Antonio Saccone, “Secolo che ci squarti… secolo che ci incanti”. Studi sulla tradizione del moderno
Antonio Saccone, "Secolo che ci squarti… secolo che ci incanti". Studi sulla tradizione del moderno, Roma, Salerno editrice, 2019, 295 p.
Testo integrale
1La parafrasi di quello che Ungaretti scrisse nel 1949 a Giuseppe De Robertis circa le novità seducenti del secolo in corso (“Grazie secolo che ci squarti e secolo che ci incanti: che fai di questi miracoli!”), è il titolo che Antonio Saccone sceglie per raccogliere i saggi che compongono questo volume, che attraversano la letteratura italiana del Novecento illuminandone alcuni snodi cruciali. Si tratta di una formula che trova eco anche nelle parole di Luzi, a cui è dedicato il capitolo finale del libro, che descrivendo il novecento parlerà di “conquiste altissime” e “abissi spaventosi”, proprio a sottolineare una lettura del Novecento, che Saccone fa propria, consistente nell'idea di una serie di trasformazioni tragiche ed esaltanti. Al di là della difformità degli autori trattati (nei vari capitoli si incontrano, tra gli altri, Giovanni Comisso, Aldo Palazzeschi, Salvatore Quasimodo, Raffaele La Capria e Leonardo Sciascia) gli studi sul moderno di Saccone sono in grado, obbedendo a un principio di coerenza e organicità generale, di disegnare “la complessa trama della modernità novecentesca e del suo costituirsi come tradizione”. Per raggiungere questo obiettivo, i quindici saggi raccolti non si pongono come capitoli di una possibile storiografia letteraria, ma cercano invece di indagare la relazione tra alcuni autori di rottura del Novecento e i classici del passato: attraverso questo processo di ricerca, questi autori “interrogano se stessi e la loro opera”, raggiungendo così quella mescolanza di innovazione e tradizione. A questa forza risponde il saggio su Ungaretti che apre il volume, “I miei antenati. Gli auctores di Giuseppe Ungaretti”, dove Saccone concentrandosi sul progetto di Ungaretti che non vide mai la luce, si sofferma sulla sua ricerca di “maiores” per “riconoscersi e identificare innovative ipotesi di scrittura”, ma anche quello dedicato al Montale lettore di Dante, dove il poeta propone un bilancio dell'eredità dantesca che Saccone intreccia con le riflessioni di Montale su Pound ed Eliot. Al centro del volume sta però l'esperienza del futurismo, come dimostra il numero cospicuo di saggi che Saccone a questo dedica: in tale particolare attenzione sta la verifica del paradigma del Novecento inteso come tentativo di coniugare “apocalisse e rigenerazione”: la celebrazione del linguaggio cinematografico, capace di reinventare la realtà, l'individuazione nella metropoli delle meraviglie della meccanica e, infine, la teorizzazione del processo artistico come perpetuo atto di creazione, sono alcuni dei luoghi che Saccone approfondisce per avvalorare la sua tesi. C'è infine un altro filone che attraversa il libro, quello sui legami tra la letteratura e la scienza, con saggi su Calvino e i poeti “scienziati” della letteratura latina, Primo Levi e la chimica, ma anche sullo Sciascia investigatore matematico del caso Majorana.
Per citare questo articolo
Notizia bibliografica
Matteo Moca, «Antonio Saccone, “Secolo che ci squarti… secolo che ci incanti”. Studi sulla tradizione del moderno», Narrativa, 41 | 2019, 179-180.
Notizia bibliografica digitale
Matteo Moca, «Antonio Saccone, “Secolo che ci squarti… secolo che ci incanti”. Studi sulla tradizione del moderno», Narrativa [Online], 41 | 2019, online dal 01 novembre 2021, consultato il 07 décembre 2024. URL: http://0-journals-openedition-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/narrativa/409; DOI: https://0-doi-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/10.4000/narrativa.409
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