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II. Recensioni
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Selva Varengo, Pagine anarchiche. Pëtr Kropotkin e il mensile “Freedom” (1886-1914)

Giorgio Sacchetti
Notizia bibliografica:

Selva Varengo, Pagine anarchiche. Pëtr Kropotkin e il mensile “Freedom” (1886-1914), Milano, Biblion, 2015, 212 pp.

Testo integrale

Selva VARENGO, Pagine anarchiche. Pëtr Kropotkin e il mensile “Freedom” (1886-1914), Milano, Biblion, 2015, 212 pp.Visualizza l'immagine
Credits: Selva VARENGO, Pagine anarchiche. Pëtr Kropotkin e il mensile “Freedom” (1886-1914), Milano, Biblion, 2015, 212 pp.
  • 1 La precedente monografia pubblicata è VARENGO, Selva, La rivoluzione ecologica. Il pensiero liberta (...)

1Selva Varengo, giovane studiosa dell’anarchismo e dell’ecologismo giunta ormai al suo secondo volume pubblicato, conferma in questo nuovo studio di ampio respiro – rielaborazione di una tesi di dottorato – il suo originale focus di ricerca intorno alle fonti e ai teorici del pensiero libertario in età moderna e contemporanea1. «Freedom», mensile anarchico londinese dalla longevità straordinaria, fondato da Pëtr Kropotkin e da Charlotte Wilson, viene qui compulsato utilizzando la prospettiva transnazionale e a partire dal suo esordio, nel 1886, fino ai prodromi della prima guerra mondiale. La dimensione cosmopolita del gruppo redazionale e dei collaboratori, il lungo periodo considerato con le sue peculiarità di “transizione” e “incubazione”, ci consentono dunque di avere una visuale inconsueta ed un sguardo ampio e critico sul mondo di allora ed in particolare sulla “vecchia” Europa.

  • 2 Cfr. DI PAOLA, Pietro, «Club anarchici di Londra: sociabilità, politica, cultura», in Società e Sto (...)

2La struttura del libro, inoltre, congegnata per grandi tematiche a cui si aggiunge un’antologia di testi esemplari accuratamente scelti, facilita e rende agile la consultazione. Dopo un primo capitolo dedicato alla descrizione propedeutica dell’ambiente nel quale si incardina l’esperienza del giornale, dell’anarchismo inglese e del crogiuolo culturale londinese2, si sviluppano negli altri due capitoli una pars destruens e una pars construens, ossia l’analisi della critica all’esistente portata avanti dai redattori e le proposte concrete da loro avanzate per la nuova società. La table de matières, che si presenta estremamente ricca e sostanziosa, comprende: il concetto di rivoluzione ed il problema connesso della violenza; il sindacalismo e l’antimilitarismo quali nuove frontiere della lotta anarchica; la questione criminale e la società; le correnti del movimento (dall’individualismo stirneriano al comunismo anarchico) e il dibattito sulla forma organizzativa; il principio di proprietà; la libertà delle donne; i temi dell’educazione e della pedagogia; la morale degli anarchici.

  • 3 Cfr. Antologia di testi in VARENGO, Selva, Pagine anarchiche. Pëtr Kropotkin e il mensile “Freedom” (...)

3Dalla notevole e stimolante antologia posta in appendice al volume basti citare qualcuno degli articoli più curiosi e significativi che sono stati tradotti in italiano: come Libertà di Charlotte M. Wilson, editoriale programmatico apparso nel primo numero di «Freedom» dell’ottobre 1886; o come il redazionale Socialismo e sesso (n. 7, aprile 1887); oppure Vendetta organizzata, chiamata “Giustizia” di Kropotkin (n. 161, ottobre 1901); o Anarchismo e sindacalismo di Malatesta (n. 223, novembre 1907)…3

4Centrale nell’ambito della ricerca, e anche come filo narrativo generale, è la figura di Kropotkin (1842-1921) grande rivoluzionario russo, esiliato a Londra e redattore del giornale per quasi un trentennio. Le sue opere fondamentali vedono la luce proprio a partire dagli articoli pubblicati su «Freedom»: da La conquista del pane (1892) a Campi, fabbriche, officine (1898); da Il mutuo appoggio (1902) a La grande rivoluzione (1909); fino a La scienza moderna e l’anarchia (1912) ed a L’Etica, incompiuta. Il quadro dei collaboratori della redazione si completa con nomi di grande calibro del socialismo e dell’anarchismo internazionale fra i due secoli e non solo. Ne citiamo alcuni:la comunarda Louise Michel (1830-1905); il precursore del movimento di liberazione omosessuale Edward Carpenter (1844-1929); l’olandese Ferdinand Domela Nieuwenhuis (1846-1919), teorico dell’antimilitarismo; gli italiani Errico Malatesta (1853-1932) e Francesco Saverio Merlino (1856-1930) e i tedeschi Rudolf Rocker (1873-1958) e Gustav Landauer (1870-1919), tutti esponenti conosciutissimi nei ranghi del movimento operaio e socialista; il drammaturgo scrittore irlandese George Bernard Shaw (1856-1950); la femminista lituano-statunitense Emma Goldman (1869-1940), il geografo francese Elisée Reclus (1830-1905)…

  • 4 Ibidem, pp. 7-8.

Scorrendo l’elenco dei redattori si può notare come alla stesura di “Freedom” collaborino sia i più noti teorici anarchici del periodo, sia importanti esponenti socialisti provenienti da diversi paesi; il mensile londinese si offre dunque come una voce per molti rifugiati ed esiliati politici che in quegli anni si erano trasferiti in Inghilterra, divenendo un punto di riferimento imprescindibile a livello internazionale già a partire dai primi numeri e per diversi decenni successivi4.

5La questione dell’antimilitarismo, costitutiva in un certo senso del pensiero anarchico moderno, viene affrontata nei primi sviluppi organizzativi internazionali otto-novecenteschi e in rapporto poi alle posizioni assunte da vari esponenti del movimento allo scoppio della guerra europea. Sulle pagine di «Freedom» si individuano fin dagli esordi le cause principali dei conflitti – nient’altro che strumenti del militarismo e del nazionalismo – nelle ingiustizie sociali e nelle stridenti diseguaglianze. E la risoluzione radicale della questione sociale deve essere, conseguentemente, obiettivo preminente dei movimenti rivoluzionari impegnati nell’azione diretta non escludendo, se necessario, l’arma dello sciopero generale insurrezionale. In tal senso si misura il definitivo distacco della prassi anarchica rispetto alle tendenze tolstojane tutte improntate all’etica individuale della disobbedienza. Già negli anni Novanta si possono leggere analisi anticipatrici e puntuali sulle guerre coloniali in atto, di critica serrata alle pretese volontà “civilizzatrici” europee. Nel mirino c’è anche la politica coloniale britannica ritenuta responsabile, al pari di quella delle altre potenze, di immani barbarie, dello sterminio e della riduzione in schiavitù di intere popolazioni. Diserzione e insubordinazione sono le prassi oppositive individuali al militarismo che vengono incoraggiate ma che tuttavia, sull’onda delle intuizioni malatestiane, sono ritenute di per sé insufficienti laddove non siano accompagnate da forme di mobilitazione collettive e concrete.

  • 5 Ibidem, p. 69. L’articolo è: R. R. [ROCKER, Rudolf], «Blood and Iron», in Freedom, 28, 305, 9/1914.

6Dopo l’agosto 1914 iniziano pian piano a prodursi le prime lacerazioni all’interno di quel fronte antimilitarista che pure sembrava così granitico. Tra gli anarchici europei, a dire il vero, la defezione interventista riguarda una minoranza. Tuttavia essa annovera indubbiamente personalità autorevoli e conosciutissime, fra cui spicca il nome del fondatore di «Freedom», Kropotkin. L’autrice ci racconta, proprio attraverso un’attenta disamina delle pagine del giornale, come maturi, si espliciti e venga poi dibattuta e contrastata questa nuova posizione bellicista. All’inizio si mantiene ancora un punto di vista ufficiale redazionale di tipo classico con la consueta analisi del militarismo quale prodotto inevitabile del capitalismo. Tuttavia già in un primo articolo, attribuibile a Rocker, pur negando qualsiasi volontà di partecipazione diretta all’evento bellico già in atto, si evidenzia come un’eventuale possibile vittoria della Germania «significherebbe un grave colpo per ogni movimento libertario in Europa e un ostacolo per lo sviluppo intellettuale di tutti i popoli, compreso quello tedesco»5.

7La polemica diventa più rovente quando lo storico fondatore di «Freedom», uscendo da qualsiasi precedente ambiguità interpretativa, rende pubblica,a seguito di una sollecitazione da parte del professore svedese Gustaf Steffen, una lettera nella quale espone finalmente in maniera nitida la sua opinione vera sul conflitto.

  • 6 VARENGO, Selva, Pagine anarchiche, cit., p. 69. Cfr. ibidem, pp. 185-192, per il testo integrale de (...)

Nella sua lettera Kropotkin sostiene il dovere, da parte di tutti coloro che hanno a cuore il progresso umano e gli ideali dell’Internazionale, di fare qualsiasi cosa possibile per fermare l’invasione tedesca dell’Europa occidentale. Secondo l’anarchico russo è necessario, infatti, respingere l’invasione della Germania poiché essa, con la sua politica imperialista, costituisce dal 1871 una costante minaccia al progresso europeo e ha costretto tutti gli altri Paesi a seguirla nella corsa agli armamenti6.

  • 7 Cfr. MALATESTA, Errico, «Anarchists Have Forgotten their Principles», in «A Symposium on the War», (...)

8Per Kropotkin il dovere di ogni “antimilitarista” anarchico che si trovi a fronteggiare una guerra non è più quello di cercare di fermarla a tutti i costi, magari partecipando ad uno sciopero generale internazionale, ma è quello piuttosto di dare supporto attivo al proprio paese che viene invaso. Come si può ben capire queste nuove argomentazioni, per quanto provengano da un leader stimato e molto conosciuto in ambito internazionale, suscitano vivaci recriminazioni. Errico Malatesta replica, dalle stesse pagine di «Freedom», con un lucido articolo di confutazione che rimarrà negli annali della propaganda antimilitarista: Gli anarchici hanno dimenticato i loro principi7.

  • 8 VARENGO, Selva, Pagine anarchiche, cit., p. 70.

Malatesta innanzitutto sottolinea di non essere un “pacifista”, ma di lottare per il trionfo della pace e della fraternità fra tutti gli esseri umani, ammettendo l’esistenza anche di guerre necessarie, ovvero quelle mosse dagli oppressi per liberarsi dai loro oppressori come le rivoluzioni. […] Il dovere degli anarchici, secondo il pensiero malatestiano, è sempre quello di agire per il progresso del socialismo e, qualora ciò non sia materialmente possibile, essi devono almeno astenersi dall’aiutare i loro nemici, cioè devono astenersi dal prendere parte a una guerra tutta interna al sistema capitalista8.

9Luigi Fabbri, Sébastien Faure, Emma Goldman, Gustav Landauer, Eric Mühsam, Domela Nieuwenhuis, Rudolf Rocker, Alexander Schapiroe tutti i maggiori esponenti dell’anarchismo internazionale sono dalla parte di Malatesta. È in questo frangente che Kropotkin si trova di fatto estromesso dalla redazione del giornale che ha fondato e che continua ad uscire come mensile portavoce del gruppo avverso alla guerra. La separazione, pur dolorosa, diventa così inevitabile.

  • 9 Cfr. Freedom, 29, 311, 3/1915.
  • 10 Cfr. MAITRON, Jean, Le mouvement anarchiste en France, vol. II, De 1914 à nos jours, Paris, Gallima (...)

10Usciranno poi i due “manifesti” dei rispettivi schieramenti. Nel marzo 1915, ben prima della conferenza di Zimmerwald, «Freedom» pubblica l’International Anarchist Manifesto on the War, dove si individua nell’esistenza stessa della struttura statale la causa principale della guerra9. La dichiarazione è sottoscritta da tutti quelli che da subito si sono riconosciuti nelle posizioni malatestiane. Esattamente un anno dopo si ufficializza invece la spaccatura internazionale del movimento anarchico. Sul foglio sindacalista francese «La Bataille» del 16 marzo 1916appare il noto Manifeste des Seizes (datato 28 febbraio). Si tratta di un documento favorevole alla guerra, promosso da Kropotkin e firmato tra gli altri dall’italiano Amilcare Cipriani, da Jean Grave, Charles Malato, ecc.10 L’autrice, mentre analizza la frattura ideologica intervenuta tra Malatesta e Kropotkin, descrive la situazione di isolamento progressivo personale nella quale l’anarchico russo viene a trovarsi nei confronti del movimento libertario internazionale.

11Il libro, mentre coglie in pieno il senso e la sostanza di un dibattito certo drammatico e lacerante, ci prefigura e politicamente soppesa le defezioni interventiste in campo anarchico. Defezioni che, sebbene autorevoli, rimasero circoscritte e minoritarie; esse comunque non inficiarono,in alcun modo, né la continuità di un prestigioso e longevo giornale come «Freedom», né tantomeno l’identità antimilitarista e antibellicista ormai definitivamente connaturata alla prassi delle correnti storiche dell’anarchismo.

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Note

1 La precedente monografia pubblicata è VARENGO, Selva, La rivoluzione ecologica. Il pensiero libertario di Murray Bookchin, Milano, Zero in condotta, 2007.

2 Cfr. DI PAOLA, Pietro, «Club anarchici di Londra: sociabilità, politica, cultura», in Società e Storia, n. 108/2005, pp. 354-375; ID., Italian Anarchists in London (1870-1914), tesi di dottorato, University of London, Goldsmiths College, Department of Politics, 2004.

3 Cfr. Antologia di testi in VARENGO, Selva, Pagine anarchiche. Pëtr Kropotkin e il mensile “Freedom” (1886-1914), Milano, Biblion, 2015, pp. 129-197.

4 Ibidem, pp. 7-8.

5 Ibidem, p. 69. L’articolo è: R. R. [ROCKER, Rudolf], «Blood and Iron», in Freedom, 28, 305, 9/1914.

6 VARENGO, Selva, Pagine anarchiche, cit., p. 69. Cfr. ibidem, pp. 185-192, per il testo integrale della lettera tradotto in italiano; KROPOTKIN, Pëtr, «A letter on the present war», in Freedom, 28, 306, 10/1914.

7 Cfr. MALATESTA, Errico, «Anarchists Have Forgotten their Principles», in «A Symposium on the War», in Freedom, 28, 307, 11/1914; BERTI, Giampietro, Errico Malatesta e il movimento anarchico italiano e internazionale (1872-1932), Milano, Franco Angeli, pp. 551 et seq.

8 VARENGO, Selva, Pagine anarchiche, cit., p. 70.

9 Cfr. Freedom, 29, 311, 3/1915.

10 Cfr. MAITRON, Jean, Le mouvement anarchiste en France, vol. II, De 1914 à nos jours, Paris, Gallimard, 1975, pp. 9-16; VARENGO, Selva, Pagine anarchiche, cit., pp. 71-72.

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Giorgio Sacchetti, «Selva Varengo, Pagine anarchiche. Pëtr Kropotkin e il mensile “Freedom” (1886-1914)»Diacronie [Online], N° 26, 2 | 2016, documento 11, online dal 29 juin 2016, consultato il 13 décembre 2024. URL: http://0-journals-openedition-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/diacronie/4029; DOI: https://0-doi-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/10.4000/diacronie.4029

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Autore

Giorgio Sacchetti

Giorgio Sacchetti è professore associato di Storia contemporanea (abilitazione scientifica nazionale 2012 - 11/A3) e docente a contratto di Storia delle ideologie del Novecento in Europa presso il dipartimento di Scienze politiche, giuridiche e studi internazionali dell’Università di Padova.
URL: < http://www.studistorici.com/progett/autori/#Sacchetti >

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