Navigazione – Mappa del sito

HomeNumeri32variaCome guarire dal nichilismo con m...

varia

Come guarire dal nichilismo con meno di 1 euro

Maurizio Ferraris
p. 151-156

Note della redazione

Relazione tenuta al convegno «Contingenza, valori, verità: le sfide del nichilismo», Firenze, 9-12 novembre 2005.

Testo integrale

1 Che cose il nichilismo?

1Se il nichilismo è una malattia, come ripetono concordi tutti coloro che ne hanno parlato, vorrei proporne una diagnosi e una terapia. Se applicata con la dovuta attenzione, vedrete, potrete guarire in due minuti e spendendo meno di un Euro.

2La lunga diagnosi scritta da Nietzsche a Lenzerheide, in una stanza umida e buia che certo non avrà aiutato, insiste sul fatto che con il nichilismo vien meno la risposta alla domanda «perché», come dire «a che scopo». Dal punto di vista medico, il nichilismo sembra essere molto simile alla depressione, come del resto è testimoniato dal fatto che molti dei suoi teorici sono stati vittime di episodi depressivi, a cui hanno reagito nelle maniere farmacologicamente più svariate, oltre che, ovviamente, con la teorizzazione del nichilismo.

3Bisogna concluderne che il nichilismo ha una base organica, e che una tac potrebbe illuminarci in materia? Non esageriamo. Abbiamo a che fare con una sindrome affine alla schizofrenia. C’è ereditarietà (la storia dell’essere), predisposizione individuale, e probabilmente qualche episodio scatenante. Nel caso del nichilista, questo episodio è la tendenza a non capire la natura degli oggetti del mondo e a sovrapporre livelli di realtà.

4Forse un po’ paradossalmente, dunque, la caratteristica fondamentale, la causa scatenante del nichilismo, è un pregiudizio nei confronti del reale, come direbbe Meinong. Si crede che esistano solo tavoli e sedie, oggetti fisici, e che tutto il resto sia una mera proiezione del soggetto. Nel momento in cui sembra che anche i tavoli e le sedie possano essere costruiti dalle teorie, insieme ai laghi e alle montagne, alle stelle, agli amici e ai parenti, allora si cade nella sindrome. Questa considerazione, come è facile arguire, suggerisce già la terapia.

2 Nichilismo morale e nichilismo fisico

5La tesi fondamentale del nichilismo è «se Dio è morto, tutto è possibile». Questa frase ha due significati. Primo: se Dio è morto, posso anche comportarmi in modo moralmente disdicevole, perché non ci sono più valori, posso uccidere le vecchiette, ecc. (Si noti che sotto questa prospettiva il nichilista si comporta come il bambino che sta buono solo quando lo guarda la maestra). Secondo: visto che tutto sommato mi dispiace comportarmi in modo disdicevole, sono afflitto.

6Ma la frase «se Dio è morto, tutto è possibile» potrebbe anche voler dire: se Dio è morto, 2 + 2 = 5 e la Luna è fatta di formaggio. La mia idea è che se non ci fosse stata quella prima negazione del mondo, che agisce sugli oggetti fisici e sugli oggetti ideali, che vengono fatti dipendere dalla volontà del soggetto, non ci sarebbe stato nemmeno il più tardo nichilismo morale, che ne è l’ovvia conseguenza.

7Dicendo questo, non sostengo nulla di sorprendente né di eterodosso, perché tutte le storie nichilistiche del nichilismo a nostra disposizione, dal succinto «Come il mondo vero finì per diventare una favola» di Nietzsche ai prolissi corsi sulla storia dell’essere di Heidegger insistono su questo punto — dico la dipendenza del nichilismo morale dal nichilismo fisico —, sebbene, apparentemente, non ne traggano le conseguenze terapeutiche (sarà magari perché non vogliono guarire, una situazione ben nota a Freud). Si incomincia a negare il mondo sensibile, si esalta la capacità di trasformazione del mondo attraverso il soggetto e la tecnica, e si conclude sul trionfo incondizionato del nichilismo morale.

8Riassumo la vicenda in estrema sintesi. Dio ha creato il mondo e può annullarlo (il nichilismo è compatibile solo con il creazionismo, non mi risulta che esistano dei nichilisti greci). Una volta creato il mondo, Dio può anche prescindere dalle leggi di natura (il nichilismo deve necessariamente credere nei miracoli). Al colmo della sua onnipotenza, con Occam, Dio è superiore anche alle leggi logiche. Come sappiamo, è a questo punto che il Dio di Occam si trasforma nel Demone di Cartesio, che può ingannarmi non solo sui sensi, ma anche sulla logica, e farmi semplicemente credere che 2 + 2 = 4 (mentre, in realtà, fa 5). A questo punto, abbiamo posto le basi per un soggetto onnipotente. Per il momento è Dio o il Demone, ma potrà facilmente diventare un Io. Finito il prologo in cielo, veniamo a fatti più prossimi e concreti, che ci portano vicini all’epoca in cui si incomincia a parlare di nichilismo, e che sviluppano il seguente ragionamento (fallace).

9In primo luogo, tutta la nostra esperienza risulta determinata dalla scienza, essere e conoscere sono lo stesso. Quello che ho analizzato come «fallacia trascendentale» in Kant funziona proprio in questi termini, e la tesi secondo cui «le intuizioni senza concetto sono cieche» ne è la prova più lampante. La versione radicalizzata «non ci sono fatti, solo interpretazioni», si muove su questa falsariga, e la rende soltanto più manifesta e potente.

10In secondo luogo, le nostre conoscenze risultano costruttive rispetto alla realtà fisica («nulla esiste al di fuori del testo»). Visto che ci sono particelle subatomiche che sono dei costrutti teorici, allora gli atomi sono costrutti teorici, le molecole lo sono, e così pure i tavoli, le sedie, le montagne.

11Ah, dimenticavo: le nostre conoscenze dimostrano anche che Dio non esiste, e che noi lo abbiamo ucciso, come va urlando l’uomo folle al mercato, ossia, suppongo, nel sistema mediatico che si sta instaurando.

12Se la situazione del mondo fisico è posta in questi termini, se l’Io è il padrone dell’universo, è assolutamente ovvio e fatale che si cada nel nichilismo morale. Come potrebbe essere altrimenti? L’idea della onnipotenza nostra e altrui genera ansia e depressione, e, se lo si desidera, possiamo chiamare questi stati d’animo con il nome di «nichilismo».

3 Diagnosi. Il nichilismo fisico causa il nichilismo morale

13D’accordo con le prospettive oggi prevalenti anche in campo medico, sono dunque portato a vedere il nichilismo come una malattia che possiede delle basi organiche. E la negazione del mondo fisico (che per lo più avviene nella teorizzazione di un mondo socialmente o scientificamente costruito) che causa il nichilismo morale.

4 Terapia popolare

14Di questa circostanza possediamo intanto una prova indiretta ma molto significativa. Le terapie popolari oggi proposte da parte di Ratzinger, Pera e Ferrara insistono tutte sul ripristino ai valori forti, che a loro volta si appoggiano sulla affermazione di una realtà trascendente. Vale la pena di rifletterci. «Realtà trascendente», per i medici popolari, vuol dire che c’è qualcosa là fuori, e che tutto non è semplicemente una costruzione del soggetto. Resta il fatto curioso che spesso la realtà trascendente (cioè eccedente il soggetto e le sue private rappresentazioni) sia identificata con Dio. Ma il richiamo alla legge di natura, che rincalza l’appello, sembra suggerire per l’appunto che non c’è una terapia del nichilismo che possa prescindere da un richiamo all’esistenza del mondo esterno (e ci mancherebbe altro).

15Quanto poco sia consigliabile la terapia popolare, in tutto e per tutto simile ai cataplasmi di torba e alle sanguisughe, lo si arguisce tuttavia da questo. Da una parte, nega il relativismo nell’unico ambito (quello morale) in cui è sano e inevitabile. D’altra parte, ammette il creazionismo del Dio biblico, e quindi postula il carattere costruito della realtà fisica. Abbiamo così un assolutismo morale e un relativismo fisico, quando la situazione auspicabile sarebbe per l’appunto un relativismo morale e un assolutismo fisico.

5 Terapia scientifica

16La terapia scientifica fa dunque tesoro delle inconseguenze della terapia popolare o superstiziosa.

17Il mondo esiste tranquillamente al di là delle nostre interpretazioni. Questo possiamo capirlo senza difficoltà. Tutto quello che possiamo, non dico «sapere», ma anche semplicemente «pensare», non riesce a determinare quello che tocchiamo e incontriamo nel mondo. Non possiamo, con la sola forza del pensiero, correggere illusioni ottiche o colori, materializzare oggetti assenti e via dicendo. Il mondo ci sta davanti per quello che è, qualcosa di rigorosamente inemendabile.

18Questo è per l’appunto il mondo degli oggetti fisici, che occupano un posto nello spazio e nel tempo, e che sono indipendenti da qualunque soggetto così come dalle teorie che il soggetto o la collettività possono formulare in riferimento a essi. Vorrei far notare come, già a questo livello, si possano trarre dei giovamenti morali. Sapere che il mondo fisico non è sulle nostre spalle o, peggio, disponibile nelle storte di qualche dottor Stranamore, è una bella soddisfazione, proprio come non c’è dubbio che l’idea che l’universo sia il campo di una lotta per la potenza che dagli atomi sale ai microrganismi e finalmente agli uomini era una delle immagini che più deve avere inquietato Nietzsche nella formulazione della ipotesi nichilistica (stesso discorso, ovviamente, per l’idea balzana della onnipotenza della tecnica con cui si è lungamente baloccato Heidegger, ispiratosi direttamente all’autodifesa di Speer a Norimberga).

19Può anche essere consolante sapere che, al di là degli oggetti fisici, esistono degli oggetti ideali indipendenti da noi. 2 + 2 = 4, il fatto che la somma degli angoli interni di un triangolo sia di 180° o che la parte sia inferiore al tutto non dipende dal fatto che ci siano uomini sulla Terra, e in definitiva non dipende dal fatto che esista la Terra. Anche su questo fronte, dunque, possiamo stare tranquilli, e non c’è alcuna ragione per cedere al nichilismo. Pensare che un Demone onnipotente possa fabbricare le leggi logiche è una iperbole che non merita di essere presa in considerazione per la natura stessa degli oggetti ideali, che diverrebbero (se valesse l’ipotesi del Demone) dei semplici costrutti di un soggetto, e non degli oggetti.

20A questo punto, non restano che gli oggetti sociali. Promesse, scommesse, votazioni, titoli di merito e marchi d’infamia, romanzi d’appendice e capolavori letterari, detti memorabili e barzellette, presidenti del consiglio e cavalieri medioevali, monsignori e professori. Indubbiamente, questi oggetti non possono esistere senza gli uomini e, più esattamente, senza almeno due uomini, anche se in taluni casi esistono già tra gli animali (per esempio, qualche forma rudimentale di proprietà) e possono aver luogo senza il linguaggio (per esempio, una stretta di mano o un gesto di scherno). Tuttavia, non possono esistere senza registrazione, ed è il motivo per cui gli oggetti sociali risultano così sistematicamente associati alla scrittura in senso lato. Davvero, nel loro caso, vale il principio di Derrida secondo cui «nulla esiste al di fuori del testo», che tuttavia mi proporrei di indebolire nella formula «nulla di sociale esiste al di fuori del testo».

21Qui i soggetti contano eccome. E, a questo punto, il nichilista potrebbe obiettare che anche ammettendo l’indipendenza degli oggetti fisici e ideali rispetto alla nostra volontà, il fatto che ci siano degli oggetti sociali, e che questi oggetti siano talmente importanti per noi (facciamoci caso, da loro dipende buona parte della felicità e della infelicità della nostra vita) può dar luogo al nichilismo: il mondo sociale è un’ombra in mano ai soggetti. E deve essere questa intuizione fallace che sta alla base della terapia popolare del nichilismo, che per l’appunto vuole fissare il mondo sociale a Dio e alla Natura, per impedirgli di ricadere nella inconsistenza.

22Siamo dunque alla fase più delicata della terapia, quella che riguarda più da vicino il nichilismo morale che tanto ci assilla (sarà vero? A me non è mai successo, ho patito di ansia e di depressione ma mai di nichilismo, però altri dicono che gli è successo, e non ho voglia di mettere in dubbio le loro affermazioni). Quanto può costare una terapia di questo genere? Quanti anni saranno necessari per la Uberwindung che, come sostengono i meglio informati, è sempre anche una Verwindung, cioè più o meno una analisi interminabile, una cosa che costa caro e non finisce più? Anche in questo caso, d’accordo con le più recenti concezioni terapeutiche, sono per una cura rapida (circa 2 minuti) e soprattutto economica (dai 65 agli 85 cent a seconda delle città).

6 Experimentum crucis

23Prima di procedere all’esperimento che è anche una terapia, vorrei richiamare alcune fallacie e patologie che stanno alla base del nichilismo.

24La fallacia trascendentale per cui si identifica quello che sappiamo con quello che c’è, le teorie con il mondo incontrato. Come abbiamo visto, è questa teoria che sta alla base della riduzione del mondo dell’esperienza al mondo della scienza, e dunque dell’annullamento del mondo fisico nelle teorie chiamate a discuterlo e a chiarirlo. La definizione degli oggetti fisici che ho proposto più sopra vale a contrastarla. Dunque, nel campo degli oggetti fisici non è vero che se Dio è morto tutto è possibile.

25La fallacia dell’onnipotenza per cui si pensa che il soggetto (o almeno un soggetto) possa disporre delle leggi logiche e dunque stravolgere, se non l’ordine fisico, almeno l’ordine ideale. Questa fallacia può essere facilmente messa fuori gioco o con l’argomento cartesiano (se qualcuno è davvero onnipotente, proprio in forza della sua onnipotenza non può alterare le leggi ideali, per cui il Demone non c’è, ma c’è un Dio galantuomo) o con un argomento che si richiami alla natura degli oggetti ideali: se ci sono, non possono essere costruiti arbitrariamente. Se non ci sono, non si vede di che cosa stiamo a parlare. Dunque, anche nel campo degli oggetti ideali non è vero che se Dio è morto tutto è possibile.

26Nel campo degli oggetti sociali, però, troviamo non solo una fallacia, ma anche una patologia.

27La patologia è l’occamite. Ci sono già gli oggetti fisici e gli oggetti ideali, non è un po’ troppo ammettere anche degli oggetti sociali? Tanto più che, in base a un sano principio di economia, necessario in tutti i tempi e a maggior ragione nell’attuale congiuntura economica, si può benissimo vedere negli oggetti sociali la semplice espressione della volontà dei soggetti. Quando io prometto qualcosa a qualcuno, sto semplicemente manifestando la mia volontà, non c’è un oggetto fuori di me che io costruirei con questa promessa. Ora, chiaramente non è così. Se io decido di andare al cinema, manifesto certo la mia volontà, e se cambio idea nessuno può dirmi niente. Ma se io propongo a qualcuno di venire al cinema con me, se cambio idea devo avvertirlo, il che significa che avevo costruito un oggetto (la promessa o l’accordo di andare al cinema) che esisteva indipendentemente dalla mia volontà, tanto è vero che devo annullarlo con un altro atto. Le promesse, i mutui, i matrimoni, esistono anche quando dormiamo, quando non ci pensiamo, quando abbiamo cambiato idea, è il loro bello e il loro brutto insieme. E questa semplice considerazione vale come terapia dell’occamite quanto agli oggetti sociali.

28Tuttavia, c’è una fallacia che può essere fatta valere come rincalzo per Tocca- mite. Si tratterebbe dell’idea che, se gli oggetti sociali sono, come dice la parola stessa, socialmente costruiti, allora sono anche soggettivi, e buona notte. Si tratta di una fallacia classica. In un equivoco del genere era incorso all’inizio del Novecento Stout, che aveva sottolineato che se la verità dipende dal giudizio (di un soggetto), allora abbiamo a che fare con dell’idealismo, e potenzialmente con del soggettivismo. Russell aveva controbattuto che, sebbene i giudizi avvengano nella mente, la loro verità o falsità non dipende dal soggetto, bensì da una corrispondenza con la cosa in cui la mente non gioca alcun ruolo. Figuriamoci poi gli oggetti sociali, in cui l’oggetto richiede l’intervento di almeno due soggetti, ossia di una società in miniatura (tipicamente, nel caso della promessa, un promittente e un promissario). Dunque, nemmeno nel caso degli oggetti sociali vale il principio per cui se Dio è morto tutto è possibile.

29E l’esperimento? E la terapia promessa? Eccola qui. Il nichilista si alza alla mattina e vuol bersi un caffè. Non lo trova nella dispensa, è finito. Se Dio è morto tutto è possibile? È l’irruzione del nulla nella vita quotidiana? Non esageriamo: qui abbiamo a che fare con la prova palese che il mondo fisico va avanti anche senza le nostre teorie: il caffè è finito, e basta. A questo punto, decide di andarlo a prendere al bar, ma si accorge di avere soltanto 20 cent (poniamo che sia uno di quegli studenti nervosi e squattrinati di Dostoevskij). Non può, con la sola forza del pensiero, trasformare questi 20 cent in 80, ci sarà sempre una differenza di 60 cent. Anche qui, se Dio è morto non è vero che tutto è possibile. Scende comunque al bar sotto casa, ordina il caffè, ed esce. In fondo, dice tra sé e sé, si tratta di una transazione sociale, di una operazione socialmente costruita, sicché almeno in questo caso se Dio è morto, tutto è possibile. Ma ovviamente non è così: il barista gli correrà dietro, e al barista non potrà dire «Se Dio è morto, tutto è possibile». Al massimo, potrà dirgli «Me lo segni, per favore, pago domani», sostituendo all’oggetto sociale «pagamento» l’oggetto sociale «promessa di pagamento». A questo punto, certo, dovrà darsi da fare per raggranellare un po’ di soldi ma, a prezzo bassissimo, sarà guarito dal nichilismo, che è la terapia che avevo promesso.

7 Coda

30Adesso immagino che il nichilista mi obietterà che il nichilismo è «ben altro». Ma io vorrei proprio sapere che cos’è questo «ben altro» e, se saprà dirmelo, gliene sarò riconoscente. Anzi, permettetemi di formulare la richiesta alla maniera di William Molyneux a Locke:

31Se il Dotto e Ingegnoso Teorico del Nichilismo considera questa Domanda Degna della Sua Considerazione e Risposta, può indirizzarla in ogni tempo Direttamente a Uno che lo Stima Enormemente, ed è il Suo Umile Servitore
Maurizio Ferraris
Dipartimento di Filosofia
Via S. Ottavio 20, 10124 Torino
maurizio.ferraris@labont.it

Torna su

Per citare questo articolo

Notizia bibliografica

Maurizio Ferraris, «Come guarire dal nichilismo con meno di 1 euro»Rivista di estetica, 32 | 2006, 151-156.

Notizia bibliografica digitale

Maurizio Ferraris, «Come guarire dal nichilismo con meno di 1 euro»Rivista di estetica [Online], 32 | 2006, online dal 30 novembre 2015, consultato il 23 avril 2025. URL: http://0-journals-openedition-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/estetica/2407; DOI: https://0-doi-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/10.4000/estetica.2407

Torna su

Autore

Maurizio Ferraris

Articoli dello stesso autore

Torna su

Diritti d’autore

CC-BY-NC-ND-4.0

Solamente il testo è utilizzabile con licenza CC BY-NC-ND 4.0. Salvo diversa indicazione, per tutti agli altri elementi (illustrazioni, allegati importati) la copia non è autorizzata ("Tutti i diritti riservati").

Torna su
Cerca su OpenEdition Search

Sarai reindirizzato su OpenEdition Search