Notes
Una bibliografia su Celio Aureliano, completa fino al 2005, in Urso, 2005, p. 1-32. Su Sorano la sintesi di riferimento è quella di Hanson, Green, 1994.
Ovvero – oltre al trattato sulla patologia – ampi e numerosi estratti della traduzione del trattato ginecologico, pubblicati da Drabkin, Drabkin, 1951, e due frammenti pubblicati da Rose, 1870, p. 206-240, provenienti da un manuale in almeno nove libri dedicato all’intero ambito del sapere medico, esposto nelle sue linee essenziali in forma di domanda e risposta (vd. anche infra). Per un tentativo di ricostruzione del piano delle opere perdute rimando a Urso, 1997, p. 125-154.
I testi superstiti si leggono nell’edizione di Ilberg, 1927; una nuova edizione del Περὶ γυναικείων παθῶν è quella di Burguière et al., 1988-2000.
Aug., c. Iulian. 5, 14, 51.
Temkin, 1956, p. XXIII.
Dell’opera sono disponibili le edizioni moderne di Drabkin, 1950, ancora utile soprattutto per la buona traduzione, e Bendz, 1990-1993, che è oggi quella di riferimento.
Esclusi questi testi, il pensiero metodico è conservato solo per frammenti, trasmessi da fonti per lo più ostili. Con l’esclusione di quelli di Sorano, i frammenti sono disponibili nella raccolta di Tecusan, 2004.
Drabkin, 1950, p. XVII.
Sui fondamenti del Metodismo mi limito a citare l’articolo di Pigeaud, 1991, con l’integrazione di van der Eijk, 1999a, dove sono evidenziate alcune aporie della dottrina; vd. anche Tecusan, 2004, p. 7-21. Per ulteriore bibliografia rinvio a Urso, 2005, p. 29-30.
Schmidt, 1846, p. 11: «Ad diiudicandum uero sudoris dignitatem semioticam haec obseruanda sunt momenta: 1. Sudoris ambitus, utrum uniuersalis sit an localis, partialis tantum. 2. Causa et origo, utrum actiuus sit sudor, id est per uim naturae medicatricem effectus an passiuus. 3. Tempus, quo sudor incidit, et id potissimum in morbis acutis. Sic in cruditatis stadio sudor symptomaticus, in crisi autem satis denunciata sudor saluber, decernens, criticus. 4. Sudoris quantitas. 5. Sudoris qualitas per sensus cognoscenda».
Per la bibliografia relativa ai rapporti tra Celio Aureliano e Sorano rimando a Urso, 2005, p. 21-24; da integrare con Urso, 2008 e Messina, 2010.
Sull’obesità e sulla sua concettualizzazione patologica nel Metodismo vd. Gourevitch, 1985 e ead., 1991, p. 77-81. L’ordine con cui sono citate le malattie è quello adottato da Celio nell’esposizione.
Sull’autore, un anonimo di età imperiale, e sul trattato, tramesso per intero da solo ms. Parisinus suppl. graec. 636 (da qui l’epiteto Parisinus) vd. Garofalo, 1997, p. VII-IX. Neppure il trattato di Areteo può essere datato con certezza, sebbene si tenda a collocare l’autore in età protoimperiale; si veda Oberhelman, 1994, p. 941-953. Nutton, 1996, col. 1051 sembra optare, come già Wellmann, per una cronologia bassa, non escludendo che possa essere un contemporaneo di Galeno.
E.g. Aret., SD 1, 11, 4 (CMG II, p. 52, 31 Hude); SA 2, 4, 2 (CMG II, p. 23, 22 Hude); SD 1, 2, 2 (CMG II, p. 37, 14 Hude); SA 2, 3, 3 (CMG II, p. 22, 24 Hude); SD 1, 8, 4 (CMG II, p. 48, 50 Hude).
Rispettivamente An. Par., 1, 4; 10, 2; 12, 1; 27, 2, secondo la numerazione dell’edizione di Garofalo, 1997, da cui cito da qui in poi.
Vd. Cels., 3, 19, 1; Theod. Prisc., 2, 35; Cass. Fel., 64, 1 per la presenza di sudore nella cardiaca passio; Theod. Prisc., 2, 51 per il quadro della melancholia e Cass. Fel., 21, 2 per quello degli empiemi.
Cael. Aur., tard. 4, 3, 33: Si igitur medicaminis iniectio aliquo fuerit peccato uitiata […] mox medicamenti monstrabit errorem. nam […] aliqui stomachi ac uentris dolorem senserunt, singultibus atque nausea affecti cum […] sudore («Se pertanto l’iniezione di un medicamento sarà viziata da qualche pecca […], subito mostrerà che il medicamento è stato somministrato erroneamente. Infatti […] alcuni avvertono dolore di stomaco e ventre, venendo colti da singhiozzi e nausea con […] sudore». La traduzione dei testi antichi, qui e altrove, è di chi scrive).
Cael. Aur., tard. 5, 1, 21: modum autem ustionis constituunt cum in alia manu, hoc est quae sit contraria parti patienti, sudor emergens apparuerit («Stabiliscono come misura dell’ustione quando nell’altra mano, cioè quella contraria alla parte affetta, si manifesta l’insorgere di sudore»). L’orientamento qui riferito è quello di medici, tra cui si annoverano pure i seguaci dell’erofileo Demetrio di Apamea. Naturalmente, anche la dossografia deriverà a Celio da Sorano, come prova l’assenza di citazioni di autori posteriori all’Efesino.
Cael. Aur., acut. 3, 6, 68: Ascendente passione atque erumpente distentio dura et durities partium fiet cum dolore uehementi colli atque musculorum, qui buccas colligant […], sudor plurimus […] («Quando la malattia si sviluppa e irrompe, si verifica una tensione rigida e una rigidità delle parti, con dolore intenso del collo e dei muscoli che collegano le mascelle […], sudore abbondante […]»).
Cael. Aur., acut. 3, 6, 68; Cael. Aur., tard. 1, 4, 64-65; 3, 2, 15; 4, 7, 92. L’espressione che affianca l’ablativo assoluto a quello di tempo è una «Doppelübersetzung», tipica dello stile celiano; sullo stilema si veda Bendz, 1964, p. 13-59.
Cael. Aur., tard. 5, 10, 94.
Cael. Aur., tard. 1, 6, 182.
Cael. Aur., acut. 3, 11, 103.
Cael. Aur., acut. 2, 14, 92 (pleuritis); tard. 2, 5, 89 (catalepsis nella manifestazione cronica).
Cael. Aur., acut. 2, 27, 145 (peripneumonia); tard. 2, 14, 198 (phthisis).
Cael. Aur., acut. 3, 5, 50 (apoplexia nella manifestazione acuta).
Cael. Aur., acut. 2, 3, 17-18 (lethargia).
Cael. Aur., acut. 2, 10, 72 (catalepsis, forma acuta).
Cael. Aur., tard. 3, 1, 3 (asthma). Nella sezione sui parassiti intestinali l’indicazione del tempus è andata perduta con parte della sintomatologia iniziale, ma l’insieme dei sintomi concomitanti fa pensare a un contesto parossistico e quindi, anche in questo caso, a un augmentum.
Cael. Aur., tard. 2, 5, 89.
Cael. Aur., tard. 3, 4, 52.
Cael. Aur., tard. 4, 3, 40. Si tratterà verisimilmente del sudore freddo che si presenta durante un attacco di lipotimia.
Cael. Aur., tard. 5, 15, 130: cum […] ex paruo gressu anhelatione ac sudore, ut suo se corpore praefocari sentiant aegrotantes, quo neque leuia ferre ualeant uestimenta («con […] affanno e sudore provocati da una breve camminata, cosicché i malati si sentono soffocare dal proprio corpo, al punto che non sono in grado di sopportare neppure vesti leggere»).
Cael. Aur., acut. 1, 9, 68: At si adiuncta fuerit stricturae solutio, ut aut uenter fluens aut sudores esse uideantur […] («Ma se si aggiungerà allo stato di costrizione uno stato di rilassamento, cosicché si manifestino flussi del ventre o sudori […]»). Febbre e delirio, espressione di uno stato di strictura, sono sintomi caratteristici della phrenitis, che infatti è definita come «una condizione di alterazione mentale acuta con febbre alta» (Cael. Aur., acut. 1, <de phren.> 21: alienationem mentis celerem cum febri acuta [...]). La definizione metodica è una definizione descrittiva (Frede, 1987, p. 273-274), la quale secondo Celio deve contenere solo i sintomi patognomonici del morbo (nella definizione di frenite, completano il quadro un movimento vano delle mani e il polso piccolo e fitto). Per la costruzione di una retorica della definizione nelle Passiones rimando a Urso, 2000, p. 181-186.
Si vedano Cael. Aur., acut. 2, 30, 161: propriam autem dicunt eam, quae cum sudore fuerit atque pulsu imbecillo, de qua nunc dicere suscepimus («definiscono invece “propria”, quella che si manifesta con sudore e polso debole, di cui ora ci accingiamo a parlare»); 2, 30, 163: sed ait cardiacam esse passionem solutionem celerem atque acutam, qua disici corpora per omnes uiarum particulas apprehendit («ma dice che la cardiaca passio è uno stato di rilassamento acuto, per il quale ritiene che i corpi si dissolvano attraverso tutte le particelle dei canali»), sim. 2, 30, 164: corpus soluitur in sudores («il corpo si dissolve in sudori»), nonché la definizione di diaphoresis cardiaca in Theod. Prisc., log. 35 (p. 134, 3-5 Rose) come «completo dissolvimento di tutto il corpo e delle sue energie» (totius corporis et uirium plena resolutio). Celio distingue il signum, identificativo della malattia e presente in ogni sua manifestazione, dall’accidens, legato alla fase della patologia (tempus), alla varietà di coenoteta (differentia), o alla gravità della manifestazione (magnitudo) (Cael. Aur., acut. 2, 33, 176; 1, 3, 34-35).
Cael. Aur., acut. 2, 3, 18.
Cael. Aur., tard. 5, 10, 94.
Cael. Aur., acut. 2, 32, 167 (cit. infra, n. 48).
Cael. Aur., acut. 2, 14, 92; acut. 1, 9, 68.
Cael. Aur., acut. 2, 27, 145; 3, 5, 50; 3, 11, 103; tard. 1, 2, 52.
Cael. Aur., tard. 2, 14, 198: sudor superiorum partium usque ad pectoris finem.
Cael. Aur., tard. 5, 10, 98; per la traduzione, vd. Drabkin, 1950, p. 971; Bendz, 1990-1993, p. 915. Com’è documentato in André, 1991, p. 131-132, stomachus può però indicare in latino sia l’esofago sia lo stomaco. Vomica è la denominazione latina tradizionale dell’ascesso.
Hipp., aph. 4, 38 (IV, p. 516 L): Καὶ ὅκου ἔνι τοῦ σώματος ἱδρὼς, ἐνταῦθα φράζει τὴν νοῦσον («la parte del corpo in cui si manifesta il sudore denuncia la presenza in essa della malattia»).
Cael. Aur., acut. 3, 6, 68.
Cael. Aur., acut. 2, 35, 186.
Cael. Aur., acut. 2, 10, 71; tard. 2, 5, 89.
L’uso del termine sembra caratteristico di Celio Aureliano; si veda ThlL III, 1368, 6 sqq., che registra solo due altre occorrenze oltre alle numerose celiane (Sen., nat. 5, 8, 1 e Hier., in Ezech. 10).
Cael. Aur., acut. 2, 32, 167: et quibusdam repentinus atque coaceruatus per totum corpus sudor, quibusdam uero primum ceruice tenus et uultu[s] […] paruus […] dehinc per totum, ut supra diximus, corpus plurimus («e ad alcuni un sudore improvviso e abbondante per tutto il corpo, ad altri, invece, in un primo momento su collo e volto, poco […], poi, come abbiamo detto sopra, copioso per tutto il corpo»).
Cael. Aur., acut. 1, 9, 68: detergendus etiam erit saepissime sudor, qui per uultum atque thoracem emicuerit, spongia molli. at si plus fuerit extentus ut integros solui uideamus, etiam flabris utimur […]. Il verbo mico, il cui uso è più frequente per il flusso di sangue (vd. ThlL V, 2, 483, 61 sqq.), è riferito al sudore anche in Ps. Theod. Prisc., add. 1, 86, p. 293, 4 Rose: in balneo sudore micante.
Cael. Aur., acut. 2, 14, 92.
Come registra il LSJ, p. 1182 il termine è detto «of perspiration» in Arist., pr. 866 a 21; Gal., MM 9, 2 (X, p. 541, 1 K).
Rispettivamente in Cael. Aur., tard. 1, 4, 64- 65 e 3, 2, 15.
Cass. Fel., 56, 1; poco perspicua la traduzione di Anne Fraisse, a fronte del testo dell’edizione CUF (Fraisse, 2002), secondo la quale cito da qui in poi, che rende roscidus con «humide».
Plut., quaest. conu. 6, 8: ἱδρῶτα δροσώδη […] καὶ λεπτόν; l’autore fa riferimento a un sudore che, come nella bulimia, può portare alla colliquazione del corpo, ma può essere tenuto sotto controllo con l’assenza di movimento. L’aggettivo sopravvive nella descrizione del sudore di testi tecnici più recenti; vd. Bernardino Cristini, Pratica medicale, Venezia 1681, l. III, p. 4 «[…] se non sopravenerà sudore rorido, o vero vomito spontaneo o flusso di ventre o sangue dalle narici o qualche altra evacuazione sensibile, che eradichi la causa della febbre […]» (anche in questo caso, essendo un sudore che eradichi la febbre, sarà un sudore abbondante; vd. Aret., SD 1, 13, 7 (CMG II, p. 55, 23 Ηude); J. V. von Hildebrand, Institutiones practico medicae, Viennae Austriae, I, 1816, p. 299: «Quoad materiem est [scil. sudor] uaporosus, aquosus, roscidus, uiscidus, pinguis, interdum subsanguinolentus».
Si vedano, rispettivamente, Cael. Aur., acut. 2, 3, 18; 3, 5, 50.
Cael. Aur., acut. 2, 10, 72; tard. 2, 5, 89.
Cael. Aur., acut. 2, 36, 190.
Cael. Aur., acut. 2, 35, 186; 190.
Rispettivamente Cael. Aur., acut. 2, 32, 167; tard. 3, 2, 15.
Rispettivamente Cael. Aur., tard. 1, 6, 182; acut. 2, 5, 25
Cael. Aur., acut. 2, 3, 18.
Cael. Aur., acut. 2, 32, 167. Su usi e sinonimi di glutinosus vd. ThlL VI, 2, 2115, s.v.
Cael. Aur., acut. 2, 35, 186; aquatus è il contrario di crassus, come registra esplicitamente ThlL II, 380, 73-74 «opposita: crassus, durus, uiscosus, spissus, pinguis».
Cael. Aur., acut. 2, 32, 167; 2, 35, 186; 2, 36, 190.
An. Par., 10, 2: ἱδροῦσι δαψιλῶς [...] δροσίζων δυσεπισχέτως; Ps. Gal., def. med. 265 (XIX, p. 420, 17 K): ἱδρότων ἀκατασχέτων; Aret., SA 2, 3, 3 (CMG II, p. 22, 24 Hude): ἱδρώς ἄσχετος, πουλύς; SA 2, 4, 3 (CMG II, p. 23, 26-27 Hude): ἱδρώς ... ἄσχετος; Paul. Aeg., 3, 34, 1 (CMG IX, 1, p. 220, 8 Heiberg): περιιδρώσεσι; Cels., 3, 19, 1: immodico sudore; sudor […] supra consuetudinem; Cass. Fel., 64, 1 multicursus sudorum.
An. Par., 10, 2: ψυχρὸς [...] ἱδρώς; Theod. Prisc., 2, 35: sudor uiscosus et frigidus perseuerans.
Cels., 5, 26, 8: Igitur corde percusso sanguis multus fertur, uenae <e>languescunt, color pallidissimus, sudores frigidi malique odoris tamquam inrorato corpore oriuntur, extremisque partibus frigidis matura mors sequitur. («Pertanto, quando è colpito il cuore, fuoriesce molto sangue, le vene [ovvero i polsi] collassano, il colorito diventa pallidissimo, insorgono sudori freddi e maleodoranti, come se il corpo venisse bagnato di rugiada, e, divenute fredde le estremità, segue rapidamente la morte»).
Rispettivamente Cael. Aur., acut. 2, 32, 167; 2, 36, 190; acut. 2, 35, 186.
I paragoni si leggono rispettivamente in Cael. Aur., acut. 2, 32, 167; 2, 36, 190; acut. 2, 35, 186. Sull’equivalenza sanies = pus si veda Garofalo, in questo stesso volume, § 3.
Vd. qualche esempio in Urso, 2003, p. 181-187.
Cael. Aur., acut. 3, 20, 195: crescente passione aquata atque tenuis liquoris fiet egestio et aliquando similis loturae carnis. Come scrive Drabkin, 1950, p. 423, n. 1 «the reference is probably to an upward discharge».
Cf. Sor., gyn. 1, 21, 1-4: Μελλούσηc δὲ γίνεσθαι τῆς τοῦ ἐμβρύου ϕθορᾶς ταῖς ϕθειρούσαις παρακολουθεῖ κένωσις ὑδατώδης, εἶτα ἰχωρώδης ἢ ὕϕαιμον ὑγρὸν καὶ οἷον ἀποπλύματα κρεῶν («quando sta per verificarsi l’aborto, nelle donne che abortiscono si manifesta l’evacuazione di un liquido acquoso, poi simile a icore o sanguinolento, come acqua in cui sia stata lavata la carne»); con il testo celiano trasmesso per tradizione indiretta da Orib., syn. 9, 70, 42, p. 345, 26-27 Molinier (= Cael. Aur., gyn. 1, 90, 804-805 Drabkin-Drabkin, che però omette il paragone): discussuris pregnantibus aquatus humor uel tabus (tabosus ed. Drabkin) aut sanguinolentus et ueluti loturae carnis per matrice fertur.
Cf. Sor., gyn. 3, 13, 15-16: διαφοραὶ δὲ αὐτοῦ […] κατὰ δὲ τὸν Δημήτριον παρὰ τὴν χρόαν καὶ τὴν δύναμιν. παρὰ μὲν οὖν τὴν χρόαν· ὃς μὲν γάρ ἐστι λευκός, πτισάνης χυλῷ παραπλήσιος, ὃς δὲ ὑδατώδης, ὃς δὲ ἐρυθρός, ὃς δὲ μέλας, ὃς δὲ ὕϕαιμος σαρξὶ πεπλυμέναις ὅμοιος, ὃς δὲ ἀνώμαλος, ὃς δὲ ὠχρός («Secondo Demetrio le differenze [scil. del flusso femminile] […] riguardano il colore e l’effetto. Secondo il colore: una varietà è bianca, simile a succo d’orzo, un’altra acquosa, un’altra rossa, un’altra nera, un’altra sanguinolenta, simile a carni lavate, un’altra di colore non uniforme, un’altra giallastra») con Cael. Aur., gyn. 2, 51, 674 Drabkin-Drabkin: Demetrius autem alium dixit album, alium nigrum, alium sanguineum et carnis loture similem ferri liquorem, aut mixto colore concretum. È il solo dei due paragoni mantenuti nell’adattamento latino, almeno stando a quanto tramanda il ms. di New York.
Sor., gyn. 2, 9, 43-45: ϕαῦλον δὲ μᾶλλον [scil. τὸ γαλα], εἰ καὶ εἰς ἰνώδεις ἀναλύοιτο κτηδόνας οἷον εἰς ἀπόπλυμα κρεῶν («ed è ancora peggiore, se anche si separa in filamenti fibrosi, come nell’acqua in cui si lava la carne»).
Aret., SD 2, 9, 5 (CMG II, p. 76, 23-24 Hude): ἰχωροειδέα, ὑπέρυθρα, οἰνώδεα ἢ ὅκως κρεῶν πλύμα.
Gal., de loc. aff. 7, 5 (VIII, p. 435, 7 K): οὖρα μελαινόμενα μετ’ ἐρυθροῦ τινος ἰχῶρος, ὥσπερ εἰ κρεῶν νεοσϕαγῶν πλύμασι μίξαις ἀσβόλην.
Trotula, Liber de sinthomatibus mulierum 7, p. 126 Green: Nam urina quandoque earum uertitur in ruborem, uel in colorem, loture carnis recentis.
Archig., p. 70, 21 Calabrò: ἡπατικοὶ δὲ κυρίως ὀνομάζονται οἱ δι᾽ ἀτονίαν τοῦ ἥπατος ἐκκρίνοντες δι᾽ ἕδρας αἱματώδη ὑγρότερα, ὡς ἀποπλύματα κρεῶν νεοσϕαγῶν, οὕστινας οἱ ἰδιῶται δυσεντερικοὺς εἶναι νομίζουσιν («sono chiamati in modo proprio “epatici” coloro i quali in seguito ad atonia del fegato secernono dall’ano fluidi sanguinolenti, come lavatura di carni appena tagliate, che i non addetti ai lavori credono essere “dissenterici”»).
Theoph., de excrementis 11, 5 (I, p. 403, 5-7 Ideler): ’Εὰν οὖν ἴδητε διαχωρήματα νεοσϕαγῶν κρεῶν πλύμασιν ἐοικότα, βεβαιότατον γνώρισμα τοῦτο ὑμῖν ἔστω πάθους ἡπατικοῦ («Qualora vediate feci simili a lavatura di carni appena tagliate, questo sia per voi il segno più sicuro di una malattia del fegato»).
Leo phil., conspectus medicinae 5, 10 (p. 175, 20-22 Ermerins) Αἱματηρὰ [an ἡπατηρὰ?] δυσεντερία λέγεται, ὅταν αἷμα καθαρὸν ᾖ τὸ κενούμενον, ἢ ἐοικὸς πλύματι κρεῶν νεοσφαγῶν […] («Si chiama “dissenteria sanguinolenta” quando quello che è evacuato è sangue puro o simile a lavatura di carni appena tagliate»).
Joannes Actuarius, de diagnosi 1, 43 (II, p. 43, 24-25 Ideler): τὸ γὰρ ἀϕ᾽ ἥπατος ἰόν [scil. αἷμα ] […] πλύμασι κρεῶν νεοσϕαγῶν μᾶλλον ἔοικε («infatti, il sangue che proviene dal fegato […] somiglia piuttosto a lavatura di carni appena tagliate»).
Gal., de sympt. caus. 3, 7 (VII, p. 246, 18 K): διαϕοραὶ δὲ τῶν ἐκκρινομένων αἱματωδῶν αἱ πᾶσαι τέσσαρες ὑπάρχουσιν ἐπὶ τέτταρσι διαθέσεσι […] · δευτέρα δὲ, δι᾽ ἀτονίαν ἥπατος ὑδατώδους αἵματος ὑπιόντος, ὃ κρεῶν εἰκάζουσι πλύματι («i tipi di evacuazioni sanguinolente sono in tutto quattro, corrispondenti a quattro malattie […]. Il secondo tipo si verifica quando a causa dell’atonia del fegato fuoriesce sangue acquoso, che (i medici) paragonano a lavatura di carni»).
Orib., syn. 9, 12, 6 (CMG VI 3, p. 284, 5-6 Raeder): πολλάκις δὲ καὶ ἀτονοῦντος τοῦ ἥπατος ἐκκρίνεται διὰ γαστρός οἷον κρεῶν νεοσϕαγῶν ἀποπλύματι παραπλήσιον («Spesso, invero, quando c’è atonia del fegato, viene secreto attraverso lo stomaco un liquido simile a lavatura di carni appena tagliate»).
Alexander Trall., therap. 9, 2 (II, p. 397, 5 Puschmann): εἰ δὲ καὶ ἡ ἀλλοιωτικὴ δύναμις ἀσθενήσει, ὅμοια ἀποπλύματι κρεῶν νεοσϕαγῶν ὄψει τὰ διαχωρούμενα. καὶ καλεῖται τὸ πάθος τοῦτο ἡπατικὴ δυσεντερία («Se invero si indebolirà anche la facoltà trasformativa, le feci saranno a vedersi simili a lavatura di carni appena tagliate. E questa malattia viene detta “dissenteria epatica”»).
Paul. Aeg., 3, 42, 1 (CMG IX, 2, p. 233, 9-11 Heiberg): πολλάκις ἐκκρίνεται διὰ γαστρὸς ὅμοια κρεῶν νεοσφαγῶν ἀποπλύματι· ἡπατηρὰν δὲ ταύτην καλοῦσι δυσεντερίαν («spesso si secernono attraverso lo stomaco liquidi simili a lavatura di carni appena tagliate. Chiamano questa patologia “dissenteria epatica”»).
L’inapplicabilità ai testi ippocratici del concetto moderno di isteria è stata dimostrata da King, 1993.
Cael. Aur., acut. 2, 35, 186: Item in cholericis et tetanicis uel tumentibus aut matrice praefocatis plurimus sequitur sudor adiuncto frigido torpore, qui ita discernitur, cum singularum passionum fuerit consideratio perspecta. in alia enim uomitum, in alia colla inclinari, in alia matricem tumere, in alia tumorem uehementem esse necesse est («Parimenti nei cholerici e nei tetanici o nelle donne malate di tumor uterino o di praefocatio matricis si presenta sudore copioso con torpore freddo, che così si distingue, quando si sia compiuta con attenzione l’osservazione delle singole malattie. Nella prima, infatti, è necessario che vi sia vomito, nella seconda che si pieghino i colli, nella terza che sia infiammato l’utero, nell’ultima che l’infiammazione sia grave»).
Cael. Aur., acut. 2, 35, 184: Quoniam plerisque stomachicis adest in accessione sudor atque articulorum frigus cum paruo pulsu et animi defectu et pallore, quae omnia sunt communia cum cardiacis, horum quoque discretionem faciendam existimo («Poiché nella maggior parte degli stomachici durante l’attacco si manifestano sudore e freddo delle articolazioni con polso piccolo e lipotimia e pallore, i quali sono tutti sintomi comuni ai cardiaci, ritengo che la cardiaca passio si debba distinguere anche da questa patologia»).
Cael. Aur., acut. 2, 35, 186: Initio enim nunc feruore, nunc frigore afficiuntur; in cardiacis uero neque dolor neque post cibum grauedo neque uomitus esse perspicitur, et torpor frigidus idem atque aequalis perseuerat. Dehinc sudor aliquando cardiacis crassus excluditur et male redolens, ut saniem uel cruorem simulet, his uero, qui stomacho patiuntur, tenuis omnino atque aquatus sudor inuenitur. item animi defectio stomacho <patiente> incipiente magis accessione fiet, cardiacis uero recedente. at si uero utraeque passiones eodem concurrerint tempore, obscuratur discretionis fides, sed nihil curatio impeditur, siquidem iisdem adiutoriis curentur («All’inizio [della stomachica passio], infatti, i malati sentono ora freddo, ora caldo; nei cardiaci non si riscontra la presenza di dolore, né di pesantezza dopo l’assunzione di cibo, né di vomito, e si mantiene costante un torpore freddo senza cambiamenti. Poi, nei cardiaci si ha talora secrezione di sudore spesso e maleodorante, tale da somigliare a sanie o a sangue corrotto, in chi soffre di stomachica passio, invece, si riscontra un sudore sempre fine e fluido; inoltre, negli stomachici la sensazione di mancamento si verifica all’inizio di un attacco, nei cardiaci, invece, alla fine. Se invece le due malattie insorgono nello stesso tempo, l’affidabilità della distinzione si fa meno limpida, ma nulla ostacola il trattamento, poiché i pazienti si curano con gli stessi rimedi»). Celio è molto preciso nell’enunciazione complessiva della diagnosi differenziale tra le due patologie; nel farlo, si discosta da Asclepiade di Bitinia, il precursore del Metodismo, la cui formulazione, confutata punto per punto (Cael. Aur., acut. 2, 35, 184-185), non è inclusiva del sudore.
Cael. Aur., acut. 2, 36, 188: Quomodo etiam prosperi sudores, quos Graeci criticos uocant, habent quiddam circa uisum similitudinis cum cardiacis ob ipsam redundantiam, quippe in solutionem uehementium uel continuarum febrium salutari motu uenientes, utile duximus eorum ponere discretionem. multi etenim imperiti medici prosperos atque mediocres sudores constringentes morbosa aegrotantibus reddiderunt corpora, diaphoreticos adiuuantes causa mortis exstiterunt. quare eorum differentiam necessario ducimus ordinandam, quae uaria ratione colligitur («Poiché anche i sudori prosperi, che i Greci chiamano “critici”, hanno alla vista una certa somiglianza con i cardiaci per la stessa copiosità, dal momento che si verificano nella risoluzione di febbri intense e continue, con un cambiamento salutare, abbiamo ritenuto utile distinguerli. Infatti, molti medici inesperti, astringendo sudori prosperi e mediocri, restituirono ai pazienti corpi malati; favorendo i colliquativi, furono causa della loro morte. Perciò, riteniamo che si debba necessariamente esporre la differenza fra i due casi, che si ricava mettendo insieme varie considerazioni»).
Cael. Aur., acut. 2, 36, 190. L’autore si sofferma su altri segni che concorrono a indicare l’evoluzione (in positivo o in negativo) del morbo, in particolare polso e respirazione.
Cael. Aur., acut. 2, 36, 189-190: nam primo ex praeteritis, dehinc ex genere passionum et magnitudine et temporibus et sudoris ipsius ordine et quantitate et qualitate significatio firmatur. Ex praeteritis inquam, cum consideramus, utrum signa futuri sudoris diaphoretici an salutaris praecesserint; ex genere passionum, cum qualitatem attendimus passionis. si enim solutio inest, sudor etiam inutilis ac diaphoreticus esse monstratur, sin uero strictura inest, attendenda magnitudo. parua enim passio diaphoresim pati non potest; si autem magna fuerit, attendendum tempus. in statu enim totius passionis atque temporalis accessionis uel limpida dimissione criticus magis sudor ostenditur, in initio autem uel augmento perniciosus. Ex ordine inquam sudoris ipsius: aequalis enim bonus, inaequalis malus sudor iudicatur. ex quantitate signum accipimus moderationem considerantes: modicus enim sudor bonus, immodicus malus accipitur, sed denique sudantes excessa moderatione diaphoresin incurrerunt. ex qualitate autem significationem accipimus, cum tactus iudicium adhibemus: salutaris enim sudor calidus, tenuis et non male redolens probatur, perniciosus autem sudor frigidus et sucidus et male redolens atque putridae carni[s] similis inuenitur («Infatti, la diagnosi si formula con certezza basandosi prima sulle condizioni pregresse, poi su genere, gravità, fase della malattia e regolarità, quantità e qualità del sudore stesso. (Ci basiamo) sulle circostanze pregresse, dico, quando consideriamo se ci siano stati prima segni prodromici di un sudore salutare o diaforetico; sul genere delle malattie, quando osserviamo la qualità della malattia in questione. Se infatti la malattia presenta uno stato di rilassamento, il sudore si rivela essere inutile e diaforetico, se invece presenta uno stato di costrizione, bisogna tenere in considerazione la gravità. Infatti una malattia poco grave non ammette colliquazione attraverso il sudore; se invece è grave, bisogna considerare la fase del decorso. Nell’acme di tutta quanta la malattia e del momento dell’attacco o in una remissione senza scorie, si presenta di più un sudore critico, nel momento iniziale o nella fase ingravescente, pernicioso. Sulla regolarità, dico, del sudore stesso: si giudica buono se è uniformemente distribuito, cattivo se irregolare. Ricaviamo il segno diagnostico basandoci sulla quantità, considerando la misura: un sudore modico è ritenuto buono, in eccesso, cattivo; e invero, sudando oltre misura i malati incorrono in uno stato colliquativo. Ricaviamo il segno dalla qualità, quando ricorriamo al giudizio del tatto: è ritenuto salutare, infatti, il sudore caldo, sottile e non maleodorante; risulta pernicioso, invece, il sudore freddo, spesso e male odorante e simile a carne putrida»).
Cael. Aur., diaet. pass. 40 (p. 213, 29-215, 16 Rose). I criteri di necessità e completezza che informano il manuale catechistico sono espressi da Celio stesso nella praefatio delle Passiones celeres, dove i libri Interrogationum ac Responsionum sono indicati come quelli «in cui ho esposto brevemente l’intero campo della medicina» (quibus omnem medicinam breuiter dixi; vd. Cael. Aur., acut. 1, <praef.>). Per il contenuto del manuale, rimando al tentativo di ricostruzione proposto in Urso, 1997, p. 127-135.
Vd. Cael. Aur., tard. 2, 1, 52: sudores laxatis corporibus fiunt («i sudori si producono quando i corpi sono rilassati») e acut. 1, 9, 68: At si adiuncta fuerit stricturae solutio, ut […] sudores esse uideantur («Ma se alla costrizione si aggiunge rilassamento, cosicché si manifesta la presenza di sudori»). Sulla questione spinosa delle cause nella medicina metodica rimando a van der Eijk, 1999a, p. 63-68.
Cael. Aur., acut. 2, 5, 24-25; 3, 8, 76.
Cael. Aur., acut. 2, 5, 25: tenues […] sudores pressura fieri, non solutione intelliguntur.
Cael. Aur., tard. 4, 3, 36: sudores autem si ex pressura fuerint apparentes, erunt detergendi, <si> ex diaphoresi, e<run>t asperginibus cohibendi («I sudori, poi, se appaiono derivare da congestione, si dovranno asciugare, se da stato colliquativo, si dovranno astringere con aspersioni».); nonché tard. 1, 4, 76, dove si danno prescrizioni per un’altra malattia di strictura, l’epilessia: sudores etiam si fuerint ingruentes raptim detergemus, ne corpora perfrigescant («Se insorgono sudori, li asciugheremo immediatamente, per evitare perfrigerazioni ai corpi»).
Cael. Aur., acut. 2, 5, 24-25: Item Mnaseas lethargum alium strictura effici, alium solutione dicit, siquidem somnus nunc densitate, nunc laxamento corporum fiat atque in aliis abstentas uideamus officiorum naturalium egestiones, in aliis uero largius influentes […] Sed […] falsum <est> etiam solutione lethargum fieri […]. Etenim inuoluntariam egestionem dixerunt in infantibus non solutionis ratione, sed mentis occupatione fieri […]. tenues etiam sudores pressura fieri, non solutione intelliguntur. Su Mnaseas, rappresentante di un Metodismo intermedio tra quello della prima ora e quello di Sorano, vd. Tecusan, 2004, p. 16.
La formulazione è in van der Eijk, 1999b, p. 399.
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