematica si presenta la distinctio a l. 4 dove, in analogia con le linee precedenti, avrebbe potuto trovar posto ancora una coppia onomastica con il primo elemento declinato al nominativo ([---] ọς) ed il secondo – ex hypothesi un patronimico – conservato soltanto per la sua parte iniziale (Κọν[---]). Quanto a quest’ultimo, fra i non numerosi antroponimi principianti per Κον-, si segnala in particolare il nome Κόνων, attestato anche in territorio cumeo17.
◾ D2) Num. inv. K 92-67 (fig. 2)
Fig. 2. Dipinto D2 (per gentile concessione della MAIKE)
- 18 D2 condivide con il precedente D1 il medesimo cartellino, sicché è da ritenere che i due frammenti (...)
15Frammento ceramico (2,5 × 3,3 × 0,6 cm) rinvenuto nello strato archeologico di copertura del lastricato dell’orchestra o di quello retrostante l’edificio scenico18. Il testo dipinto (h. lett. : 0,3 cm ; interl. : 0,2-0,3 cm), distribuito su almeno cinque linee, è tracciato con un inchiostro nero ben marcato.
1
|
]ΑΘΟΚΛ[
|
Ἀγ]αθοκλ[
|
2
|
]ΚΑΔΜ̣ΗΙΔ̣[
|
] Καδμ̣ηίδ̣[ος
|
3
|
]ΑΘ̣Ο̣ΚΛΗΣΣỊ ̣[
|
Ἀγ]αθ̣ọκλῆς ΣỊ ̣[
|
4
|
] ̣ΚΡΑΤΗΣΔỌ[
|
] ̣κρατης ΔỌ[
|
5
|
] ̣ ỊΟ̣Σ̣ΑΝΑΞ[
|
] ̣ ι̣ọς̣ Ἀναξ[
|
162. nonostante i danneggiamenti occorsi alla superficie dipinta, sembra ragionevolmente certa la lettura di my ; sul margine destro, si intravedono i resti di una lettera (molto probabilmente un delta), lievemente sopraelevata rispetto alla rettrice inferiore di scrittura.
173. la lettura della sequenza theta-omikron appare pressoché sicura ; il trattino superiore del secondo sigma, eseguito a stretto ridosso dell’asta del successivo iota, può ingannevolmente conferire alla lettera l’apparenza di uno hypsilon ; sul margine destro si intravedono i resti di una lettera e forse, segnatamente, di un’asta verticale.
184. sul margine sinistro resta traccia di un alone d’inchiostro, in cui non si riesce tuttavia a riconoscere il disegno di alcuna lettera.
- 19 Una rigatura simile è chiaramente visibile anche al di sotto del testo di l. 4, dove il solco ha pe (...)
195. le tracce di scrittura conservate sul margine inferiore sinistro appaiono di lettura assai difficile : i tratti immediatamente precedenti il primo alpha, che a prima vista sembrerebbero appartenere al disegno di un eta, paiono in realtà modificati da una lieve colatura di inchiostro, originata dal solco di una rigatura che attraversa parte del testo dipinto19. È dunque più probabile che essi vadano interpretati altrimenti, forse appunto come componenti di una sequenza -ΙΟΣ-. In corrispondenza del margine sinistro, sono visibili tracce di lettera, forse pertinenti ad un segno curvilineo o ad un punto di convergenza fra una barra e un’asta.
- 20 Crisci, 2010, p. 285-286 e 297. La variante di tau ‘a sette’ è utilizzata, ad esempio, in P. Lond. (...)
- 21 In connessione con le notazioni di metodo formulate supra nel testo, vale la pena riportare le paro (...)
- 22 Cf. Hansen, 1971, p. 187-188.
- 23 LGPN ii, s.v. Εὐκαδμίδης.
- 24 Pur non essendo possibile ricostruire la disposizione ‘visuale’ del testo sul manufatto, non è da e (...)
- 25 Laddove si consideri D1 un documento locale, l’indicazione del filetico lascia supporre che l’indiv (...)
- 26 Su quest’ipotesi, vd. anche infra nel testo.
20La scrittura, piuttosto rigida all’apparenza, non è priva di un leggero effetto chiaroscurale ed è altresì dotata di una lievissima inclinazione a destra. Qualche elemento di corsivizzazione riemerge nelle modalità di realizzazione di kappa (l. 3), tracciato in due tempi, e soprattutto di tau (l. 4), la cui barra superiore e asta verticale risultano fuse in un unico tratto. Le lettere sono solitamente eseguite a breve distanza l’una dall’altra e, talora, addirittura addossate a creare l’effetto di pseudo-legature (cf. la sequenza -κλη- a l. 3). Permane un’accentuata alternanza di modulo, ben apprezzabile nel confronto fra le lettere dal corpo curvilineo (theta, omikron, sigma) e tutti gli altri caratteri. Alpha, eseguito nella sua forma calligrafica, è dotato di barra centrale lievemente inclinata, che ascende da sinistra a destra. Eta, il cui disegno non si discosta molto da quello di kappa, presenta l’elemento centrale lievemente ascendente e l’asta destra marcatamente ricurva. I corpi curvilinei di theta e di omikron rimangono per lo più ‘aperti’ in alto. Il tratto obliquo inferiore di kappa si diparte generalmente dal tratto obliquo superiore. I tratti obliqui di my sono fusi in un unico elemento ricurvo, mentre le sue aste risultano lievemente divergenti. Sigma è tracciato in due tempi, con un breve prolungamento del corpo curvilineo praticato nella parte superiore. Il disegno delle lettere, in particolare di quelle più marcatamente influenzate da consuetudini corsive, suggerisce un confronto con alcuni documenti della corrispondenza di Zenone di Cauno, attivo in Egitto fra ca. 260 e 240 a.C. in qualità d’intendente del dieceta Apollonio. In uno studio dedicato alle scritture dell’archivio di Zenone, E. Crisci ha individuato alcune tendenze grafiche che connotano numerosi documenti confluiti nella corrispondenza zenoniana : accentuato contrasto modulare ; curvatura dei tratti (ad esempio, semplificazione del tratteggio di my e fusione dei tratti mediani) ; prolungamento delle aste ; caratteristico disegno di alcune lettere come ny con tratto destro rialzato o come tau ‘a sette’20. Molte di queste peculiarità, come si può osservare, caratterizzano anche la scrittura del dipinto cumeo la cui realizzazione pare perciò da riferire al iii secolo a.C.21. Il testo si compone prevalentemente di nomi propri, alcuni dei quali – in particolare, i nomi che campeggiano nella metà sinistra del frammento – sono certamente declinati al nominativo (l. 3 : Ἀγαθοκλῆς; l. 4 : [---]κρατης; l. 5 : [---] ̣ ι̣ος?). È plausibile che tali nominativi fossero seguiti da ulteriori forme onomastiche, come mostra l’iniziale Ἀναξ[---] a l. 5. Analogamente a D1, si potrebbe ipotizzare che anche l’onomastica espressa in questo testo intendesse identificare un certo numero di individui per mezzo dei rispettivi nomi e patronimici (nom. + gen.). Quanto al relitto testuale [---]ΚΑΔΜ̣ΗΙΔ̣[---], tuttavia, si impone l’ipotesi di una possibile relazione con il filetico Καδμηίς, attestato sino ad oggi soltanto nella vicina Pergamo22. A meno che non si intenda riconoscere nella sequenza una deformazione del raro antroponimo Εὐκαδμίδης (per il quale occorrerebbe peraltro prospettare la forma itacistica [Εὐ]καδμ̣‹η›ιδ̣[---])23, la presenza del filetico varrebbe qui a completare l’identità di almeno uno degli individui menzionati, lasciando in tal modo spazio a due possibili interpretazioni. Da un lato, il testo potrebbe aver recato menzione di uno o più cittadini pergameni, precisandone – almeno in un caso – nome, patronimico e filetico24 ; in una simile eventualità, tuttavia, rimarrebbero nell’ombra le circostanze che possono aver determinato l’approdo del frammento iscritto sul sito di Cuma. D’altro canto, D2 potrebbe contenere una lista di cittadini cumei, almeno uno dei quali è individuato attraverso il filetico Καδμηίς, ripartizione sino ad oggi non attestata nella documentazione storica di Cuma25. Nonostante le gravi lacune informative che pendono su entrambe le ipotesi e – in particolare – nonostante l’assenza di riscontri per una tribù Καδμηίς a Cuma, almeno il contesto di ritrovamento del dipinto lascia accordare alla seconda ipotesi una leggera preferenza26.
◾ D3) Num. inv. K 92-68 (fig. 3)
Fig. 3. Dipinto D3 (per gentile concessione della MAIKE)
- 27 Cartellino : « Kyme 28/7/1992 | Area ii | Saggio iii | Trincea 1 (allargamento | Nord (strato super (...)
21Frammento ceramico (5,1 × 7,0 × 0,8 cm) rinvenuto nell’area del porto27. Il testo dipinto (h. lett. : 0,4-0,5 cm ; interl. : 0,3 cm), distribuito su due linee, è stato tracciato con un inchiostro rosso.
1
|
ΙΩΑΝΝ[
|
Ἰωάνν[ου?]
|
2
|
ΜΕΛ̣ ̣[
|
ΜΕΛ̣ ̣[
|
222: sul margine destro si scorgono tracce di una quarta lettera, sfortunatamente illeggibile.
- 28 Fournet, Piéri, 2008, p. 195-199 ; Fournet, 2012, p. 254-255. Si tratta di testi dipinti in inchios (...)
- 29 La circolazione di anfore di tipologia LRA 1 è ben attestata a Cuma eolica (Lagona, 1993, p. 3 ; Di (...)
- 30 Fournet, Piéri, 2008, p. 199.
- 31 Fournet, Piéri, 2008, p. 184 ; Fournet, 2012, p. 256-257. Le caratteristiche grafiche del testo dip (...)
- 32 Fournet, Piéri, 2008, p. 199 ; Fournet, 2012, p. 251-252.
23Il disegno delle lettere, per lo più separate l’una dall’altra e caratterizzate da un’inclinazione a destra, tradisce un forte influsso da scritture corsive. Coerente con l’andamento corsivo della scrittura, del resto, è la pseudo-legatura presente a l. 2, dove il tratto mediano di epsilon e il tratto obliquo ascendente di lambda si accostano fin quasi a toccarsi. Alpha, tracciato in un tempo solo, presenta un occhiello ben ‘aperto’ sulla sua parte superiore. Anche epsilon appare eseguito in un unico tempo, con il corpo curvilineo unito – senza soluzione di continuità – al tratto mediano della lettera. Le aste esterne di my risultano di altezza ineguale, con il tratto della seconda asta che, lievemente ricurvo, si interrompe all’incirca intorno al centro del rigo. Ny consta di un unico tratto sinuoso, marcatamente appiattito lungo la parte centrale del rigo. L’uso di inchiostro rosso, la disposizione del testo su due linee e la presenza sicura di almeno un antroponimo (l. 1 : Ἰωανν[---]) suggeriscono una possibile relazione di D3 con i testi dipinti di tipologia c1 presenti sulle anfore della classe LRA 1 di Antinoupolis, studiati da J.-L. Fournet e da D. Piéri28. Benché appaia quanto meno dubbia la pertinenza del supporto di D3 ad un’anfora LRA 1 (si tratta tutt’al più di un frammento di anforetta o di brocca)29, è tuttavia da rilevare che il ‘dipinto’ cumeo, analogamente a numerosi tituli picti da Antinoupolis e da altre regioni del Mediterraneo, presenta un antroponimo appartenente alla « koiné onomastica dell’Oriente greco-cristiano »30. Le caratteristiche paleografiche di D3, inoltre, appaiono del tutto coerenti con la cronologia proposta per i testi di Antinoupolis, le cui forme grafiche rinviano ad un torno di tempo compreso fra vi e vii secolo d.C.31. Un raffronto fra i tracciati di D3 e quelli dei ‘dipinti’ antinoupolitani è possibile almeno in un singolo caso : se si prende infatti in esame uno dei tituli pubblicati da Fournet e Piéri (Fournet, Piéri, 2008, p. 196, fig. 14b = p. 197, fig. 15d), si osserva che esso, pur caratterizzato da una scrittura più legata rispetto a quello di Cuma eolica, presenta tuttavia una sequenza ΜΕ (l. 2) dall’apparenza molto simile a quella di D3 (parimenti l. 2). Secondo Fournet e Piéri, le iscrizioni su LRA 1 di tipo c sarebbero state apposte sui manufatti al momento del loro riempimento e sarebbero dunque riferibili all’area di produzione del loro contenuto (solitamente vino)32.
◾ D4) Num. inv. K 92-69 (fig. 4)
Fig. 4. Dipinto D4 (per gentile concessione della MAIKE)
- 33 Cartellino : « Kyme 27/7/92 | Area v Trincea β | iv taglio -40 | -50 | SL ».
24Frammento ceramico (3,5 × 4,5 × 0,5 cm) rinvenuto nello strato archeologico di copertura del lastricato dell’orchestra o di quello retrostante l’edificio scenico33. Il testo dipinto (h. lett. : 0,5 cm ; interl. : 0,5 cm), disposto su almeno due linee, è stato tracciato con un inchiostro nero.
1
|
]ΗΡΑΚΛΕΙΔ[
|
] Ἡρακλειδ[
|
2
|
] ̣ΗΡẠ ̣[
|
] ̣ΗΡẠ ̣[
|
252: sul margine sinistro, lungo il fronte di frattura, sembra distinguersi un alone di inchiostro che suggerisce la presenza di altre lettere prima del conservato eta. Di difficile lettura le due lettere sul margine destro : non è inverosimile che si possa trattare di una sequenza kappa-lambda – il che presupporrebbe un nome teoforico (< ΗΡΑΚ̣Λ̣[ΕΙ---]) uguale o analogo a quello di l. 1 –, ma ulteriori ipotesi non sono da escludere. A questo riguardo, vale la pena segnalare che il tratto verticale successivo ad alpha presenta, sul suo punto sommitale, un coagulo di inchiostro simile a quello che si apprezza, ad esempio, anche in iota a l. 1 ; per giunta, in rapporto alle proporzioni del disegno di kappa rispettate a l. 1, sembra mancare lo spazio necessario per ipotizzare la presenza di un kappa anche a l. 2, immediatamente dopo la lettera alpha.
- 34 Interessante il confronto con O. Wilcken 1256 (= P. Berol. inv. 3997 [lato esterno]), ricevuta d’af (...)
- 35 Hdt. i 158, 2 (Ἀριστόδικος ὁ Ἡρακλείδεω, cittadino eminente attivo a Cuma negli anni Quaranta del v (...)
26Le lettere, chiare e ben separate fra loro, sono tracciate in una scrittura posata. Alpha è delineato nella sua forma calligrafica. La barra mediana di epsilon, lievemente prolungata, si innesta nella parte superiore del tratto curvilineo. L’asta destra di eta è marcatamente ricurva. Il tratto obliquo inferiore di kappa, che si congiunge con il tratto obliquo superiore in corrispondenza del centro dell’asta, possiede una lieve ma evidente piegatura. Nel complesso, le caratteristiche grafiche del ‘dipinto’ ne suggeriscono la realizzazione nel corso del ii secolo a.C.34. Benché l’antroponimo Ἡρακλείδης non autorizzi alcuna inferenza sotto l’aspetto prosopografico, vale almeno la pena rilevare che il nome è ben attestato nell’onomastica cumea, giacché ricorre tanto nelle fonti letterarie, quanto nelle iscrizioni, risultando altresì testimoniato nella lista dei magistrati monetali di Cuma eolica35.
◾ D5) Num. inv. K 92-70 (fig. 5)
Fig. 5. Fipinto D5 (per gentile concessione della MAIKE)
- 36 Cartellino : « Kyme 23/7/1992 | Area v ripiano Lagona | i° taglio -30 | -50 | SL ».
27Frammento ceramico (3,4 × 6,0 × 0,5 cm) rinvenuto nello strato archeologico di copertura del lastricato dell’orchestra o di quello retrostante l’edificio scenico36. Il testo dipinto (h. lett. : 0,5 cm ; interl. : 0,6 cm), disposto su almeno due linee, è stato tracciato con un inchiostro nero, ora leggermente svanito.
1
|
]Σ̣ΚΛΗΠΙΑΔΟ̣[
|
Ἀ]σ̣κληπιάδο̣[υ
|
2
|
] ̣ΑΠΟΛ̣Λ̣[
|
] ̣’Απολ̣λ̣[
|
281: sul margine sinistro si riconosce la porzione inferiore del tratto curvilineo di sigma ; sul margine destro è invece individuabile la parte superiore sinistra dell’occhiello di omikron.
292 : sul margine sinistro si apprezzano alcuni tratti di lettera non ben interpretabili (forse uno hypsilon ?) ; quanto ai tenui tratti prossimi al margine destro, benché la loro leggibilità sia resa estremamente difficoltosa dall’evanescenza dell’inchiostro, essi potrebbero appartenere ad una coppia di lambda.
- 37 Qualche analogia nel tratteggio riemerge dal confronto fra D5 e un testo dipinto della collezione M (...)
30Ιl testo dipinto su questo frammento è tracciato in una scrittura posata di tipo informale che, malgrado la lieve evanescenza dell’inchiostro, rimane sostanzialmente leggibile. I tratti obliqui di alpha appaiono ben divaricati, con barra centrale lievemente ricurva. Delta è evidentemente sopraelevato rispetto all’immaginaria rettrice inferiore. Peculiare è il disegno di eta che, tracciato in due tempi, possiede le aste di altezza ineguale, con barra orizzontale unita – senza soluzione di continuità – con l’asta destra. Non molto dissimile dal tracciato di eta è quello di pi, parimenti eseguito in due tempi e con asta destra lievemente ricurva. Le forme grafiche, caratterizzate da un tracciato piuttosto ‘morbido’, sembrano riconducibili al ii secolo a.C.37. Come per Ἡρακλείδης in D4, anche il nome Ἀσκληπιάδης trascritto su questo frammento non è necessariamente da inquadrare nel contesto prosopografico di Cuma eolica, pur essendo attestato nell’onomastica locale (IvKyme 36 ; IvKyme 46, l. 2).
◾ D6) Num. inv. K 92-71
- 38 Cartellino : « Kyme 23/7/1992 | Area v ripiano Lagona | i° taglio -30 | -50 | SL ».
31Frammento ceramico (2,0 × 2,6 × 0,5 cm) rinvenuto nello strato archeologico di copertura del lastricato dell’orchestra o di quello retrostante l’edificio scenico38. Il testo dipinto (h. lett. : 0,3-0,4 cm ; interl. 0,5 cm), disposto su almeno tre linee, è stato tracciato con un inchiostro nero ben marcato.
1
|
] ̣Υ̣Σ ̣[
|
] ̣Υ̣Σ ̣[
|
2
|
]ΛΙỌΔΩ̣[
|
Ἡ]λιọδω̣[ρ
|
3
|
] ̣ ̣ ̣ ̣ ̣[
|
] ̣ ̣ ̣ ̣ ̣[
|
321: sul margine sinistro si intravede l’estremità destra del tratto inferiore di una lettera ; sul margine destro sopravvivono resti di due tratti obliqui divergenti, forse riferibili alla metà sinistra di un chi lacunoso.
332 : sul margine destro è appena percettibile la parte iniziale di un tratto curvilineo, che potrebbe forse appartenere al disegno di un omega bi-ansato.
343 : sul fronte inferiore di frattura risultano ben visibili i resti di una terza linea, della quale sopravvivono le sole estremità superiori di quattro o cinque lettere.
35Benché le lettere risultino ben separate l’una dall’altra, sussiste anche in questo frammento qualche traccia di corsivizzazione, come la piccola appendice che lambisce l’occhiello di omikron sulla destra (l. 2) o come la pseudo-legatura fra lambda e iota, realizzata intorno alla parte centrale del rigo. Le caratteristiche grafiche del testo non si discostano molto da quelle di D1, sicché una datazione al medesimo torno di tempo (iii-ii secolo a.C.) appare in sé verosimile.
◾ D7) Num. inv. K 92-72
- 39 Cartellino : « Kyme 22/7/1992 | Area v allargamento (?) | sud-ovest Saggetto (?) | iv°, h. p. (?) - (...)
- 40 A stento, è possibile intravedere alcune tracce di inchiostro tanto sul margine superiore, quanto s (...)
36Frammento ceramico (2,2 × 3,0 × 0,5 cm) rinvenuto nello strato archeologico di copertura del lastricato dell’orchestra o di quello retrostante l’edificio scenico39. Il testo dipinto (h. lett. : 0,3 cm), originariamente distribuito su almeno tre linee, è stato tracciato con un inchiostro nero ben marcato40.
1
|
] ̣ [
|
2
|
] ̣
|
3
|
] ̣Α̣ΙΚΟ[
|
371: sull’estremo margine superiore del frammento pare scorgersi quanto resta della parte inferiore di un tratto curvilineo.
383 : le tracce d’inchiostro visibili sul margine sinistro impediscono di desumere alcunché di sicuro circa il tracciato della lettera o delle lettere corrispondenti ; la prima lettera leggibile da sinistra, è verosimilmente un alpha con traversa alta, anche se non è del tutto da escludere la possibilità che si tratti piuttosto di un delta, con tratto di chiusura in alto che si insinua ben all’interno del corpo triangolare.
- 41 Fra le formazioni onomastiche di questo tipo, trovano maggior diffusione Κάϊκος (29 occorrenze: LGP (...)
39Il testo è tracciato in una scrittura posata ben leggibile. Il disegno della prima lettera è da riconoscere più probabilmente in quello di un alpha caratterizzato da una barra molto alta, da cui risulta un occhiello di dimensioni assai ridotte. Poco sopra la metà dell’asta verticale di kappa si diparte il tratto obliquo discendente cui si ‘appoggia’, in un terzo tempo, il tratto obliquo superiore. Il tracciato di omikron, quasi puntiforme, mostra un’esecuzione ad alternanza modulare. Nel caso di un’indicazione onomastica, la sequenza può suggerire un nome esemplato sull’idronimo Κάϊκος, formazione molto diffusa in area misio-eolica e attestata del resto anche a Cuma41. In base a queste peculiarità e pur con l’estrema cautela che richiede un testo di estensione così limitata, si potrebbe proporre in questo caso una datazione intorno al ii-i secolo a.C.
◾ G1) Num. inv. K 92-63
- 42 Al reperto è allegato un foglio di carta nel quale vengono riferiti i dati di ritrovamento : « Area (...)
40 Frammento ceramico (1,1 × 3,0 × 0,5 cm) rinvenuto nell’area del porto42. Il graffito (h. lett. 0,5-0,6 cm) è tracciato su un’unica linea.
] ̣Ι ̣ΙΚΑ̣[
41A partire dal lato sinistro del frammento, la prima lettera presenta un’evidente occhiellatura da cui si dipartono, sulla sua parte alta, due elementi congiuntivi che uniscono l’occhiello alla lettera che precede (perduta) e all’asta verticale di quella che segue : essa potrebbe essere interpretabile come omikron o come theta con tratto mediano rialzato. Alla prima lettera segue probabilmente uno iota, dopo il quale compare una seconda asta lievemente più alta, con un trattino centrale appena accennato. Di seguito, un secondo iota precede kappa, i tre tratti del quale sembrano aver comune origine nel punto basale dell’asta. La lacunosa lettera visibile lungo il margine destro sembra identificabile in alpha, con tratto centrale evidentemente ribassato a congiungere le estremità inferiori dei tratti obliqui della lettera.
◾ G2) Num. inv. K 92-65
- 43 Cartellino : « Kyme 17/8/1992 | Area v Trincea γ 1 | Allar. Sud – dell’Allrg. | γ 3 ii taglio | -60 (...)
421. Frammento ceramico (4,0 × 3,0 × 0,6 cm) rinvenuto nello strato archeologico di copertura del lastricato dell’orchestra o di quello retrostante l’edificio scenico43. In apparenza, le due lettere graffite (h. 1,0 cm) presentano fra loro un diverso orientamento.
]Λ̣Α[
432. Non è da escludere che la prima lettera, parzialmente danneggiata, conservi due dei tre tratti di delta, il cui disegno potrebbe perciò esser stato mutilato a seguito della frantumazione del manufatto. Alpha è eseguito in tre tempi, con barra orizzontale lievemente ascendente da sinistra a destra.
◾ G3) Num. inv. K 92-77
- 44 Cartellino : « Area v Trincea γ 1 | Allargam(en)to Sud dell’allarg. | γ 3 ii taglio -60 -80 | graff (...)
44Frammento ceramico (5,0 × 6,6 × 0,4 cm) rinvenuto nello strato archeologico di copertura del lastricato dell’orchestra o di quello retrostante l’edificio scenico44. Le due lettere (h. max. 3,3 cm) potrebbero esser state disposte secondo il medesimo orientamento.
]Χ ̣[
- 45 Lang, 1976, p. 56-57 ; Davies, 1984, p. 141 ; Lawall, 2000, p. 10.
45Sul margine destro è visibile un’asta verticale lievemente inclinata. Come altrove nel Mediterraneo, anche qui la lettera greca chi, accompagnata da un numerale, potrebbe aver indicato la capacità del vaso in χόες, unità di misura in uso fino ad età romana, ovvero in ξέσται, la sesta parte di un congius romano45. Non è da escludere, d’altro canto, che X possa esprimere piuttosto la capacità del vaso in numerali romani.
◾ G4) Num. inv. K 92-78
- 46 Cartellino : « Kyme 16/7/1992 Area v | Sporadico di superficie | K 92-78 ».
46Frammento ceramico (8,0 × 9,1 × 0,6 cm) rinvenuto nello strato archeologico di copertura del lastricato dell’orchestra o di quello retrostante l’edificio scenico46. Graffito lacunoso (h. lett. 1,0 cm) inciso poco al di sotto di un ansa.
- 47 IvKyme 37, ll. 1 e 21 ; IvKyme 71 ; SEG 50, 1195, l. 13.
47Ad eccezione del corpo tondeggiante di epsilon, le lettere presentano tutte un tracciato estremamente angoloso, come avviene di norma nei testi graffiti. Ribadendo le cautele già espresse nei commenti a D4 e a D5, è da rilevare anche in questo caso che l’antroponimo Μένανδρος è attestato in almeno tre iscrizioni di Cuma eolica47.
◾ G5) Num. inv. Kyme 2002-7 (fig. 6)
Fig. 6.Grafito G5 (per gentile concessione della MAIKE)
- 48 Cartellino : « Kyme 2002 | 17/08/02 | Area iv / Ampliamento | US 23 | Fr. di collo + spalla | di va (...)
48Frammento di anfora (9,0 × 10,5 × 0,7 cm) rinvenuto nel quartiere abitativo della collina sud di Cuma eolica48. Il testo (h. lett. 1,0 cm) si distende per una lunghezza di ca. 7 cm sulla spalla dell’anfora, subito al di sotto del collo.
- 49 Diversamente dagli altri documenti sopra editi, l’edizione di questo testo può giovarsi di una sche (...)
- 50 L’antroponimo Μηνόφιλος conta sinora più di quattrocento attestazioni nell’Asia Minore continentale (...)
49Latamente definibile come graffito e qui incluso fra i graffiti veri e propri per praticità di edizione, il testo in esame venne inciso ‘a stecca’ subito prima della cottura del manufatto ed è perciò espressione dell’area di produzione dell’anfora49. La scrittura, praticata sull’argilla ancora fresca, presenta tracciati piuttosto morbidi che tradiscono occasionalmente un’esecuzione rapida delle lettere. Il disegno ‘a goccia’ di omikron (h. 0,9 cm) resta ‘aperto’ in corrispondenza della sua cuspide sommitale. Piuttosto alta è l’asta di phi (h. 2,3 cm), il cui occhiello consta di una forma ben rotonda. I tratti obliqui di lambda (h. 0,9 cm), evidentemente incavati, appaiono eseguiti in un tempo solo. Quanto alle lettere successive a lambda, la combinazione dei loro singoli tratti non appare immediatamente perspicua : ad un primo tratto semi-curvo, simile in apparenza ad un sigma lunato, è affiancata (e verosimilmente connessa in basso) un’asta verticale ; l’ultima lettera risulta invece dalla fusione di due tratti, l’uno verticale e l’altro lievemente ascendente da sinistra a destra, uniti in corrispondenza dell’estremità inferiore dell’elemento verticale. Se si prendono in esame le forme grafiche di G5, si osserva che il tratteggio delle lettere appare fluido sino al tratto rotondeggiante che segue lambda, in corrispondenza del quale sembra essere intervenuta una qualche ‘interferenza’ che ha dato luogo ad una parziale deformazione dei singoli caratteri. La lettera immediatamente successiva a lambda presenta, almeno nella sua metà sinistra, un andamento non dissimile da quello del precedente omikron ; la metà destra del tracciato, d’altro canto, si sovrappone parzialmente ad un solco di tornitura dell’anfora dal quale si diparte, a completamento di un occhiello, un tratto pressoché verticale. La possibilità che tale lettera sia da identificare con un secondo omikron sembra confermata, per analogia, dalla mancata ‘chiusura’ dell’occhiello nella parte superiore del tracciato. Quanto all’ultima lettera, la fusione delle sue componenti in un unico tracciato ha dato luogo all’occhiellatura visibile in corrispondenza dell’estremità inferiore dell’asta verticale. Come per l’omikron immediatamente precedente, anche in questo caso le asperità della ceramica sembrano aver avuto un’incidenza non soltanto sulla forma della lettera, ma anche sul suo orientamento : ruotandone virtualmente di qualche grado a sinistra il tracciato, infatti, non risulta difficile riconoscervi i tratti di uno hypsilon. Se dunque l’interpretazione delle due lettere finali è corretta, è da presumere che la sequenza in esame rappresenti il genitivo di un antroponimo costruito sul suffissale -φιλος, atto a segnalare il produttore o il proprietario del manufatto. Quest’indicazione onomastica risulta ulteriormente precisabile se la porzione di tratto conservata lungo il margine sinistro del frammento fosse da identificare con l’asta verticale destra di ny : anche in considerazione della diffusione del nome Μηνόφιλος nell’Asia Minore, il suo genitivo [Μη]ν̣οφίλο̣υ̣ appare qui il supplemento più probabile50.
- 51 A proposito delle ‘scritture di rispetto’ si faccia riferimento, per l’ambito papirologico, a Messe (...)
- 52 Cf. Manacorda, Panella, 1993, p. 55-57.
- 53 Una lista di nomi accompagnati da patronimici, ad esempio, campeggia su un ostrakon graffito proven (...)
- 54 Sul teatro di Cuma eolica come occasionale luogo di seduta della βουλή e dell’ἐκκλησία, cf. [Hdt.] (...)
- 55 Le caratteristiche convenzionali che distinguono un testo su ostrakon da altri testi su ceramica ri (...)
- 56 In accordo a questa ipotesi, Καδμηίς risulterebbe allora una delle dodici φυλαί di Cuma eolica atte (...)
- 57 Cf. supra nota 29.
- 58 Sull’anfora di Testaccio : Remesal Rodríguez, Garcia Sánchez, 2007, p. 176-177 n° 519 e Marimon Rib (...)
50Malgrado non tutte le sequenze conservate risultino univocamente interpretabili, i testi dipinti rinvenuti sul sito dell’antica Cuma eolica sembrano recare in grande prevalenza antroponimi tratteggiati in scritture di rispetto51. In mancanza di elementi utili a ristabilirne l’esatta funzione, è plausibile che essi, alla stregua dei ‘dipinti’ di altra origine, intendessero esplicitare i nomi di coloro che avevano prodotto, trasportato, smerciato o acquistato il contenuto dei singoli vasi52. Tuttavia, a causa del lento avanzamento delle ricerche nel campo dei testi dipinti di età ellenistica, il materiale utile per un confronto veramente significativo (che tenga cioè conto della specificità testuale, funzionale e geografica di un titulus pictus) risulta piuttosto limitato. E tuttavia, rispetto ai ‘dipinti’ che denotano sicure finalità commerciali, gli esemplari di Cuma eolica presentano un carattere fortemente atipico, che invita a considerare con serietà l’ipotesi di un loro diverso ambito d’uso. Almeno in un caso, l’ipotesi di una funzione non commerciale sembra suffragata da un pur minimo elemento di riscontro : il testo di D2, il più esteso e – con ogni verosimiglianza – anche il più antico fra quelli conservati, contiene quasi certamente un’indicazione filetica (Καδμηίς) che – di primo acchito – potrebbe lasciar pensare ad un documento di carattere politico-amministrativo, funzione del resto prospettabile anche per altri materiali coevi recanti liste nominali53. Una conferma in questo senso può provenire dal suo contesto di ritrovamento, giacché alcune fonti di età romana informano che il teatro di Cuma era una delle sedi di riunione delle assemblee popolari54. Qualora il testo di D2 non abbia avuto alcuna reale attinenza funzionale con il suo supporto, ma fosse piuttosto legato alla vita pubblica locale, occorrerebbe allora riconsiderare il suo contenuto tanto sotto il profilo terminologico, giacché alcuni dei ‘dipinti’ qui presentati (probabilmente con la sola eccezione di D3) andrebbero classificati come ostraka e non già come tituli picti55, quanto sotto il profilo storico-istituzionale, giacché sarebbe da presumere che nel iii secolo a.C. una delle ripartizioni filetiche di Cuma prendesse il nome di Καδμηίς56. In aggiunta a ciò, è ancora da osservare che la raccolta di testimonianze qui edite accresce sensibilmente il numero di testi dipinti da Cuma eolica che, tenendo anche conto dei ritrovamenti intervenuti nell’ultimo decennio, raggiunge ora le undici unità : oltre ai quattro tituli su anfore LRA 1 recuperati negli strati proto-bizantini dell’agorà57, occorre aggiungere al computo anche la parete di Dressel 24 similis con scritta ‘Κυμαίων’, rinvenuta sul Monte Testaccio in un contesto datato al 254 d.C.58.
51Ancor meno chiare, d’altro canto, risultano la lettura e la funzione della maggior parte dei graffiti qui pubblicati. È più che probabile che il graffito G4 e il testo G5 recassero il nome del produttore o del proprietario di ciascun manufatto, mentre il poco che resta degli altri documenti non consente di formulare alcuna ipotesi sicura circa il significato e la funzione del loro testo. Sotto il profilo cronologico, per altro verso, una datazione dei testi G1-G5 potrà derivare dallo studio delle relative tipologie ceramiche da parte degli specialisti, giacché né la presenza di singole particolarità grafiche, né tantomeno le scarne notizie sui contesti archeologici di provenienza offrono indizi sulla loro possibile cronologia.
Haut de page
Bibliographie
Berdowski, P., 2003, Tituli picti und die antike Werbesprache für Fischprodukte, MBAHG, 22, p. 18-55.
Catling, R. e Marchand, F., 2014, Alternative readings and restorations of personal names in IKaunos and a note on P. Cair. Zen. 59037, ZPE, 189, p. 121-126.
Cavallo, G., 2008, La scrittura greca e latina dei papiri. Una introduzione, Pisa-Roma (« Studia Erudita », 8).
Crisci, E., 1996, Scrivere greco fuori dall’Egitto. Ricerche sui manoscritti greco-orientali di origine non egiziana dal iv secolo a.C. all’ viii d.C., Firenze (« Papyrologica Florentina », 27).
Crisci, E., 2010, Le scritture dell’archivio di Zenon. Note e riflessioni, in M. D’Agostino e P. Degni (edd.), Alethes philia. Studi in onore di Giancarlo Prato, Spoleto (« Collectanea », 23), p. 279-299.
Crisci, E., 2010, Introduzione. Oggetto, metodo, definizioni, in E. Crisci e P. Degni (edd.), La scrittura greca dall’antichità all’epoca della stampa. Una introduzione, Roma (« Beni culturali », 35), p. 17-33.
Davies, S. M., 1984, The dipinti, stamps and graffiti, in M. G. Fulford e D. P. S. Peacock (edd.), Excavations at Carthage : The British Mission. The Avenue du President Habib Bourguiba, Salammbo : The pottery and other ceramic object from the site, i.2, Sheffield, p. 141-154.
Degni, P., 1996, La scrittura corsiva greca nei papiri e negli ostraca greco-egizi (iv secolo a.C.-iii secolo d.C.), S&C, 20, p. 21-88.
Del Corso, L., 2010, Scritture epigrafiche e scritture su papiro in età ellenistico-romana. Spunti per un confronto, in A. Bravo García e I. Pérez Martín (edd.), The legacy of Bernard de Montfaucon : three hundred years of studies on Greek handwriting. Proceedings of the seventh international colloquium of Greek palaeography (Madrid-Salamanca, 15-20 September 2008), Turnhout (« Bibliologia. Elementa ad librorum studia pertinentia », 31A), p. 3-16, 659-668.
Di Giovanni, V., 2012, Kyme eolica romana e tardoantica. Tipologia e cronologia delle classi ceramiche, in L. A. Scatozza Höricht (ed.), Nuovi studi su Kyme eolica. Produzioni e rotte trasmarine, Napoli (« Pubblicazioni del Dipartimento di Discipline Storiche ‘Ettore Lepore’. Saggi », 10), p. 111-183.
Esposito, F., Felici, E., Gianfrotta, P. A. e Scognamiglio E., 2002, Il porto di Kyme, in Archeologia Subacquea. Studi, ricerche e documenti, III, Roma, p. 1-37.
Fournet, J.-L., 2012, La « dipintologie » grecque : une nouvelle discipline auxiliaire de la papyrologie ?, in P. Schubert (ed.), Actes du 26e Congrès international de papyrologie. Genève, 16-21 août 2010, Genève (« Recherches et Rencontres », 30), p. 249-258.
Fournet, J.-L. e Piéri, D., 2008, Le dipinti amphoriques d’Antinoopolis, in R. Pintaudi (ed.), Antinoupolis I, Firenze (« Scavi e materiali », 1), p. 175-216.
Frasca, M., 1998, Osservazioni preliminari sulla ceramica protoarcaica ed arcaica di Kyme eolica, in Studi su Kyme eolica. Atti della giornata di studio della Scuola di Specializzazione in Archeologia dell’Università di Catania, Catania (= CronA, 32, 1993), p. 51-70.
Frasca, M., 2007, Kyme : il quartiere di abitazioni della collina sud. Prime osservazioni sulla fase romana, in L. A. Scatozza Höricht (ed.), Kyme e l’Eolide da Augusto a Costantino. Atti dell’incontro internazionale di studio. Missione archeologica italiana. Napoli, 12-13 dicembre 2005, Napoli, p. 89-102.
Hansen, E. V., 1947, The Attalids of Pergamon, Ithaca-Londra (2a ed. 1971 ; « Cornell Studies in Classical Philology », 36).
Hansen, M. H., 2007, Was every polis town the centre of a polis state ?, in M. H. Hansen (ed.), The return of the polis : the use and meanings of the word polis in archaic and classical sources, Stuttgart (« Historia Einzelschriften », 198 / «Papers from the Copenhagen Polis Center », 8), p. 13-51.
Lagona, S., 1993, 1992 Yılı Kyme arkeolojik kazıları, « KST », 15.2, p. 1-9.
Lang, M., 1976, The Athenian agora. Results of the excavations conducted by the American School of Classical Studies at Athens. Graffiti and dipinti, XXI, Princeton.
Lawall, M., 2000, Graffiti, wine selling, and the reuse of amphoras in the Athenian agora, ca. 430 to 400 B. C., Hesperia, 69, p. 3-90.
Liou, B., 1987, Inscriptions peintes sur amphores : Fos (suite), Marseille, Toulon, Port-la-Nautique, Arles, Saint-Blaise, Saint-Martin-de-Crau, Mâcon, Calvi, Archaeonautica, 7, p. 55-139.
Liou, B., 1993, Inscriptions peintes sur amphores de Narbonne (Port-la-Nautique), Archaeonautica, 9, p. 131-148.
Litinas, N., 2008, Greek ostraca from Chersonesos. Ostraca Cretica Chersonesi (O. Cret. Chers.), Wien (« Tyche. Supplementband », 6).
Maehler, H., 2007, Le scritture dell’archivio di Zenone e lo sviluppo della corsiva greca, in M. Capasso e P. Davoli (edd.), New archaeological and papyrological researches on the Fayyum. Proceedings of the international meeting of Egyptology and papyrology (Lecce, June 8th-10th 2005), Galatina, p. 155-177.
Manacorda, D. e Panella, C., 1993, Anfore, in W. V. Harris (ed.), The inscribed economy. Production and distribution in the Roman empire in the light of instrumentum domesticum. The proceedings of a conference held at the American Academy in Rome on 10-11 January, 1992, Ann Arbor (« Journal of Roman Archaeology. Supplementary Series », 6), p. 55-64.
Mancuso, S., 2012, Studi su Kyme Eolica V. Il teatro : attività delle campagne di scavo 2006-2011, Soveria Mannelli.
Manganaro, G., 2000, Kyme e il dinasta Philetairos, Chiron, 30, p. 403-414.
Marimon Ribas, P. e Puig Palerm, A., 2007, Miscelánea : las otras ánforas del Monte Testaccio, in J. Ma Blázquez Martínez e J. Remesal Rodríguez (edd.), Estudios sobre el Monte Testaccio (Roma) IV, Barcelona (« Union Académique Internationale. Corpus International des Timbres Amphoriques », 12), p. 345-380.
Masson, O., 1986, Quelques noms de magistrats monétaires grecs. V. Les monétaires de Kymè d’Éolide, RN, 28, p. 51-64.
Menci, G., 1979, Scritture greche librarie con apici ornamentali (iii a.C.- ii d.C.), S&C, 3, p. 23-53.
Messeri, G. e Pintaudi, R., 1998, Documenti e scritture, in G. Cavallo, E. Crisci, G. Messeri e R. Pintaudi (edd.), Scrivere libri e documenti nel mondo antico, Firenze (« Papyrologica Florentina » 30), p. 39-53.
Miranda, E., 2005, Cuma eolica : aspetti politici e istituzionali, in A. Mele, M. L. Napolitano e A. Visconti (edd.), Eoli ed Eolide tra madrepatria e colonie, Napoli, p. 517-523.
Opaiţ, A. e Tsaravopoulos, A., 2011, Amphorae of Dressel 24 similis type in the central Aegean area (Chios - Erythrai - Kyme), ABSA, 106, p. 275-323.
Ragone, G., 2005a, Tradizione scommatiche anti-cumee nel Philogelos e in altre fonti, in A. Mele, M. L. Napolitano e A. Visconti (edd.), Eoli ed Eolide tra madrepatria e colonie, Napoli, p. 533-550.
Ragone, G., 2005b, Tradizioni locali eoliche nelle biografie omeriche, in A. Mele, M. L. Napolitano e A. Visconti (edd.), Eoli ed Eolide tra madrepatria e colonie, Napoli, p. 451-516.
Remesal Rodríguez, J. et García Sánchez, M., 2007, Los Tituli Picti sobre ánforas olearias orientales, in J. Ma Blázquez Martínez e J. Remesal Rodríguez (edd.), Estudios sobre el Monte Testaccio (Roma) IV, Barcelona (« Union Académique Internationale. Corpus International des Timbres Amphoriques », 12), p. 173-182.
Stolba, V. F., 2005, Hellenistic ostrakon from Olbia, ZPE, 15, p. 91-94.
Stolba, V. F., 2007, Local patterns of trade in wine and the chronological implications of amphora stamps, in V. Gabrielsen e J. Lund (edd.), The Black Sea in Antiquity. Regional and interregional economic exchanges, Aahrus (« Black Sea Studies », 6), p. 149-160.
Turner, E. G., 1971, Greek manuscripts of the ancient world, Londra (2a ed. 1987 ; « Bulletin of the Institute of Classical Studies. Supplement », 46).
Wilcken, U., 1899, Griechische Ostraka aus Aegypten und Nubien. Ein Beitrag zur antiken Wirtschaftsgeschichte, i, Leipzig-Berlin.
Haut de page
Notes
Sulla superficie esterna dell’improvvisato contenitore si apprende da una breve annotazione a mano che si tratta di pezzi già inventariati e pertinenti all’anno 1992, con l’indicazione aggiuntiva del nome incompleto di un destinatario, che sembra identificabile con S. Di Stefano, in quell’anno incaricato della conduzione dei saggi nell’area del teatro o « Area v » : cfr. Lagona, 1993, p. 4 n. 5).
La ‘riscoperta’ dei frammenti qui pubblicati ha avuto luogo in un frangente della campagna 2014, nel quale chi scrive non era presente presso la casa di scavo italiana ad Aliağa (Turchia). Un rilievo autoptico dei frammenti è stato tuttavia possibile nel corso della successiva campagna 2015. L’analisi delle caratteristiche materiali e tipologiche dei supporti ceramici esorbita dall’oggetto di questo studio e dalle competenze del suo autore. Un esame più approfondito su quest’ultimo aspetto sarà auspicabilmente affrontato da altri in altra sede.
Lagona, 1993, p. 3-4. Una ricostruzione topografica dell’area portuale e una sintesi sulle attività archeologiche ivi condotte si trovano in Esposito et al., 2002. Una messa a punto sulle indagini nel versante settentrionale della collina sud è in Frasca, 2007 (cf. anche Frasca, 1998). Un profilo storico sulle ricerche nell’area del teatro è in Mancuso, 2012, p. 29-36.
L’acquisizione delle misure dei frammenti graffiti si deve anche alla pazienza di M. V. Gabriele, che si ha qui occasione di ringraziare.
Sul termine tecnico ‘dipinto’ (pl. ‘dipinti’) « nel senso convenzionale di iscrizione eseguita a inchiostro su anfora », cf. – da ultimo – Fournet, 2012, p. 249 nota 1 (con bibl. precedente). Per il loro significato e le loro funzioni, si può utilmente consultare Manacorda, Panella, 1993, p. 55-57. Una differenziazione tipologica e funzionale nella classificazione dei ‘dipinti’ è stata applicata ai materiali rinvenuti nel sito di Panskoe I (Crimea), non lontano dall’antica Chersoneso taurica (Stolba, 2007, p. 149-152).
Sul versante delle interazioni fra scritture epigrafiche e scritture su papiro, si può consultare con profitto l’analisi metodologica di Del Corso, 2010.
Sotto questo profilo, opportuni e condivisibili sono gli inviti alla cautela espressi in Turner, 1987, p. 92 n° 51, in Crisci, 1996, p. 13-15 e in Messeri, Pintaudi, 1998, p. 39-40. La diversità nelle dinamiche evolutive di una scrittura è esemplarmente rappresentata da P. Cair. Zen. I 59037, una lettera del 258/7 a.C. pervenuta a Zenone da un suo sodale in Caria : il documento presenta forme grafiche generalmente meno evolute rispetto alle contemporanee manifestazioni della scrittura in Egitto (Maehler, 2007, p. 164-165 ; cf. Catling, Marchand, 2014, p. 123-125).
Scrupoli metodologici analoghi a quelli qui espressi trovano spazio nell’edizione degli ostraka da Chersoneso di Creta (O. Cret. Chers.) curata da N. Litinas (Litinas, 2008, p. 25-28). Tuttavia, come osserva G. Cavallo, « [l]a scrittura deve essere indagata su qualsiasi supporto – papiro, pergamena, tavoletta, ostrakon, pietra, marmo, intonaco, metallo o altro materiale – e con qualunque conseguente tecnica risulti eseguita. È un assioma del metodo paleografico » (Cavallo, 2008, p. 13).
Fournet, 2012, p. 249.
Cf. anche Berdowski, 2003, p. 19 ; Stolba, 2007, p. 149.
Cartellino : « Area v Saggetto (?) N1 | iv° taglio -55 | -60 | Sul lastricato | SL [= S(ebastiana) L(agona) ?] ».
Cf. Fournet, 2012. Per la terminologia tecnica qui adottata si faccia riferimento a Crisci, 2011.
L’evoluzione della lettera kappa nelle scritture corsive greche è illustrata in Degni, 1996, p. 48-52 : in base alla documentazione presa in esame da P. Degni, la variante di kappa tracciata in due tempi, presente anche nel frammento dipinto, sembra esaurirsi nel corso del i secolo a.C. Quanto alle apicature, utile è la consultazione di Menci, 1979.
Il tracciato delle lettere, nonché la disposizione del testo di D1 trovano confronto, fra altri esempi, in P. Berol. inv. 12319 (MP2 1567 ; LDAB 3864), un’antologia letteraria su ostrakon proveniente da Filadelfia d’Arsinoite (c.d. Archivio di Kleitorios) e databile fra iii e ii secolo a.C. Quanto a kappa, la variante in due tempi è attestata ben oltre la fine del ii secolo a.C., come documentano – ad esempio – i ‘dipinti’ ateniesi raccolti in Lang, 1976 (cf., inter alia, F 305 [i secolo a.C. / i secolo d.C.] ; Ha 15 [inizio del i secolo d.C.] ; Hd 10 [ii secolo d.C.] ; F 286 [tardo ii secolo d.C.]).
Meno probabile è che la sequenza residuale [---]αρχος sia appartenuta all’indicazione di una carica magistratuale, vale a dire, a titolo di esempio, ad un γυμνασίαρχος (cf. SEG 33, 1039, l. 51), ad un φύλαρχος (cf. SEG 50, 1195, ll. 37, 43, 48) o ad un δήμαρχος.
IvKyme 26.
D2 condivide con il precedente D1 il medesimo cartellino, sicché è da ritenere che i due frammenti siano stati rinvenuti nello stesso settore di scavo (area v, adiacenze del teatro). Non è possibile risalire, come è già stato osservato, alla data di rinvenimento dei due reperti. Per il cartellino di D1 e D2, cf. supra nota 12.
Una rigatura simile è chiaramente visibile anche al di sotto del testo di l. 4, dove il solco ha però dato luogo soltanto ad occasionali sbavature (estremità inferiore del tratto obliquo sinistro di alpha ; estremità inferiore dell’asta sinistra di eta), senza apparenti ricadute sulla forma e sulla leggibilità delle lettere.
Crisci, 2010, p. 285-286 e 297. La variante di tau ‘a sette’ è utilizzata, ad esempio, in P. Lond. vii 1979, una lettera del 252 a.C. indirizzata a Zenone da Demetrio, forse suo concittadino (cf. Crisci, 2010, p. 287-288). Alpha a tre tratti, tau in un tempo solo e ny con asta destra rialzata si possono ritrovare in P. Cair. Zen. I 59067, una lettera di Zenone a Protogene riferibile al 257 a.C. Il caratteristico disegno di eta appare analogo al tracciato della stessa lettera in PSI iv 341, una richiesta inoltrata a Zenone dai due fratelli artigiani Apollofane e Demetrio databile al 256 a.C. In quest’ultima sono presenti ulteriori affinità grafiche con il testo dipinto qui in esame, come my con aste divergenti e con tratti obliqui fusi in un unico elemento curvilineo o come lambda con tratto destro che, intorno al centro del rigo, ‘poggia’ in pseudo-legatura ad un elemento della lettera seguente.
In connessione con le notazioni di metodo formulate supra nel testo, vale la pena riportare le parole di Crisci in relazione alle peculiarità ricorrenti nei documenti di Zenone : « Si tratta di elementi singoli e di tendenze più generali, che dobbiamo supporre presenti in uno spazio grafico certo più vasto del solo Egitto, quello spazio cui facevano riferimento i gruppi e gli individui che sempre più numerosi (e sempre più lo sarebbero diventati) si trasferivano in territorio egiziano, dalla Grecia, dalle isole, dal mondo microasiatico » (Crisci, 2010, p. 286). Oltre a queste « tendenze », il frammento qui in esame presenta alpha a tre tratti, le cui aste oblique non giungono a contatto fra loro, disegno questo che trova confronto in P. Hamb. ii 187 (cf. spec. l. 9), atto di fideiussione del 246 a.C., nel testo del quale ricorre anche my con elemento centrale curvilineo, ny con asta destra sopraelevata e tau ‘a sette’.
Cf. Hansen, 1971, p. 187-188.
LGPN ii, s.v. Εὐκαδμίδης.
Pur non essendo possibile ricostruire la disposizione ‘visuale’ del testo sul manufatto, non è da escludere che Καδμηίς possa rappresentare il filetico di [Ἀγ]αθοκλ[ῆς] ? (l. 1), antroponimo che trova discreta diffusione a Pergamo (LGPN Va, s.v. Ἀγαθοκλῆς [53-57]).
Laddove si consideri D1 un documento locale, l’indicazione del filetico lascia supporre che l’individuo o gli individui menzionati al suo interno fossero con ogni probabilità cittadini cumei (cf. Hansen, 2007, p. 36 : « City-ethnics were tipically used externally when the person was named alongside persons from other communities ; sub-ethnics, on the other hand, were almost always used internally »).
Su quest’ipotesi, vd. anche infra nel testo.
Cartellino : « Kyme 28/7/1992 | Area ii | Saggio iii | Trincea 1 (allargamento | Nord (strato superficiale) [sic] » ; cf. Lagona, 1993, p. 1-3.
Fournet, Piéri, 2008, p. 195-199 ; Fournet, 2012, p. 254-255. Si tratta di testi dipinti in inchiostro rosso, generalmente tracciati al di sotto di una delle anse e composti da un antroponimo in caso genitivo (nel caso di D3, conseguirebbe da ciò l’integrazione Ἰωάνν[ου]) e da un secondo elemento ritenuto parimenti un antroponimo. Il significato del secondo elemento del ‘dipinto’ nelle LRA 1 (c1), a dire il vero, non è ben chiaro (cf. Fournet, Piéri, 2008, p. 199), sicché non sono da escludere ulteriori alternative esegetiche. Nel caso di D3, ad esempio, la sequenza conservata a l. 2 potrebbe suggerire il miele (μέλι) ovvero il vino chiamato μελιτίτης quali possibili generi alimentari contenuti nel recipiente (cf. Lang, 1976, p. 80 [He 29, iii- iv secolo ; He 33, iv secolo ; He 34, iv secolo ; He 36, iv secolo] ; Lawall, 2000, p. 18-19).
La circolazione di anfore di tipologia LRA 1 è ben attestata a Cuma eolica (Lagona, 1993, p. 3 ; Di Giovanni, 2012, p. 153-160). Dagli scavi dell’agorà cumea, in particolare, proviene un gruppo di quattro frammenti di LRA 1 con testi dipinti che, per dimensione dei caratteri e per posizione sulla superficie del vaso, risultano comparabili ai testi di tipo b dei manufatti di Antinoupolis (Di Giovanni, 2012, p. 157 ; cf. Fournet, Piéri, 2008, p. 189-191).
Fournet, Piéri, 2008, p. 199.
Fournet, Piéri, 2008, p. 184 ; Fournet, 2012, p. 256-257. Le caratteristiche grafiche del testo dipinto da Cuma eolica non escluderebbero una lieve anteriorità cronologica rispetto ai documenti di Antinoupolis.
Fournet, Piéri, 2008, p. 199 ; Fournet, 2012, p. 251-252.
Cartellino : « Kyme 27/7/92 | Area v Trincea β | iv taglio -40 | -50 | SL ».
Interessante il confronto con O. Wilcken 1256 (= P. Berol. inv. 3997 [lato esterno]), ricevuta d’affitto del 147/6 o del 135/4 a.C. recuperata a Tebe d’Egitto : se ne segnala, in particolare, la sequenza -ΗΡΑΚΛΕΙΔΗ- (l. 1) che, pur vicina sotto certi rispetti all’analoga sequenza di D4 (si noti, ad esempio, la realizzazione del dittongo -ΕΙ- o il disegno sopraelevato di delta), presenta tuttavia forme apparentemente più evolute e forse lievemente più tarde (come i tracciati di alpha e di eta). I disegni di epsilon e di eta di D4 presentano qualche lontana analogia con un testo dipinto su collo d’anfora rodia pubblicato in Liou, 1993, p. 137 (PN 12 ; fig. 3).
Hdt. i 158, 2 (Ἀριστόδικος ὁ Ἡρακλείδεω, cittadino eminente attivo a Cuma negli anni Quaranta del vi secolo a.C.) ; Hdt. iv 138, 2 e v 37, 1 (Ἀρισταγόρης Ἡρακλείδεω, tiranno di Cuma all’epoca del re persiano Dario i) ; Memn. FGrHist 434 F 1, 5, 5 (Eraclide di Cuma, agente di Arsinoe ad Eraclea Pontica dopo il 284 a.C.) ; Diog. Laert. V 94 (Eraclide di Cuma, autore di Περσικά [= FGrHist 689, metà del iv secolo a.C. ?]; Eraclide di Cuma, retore [?]). IvKyme 5, ll. 16-17 (Ἀριστογείτων Ἡρακλείδα, stratego nel ii secolo a.C.) ; IvKyme 12, ll. 4, 18 + SEG 59, 1407, fr. B, ll. 5, 17 (Ἡρακλείδης ὁ Ζωίλω, pritano nel ii secolo a.C.) ; IvKyme 19, l. 60 (Στράτων ὁ Ἡρακλείδα, stefaneforo in epoca augustea) ; IvKyme 37, ll. 3-4, 17, 44 (Ἡρακλείδης Ζωπύρου, membro di un circolo religioso attivo nel i secolo d.C.) ; SEG 32, 1243, l. 2 (Ἡγήσανδρος Ἡρακλείδα, cittadino eminente menzionato nel decreto onorifico per Cleanatte, redatto in età augustea). Per l’antroponimo Ἡρακλείδης nelle emissioni monetali della città di Cuma, cf. Masson, 1986, p. 58.
Cartellino : « Kyme 23/7/1992 | Area v ripiano Lagona | i° taglio -30 | -50 | SL ».
Qualche analogia nel tratteggio riemerge dal confronto fra D5 e un testo dipinto della collezione M. Vieille pubblicato in Liou, 1987, 94 (F 138 ; fig. 22). Di quest’ultimo, in particolare, si notino i disegni del primo alpha a l. 3, con i due tratti obliqui ben divaricati e con la barra centrale ricurva, e di eta, con asta destra prominente e gli ulteriori tratti tracciati in un tempo solo. Il disegno di eta e di kappa, di omikron di modulo minore, di delta rialzato trovano ulteriore parallelo in BGU vi 1310 (= P. Berol. inv. 10874), una ricevuta delle tasse su ostrakon proveniente dal villaggio di Apollonopolites (a sud di Tebe) e databile al 146 o al 135 a.C.
Cartellino : « Kyme 23/7/1992 | Area v ripiano Lagona | i° taglio -30 | -50 | SL ».
Cartellino : « Kyme 22/7/1992 | Area v allargamento (?) | sud-ovest Saggetto (?) | iv°, h. p. (?) -55 | -60 | iscrizioni ». Nella parte posteriore del frammento, è indicato con inchiostro di china anche il numero di inventario « K 92-72 ».
A stento, è possibile intravedere alcune tracce di inchiostro tanto sul margine superiore, quanto sul margine sinistro del frammento : tali residui non sono evidentemente riconducibili alla medesima linea cui appartiene l’unica sequenza di lettere leggibile.
Fra le formazioni onomastiche di questo tipo, trovano maggior diffusione Κάϊκος (29 occorrenze: LGPN i-vb, s.v. Κάϊκος) e Καϊκόδωρος (5 occorrenze: LGPN i-va, s.v. Καϊκόδωρος). Per Ἁβρίς figlia di Κάϊκος, originaria di Cuma eolica e vincitrice nella gara di tiro a due cavalli negli Ἀμφιαράϊα καὶ Ῥωμαῖα svoltisi a Oropo intorno al 76 a.C., vd. IG vii 417 = I.Orop. 525, 60-61. Nel caso in cui la sequenza dipinta andasse letta altrimenti (-ΔΙΚΟ-), ne deriverebbe eventualmente una formazione onomastica legata alla ‘δίκη’, che trova attestazione a Cuma eolica in composti come Ἀριστόδικος (LGPN Va, s.v. Ἀριστόδικος [i-ii]) o nel raro Ἰσίδικος (LGPN Va, s.v. Ἰσίδικος).
Al reperto è allegato un foglio di carta nel quale vengono riferiti i dati di ritrovamento : « Area ii Saggio iv Rosa | Trincea iii Allargamento Sud-Est. | iii taglio -60 -80. dal calpestio. | Kyme 27/7/1992 ». Su un lembo del medesimo foglio si legge : « fotografare ». Nel nome Rosa, enfatizzato con una sottolineatura nella prima linea del foglio, è da riconoscere verosimilmente R. Lanteri, a lungo collaboratrice della Missione Italiana a Cuma eolica.
Cartellino : « Kyme 17/8/1992 | Area v Trincea γ 1 | Allar. Sud – dell’Allrg. | γ 3 ii taglio | -60 -80 ».
Cartellino : « Area v Trincea γ 1 | Allargam(en)to Sud dell’allarg. | γ 3 ii taglio -60 -80 | graffito. 24/7/1992 | K 92-77 ».
Lang, 1976, p. 56-57 ; Davies, 1984, p. 141 ; Lawall, 2000, p. 10.
Cartellino : « Kyme 16/7/1992 Area v | Sporadico di superficie | K 92-78 ».
IvKyme 37, ll. 1 e 21 ; IvKyme 71 ; SEG 50, 1195, l. 13.
Cartellino : « Kyme 2002 | 17/08/02 | Area iv / Ampliamento | US 23 | Fr. di collo + spalla | di vaso con iscrizione incisa ».
Diversamente dagli altri documenti sopra editi, l’edizione di questo testo può giovarsi di una scheda descrittiva approntata da G. Ragone nel corso di un rilievo autoptico della parete incisa.
L’antroponimo Μηνόφιλος conta sinora più di quattrocento attestazioni nell’Asia Minore continentale (LGPN Va, s.v. Μηνόφιλος [trecentocinquantaquattro occorrenze] + LGPN Vb, s.v. Μηνόφιλος [settantatré occorrenze]), a fronte delle quattro di Ἀθηνόφιλος e delle tre di Ξενόφιλος (LGPN Va, s.vv. Ἀθηνόφιλος; Ξενόφιλος).
A proposito delle ‘scritture di rispetto’ si faccia riferimento, per l’ambito papirologico, a Messeri, Pintaudi, 1998, p. 41.
Cf. Manacorda, Panella, 1993, p. 55-57.
Una lista di nomi accompagnati da patronimici, ad esempio, campeggia su un ostrakon graffito proveniente da Olbia pontica, recuperato nei pressi del c.d. Dikasterion (settore E3) : V. F. Stolba, editore del testo, ne ha datato il contenuto alla metà del iv secolo a.C. e ne ha prospettato, parallelamente, il possibile carattere pubblico (una sorta di psephos ?) (Stolba, 2005 = SEG 55, 857 ; cf. BE 2005, 510 n° 367). Diverso, d’altro canto, sembra essere il caso di una lista su un ostrakon tolemaico proveniente da Elefantina (O. Eleph. DAIK 5 ; iii secolo a.C.) : qui i nomi, declinati in caso dativo, erano forse elencati in un rendiconto di assegnazioni legate alla vita di un santuario o alla celebrazione di un culto (l. 4 : ἱερεῦσι). Si osservi, ad ogni modo, che nessuno di questi documenti contiene l’indicazione del filetico sicché, sotto questo aspetto, un confronto rimane soltanto parziale.
Sul teatro di Cuma eolica come occasionale luogo di seduta della βουλή e dell’ἐκκλησία, cf. [Hdt.] Vita Hom. 12, p. 200, 152 Allen ; Philogel. 179 Dawe (su queste testimonianze : Ragone, 2005a, p. 538-539 ; cf. Miranda, 2005, p. 519-520). L’ipotesi qui prospettata sarebbe eventualmente da estendere anche ai ‘dipinti’ D1, D4, D5 e D6 i quali, pur non conservando traccia di ulteriori filetici, risultano sotto alcuni rispetti affini a D2. Si tratta infatti di documenti di età ellenistica recanti liste più o meno estese di antroponimi e provenienti da una trincea scavata nell’area del teatro di Cuma eolica. Essi erano probabilmente parte del giacimento di ceramica ellenistica di cui si dà conto in Lagona, 1993, p. 4.
Le caratteristiche convenzionali che distinguono un testo su ostrakon da altri testi su ceramica rimangono ancora oggi quelle enunciate in Wilcken, 1899, p. 4 : diversamente dalle indicazioni di natura commerciale presenti su anfore e su altri manufatti, il testo di un ostrakon non è intrinsecamente connesso con il vaso sul quale è tracciato, ma il frammento di ceramica che lo reca funge unicamente da supporto alternativo al papiro o ad altro genere di materiale scrittorio.
In accordo a questa ipotesi, Καδμηίς risulterebbe allora una delle dodici φυλαί di Cuma eolica attestate indirettamente nel decreto onorifico in onore di Filetero (SEG 50, 1195 ; cf. Manganaro, 2000, p. 410 ; Miranda, 2005, p. 517-518). Come è già stato rilevato supra nel commento a D2, il filetico è attestato sinora per la sola Pergamo, il che, al di là delle pur interessanti implicazioni di natura mitica (sulle tradizioni tebane a Cuma eolica, cf. Ragone, 2005b, p. 452 e 466-467), suggerisce inter alia la possibilità di un diretto influsso pergameno sulla ripartizione e sull’onomastica filetica cumea.
Cf. supra nota 29.
Sull’anfora di Testaccio : Remesal Rodríguez, Garcia Sánchez, 2007, p. 176-177 n° 519 e Marimon Ribas, Puig Palerm, 2007, p. 378, fig. 38 ; Opaiţ, Tsaravopoulos, 2011, p. 314-317. Potrebbero provenire da Cuma anche altri dipinti rinvenuti nel medesimo strato del Monte Testaccio i quali, pur constando di testi assai lacunosi, presentano però caratteristiche grafiche del tutto simili al documento n° 519 si tratta dei dipinti n° 517, 520 e 528 (Remesal Rodríguez, Garcia Sánchez, 2007, p. 176-178).
Haut de page