Tony Judt, Novecento. Il secolo degli intellettuali e della politica
Tony Judt, Novecento. Il secolo degli intellettuali e della politica, Roma-Bari, Laterza, 2012, 413 pp.
Testo integrale
Credits: Tony JUDT, Novecento. Il secolo degli intellettuali e della politica, Roma-Bari, Laterza, 2012, 413 pp.
1Non è semplice descrivere Novecento di Tony Judt e Timothy Snyder. Questo saggio, che ripercorre le tappe salienti della storia del XX secolo e del suo pensiero intellettuale, non si presenta come una narrazione lineare, ma come un accostamento di generi. Gli autori, infatti, uniscono il genere biografico e storico al trattato etico-filosofico e all’intervista. Come sostiene lo stesso Snyder all’inizio della sua prefazione:
- 1 JUDT, Tony, Novecento. Il secolo degli intellettuali e della politica, Roma-Bari, Laterza, 2012, p. (...)
Questo libro è storia, biografia e trattato etico. È una storia delle idee politiche moderne in Europa e negli Stati Uniti. Gli argomenti sono il potere e la giustizia, così come sono stati intesi dagli intellettuali liberali, socialisti, comunisti, nazionalisti e fascisti dalla fine del diciannovesimo secolo all’inizio del ventunesimo. È anche la biografia dello storico e saggista Tony Judt […]. Infine, è una riflessione sui limiti (e sulla capacità di rinnovamento) delle idee politiche, e sulle carenze (e sugli obblighi) morali degli intellettuali nella vita politica1.
- 2 SNYDER, Timothy, Terre di sangue. L’Europa nella morsa di Hitler e Stalin, Rizzoli, Milano 2011.
- 3 JUDT, Tony, Marxism and the French Left: Studies on Labour and Politics in France 1830-1982, Oxford (...)
- 4 ID., Past Imperfect: French Intellectuals, 1944-1956, Berkeley, University of California Press, 199 (...)
- 5 ID., A Grand Illusion? An Essay on Europe, New York, Hill and Wang, 1996.
- 6 ID., L’età dell'oblio. Sulle rimozioni del ’900, Roma-Bari, Laterza, 2011.
- 7 ID., Dopoguerra. Come è cambiata l'Europa dal 1945 ad oggi, Milano, Mondadori, 2007.
2Nella sua struttura principale il saggio si presenta nella forma di una lunga intervista-conversazione tra i due autori: Timothy Snyder – docente di storia alla Yale University, specialista dell’Europa orientale (Polonia) e autore di saggi sulla storia europea pluripremiati, tra cui Terre di sangue: l’Europa nella morsa di Hitler e Stalin, edito da Rizzoli2 – e Tony Judt, (Londra, 2 gennaio 1948 – New York City, 6 agosto 2010), storico e intellettuale anglo-americano, specializzato in storia d’Europa e dell’Europa orientale, nonché prolifico saggista. Tra i suoi lavori principali ricordiamo Marxism and the French Left: Studies on Labour and Politics in France 1830-19823; Past Imperfect: French Intellectuals, 1944-19564; A Grand Illusion? An Essay on Europe5; L’età dell’oblio. Sulle rimozioni del ’9006; Dopoguerra. Come è cambiata l’Europa dal 1945 ad oggi7.
- 8 JUDT, Tony, Novecento. cit., pp. VIII-IX.
- 9 HOBSBAWM, Eric J., Il Secolo breve 1914-1991, Milano, Rizzoli, 2007.
- 10 MAZOWER, Mark, Le ombre dell’Europa. Democrazie e totalitarismi nel XX secolo, Milano, Garzanti, 20 (...)
3Ricalcando la tradizione delle conversazioni tra intellettuali, comune nell’Europa Orientale8, Timothy Snyder e Tony Judt sviscerano – partendo dalla vita e dalla biografia di Judt – i temi principali del pensiero intellettuale del secolo appena trascorso. Il loro intento, tuttavia, non è solo quello di raccontare il XX secolo, ma di osservare i lasciti di un secolo tormentato e di rivalutarli alla luce del secolo successivo. Questa impostazione consente ai due storici di proporre una nuova visione del Novecento che superi sia il “secolo breve” di Hobsbawm9, sia l’interpretazione “oscura”, attribuita al Novecento a causa delle numerose guerre, che vede in Mark Mazower uno degli ultimi epigoni10. Il carattere principale del secolo scorso che emerge dalle pagine di questo saggio, al contrario, è quello della fine delle illusioni: liberale, comunista e capitalista. Judt, stimolato dalle domande e dalle considerazioni di Snyder, racconta, partendo dalla sua personale esperienza, come siano cambiate le ideologie politiche e le politiche sociali lungo tutto il XX secolo, non solo in Europa, ma anche in America e nella regione ex-sovietica. Un racconto che si snoda attraverso le molteplici sfaccettature del Novecento e fa luce su alcune delle sue zone grigie.
4Il saggio, nondimeno, è anche un modo per conoscere da vicino un’intellettuale outsider del secolo scorso attraverso le sue opere e il suo vissuto. Una vita che, per motivi anagrafici e familiari – Judt era ebreo – ha reso l’autore un vero e proprio insider della storia che lui stesso ha contribuito a spiegare. Infatti, accanto alla narrazione degli eventi, il colloquio con Timothy Snyder fornisce anche un’utile analisi della storiografia e della figura dello storico nel XX secolo. Come ribadiscono più volte gli autori, la storia non è solo narrazione ma, primariamente, spiegazione e comprensione. Su queste basi lo storico deve comprendere e riuscire a spiegare gli eventi della storia in modo da renderli fruibili dal pubblico dei suoi contemporanei.
- 11 JUDT, Tony, Novecento, cit., pp. 262-263.
Gli storici hanno la responsabilità di spiegare. Coloro tra noi che hanno scelto di studiare la storia contemporanea hanno un’ulteriore responsabilità: abbiamo un obbligo nei confronti dei dibattiti contemporanei […].
La responsabilità etica fondamentale della storia è rammentare alle persone che le cose sono effettivamente accadute […].
Dividerei questa riflessione in due parti. La prima è semplicemente questa: il lavoro dello storico è stabilire che un determinato evento è accaduto. […]. Questa descrizione piuttosto ovvia del lavoro in realtà è determinante. La corrente culturale e politica va nella direzione opposta: cancellare gli eventi del passato, o sfruttarli per fini non correlati. Il nostro compito è capirlo bene, […]. Molti storici però non la vedono così, e non pensano di avere una responsabilità di questo tipo. A mio parere non sono veri storici. […] Abbiamo tuttavia anche una seconda responsabilità. Non siamo soltanto storici, siamo anche e sempre cittadini11.
5L’opera si suddivide in nove capitoli, accompagnati da una prefazione di Timothy Snyder e da una postfazione di Tony Judt, in cui vengono spiegate le motivazioni che hanno spinto a comporre quest’opera e la sua impostazione metodologica. Ogni capitolo è suddiviso in due parti. Nella prima sezione introduttiva Tony Judt – attraverso la sua biografia e le sue esperienze accademiche – descrive la sua personale formazione storica e di vita. Partendo da queste considerazioni biografiche preliminari, nella seconda parte, si avvia la vera e propria conversazione con Timothy Snyder. Ogni capitolo, come si evince dai titoli, tratta i temi fondamentali della vita intellettuale di Tony Judt e del XX secolo, creando un percorso ideale che passa dalle correnti intellettuali tardo ottocentesche alle più recenti correnti neo-liberali americane. Sebbene ogni capitolo possa essere letto singolarmente, i temi trattati si intrecciano costantemente con quelli degli altri capitoli, creando una rete di rimandi e approfondimenti che rende possibile la comprensione del pensiero del XX secolo e di Tony Judt, come uomo e come storico.
6Questo percorso ideale inizia con l’infanzia e la giovinezza di Tony Judt e con il suo essere un “ebreo scettico”. Nato a Londra da genitori ebrei provenienti dall’Europa Orientale, Judt visse in modo del tutto peculiare il suo essere ebreo in Inghilterra; grazie alle domande di Snyder si analizza l’approccio all’olocausto nel XX secolo, come esso sia mutato e come si sia evoluto. Il secondo capitolo, al contrario, evidenzia l’altra faccia dello storico Judt: la sua essenza inglese, legata ai suoi natali e alla sua lingua, l’inglese. In questa sede, l’autore descrive la sua esperienza scolastica nel sistema educativo inglese, descrivendo al contempo il pensiero e i pensatori inglesi. Qui viene proposto uno spaccato intellettuale dell’Inghilterra che consente di farsi un’idea precisa di come il paese abbia affrontato alcuni dei temi cardine del secolo passato, alla base della sua attuale condizione. A questo capitolo ne segue un terzo che completa la prima fase della vita di Tony Judt con la descrizione delle influenze familiari nella sua formazione di storico. In questo capitolo viene descritta l’influenza avuta su Judt dalle tendenze socialiste della sua famiglia, che lo trasformano in un “marxista politico”. L’esperienza di Judt come marxista inglese serve ai due autori per descrivere l’ideologia e gli intellettuali comunisti, ma anche come il comunismo si sia presentato in Europa, ma non solo, come una dottrina illusoriamente vincente.
7Viene poi affrontata la decisione dell’autore di abbracciare il sionismo e narrata la sua esperienza nei kibbutz israeliani fino alla Guerra dei sei giorni. In questa parte non si trova solo la descrizione della corrente ideologica ebraica e delle sue interpretazioni fuori e dentro Israele; si propone un’analisi dell’olocausto e del suo uso politico e, infine, si analizza l’interpretazione di un insider di fronte a un fenomeno intellettuale e politico che ha condizionato molte vite e si è dimostrato, per molti, una delle molteplici “illusioni” del XX secolo.
8Con l’inizio della carriera universitaria e grazie ai suoi interessi per il socialismo francese Judt, cambiò nuovamente veste, diventando un intellettuale continentale. In questa fase, i suoi lunghi soggiorni in Francia e la sua conoscenza approfondita dei pensatori francesi, lo allontanarono in parte dal mondo anglosassone, avvicinandolo a quello continentale e americano. In questo capitolo vengono affrontati temi quali la storia sociale, le critiche ad essa rivolte dallo stesso Judt e le riflessioni sugli intellettuali fascisti degli anni Venti e Trenta. Attraverso il tema del socialismo francese gli autori descrivono la temperie intellettuale francese ed europea. Esaurito il suo primo “amore” accademico e ormai inseritosi nel contesto intellettuale americano, Judt descrive il suo approccio e il suo nuovo interesse per l’Europa orientale. Una sorta di ritorno alle proprie radici – entrambe le famiglie dei genitori erano originarie dell’Europa orientale – che fa scoprire a Judt un mondo “nuovo” e una nuova prospettiva di indagine storiografica. L’analisi del comunismo in Europa orientale, delle sue repressioni e dei movimenti di protesta del 1956, 1968 e 1980, si concentrano principalmente sulla perdita delle illusioni in tutta Europa riguardo al comunismo e alla riscoperta del liberalismo nell’Europa dell’Est e non solo. Qui come nei capitoli precedenti, il tema principale viene intrecciato in un complesso reticolo diacronico di rimandi a intellettuali ed eventi storici che spiegano in modo approfondito le principali dinamiche del secolo scorso. I richiami alla fine del XIX secolo, agli anni Trenta o al nazi-fascismo sono molteplici perché strettamente connessi a quelli del comunismo e del liberalismo.
9Il settimo capitolo consacra Judt come storico europeo e si sofferma principalmente sulla storia, sulla sua funzione e sulla sua etica. Interessante è anche il rapporto che, secondo Judt, lega storia e memoria; l’autore non nasconde di aver prediletto la prima alla seconda. L’ottavo capitolo, al contrario, descrivendo la “nuova vita” americana di Judt, lo presenta come “moralista americano”. Qui, attraverso i temi della nazione, i due autori offrono uno spaccato molto interessante della realtà intellettuale, sociale e politica statunitense. Infine, il nono e ultimo capitolo, quello più rivolto al “futuro”, prende in esame l’orientamento socialdemocratico di Judt e le sue considerazioni sulla possibilità, da parte degli americani, di adottare politiche di questo tipo. Come nel precedente capitolo, il fulcro della discussione sono gli Stati Uniti e la loro politica interna ed estera. Le considerazioni di Judt, mai banali, aprono quindi una nuova prospettiva interpretativa per il presente come per il recente passato euro-americano.
10Il saggio, quindi, si propone come una lucida analisi del pensiero intellettuale occidentale del secolo scorso, delle sue illusioni e delle motivazioni alla base delle scelte che hanno condizionato le nostre società. Seppur completo e approfondito, tuttavia, non copre tutti gli aspetti delle moderne società globali lasciando fuori – con una scelta voluta – molti aspetti delle realtà extra-occidentali che, strutturatesi nel XX secolo, stanno prepotentemente salendo alla ribalta nel XXI e condizionano anche il pensiero e gli intellettuali occidentali. Nondimeno, l’analisi del secolo da poco concluso proposta da Judt e Snyder è illuminante sotto più punti di vista ed è interessante sotto molteplici aspetti per l’approccio adottato da Judt nella presentazione e nell’analisi dei principali argomenti trattati. Un orientamento che, intrecciando i caratteri di un insider con quelli dell’outsider, permette di comprendere, spiegare e narrare gli eventi e le ideologie in modo più oggettivo, vedendone sia i lati positivi che quelli negativi.
11Un altro aspetto che rende interessante il saggio è l’analisi incrociata di intellettuali e letterati, di saggi storico-politici e testi letterari, entrambi in grado di fotografare un periodo storico e le idee più in voga all’epoca. Accanto a pensatori come Isaiah Berlin, Jean-Paul Sartre, Raymond Aron o Eric J. Hobsbawm, sono accostati scrittori come Orwell e Kundera che, in modi diversi, hanno rappresentato le illusioni o le disillusioni del Novecento.
12Più complesso è il discorso su note – completamente assenti – e bibliografia. La mancanza di note a margine rende a volte difficoltoso seguire l’esposizione dei due autori, particolarmente quando trattano temi poco noti ai più o estremamente specialistici. La bibliografia, invece – volutamente stringata – raccoglie solo le opere principali citate nel saggio poiché come sottolinea Snyder nella prefazione:
- 12 JUDT, Tony, Novecento, cit., pp. IX-X.
Il carattere colloquiale del libro richiedeva che i suoi autori avessero familiarità con migliaia di libri […] non c’era il tempo di verificare i riferimenti. […] Ciò che si legge qui, nero su bianco, rispecchia la spontaneità, l’imprevedibilità […]. Ma ovunque, e soprattutto nelle parti storiche, il contenuto dipende dalle nostre biblioteche mentali […]. Il libro che avete tra le mani spezza una lancia in favore della conversazione ma forse ancora di più in favore della lettura12.
Note
1 JUDT, Tony, Novecento. Il secolo degli intellettuali e della politica, Roma-Bari, Laterza, 2012, p. VII.
2 SNYDER, Timothy, Terre di sangue. L’Europa nella morsa di Hitler e Stalin, Rizzoli, Milano 2011.
3 JUDT, Tony, Marxism and the French Left: Studies on Labour and Politics in France 1830-1982, Oxford, Clarendon Press, 1986.
4 ID., Past Imperfect: French Intellectuals, 1944-1956, Berkeley, University of California Press, 1992.
5 ID., A Grand Illusion? An Essay on Europe, New York, Hill and Wang, 1996.
6 ID., L’età dell'oblio. Sulle rimozioni del ’900, Roma-Bari, Laterza, 2011.
7 ID., Dopoguerra. Come è cambiata l'Europa dal 1945 ad oggi, Milano, Mondadori, 2007.
8 JUDT, Tony, Novecento. cit., pp. VIII-IX.
9 HOBSBAWM, Eric J., Il Secolo breve 1914-1991, Milano, Rizzoli, 2007.
10 MAZOWER, Mark, Le ombre dell’Europa. Democrazie e totalitarismi nel XX secolo, Milano, Garzanti, 2005.
11 JUDT, Tony, Novecento, cit., pp. 262-263.
12 JUDT, Tony, Novecento, cit., pp. IX-X.
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Notizia bibliografica digitale
Luca Zuccolo, «Tony Judt, Novecento. Il secolo degli intellettuali e della politica», Diacronie [Online], N° 16, 4 | 2013, documento 14, online dal 01 décembre 2013, consultato il 09 décembre 2024. URL: http://0-journals-openedition-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/diacronie/962; DOI: https://0-doi-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/10.4000/diacronie.962
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