Navigation – Plan du site

AccueilNuméros21DOSSIER THÉMATIQUE Strangers at ...Non potevano abitare la grande ci...

DOSSIER THÉMATIQUE
Strangers at Home. Civilizing Immigrants between Inclusion and Exclusion in Ancient Thebes

Non potevano abitare la grande città di Tebe senza mura

Ils ne pouvaient pas habiter la vaste cité de Thèbes sans remparts
They Could Not Dwell in Spacious Thebes Unfenced
Anna Miriam Biga

Résumés

Les auteurs anciens nous parlent de Cadmos comme fondateur de Thèbes et d’Amphion et Zéthos comme des bâtisseurs de ses murailles. Cependant certains récits affirment que ces derniers auraient été également les fondateurs de la ville. Il est difficile de comprendre s’il s’agit de deux traditions indépendantes créées séparément sans que personne ne se soit aperçu de cette incongruité avant leur organisation dans une narration unique, ou s’ils faisaient partie d’un même récit, modifié par la suite afin de donner plus d’importance aux jumeaux. Le but de ma contribution est de porter une nouvelle attention aux vers d’Homère (Odyssée, XI, 260-264), où Amphion et Zéthos sont indiqués clairement comme les fondateurs de la ville : le poète souligne qu’une ville ne peut pas exister sans ses murailles, ce qui nous conduit à penser que ces vers expriment une réaction à un récit qui décrivait une ville fortifiée quelque temps après sa fondation.

Haut de page

Entrées d’index

Mots-clés :

Amphion, Zéthos, Thèbes, fondation

Parole chiave:

Amfione, Zeto, Tebe, fondazione
Haut de page

Texte intégral

1Le molti voci del mito relative alla fondazione di Tebe ci mostrano una tradizione complessa, ripresa e raccontata con lievi o importanti differenze da molti autori, le cui opere ci sono note in modo completo o solo frammentario.

  • 1 Sulle diverse posizioni della critica si tornerà poi.
  • 2 Euripide, Fenicie, 821-829, Apollodoro, III, 5, 5, Euripide, Antiope, fr. 223, dove ai vv. 96 e sgg (...)
  • 3 Omero, Odissea, XI, 260-264 con relativo scolio, che saranno discussi poi così come Diodoro Siculo  (...)

2Già da tempo l’interesse della critica si è soffermato su queste vicende1, prestando attenzione anche alla peculiarità delle narrazioni che vedono alternarsi o intrecciarsi diversi personaggi, in particolare Cadmo da un lato e i gemelli Amfione e Zeto dall’altro, il primo con il ruolo di fondatore della città e i secondi come autori delle sue fortificazioni2, benché esistano anche delle testimonianze che presentano i fratelli come autori della fondazione di Tebe, versione che va ad opporsi a quella che fa dell’eroe fenicio il fondatore della città o che viene ad essa variamente resa congruente3.

  • 4 Euripide, Baccanti, 170-172.

3Parrebbe esservi solamente un accenno nelle Baccanti di Euripide che attribuisce a Cadmo l’edificazione delle mura4.

  • 5 Apollonio Rodio, I, 735. Si ritrova questa versione anche in Omero, Odissea, XI, 260, che sarà poi (...)
  • 6 Apollodoro, III, 5, 5 e III, 10, 1, dove come madre risulta Polisso; Scholia in Apollonium Rhodium, (...)
  • 7 Questa, stando a quanto ci dice Proclo, Chrestomathia l, 114-117, la versione che compare nei Canti (...)
  • 8 Primo tra tutti Omero, Odissea, XI, 260-264.
  • 9 Asio, fr. 1 Bernabé = Pausania, II, 6, 4: Ἀντιόπη δ’ ἔτεκε Ζῆθον κἀμφίονα δῖον / Ἀσωποῦ κούρη ποταμ (...)
  • 10 Apollodoro, III, 10, 1: Ὑριέως μὲν οὖν καὶ Κλονίης νύμφης Νυκτεὺς καὶ Λύκος, «Da Irieo e dalla ninf (...)

4La complessità dell’intrecciarsi di questi racconti è aumentata dalla varietà delle versioni che riguardano la genealogia di Amfione e Zeto, unanimemente considerati figli di Antiope, la quale però viene ricordata ora come figlia dell’Asopo5, ora come figlia di Nitteo6 o del fratello Lico7; anche la paternità dei gemelli non appare univoca nella tradizione che li vuole generalmente figli di Zeus8, pur discostandosi da essa il poeta Asio, il quale ricorda la paternità divina per il solo Amfione ed afferma invece che Zeto sarebbe figlio di Epopeo, re di Sicione9. Risulta inoltre poco chiara l’origine di Nitteo e Lico, presentati perlopiù come reggenti di Tebe, provenienti dall’esterno di questa città, benché Apollodoro raccolga anche una versione che li fa discendere da uno degli Sparti, rendendoli così figure originarie del luogo sul quale regneranno10.

5L’attenzione degli studiosi si è focalizzata sulla comprensione della logica alla quale risponderebbero le differenti versioni, della dialettica esistente tra esse, in particolare per il fatto che, venendo individuati due diversi fondatori per la medesima città, esse appaiono mutualmente esclusive.

6Questi racconti, poi, differenziandosi anche per la provenienza geografica dei loro protagonisti, avrebbero potuto assolvere alla funzione di asserire la maggiore o minore importanza di una città o di una popolazione rispetto ai luoghi interessati dalla vicenda e in particolare di Tebe rispetto alla regione circostante.

  • 11 Di questo avviso Nilsson (1983, 125): «The inconsistencies appeared when the myths were brought int (...)

7Diversi studiosi ritengono che la storia di Cadmo e quella di Amfione e Zeto siano nate e si siano sviluppate indipendentemente l’una dall’altra, senza che fosse notata la contraddizione fino al momento in cui, per motivi che vengono variamente spiegati, i due miti sono stati fatti confluire in un’unica storia: l’esigenza di eliminare la contraddizione sarebbe sorta nel momento in cui il materiale mitico venne organizzato per genealogie11.

  • 12 Berman (2004, 4-5).
  • 13 Berman (2004, 16-18): lo studioso osserva infatti che Zeto sposa Tebe ed il nome Tebe è attestato n (...)
  • 14 Berman (2004, 6). Contra Jouan (1966, 28): l’autore evidenzia come già nel momento in cui avviene l (...)

8C’è anche chi ha suggerito una priorità della variante che voleva Amfione e Zeto come fondatori della città rispetto ad una più recente che attribuiva a Cadmo questo atto12, basandosi prevalentemente su osservazioni di tipo linguistico inerenti ai nomi dei protagonisti13 e sul fatto che Ferecide, che contamina le vicende dei gemelli con quelle di Cadmo, proporrebbe un ordine reciproco tra i personaggi diverso rispetto a quello del resto della tradizione, segno che stava intervenendo su un materiale ancora fluido, con due racconti liberi da vincoli reciproci14. I dubbi relativi alla conoscenza dell’effettivo contenuto dell’opera dello storico ateniese, sui quali si tornerà poi, nonché l’impossibilità di conoscere la tradizione a lui precedente rendono tuttavia l’ipotesi problematica da sottoporre a verifica.

  • 15 Prandi (1982, 12).
  • 16 Prandi (1982, 10-11).

9Anche Luisa Prandi considera il mito di Amfione e Zeto come un mito di fondazione solo in un secondo momento armonizzato in un unico racconto con le vicende di Cadmo15 e propone per le vicissitudini occorse ai gemelli una sistemazione avvenuta in tre fasi: la prima, testimoniata dall’Odissea, vede Antiope figlia di Asopo ed attribuisce ad Amfione e Zeto la fondazione e la fortificazione della città; nella seconda la storia viene collegata alle vicende di Sicione, come racconta anche Asio, grazie alla figura di Epopeo, e forse anche in virtù del fatto che anche nel territorio di Sicione è presente un fiume Asopo; nella terza fase, invece, il mito viene posto in relazione con la saga tebana: Antiope diviene figlia di Nitteo, reggente di Tebe, città nella quale verrà tenuta prigioniera da Dirce e Lico e sulla quale i suoi figli prenderanno il potere16.

  • 17 Prandi (1982, 15).
  • 18 Prandi (1982, 7).

10Tutte queste vicende mostrano un grande potere da parte degli abitanti della Parasopiade sulla città di Tebe, riflesso secondo la studiosa della situazione storica del VII secolo, dal momento che figure mitiche legate a questa regione vengono descritte come reggenti di tale città, e proprio per questo i Tebani, nel momento in cui il loro potere iniziò ad accrescersi nel corso del VI secolo, avrebbero proposto una versione concorrente sulla fondazione, attribuendola a Cadmo17, un eroe che aveva agito seguendo un oracolo di Apollo, figura quindi conforme alla propaganda tebana volta a presentare la città come protettrice del culto delfico18.

  • 19 Prandi (1982, 52).

11La studiosa stessa segnala, comunque, come molti siano ancora i punti in ombra presenti nella sua ricostruzione che considera funzionale innanzitutto a dimostrare come sia possibile una lettura della storia arcaica della Beozia che mostri un quadro in cui Tebe non deteneva il predominio sulla regione19; tra questi passaggi non del tutto chiariti è forse possibile annoverare la difficoltà a ricostruire la sequenza delle diverse stratificazioni del mito proposte.

12Sono state suggerite anche letture di segno opposto, che ipotizzano che le vicende di Cadmo e dei gemelli fossero già in origine parte di una unica narrazione e che varie esigenze di chi manipolava il materiale mitico abbiano portato a modificare il ruolo dei gemelli facendone i fondatori della città.

13Una prima spiegazione della stratificazione del mito è proposta da Vian, il quale ipotizza che nella storia della fondazione e dei sovrani di Tebe debba leggersi il risultato della sovrapposizione di tre versioni dello stesso mito nate su base regionale, una tebana, una beota e una prodotta dalla città di Sicione; queste ultime sarebbero tra loro molto simili.

  • 20 Secondo Vian (1963, 85), la recenziorità della leggenda di Cadmo è riscontrabile dal fatto che la f (...)
  • 21 Vian (1964, 70). L’autore non pensa a due vicende mitiche nate separatamente, anzi sottolinea più v (...)
  • 22 Vian (1963, 194 e sgg.).

14La versione a suo avviso più antica, quella tebana20, che vede Cadmo come fondatore della città mentre ad Amfione e Zeto spetta il ruolo di costruttori delle mura, si oppone a quella beota, prodotta dagli abitanti delle zone bagnate dall’Asopo, i quali avrebbero voluto rendere più prestigioso il ruolo di Amfione e Zeto, provenienti dalle loro terre, descrivendoli come i fondatori di Tebe21; anche gli abitanti di Sicione, poi, desiderosi di ottenere un ruolo nelle vicende di Antiope, avrebbero messo in rilievo il proprio intervento sottolineando il peso avuto nella vicenda da Epopeo che sposa Antiope e che diviene addirittura in Asio il padre di uno dei due gemelli22.

  • 23 Vian (1963, 195).

15Questa appropriazione da parte dei Sicioni delle vicende mitiche di Antiope avrebbe causato la reazione da parte dei Beoti che avrebbero allora scelto di far apparire Epopeo come il rapitore di Antiope anziché il suo legittimo sposo, cosa che porta Lico ad organizzare una spedizione contro Sicione, ed il fatto che una tale impresa richiedesse uno sforzo militare troppo grande per qualunque realtà politica che non fosse dell’importanza di Tebe rendeva necessario creare un legame tra Lico e quella città23.

  • 24 Pausania, IX, 16, 7.
  • 25 Vian (1963, 193). Per l’autore, questa genealogia è da considerarsi senz’altro recente.

16I Tebani devono a questo punto essersi impadronirti della versione del mito che concede ampio spazio alla famiglia di Antiope, come dimostra ad esempio la presenza nella loro città della casa di Lico24, modificando, però, la genealogia originaria: Lico e Nitteo diventano così discendenti di Sparti e compare Nitteide, sorella di Antiope, figlia di Nitteo, che sposa Polidoro così questi personaggi che si sarebbero impossessati del potere su Tebe vengono inseriti in una genealogia tebana25.

  • 26 Vian (1963, 196, n. 2).
  • 27 Vian (1963, 196).
  • 28 Vian (1963, 196, n. 6).

17I Tebani avrebbero in questo modo reagito ad un altro elemento che i Beoti avrebbero aggiunto nella loro versione della vicenda mitica, cioè la figura di Dirce, inserita come elemento strutturale della storia, dal momento che racconti di giovani donne imprigionate e di bambini esposti prevedono senz’altro una figura assimilabile a quella della matrigna cattiva, e questa figura avrebbe preso il nome di una delle più venerate ninfe di Tebe proprio per la malevolenza che gli autori di questa storia avrebbero nutrito nei confronti dei Tebani26. Anche a questa provocazione i Tebani avrebbero reagito raccontando che Dioniso vendica la morte di Dirce facendo impazzire Antiope27, anche se l’autore stesso ammette la possibilità che il racconto delle peregrinazioni di Antiope resa folle fino alla Focide potrebbe essere un’invenzione dei Focidesi per spiegare la presenza della tomba di Antiope che essi collocavano sul loro territorio28, pur non soffermandosi sulle motivazioni che avrebbero portato i Focidesi a porre nelle loro regioni il sepolcro di questa eroina.

  • 29 Vian (1963, 196).

18Nella versione tebana, poi, Sicione risulterebbe naturalmente sconfitta dalla spedizione organizzata da Nitteo contro questa città, ed è possibile che a questo punto i Sicioni rispondessero con la variante che prevede la morte di Nitteo e la vittoria della loro città, pur con la precisazione che il successore di Epopeo, morto nello scontro, restituisce Antiope a Lico, in modo da spiegare il ritorno a Tebe di Antiope29.

19Desta innanzitutto qualche perplessità in questa interpretazione la rigidità con cui ogni versione viene letta come una reazione ad una versione concorrente che accetta sempre e comunque, per il solo gusto di produrre una narrazione complessa, tutti i diversi elementi di novità modificandoli il meno possibile in modo che risultino a maggior vanto della città che li racconta, in particolare per quanto riguarda quella che lo studioso definisce la versione beota del mito, la quale sembrava inizialmente proporre Amfione e Zeto come fondatori di Tebe per poi rinnegare questa loro priorità rispetto a Cadmo immaginando Lico e Nitteo sul trono di questa città già fondata solo per rispondere all’affronto di Epopeo descritto come rapitore di Antiope.

  • 30 Schachter (1985, 150-151) fa riferimento ad Androzione, fr. 29.
  • 31 Hurst (2000, 63-64).
  • 32 Buck (1979, 57).

20Sulla non perfetta sovrapponibilità di funzioni tra Cadmo ed Amfione e Zeto insistono anche altri interpreti: Schachter, legge nella tradizione che fa anche dei gemelli i fondatori di Tebe un riflesso di un sinecismo che ha portato diversi piccoli insediamenti a raggrupparsi e a porsi sotto la protezione di una cittadella già esistente, la Cadmea, osservando come una delle possibili etimologie del termine Sparti si rifaccia al loro costume di vivere sparpagliati sul territorio30. Più semplicemente, Hurst osserva che sono noti esempi di città fortificate in un secondo momento rispetto alla loro fondazione, a partire dal celeberrimo esempio di Troia31, ed anche Buck, che pure non propone una spiegazione di come si sia stratificato il complesso materiale mitico inerente alle vicende tebane, osserva come siano noti altri racconti di coppie di gemelli o fratelli che hanno fortificato città in territorio tebano, come Trofonio ed Agamede per Orcomeno e Leucippo ed Efippo per Tanagra32.

  • 33 Brillante (2001, 276).
  • 34 Brillante (2001, 277) scrive: «In quanto figli di Zeus, Amphion e Zethos possono assumere un ruolo (...)

21Analogamente Brillante nota come nel mito della fondazione di Tebe non sia osservabile una perfetta sovrapposizione tra i ruoli di Cadmo e quelli di Amfione e Zeto: Cadmo non ricopre tutte le mansioni della tradizionale figura del fondatore, dal momento che, ad esempio, pur dando il nome alla popolazione sulla quale regna ed alla cittadella del luogo nel quale si stabilisce, non diviene eponimo della città da lui fondata33. Rimane, quindi, spazio per un’azione successiva di Amfione e Zeto34 ed è quindi ipotizzabile la presenza di queste figure in un medesimo racconto mitico senza dover congetturare una forzata unificazione di due vicende originariamente separate.

  • 35 Brillante (2001, 278). In un suo altro articolo (Brillante, 1980, passim, soprattutto pp. 326-333) (...)

22Da queste premesse, conseguirebbe che la tradizione che vede Amfione e Zeto fondatori della città sarebbe secondaria; Brillante, infatti, nota che l’origine fenicia di Cadmo poteva fare apparire come poco accettabili a dei Greci le funzioni da lui ricoperte e che l’affiancamento a Cadmo di figure più radicate nella tradizione greca potesse essere sintomo delle difficoltà del pubblico ad accettare l’origine straniera di Cadmo ed al contempo ponga un rimedio a questo problema, pur a prezzo di qualche sovrapposizione, assente prima di questo intervento sul materiale mitico35.

23A queste considerazioni che portano soprattutto sui ruoli dei diversi personaggi e sul peso della loro identità etnica e dei loro legami con determinate regioni, parrebbe possibile aggiungere un’ulteriore osservazione che potrebbe offrire un sostegno all’ipotesi che l’attribuzione dell’atto fondativo della città ai gemelli sia una tradizione secondaria, andando ad osservare quella che è ricordata come la testimonianza più antica riguardo a questa cosiddetta duplice fondazione: il testo dell’Odissea.

  • 36 Omero, Odissea, XI, vv. 260-264.

24Qui36, elencando le ombre che Odisseo incontra nell’Ade, il poeta menziona anche Antiope dicendo:

τὴν δὲ μέτ’ Ἀντιόπην ἴδον, Ἀσωποῖο θύγατρα,
ἣ δὴ καὶ Διὸς εὔχετ’ ἐν ἀγκοίνῃσιν ἰαῦσαι,
καί ῥ’ ἔτεκεν δύο παῖδ’, Ἀμφίονά τε Ζῆθόν τε,
οἳ πρῶτοι Θήβης ἕδος ἔκτισαν ἑπταπύλοιο
πύργωσάντ’, ἐπεὶ οὐ μὲν ἀπύργωτόν γ’ ἐδύναντο
ναιέμεν
εὐρύχορον Θήβην, κρατερώ περ ἐόντε.

E dopo di lei vidi Antiope, figlia di Asopo, che diceva di aver giaciuto tra le braccia di Zeus; ebbe due figli, Amfione e Zeto, che per primi fondarono Tebe dalle sette porte e la fortificarono, perché non potevano abitare la grande città di Tebe senza mura, nonostante fossero forti.

Questi versi sono, tra le testimonianze più antiche, quelli che in modo più esplicito affermano l’atto di fondazione compiuto dai gemelli, rispetto ad altre che ricordano solamente l’edificazione delle mura da parte loro.

  • 37 Olivieri (2011, 26).
  • 38 Vian (1963, 70).
  • 39 Sordi (1966, 17-18). L’autrice interpreta questa polemica come una replica a chi, come filorcomeni (...)
  • 40 Mackowiak (2010, 572). Nel suo articolo l’autrice espone una propria riflessione sul modo in cui le (...)

25A proposito di questi versi, Olivieri da ultima ha osservato come il poeta passi sotto silenzio la fondazione ad opera di Cadmo37; come, però, già osservato per primo da Vian38 e sottolineato successivamente da Sordi39 e da Mackowiak40, l’insistenza sul fatto che loro per primi, πρῶτοι, hanno fondato la città parrebbe lasciar trasparire una polemica nei confronti di una differente versione, concorrente: la storia di Cadmo.

  • 41 Sordi (1966, 18 e 21) rileva nell’enfasi posta sulla costruzione delle mura un riflesso delle lotte (...)

26Appare possibile suggerire un’ulteriore considerazione osservando come i versi vadano a sottolineare in modo chiaro che una città non può esistere priva di mura, data l’impossibilità di proteggerla da attacchi esterni anche ammettendo la forza dei suoi difensori41.

27La precisazione che troviamo nel testo omerico riguardo alla necessità delle mura per la difesa della città appare curiosa, dal momento che non sono note testimonianze che attribuiscano ad essi la sola fondazione della città senza l’edificazione delle fortificazioni, e quindi non si comprende la ragione per la quale fosse posta enfasi su questo atto tradizionalmente a loro attribuito.

28Ci si potrebbe, pertanto, domandare se la logica di queste parole non vada ricercata con un ragionamento per certi versi opposto: sottolineando come neppure due valorosi figli di Zeus avrebbero potuto abitare una città priva di fortificazioni, si andrebbe a mettere in luce l’impossibilità che Tebe sia esistita prima delle sue mura.

29Ci si potrebbe, dunque, chiedere se effettivamente questa chiara affermazione della fondazione di Tebe da parte dei gemelli sia affiancata dalla precisazione riguardo alle mura per dare credito a questa versione piuttosto che a quella concorrente che vedeva Cadmo come fondatore di Tebe o se, addirittura, si sia individuato nella tradizionale fortificazione della città un atto fondativo proprio facendo leva sull’impossibilità che una città potesse sopravvivere senza essere fortificata.

  • 42 Scholia Q in Homerii Odysseam, XI, 262: Ἀμφίονά τε Ζῆθόν τε] ὅτι οἱ περὶ Ἀμφίονα ἐτείχισαν τὰς Θήβα (...)

30Uno scolio a questo passo dell’Odissea spiega che Amfione e Zeto avrebbero fortificato la città per timore dei Flegii, i quali sarebbero poi riusciti a distruggerla; molto tempo dopo, sarebbe giunto sul luogo Cadmo, il quale, trovando il luogo deserto, avrebbe rifondato Tebe42.

  • 43 Scholia vetera in Homeri Iliadem, XIII, 302 = Ferecide, fr. 41d: καὶ Φερεκύδης δὲ ἱστορεῖ περὶ τῶν (...)
  • 44 Jacoby (1923, 405). L’autore non precisa il perché del dubbio.
  • 45 Fowler (2000, ad locum). L’autore segue la medesima numerazione dei frammenti proposta da Jacoby; g (...)
  • 46 Prandi (1982, 12).
  • 47 Berman (2004, 4-5, n. 9) afferma che la menzione di Cadmo possa essere accettabile, essendo espress (...)

31Un analogo racconto ricompare anche in uno scolio all’Iliade a proposito dei Flegii, nel quale compare il nome dello storico Ferecide43. Appare difficoltoso ricostruire con esattezza quanta parte di questa narrazione sia effettivamente da attribuirgli: già Jacoby44 aveva messo in dubbio che l’intero testo vada riferito a lui e Fowler nella sua edizione non rubrica nemmeno il passo tra i frammenti dello storico45; Prandi46 e Berman47, al contrario, sono favorevoli a considerare tutto lo scolio come dipendente dal testo di Ferecide.

  • 48 Dolcetti (2004, 318).
  • 49 Dolcetti (2004, 319, n. 15): «Pare riportabile direttamente a Ferecide soltanto la prima parte del (...)
  • 50 Dolcetti (2001, 314-315). In Dolcetti (2001, 319, n. 16) troviamo: «nel frammento ferecideo (scil. (...)
  • 51 Si vedano i fr. 21, 22a, b e c, 88 e 90e.

32Meno chiara è la posizione di Dolcetti, la quale riporta tra i frammenti dello storico l’intero scolio48 pur precisando che soltanto la prima parte pare a lui riferibile49; nella ricostruzione del X libro, a cui appartengono i frammenti qui considerati, riassume tra le vicende narrate anche la seconda fondazione ad opera di Cadmo50, personaggio che è senza dubbio menzionato nell’opera di Ferecide51. Non è chiaro, però, se la semplice presenza nell’opera dei tre fatti sopra discussi, la fortificazione di Tebe da parte di Amfione e Zeto, la distruzione della città ad opera dei Flegii e l’arrivo di Cadmo, implichi questa sequenza come unica possibile.

  • 52 Buck (1979, 47). L’autore afferma che i riferimenti cronologici agli spostamenti in Beozia sono est (...)

33Il riferimento ai Flegii non agevola la comprensione, in quanto le notizie riguardo a questo popolo sono poche e confuse52.

34Si può, comunque, osservare come in nessuno dei testi riferibili a Ferecide si affermi che Amfione e Zeto hanno fondato Tebe con la stessa chiarezza con cui la cosa è messa in bella evidenza nell’Odissea, dal momento che il verbo scelto per descrivere l’intervento dei gemelli è sempre τειχίζω, che lascia aperta l’ambiguità tra la fondazione e la fortificazione.

  • 53 Diodoro Siculo, XIX, 53, 4.
  • 54 Pausania, II, 6, 4.

35Oltre allo scolio, anche Diodoro Siculo propone un’interpretazione per le parole di Omero, leggendo in esse l’affermazione che Amfione e Zeto avessero fondato la città bassa, distinguendola dalla Cadmea53; la medesima spiegazione, sempre con esplicito riferimento ad Omero, ricorre anche in Pausania, il quale la presenta accompagnata da un cauto ἐμοὶ δοκεῖ54.

  • 55 Diodoro Siculo, XIX, 53, 4: τοὺς οὖν τότε κατοικήσαντας ὕστερον Ἐγχελεῖς καταπολεμήσαντες ἐξέβαλον, (...)

36Entrambi gli autori, però, al contrario dello scolio, collocano l’intervento di Amfione e Zeto in un secondo momento rispetto a quello di Cadmo, ponendolo Diodoro subito dopo il regno di Cadmo, prima del ritorno di Polidoro55, mentre Pausania racconta del loro arrivo durante la seconda reggenza di Lico, che già era stato tutore di Labdaco ed in quel momento lo era del giovanissimo Laio.

  • 56 Euripide, Fernicie, 821-829 racconta dell’edificazione delle mura proprio durante le nozze di Cadmo (...)

37Si tratta della medesima sequenza scelta dalla maggioranza delle fonti che menzionano tutti e tre i personaggi, benché la distanza suggerita tra fondazione ed edificazione delle mura vari notevolmente56; è apparso comunque opportuno sottolineare che Diodoro e Pausania hanno scelto questa sequenza poiché, se l’anteriorità della fondazione di una città rispetto alla sua fortificazione è un dato necessario, chi andasse a ragionare su fondazioni differenti avrebbe forse potuto uscire da questo schema, così come avviene nello scolio all’Odissea.

38Osservando le testimonianze che abbiamo parrebbe possibile notare come quella che afferma con più chiarezza l’atto fondativo da parte dei gemelli, l’Odissea, sembri reagire ad una versione che già vedrebbe intrecciate le storie di Cadmo e dei gemelli. Non parrebbero, inoltre, note versioni prive di questa valenza polemica che raccontano la fondazione solamente ad opera dei gemelli, rimanendo dubbio quanto dello scolio che ci parla delle due fondazioni possa effettivamente essere riferito a Ferecide, e quelle a noi giunte che riferiscono la notizia di una fondazione tanto da parte di Amfione e Zeto quanto da parte di Cadmo parrebbero dipendere direttamente dall’Odissea.

  • 57 Omero, Odissea, XI, 276.

39A proposito dello scolio all’Odissea, inoltre, si potrebbe osservare che a brevissima distanza dal passo sopra discusso, una decina di versi dopo, ritroviamo Tebe menzionata come città dei Cadmei57: ci si potrebbe, dunque, domandare se lo scoliaste stesso non si sia trovato di fronte a questa apparente contraddizione, che potrebbe aver indotto la necessità di una spiegazione.

40È molto difficile formulare ipotesi, data la nostra scarsissima conoscenza delle prime fasi di diffusione e fissazione del mito, ma quanto osservato andrebbe a corroborare l’ipotesi che la versione che vuole Amfione e Zeto come fondatori di Tebe sia secondaria rispetto a quella che attribuisce a Cadmo tale ruolo, essendo forse possibile pensare che Omero, che la narra, sembri reagire polemicamente a chi sostiene che una città possa esistere senza le sue mura, che forse questa versione sia nata proprio facendo leva su tale convinzione.

41Questa considerazione non va ad intaccare alla base i differenti ragionamenti possibili riguardo al significato che si può attribuire alle molte variazioni riguardo soprattutto all’origine dei diversi personaggi, una cui valutazione dettagliata esula dagli scopi del presente intervento: la modalità con cui un mito va stratificandosi non parrebbe, infatti, inficiare i ragionamenti relativi al senso di una maggiore o minore enfasi attribuita ad un personaggio rispetto ad un altro in momenti differenti, relativi al messaggio politico che queste scelte avrebbero potuto veicolare.

42Si auspica, comunque, che un ulteriore elemento di riflessione riguardo alle prime fasi a noi note della dialettica tra le vicende di questi personaggi e al loro sviluppo possa contribuire ad avanzare nella comprensione di questo patrimonio mitico ricco e complesso.

Haut de page

Bibliographie

BERMAN Daniel, The Double Foundation of Boiotian Thebes, «TAPhA», 134, 2004, pp. 1-22.

BERMAN Daniel, Dirce at Thebes, «G&R», 54, 2007, pp. 18-39.

BRILLANTE Carlo, Apollod. Bibl. III, 5, 5, «RCCM», XXI-XXII, 1979-1980, pp. 195-198.

BRILLANTE Carlo, Le leggende tebane e l’archeologia, «SMEA», 21, 1980, pp. 309-340.

BRILLANTE Carlo, Cadmo fenicio e la Grecia micenea, «QUCC», 46, 1984, pp. 167-74.

BRILLANTE Carlo, Tra storia e mito, «QUCC», 46, 1984, pp. 175-187.

BRILLANTE Carlo, Eroi orientali nelle genealogie greche, in S. Ribichini, M. Rocchi & P. Xella (edd.), La questione delle influenze vicino-orientali sulla religione greca. Stato degli studi e prospettive della ricerca (Atti del colloquio internazionale di studi, Roma, 20-22 maggio 1999), Roma, Consiglio Nazionale delle Ricerche, 2001, pp. 255-279.

BUCK Robert J., A History of Boeotia, Edmonton, The University of Alberta Press, 1979.

CINGANO Ettore, Tradizioni su Tebe nell’epica e nella lirica arcaica, in P. Angeli Bernardini (ed.), Presenza e funzione della città di Tebe nella cultura greca (Atti del convegno internazionale, Urbino, 7-9 luglio 1997), Pisa-Roma, Istituti editoriali e poligrafici internazionali, 2000, pp. 127-162.

DEMAND Nancy H., Thebes in the Fifth Century, London, Routledge and Kegan Paul, 1982.

DOLCETTI Paola, ἀφοὗ καλεῖται…: ordinamento genealogico e definizione degli spazi geografici in Ferecide di Atene, «Quaderni del Dipartimento di Filologia A. Rostagni», 14, 2000, pp. 23-32.

DOLCETTI Paola, Le genealogie di Ferecide di Atene e i θησεῖα cimoniani, «Quaderni del Dipartimento di Filologia A. Rostagni», 17, 2001, pp. 67-75.

DOLCETTI Paola, Ferecide di Atene. Testimonianze e frammenti, Alessandria, Dell’Orso, 2004.

EDWARDS Ruth B., Kadmos the Phoenician, Amsterdam, Adolf M. Hakkert, 1979.

FOWLER Robert, Early Greek Mythography, Oxford-New York, Oxford University Press, 2000.

HURST André, Bâtir les murailles de Thèbes, in P. Angeli Bernardini (ed.), Presenza e funzione della città di Tebe nella cultura greca (Atti del convegno internazionale, Urbino, 7-9 luglio 1997), Pisa-Roma, Istituti editoriali e poligrafici internazionali, 2000, pp. 63-84.

JACOBY Felix, Die Fragmente der Griechiscen Historiker, vol. I, Berlino, Weidmannsche Buchhandlung, 1923.

JOUAN François, Euripide et les légendes des chants cypriens. Des origines de la guerre de Troie à l’Iliade, Parigi, Les Belles Lettres, 1966.

MACKOWIAK Karin, Le mythe fondateurs de Thèbes et l’histoire : les mises en forme du passé d’une cité et leur enjeux, «DHA», Supplément 4-2, Jeux et enjeux de la mise en forme de l’histoire. Recherches sur le genre historique en Grèce et à Rome, 2010, pp. 563-589.

NILSSON Martin Persson, The Mycenaean Origin of Greek Mythology, Berkley, University of California Press, 19833.

OLIVIERI Oretta, Miti e culti tebani nella poesia di Pindaro, Pisa-Roma, Fabrizio Serra, 2011.

PRANDI Luisa, Platea e la Parasopiade in età arcaica, «GFF», V, 1982, pp. 3-16 e 49-52.

PRANDI Luisa, Platea: momenti e problemi della storia di una polis, Padova, Editoriale Programma, 1988.

SCHACHTER Albert, Cults of Boiotia I, Londra, Institute of Classical Studies, 1981.

SCHACHTER Albert, Kadmos and the Implications of the Tradition for Boiotian History, in G. Argoud & P. Roesch, La Béotie antique (Actes de colloque, Lyon–Saint-Étienne, 16-20 mai 1983), Parigi, CNRS, 1985, pp. 145-152.

SCHACHTER Albert, Cults of Boiotia III, Londra, Institute of Classical Studies, 1994.

SCHACHTER Albert, Costituzione e sviluppo dell’ethnos beotico, «QUCC», 52, 1996, pp. 7-29.

SORDI Marta, Mitologia e propaganda nella Beozia arcaica, «A&R» 11, 1966, pp. 15-24.

VIAN Francis, La triade des rois d’Orchomène : Étéoclès, Plégyas, Mynias, in Hommages à G. Dumézil, Bruxelles, Latomus, 1960, pp. 215-224.

VIAN Francis, Les origines de Thèbes : Cadmos et les Spartes, Parigi, Klincksieck, 1963.

Haut de page

Notes

1 Sulle diverse posizioni della critica si tornerà poi.

2 Euripide, Fenicie, 821-829, Apollodoro, III, 5, 5, Euripide, Antiope, fr. 223, dove ai vv. 96 e sgg. Ermes, impedendo l’uccisione di Lico, predice la prodigiosa edificazione delle mura grazie alla lira di Amfione ed il regno dei gemelli sulla città in cui Lico regnava sui Cadmei (108); è proprio lo scettro di Cadmo che il sovrano acconsente a dare ai nipoti (139).

3 Omero, Odissea, XI, 260-264 con relativo scolio, che saranno discussi poi così come Diodoro Siculo XIX, 53, 4 e Pausania, II, 6, 4.

4 Euripide, Baccanti, 170-172.

5 Apollonio Rodio, I, 735. Si ritrova questa versione anche in Omero, Odissea, XI, 260, che sarà poi discusso. Sembra che anche per Ferecide Antiope fosse figlia di Asopo. Si veda a questo proposito Dolcetti (2001, 25-27). Per gli autori che riportano sia la possibile paternità di Asopo che di Nitteo, si veda la nota successiva.

6 Apollodoro, III, 5, 5 e III, 10, 1, dove come madre risulta Polisso; Scholia in Apollonium Rhodium, IV, 1090, Igino, Fabula 7 e Fabula 8 e Properzio, III, 15, 11. Menzionano entrambe le versioni, la discendenza cioè da Asopo oppure da Nitteo, Pausania, II, 6, 1 e lo scolio ad Apollonio Rodio, I, 735.

7 Questa, stando a quanto ci dice Proclo, Chrestomathia l, 114-117, la versione che compare nei Canti Ciprii, in un racconto fatto da Nestore a Menelao; qui il nome del padre di Antiope è Licurgo, che potrebbe essere una forma alternativa a Lico, con la stessa alternanza nota per l’omonimo eroe sovrano di Nemea. Si veda Jouan (1966, 375, n. 1).

8 Primo tra tutti Omero, Odissea, XI, 260-264.

9 Asio, fr. 1 Bernabé = Pausania, II, 6, 4: Ἀντιόπη δ’ ἔτεκε Ζῆθον κἀμφίονα δῖον / Ἀσωποῦ κούρη ποταμοῦ βαθυδινήεντος, / Ζηνί τε κυσαμένη καὶ Ἐπωπέι ποιμένι λαῶν, «Antiope partorì Zeto ed Amfione divino: la figlia dell’Asopo dai vortici profondi, incinta di Zeus e di Epopeo, pastore di popoli».

10 Apollodoro, III, 10, 1: Ὑριέως μὲν οὖν καὶ Κλονίης νύμφης Νυκτεὺς καὶ Λύκος, «Da Irieo e dalla ninfa Clonia nacquero Nitteo e Lico» e Apollodoro, III, 5, 5: Νυκτέως <τοῦ> Χθονίου […] ἀμφότεροι δὲ ἀπὸ Εὐβοίας φυγόντες, ἐπεὶ Φλεγύαν ἀπέκτειναν, «Nitteo, <figlio> di Ctonio […]. Entrambi fuggiti dall’Eubea, poiché avevano ucciso Flegia». A proposito del passo, si veda Brillante (1979-1980, 195-198) il quale riporta che la notizia che Lico e Nitteo provengano dall’Eubea non trovi riscontri, tanto da indurre alcuni editori ad espungere l’espressione ἀπὸ Εὐβοίας dal testo tradito o a congetturare l’esistenza di una località chiamata Eubea in Beozia. L’autore osserva come entrambe le soluzioni proposte non risolvano tutti i dubbi relativi al passo: in primo luogo, Apollodoro è l’unica fonte a parlare dell’uccisione di Flegia, e quindi è possibile dubitare che il Flegia menzionato nel passo sia da identificare con il re di Orcomeno e non piuttosto con un altro personaggio altrimenti sconosciuto. Nota inoltre che esistono altre attestazioni di legami della famiglia dei due con l’Eubea, come in Euripide, Eracle, 31-32, dove si immagina come tiranno di Tebe un figlio di Lico, anch’egli di nome Lico, proveniente dall’Eubea, o la notizia riferita da Eustazio (Eustazio, Commentarii in Homeri Iliadem, B 537) che fa dell’eroina Hestiaia, sorella di Lico e Nitteo, l’eponima dell’omonima città euboica. La seconda considerazione porta l’autore a concludere che la notizia che lega Lico e Nitteo all’Eubea debba essere di una certa antichità, non un’invenzione dello stesso Euripide, ma almeno un dettaglio noto ai tempi del poeta.

11 Di questo avviso Nilsson (1983, 125): «The inconsistencies appeared when the myths were brought into a kind of pseudo–historical system by means of genealogies». Anche Demand (1982, 55-56) difende l’ipotesi di due versioni mitiche nate separatamente: le due opposte leggende mostrerebbero uno scontro tra una popolazione originaria rappresentata dai fondatori Amfione e Zeto, dal momento che la studiosa accetta senza riserve la genealogia proposta da Apollodoro che fa dei gemelli dei discendenti dello Sparto Ctonio, con delle popolazioni giunte dall’esterno rappresentate dal fenicio Cadmo; ipotizza pertanto che la variante mitica che vede Antiope come figlia dell’Asopo sia un tentativo di superare l’opposizione tra le due versioni, quella di Cadmo straniero e dei gemelli Tebani, immaginando per i fondatori l’appartenenza ad un γένος comunque autoctono, ma che potesse trascendere da legami con specifici gruppi familiari. Questa lettura presenta il problema di semplificare in modo ingiustificato la complessità della tradizione riguardo al mito, accettando soltanto le varianti che risultano congeniali allo schema interpretativo proposto, come soprattutto evidente nella scelta della genealogia di Amfione e Zeto, anche ammettendo senza riserve che l’origine fenicia di Cadmo sia un tratto che caratterizza l’eroe fin dalle prime attestazioni del mito, fatto sul quale la critica non è concorde. A questo proposito, Vian (1963, 51-69) ritiene che la caratterizzazione di Cadmo come fenicio sia un portato di elaborazioni successive del mito, non un tratto che caratterizzava fin dall’origine l’eroe. Al contrario, Edwards (1979, 75-86) sostiene che gli argomenti portati da Vian a sostegno di questa sua affermazioni non siano sufficientemente probanti per escludere che Cadmo fosse considerato fin dalle prime attestazioni del mito come un Fenicio. Per un riassunto delle diverse posizioni della critica a proposito di Cadmo, si rinvia Edwards (1979, 45-64).

12 Berman (2004, 4-5).

13 Berman (2004, 16-18): lo studioso osserva infatti che Zeto sposa Tebe ed il nome Tebe è attestato nelle tavolette micenee, mentre non lo è Cadmo. Oltre a questo fatto, che compare come l’elemento principale, osserva anche che la fondazione di una città ad opera di una coppia di gemelli è un tipico tema indo-europeo.

14 Berman (2004, 6). Contra Jouan (1966, 28): l’autore evidenzia come già nel momento in cui avviene la redazione di cicli epici si può notare un primo affiorare di un senso storico che va ad anticipare il lavoro dei logografi.

15 Prandi (1982, 12).

16 Prandi (1982, 10-11).

17 Prandi (1982, 15).

18 Prandi (1982, 7).

19 Prandi (1982, 52).

20 Secondo Vian (1963, 85), la recenziorità della leggenda di Cadmo è riscontrabile dal fatto che la figura di Cadmo presenta dei tratti che lo collocano in un contesto “preapollineo”, mentre Amfione e Zeto mostrano legami con con Apollo e l’Ismenio. La posizione contraria di Prandi è già stata ricordata sopra.

21 Vian (1964, 70). L’autore non pensa a due vicende mitiche nate separatamente, anzi sottolinea più volte, in Vian (1963, 134-135 e 243-244) come il ruolo di Amfione e Zeto nella vicenda della Tebe fondata da Cadmo sia fondamentale in quanto assolvono alla terza funzione nella struttura tripartita indo-europea.

22 Vian (1963, 194 e sgg.).

23 Vian (1963, 195).

24 Pausania, IX, 16, 7.

25 Vian (1963, 193). Per l’autore, questa genealogia è da considerarsi senz’altro recente.

26 Vian (1963, 196, n. 2).

27 Vian (1963, 196).

28 Vian (1963, 196, n. 6).

29 Vian (1963, 196).

30 Schachter (1985, 150-151) fa riferimento ad Androzione, fr. 29.

31 Hurst (2000, 63-64).

32 Buck (1979, 57).

33 Brillante (2001, 276).

34 Brillante (2001, 277) scrive: «In quanto figli di Zeus, Amphion e Zethos possono assumere un ruolo che Kadmos, nella tradizione che lo vuole fondatore della città, non può svolgere appieno».

35 Brillante (2001, 278). In un suo altro articolo (Brillante, 1980, passim, soprattutto pp. 326-333) lo studioso propone un riscontro tra la narrazione di una doppia fondazione e quanto risulta dagli scavi condotti a Tebe che permettono di riconoscere sul sito due palazzi edificati in epoche successive; ricostruisce inoltre una possibile cronologia per gli eventi narrati dal mito, che risulterebbe coerente con i dati offerti dall’archeologia, elaborando un calcolo sulla base delle generazioni dei γένη tebani. Per le molte e differenti versioni relative alla genealogia di Cadmo si veda Edwards (1979, 23-29). In risposta a queste osservazioni ancora Brillante (1984a, passim) e (1984b, passim) per una giustificazione metodologica del procedimento da lui adottato nell’uso del mito e dei dati archeologici.

36 Omero, Odissea, XI, vv. 260-264.

37 Olivieri (2011, 26).

38 Vian (1963, 70).

39 Sordi (1966, 17-18). L’autrice interpreta questa polemica come una replica a chi, come filorcomeni e filotessali, voleva utilizzare contro la città il prestigio di Delfi servendosi della figura di Cadmo.

40 Mackowiak (2010, 572). Nel suo articolo l’autrice espone una propria riflessione sul modo in cui le vicende mitiche riguardanti Cadmo ed i gemelli siano andate ad intrecciarsi, proponendo un punto di vista molto particolare, volto ad indagare quali esperienze antropologiche proprie di una comunità esse vadano a raccontare, indagando secondo questa prospettiva la relazione tra il mito e le vicende storiche alle quali esso fa eco.

41 Sordi (1966, 18 e 21) rileva nell’enfasi posta sulla costruzione delle mura un riflesso delle lotte della città contro Orcomeno.

42 Scholia Q in Homerii Odysseam, XI, 262: Ἀμφίονά τε Ζῆθόν τε] ὅτι οἱ περὶ Ἀμφίονα ἐτείχισαν τὰς Θήβας διὰ τὸ δεδοικέναι τοὺς Φλεγύας. μετὰ δὲ τελευτὴν αὐτῶν κατασκαφείσης τῆς πόλεως ὑπὸ Εὐρυμάχου τοῦ Φλεγυῶν βασιλέως, Κάδμος ὕστερον ἐλθὼν ἀνέκτισε τὴν Θήβην, «Amfione e Zeto: poiché gli uomini del seguito di Amfione fortificarono Tebe per timore dei Flegii. Dopo la loro morte, essendo stata distrutta la città da Eurimaco re dei Flegii, Cadmo, giunto in seguito, rifondò Tebe».

43 Scholia vetera in Homeri Iliadem, XIII, 302 = Ferecide, fr. 41d: καὶ Φερεκύδης δὲ ἱστορεῖ περὶ τῶν Φλεγυῶν· καὶ γὰρ αὐτὰς τὰς Θήβας ὑπ’ Ἀμφίονος καὶ Ζήθου διὰ τοῦτο τετειχίσθαι, διὰ τὸ δέος τῶν Φλεγυῶν. μετὰ δὲ ταῦτα τὰς Θήβας ὑπ’ αὐτῶν αἱρεθῆναι Εὐρυμάχου βασιλεύοντος, καὶ ἔρημον γενέσθαι τὴν πόλιν μέχρι τῆς Κάδμου ἀφίξεως, «Anche Ferecide racconta dei Flegii: infatti Amfione e Zeto avevano fortificato Tebe per questa ragione, per timore dei Flegii. Dopo queste cose, Tebe fu presa da loro sotto il regno di Eurimaco, e la città rimase deserta fino all’arrivo di Cadmo».

44 Jacoby (1923, 405). L’autore non precisa il perché del dubbio.

45 Fowler (2000, ad locum). L’autore segue la medesima numerazione dei frammenti proposta da Jacoby; gli altri testi che Jacoby rubrica come frammenti 41a, b, c ed e compaiono alle pp. 301 e 302. Vi figura come frammento 41d un testo papiraceo assente nello Jacoby. Non sono fornite ragioni riguardo all’omissione del passo.

46 Prandi (1982, 12).

47 Berman (2004, 4-5, n. 9) afferma che la menzione di Cadmo possa essere accettabile, essendo espressamente menzionata in questo scolio e confermata, pur senza riferimento allo storico, dallo scolio all’Odissea.

48 Dolcetti (2004, 318).

49 Dolcetti (2004, 319, n. 15): «Pare riportabile direttamente a Ferecide soltanto la prima parte del frammento, ma in base alle altre testimonianze parallele (cfr. in particolare FF 206 [= 41b] e 209 [= 41e = 41cFowler]), possiamo concludere che anche la conquista di Tebe da parte del re Eurimaco fosse narrata nell’opera ferecidea».

50 Dolcetti (2001, 314-315). In Dolcetti (2001, 319, n. 16) troviamo: «nel frammento ferecideo (scil. 41d, nella seconda metà, considerata non direttamente riportabile a Ferecide) si afferma che, dopo la devastazione compiuta da Eurimaco, Tebe rimase abbandonata fino all’arrivo dell’eroe (scil. Cadmo)».

51 Si vedano i fr. 21, 22a, b e c, 88 e 90e.

52 Buck (1979, 47). L’autore afferma che i riferimenti cronologici agli spostamenti in Beozia sono estremamente contraddittori, tanto che in Ellanico questi spostamenti sono collocati a ridosso della guerra di Troia, in Eforo e probabilmente in Ecateo sono dopo questa. I riferimenti che l’autore riporta nel suo libro non sono però immediatamente perspicui, dal momento che non è chiaro dai passi riportati in nota in che modo ricavi la cronologia o il riferimento allo nome dello storico.

53 Diodoro Siculo, XIX, 53, 4.

54 Pausania, II, 6, 4.

55 Diodoro Siculo, XIX, 53, 4: τοὺς οὖν τότε κατοικήσαντας ὕστερον Ἐγχελεῖς καταπολεμήσαντες ἐξέβαλον, ὅτε δὴ συνέβη καὶ τοὺς περὶ Κάδμονεἰς Ἰλλυριοὺς ἐκπεσεῖν, «E quelli che vi abitavano allora furono poi scacciati con una guerra dagli Enchelei, quando accadde anche che Cadmo e i suoi furono scacciati presso gli Illiri».

56 Euripide, Fernicie, 821-829 racconta dell’edificazione delle mura proprio durante le nozze di Cadmo con Armonia, mentre Apollodoro, III, 5, 5 colloca il loro intervento durante il regno di Laio che viene da loro cacciato. Fonti tarde, invece, suggeriscono che i gemelli e Cadmo abbiano agito in un medesimo momento: così dicono lo scolio ad Euripide, Fenicie, 1119, il Mitografo Vaticano II, 74 e 77 Servio, nel suo commento all’Eneide, IV, 470 e Stazio, Tebaide, VVI, 665.

57 Omero, Odissea, XI, 276.

Haut de page

Pour citer cet article

Référence électronique

Anna Miriam Biga, « Non potevano abitare la grande città di Tebe senza mura »Gaia [En ligne], 21 | 2018, mis en ligne le 01 novembre 2018, consulté le 25 mars 2025. URL : http://0-journals-openedition-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/gaia/343 ; DOI : https://0-doi-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/10.4000/gaia.343

Haut de page

Auteur

Anna Miriam Biga

Università di Trento, Université Lille 3.
Anna Miriam Biga a un diplôme en lettres classiques (université de Padoue, 2010) et un doctorat en études linguistiques, littéraires et philologiques (université de Trente — université Lille 3, 2014). Elle a publié la monographie L’Antiope di Euripide et l’article « Euripide e la storia di Melanippe a Metaponto », dans Hesperìa, Studi sulla grecità di Occidente, no 32, 2015, p. 203-224. Ses recherches touchent en particulier la tragédie grecque et surtout la production d’Euripide.

Haut de page

Droits d’auteur

Le texte et les autres éléments (illustrations, fichiers annexes importés), sont « Tous droits réservés », sauf mention contraire.

Haut de page
Rechercher dans OpenEdition Search

Vous allez être redirigé vers OpenEdition Search