La resistibile ascesa verso l’unificazione
Abstract
Il Psiup è un partito ancora da studiare. Ancor di più lo è il suo erede, il Pdup, nato dalla scelta di alcuni dirigenti, come Foa, Miniati, Ferraris, di rifiutare la confluenza nel Pci o nel Psi quando il Psiup, all’indomani della sconfitta elettorale del 1972, si sciolse. In questo contributo analizzeremo le vicende che porteranno alla nascita del Pdup, il suo incontro con il gruppo del Manifesto, anch’esso deluso dalla prova elettorale, e i primi passi verso la loro unificazione.
Termini di indicizzazione
Keywords:
Italian Socialist Party of Proletarian Unity (PSIUP), Proletarian Unity Party (PDUP), Manifesto’s group, ’70s, extraparliamentary leftParole chiave:
Partito socialista italiano di unità proletaria (PSIUP), Partito di unità proletaria (PDUP), il manifesto, anni ’70, sinistra extraparlamentareTesto integrale
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- 1 Su tutti basti la biografia di Foa in FOA, Vittorio, Il cavallo e la torre, Torino, Einaudi, 1991.
- 2 GALLI, Giorgio, Piombo rosso, Milano, Baldini, 2004, p. 30.
1Nella storia dei partiti italiani molti sono i soggetti politici che necessitano di maggiore indagine e comprensione. Pochi, però, sono, a tutt’oggi, sostanzialmente ignorati o dimenticati. Il caso forse più eclatante è quello che riguarda il Partito socialista di unità proletaria: il Psiup. Addirittura nelle memorie di molti dei suoi dirigenti o militanti infatti, la permanenza nel Psiup è limitata a poche righe e a qualche breve accenno1, se non a vere e proprie omissioni. È un problema generalizzato che coinvolge tutti, da coloro i quali confluiscono poi nel Pci, a coloro i quali continuano le proprie esperienze in altre organizzazioni extraparlamentari o nel Psi. Tutto questo tenderebbe a confermare quanti ritengono l’esperienza del Psiup una semplice anomalia del socialismo, il «Partito Scomparso In Un Pomeriggio»2, come viene ironicamente ricordato dopo il rapido processo di scioglimento.
- 3 LIVORSI, Franco, «Tra carrismo e contestazione: per una storia del Psiup», in Il Ponte, XLV, 6/1989 (...)
- 4 In tal senso è bene far notare che sono ormai disponibili in molti istituti di ricerca diversi fond (...)
2Non è compito di questo contributo ricostruire la storia organizzativa del Psiup perché ben altro sarebbe lo spazio necessario per un simile tentativo. Un tentativo sicuramente impegnativo perché il Psiup non era «un’organizzazione primariamente centralizzata, ma un movimento magmatico in cui migliaia di persone elaboravano in quasi totale indipendenza»3, ma non per questo impossibile4. Date queste premesse noi cercheremo di concentrarci non tanto sul Psiup in quanto tale ma su una parte di esso e più in particolare sulla sua ala sinistra che, dopo le elezioni del 1972 e lo scioglimento del partito, decise di proseguire la propria esperienza politica dando vita prima al Nuovo Psiup e successivamente al Partito di unità proletaria (Pdup). Perché quest’attenzione? Semplicemente perché è proprio a partire dal 1972, dalla débâcle elettorale e dal forte spostamento a destra dell’asse italiano, che il mondo della sinistra extraparlamentare conosce una crisi profonda mettendo in discussione molte delle sue prerogative iniziali. La nascita del Pdup, che si interseca con la crisi attraversata dal «manifesto», non soltanto mette in comunicazione due anime diverse, da una parte il retaggio dell’antica tradizione socialista e dall’altra l’esperienza comunista, ma getta anche le basi per un progetto che si pone il problema di creare un soggetto politico solido a sinistra del Pci. L’incontro tra il gruppo del «manifesto» e il Pdup, segnato da alterne vicende, è sicuramente il tentativo più maturo di mettere permanentemente in comunicazione settori del movimento studentesco con quadri sindacali e attivisti di un partito la cui origine non nasceva dall’esplosione del 1968. Esplorare, dunque, le tappe iniziali della nascita del Pdup può essere il punto di partenza per una trattazione più adeguata atta ad investigare i rapporti tra settori della sinistra extraparlamentare e soggetti politici che, una volta fuori dal Parlamento, decidono di provare a costruire un soggetto alternativo al Pci.
- 5 DALMASSO, Sergio, «Trent’anni fa: il Psiup», in Il presente e la storia, 44, 1993, p. 235. Livorsi, (...)
- 6 Cfr. Psiup. I congresso nazionale, Roma, Eur-Palazzo dei congressi 16-17-18-19 dicembre 1965, Milan (...)
3Per cominciare, però, la nostra indagine diventa imprescindibile almeno accennare ad alcuni dei momenti più importanti della storia del Psiup per poter inquadrare meglio i passi successivi al suo scioglimento. Anche se schematicamente, possiamo provare a periodizzare la storia del Psiup in quattro fasi: «la stagione della sinistra socialista nel Psi (1955-1964), il suo passaggio da corrente a partito e la fondazione ed organizzazione del Psiup (1964-1966), gli anni 1966-1968 come apice del partito sia elettoralmente sia socialmente, gli anni successivi al Sessantotto e la progressiva crisi che porterà allo scioglimento»5. In realtà la prima fase è un momento particolarmente magmatico in cui è difficile riconoscere una precisa omogeneità politica tra le varie anime che fonderanno il Psiup. Confluiscono infatti in esso influenze di personalità diverse tra cui, solo per citare i nomi più importanti, quelle di Rodolfo Morandi, di Lelio Basso e di Vittorio Foa. Pur ritenendo, quindi, importante la nascita e la maturazione di una sinistra interna al Psi, la vera nascita del Psiup è riconducibile al momento della costituzione del primo governo di centrosinistra in cui entrano organicamente i socialisti. La scelta di 23 parlamentari di non votare a favore del nuovo governo Moro-Nenni, rompendo la disciplina di partito, provoca una rabbiosa reazione della maggioranza autonomista. I ribelli vengono immediatamente sospesi e i profondi contrasti appaiono ormai insanabili. Dopo una prima riunione il 15 dicembre 1963 al teatro Brancaccio a Roma, si convoca un’assemblea nazionale il 10 gennaio 1964 che proclama la nascita del nuovo partito. Vi aderiscono personaggi importanti seppur provenienti da esperienze non sempre unitarie: Lelio Basso, Vittorio Foa, Vincenzo Gatto, Silvano Miniati, Tullio Vecchietti, Dario Valori, Pino Ferraris, Luciano Della Mea, Emilio Lussu, Lucio Libertini, Alberto Asor Rosa, Elio Giovannini, Gastone Sclavi, Antonio Lettieri e tanti altri. Il partito si struttura in modo classico e conosce immediatamente un sensibile slancio iniziale. Esso può contare su 24 deputati e 10 senatori, circa 1.500 tra consiglieri comunali e provinciali, un nutrito gruppo di sindacalisti presenti nelle diverse federazioni che formeranno il nucleo principale della sinistra sindacale ed infine un radicamento territoriale garantito da un centinaio di Federazioni con all’attivo più di 2.900 sezioni6.
- 7 DALMASSO, Sergio, «Caro Giovana, non era tutto così negativo», in Il presente e la storia, 47, giug (...)
- 8 È il caso della federazione torinese che sperimentò l’elezione dei delegati ben prima che essi si d (...)
- 9 Cfr. LORETO, Fabrizio, L’“anima bella del sindacato”. Storia della sinistra sindacale (1960-1980), (...)
- 10 Proprio Bobbio e Viale avevano invitato il movimento studentesco a votare Psiup. Cfr. BOBBIO, Luigi (...)
- 11 Un momento difficile. La posizione del Psiup, in «Mondo nuovo», 25 agosto 1968.
- 12 Cfr. La risoluzione politica approvata dal CC. La votazione, in «Mondo nuovo», 22 settembre 1968.
4Il dato di maggiore importanza, però, è un altro: tra il 1966 e il 1967 il Psiup riesce a caratterizzarsi, almeno in alcune realtà locali, come una «formazione agile capace di raccogliere, più del Pci, parte consistente del disagio giovanile»7 tra cui personaggi che diventeranno di spicco durante il ’68: Gian Mario Cazzaniga, estensore delle tesi della Sapienza, Luigi Bobbio e Guido Viale, leaders degli universitari di Torino, Mauro Rostagno animatore delle rivolte studentesche trentine, Luciano Della Mea, attivo in Toscana con il Potere operaio pisano, gruppo da cui partirà l’esperienza di Lotta continua, e ancora Pino Ferraris, giovane dirigente della federazione di Torino capace di anticipare alcuni dei temi della contestazione.8 A questi si aggiungono buona parte dei quadri e dei dirigenti che, negli anni ’70, daranno vita alla sinistra sindacale9. Non per niente alle elezioni del 1968 il piccolo partito socialista consegue un vero e proprio exploit riuscendo a conquistare ben il 4,45% dei voti10 intercettando il voto giovanile in maniera maggiore rispetto allo stesso Pci. Ma è un successo che dura molto poco perché ad agosto l’invasione sovietica a Praga provoca una brusca battuta d’arresto per la vitalità del partito. Nonostante il Psiup avesse commentato con una certa benevolenza il tentativo di Dubcek di riformare il sistema cecoslovacco, la presa di posizione nei confronti dell’intervento russo appare immediatamente meno netta rispetto alla reazione del Pci: «la Direzione del Psiup […] ritiene che […] l’intervento militare in Cecoslovacchia non risolva ma renda più difficile la soluzione positiva dei problemi di fondo che sono all’origine dell’attuale crisi interna cecoslovacca e nei rapporti fra paesi socialisti»11. Si preferisce non tanto denunciare il gesto ma domandarsi quali siano stati i problemi che hanno fatto precipitare gli eventi. Il comunicato è approvato all’unanimità ma genera malumori dentro il partito. Al Comitato centrale che deve fare il punto sugli avvenimenti di Praga emerge una sinistra minoritaria ma consistente. Al termine dell’assemblea la risoluzione finale è approvata all’unanimità ma, durante votazioni, si registrano diverse dichiarazioni che sottolineano la poca chiarezza del partito di fronte all’intervento armato ritenuto dalla sinistra, in maniera incontrovertibile, negativo12.
5Al Congresso di Napoli del dicembre 1968, nonostante alcuni tentativi tendenti a ricucire gli strappi al proprio interno rettificando la propria posizione nei confronti della Cecoslovacchia, la dirigenza del partito resta salda sulle proprie idee senza che la sua ala sinistra sia in grado di proporre un’opzione politica alternativa. Il Congresso di Bologna del 1971 non riesce a segnare alcun cambiamento significativo se non l’impressione che il Psiup sia ormai destinato ad un rapido declino mentre i suoi principali dirigenti si preparano ad una confluenza nel Pci. La sinistra del partito, di cui una parte si era resa promotore della rivista «Contropotere», malgrado i tentativi di leaders come Miniati, Protti, Ferraris, Indovina, Dante Rossi e altri, la sinistra del partito, è sempre più emarginata e divisa al suo interno senza riuscire ad influire sulle scelte strategiche del Psiup.
- 13 Al Senato infatti, grazie ad un accordo elettorale con il Pci, si presenta una lista comune, così c (...)
- 14 CACIAGLI, Mario, SPREAFICO, Alberto, (a cura di), Un sistema politico alla prova. Studi sulle elezi (...)
6È questa, sommariamente, la condizione in cui si trova il Psiup alla vigilia delle elezioni del 1972. In quella occasione Il Psiup scende dal 4,4% del 1968 a l’1,9% perdendo ben 766.106 voti. Che il partito non sarebbe stato capace di ripetere il successo del 1968 è lampante a tutti ma che scomparisse dalla Camera13 è un risultato inaspettato. In realtà facendo rapidi calcoli il Psiup, con i suoi 600.000 voti avrebbe potuto accedere alla ripartizione dei seggi se avesse conseguito in almeno una circoscrizione il quoziente. Sostanzialmente due sono state le circoscrizioni in cui gli sarebbero bastati pochi voti per ottenere il risultato sperato: il collegio di Milano-Pavia e quello di Catania-Messina-Siracusa-Ragusa-Enna. Nella prima manca il risultato per 8.000 voti, nella seconda per meno di 2.000. Contro il Psiup gioca, se non a livello nazionale sicuramente a livello locale, la presenza alle elezioni di altre tre liste alla sinistra del Pci: «il manifesto», Servire il popolo e il Movimento politico dei lavoratori di Livio Labor. Nessuno di essi conquista seggi alla Camera ma, inevitabilmente, contribuisce a disperdere il voto anche se è bene notare che un aiuto al Psiup poteva giungere dal Pci, tradizionalmente dotato di un elettorato disciplinato, il quale, evidentemente, non ha mostrato interesse a venire incontro al piccolo partito socialista facendo blocco sulle proprie liste14.
- 15 La relazione di Dario Valori al Comitato Centrale, «Mondo Nuovo», 28 maggio 1972.
7La Direzione del partito viene convocata 36 ore dopo i risultati e subito si profila la posizione della maggior parte del gruppo dirigente: la confluenza del Pci. A questa linea si contrappongono Gatto e Avolio, favorevoli a rientrare nel Psi, e Miniati, convinto sostenitore della sopravvivenza del partito. Al Comitato centrale è il Segretario Valori, frattanto succeduto a Vecchietti diventato Presidente, a confermare che «la contestazione della prospettiva socialdemocratica e riformista non può più essere condotta secondo le caratteristiche del passato: di qui la constatazione che con altri mezzi e in altre forme può essere continuata la nostra battaglia contro il riformismo»15. Di fronte a ciò si convoca un Congresso straordinario per decidere le sorti del partito. La minoranza, decisa a continuare l’esperienza del Psiup, convoca un Convegno nazionale a Firenze per l’1 giugno. Si tratta di contarsi e la partecipazione è ampia. Si nota immediatamente che i militanti disposti a continuare sono molti di più rispetto al numero di dirigenti che hanno appoggiato la mozione. Così anche le ultime resistenze si sciolgono e a Firenze insieme a Miniati si schierano Foa, Lettieri, Sclavi, Giovannini, Ferraris e altri. Il compito è quello di costruire
- 16 Convegno nazionale dei militanti del Psiup tenuto il 1 giugno 1972 a Firenze: Relazione di Silvano (...)
un partito rinnovato nei metodi, nell’azione e nelle prospettive, in grado di ricollegarsi positivamente a quanto di valido è riuscito a produrre, capace di buttare a mare le scorie, di riorganizzarsi in maniera più agile, senza pretese di presenza ovunque, capace di darsi una capacità di lavoro e di intervento facendola derivare da una reale rapporto democratico al proprio interno e con la classe.16
- 17 Le tesi per il quarto Congresso del Psiup. Il documento della maggioranza. Confluenza nel Pci per l (...)
- 18 Cfr. Le tesi per il quarto Congresso del Psiup. Il secondo documento di minoranza. Per continuare n (...)
- 19 Il rilancio del Psiup per il rinnovamento e l’unità a sinistra in Per il nuovo Psiup, documenti pol (...)
- 20 MINIATI, Silvano, Psiup 1964-1972. Vita e morte di un partito, cit., p. 123.
8L’ultimo Comitato centrale del Psiup si riunisce il 13-14 giugno con la presentazione delle tre mozioni. Quella della maggioranza orientata verso la confluenza nel Pci giustifica la sua scelta per tre ordini di motivi: «1) la nuova situazione politica e la nuova fase della lotta di classe che si è aperta nel mondo e in Italia negli ultimi anni, 2) la coerenza con l’ispirazione fondamentale e la funzione unitaria del Psiup e, sin da prima, della sinistra socialista, 3) il ruolo del Pci quale emerge dalle sue scelte e dalle condizioni oggettive della lotta di classe»17; quella della minoranza guidata da Gatto favorevole a rientrare nel Psi18 ed infine quella di Biondi, Brunetti, Ferraris, Foa, Giovannini, Lettieri, Miniati, Rossi, Sclavi ed altri intenzionati a proseguire l’avventura del Psiup seppur da basi differenti cercando di coinvolgere «altre forze che, pur provenendo da esperienze diverse, si trovano oggi di fronte a problemi analoghi a quelli del Psiup e con le quali è necessario avviare un serio dibattito politico»19. Il Congresso si svolge il 13 luglio all’Eur ma è un appuntamento di pura routine perché «non c’era più niente da decidere: ogni delegato era lì soltanto per riconfermare una scelta già fatta, i dirigenti dei tre tronconi nei quali il Psiup si era diviso erano interessati solo ad utilizzare una tribuna per amplificare le scelte già compiute»20.
- 21 Fondazione Vera Nocentini (d’ora in poi FVN), Torino, Fondo De Giacomi, Faldone 9G, Relazione di Vi (...)
- 22 Assemblea costituente per la continuità e il rinnovamento del Psiup, Roma, 16 luglio 1972 in Per il (...)
- 23 L’intervento conclusivo di V. Foa all’Assemblea costituente del nuovo Psiup in Ivi, p. 66.
9Gli interventi a favore di una prosecuzione dell’azione politica del Psiup sono diversi ma il più autorevole è quello di Foa. Il dirigente sindacale, al termine di una lunga disamina della situazione italiana e internazionale del 1972, precisa come «le ragioni politiche che diedero vita al Psiup nel 1964 non sono venute meno, ma sono ancora valide anche se bisognose di un riesame critico»21. Miniati conclude gli interventi dal palco e, prima delle conclusioni e delle decisioni del giorno dopo, che appaiono ormai scontate, dà appuntamento ai simpatizzanti della sua mozione al Supercinema per l’Assemblea costituente «per la continuità e il rinnovamento del Psiup»22. Là Foa espone i propositi per il futuro assicurando che la nuova forza politica non ha intenzioni di porsi «in termini antagonistici verso le altre forze di sinistra, siano storiche oppure extraparlamentari, quali che siano i nostri dissensi»23. Il nuovo soggetto politico, dunque, si pone in un’ottica diversa rispetto al vecchio Psiup cercando di far perno sulla sua forte presenza sindacale e, al tempo stesso, auspicando un incontro con alcune forze, in primis la sinistra del Movimento politico dei Lavoratori anch’essa in crisi, impegnandosi a collegare lotte operaie e lotte sociali.
- 24 La relazione di Livio Labor, «Alternativa» n. 21, 28 maggio 1972, p. 5.
- 25 COVATTA, Luigi, Dopo il 7 maggio, «Alternativa» n. 24, 18 giugno 1972, p. 3.
- 26 MINIATI, Silvano, Perché continuiamo col Psiup, «Alternativa» n. 21, 28 maggio 1972, p. 8.
- 27 Grave spaccatura nell’Mpl. Alla proposta di Labor, che guarda al Psi, si oppone metà del movimento, (...)
- 28 PINTOR, Luigi, Non incollare, «il manifesto», 11 luglio 1972.
10Intanto le sorti del Psiup si legano a quelle del Mpl. Il piccolo partito di Labor sconta anch’esso un profondo momento di crisi dovuto al fallimento elettorale. È Labor stesso ad ammetterlo sostenendo «che il Mpl vada a un confronto e a un dialogo con le forze della sinistra che parta dalla riflessione autocritica sulla inadeguatezza dello strumento che abbiamo messo in piedi»24. La sinistra Psiup preme fin da subito per cercare di coinvolgere il più possibile il Mpl ma quest’ultimo frena considerando l’Assemblea di Firenze promossa da Foa non un «terreno di aggregazione […] ma […] un interlocutore col quale confrontarsi»25. Tocca a Miniati cercare di fare chiarezza dichiarando di essere «fortemente interessato agli sviluppi della crisi interna al «manifesto», alla situazione che va maturando nelle Acli e nel movimento sindacale. Per questo ci sentiamo interessati al dibattito interno al Mpl»26. Ai primi di luglio si svolge l’Assemblea generale che deve decidere del destino del Mpl e immediatamente si consuma una forte spaccatura tra la maggioranza guidata da Labor e Covatta, intenzionati a confluire nel Psi per rafforzarne l’ala sinistra, e una minoranza consistente guidata da Giangiacomo Migone, Puleo, Russo Spena ed altri favorevoli a continuare l’esperienza del Mpl. Diventa subito lampante che tra le minoranze del Psiup e quelle del Mpl c’è la volontà d’incontrarsi per cercare un rilancio della propria azione politica. Ciò non sfugge al «manifesto» il quale, malignamente, annota la mancanza «di un discorso politico adeguato»27 commentando, inoltre, che una tale operazione rischia di «riattacar cocci, non ricreare uno schieramento»28.
- 29 Incontro di lavoro tra Nuovo Psiup e sinistra Mpl, in «Unità proletaria», numero unico, autunno 197 (...)
- 30 Scrive Foa a tal proposito: «Vi è un nodo che conviene sciogliere […] poiché abbiamo deciso di non (...)
- 31 Cfr. RICCARDI, Luigi, Non è vero che l’Mpl sia tutto “di” Labor: ve ne è una parte, consistente, ch (...)
- 32 Centro di documentazione di Pistoia (d’ora in poi Cdp), Pistoia, Nuovo Psiup, Traccia di preparazio (...)
- 33 Ibidem.
- 34 Centro studi Piero Gobetti (d’ora in poi CsPG), Torino, Fondo Marcello Vitale, subfondo Guido Pirac (...)
11Dopo le ferie estive il gruppo capeggiato da Migone, intanto ribattezzatosi Alternativa socialista, e la sinistra di Foa, diventata Nuovo Psiup, si incontrano a Firenze per mettere a punto un’iniziativa unitaria per costruire «un’organizzazione politica nuova che non sia il risultato della sommatoria di etichette e confluenze di una componente in un’altra»29. La decisione è di andare alla realizzazione di due convegni operai in grado di amalgamare le componenti dei soggetti promotori dando il via ad un processo costituente. Intanto il Nuovo Psiup cerca di delineare una propria autonoma posizione politica stando attento a non bruciare i ponti con il Pci irritato dalla scelta di Foa e Miniati di aver capeggiato una rivolta contro la confluenza nel partito di Berlinguer30 mentre i reduci dal Mpl hanno interesse a mostrare il loro radicamento31. I due convegni operai sono preceduti da alcune riunioni preparatorie per evitare che i temi discussi siano troppo vaghi. Vengono individuati diversi temi ma principalmente i convegni dovranno concentrarsi sulla «socializzazione delle lotte, della loro unificazione politica e sindacale, degli strumenti di autogestione del loro ruolo e prospettiva»32 per dare vita ad «un periodo di opposizione dura e intransigente nel corso della quale costruire le condizioni per un’alternativa di governo e di potere».33 Lo stesso Foa in alcuni suoi appunti è convinto che la crisi economica, l’aumento della disoccupazione e il rialzo dei prezzi «non sono più materie delegabili puramente e semplicemente al parlamento e al governo, ma rientrano ormai sempre più nella sfera d’azione diretta della lotta livello della società»34.
- 35 CsPG, Torino, Fondo Marcello Vitale, subfondo Guido Piraccini, UA 28, Convegno su lotte operaie e i (...)
- 36 FVN, Torino, Fondo Bresciani, Faldone 1E, Documento approvato all’unanimità dall’assemblea nazional (...)
- 37 CdP, Pistoia, Sinistra Mpl. Il perché di questa scelta.
12Il primo convegno si svolge a Torino a metà ottobre ed è l’occasione per lanciare ufficialmente il «processo di rifondazione»35 capace d’innescare un ripensamento critico rispetto alle esperienze politiche passate. L’obiettivo è aggregare tutti quei militanti che non sono soddisfatti dell’operato comunista e socialista allargando tale area a quei settori scontenti vicini alla Dc come le Acli o alcune federazioni della Cisl, in primis la Fim. Così la convergenza del Mpl nella sinistra Psiup può diventare «il mezzo per mettere in crisi il tradizionale interclassismo cattolico»36 consapevoli dell’impossibilità di un’alternativa socialista senza «costruire giorno per giorno una nuova strategia rivoluzionaria»37
- 38 CdP, Pistoia, Significato del convegno di Bologna. Per una nuova aggregazione politica.
- 39 CdP, Pistoia, Bologna 4/11/1972 Convegno Nuovo Psiup - sinistra Mpl su lotte operaie e iniziativa p (...)
- 40 Le basi del nostro progetto politico, «Unità proletaria», 20 novembre 1972.
- 41 CdP, Pistoia, Convegno nazionale sulle lotte organizzato da Nuovo Psiup – sinistra Mpl, Bologna 4-5 (...)
- 42 Ibidem.
- 43 CdP, Pistoia, Documento approvato all’unanimità dall’assemblea di Livorno, 3 dicembre 1972.
- 44 Cfr. CdP, Pistoia, Partito di unità proletaria, coordinamento nazionale, 10 gennaio 1973. Un’altra (...)
13Il secondo convegno ha luogo invece a Bologna e caratterizza ancor di più la collocazione politica delle due componenti promotrici superando «la fase che è stata chiamata di “resistenza”»38 in cui sinistra Mpl e sinistra Psiup si sono dovute rafforzare per assicurare quel minimo di tessuto organizzativo necessario per un’azione politica. Il nodo di fondo della relazione di apertura, affidata a Pino Ferraris, è la convinzione che la spinta del movimento del 1968-1969 non si è esaurita e l’ipotesi del Pci, tesa ad un dialogo con la Dc, rappresenta una scelta conservatrice anziché un investimento verso i nuovi fermenti della società rischiando «di vibrare colpi nel vuoto non riuscendo a sgombrare»39 il campo da ogni illusione di mediazione. Inoltre, tornando al problema delle lotte, la relazione auspica il superamento di «una scissione tra spinta sociale e livello politico […] non […] affidandosi solamente alla logica della singola vertenza o contratto sindacale»40. Alla fine del convegno viene votato all’unanimità un documento che sancisce «la fusione delle due componenti organizzatrici»41 dando appuntamento ad un’altra assemblea con il compito di «definire il simbolo e la sigla» e di pronunciarsi sugli orientamenti politico-organizzativi»42. Il 2-3 dicembre a Livorno si sceglie il nuovo nome del partito in cui si sciolgono sinistra Mpl e Nuovo Psiup: Partito di unità proletaria (Pdup). Viene anche eletto un comitato di coordinamento, «l’unico organo di direzione politica»43 del nuovo soggetto, formato da Bellavite, Biondi, Brunetti, Calari, De Vita, Ferraris, Foa, Migone, Miniati, Ragozzino, Rossi, Russo Spena44.
- 45 In particolare si allontanano due membri fondatori come Aldo Natoli e Massimo Caprara.
14Il nuovo partito nasce, dunque, a tambur battente nel giro di pochi mesi ma la sua esistenza è, fin da subito, travagliata. La sua collocazione non è quella del Psiup, a metà strada tra Psi e Pci, bensì a sinistra del Pci andando a ricoprire lo spazio politico conquistato, intanto, dal «manifesto». Quest’ultimo, uscito fortemente scosso dalla prova elettorale e soggetto ad alcuni abbandoni importanti45, decide di serrare le fila e abbandonare completamente ogni residuo movimentismo ereditato del ’68.
- 46 PROTTI, Daniele, Cronache di “nuova sinistra”, Milano, Gammalibri, 1979, p. 27.
- 47 Oltre alla pagina settimanale si proponeva un convegno nazionale e alcune iniziative comuni; Cfr. T (...)
- 48 MINIATI, Silvano, Una lettera del compagno Miniati, «il manifesto», 15 novembre 1972.
- 49 Il «manifesto» esce dal tunnel?, in «Unità proletaria», 6 novembre 1972.
- 50 CdP, Pistoia, Partito di Unità Proletaria, Al Direttivo nazionale del “manifesto”, per il Coordinam (...)
- 51 Ibidem.
15Questi ragionamenti e questi obiettivi si intrecciano con le sorti del Pdup. Il rapporto tra Pdup e «manifesto» è, fin dall’inizio, piuttosto difficile. Come ricorda Protti, direttore di «Unità proletaria» periodico del Pdup, «erano ancora molto recenti, sulla pelle di parecchi compagni, i segni delle brucianti polemiche della campagna elettorale del 1972 e i commenti sprezzanti di Lucio Magri al momento della costituzione del Pdup».46 Ciò nonostante «il manifesto» aveva dato grande risalto alle tappe organizzative successive al Psiup fino a spingersi a «proporre loro l’uso settimanale di un’intera pagina»47 del quotidiano. Eppure la polemica è già accesa: Miniati lamenta che lo spirito con cui «il manifesto» si confronta con il Pdup è «scontro tra avversari, non fra compagni»;48 dall’altra parte i commenti dell’ancora Nuovo Psiup sono contrassegnati da alcune profonde perplessità su cui pesa, in primis, il rapporto con il partito di Berlinguer: «dopo un periodo di polemica anti-Pci condotta con un linguaggio troppo settario, tale da rendere impossibile l’instaurarsi di una discussione soprattutto a livello di base, assistiamo da qualche mese […] ad un tentativo di presentare un Pci in fase di ripensamento autocritico […] essa ci sembra […] discutibile»49. Ma è nel gennaio del 1973 che lo scontro tra le due formazioni si accende fortemente. Di fronte alle proposte lanciate dal «manifesto» su alcune iniziative comuni la replica dei dirigenti del Pdup è un netto rifiuto per non compromettere possibili rapporti con altre forze. La convocazione di incontri nazionali con «il manifesto» significherebbe, infatti, «una sorta di “rapporto privilegiato” […] che assumerebbe un significato di schieramento»50 lontano dalla «scelta di far crescere dal basso tutti i possibili processi di aggregazione»51. Insieme a questa lettera viene distribuita una circolare interna ancora più chiara riguardo i rapporti tra i due movimenti:
- 52 CdP, Pistoia, Partito di Unità Proletaria, Ai comitati di coordinamento provinciali, Roma 28/12/197 (...)
Per quanto riguarda il Manifesto siamo in presenza di un evidente tentativo di forzare la situazione. Forse i compagni del Manifesto pensano di superare le loro difficoltà interne ed esterne mettendo in piedi un rapporto privilegiato con noi. Seguendo questa logica sono stati indotti nei giorni scorsi o a gonfiare in maniera strumentale alcune iniziative unitarie o addirittura a presentarne altre in maniera completamente distorta, salvo poi a spararci contro in maniera calunniosa quando non ci siamo. Il comitato di coordinamento ha espresso l’opinione che non si debba certo assumere posizioni di chiusura verso il Manifesto ma che si debba andare molto cauti nel prendere iniziative comuni52
- 53 Cfr. Risposta negativa dei dirigenti del Pdup alle nostre proposte di iniziativa unitaria, in «il m (...)
- 54 CdP, Pistoia, Partito di Unità Proletaria, Comitato di coordinamento nazionale, Roma, 23 gennaio 19 (...)
- 55 CsPG, Torino, Fondo Marcello Vitale, subfondo Guido Piraccini, UA 28, Documento unitario manifesto- (...)
- 56 Esistono diverse versioni su quale dei due gruppi abbia proposto per primo l’avvio del processo di (...)
- 57 CdP, Pistoia, Risoluzione politica approvata dal Comitato nazionale di coordinamento del Partito di (...)
- 58 Cfr. A Milano, Bologna e Firenze assemblee operaie sul documento Pdup-manifesto, in «il manifesto», (...)
- 59 Archivio il Sessantotto (d’ora in poi AS), Firenze, I lavori del comitato provinciale del partito, (...)
- 60 CENTRO OPERATIVO NAZIONALE DEL PDUP, Perché il documento con il manifesto, «Unità proletaria», 16 a (...)
16Entrambi i documenti vengono pubblicati su «il manifesto»53 alimentando, così, la polemica già presente e rafforzando le chiusure nel Pdup che distingue «fra chi vuole un serio rapporto unitario e chi invece cerca solo strumentalizzazioni»54. Malgrado ciò, a livello soprattutto locale, le iniziative tra i due gruppi si moltiplicano e la lotta contrattuale offre gli spunti più significativi per tracciare una rotta unitaria. È così che a marzo le commissioni operaie delle rispettive organizzazioni stilano un documento congiunto atto a «raccogliere, in un lavoro comune, le forze che si riconoscono in una radicale e omogenea lotta anticapitalistica e antiriformista per farne l’elemento motore, catalizzatore, di una più generale ristrutturazione della sinistra italiana»55. A questo documento seguono alcuni incontri che cominciano a stabilire i prodromi per un’azione unitaria56. Anche la cautela del Pdup comincia a venire meno esprimendo «una valutazione nettamente positiva [...] l’incontro con il Direttivo del “Manifesto” dal quale è uscita confermata la linea della costruzione di sempre più solidi rapporti unitari a livello di base e si è manifestata l’esigenza di un più ravvicinato confronto e impegno unitario anche a livello nazionale»57. Il documento congiunto delle due commissioni operaie, dunque, produce alcune assemblee unitarie58 che cementano l’azione comune anche se ancora persistono malumori. A Firenze, una delle sedi più importanti del partito di Miniati e Foa, «il documento unitario Pdup-Manifesto è stato accolto con una certa sorpresa dalla base del partito dal momento che i rapporti tra i due gruppi politici non sono stati sempre lineari ma anzi [...] polemica, spesso aspra, è apparsa agli occhi dei compagni come il tratto prevalente»59. Lo stesso centro operativo nazionale del Pdup precisa che il documento unitario «non chiude affatto il dibattito, il confronto e anche la polemica tra noi e i compagni del Manifesto»60.
- 61 Riunione degli organismi nazionali del manifesto e del Pdup per lo sviluppo di un’azione unitaria e (...)
- 62 Ibidem.
- 63 PROTTI, Daniele, Cronache di “nuova sinistra”, cit., p. 28.
- 64 PELLEGRINI, Rocco, PEPE, Guglielmo, Unire è difficile, cit., p. 150.
- 65 Il processo di aggregazione con il manifesto e altre forze di classe, in «Unità proletaria», 11 giu (...)
- 66 Ibidem. Nello stesso incontro viene affidato ad un gruppo di lavoro, formato da Magri, Parlato, Ros (...)
17Un primo incontro allargato non solo ai dirigenti viene organizzato il 12 e il 13 maggio a Monteporzio Catone. Nonostante il comunicato ufficiale giudichi «nettamente positive»61 le reazioni alla riunione «aprendo una fase più avanzata che sviluppi e qualifichi i rapporti unitari»62, i ricordi dei protagonisti sono concordi nell’affermare che l’incontro dimostrò «palesemente una diversità di cultura politica di fondo, e quindi una diversità di linguaggio, che rendeva oltremodo difficile il dialogo e l’intesa»63. Foa, seguito da Valentino Parlato, propone, dunque, di andare ad un confronto netto evidenziando «i punti su cui c’era dissenso»64 in modo da portare avanti una linea che non fosse soltanto compromissoria ma fosse capace di superare le divisioni strategiche presenti. Proposta che immediatamente trova la maggioranza del «manifesto» e del Pdup contrari: si decide invece, di valorizzare proprio quei tratti comuni promuovendo «il processo aperto non in termini di “unità d’azione” ma […] di aggregazione»65 cercando di coinvolgere «un arco di forze ben più largo di quelle che attualmente militano nelle due organizzazioni»66. L’orizzonte, dunque, con cui ci si confronta è ampio e già si passa, dopo meno di due mesi a parlare apertamente di aggregazione anche se pesano come un macigno le difficoltà cui accenna Protti nella sua testimonianza.
- 67 MAGRI, Lucio, La lunga marcia attraverso la crisi, in «il manifesto», 28 giugno 1973.
18Il nodo del problema sta nella definizione di riformismo e, soprattutto, nei rapporti da instaurare con i soggetti che rientrano in questa categoria. Per il Pdup il sindacato è una realtà mutevole, complessa e, come tale, difficilmente definibile. Al suo interno sono tante le spinte che si contrappongono e delicati gli equilibri costruiti. Se non si parte da questa constatazione si cade preda di facili schematismi rimanendo incapaci di comprendere le forti potenzialità presenti nel movimento. Chiamare, dunque, ad uno spirito unitario queste forze in una sorta di confronto compromissorio non può aiutare la crescita di un’alternativa bensì porta allo svilimento della propria strategia politica autonoma. «Il manifesto», invece, crede in «una nuova opposizione che possa contare sull’apporto di un parte notevole e crescente dell’attuale schieramento riformista, e che si presenti non solo come scelta di schieramento contro la democrazia cristiana, ma come l’avvio di una nuova strategia e di una nuova pratica»67.
- 68 Relazione di Rossana Rossanda in IL MANIFESTO, Una nuova opposizione, una nuova forza politica per (...)
- 69 Ibidem, p. 24.
- 70 Ibidem, p. 28.
- 71 Ibidem, p. 35.
- 72 Ibidem, p. 35.
- 73 Intervento di Luigi Pintor in ibidem, p. 38.
19Tutto questo lungo confronto ha una fine e assume una maggiore sistematicità tra la fine di giugno e l’inizio di luglio. Il 29-30 giugno e l’1 luglio «il manifesto» convoca a Roma la sua Assemblea nazionale al Parco dei principi. I delegati presenti sono 224 e ospiti importanti sono soprattutto il Pdup e la sinistra Acli oltre a Lotta continua. La relazione introduttiva è affidata alla Rossanda che constata le differenze tra Pdup e «manifesto»: il primo contesta «il bisogno di definizione strategica complessiva e permanente, proponendosi da un lato di non entrare nel merito d’un giudizio sul sindacato e la sua dialettica interna; dall’altro di sfumare e ridurre al “caso per caso” il giudizio del Pci e i gruppi»68; il secondo, invece, ritiene che questa scelta renda subalterna tutta la propria proposta politica. Anche sul fronte dei rapporti con il Pci c’è divergenza perché «il manifesto», a differenza del Pdup, sostiene l’esistenza di profonde matrici sociali o ideologiche a cui ricondurre determinate scelte dei gruppi o del Pci con le quali è doveroso «fare i conti»69. Si tratta di attrezzarsi per una battaglia lunga, «una lunga marcia dentro la crisi […] nel corso della quale il movimento cominci a introdurre nel tessuto sociale elementi di contraddizione radicale alla logica di sistema»70. Ecco perché «il manifesto» attribuisce «grande importanza al processo di unificazione con i compagni del Pdup […] intuendo […] il senso profondo, moltiplicatore di questa aggregazione»71. La relazione, dunque, non fa compiere nessun passo avanti verso una maggiore omogeneità culturale, programmatica o politica tanto da affermare: «andiamo all’unificazione per quel che siamo, con tutta intera la nostra storia e il nostro patrimonio di idee»72. Questo accento sulle proprie origini politiche, sulla propria storia culturale, sul percorso fatto diventa ben presto un macigno sul percorso unitario. Anche Pintor, infatti, sottolinea questo aspetto, non ritenendo «l’origine comunista, “anzi togliattiana” […] un limite ma uno degli elementi della nostra forza»73 mentre la tradizione socialista non lo è per il Pdup. Sono queste differenze che minano alla base tutto il progetto politico che stenta a crescere. Per Pintor, infatti, c’è una sorta di timidezza, quando non paura, ad aprirsi verso la base perché è difficile sfuggire dall’essere un’operazione di vertice se non si recupera
- 74 Ibidem, p. 40.
il rapporto con le masse […] e il confronto si svolge al chiuso […] Eppure sento che questo modo sia, per alcuni, secondario, rispetto, ad esempio, al dibattito aperto sul ruolo del sindacato, che diventa così non uno dei terreni su cui misurarsi, ma il terreno privilegiato, il perno attorno a cui far ruotare il discorso, l’azione politica, la futura forza politica invece del contrario, col rischio di finire così in una teorizzazione, volontaria o involontaria, di quella separazione che caratterizza le forze tradizionali, il loro ritirarsi dall’impegno diretto politico nella lotta operaia per svolgere un altro ruolo, parallelo e di contorno all’azione privilegiata e di punta del sindacato74.
- 75 Esempio limpido è una lettera di un militante del Pdup di Firenze che annota: «La collaborazione co (...)
20Il direttore de «il manifesto», legando la polemica sul ruolo del sindacato con un maggiore coinvolgimento della base militante, evidenzia il limite maggiore dell’ipotesi unitaria: tutto si è svolto attraverso incontri ristretti non dando così alcuna chance a quell’effetto moltiplicatore auspicato inizialmente. Ciò provoca un certo irrigidimento anche tra i militanti delle due organizzazioni che tendono a chiudersi nelle rispettive ipotesi strategiche senza creare alcuna amalgama tra le due formazioni. C’è la tendenza a contarsi per prevalere dal punto di vista organizzativo. Si tratta ancora di un processo embrionale ma i disagi alla base cominciano a farsi notare con accenni critici, piccole differenziazioni, tentativi di marcare il carattere compromissorio alla base del processo aggregativo75. È Miniati a cercare di rispondere alle perplessità del «manifesto» puntando ad una maggiore precisione sul giudizio verso il sindacato da intendersi come
- 76 Intervento di Silvano Miniati in Il dibattito all’Assemblea del manifesto, «il manifesto», 1 luglio (...)
un terreno di scontro tra la pressione alla stabilizzazione che proviene dal sistema e la spinta alternativa che proviene dai lavoratori muovendosi non su una logica di corrente, ma su una verifica continua dal basso. Questo comporta il rifiuto di qualsiasi contrapposizione nei confronti del Pci e di ogni ipotesi di disimpegno rispetto al sindacato76.
- 77 Conclusioni di Lucio Magri in IL MANIFESTO, Una nuova opposizione, una nuova forza politica per rov (...)
- 78 Ibidem, p. 63.
21Contenuti che Magri, concludendo l’assemblea, non sembra condividere. Sia verso il Pci, contro cui bisogna superare una contrapposizione schematica dedicandosi ad una «politica, ideologica […] diciamo una “nuova contrapposizione”»77, parafrasando la “nuova opposizione” al centro del programma; sia verso il sindacato nei cui confronti la lotta da sostenere non è «di fare la cinghia di trasmissione delle nostre teorie politiche, ma di essere fino in fondo l’aspetto di classe dell’autonomia del sindacato»78. Ma dati questi dissensi, queste difficoltà, perché portare avanti un’aggregazione così difficile? È su questo quesito che Magri si spende per superare le diffidenze e imprimere nuovo slancio ad un’operazione politica che perde sempre più mordente. Gioca molto la consapevolezza che il momento per l’unificazione deve essere colto il prima possibile anche per rispondere alle difficoltà che in questo momento hanno Pci e Psi a delineare una strategia alternativa alla Dc. Un processo aggregativo può rimettere in moto una macchina che è, indubbiamente, inceppata. Dunque l’interrogativo da porsi è
- 79 Ibidem, pp. 64-65.
Perché noi e il Pdup? Perché siamo un po’ più moderati degli estremisti e un po’ più rivoluzionari dei riformisti? […] Dobbiamo capire cosa possiamo portare noi e cosa può portare il Pdup a questo processo. […] Non abbiamo capito che attraverso il rapporto col Pdup dobbiamo ritrovare il rapporto con una serie di avanguardie operaie che non solo non sono ancora arrivate ad un’organizzazione politica, ma a cui ripugna la politica in senso pieno. E i compagni del Pdup […] debbono trovare in noi non solo della gente un po’ ragionevole, ma una certa tradizione e una strategia […] Non possiamo più andare avanti in questo rapporto così79
22Magri è dunque conscio di tutti i limiti di questo appuntamento e del ristagno di tutta l’operazione. D’altronde lo stesso documento congiunto da distribuire tra i militanti come traccia di discussione dimostra ampiamente quanto nessuno dei punti critici sia stato superato o quanto lontani si sia da una mediazione. Lo stesso Miniati, a commento dell’Assemblea, rivela come esista
- 80 MINIATI, Silvano, L’Assemblea del manifesto, in «Unità proletaria», 23 luglio 1973.
una tendenza pericolosa, nel Manifesto come nel Pdup, ad affrontare i problemi sui quali c’è dissenso per accenni o con i se e i ma. Molti compagni rimangono ancorati ad affermazioni di principio o alla difesa statica dei rispettivi punti di vista. […] Nell’assemblea abbiamo colto anche un’area di “resistenza” al processo di aggregazione che si è manifestata sia con il consenso esplicito ad alcune battute polemiche nei nostri confronti […] sia con il “distacco” con il quale alcuni compagni parlano del processo di aggregazione come se fosse problema di altri80
- 81 Istituto romano per la storia d’Italia dal fascismo alla Resistenza (Irsifar), Roma, Fondo Memoria (...)
- 82 Ibidem.
- 83 Ibidem.
- 84 Ibidem.
23Tutto questo comporta una focalizzazione delle proprie capacità politiche più a ricucire e smussare documenti costruiti su una mediazione diplomatica tesa all’estremo piuttosto che ad una reale omogeneità politica. Il documento finale dell’Assemblea, concordato con il Pdup, dimostra, ampiamente, tutto ciò delineando due concezioni nel futuro partito destinate, però, a cambiare successivamente: una “sinistra”, rappresentata dal «manifesto», per cui «il carattere di classe del sindacato […] può […] essere assicurato […] solo dalla capacità di controllo che sul sindacato esercita il movimento di massa, dall’esistenza di strutture di classe autonome (i consigli)»81 senza quindi delegare ad esso alcuna direzione delle lotte; e una “destra”, rappresentata dal Pdup, per cui bisogna rifiutare ogni posizione «entrista e minoritaria […] che muova da una inaccettabile rinuncia a gestire le scelte del sindacato […] passando dovunque da un ruolo di testimonianza ad un ruolo di impegno nel sindacato, per fare in modo che le contraddizioni che il sindacato strutturalmente contiene al suo interno vengano orientate verso sbocchi politici non riduttivi»82. Stesse posizioni per quanto riguarda i rapporti con le altre forze della sinistra: il Pdup sottolinea il bisogno di «un impegno unitario che escluda ogni preconcetta contrapposizione ai partiti tradizionali e particolarmente al Pci […] sapendo cogliere ogni possibile momento di azione unitaria, anche su singoli problemi […] e soprattutto negli enti locali»83; “il manifesto” invece ritiene essenziale anche «un confronto di linea, politico e ideale, che […] affermi l’autonoma aspirazione e le caratteristiche strategiche proprie di una forza politica rivoluzionaria»84.
24Sono questi i presupposti con cui, dopo l’estate, l’incontro tra Pdup e «manifesto» si svilupperà: l’inizio non appare incoraggiante, il seguito sarà anche peggiore.
Note
1 Su tutti basti la biografia di Foa in FOA, Vittorio, Il cavallo e la torre, Torino, Einaudi, 1991.
2 GALLI, Giorgio, Piombo rosso, Milano, Baldini, 2004, p. 30.
3 LIVORSI, Franco, «Tra carrismo e contestazione: per una storia del Psiup», in Il Ponte, XLV, 6/1989, p. 186.
4 In tal senso è bene far notare che sono ormai disponibili in molti istituti di ricerca diversi fondi che conservano i documenti di intere sezioni del Psiup. Lo stesso archivio centrale del partito è probabilmente, non inventariato, all’Istituto Gramsci a Roma dato che la maggioranza del gruppo dirigente decise di confluire nel Pci nel 1972.
5 DALMASSO, Sergio, «Trent’anni fa: il Psiup», in Il presente e la storia, 44, 1993, p. 235. Livorsi, invece, parla di tre momenti: «Uno decisamente ascendente, che va dal 1964 al 1968; uno di crisi e di involuzione che inizia intorno al 1969 e che concerne soprattutto il 1970-1971, ed uno di necrosi compreso tra il 1971 ed il 1972», LIVORSI, Franco, Tra carrismo e contestazione: per una storia del Psiup, cit., p. 203.
6 Cfr. Psiup. I congresso nazionale, Roma, Eur-Palazzo dei congressi 16-17-18-19 dicembre 1965, Milano, Edizioni del Gallo, 1966.
7 DALMASSO, Sergio, «Caro Giovana, non era tutto così negativo», in Il presente e la storia, 47, giugno 1995, p. 207.
8 È il caso della federazione torinese che sperimentò l’elezione dei delegati ben prima che essi si diffondessero. Cfr. GRUPPI DI LAVORO DEL PSIUP TORINESE (a cura di), Per un movimento politico di massa, Torino, Musolino, 1969.
9 Cfr. LORETO, Fabrizio, L’“anima bella del sindacato”. Storia della sinistra sindacale (1960-1980), Roma, Ediesse, 2006.
10 Proprio Bobbio e Viale avevano invitato il movimento studentesco a votare Psiup. Cfr. BOBBIO, Luigi, VIALE, Guido, Studenti e partiti, in «Mondo nuovo», 24 marzo 1968.
11 Un momento difficile. La posizione del Psiup, in «Mondo nuovo», 25 agosto 1968.
12 Cfr. La risoluzione politica approvata dal CC. La votazione, in «Mondo nuovo», 22 settembre 1968.
13 Al Senato infatti, grazie ad un accordo elettorale con il Pci, si presenta una lista comune, così come nel 1968, che garantisce l’elezione di 11 senatori.
14 CACIAGLI, Mario, SPREAFICO, Alberto, (a cura di), Un sistema politico alla prova. Studi sulle elezioni politiche italiane del 1972, Il Mulino, Bologna, 1975, pp. 236-239.
15 La relazione di Dario Valori al Comitato Centrale, «Mondo Nuovo», 28 maggio 1972.
16 Convegno nazionale dei militanti del Psiup tenuto il 1 giugno 1972 a Firenze: Relazione di Silvano Miniati in MINIATI, Silvano, Psiup 1964-1972. Vita e morte di un partito, Roma, Edimez, 1981, p. 154.
17 Le tesi per il quarto Congresso del Psiup. Il documento della maggioranza. Confluenza nel Pci per l’unità di classe nelle nuove condizioni della lotta politica, in «Mondo Nuovo», 18 giugno 1972.
18 Cfr. Le tesi per il quarto Congresso del Psiup. Il secondo documento di minoranza. Per continuare nel Psi la milizia di classe, in «Mondo Nuovo», 18 giugno 1972.
19 Il rilancio del Psiup per il rinnovamento e l’unità a sinistra in Per il nuovo Psiup, documenti politici, Firenze, stampato presso il centro 2P, 1972, p. 12.
20 MINIATI, Silvano, Psiup 1964-1972. Vita e morte di un partito, cit., p. 123.
21 Fondazione Vera Nocentini (d’ora in poi FVN), Torino, Fondo De Giacomi, Faldone 9G, Relazione di Vittorio Foa al IV Congresso del Psiup.
22 Assemblea costituente per la continuità e il rinnovamento del Psiup, Roma, 16 luglio 1972 in Per il nuovo Psiup, documenti politici, cit., p. 62.
23 L’intervento conclusivo di V. Foa all’Assemblea costituente del nuovo Psiup in Ivi, p. 66.
24 La relazione di Livio Labor, «Alternativa» n. 21, 28 maggio 1972, p. 5.
25 COVATTA, Luigi, Dopo il 7 maggio, «Alternativa» n. 24, 18 giugno 1972, p. 3.
26 MINIATI, Silvano, Perché continuiamo col Psiup, «Alternativa» n. 21, 28 maggio 1972, p. 8.
27 Grave spaccatura nell’Mpl. Alla proposta di Labor, che guarda al Psi, si oppone metà del movimento, «il manifesto» 11 luglio 1972.
28 PINTOR, Luigi, Non incollare, «il manifesto», 11 luglio 1972.
29 Incontro di lavoro tra Nuovo Psiup e sinistra Mpl, in «Unità proletaria», numero unico, autunno 1972.
30 Scrive Foa a tal proposito: «Vi è un nodo che conviene sciogliere […] poiché abbiamo deciso di non accettare la decisione della maggioranza del Psiup di entrare nel partito comunista, è nato il pericolo di essere caratterizzati da una scelta negativa, il no ai comunisti, anziché da una scelta che è positiva […] basterebbe guardare ai fatti per constatare l’inconsistenza di questa polemica», FOA, Vittorio, Siamo diversi, non antagonisti, in «Unità proletaria», 21 ottobre 1972.
31 Cfr. RICCARDI, Luigi, Non è vero che l’Mpl sia tutto “di” Labor: ve ne è una parte, consistente, che si è battuta e continuerà a battersi per la rifondazione della sinistra di classe, «il manifesto», 30 settembre 1972.
32 Centro di documentazione di Pistoia (d’ora in poi Cdp), Pistoia, Nuovo Psiup, Traccia di preparazione del convegno nazionale, Roma, 7 ottobre 1972.
33 Ibidem.
34 Centro studi Piero Gobetti (d’ora in poi CsPG), Torino, Fondo Marcello Vitale, subfondo Guido Piraccini, UA 28, Appunti elaborati dal compagno Vittorio Foa, Riconsiderare la natura della crisi economica attuale e quindi riconsiderare la lotta della classe operaia contro l’inflazione e contro la disoccupazione, Roma, 9 ottobre 1972.
35 CsPG, Torino, Fondo Marcello Vitale, subfondo Guido Piraccini, UA 28, Convegno su lotte operaie e iniziative politiche della sinistra, Torino, 15 ottobre 1972.
36 FVN, Torino, Fondo Bresciani, Faldone 1E, Documento approvato all’unanimità dall’assemblea nazionale di Alternativa socialista il 29 ottobre 1972, a Milano.
37 CdP, Pistoia, Sinistra Mpl. Il perché di questa scelta.
38 CdP, Pistoia, Significato del convegno di Bologna. Per una nuova aggregazione politica.
39 CdP, Pistoia, Bologna 4/11/1972 Convegno Nuovo Psiup - sinistra Mpl su lotte operaie e iniziativa politica. Relazione introduttiva del compagno Pino Ferraris.
40 Le basi del nostro progetto politico, «Unità proletaria», 20 novembre 1972.
41 CdP, Pistoia, Convegno nazionale sulle lotte organizzato da Nuovo Psiup – sinistra Mpl, Bologna 4-5 novembre 1972. Documento approvato all’unanimità dagli 850 delegati presenti. Anche in L’appello finale del convegno, in «Unità proletaria», 20 novembre 1972.
42 Ibidem.
43 CdP, Pistoia, Documento approvato all’unanimità dall’assemblea di Livorno, 3 dicembre 1972.
44 Cfr. CdP, Pistoia, Partito di unità proletaria, coordinamento nazionale, 10 gennaio 1973. Un’altra piccola componente che si unirà al Pdup è quella di Andrea Ranieri che uscirà da Lotta continua per raggiungere il gruppo di Foa.
45 In particolare si allontanano due membri fondatori come Aldo Natoli e Massimo Caprara.
46 PROTTI, Daniele, Cronache di “nuova sinistra”, Milano, Gammalibri, 1979, p. 27.
47 Oltre alla pagina settimanale si proponeva un convegno nazionale e alcune iniziative comuni; Cfr. Tre nostre proposte, in «il manifesto», 15 novembre 1972.
48 MINIATI, Silvano, Una lettera del compagno Miniati, «il manifesto», 15 novembre 1972.
49 Il «manifesto» esce dal tunnel?, in «Unità proletaria», 6 novembre 1972.
50 CdP, Pistoia, Partito di Unità Proletaria, Al Direttivo nazionale del “manifesto”, per il Coordinamento Nazionale Silvano Miniati, Roma 28/12/1972.
51 Ibidem.
52 CdP, Pistoia, Partito di Unità Proletaria, Ai comitati di coordinamento provinciali, Roma 28/12/1972.
53 Cfr. Risposta negativa dei dirigenti del Pdup alle nostre proposte di iniziativa unitaria, in «il manifesto», 19 gennaio 1973.
54 CdP, Pistoia, Partito di Unità Proletaria, Comitato di coordinamento nazionale, Roma, 23 gennaio 1973.
55 CsPG, Torino, Fondo Marcello Vitale, subfondo Guido Piraccini, UA 28, Documento unitario manifesto-Pdup, Roma 29 marzo 1973.
56 Esistono diverse versioni su quale dei due gruppi abbia proposto per primo l’avvio del processo di aggregazione. In tre interviste, Foa, Parlato e Pintor ricostruiscono il momento in maniera differente: Foa sostiene: «Pino Ferraris e Silvano Miniati si erano incontrati coi compagni del manifesto per discutere di un possibile miglioramento dei rapporti e eventualmente di una qualche unità nell’azione. Tornarono pieni di stupore dicendo che era stata loro proposta formalmente l’unificazione organizzativa partendo dal fatto che le elezioni avevano segnato un punto di caduta così forte che si doveva tentare di ripartire su una base più vasta», Intervista di Vittorio Foa in PELLEGRINI, Rocco, PEPE, Guglielmo, Unire è difficile, Roma, Savelli, 1977, pp. 126-127; Parlato, invece, ricostruisce la vicenda in maniera diametralmente diversa: «Il Pdup ci chiede un incontro: per noi partecipano tutti i quadri più significativi: Luigi, Lucio, Rossana, Ciccio Indovina, il direttivo nazionale del manifesto. Quel pomeriggio a piazza del Grillo (dov’era la nostra sede), c’era molta perplessità. I compagni del Pdup arrivano e senza tanti preamboli propongono l’unificazione, prendendoci di sorpresa perché nessuno […] si aspettava una proposta di questa natura. Ma dal momento che anche noi non eravamo in buone condizioni, prevalse facilmente l’opinione di tentare, di vedere almeno se si poteva fare qualcosa, proseguire il dialogo», Intervista di Valentino Parlato in Ibidem, p. 149; Pintor è ancora più netto: «L’iniziativa fu presa dai compagni del Pdup […] fu un’iniziativa improvvisa, o improvvisata, non preceduta da una consuetudine di rapporti politici. Ne fummo in certo modo sorpresi, anche se l’idea di una unificazione ci apparve subito positiva. […] Pur sorprendendoci, la proposta unitaria del Pdup ci apparve perciò come un’occasione da cogliere, un autobus da non perdere, non tanto per superare il nostro isolamento, quanto per reagire alla frantumazione più generale della nuova sinistra, per favorire un’inversione di tendenza, per offrire un punto di riferimento e di attrazione più convincente ai compagni e al movimento di lotta in una fase politica così difficile e oscura», Intervista di Luigi Pintor in Ibidem, pp. 171-172.
57 CdP, Pistoia, Risoluzione politica approvata dal Comitato nazionale di coordinamento del Partito di Unità Proletaria, Firenze, 18 marzo 1973.
58 Cfr. A Milano, Bologna e Firenze assemblee operaie sul documento Pdup-manifesto, in «il manifesto», 18 aprile 1973.
59 Archivio il Sessantotto (d’ora in poi AS), Firenze, I lavori del comitato provinciale del partito, «Agenzia Unità proletaria», 14 aprile 1973.
60 CENTRO OPERATIVO NAZIONALE DEL PDUP, Perché il documento con il manifesto, «Unità proletaria», 16 aprile 1973.
61 Riunione degli organismi nazionali del manifesto e del Pdup per lo sviluppo di un’azione unitaria e di un più generale processo di aggregazione, in «il manifesto», 16 maggio 1973.
62 Ibidem.
63 PROTTI, Daniele, Cronache di “nuova sinistra”, cit., p. 28.
64 PELLEGRINI, Rocco, PEPE, Guglielmo, Unire è difficile, cit., p. 150.
65 Il processo di aggregazione con il manifesto e altre forze di classe, in «Unità proletaria», 11 giugno 1973.
66 Ibidem. Nello stesso incontro viene affidato ad un gruppo di lavoro, formato da Magri, Parlato, Rossanda, Indovina, Pintor per «il manifesto» e Foa, Miniati, Migone, Lettieri, Russo Spena per il Pdup, di stilare una bozza di documento unitario su cui discutere. Nonostante la presenza dello stato maggiore di entrambi i gruppi questo documento non vedrà la luce fino a luglio; Cfr. CdP, Pistoia, Partito di Unità Proletaria, Comitato di coordinamento nazionale, Roma, 21 maggio 1973. Nota sui rapporti con il manifesto.
67 MAGRI, Lucio, La lunga marcia attraverso la crisi, in «il manifesto», 28 giugno 1973.
68 Relazione di Rossana Rossanda in IL MANIFESTO, Una nuova opposizione, una nuova forza politica per rovesciare la crisi di sistema contro il sistema. Assemblea Nazionale del manifesto 29-30 giugno 1 luglio 1973, Milano, Grafo Press, 1973, p. 22.
69 Ibidem, p. 24.
70 Ibidem, p. 28.
71 Ibidem, p. 35.
72 Ibidem, p. 35.
73 Intervento di Luigi Pintor in ibidem, p. 38.
74 Ibidem, p. 40.
75 Esempio limpido è una lettera di un militante del Pdup di Firenze che annota: «La collaborazione con «il manifesto», anche se inaugurata con una manovra piuttosto verticistica, ha ormai raggiunto la fase di aggregazione, conquistando a posteriori il consenso della base» BORCHI, Simone, Un simpatizzante del Pdup interviene con queste osservazioni sui problemi del rapporto con il manifesto, «Unità proletaria», 23 luglio 1973; Proprio per ovviare a questi problemi Pintor, in conclusione del suo intervento, tiene a precisare come sia necessario creare una forza politica «che […] prefiguri in sé, nel suo clima interno, nel suo modo di essere la nuova società che vuole costruire», Intervento di Luigi Pintor in IL MANIFESTO, Una nuova opposizione, una nuova forza politica per rovesciare la crisi di sistema contro il sistema. Assemblea Nazionale del manifesto 29-30 giugno 1 luglio 1973, cit., p. 45.
76 Intervento di Silvano Miniati in Il dibattito all’Assemblea del manifesto, «il manifesto», 1 luglio 1973.
77 Conclusioni di Lucio Magri in IL MANIFESTO, Una nuova opposizione, una nuova forza politica per rovesciare la crisi di sistema contro il sistema. Assemblea Nazionale del manifesto 29-30 giugno 1 luglio 1973, cit., p. 57.
78 Ibidem, p. 63.
79 Ibidem, pp. 64-65.
80 MINIATI, Silvano, L’Assemblea del manifesto, in «Unità proletaria», 23 luglio 1973.
81 Istituto romano per la storia d’Italia dal fascismo alla Resistenza (Irsifar), Roma, Fondo Memoria di carta, subfondo Leonardo Musci, busta 1, Per un processo di unificazione politica. Per una nuova opposizione anticapitalistica. Documento di discussione interna del Pdup e del manifesto, giugno-luglio 1973.
82 Ibidem.
83 Ibidem.
84 Ibidem.
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Antonio Lenzi, «La resistibile ascesa verso l’unificazione», Diacronie [Online], N° 9, 1 | 2012, documento 10, online dal 29 janvier 2012, consultato il 09 décembre 2024. URL: http://0-journals-openedition-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/diacronie/3019; DOI: https://0-doi-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/10.4000/diacronie.3019
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