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1L’immagine riprodotta sulla copertina di questo volume proviene da un codice gioiello, il ms. Firenze, Biblioteca Laurenziana, Ashburnham 1874. Si tratta di uno dei tre libri d’ore che Lorenzo il Magnifico fece confezionare quali futuri doni nuziali per le sue figlie, ricorrendo all’opera di due artisti di prim’ordine: Antonio Sinibaldi, il più grande copista del tempo, e Francesco Rosselli, incisore, cartografo e pittore. Fu quest’ultimo a realizzare il magnifico apparato iconografico insieme a un suo altrettanto raffinato collaboratore, alla cui mano si devono le illustrazioni delle prime dodici carte riguardanti il calendario. L’immagine alla c. 8r, bellissima per la luminosità dei colori e la nitidezza del tratto, a dispetto di quello che può apparire primo obtutu ai non addetti ai lavori, raffigura una scena tipica di inspectio urinae: vi sono raffigurati un paziente allettato e un medico che, tenendo in controluce un contenitore vitreo, ispeziona il liquido biologico del malato ivi contenuto al fine di trarne indicazioni per la diagnosi.

2Nella medicina antica, priva dei sofisticati mezzi diagnostici moderni, l’osservazione del dato sensibile era fondamentale; e se l’urina era considerata un campo d’indagine privilegiato – al punto che nel Medioevo il vaso trasparente destinato a contenerla divenne un emblema della professione medica e l’inspectio urinae un tema ricorrente dell’iconografia – anche gli altri liquidi biologici ricoprivano un ruolo importante per la diagnosi e la prognosi. Essi potevano anche essere oggetto mirato della terapia, qualora si alterassero o si dislocassero in maniera patologica, o al contrario, in alcuni casi, fungere da medicamenti. In più, gli umori corporei entravano in gioco nella formulazione di teorie genetiche, della generazione ed embriologiche, nonché nella stessa interpretazione di salute e malattia. Si pensi alla nota teoria umorale di ascendenza ippocratica, sistematizzata da Galeno e destinata a dominare attraverso il Galenismo fino al Rinascimento, che interpretava la salute come frutto del bilanciamento dei quattro umori corporei: sangue, flegma, bile gialla e bile nera, i quali, a loro volta, costituivano la base della dottrina dei temperamenti. O anche a una concezione solidistica del corpo come quella concepita dai Metodici, comparsa sulla scena del mondo antico alle soglie dell’età imperiale, per la quale la presenza o l’assenza di fluidi dava l’indicazione fondamentale dello «stato comune» (κοινότης) della malattia, da cui derivare per antitesi la terapia: uno stato di ῥύσις (solutio), qualora si fosse in presenza di un eccesso di flussi (e in questo caso era necessario costringere), di στέγνωσις (strictura), in presenza di manifestazioni contrarie, di costipazione e costrizione (caso in cui era richiesto rilassare), o ancora di ἐπιπλοκή (complexio), ovvero di un terzo stato comune misto, inteso come una combinazione di entrambi.

3Per queste ragioni, quando si è trattato di scegliere un argomento per la XII edizione del Convegno internazionale sui «Testi medici latini» – approdato a Messina nel 2016 dopo le edizioni di Macerata (1984), Lausanne (1986), Saint-Étienne (1989), Santiago de Compostela (1992), Bruxelles (1995), Nantes (1998), Trieste (2001), A Coruña (2004), Manchester (2007), di nuovo Lausanne (2010) e Uppsala (2013) – si è scelto di riflettere a tutto tondo su questo tema, solitamente affrontato privilegiando la prospettiva della teoria umorale. I saggi che qui si raccolgono in tre sezioni – Approcci d’insieme (I), Sangue e bile (II), Urina e altri fluidi (III) – riproducono, infatti, revisionate e rielaborate, buona parte delle relazioni presentate e discusse in quella sede. Dispiacciono alcune assenze: ma, parodiando un detto famoso, potremmo dire a nostra consolazione che habent sua tempora libelli, i quali non sempre si conciliano con quelli dei loro potenziali coautori, e che in ogni caso, la ricchezza e la varietà delle questioni discusse e delle prospettive adottate in quell’incontro, dottrinali, lessicali e testuali, sono ugualmente ben rappresentate nel volume.

4La prima sezione raccoglie contributi dedicati ai fluidi corporei nel loro complesso trattati da diverse prospettive, a partire dalla minuta rassegna che le dà avvio, in cui Sergio Sconocchia ne discute la presenza e la funzione in Celso e in Scribonio Largo. Con approfondimenti sulle fonti dell’autore e sulle ascendenze filosofiche della dottrina, Jean-Christophe Courtil propone poi la ricostruzione di una teoria umorale in Seneca, riconoscendo in essa la presenza dei quattro umori naturali necessari al buon funzionamento dell’organismo (sangue, pituita, bile gialla e bile nera) e mostrando come Seneca li distingua da altri fluidi comunque necessari (saliva e sinovia, dalla funzione lubrificante) o, al contrario, corrotti o superflui (sudore e urina, materie escremenziali). Fabio Stok si concentra sui testi che hanno trasmesso all’Occidente la tipologia dei caratteri basata sui quattro umori, l’Epistula ad Pentadium di Vindiciano e il De temporum ratione di Beda, prestando particolare attenzione ad aspetti di lessico e di constitutio textus ed esaminando i rapporti reciproci dei testi fra di loro e con gli intertesti comuni: in particolare, con il trattatello greco pseudo-ippocratico De pulsibus et de temperamentis, edito in tempi relativamente recenti da Jacques Jouanna. A conclusione, l’autore prende in esame nuovamente la datazione della tipologia dei caratteri e l’autenticità dell’epistola vindicianea, messa in discussione proprio dopo la scoperta del De pulsibus, per riconfermare con nuovi argomenti le tesi tradizionali. Il contributo di Patricia Gaillard-Seux fa luce sull’impiego terapeutico dei fluidi corporei (umani e animali) nella medicina antica, impiego di cui i libri XXVIII-XXXII della Naturalis historia di Plinio, oggetto principale della sua indagine, offrono ampia testimonianza. La studiosa esamina l’atteggiamento di Plinio rispetto a tali usi, instaurando poi un proficuo confronto con la posizione espressa da Galeno nel X libro del suo trattato sui semplici. Da una prospettiva opposta, María Teresa Santamaría Hernández introduce il lettore alla ricca letteratura de catarticis prodotta in età tardoantica e medievale, un insieme di brevi scritti di tradizione ippocratica e/o galenica contenenti prescrizioni per espellere gli umori superflui e ripristinare l’equilibrio corporeo. La studiosa si sofferma su alcuni di loro, ora tratti da compilazioni mediche più ampie (come la Synopsis di Oribasio o i Libri medicinales di Aezio Amideno) ora, invece, autonomi (come il trattato pseudo-galenico De catarticis e la pseudepigrafa Epistula Ypocratis de catarticis), illustrandone i processi compositivi e di trasmissione.

5Nella seconda sezione si sono voluti raccogliere i contributi relativi agli umori su cui si fonda la teoria umorale antica e che Seneca chiamerebbe «naturali»; nello specifico, i due privilegiati dagli autori, ovvero sangue e bile. Joaquín Pascual Barea individua i passi di interesse medico che Isidoro dedica al sangue in Etymologiae IV e XI, offrendone una traduzione in castigliano e un commento storico-filologico. Sono discussi, fra l’altro, le etimologie, greca e latina, di sanguis (si tratta, come si sa e come era usuale nel mondo antico, di paretimologie) e i legami etimologici della parola con sanitas e sanies; la teoria dei quattro umori; le proprietà del sangue mestruale e le sue funzioni nella generazione e nell’allattamento. Il sangue mestruale ritorna nel contributo di Rocío Martínez Prieto, che indaga la resa dei nomi delle piante emmenagoghe e la fraseologia che esprime l’atto di stimolare le mestruazioni in due testi latini altomedievali derivati da Dioscoride: il De herbis femininis e il cosiddetto Dioscorides Longobardus, collegandone le differenze ai diversi processi di trasmissione. Il sangue offre ancora il pretesto a Manuel Enrique Vázquez Buján di esaminare la dottrina del concepimento, in particolare la questione della parte dell’embrione che si forma prima nell’utero, all’interno del più antico e ampio commentario agli Aforismi di Ippocrate, il cosiddetto Lat A, dove tale parte è identificata con le vene e le arterie; l’autore studia tale dottrina in rapporto alla tradizione greca alessandrina, individuandone anche gli apporti riconducibili al milieu latino. Infine, indagandone la presenza all’interno della nosologia veterinaria antica (è la prima delle due incursioni in questo campo contenute nel volume), Valérie Gitton-Ripoll sposta l’accento sulla bile, ricostruendo il quadro clinico di una malattia degli animali, la morva equina, la cui eziologia è variamente collegata dalle fonti antiche, in una delle sue varietà, alla circolazione della bile corrotta. L’autrice raccoglie e discute una serie di testi greci e latini, di cui individua una fonte comune in Eumelo di Tebe, segnalando la complessità dei rapporti reciproci, le peculiarità di ciascuno e gli apporti da altre dottrine.

6Gli umori «naturali» non esauriscono, ovviamente, la casistica dei fluidi, alla cui varietà corrispondono, infatti, la varietà e la maggiore corposità della terza sezione, in cui sono raccolti contributi dedicati ciascuno a un fluido diverso. Maurizio Baldin presenta alcuni trattatelli pseudepigrafi inediti di uroscopia sui signa, diagnostici e prognostici, desumibili dall’urina, individuandone i legami reciproci e i rapporti che li legano alla tradizione ippocratica e galenica. L’importanza che l’urina assumerà per la diagnostica in età medievale ha suggerito di collocare questo contributo ad apertura di sezione, anche se i trattatelli in esso esaminati sono prodotti di età tardoantica. In questa sezione trova posto anche un contributo sulla saliva, di cui Livia Radici e Paola Radici Colace studiano gli impieghi terapeutici nella Naturalis historia di Plinio, in particolare nei cinque paragrafi (28, 35-39) che ne costituiscono quasi una trattazione monografica, indicandone i paralleli greci e latini e soffermandosi sull’analisi del lessico tecnico dei passi esaminati. Philippe Mudry discute la dottrina del retore Favorino esposta in un passo delle Noctes Atticae di Aulo Gellio, secondo cui il latte materno sarebbe vettore di caratteri ereditari (fisici, morali, comportamentali), collocandola all’interno della tradizione scientifica greca e individuandone, rispetto a quella, elementi di continuità e peculiarità. L’aquosus humor del malato di idropisia (in realtà, un liquido sieroso) è poi fatto oggetto di attenzione da parte di Svetlana Hautala, che è interessata principalmente a interpretare tale espressione, usata da Quinto Sereno nel suo Liber medicinalis, insieme all’altra simile, lymphaticus error, mentre chi scrive si interroga su ruolo e significato del sudore all’interno della dottrina metodica di Sorano di Efeso, a partire dalla minuziosa sistemazione semeiotica che ne è proposta nell’adattamento latino dell’opera perduta di patologia, le Passiones celeres e le Passiones tardae di Celio Aureliano. L’indagine di Domenico Pellegrino cuce insieme i resti del pensiero greco sull’anatomia dell’occhio e, soprattutto, sugli umori oculari, individuabili nelle fonti latine superstiti, da Celso ad Agnello di Ravenna, passando per le semplificazioni e i fraintendimenti degli autori della tarda antichità (Vindiciano, Ps. Vindiciano). Infine, Ivan Garofalo sposta in avanti i confini cronologici della riflessione tracciando la storia delle denominazioni latine degli elementi (fluidi) che compongono la piaga, in particolare icore e pus, in un’ampia panoramica che prende le mosse dalla letteratura arcaica e arriva fino a Thomas Linacre e include anche sondaggi sulle traduzioni latine medievali di Galeno, dall’arabo e dal greco. 

7Nell’appendice, il volume è impreziosito da una ulteriore apertura alla veterinaria, costitutita da una nuova edizione critica dei §§ 3-15 della Mulomedicina Chironis, in cui è descritta la pratica del salasso del cavallo: è la forma che ha assunto per la pubblicazione la relazione di Vincenzo Ortoleva, il cui lavoro segna un progresso rispetto all’unica edizione completa del testo a tutt’oggi fruibile, quella datata 1900 di Karl Oder, che è poi anche l’unica che contiene il passo. Lo studioso stabilisce il testo critico utilizzando un nuovo testimone, il ms. Basel, Universitätsbibliothek, D III 34, a. 1495, segnalato per la prima volta solo nel 1988 da Sackmann, il cui valore stemmatico è rilevante, dal momento che già da primi sondaggi risulta indipendente dall’altro manoscritto, più antico, il München, Bayerische Staatsbibliothek, CLM 243, sec. xv. L’edizione è corredata di traduzione italiana e di un ricco commento filologico e linguistico.

8La realizzazione del convegno che è all’origine di questo libro non sarebbe stata possibile senza la preziosa collaborazione di quanti mi è gradito anche in questa sede ricordare e ringraziare: l’Università degli Studi di Messina, la Fondazione Bonino-Pulejo di Messina, la Finecobank nella persona del dott. Antonello Gallo, la delegazione di Messina dell’Associazione Italiana di Cultura Classica nella persona del suo presidente, prof.ssa Anita Di Stefano, la Federazione Autonoma Bancari Italiani (Messina), che hanno contribuito al finanziamento dell’iniziativa.

9La mia gratitudine va inoltre ai miei allievi, che hanno collaborato con generosità ed entusiasmo a ogni fase dell’organizzazione, in particolare la dott.ssa Alessandra Scimone e il dott. Domenico Pellegrino, il quale mi ha anche affiancato nella revisione del volume.

10Ringrazio anche la Soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali di Messina, nelle persone del soprintendente, arch. Orazio Micali, e delle dott.sse Gabriella Tigano ed Elvira D’Amico (UO Beni Archeologici), guide competenti e garbate della Mostra sugli scavi archeologici urbani di Messina, offerta ai relatori al termine della prima giornata dei lavori.

11Sono debitrice anche alla Biblioteca Medicea Laurenziana, che ha autorizzato la riproduzione dell’immagine in copertina.

12Un ringraziamento particolare, infine, va a Christian Rico, per avere accettato di accogliere questo volume come numero monografico della prestigiosa rivista da lui diretta.

Messina, gennaio 2020

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Pour citer cet article

Référence papier

Anna Maria Urso, « Introduzione »Pallas, 113 | 2020, 11-14.

Référence électronique

Anna Maria Urso, « Introduzione »Pallas [En ligne], 113 | 2020, mis en ligne le 20 septembre 2022, consulté le 09 novembre 2024. URL : http://0-journals-openedition-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/pallas/23470 ; DOI : https://0-doi-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/10.4000/pallas.23470

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Auteur

Anna Maria Urso

Professore associato di Filologia classica
Università di Messina
amurso[at]unime.it

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