Emanuela Piga Bruni, La macchina fragile
Emanuela Piga Bruni, La macchina fragile, Roma, Carocci, 2022, 179 pages
Texte intégral
1Il saggio studia le rappresentazioni dell’emergenza della coscienza in un corpo artificiale. Lo fa attraverso tre casi: il primo film animato dell’universo narrativo di Ghost in the Shell (1995), la prima stagione della serie televisiva Westworld (2016) e il romanzo di Ian McEwan Machines Like Me and People Like You (2019). Il testo presenta anche un capitolo iniziale che fornisce alcune coordinate critiche sull’argomento, soprattutto a partire dagli studi su due grandi figure dell’immaginario contemporaneo: l’androide e il cyborg, e un capitolo finale, scritto da Christiano Presutti, che in maniera molto agile dona al lettore alcune informazioni sull’evoluzione degli studi sulla coscienza nel corso della storia.
- 1 Sull’argomento la bibliografia è vasta, qui si forniscono soltanto alcuni spunti di lettura. Per (...)
2Il volume si inscrive all’interno delle riflessioni sul postumano, aspetto che appare chiaro dai due temi che emergono con maggiore forza nel corso della lettura: uno di tipo esistenziale, che indaga come cambia la percezione che l’essere umano ha di se stesso di fronte a essere artificiali simili a lui; l’altro di tipo etico, che riflette su quali debbano essere i comportamenti umani nei confronti di coscienze altre e punti di vista inediti. Per certi versi, si può dire che La macchina fragile si confronta con il dibattito critico sulle scritture dell’io che, ormai da più di un decennio, impegna gli studiosi di letteratura in Italia: infatti, si è osservato come nella letteratura degli ultimi decenni, in Italia come altrove, si sia dato particolare peso alla “presa di parola”, intesa come rivendicazione di nuove forme di verità o di identità1. Nel volume di Piga Bruni, invece, si potrebbe parlare di “presa di coscienza”, nel senso letterale del termine: i personaggi analizzati nel testo si rendono conto di avere una coscienza, cioè di poter rivendicare una loro “umanità”, nonostante siano degli esseri artificiali. L’io umano, allora, viene osservato da una prospettiva non antropocentrica, postumana per l’appunto, in cui è possibile comprendere i limiti non tanto delle nostre capacità intellettive, ma della percezione che nel corso del tempo abbiamo sviluppato sulla nostra intelligenza, considerata sempre come unica ed esclusiva.
3Il primo capitolo, di carattere generale, si concentra sul tema della coscienza, per poi analizzare le due figure che più, in letteratura, hanno messo in crisi le nostre credenze sull’umanità: l’androide e il cyborg. È interessante notare come, nonostante Piga Bruni parta da studi cognitivisti, il suo approccio critico è profondamente influenzato da uno sguardo di tipo freudiano, dove l’io è il risultato di forze in conflitto che agiscono in maniera inconscia, manifestandosi solo attraverso dei sintomi o, come dice Piga Bruni, attraverso degli “indizi”, riferendosi così al metodo storiografico di Carlo Ginzburg. In sostanza, nel campo delle arti rappresentazionali, l’immagine della coscienza non è qualcosa che viene presentata in maniera diretta, ma emerge dalla relazione di vari segni, che hanno il compito, per l’appunto, di segnalare la similarità tra l’umano e il non-umano. Segnali che, allo stesso tempo, marcano una vicinanza e una distanza tra l’umano e la macchina: Piga Bruni mostra come l’immaginario dell’androide, analizzato attraverso l’opera di Asimov, si concentri sulle similitudini, mentre quello del cyborg, che trova nei romanzi di Dick una delle sue più efficaci definizioni, sulle differenze.
4Ghost in the Shell, da come si evince dal titolo dell’universo narrativo, si interroga sulle possibilità della coscienza di esistere oltre il corpo. È un’opera che si interroga sulle possibilità di potenziare le facoltà umane, da quelle fisiche a quelle cognitive. Si narrano le vicende della Sezione 9, una forza di polizia formata da individui ibridi, umani con innesti tecnologici che ne migliorano le prestazioni. La trama poliziesca è solo un pretesto per dare vita a un’indagine interiore, sulla natura dell’umano: gli indizi, qui, se da una parte aiutano a risolvere l’enigma esteriore del delitto, dall’altra aprono a nuove forme di esistenza. Infatti, il “criminale” da affidare alla giustizia, il Signore dei Pupazzi, si rivela essere una coscienza disincarnata, che esiste indipendentemente dalla materia: un’intelligenza che, però, sente il bisogno di uscire dalla perfezione del proprio sistema informatico per abbracciare l’imperfezione umana, quella stessa imperfezione che, però, permette alla vita di evolvere, attraverso mutazioni e cambiamenti. Il cammino della protagonista, Motoko, prima tutto teso verso la ricerca della propria umanità in un corpo quasi del tutto meccanico, una volta incontrato il proprio “nemico”, devia verso il desiderio di oltrepassare i limiti della carne: la donna si fonde con la coscienza del Signore dei Pupazzi, trasformandosi in una nuova entità potenziata, una forma di coscienza inedita. Ghost in the Shell è un’opera che mostra come la natura umana sia qualcosa di cangiante, che può essere riscritto attraverso l’avanzamento tecnologico.
5Se Ghost in the Shell è maggiormente incentrato su riflessioni di carattere esistenziale, Westworld si interessa in particolar modo a questioni di tipo etico. Rielaborando la trama del film omonimo del 1973, Westworld rappresenta le vicende di un parco giochi, in cui, attraverso una sofisticata tecnologia, si è riprodotto un mondo che ritrae l’immaginario dell’epopea del grande West americano. Qui sono presenti degli androidi, chiamati host, che sono programmati per intrattenere gli ospiti del parco, attraverso delle trame avventurose. Tuttavia, nella maggior parte dei casi gli ospiti si lasciano andare alla crudeltà, massacrando e stuprando gli host, senza che questi possano difendersi. Gli host sono rinchiusi nella sceneggiatura che è stata scritta per loro: una volta esaurita la loro storia, vengono resettati e dimenticano quanto vissuto nel dipanarsi della propria trama. Westworld pone lo spettatore di fronte al seguente quesito: esiste un limite alla nostra libertà di fronte a forme di coscienza alternative? Interrogativo che diviene tanto più importante se si tiene conto che l’azienda che gestisce il parco osserva il comportamento degli ospiti per ricavare informazioni sull’agire umano. La serie mette in mostra come il potere contemporaneo si fondi sul concetto di segretezza: il potente è, quindi, colui che riesce ad agire sull’altro facendo credere a quest’ultimo di essere totalmente libero nell’esercizio delle proprie scelte. Paradossalmente, la “presa di coscienza” in Westworld mostra gli androidi e gli esseri umani nell’atto di comprendere quanto le loro decisioni, in realtà, siano incoscienti, cioè governate da forze esterne.
6Nel romanzo di McEwan la questione esistenziale e quella etica si fondono: il capitolo dedicato a quest’opera risulta essere la felice sintesi delle riflessioni emerse dall’analisi dei capitoli precedenti. Qui si immaginano degli anni Ottanta alternativi, in cui la tecnologia sull’intelligenza artificiale è molto più avanzata di quanto è effettivamente avvenuto, soprattutto grazie al fatto che Alan Turing è ancora vivo e nel pieno delle sue ricerche. La coppia protagonista della storia acquista un androide, Adam, con il quale instaura una relazione triangolare: Adam, da bene acquistato, rivendica sempre di più il suo ruolo di individuo, arrivando addirittura a ribellarsi ai suoi proprietari. La presenza di Adam permette alla coppia di osservare la propria umanità da un punto di vista inedito: l’androide ha sviluppato una propria coscienza, ma allo stesso tempo si tratta di una coscienza che ragiona secondo logiche diverse da quelle umane. Questo creerà un conflitto etico: Miranda, la donna della coppia, in passato ha sedotto un uomo per incastrarlo, denunciandolo come stupratore. L’azione è stata mossa da un sentimento di vendetta: infatti, l’uomo, tempo prima, aveva stuprato una sua amica che, per il trauma, aveva deciso di suicidarsi. In sostanza Miranda, mentendo, ha, però, ripristinato una vecchia verità e ottenuto una forma alternativa di giustizia. Adam, di fronte a questa storia, invece, reagisce in maniera negativa: la sua visione della vita razionale, estremamente precisa, lo porta a considerare Miranda come una sordida ingannatrice, senza comprendere le ragioni emotive che l’hanno portata a comportarsi in un certo modo. Come mostra Piga Bruni, l’immagine dell’intelligenza artificiale ha una funzione autoriflessiva: l’umano si specchia nella coscienza che ha costruito, nella prospettiva di comprendere ancora meglio la propria natura.
7Quest’ultimo aspetto viene affrontato, seppur in maniera molto rapida, nel saggio che conclude il volume, a firma di Presutti. La storia delle teorie sulla coscienza si sviluppa intorno al desiderio dell’essere umano di inventare macchine capaci di svolgere compiti complessi, simili a quelli eseguiti dalla mente umana. Per creare queste macchine l’uomo ha dovuto comprendere meglio il funzionamento della propria intelligenza e, poi, viceversa, l’uomo, specchiandosi nella tecnologia inventata, è stato capace di comprendere meglio le strutture della propria mente, in un circolo benefico di sviluppo epistemologico e tecnologico.
- 2 Cfr. Rosi Braidotti, Il postumano Vol. 1. La vita oltre l’individuo, oltre la specie, oltre la mo (...)
8In conclusione, si può dire che La macchina fragile sia un contributo importante per continuare ad occuparsi delle tematiche dell’io uscendo, però, da una prospettiva troppo soggettivistica, col rischio di derive egocentriche. La prospettiva postumana, come ribadito a più riprese da Rosi Braidotti2, non sancisce un superamento dell’umano, bensì un superamento dell’antropocentrismo occidentale, che deriva dalla nostra tradizione umanistica. Si tratta, quindi, di riflettere sull’umano da un punto di vista più “alto”, guardarlo nel suo ambiente e attraverso le relazioni che intesse con gli altri esseri viventi e con la tecnologia. Un modo per mostrare come il nostro punto di vista, la nostra coscienza, non sia una struttura monolitica, ma il risultato di una serie di interazioni con ciò che ci circonda.
Notes
1 Sull’argomento la bibliografia è vasta, qui si forniscono soltanto alcuni spunti di lettura. Per una riflessione generale sulla letteratura italiana contemporanea e le narrazioni dell’io: Daniele Giglioli, Senza trauma, Macerata, Quodlibet, 2011; Raffaele Donnarumma, Ipermodernità, Bologna, Il Mulino, 2014; Gianluigi Simonetti, La letteratura circostante, Bologna, Il Mulino, 2019. Sull’autofiction: Lorenzo Marchese, L’io possibile, Massa, Transeuropa, 2014. Sulla funzione testimoniale in letteratura: in ambito italiano, Marco Zonch, Scritture postsecolari, Firenze, Franco Cesati, 2023; in ambito internazionale, Andrea Suverato, Finzioni testimoniali, Milano, Ledizioni, 2023.
2 Cfr. Rosi Braidotti, Il postumano Vol. 1. La vita oltre l’individuo, oltre la specie, oltre la morte [2013], Roma, DeriveApprodi, 2020 e Il postumano Vol. 2. Saperi e soggettività [2019], Roma, DeriveApprodi, 2022.
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Référence papier
Gerardo Iandoli, « Emanuela Piga Bruni, La macchina fragile », Italies, 27 | 2023, 423-426.
Référence électronique
Gerardo Iandoli, « Emanuela Piga Bruni, La macchina fragile », Italies [En ligne], 27 | 2023, mis en ligne le 12 juillet 2024, consulté le 02 novembre 2024. URL : http://0-journals-openedition-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/italies/12789 ; DOI : https://0-doi-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/10.4000/12a56
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