Bibliographie
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Notes
Tuttavia, fonti come Diodoro Siculo (Biblioteca Storica, V, 64), Strabone (Geografia, VIII, 3, 30) e Pausania (Periegesi dell’Ellade, V, 7, 6-10) ricordano come questo Eracle “alternativo” fosse conosciuto come fondatore dei giochi olimpici.
È il caso del culto di Demetra a Micalesso, testimoniatoci da Pausania (IX, 19, 5).
Diodoro Siculo distingue, tuttavia, l’Eracle di Tiro dall’Eracle Dattilo (Diodoro Siculo, Biblioteca Storica, I, 24, 1; III, 74, 4 e V, 76, 1-2).
Cicerone, La natura degli dei, III, 16, 42.
Pausania, Periegesi dell’Ellade, IX, 27, 6-8.
Sul tema rimando al mio lavoro Cruccas (2014).
Su queste figure e sulla danza armata nel mondo greco si vedano Ceccarelli (1998) e Cruccas & Parodo (2015, 141-157).
Su queste figure intimamente connesse con il mondo della metallurgia (e di conseguenza con la magia) si rimanda ai lavori di S. Blakely (2006, 2007a, 2007b) e a Cruccas (2014, 36-44).
Strabone, Geografia, X, 3, 7.
Sul tema: Cruccas (2013) con bibliografia precedente.
Negli aitia callimachei (I, 1-30) questi esseri vengono indicati come un gruppo di 17 demoni.
Ovidio, Metamorfosi, VII, 365-366: «[…] Phoebeamque Rhodon et Ialysios Telchinas, /quorum oculos ipso vitiantes omnia visu […]».
Armenida in FGrH 378 F 8, dove vengono identificati con i cani di Atteone.
Diodoro Siculo, Biblioteca Storica, V, 55.
Nonno, Dionisiache, XIV, 36-48.
Scolio ad Apollonio Rodio, Argonautiche, I, 1129, che riporta un frammento del poema epico argivo Phoronis.
Sui Dattili dell’Ida si vedano le testimonianze antiche in Pausania, Periegesi dell’Ellade, V, 7, 6-10 e Diodoro Siculo, Biblioteca Storica, V, 64-65. Anche il culto cabirico presenta connessioni dirette con la lavorazione dei metalli, in particolare per ciò che riguarda il santuario di Lemno, connesso con Efesto e le confraternite artigianali locali. Testimonianza di ciò è la ricostruzione del rituale nella fase arcaica del Kabirion dell’isola: nel telesterion della prima fase sono stati infatti rinvenuti un grosso cratere e una paletta fittile, probabilmente connessi con una ritualità legata alla fusione dei metalli, che trova nella saga degli Argonauti un parallelo mitico. Sul tema si rimanda a Cruccas (2014, 94-102 con bibliografia precedente).
Diodoro Siculo, Biblioteca Storica, V, 64, 4. Sul tema Grottanelli (1972, 204).
Zenobio, IV, 80.
Blakely (2006, 79-98).
Da sottolineare, in questo caso, la vicinanza dell’ambito cultuale del dio, visto come curatore e creatore di incantesimi, e quello dei Dattili. Sul tema: Blakely (2006, 91).
Iscrizione presente all’ingresso di una casa, riportata in Diogene Laerzio, VI, 50 (ὁ τοῦ Διὸς παῖς καλλίνικος ῾Ηρακλῆς | ἐνθάδε κατοικεῖ. μηδὲν εἰσίτω κακόν). In proposito, si veda Faraone (2013, 87-88).
Faraone (2013, 85 ss.). Sul tema si veda la sintesi, in merito all’area vesuviana, in Coralini (2001).
Su questi aspetti: Coralini (2001, 137-140).
Faraone (2013, 87).
Faraone (2013, 88).
Giuman (2013, 130-132).
Giuman (2013, 130).
Faraone (2013, 86-88).
Sulla funzione apotropaica della clava si rimanda a Coralini (2001, 64).
Dasen (2015b, 187-188).
Bernardini & Zucca (2005, 290-291, n. 41).
Faraone (2013, 90-91).
Faraone (2013, 91).
Faraone (2013, 91).
Il già citato passo di Diodoro Siculo (V, 64) ricorda come le donne celebrassero questo Eracle per il suo potere sulla γοητεία e per la conoscenza di rituali magico-iniziatici. In proposito, si veda Blakely (2006, 138).
Pausania, Periegesi dell’Ellade, IX, 27, 6-8. Si veda supra.
Pausania, Periegesi dell’Ellade, IX, 19, 5.
Blakely (2006, 141-151). Sul tema si veda anche Bonnet (1988, 380-382).
Faraone (2009, 267).
In Faraone (2009) sono presentati 9 esemplari di questa tipologia.
L’identificazione con Ares sembra assicurata dalla presenza di altri esemplari con una figura simile e l’invocazione Ἄρης ἔτεμεν τοῦ ἥπατος τὸν πόνον («Ares, manda via il dolore dal fegato»), come indicato in Faraone (2009, 261). Una variante di questa iconografia presenta un essere con il corpo umano e la testa di un animale, forse un asino o una divinità femminile leontocefala. Faraone (2009, 256-257) propone di identificare questa figura con la mesopotamica Lamashtu, demone femminile malevolo e temuto dalle donne nelle fasi del parto e della nascita.
Blakely (2006, 142), Faraone (2009, 261).
«[…] formazione di lettere alfabetiche a forma di ala, ottenuta eliminando una lettera all’inizio, o anche alla fine di ogni riga» (Mastrocinque, 2000, 137). Una variante con l’incisione ΠΙΕ|ΤΑΝΤΑ|ΛΕ è presente su una gemma, sempre in ematite, conservata al museo di Perugia (Mastrocinque & Vitellozzi, 2007, 114 (Pe 26)).
Mastrocinque (2003, 60, nota 70 con bibliografia precedente). Sull’impossibilità che la figura con armatura, lancia e scudo rappresenti proprio Tantalo si vedano le considerazioni in Faraone (2009, 261). Sulla presenza del nome di Tantalo in queste invocazioni, lo stesso Faraone (2009, 263) ricorda come nei testi medici tardo latini l’attestazione di questo nome sia legato proprio all’interruzione delle emorragie.
Come sottolineato in Faraone (2009, 262), l’utero rappresentato come vaso o anfora rovesciata è spesso circondato su queste gemme da iscrizioni con nomi e attributi divini, principalmente riferibili al dio ebraico, come Iaô [= Jahweh], Sabaô[th], Adônai.
Faraone (2011, 1-3, 11). Lo studioso ricorda come nell’Ippolito di Euripide, Ecate e la Madre degli Dei siano citate come la causa della pazzia di Fedra (Euripide, Ippolito, 141-144: ἦ σὺ γ̕ ἔνθεος, ὦ κούρα, / εἴτ’ ἐκ Πανὸς εἴθ’ ῾Εκάτας / ἢ σεμνῶν Κορυβάντων φοι- / τᾶις ἢ ματρὸς ὀρείας; («Invasata, figliola, sei / o da Pane o Ecate, / o dai Coribanti o da Cibele, / la gran madre dei monti?»).
Faraone (2011, 6-7).
Sull’opera, per un inquadramento complessivo si veda il recente Marchetti (2010) con bibliografia precedente.
Faraone (2011, 7).
Faraone (2011, 19).
Faraone (2011, 23).
Erodoto, Storie, II, 44. Si veda in merito Grottanelli (1975, 201).
Grottanelli (1975, 202). Secondo Diodoro Siculo (Biblioteca Storica, V, 64, 4), i Dattili sono conosciuti come maestri di Orfeo, al quale insegnarono i precetti del culto misterico di Samotracia.
Pausania, Periegesi dell’Ellade, V, 7, 6: ταῦτα μὲν δὴ ἔχει τρόπον τὸν εἰρημένον· ἐς δὲ τὸν ἀγῶνα τὸν ᾿Ολυμπικὸν λέγουσιν ᾿Ηλείων οἱ τὰ ἀρχαιότατα μνημονεύοντες Κρόνον τὴν ἐν οὐρανῷ σχεῖν βασιλείαν πρῶτον καὶ ἐν ᾿Ολυμπίᾳ ποιηθῆναι Κρόνῳ ναὸν ὑπὸ τῶν τότε ἀνθρώπων, οἳ ὠνομάζοντο χρυσοῦν γένος· Διὸς δὲ τεχθέντος ἐπιτρέψαι ῾Ρέαν τοῦ παιδὸς τὴν φρουρὰν τοῖς ᾿Ιδαίοις Δακτύλοις, καλουμένοις δὲ τοῖς αὐτοῖς τούτοις καὶ Κούρησιν· ἀφικέσθαι δὲ αὐτοὺς ἐξ ῎Ιδης τῆς Κρητικῆς, [πρὸς] ῾Ηρακλέα καὶ Παιωναῖον καὶ ᾿Επιμήδην καὶ ᾿Ιάσιόν τε καὶ ῎Ιδαν.
Si veda in merito a queste figure e alle loro relazioni: Cruccas (2014, 36-44).
Si veda in proposito Maddoli & Saladino (1995, 216-217).
È Pausania (Periegesi dell’Ellade, IX, 27, 6-8) a identificare l’Eracle Dattilo con l’Eracle di Tiro, nel corso della descrizione del santuario a lui dedicato a Tespie, in Beozia. Si veda supra.
L’elemento marino può costituire una chiave di lettura importante per l’interpretazione della figura di questo Eracle, anche prescindendo da una sua origine fenicia. Come sottolineato da C. Bonnet (1988) in rapporto al culto di questa figura ad Eritre, alcuni aspetti descritti da Pausania (Periegesi dell’Ellade, VII, 5, 5-8) rimandano ai rapporti intercorrenti con la Tracia.
Erodoto, Storie, III, 37.
Cruccas (2014, 245-249).
Filone di Biblo fr. 2, 11-12 e 2, 17.
Sul collegamento tra l’Eracle Dattilo e il mondo fenicio, nell’ottica delle connessioni tra Cadmo, la Beozia e il mondo levantino, si veda Bonnet (1988, 381-382).
Sulle connessioni tra Eracle Dattilo, Bes e Melqart si veda Bonnet (1988, 387-388).
Esichio s.v. γίγγρος· αὔλημά τι, ὅπερ ἔνιοι γίγγρον· οἱ δὲ αὐλοῦ γένος Γιγγρών, οἱ δὲ Γιγῶν· Πάταικος ἐπιτραπέζιος. οἱ δὲ Αἰγύπτιον ῾Ηρακλέα. Si veda in merito Blakely (2006, 147).
Blakely (2006, 147).
Faraone (2013, 96-97).
Spanò Giammellaro (1995, 45).
Dasen (2015a, 42). Anche in Spanò Giammellaro (1995, 44-45) viene sottolineato come la sfera di influenza di questa divinità sia notevolmente ampia già nelle fasi più arcaiche, con proprietà di guaritore dai morsi dei serpenti, protettore di neonati e defunti, dispensatore di fertilità e maternità, guardiano del sonno, custode della casa e dei suoi abitanti.
Dasen (2015a, 42).
Bonnet (1988, 387-388).
Per quanto riguarda l’aspetto deforme, anche Ptah-Pateco, con il quale Bes viene spesso confuso per le sue caratteristiche iconografiche, può essere accostato allo stesso ambito magico-protettivo, in particolare per ciò che concerne le donne e la protezione in particolari momenti come il parto. Ne sono un esempio alcuni papiri magici egizi, collocabili alla fine del II millennio a.C., con la descrizione di un rituale protettivo da effettuarsi con una statuetta di Ptah davanti ad una donna prossima al parto. Si veda in merito Dasen (2015a, 40) con bibliografia precedente.
Blakely (2006, 147) con bibliografia precedente.
Pausania, Periegesi dell’Ellade, VIII, 31, 8.
In Moggi & Osanna (2003, 441-442) viene sottolineato come l’associazione con Eracle Dattilo possa essere considerato come un apporto relativamente tardo (metà II secolo a.C.) al culto demetriaco.
Pindaro, Istmie, IV, 53.
In una connessione con gli elementi dell’arte metallurgica, ci pare da sottolineare con Bonnet (1988, 388) la testimonianza di Clemente Alessandrino (I, 16, 75), che connette la nascita di quest’arte all’opera dei Dattili proprio a Cipro.
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