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DOSSIER THÉMATIQUE
Strangers at Home. Civilizing Immigrants between Inclusion and Exclusion in Ancient Thebes

L’altro Eracle. Apporti orientali e convergenze sincretiche nella figura dell’Eracle Dattilo

L’autre Héraclès. Apports orientaux et convergences syncrétiques dans la figure d’Héraclès Dactylos
The Other Herakles. Oriental Contributions and Syncretic Convergences in the Figure of Herakles Dactylos
Emiliano Cruccas

Résumés

L’objectif de cet article est de donner un aperçu de quelques aspects d’Héraclès Daktylos, figure démoniaque du panthéon grec en rapport avec la Béotie et avec un substrat culturel phénicien. Pausanias nous informe que cette figure fut vénérée à Thespies et à Mikalessos. Il précise qu’elle est liée à quelques dieux sémitiques tels Melqart, Ptah, Bes, et lui attribue des pouvoirs apotropaïques et guérisseurs. À travers l’analyse de différentes sources, nous cherchons à définir cet Héraclès en relation avec des amulettes magiques utilisées par les femmes aux époques hellénistique et romaine afin de prévenir certaines maladies.

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Parole chiave:

Eracle, Tebe, Dattili, magia, medicina
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Texte intégral

1. Premessa

  • 1 Tuttavia, fonti come Diodoro Siculo (Biblioteca Storica, V, 64), Strabone (Geografia, VIII, 3, 30) (...)
  • 2 È il caso del culto di Demetra a Micalesso, testimoniatoci da Pausania (IX, 19, 5).
  • 3 Diodoro Siculo distingue, tuttavia, l’Eracle di Tiro dall’Eracle Dattilo (Diodoro Siculo, Bibliotec (...)
  • 4 Cicerone, La natura degli dei, III, 16, 42.
  • 5 Pausania, Periegesi dell’Ellade, IX, 27, 6-8.

1L’Eracle noto con l’epiclesi di Dattilo presenta caratteristiche che ne fanno una figura complessa e poliedrica, frutto di differenti sovrapposizioni di tradizioni greche e orientali. Si tratta di un essere divino generalmente distinto dall’Eracle figlio di Zeus1, adorato come paredro di una divinità femminile2 e spesso accostato all’Eracle di Tiro3 o Melqart fenicio. Si tratta di una figura tratteggiata in maniera non sempre chiara dalle diverse fonti, ma con ambiti di competenza che sembrano richiamare, principalmente, culti privati di ambito domestico o familiare. Cicerone4, ad esempio, ricorda come egli venisse celebrato durante le offerte rituali per i morti. L’ambito cultuale principale di questa figura sembra essere, tuttavia, quello legato alla magia, in particolare quella curativa. Oltre a Creta, la Ionia e Tiro, infatti, i luoghi di origine dell’Eracle Dattilo vengono individuati dalle fonti in siti della Beozia, come ad esempio Tespie. Qui la presenza di un santuario dedicato all’eroe è testimoniata da Pausania5:

27, 6. καὶ ῾Ηρακλέους Θεσπιεῦσίν ἐστιν ἱερόν· ἱερᾶται δὲ αὐτοῦ παρθένος, ἔστ’ ἂν ἐπιλάβῃ τὸ χρεὼν αὐτήν. αἴτιον δὲ τούτου φασὶν εἶναι τοιόνδε, ῾Ηρακλέα ταῖς θυγατράσι πεντήκοντα οὔσαις ταῖς Θεστίου συγγενέσθαι πάσαις πλὴν μιᾶς ἐν τῇ αὐτῇ νυκτί· ταύτην δὲ οὐκ ἐθελῆσαί οἱ τὴν μίαν μιχθῆναι· <τὸν δὲ ὑβρισθῆναι> νομίζοντα δικάσαι μένειν παρθένον πάντα αὐτὴν τὸν βίον ἱερωμένην αὐτῷ. 27, 7. ἐγὼ δὲ ἤκουσα μὲν καὶ ἄλλον λόγον, ὡς διὰ πασῶν ὁ ῾Ηρακλῆς τῶν Θεστίου παρθένων διεξέλθοι τῇ αὐτῇ νυκτὶ καὶ ὡς ἄρσενας παῖδας αὐτῷ πᾶσαι τέκοιεν, διδύμους δὲ ἥ τε νεωτάτη καὶ ἡ πρεσβυτάτη· ἐκεῖνο δὲ οὐκ ἔστιν ὅπως ἡγήσομαι πιστόν, ῾Ηρακλέα ἐπὶ τοσοῦτο ὀργῆς ἀνδρὸς φίλου θυγατρὶ ἀφικέσθαι· πρὸς δὲ καὶ ἡνίκα ἔτι ἦν μετ’ ἀνθρώπων, τιμωρούμενός τε ἄλλους ὑβρίζοντας καὶ μάλιστα ὅσοι θεῶν ἀσεβεῖς ἦσαν, οὐκ ἂν αὐτός γε κατεστήσατο αὑτῷ ναόν τε καὶ ἱέρειαν ὥσπερ δὴ θεός. 27, 8. ἀλλὰ γὰρ ἐφαίνετό μοι τὸ ἱερὸν τοῦτο ἀρχαιότερον ἢ κατὰ ῾Ηρακλέα εἶναι τὸν ᾿Αμφιτρύωνος, καὶ ῾Ηρακλέους τοῦ καλουμένου τῶν ᾿Ιδαίων Δακτύλων, οὗ δὴ καὶ ᾿Ερυθραίους τοὺς ἐν ᾿Ιωνίᾳ καὶ Τυρίους ἱερὰ ἔχοντας εὕρισκον. οὐ μὴν οὐδὲ οἱ Βοιωτοὶ τοῦ ῾Ηρακλέους ἠγνόουν τοῦτο τὸ ὄνομα, ὅπου γε αὐτοὶ τῆς Μυκαλησσίας Δήμητρος ῾Ηρακλεῖ τῷ ᾿Ιδαίῳ τὸ ἱερὸν ἐπιτετράφθαι λέγουσιν.

27, 6. I Tespiesi hanno anche un santuario di Eracle, per il quale esercita il sacerdozio una vergine fino a quando non soggiace al suo destino; la spiegazione di questo fatto dicono che è la seguente: Eracle nel corso della stessa notte si unì con tutte le figlie di Testio, che erano cinquanta, a eccezione di una, la quale fu sola a rifiutare di unirsi a lui; ritenendo ***, Eracle condannò costei a rimanere vergine per tutta la vita, servendolo come sacerdotessa. 27, 7. Ho udito anche un’altra tradizione secondo la quale Eracle nel corso della stessa notte penetrò una dopo l’altra tutte le vergini, figlie di Testio, e tutte gli generarono un figlio maschio, tranne la più giovane e la più vecchia che partorirono dei gemelli. Da parte mia non posso credere che Eracle sia pervenuto a tal punto di collera verso una figlia di un amico; inoltre, quando viveva ancora fra gli uomini, dal momento che puniva i responsabili di atti di superbia e in particolare coloro che si mostravano empi verso gli dei, non si sarebbe certamente costruito un tempio egli stesso, né si sarebbe attribuito una sacerdotessa come se fosse un dio. 27, 8. In effetti questo santuario mi è sembrato troppo antico per essere del tempo di Eracle, figlio di Anfitrione, e da attribuire invece all’Eracle che è annoverato fra i Dattili dell’Ida, del quale ho accertato che posseggono santuari anche gli Eritrei della Ionia e i Tirii. Comunque, i Beoti non ignoravano questo nome di Eracle, giacché essi stessi affermano che il santuario di Demetra Micalessia è stato affidato a Eracle dell’Ida. (Trad. di M. Moggi)

  • 6 Sul tema rimando al mio lavoro Cruccas (2014).
  • 7 Su queste figure e sulla danza armata nel mondo greco si vedano Ceccarelli (1998) e Cruccas & Parod (...)
  • 8 Su queste figure intimamente connesse con il mondo della metallurgia (e di conseguenza con la magia (...)
  • 9 Strabone, Geografia, X, 3, 7.
  • 10 Sul tema: Cruccas (2013) con bibliografia precedente.
  • 11 Negli aitia callimachei (I, 1-30) questi esseri vengono indicati come un gruppo di 17 demoni.
  • 12 Ovidio, Metamorfosi, VII, 365-366: «[…] Phoebeamque Rhodon et Ialysios Telchinas, /quorum oculos ip (...)
  • 13 Armenida in FGrH 378 F 8, dove vengono identificati con i cani di Atteone.
  • 14 Diodoro Siculo, Biblioteca Storica, V, 55.
  • 15 Nonno, Dionisiache, XIV, 36-48.
  • 16 Scolio ad Apollonio Rodio, Argonautiche, I, 1129, che riporta un frammento del poema epico argivo P (...)
  • 17 Sui Dattili dell’Ida si vedano le testimonianze antiche in Pausania, Periegesi dell’Ellade, V, 7, 6 (...)
  • 18 Diodoro Siculo, Biblioteca Storica, V, 64, 4. Sul tema Grottanelli (1972, 204).
  • 19 Zenobio, IV, 80.
  • 20 Blakely (2006, 79-98).
  • 21 Da sottolineare, in questo caso, la vicinanza dell’ambito cultuale del dio, visto come curatore e c (...)

2Pur potendo contare su fonti essenzialmente tarde, la figura di questo Eracle sembra connettersi ad un sostrato culturale genericamente orientale e che richiama alla mente le stesse caratteristiche sincretiche di un altro culto diffuso in Beozia, quello cabirico. Quest’ultimo è noto per la grande varietà di declinazioni, attraverso le quali esso si manifesta nei diversi bacini regionali del mondo greco e microasiatico e in differenti periodi, secondo influssi derivati dai singoli sostrati culturali6. Questo aspetto peculiare si evidenzia in una grande varietà di ambiti cultuali ai quali queste particolari divinità vengono associate. Tra gli elementi ricorrenti vanno sicuramente ricordate le connessioni con gli aspetti profilattici e salutiferi legati alla magia e a rituali propri della religione privata. È nota infatti nelle fonti la sostanziale identificazione tra queste divinità e alcuni esseri dalla forte accezione magica e apotropaica come i Cureti-Coribanti7, i Telchini e i Dattili8. Tale identificazione deriva, soprattutto, dalla nota testimonianza restituitaci da un passo di Strabone9, il quale descrive tutti questi esseri come danzatori estatici armati, maestri di rituali misterici e compagni di una divinità femminile di probabile origine anatolica. In realtà, i repertori iconografici del mondo greco e romano sembrano evidenziare come questa descrizione sia sostanzialmente accostabile ai soli Cureti-Coribanti, protagonisti di episodi mitici legati alle nascite di Zeus e di Dioniso Zagreo10. I Telchini11, esseri dallo sguardo terribile secondo Ovidio12, vengono invece connessi dalle fonti con il mare e alcune isole13. Molto importante per il contesto geografico di nostro interesse è un passo di Diodoro Siculo14, il quale parla di questi “demoni orientali” giunti in Beozia, abili nelle arti manuali e nella magia. Queste caratteristiche sembrano costituire un importante punto di contatto con i Dattili, con i quali i Telchini vengono identificati da Nonno di Panopoli15, che li indica in numero di tre e gli attribuisce i nomi di Kelmis, Damnameneus e Lykos. Con i primi due nomi e con quello di Akmon vengono invece identificati i tre fratelli mitici noti con il nome di Dattili Idei o «dita del Monte Ida»16. L’etimologia del nome di questi demoni è in genere ricondotta alla loro abilità nella lavorazione dei metalli17. Diverse fonti, contestualmente alle conoscenze di riti misterici come quelli di Samotracia e alla diffusione degli stessi18, attestano questi aspetti connessi alle capacità artigianali e magiche dei Dattili. Zenobio19 ricorda le loro doti di danzatori, musicanti e l’abilità nella lavorazione dei metalli e nella creazione di incantesimi magici connessi alla rivelazione dell’ordine cosmico dei pianeti e delle stagioni. È nota anche l’abilità di questi esseri di realizzare pharmaka, come testimoniato dal famoso Inno dei Dattili di Eretria20. Si tratta di un testo inscritto su una stele in marmo collocabile nel IV secolo a.C., rinvenuta nel tempio di Apollo Daphnephoros21. Nel testo i Dattili sono posti in relazione con un Eurytheos, un eroe locale con attributi vicini a quelli dei mitici artigiani e protagonisti di un racconto legato alla creazione di oggetti sacri e xoana in legno.

2. ὁ τοῦ Διὸς παῖς καλλίνικος22. Eracle, l’eroe che protegge

  • 22 Iscrizione presente all’ingresso di una casa, riportata in Diogene Laerzio, VI, 50 ( τοῦ Διὸς παῖς(...)
  • 23 Faraone (2013, 85 ss.). Sul tema si veda la sintesi, in merito all’area vesuviana, in Coralini (200 (...)
  • 24 Su questi aspetti: Coralini (2001, 137-140).
  • 25 Faraone (2013, 87).
  • 26 Faraone (2013, 88).

3L’Eracle noto con l’epiclesi di ‘Dattilo’ viene collegato nelle fonti alla protezione personale connessa ad un tipo di magia domestica, fatto che può essere alla base di un’estensione di queste capacità anche all’Eracle greco in epoca classica, ellenistica e romana. È nota infatti l’accezione protettiva che l’eroe assume in ambito civico e privato. Numerosi esempi nel mondo greco mostrano reperti epigrafici e iconografici che sembrano testimoniare con decisione il suo ruolo di nume protettore del focolare, della casa e dei suoi abitanti23. Allo stesso modo, si possono qui ricordare anche i numerosi casi legati al mondo romano e connessi al cosiddetto Hercules domesticus ed Hercules Tutor24, all’interno dei piccoli sacelli delle abitazioni private, in particolare dell’area vesuviana. Innanzitutto vanno ricordate le numerose scritte poste a protezione dell’ingresso delle case, attestate in gran numero e in particolare a Delo25. In diverse zone del Mediterraneo troviamo anche elementi mobili con la medesima funzione apotropaica, come un piccolo disco in terracotta (fig. 1), rinvenuto nel quartiere ellenistico di Gela. Caratterizzato da due fori passanti, il reperto presenta su un lato la rappresentazione del Gorgoneion, mentre sull’altro compare l’iscrizione: «Ἡρακλῆς ἐν-|θά<δε>κατοικεῖ·|μή ʼσίτω μη-| θὲν κακόν» («Eracle vive qui, il male non entri!»)26. Si tratta evidentemente di un oggetto di proprietà di un individuo, connesso alla protezione dell’ambiente domestico. In alcuni casi queste funzioni erano svolte direttamente da elementi decorativi e strutturali delle abitazioni, come nel caso della cosiddetta House of Evil Eye ad Antiochia.

Fig. 1. – Disco apotropaico in terracotta dal quartiere ellenistico di Gela (da Faraone, 2013)

Fig. 1. – Disco apotropaico in terracotta dal quartiere ellenistico di Gela (da Faraone, 2013)
  • 27 Giuman (2013, 130-132).
  • 28 Giuman (2013, 130).

4Sono qui attestate, infatti, numerose decorazioni musive connesse con la protezione dalla baskania27. Si tratta di elementi iconografici atti a contrastare il malocchio (fig. 2), come esseri deformi e naneschi, insieme al baskanos ophtalmos attaccato da tutti i lati da animali e oggetti pericolosi (probaskania)28. Un altro mosaico, più direttamente connesso con gli aspetti che stiamo trattando, rappresenta Eracle infante paffuto che strangola i serpenti (fig. 3). L’accezione apotropaica è sottolineata, in questo caso, anche dall’aspetto nanesco e deforme del personaggio. Vedremo in seguito come questa caratteristica si possa, tuttavia, ricondurre anche agli influssi orientali e semitici di questa figura.

Fig. 2. – Mosaico con rappresentazione di Baskania (da Giuman, 2013)

Fig. 2. – Mosaico con rappresentazione di Baskania (da Giuman, 2013)

Fig. 3. – Mosaico con rappresentazione di Eracle bambino che strangola i serpenti (da Faraone, 2013)

Fig. 3. – Mosaico con rappresentazione di Eracle bambino che strangola i serpenti (da Faraone, 2013)
  • 29 Faraone (2013, 86-88).
  • 30 Sulla funzione apotropaica della clava si rimanda a Coralini (2001, 64).
  • 31 Dasen (2015b, 187-188).
  • 32 Bernardini & Zucca (2005, 290-291, n. 41).

5Le capacità protettive di Eracle nell’ambito della religione privata potrebbero essere testimoniate anche da alcuni elementi ornamentali femminili, come un pendente in argento a forma di clava (fig. 4), proveniente dalla Britannia romana29. Il collegamento di questo oggetto con l’eroe è decisamente evidente; meno sicura risulta essere, in questo caso, l’attribuzione automatica di un eventuale valore apotropaico dell’oggetto. Tuttavia, si può agevolmente assecondare questa ipotesi, partendo dal presupposto che ex voto a forma di clava, e quindi connessi ad Eracle, sono attestati in santuari mediterranei con accezione salutifera30. Numerosi pendenti con ciondolo a forma di clava, sul modello dei più noti esemplari con pendenti fallici, sono interpretabili come parte di un corredo apotropaico per infanti31. È anche il caso di un noto reperto fittile (fig. 5) proveniente dal sito di S. Giovanni a Padria, nella Sardegna settentrionale. Qui, unitamente a oggetti che rimandano ad un culto essenzialmente legato alla guarigione dei devoti, sono stati rinvenuti numerosi ex voto in terracotta legati ad Eracle, come un frammento di clava e diverse parti di leontè e di rappresentazioni dello stesso eroe32.

Fig. 4. – Pendente apotropaico (?) in argento conformato a clava (da Faraone, 2013)

Fig. 4. – Pendente apotropaico (?) in argento conformato a clava (da Faraone, 2013)

Fig. 5. – Ex voto fittile conformato a clava (da E. Cruccas, scheda 1.136, in Corpus delle antichità della Sardegna. La Sardegna romana e Altomedievale, Sassari, Delfino Editore, 2017)

Fig. 5. – Ex voto fittile conformato a clava (da E. Cruccas, scheda 1.136, in Corpus delle antichità della Sardegna. La Sardegna romana e Altomedievale, Sassari, Delfino Editore, 2017)
  • 33 Faraone (2013, 90-91).
  • 34 Faraone (2013, 91).
  • 35 Faraone (2013, 91).

6L’accezione curativa della figura di Eracle sembra esplicarsi anche in alcune gemme magiche con la figura dell’eroe, identificato dai suoi principali attributi come la clava e la leontè, ritratto in lotta con il leone su un lato; sull’altro compare, con alcune varianti, la scritta KKK (fig. 6)33. Si tratta di amuleti magici concepiti per curare disagi e malattie connesse con il ventre e lo stomaco, come le coliche. La rappresentazione del leone, spesso con la testa rivolta verso la pancia dell’eroe, si configurerebbe come una metafora della sofferenza dovuta al male34. Il rapporto tra questo tipo di rappresentazione di Eracle e gli aspetti curativi sembrano evidenziarsi anche in un passo del Geoponica (2, 24)35, una raccolta di trattati agronomici in lingua greca:

῾Ο ὀσπρολέων, ὅν τινες ὀροβάκχην καλοῦσιν, οὐκ ἀνελεύσεται ἐν ταῖς ἀρούραις, εἰ ἐν ταῖς γωνίαις ταῖς τέσσαρσι καὶ ἐν μέσῳ τῆς ἀρούρης ἐμπήξειας ῥοδοδάφνης κλάδους. τοῦτο δὲ πάντα τὰ ὄσπρια ἀσινῆ φυλάξει. Εἰ δὲ θέλεις μηδ’ ὅλως φανῆναι ταύτην τὴν βοτάνην, λαβὼν πέντε ὄστρακα, ζωγράφησον ἐν αὐτοῖς ἀπὸ κριταρίου ἢ ἀπὸ ἄλλου τινὸς λευκοῦ τὸν ῾Ηρακλέα πνίγοντα λέοντα, καὶ ἀπόθου ἐν ταῖς γωνίαις καὶ κατὰ μέσου.

Il “leone dei legumi”, che alcuni chiamano cuscuta, non nascerà tra i seminati se pianterai rametti di rododafne nei quattro angoli e in mezzo al campo. In tal modo tutti i legumi saranno incolumi. Ma se si vuole che l’erba sia completamente debellata, presi i cinque vasi di coccio, pitturerai su di essi, con del critario e dell’altro bianco, un Eracle che soffoca il leone, e li porrai nei quattro angoli del campo e nel centro. (Trad. E. Lelli)

Fig. 6. – Gemma magica con Eracle e il leone (da Faraone, 2013)

Fig. 6. – Gemma magica con Eracle e il leone (da Faraone, 2013)
  • 36 Il già citato passo di Diodoro Siculo (V, 64) ricorda come le donne celebrassero questo Eracle per (...)
  • 37 Pausania, Periegesi dell’Ellade, IX, 27, 6-8. Si veda supra.
  • 38 Pausania, Periegesi dell’Ellade, IX, 19, 5.

7Il passo riportato qui sopra sembra evidenziare in maniera chiara il rapporto esistente tra la figura di Eracle, in particolare in connessione con una delle più note tra le sue fatiche, e gli aspetti legati alla sanatio di questa tipologia di medicina magica. Questa accezione curativo-salutifera dell’eroe, in particolare nei confronti delle donne36, sembra trovare tuttavia una sua particolare esplicazione proprio negli elementi relativi a questa figura nella sua epiclesi di Dattilo nel bacino geografico della Beozia. Abbiamo già citato questo culto eroico a Tespie37 e Micalesso38. La narrazione di Pausania tende ad identificare questo Eracle come una figura distinta da quella del figlio di Anfitrione, accostandolo invece all’eroe del cui culto si aveva testimonianza a Eritre in Ionia e a Tiro.

  • 39 Blakely (2006, 141-151). Sul tema si veda anche Bonnet (1988, 380-382).
  • 40 Faraone (2009, 267).
  • 41 In Faraone (2009) sono presentati 9 esemplari di questa tipologia.
  • 42 L’identificazione con Ares sembra assicurata dalla presenza di altri esemplari con una figura simil (...)
  • 43 Blakely (2006, 142), Faraone (2009, 261).
  • 44 «[…] formazione di lettere alfabetiche a forma di ala, ottenuta eliminando una lettera all’inizio, (...)
  • 45 Mastrocinque (2003, 60, nota 70 con bibliografia precedente). Sull’impossibilità che la figura con (...)
  • 46 Come sottolineato in Faraone (2009, 262), l’utero rappresentato come vaso o anfora rovesciata è spe (...)

8La forte presenza in Beozia di magnetite, la cosiddetta ̔Ηρακλεία λίθος, una pietra le cui proprietà venivano connesse alla cura di alcuni disagi e malesseri tipicamente femminili39, può essere alla base dell’inclusione dell’eroe in questa sfera magico-rituale. Di questo materiale, il cui nome si riconnette fortemente al sangue, sono fatti numerosi amuleti con rappresentazioni di uteri e incantesimi volti a regolare il flusso di sangue mestruale40. Sono note ad esempio alcune gemme41 in ematite con la rappresentazione di una figura in armi nella quale si è soliti riconoscere il tipo di Marte Ultore42, affiancato da un simbolo variamente identificato come fulmine stilizzato o stella43. Questa iconografia è corredata da un’iscrizione a pterygma44 con la formula reiterata «Διψᾷς Τάνταλε, αἱ{ε}μα πίε» («Hai sete, Tantalos? Bevi sangue!»)45. Sull’altro lato sono spesso presenti rappresentazioni di uteri in forma d’anfora46, circondati da serpenti.

  • 47 Faraone (2011, 1-3, 11). Lo studioso ricorda come nell’Ippolito di Euripide, Ecate e la Madre degli (...)
  • 48 Faraone (2011, 6-7).
  • 49 Sull’opera, per un inquadramento complessivo si veda il recente Marchetti (2010) con bibliografia p (...)
  • 50 Faraone (2011, 7).
  • 51 Faraone (2011, 19).
  • 52 Faraone (2011, 23).

9Le fonti greche, da Platone ai trattati medici di età romana, sembrano collegare le malattie e i disagi legati all’utero a diversi stati di malessere simili all’epilessia, spesso causati da demoni e divinità come Ecate47. Le cure per questi malanni consistevano in alcuni rimedi, legati principalmente alle fumigazioni. Sorano di Efeso48, erudito attivo agli inizi del II secolo tra Roma e Alessandria d’Egitto, fu autore del famoso trattato Gynaecia49. Nei manoscritti di quest’opera, inquadrabili attorno al IX secolo, sono presenti disegni nei quali l’utero è raffigurato (fig. 7) proprio come un vaso rovesciato, in maniera non dissimile da quanto rappresentato negli esemplari della glittica, secondo uno schema che sembra essere condiviso anche nei testi medici ippocratici50. Questi trattati medici sottolineano i problemi legati all’utero, attribuendogli caratteristiche simili alla possessione dei demoni e all’ἐνθουσιασμός, con conseguenti rimedi simili ad esorcismi51. In quest’ottica può essere letto anche l’uso di demoni teriomorfici per rappresentare l’apparato genitale femminile, caratteristica che sembra essere tipica di alcuni amuleti con peculiarità medico-terapeutiche. In età bizantina, questi oggetti con proprietà curative assumono connotati particolari, con rappresentazioni dell’utero in foggia di animale selvatico o mostro, come nel caso di un esemplare con Gorgone e serpenti52.

Fig. 7. – Rappresentazione dell’utero tratta da un manoscritto dell’opera Gynaecia di Sorano di Efeso (da Marchetti, 2010)

Fig. 7. – Rappresentazione dell’utero tratta da un manoscritto dell’opera Gynaecia di Sorano di Efeso (da Marchetti, 2010)

3. Origine e identità dell’Eracle Dattilo

10Partendo da questi aspetti legati al mondo della magia terapeutica propria di una religiosità privata, tenteremo ora di approfondire in sintesi le caratteristiche della figura dell’Eracle Dattilo, così da provare a tracciare un percorso a ritroso che ci permetta di identificare il punto di origine di questa figura e i meccanismi che ne hanno permesso l’acquisizione nel pantheon della Beozia. Definire il sostrato culturale e cultuale di provenienza di questo essere a metà strada tra il dio e il demone ci consentirà di tratteggiarne con maggior precisione un profilo più definito.

  • 53 Erodoto, Storie, II, 44. Si veda in merito Grottanelli (1975, 201).
  • 54 Grottanelli (1975, 202). Secondo Diodoro Siculo (Biblioteca Storica, V, 64, 4), i Dattili sono cono (...)
  • 55 Pausania, Periegesi dell’Ellade, V, 7, 6: ταῦτα μὲν δὴ ἔχει τρόπον τὸν εἰρημένον· ἐς δὲ τὸν ἀγῶνα τ (...)
  • 56 Si veda in merito a queste figure e alle loro relazioni: Cruccas (2014, 36-44).
  • 57 Si veda in proposito Maddoli & Saladino (1995, 216-217).

11Abbiamo visto come nelle fonti sia presente una forte confusione in merito a questa figura. Già Erodoto distingueva l’Eracle olimpio divinizzato dall’eroe al quale venivano tributati onori più simili a quelli relativi ai culti funerari53. Questo Eracle, identificato dall’epiclesi ‘Dattilo’ anche secondo gli scritti orfici54, sembra avere caratteristiche che in parte lo distinguono dall’eroe olimpio, in parte lo accomunano. Nel già citato passo di Pausania nel libro sull’Elide e Olimpia55, il Periegeta riconnette questa figura alla tradizione della nascita di Zeus nella grotta dell’Ida, identificando sostanzialmente Dattili e Cureti: Eracle, Peoneo, Epimede, Iaso e Ida sarebbero i nomi di questi fratelli, incaricati da Rea di proteggere il neonato padre degli dei. Un’origine cretese di questo Eracle sembra plausibile, ma va sicuramente contestualizzata nell’identificazione tarda e nella successiva confusione ingenerata nelle fonti tra questi gruppi semi-divini come Cureti, Dattili, Telchini e Coribanti56. Non va inoltre dimenticata la tradizione dell’Elide che vedeva nel mondo minoico-miceneo di Creta un punto d’origine, in contrapposizione con l’avvento dei Dori, del quale Argo e gli Argivi costituivano la naturale proiezione57.

  • 58 È Pausania (Periegesi dell’Ellade, IX, 27, 6-8) a identificare l’Eracle Dattilo con l’Eracle di Tir (...)
  • 59 L’elemento marino può costituire una chiave di lettura importante per l’interpretazione della figur (...)

12La figura dell’Eracle Dattilo sembra essere accostata, nella maggior parte dei casi, ad una divinità di origine orientale, quell’Eracle di Tiro58 o Melqart della tradizione fenicia, in onore del quale vennero eretti numerosi luoghi di culto anche nel Mediterraneo occidentale. I punti di contatto con questo ambito culturale ci riportano alla tradizione degli studi sui Cabiri. Infatti, un altro passo di Erodoto, aveva ingenerato nella storia degli studi una sostanziale equazione tra le divinità di Samotracia e i cosiddetti Pateci che i Fenici usavano rappresentare sulle prue delle loro navi59:

῾Ο μὲν δὴ τοιαῦτα πολλὰ ἐς Πέρσας τε καὶ τοὺς συμμάχους ἐξεμαίνετο, μένων ἐν Μέμφι καὶ θήκας τε παλαιὰς ἀνοίγων καὶ σκεπτόμενος τοὺς νεκρούς. ῝Ως δὲ δὴ καὶ ἐς τοῦ ῾Ηφαίστου τὸ ἱρὸν ἦλθε καὶ πολλὰ τῷ ἀγάλματι κατεγέλασε. ῎Εστι γὰρ τοῦ ῾Ηφαίστου τὤγαλμα τοῖσι Φοινικηίοισι Παταΐκοισι ἐμφερέστατον, τοὺς οἱ Φοίνικες ἐν τῇσι πρῴρῃσι τῶν τριηρέων περιάγουσι· ὃς δὲ τούτους μὴ ὄπωπε, ἐγὼ δέ <οἱ> σημανέω· πυγμαίου ἀνδρὸς μίμησίς ἐστι. ᾿Εσῆλθε δὲ καὶ ἐς τῶν Καβείρων τὸ ἱρόν, ἐς τὸ οὐ θεμιτόν ἐστι ἐσιέναι ἄλλον γε ἢ τὸν ἱρέα· ταῦτα δὲ τὰ ἀγάλματα καὶ ἐνέπρησε πολλὰ κατασκώψας. ῎Εστι δὲ καὶ ταῦτα ὅμοια τοῖσι τοῦ ῾Ηφαίστου· τούτου δέ σφεας παῖδας λέγουσι εἶναι.

  • 60 Erodoto, Storie, III, 37.

Egli dunque fece molte simili follie contro i Persiani e gli alleati, rimanendo a Menfi e aprendo antiche tombe e esaminando i cadaveri. Infine entrò perfino nel tempio di Efesto e derise molto le immagini del dio: l’immagine di Efesto è infatti assai simile ai Pateci fenici, che i Fenici portano sulle prore delle loro triremi. Per chi non li avesse visti li illustrerò io: sono la rappresentazione di un Pigmeo. Entrò anche nel santuario dei Cabiri, in cui non è lecito entri altri che il sacerdote, e bruciò perfino le immagini, dopo averle derise. Anche queste sono simili a quelle di Efesto anzi, dicono che sono figli di lui60. (Trad. di Augusta Izzo D’Accinni)

  • 61 Cruccas (2014, 245-249).
  • 62 Filone di Biblo fr. 2, 11-12 e 2, 17.

13Le ipotesi che vedono nel mondo orientale l’origine del culto cabirico sottolineano i differenti apporti secondo meccanismi di sincretismo e stratificazione culturale da parte dei mondi semitico, tirreno, frigio e più in generale microasiatico, che hanno influito tanto sull’origine che sullo sviluppo del culto61. L’esclusività dell’origine fenicia o quantomeno levantina è, tuttavia, un’ipotesi da ridimensionare e da inquadrare nella giusta prospettiva: infatti, nell’episodio dell’atto di empietà di Cambise nei confronti dei Cabiri, Erodoto descrive queste divinità paragonandole ai Pateci fenici, ma non afferma in alcun modo che le prime vadano identificate con i secondi. La lettura di questo passo è stato quasi sempre indirizzato ad una sostanziale identificazione Cabiri = Pateci, ma la realtà delle fonti e dei dati archeologici sembra suggerire una realtà diversa. Il culto, infatti, evidenzia elementi fortemente “orientali”, ma attraverso una realtà più complessa e variegata, frutto di stratificazioni culturali di differente origine e cronologia. Anche alcune fonti, come Filone di Biblo62, attestano l’origine fenicia degli abitanti di Samotracia e dei Cabiri, fatto che può sicuramente aver influenzato questo tipo di lettura. Esistono, tuttavia, chiari indizi di un legame con un sostrato “orientale” che trova, probabilmente, una sua definizione in età classica. Questa influenza può avere avuto una sua estensione anche in tutte quelle figure connesse con i Cabiri e con essi identificati, come Telchini, Cureti-Coribanti e Dattili.

  • 63 Sul collegamento tra l’Eracle Dattilo e il mondo fenicio, nell’ottica delle connessioni tra Cadmo, (...)
  • 64 Sulle connessioni tra Eracle Dattilo, Bes e Melqart si veda Bonnet (1988, 387-388).
  • 65 Esichio s.v. γίγγρος· αὔλημά τι, ὅπερ ἔνιοι γίγγρον· οἱ δὲ αὐλοῦ γένος Γιγγρών, οἱ δὲ Γιγῶν· Πάταικ (...)

14Tuttavia, nel caso di questo Eracle, figura a metà strada tra dio ed eroe, legato alla magia curativa e alla protezione personale, vanno considerati alcuni aspetti più intimamente connessi con il bacino geografico di riferimento. Infatti, i collegamenti tra il retroterra mitico della Beozia, in particolare per ciò che concerne Tebe e il suo fondatore Cadmo, e la Fenicia, costituiscono un elemento che può aver giocato un ruolo importante nell’assorbimento progressivo di questi culti e miti orientali63. Un altro aspetto che può testimoniare la vicinanza, se non l’identificazione, di Eracle con una o più divinità di ambito levantino è dato dall’insieme delle peculiarità del dio Bes, spesso equivalente al Melqart fenicio nella sua accezione magico-curativa64. Il rapporto stretto tra l’eroe greco e il mondo fenicio sembra una caratteristica sancita da fonti relativamente tarde, fenomeno forse dovuto ad un’avvenuta standardizzazione di questa figura. Nella glossa relativa al γίγγρος, un piccolo flauto fenicio, Esichio65, riferisce alcune informazioni in merito al Pataikos epitrapezios, mettendo in evidenza l’identificazione di quest’ultimo con l’Eracle egizio.

  • 66 Blakely (2006, 147).
  • 67 Faraone (2013, 96-97).
  • 68 Spanò Giammellaro (1995, 45).
  • 69 Dasen (2015a, 42). Anche in Spanò Giammellaro (1995, 44-45) viene sottolineato come la sfera di inf (...)
  • 70 Dasen (2015a, 42).
  • 71 Bonnet (1988, 387-388).
  • 72 Per quanto riguarda l’aspetto deforme, anche Ptah-Pateco, con il quale Bes viene spesso confuso per (...)

15Caratterizzato da elementi iconografici che ne fanno un dio dai tratti naneschi, Bes presenta numerosi punti di contatto con Eracle. Il dio è rappresentato su reperti fenici, punici ed egizi con caratteristiche che lo avvicinano all’eroe greco66, come ad esempio il fatto di essere rappresentato nell’atto di strozzare due serpenti. Uno scarabeo da Cipro mostra Bes nudo (fig. 8), con un sesso particolarmente pronunciato, raffigurato con un serpente stretto in ciascuna mano, in maniera non dissimile dalla rappresentazione dell’Eracle bambino dei mosaici della House of Evil Eye67. Va inoltre evidenziato come il serpente abbia, nell’ambito del culto di Bes in rapporto con Eshmun, una chiara chiave interpretativa legata alla sfera salutifera68. La presenza dei serpenti è stata ricondotta da alcuni all’accezione di pótnios therón del dio, secondo uno schema di probabile derivazione fenicia e diffuso a Cipro e in occidente. Bes, inoltre, presenta caratteristiche che lo rendono una divinità intimamente connessa con la sfera infantile69. Il suo valore protettivo sembra ribadito da una delle sue più classiche rappresentazioni: come efficacemente sottolineato di recente da V. Dasen70, la frontalità del viso di Bes in molte testimonianze iconografiche sembra costituire un parallelo con le raffigurazioni della Gorgone, altra creatura che, in questo caso nel mondo greco, detiene una forte accezione apotropaica. Come sottolineato da C. Bonnet71, la vicinanza Bes-Melqart può avere contribuito all’identificazione tra il dio dai tratti naneschi e l’eroe greco72.

Fig. 8. – Scarabeo con Bes da Cipro (da Faraone, 2013)

Fig. 8. – Scarabeo con Bes da Cipro (da Faraone, 2013)
  • 73 Blakely (2006, 147) con bibliografia precedente.
  • 74 Pausania, Periegesi dell’Ellade, VIII, 31, 8.
  • 75 In Moggi & Osanna (2003, 441-442) viene sottolineato come l’associazione con Eracle Dattilo possa e (...)
  • 76 Pindaro, Istmie, IV, 53.
  • 77 In una connessione con gli elementi dell’arte metallurgica, ci pare da sottolineare con Bonnet (198 (...)

16L’aspetto nanesco dell’Eracle Dattilo non può tuttavia essere limitato al solo sincretismo con Bes o con altre figure simili come Ptah. Come sottolineato da S. Blakely73, diverse fonti letterarie e iconografiche greche ricordano questa caratteristica come peculiare di questa figura. Ad esempio Pausania74, che nel libro dedicato all’Arcadia ricorda come la statua dell’Eracle Dattilo a Megalopoli, associato al culto di Demetra e delle Grandi Dee75, fosse alta circa un cubito. Abbiamo poi la testimonianza di Pindaro76, che paragona l’altezza dell’eroe a quella dei giganti, ritenendola di molto inferiore. Per quanto relativamente tarde, queste testimonianze contribuiscono a sottolineare il fatto che questa figura doveva possedere determinate caratteristiche anche in ambiente greco. In riferimento all’ambito della Beozia, abbiamo citato il culto del Cabiro tebano. Anche queste divinità presentano, nelle testimonianze iconografiche rese dai noti vasi cabirici, tratti grotteschi e nanici, contestualmente a caratteristiche riferibili ad un sostrato locale, connesso alla Beozia e a Tebe. È quindi ipotizzabile che, ad un dato momento, questa regione assorba elementi esterni all’interno di culti squisitamente locali e che li risemantizzi secondo il “gusto” religioso dell’età tardo-classica ed ellenistica. La zona geografica di diffusione può essere individuata, secondo differenti livelli e in diverse fasi, a Creta, in Fenicia o a Cipro77, mentre nell’introduzione degli elementi orfici e misterici all’interno del complesso cultuale del mondo greco si può individuare, probabilmente, il tramite principale della diffusione di quegli elementi più orientali nelle figure di Eracle e del Cabiro.

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Notes

1 Tuttavia, fonti come Diodoro Siculo (Biblioteca Storica, V, 64), Strabone (Geografia, VIII, 3, 30) e Pausania (Periegesi dell’Ellade, V, 7, 6-10) ricordano come questo Eracle “alternativo” fosse conosciuto come fondatore dei giochi olimpici.

2 È il caso del culto di Demetra a Micalesso, testimoniatoci da Pausania (IX, 19, 5).

3 Diodoro Siculo distingue, tuttavia, l’Eracle di Tiro dall’Eracle Dattilo (Diodoro Siculo, Biblioteca Storica, I, 24, 1; III, 74, 4 e V, 76, 1-2).

4 Cicerone, La natura degli dei, III, 16, 42.

5 Pausania, Periegesi dell’Ellade, IX, 27, 6-8.

6 Sul tema rimando al mio lavoro Cruccas (2014).

7 Su queste figure e sulla danza armata nel mondo greco si vedano Ceccarelli (1998) e Cruccas & Parodo (2015, 141-157).

8 Su queste figure intimamente connesse con il mondo della metallurgia (e di conseguenza con la magia) si rimanda ai lavori di S. Blakely (2006, 2007a, 2007b) e a Cruccas (2014, 36-44).

9 Strabone, Geografia, X, 3, 7.

10 Sul tema: Cruccas (2013) con bibliografia precedente.

11 Negli aitia callimachei (I, 1-30) questi esseri vengono indicati come un gruppo di 17 demoni.

12 Ovidio, Metamorfosi, VII, 365-366: «[…] Phoebeamque Rhodon et Ialysios Telchinas, /quorum oculos ipso vitiantes omnia visu […]».

13 Armenida in FGrH 378 F 8, dove vengono identificati con i cani di Atteone.

14 Diodoro Siculo, Biblioteca Storica, V, 55.

15 Nonno, Dionisiache, XIV, 36-48.

16 Scolio ad Apollonio Rodio, Argonautiche, I, 1129, che riporta un frammento del poema epico argivo Phoronis.

17 Sui Dattili dell’Ida si vedano le testimonianze antiche in Pausania, Periegesi dell’Ellade, V, 7, 6-10 e Diodoro Siculo, Biblioteca Storica, V, 64-65. Anche il culto cabirico presenta connessioni dirette con la lavorazione dei metalli, in particolare per ciò che riguarda il santuario di Lemno, connesso con Efesto e le confraternite artigianali locali. Testimonianza di ciò è la ricostruzione del rituale nella fase arcaica del Kabirion dell’isola: nel telesterion della prima fase sono stati infatti rinvenuti un grosso cratere e una paletta fittile, probabilmente connessi con una ritualità legata alla fusione dei metalli, che trova nella saga degli Argonauti un parallelo mitico. Sul tema si rimanda a Cruccas (2014, 94-102 con bibliografia precedente).

18 Diodoro Siculo, Biblioteca Storica, V, 64, 4. Sul tema Grottanelli (1972, 204).

19 Zenobio, IV, 80.

20 Blakely (2006, 79-98).

21 Da sottolineare, in questo caso, la vicinanza dell’ambito cultuale del dio, visto come curatore e creatore di incantesimi, e quello dei Dattili. Sul tema: Blakely (2006, 91).

22 Iscrizione presente all’ingresso di una casa, riportata in Diogene Laerzio, VI, 50 ( τοῦ Διὸς παῖς καλλίνικος ῾Ηρακλῆς | ἐνθάδε κατοικεῖ. μηδὲν εἰσίτω κακόν). In proposito, si veda Faraone (2013, 87-88).

23 Faraone (2013, 85 ss.). Sul tema si veda la sintesi, in merito all’area vesuviana, in Coralini (2001).

24 Su questi aspetti: Coralini (2001, 137-140).

25 Faraone (2013, 87).

26 Faraone (2013, 88).

27 Giuman (2013, 130-132).

28 Giuman (2013, 130).

29 Faraone (2013, 86-88).

30 Sulla funzione apotropaica della clava si rimanda a Coralini (2001, 64).

31 Dasen (2015b, 187-188).

32 Bernardini & Zucca (2005, 290-291, n. 41).

33 Faraone (2013, 90-91).

34 Faraone (2013, 91).

35 Faraone (2013, 91).

36 Il già citato passo di Diodoro Siculo (V, 64) ricorda come le donne celebrassero questo Eracle per il suo potere sulla γοητεία e per la conoscenza di rituali magico-iniziatici. In proposito, si veda Blakely (2006, 138).

37 Pausania, Periegesi dell’Ellade, IX, 27, 6-8. Si veda supra.

38 Pausania, Periegesi dell’Ellade, IX, 19, 5.

39 Blakely (2006, 141-151). Sul tema si veda anche Bonnet (1988, 380-382).

40 Faraone (2009, 267).

41 In Faraone (2009) sono presentati 9 esemplari di questa tipologia.

42 L’identificazione con Ares sembra assicurata dalla presenza di altri esemplari con una figura simile e l’invocazione Ἄρης ἔτεμεν τοῦ ἥπατος τὸν πόνον («Ares, manda via il dolore dal fegato»), come indicato in Faraone (2009, 261). Una variante di questa iconografia presenta un essere con il corpo umano e la testa di un animale, forse un asino o una divinità femminile leontocefala. Faraone (2009, 256-257) propone di identificare questa figura con la mesopotamica Lamashtu, demone femminile malevolo e temuto dalle donne nelle fasi del parto e della nascita.

43 Blakely (2006, 142), Faraone (2009, 261).

44 «[…] formazione di lettere alfabetiche a forma di ala, ottenuta eliminando una lettera all’inizio, o anche alla fine di ogni riga» (Mastrocinque, 2000, 137). Una variante con l’incisione ΠΙΕ|ΤΑΝΤΑ|ΛΕ è presente su una gemma, sempre in ematite, conservata al museo di Perugia (Mastrocinque & Vitellozzi, 2007, 114 (Pe 26)).

45 Mastrocinque (2003, 60, nota 70 con bibliografia precedente). Sull’impossibilità che la figura con armatura, lancia e scudo rappresenti proprio Tantalo si vedano le considerazioni in Faraone (2009, 261). Sulla presenza del nome di Tantalo in queste invocazioni, lo stesso Faraone (2009, 263) ricorda come nei testi medici tardo latini l’attestazione di questo nome sia legato proprio all’interruzione delle emorragie.

46 Come sottolineato in Faraone (2009, 262), l’utero rappresentato come vaso o anfora rovesciata è spesso circondato su queste gemme da iscrizioni con nomi e attributi divini, principalmente riferibili al dio ebraico, come Iaô [= Jahweh], Sabaô[th], Adônai.

47 Faraone (2011, 1-3, 11). Lo studioso ricorda come nell’Ippolito di Euripide, Ecate e la Madre degli Dei siano citate come la causa della pazzia di Fedra (Euripide, Ippolito, 141-144: ἦ σὺ γ̕ ἔνθεος, ὦ κούρα, / εἴτ’ ἐκ Πανὸς εἴθ’ ῾Εκάτας / ἢ σεμνῶν Κορυβάντων φοι- / τᾶις ἢ ματρὸς ὀρείας; («Invasata, figliola, sei / o da Pane o Ecate, / o dai Coribanti o da Cibele, / la gran madre dei monti?»).

48 Faraone (2011, 6-7).

49 Sull’opera, per un inquadramento complessivo si veda il recente Marchetti (2010) con bibliografia precedente.

50 Faraone (2011, 7).

51 Faraone (2011, 19).

52 Faraone (2011, 23).

53 Erodoto, Storie, II, 44. Si veda in merito Grottanelli (1975, 201).

54 Grottanelli (1975, 202). Secondo Diodoro Siculo (Biblioteca Storica, V, 64, 4), i Dattili sono conosciuti come maestri di Orfeo, al quale insegnarono i precetti del culto misterico di Samotracia.

55 Pausania, Periegesi dell’Ellade, V, 7, 6: ταῦτα μὲν δὴ ἔχει τρόπον τὸν εἰρημένον· ἐς δὲ τὸν ἀγῶνα τὸν ᾿Ολυμπικὸν λέγουσιν ᾿Ηλείων οἱ τὰ ἀρχαιότατα μνημονεύοντες Κρόνον τὴν ἐν οὐρανῷ σχεῖν βασιλείαν πρῶτον καὶ ἐν ᾿Ολυμπίᾳ ποιηθῆναι Κρόνῳ ναὸν ὑπὸ τῶν τότε ἀνθρώπων, οἳ ὠνομάζοντο χρυσοῦν γένος· Διὸς δὲ τεχθέντος ἐπιτρέψαι ῾Ρέαν τοῦ παιδὸς τὴν φρουρὰν τοῖς ᾿Ιδαίοις Δακτύλοις, καλουμένοις δὲ τοῖς αὐτοῖς τούτοις καὶ Κούρησιν· ἀφικέσθαι δὲ αὐτοὺς ἐξ ῎Ιδης τῆς Κρητικῆς, [πρὸς] ῾Ηρακλέα καὶ Παιωναῖον καὶ ᾿Επιμήδην καὶ ᾿Ιάσιόν τε καὶ ῎Ιδαν.

56 Si veda in merito a queste figure e alle loro relazioni: Cruccas (2014, 36-44).

57 Si veda in proposito Maddoli & Saladino (1995, 216-217).

58 È Pausania (Periegesi dell’Ellade, IX, 27, 6-8) a identificare l’Eracle Dattilo con l’Eracle di Tiro, nel corso della descrizione del santuario a lui dedicato a Tespie, in Beozia. Si veda supra.

59 L’elemento marino può costituire una chiave di lettura importante per l’interpretazione della figura di questo Eracle, anche prescindendo da una sua origine fenicia. Come sottolineato da C. Bonnet (1988) in rapporto al culto di questa figura ad Eritre, alcuni aspetti descritti da Pausania (Periegesi dell’Ellade, VII, 5, 5-8) rimandano ai rapporti intercorrenti con la Tracia.

60 Erodoto, Storie, III, 37.

61 Cruccas (2014, 245-249).

62 Filone di Biblo fr. 2, 11-12 e 2, 17.

63 Sul collegamento tra l’Eracle Dattilo e il mondo fenicio, nell’ottica delle connessioni tra Cadmo, la Beozia e il mondo levantino, si veda Bonnet (1988, 381-382).

64 Sulle connessioni tra Eracle Dattilo, Bes e Melqart si veda Bonnet (1988, 387-388).

65 Esichio s.v. γίγγρος· αὔλημά τι, ὅπερ ἔνιοι γίγγρον· οἱ δὲ αὐλοῦ γένος Γιγγρών, οἱ δὲ Γιγῶν· Πάταικος ἐπιτραπέζιος. οἱ δὲ Αἰγύπτιον ῾Ηρακλέα. Si veda in merito Blakely (2006, 147).

66 Blakely (2006, 147).

67 Faraone (2013, 96-97).

68 Spanò Giammellaro (1995, 45).

69 Dasen (2015a, 42). Anche in Spanò Giammellaro (1995, 44-45) viene sottolineato come la sfera di influenza di questa divinità sia notevolmente ampia già nelle fasi più arcaiche, con proprietà di guaritore dai morsi dei serpenti, protettore di neonati e defunti, dispensatore di fertilità e maternità, guardiano del sonno, custode della casa e dei suoi abitanti.

70 Dasen (2015a, 42).

71 Bonnet (1988, 387-388).

72 Per quanto riguarda l’aspetto deforme, anche Ptah-Pateco, con il quale Bes viene spesso confuso per le sue caratteristiche iconografiche, può essere accostato allo stesso ambito magico-protettivo, in particolare per ciò che concerne le donne e la protezione in particolari momenti come il parto. Ne sono un esempio alcuni papiri magici egizi, collocabili alla fine del II millennio a.C., con la descrizione di un rituale protettivo da effettuarsi con una statuetta di Ptah davanti ad una donna prossima al parto. Si veda in merito Dasen (2015a, 40) con bibliografia precedente.

73 Blakely (2006, 147) con bibliografia precedente.

74 Pausania, Periegesi dell’Ellade, VIII, 31, 8.

75 In Moggi & Osanna (2003, 441-442) viene sottolineato come l’associazione con Eracle Dattilo possa essere considerato come un apporto relativamente tardo (metà II secolo a.C.) al culto demetriaco.

76 Pindaro, Istmie, IV, 53.

77 In una connessione con gli elementi dell’arte metallurgica, ci pare da sottolineare con Bonnet (1988, 388) la testimonianza di Clemente Alessandrino (I, 16, 75), che connette la nascita di quest’arte all’opera dei Dattili proprio a Cipro.

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Table des illustrations

Titre Fig. 1. – Disco apotropaico in terracotta dal quartiere ellenistico di Gela (da Faraone, 2013)
URL http://0-journals-openedition-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/gaia/docannexe/image/379/img-1.jpg
Fichier image/jpeg, 564k
Titre Fig. 2. – Mosaico con rappresentazione di Baskania (da Giuman, 2013)
URL http://0-journals-openedition-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/gaia/docannexe/image/379/img-2.jpg
Fichier image/jpeg, 328k
Titre Fig. 3. – Mosaico con rappresentazione di Eracle bambino che strangola i serpenti (da Faraone, 2013)
URL http://0-journals-openedition-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/gaia/docannexe/image/379/img-3.jpg
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Titre Fig. 4. – Pendente apotropaico (?) in argento conformato a clava (da Faraone, 2013)
URL http://0-journals-openedition-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/gaia/docannexe/image/379/img-4.jpg
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Titre Fig. 5. – Ex voto fittile conformato a clava (da E. Cruccas, scheda 1.136, in Corpus delle antichità della Sardegna. La Sardegna romana e Altomedievale, Sassari, Delfino Editore, 2017)
URL http://0-journals-openedition-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/gaia/docannexe/image/379/img-5.jpg
Fichier image/jpeg, 548k
Titre Fig. 6. – Gemma magica con Eracle e il leone (da Faraone, 2013)
URL http://0-journals-openedition-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/gaia/docannexe/image/379/img-6.jpg
Fichier image/jpeg, 164k
Titre Fig. 7. – Rappresentazione dell’utero tratta da un manoscritto dell’opera Gynaecia di Sorano di Efeso (da Marchetti, 2010)
URL http://0-journals-openedition-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/gaia/docannexe/image/379/img-7.jpg
Fichier image/jpeg, 296k
Titre Fig. 8. – Scarabeo con Bes da Cipro (da Faraone, 2013)
URL http://0-journals-openedition-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/gaia/docannexe/image/379/img-8.jpg
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Pour citer cet article

Référence électronique

Emiliano Cruccas, « L’altro Eracle. Apporti orientali e convergenze sincretiche nella figura dell’Eracle Dattilo »Gaia [En ligne], 21 | 2018, mis en ligne le 01 novembre 2018, consulté le 24 mars 2025. URL : http://0-journals-openedition-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/gaia/379 ; DOI : https://0-doi-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/10.4000/gaia.379

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Auteur

Emiliano Cruccas

Università degli Studi di Cagliari.
Emiliano Cruccas a obtenu sa maîtrise et sa spécialisation en archéologie à l’université de Cagliari (2002 et 2006). Il a fait son doctorat à l’université de Tübingen (2011) et a ensuite obtenu un contrat de deux ans à l’université de Cagliari (Young Researchers project). Il est actuellement directeur de chantier dans le cadre du programme de prospection et de fouilles archéologiques ISTHMOS dans la cité punico-romaine de Nora (Sardaigne méridionale) et bénéficie d’une bourse post-doctorale de trois ans.

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