Alessandro Portelli, Badlands. Springsteen e l’America: il lavoro e i sogni
Alessandro Portelli, Badlands. Springsteen e l’America: il lavoro e i sogni, Roma, Donzelli, 2015, 218 pp.
Testo integrale
Credits: Alessandro PORTELLI, Badlands. Springsteen e l’America: il lavoro e i sogni, Roma, Donzelli, 2015, 218 pp.
1Non è raro che di una canzone ci rimanga in mente soltanto il ritornello o la parte più orecchiabile. Le canzoni di Bruce Springsteen, complice anche lo stile e la pronuncia del cantante statunitense, non fanno eccezione: se molti ricordano il ritornello e la musica di brani come Born in the U.S.A, Badlands o di Born to run è più difficile trovare chi sia in grado di approfondire il discorso sui testi e sul contesto storico in cui vengono composti. Alessandro Portelli fa proprio questo nel suo libro, conducendo il lettore oltre la superficie e alla scoperta degli elementi più nascosti delle canzoni di Springsteen.
- 1 PORTELLI, Alessandro, Badlands. Springsteen e l’America: il lavoro e i sogni, Roma, Donzelli, 2015, (...)
2Per raggiungere questo obiettivo Portelli sostiene la necessità di prestare non soltanto più attenzione ai testi, ma anche di vederli nella loro tensione con la musica1. È proprio questo aspetto che Portelli sceglie di esplorare e, lungi dal nascondere la complessità delle canzoni di Springsteen, conduce il lettore attraverso un percorso stimolante, seppure impegnativo.
- 2 PORTELLI, Alessandro, Storie orali. Racconto, immaginazione, dialogo, Roma, Donzelli, 2007.
- 3 PORTELLI, Alessandro, L’ordine è già stato eseguito. Roma, le Fosse Ardeatine, la memoria, Roma, Do (...)
- 4 PORTELLI, Alessandro, Acciai speciali. Terni, la ThyssenKrupp, la globalizzazione, Roma, Donzelli, (...)
3Un simile approccio non è sorprendente se si tiene conto delle linee di ricerca che Portelli ha sviluppato durante la sua lunga carriera. Lo storico romano, a lungo professore di letteratura angloamericana presso l’università la Sapienza, infatti è stato fra i primi a ragionare sulle problematiche legate alla storia orale includendo poi alcuni dei suoi saggi su quest’argomento nel volume intitolato, appunto, Storie orali2. Proprio basandosi su questa metodologia ha inoltre pubblicato lavori come L’ordine è già stato eseguito3 sull’eccidio delle Fosse Ardeatine e Acciai speciali4 sull’industria siderurgica di Terni.
4Del libro di Portelli appare particolarmente convincente la scelta di suddividere l’esposizione scegliendo alcuni temi chiave della produzione di Springsteen come il lavoro, i rapporti intergenerazionali, la religione e la spiritualità, la relazione con i luoghi in cui si vive. Questa struttura fornisce ai lettori, anche ai meno esperti, una bussola molto utile per orientarsi fra tematiche che potrebbero, altrimenti, risultare ostiche.
- 5 Per una modalità espositiva alternativa si può utilmente consultare D’AMORE, Antonella, Mia città d (...)
- 6 PORTELLI, Alessandro, Badlands, cit., p. 69.
- 7 Ibidem, p. 71. Sull’importanza della guerra del Vietnam nella storia degli Stati Uniti si rimanda a (...)
- 8 PORTELLI, Alessandro, Badlands, cit., pp. 77-79.
- 9 Su Guthrie si rimanda a: CRAY, Ed, Ramblin’ Man. The Life and Times of Woody Guthrie, New York-Lond (...)
- 10 Su Seeger cfr. DUNAWAY, David King, How Can I Keep from Singing? The Ballad of Pete Seeger, New Yor (...)
5Per sviluppare la sua argomentazione Portelli parte da una fonte facilmente reperibile, ma anche non semplice da utilizzare: i testi e la musica delle canzoni. È da quella base che si iniziano a seguire i diversi fili che legano la vastissima produzione di Springsteen e l’esposizione di Portelli ha il pregio di ricostruire l’evoluzione di queste tematiche durante gli anni5. I testi di Springsteen, infatti, affrontano temi diversi a seconda delle fasi della vita del loro autore e del momento storico e sociale in cui sono stati scritti. Fra tutti l’analisi del testo di Born in the U.S.A, senza dubbio una delle canzoni più celebri di Springsteen, spicca per qualità espositiva. A un ascolto molto superficiale il motivo della canzone e il suo ritornello potrebbero far pensare a una semplice esaltazione dell’essere “nato negli Stati Uniti”. Leggendo le strofe ci si rende però conto che questa lettura non coglie il punto fondamentale: in nome di quella bandiera il narratore è stato spedito in Vietnam, vi ha perso un fratello in combattimento e poi, una volta tornato in patria, non è più riuscito a trovare una sistemazione in una società che sembrava respingerlo. Secondo Portelli questo elemento non basta però per fare di Born in the U.S.A (inclusa nell’album omonimo del 1984) una canzone di protesta così come il solo ritornello non è in grado di renderla una canzone nazionalista6. Springsteen sembra piuttosto interrogarsi sul significato della bandiera statunitense (presente peraltro sulla copertina del disco), cercando di decifrare la difficoltà nel conciliare l’essere nati negli Stati Uniti e un certo senso di patriottismo (deluso, indignato, critico, come lo definisce Portelli) con l’appartenenza a una classe sociale non agiata7. Secondo Portelli la sfida di Springsteen consisterebbe nel veicolare un messaggio complesso affidandosi a un mezzo di comunicazione di massa. Se da una parte questa scelta permette di raggiungere potenzialmente un pubblico molto vasto, dall’altra può portare l’ascoltatore a rendere tutto più semplice di quanto non sia in realtà. Non è un caso se proprio il significato di Born in the U.S.A sia stato spesso frainteso8. In questo caso come in altri punti del libro Portelli ha la capacità e la sensibilità di porre Springsteen nel contesto musicale e politico del suo tempo suggerendo dei nessi con alcuni temi della musica country, con artisti come Woodie Guthrie9 o Pete Seeger10 o con l’elezione di Ronald Reagan alla Casa Bianca. In questo modo gli stessi testi di questi artisti, opportunamente posti in relazione con quelli di Springsteen, diventano fonti centrali per la ricerca.
- 11 PORTELLI, Badlands, cit., pp.96-99.
6Proprio Guthrie sarebbe secondo Portelli uno degli ispiratori principali dei testi di Springsteen il quale ne riprende spesso i temi, intraprendendo con lui una sorta di dialogo a distanza11.
- 12 Ibidem, pp. 28-29.
- 13 Ibidem, pp. 32-37.
- 14 Ibidem, p.17.
7La scelta espositiva di Portelli lega a un tema canzoni diverse e permette di apprezzarne bene l’evoluzione temporale. Per esempio, nei primi dischi di Springsteen non è raro imbattersi in automobili che vengono usate spesso per cercare di evadere da una realtà non gradita (per esempio in Born to run, 1975). È uno dei casi in cui divengono evidenti i nessi fra le tematiche predilette da Springsteen e alcuni elementi chiave della cultura statunitense come, in questo caso, l’appropriazione dello spazio attraverso il movimento12. In questo senso, in Born to run così come in altre canzoni, l’automobile assume un’importanza cruciale perché diventa l’oggetto che offre riparo e, forse, nuove opportunità in un posto diverso. Anche qui Portelli è puntuale nello spiegare che le macchine di Springsteen non sono solo l’espressione di un’aderenza a un simbolo popolare, ma nascondono una gamma molto più ampia di significati13. Emblematica in questo senso Used Cars (dall’album Nebraska, 1982) in cui la macchina usata, comprata dal padre del narratore grazie ad anni di duro lavoro, diventa soprattutto il segnale di una condizione sociale svantaggiata che si aspira a cambiare, magari vincendo una delle lotterie che all’epoca erano tanto in voga14.
- 15 «Well they closed down the auto plant in Mahwah late that month/Ralph went out lookin’ for a job bu (...)
- 16 Cfr. D’AMORE, Antonella, op. cit., pp. 127-130 – in cui l’autrice fa notare come la condanna a nova (...)
8Spesso Portelli fa notare la capacità di Bruce Springsteen di riassumere in poche parole storie molto complesse. È il caso di una canzone come Johnny 99 (in Nebraska, 1982) in cui la prima strofa15 è sufficiente per capire già buona parte della storia: la fabbrica di automobile in cui lavorava Ralph è stata chiusa e lui non è riuscito a trovare un altro impiego. In un momento di ebbrezza prende un’arma e spara a un guardiano notturno. Novantanove sono gli anni di reclusione a cui il giudice lo condanna16. La vicenda del protagonista viene poi sviluppata ulteriormente nelle strofe seguenti, ma anche fermandoci qui avremmo la possibilità di identificare alcuni temi fondamentali: il lavoro, la disoccupazione, la disperazione per non riuscire a uscire da una situazione negativa, la violenza nata in un contesto che dava al protagonista poche possibilità di uscire dai guai in cui si era venuto a trovare. Quasi alla fine della canzone infatti Springsteen dà all’ormai condannato Ralph la possibilità di fare una dichiarazione davanti alla corte che sembra riassume il dramma della sua condizione:
Now judge I got debts no honest man could pay
The bank was holdin’ my mortgage and they was takin’ my house away
Now I ain’t sayin’ that makes me an innocent man
But it was more ‘n all this that put that gun in my hand
- 17 Il riferimento all’opera di Steinbeck è particolarmente chiaro quando si affronta il disco del 1995 (...)
9Il libro di Portelli fornisce degli ottimi spunti sia a chi si sta avvicinando a Springsteen sia a chi magari lo ascolta da un po’ ma vuole cercare di capirlo meglio sia a chi non lo conosce. Portelli riesce particolarmente bene a mettere in luce le radici della produzione di Springsteen evidenziando i nessi con altri musicisti e con autori letterari (come John Steinbeck17), oltre che con l’esperienza di vita del cantautore del New Jersey. Più di altri testi il libro di Portelli sembra un invito alla lettura lenta e anche alla rilettura, magari intervallata da attenti ascolti delle canzoni che vengono proposte e analizzate. In ambiente scientifico una delle basi di una ricerca storica è l’indicazione precisa delle fonti utilizzate, tuttavia non è usuale che il lettore decida di andare a verificare di persona. In questo caso però accedere alle fonti su cui si basa la ricerca di Portelli (siano i testi delle canzoni o alcune delle interviste rilasciate da Springsteen nel corso degli anni) è consigliabile, non solo perché particolarmente semplice, ma perché dà modo di confrontarsi in prima persona con un metodo rigoroso che mette la parola e la musica al centro della ricerca. D’altra parte tutti i riferimenti che Portelli fa alla musica di Springsteen sembrano proprio essere mirati a proporre al lettore un nuovo ascolto, questa volta un po’ più consapevole, che, pur richiedendo uno sforzo supplementare, non fa che giovare alla comprensione globale dell’intero percorso intellettuale e artistico di Springsteen o di altri artisti come Guthrie e Seeger.
Note
1 PORTELLI, Alessandro, Badlands. Springsteen e l’America: il lavoro e i sogni, Roma, Donzelli, 2015, pp. 162-163.
2 PORTELLI, Alessandro, Storie orali. Racconto, immaginazione, dialogo, Roma, Donzelli, 2007.
3 PORTELLI, Alessandro, L’ordine è già stato eseguito. Roma, le Fosse Ardeatine, la memoria, Roma, Donzelli, 2005.
4 PORTELLI, Alessandro, Acciai speciali. Terni, la ThyssenKrupp, la globalizzazione, Roma, Donzelli, 2008.
5 Per una modalità espositiva alternativa si può utilmente consultare D’AMORE, Antonella, Mia città di rovine. L’America di Bruce Springsteen, Roma, Manifestolibri, 2002.
6 PORTELLI, Alessandro, Badlands, cit., p. 69.
7 Ibidem, p. 71. Sull’importanza della guerra del Vietnam nella storia degli Stati Uniti si rimanda a ZINN, Howard, A People’s History of the United States, New York, Harper Perennial, 2003, pp. 469-501. Su questo punto si possono trovare degli spunti interessanti anche in AYERS, Bill, Fugitive Days, Weather Underground: la contestazione armata negli Stati Uniti dopo il ‘68, Roma, DeriveApprodi, 2016.
8 PORTELLI, Alessandro, Badlands, cit., pp. 77-79.
9 Su Guthrie si rimanda a: CRAY, Ed, Ramblin’ Man. The Life and Times of Woody Guthrie, New York-London, Norton, 2004; KLEIN, Joe, Woody Guthrie. A life, New York, Delta, 1999 [ed. or. 1980]. Lo stesso Portelli ha pubblicato in passato un libro su Guthrie: PORTELLI, Alessandro, La rivoluzione musicale di Woody Guthrie, Bari, De Donato, 1973.
10 Su Seeger cfr. DUNAWAY, David King, How Can I Keep from Singing? The Ballad of Pete Seeger, New York, Villard, 2008.
11 PORTELLI, Badlands, cit., pp.96-99.
12 Ibidem, pp. 28-29.
13 Ibidem, pp. 32-37.
14 Ibidem, p.17.
15 «Well they closed down the auto plant in Mahwah late that month/Ralph went out lookin’ for a job but he couldn’t find none / He came home too drunk from mixin’ Tanqueray and wine / He got a gun shot a night clerk now they call’m Johnny 99».
16 Cfr. D’AMORE, Antonella, op. cit., pp. 127-130 – in cui l’autrice fa notare come la condanna a novantanove anni di carcere colleghi la storia narrata da Springsteen con altre canzoni della tradizione orale statunitense – e PORTELLI, Badlands, cit., p. 99.
17 Il riferimento all’opera di Steinbeck è particolarmente chiaro quando si affronta il disco del 1995 The Ghost of Tom Joad. Cfr. PORTELLI, Alessandro, Badlands, cit., pp. 113-124. Anche qui Portelli insiste sul dialogo a distanza fra Guthrie e Springsteen.
Torna suPer citare questo articolo
Notizia bibliografica digitale
Alessandro Stoppoloni, «Alessandro Portelli, Badlands. Springsteen e l’America: il lavoro e i sogni», Diacronie [Online], N° 29, 1 | 2017, documento 18, online dal 29 mars 2017, consultato il 10 décembre 2024. URL: http://0-journals-openedition-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/diacronie/5118; DOI: https://0-doi-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/10.4000/diacronie.5118
Torna suDiritti d'autore
Solamente il testo è utilizzabile con licenza CC BY-NC-ND 4.0. Salvo diversa indicazione, per tutti agli altri elementi (illustrazioni, allegati importati) la copia non è autorizzata ("Tutti i diritti riservati").
Torna su