Il digitale che diventa archivio. Le fonti on-line per la storia economica italiana
Abstract
Con questa sitografia si vuole porre l’attenzione sulle fonti che attraverso i siti internet sono a disposizione dello studioso di storia economica da alcuni anni e che hanno in parte cambiato il modo di approcciarsi alla materia. La prima cosa che si farà in queste pagine è riassumere rapidamente quali siano e come siano mutati i metodi di lavoro della storia economica negli ultimi anni, passando successivamente in rassegna tre siti importanti per lo studio della storia economica italiana.
Termini di indicizzazione
Keywords:
online sources for economic history, digital tools for historians, digitalization, preservation of data, online archivesParole chiave:
fonti online per la storia economica, strumenti digitali per lo storico, digitalizzazione, conservazione di dati, archivi onlinePiano
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Credits: by Samuel Huron on Flickr (CC-BY-NC-ND)
Introduzione
- 1 Soltanto per guardare il caso italiano si consideri il recente volume: BATTILANI, Patrizia, FAURI, (...)
1Con questa sitografia si vuole porre l’attenzione sulle fonti che attraverso i siti internet sono a disposizione dello studioso di storia economica da alcuni anni e che hanno in parte cambiato il modo di approcciarsi alla materia. La prima cosa che si farà in queste pagine è riassumere rapidamente quali siano e come siano mutati i metodi di lavoro della storia economica negli ultimi anni. In termini quantitativi la rivoluzione digitale ha aumentato notevolmente il numero di fonti statistiche ed economiche che ora sono disponibili in maniera rapida, attraverso i siti istituzionali, occupando spazi molto ridotti. In termini qualitativi ciò ha spostato l’attenzione degli storici economici contemporanei anche sugli ultimi decenni, quelli per cui abbiamo a disposizione una massa di dati più grande, e che, invece, in passato venivano tralasciati perché ritenuti campo d’azione di altre discipline1. Per questi due motivi si comprende come le istituzioni che elaborano e conservano queste particolari fonti abbiano ora un importante ruolo nel rendere disponibili questi strumenti agli studiosi mediante il libero accesso ai loro siti internet. Verrà condotta un’analisi del caso italiano mediante una ricognizione di alcuni siti istituzionali che forniscono sia le fonti per gli economisti che studiano il presente, sia per gli storici economici interessati al nostro recente passato. Si parlerà dell’Italia, ma si farà anche un accenno agli strumenti on-line internazionali che vengono utilizzati molto spesso per lavori comparativi tra più Stati.
- 2 VITALI, Stefano, «Le convergenze parallele. Archivi e biblioteche negli istituti culturali», in Ras (...)
2Nella seconda parte della sitografia si tenterà invece un’operazione differente e cioè quella di domandarci cosa sia cambiato nel modo di conservare queste fonti, che non essendo più cartacee debbono rispondere a delle nuove problematiche. Per fare ciò si è fatto riferimento ad alcuni principi dell’archivistica, tenendo però sempre conto che questa disciplina si occupa soprattutto del rapporto tra i documenti e il loro contesto di provenienza, cioè l’istituto che li ha prodotti. È però anche vero che, come hanno fatto notare recentemente illustri studiosi di archivistica, si riscontra sempre più un progressivo affievolirsi delle tradizionali linee di demarcazione tra ambiti disciplinari diversi, con particolare riguardo alla separazione che permaneva tra materiale da conservarsi in archivio e quello riconducibile alle biblioteche. Di fronte alla varietà di soggetti che agiscono nella società contemporanea vi è la necessità di conservare memoria di tale molteplicità: e sempre più spesso all’interno dei fondi archivistici contemporanei si trovano materiali a stampa (giornali, riviste, opuscoli, libri) che sono lontani dalla concezione classica del documento archivistico2.
- 3 GUARRACINO, Scipione, Le età della storia. I concetti di Antico, Medievale, Moderno e Contemporaneo(...)
3Si parlerà soprattutto di raccolte di dati e documenti del governo resi pubblici tramite pubblicazione. Per questo motivo molte fonti per la storia economica, anche se on-line, possono essere ricondotte più al campo dei materiali a stampa che al campo dei documenti. Prima dell’avvento di internet lo storico economico lavorava più in biblioteca che in archivio, nonostante fosse comunque importante l’apporto dei documenti archivistici per mettere in luce alcune decisioni dei governi in materia economica. Già da alcuni anni i siti internet di importanti istituzioni nazionali rendono disponibili i dati, per alcuni periodi, direttamente su fonti elettroniche. Quel passaggio dalle fonti cartacee a quelle digitali – che molti vedono all’orizzonte per la storia tradizionale – in realtà per la storia economica, intesa soprattutto come studio delle economie degli Stati, è già cominciato3.
1. I metodi di ricerca della storia economica
- 4 CIPOLLA, Carlo Maria, Between History and Economics. An Introduction to Economic History, Oxford, B (...)
- 5 Su questo tema vedi soprattutto interpretazioni globali di vari ambiti come: WALLERSTEIN, Immanuel, (...)
4Carlo Maria Cipolla ha definito in un suo famoso saggio la storia economica come la storia dei fatti e degli eventi economici che riguardano gli individui, le imprese e le comunità4. È una definizione molto estesa che rispondeva in quel periodo soprattutto alla necessità di distinguere la storia economica dalla storia del pensiero economico, disciplina che invece si concentra sulle ideologie che ispirano le politiche economiche. La definizione di storia economica concentra giustamente l’attenzione sulle attività umane e sul modo in cui esprimono le proprie esigenze economiche. I singoli individui, come i mercanti o i contadini, le imprese e le comunità, dalla piccola tribù fino al più grande Stato, hanno sempre elaborato strategie e scelte economiche volte, ora alla loro sopravvivenza, ora all’incremento la loro ricchezza5.
- 6 Vedi ad esempio LEVY, Jean Philippe, L’economia antica, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 198 (...)
- 7 Vedi ad esempio gli studi fatti sull’archivio del mercante di Prato Francesco Datini come ORIGO, Ir (...)
- 8 Per l’età moderna tra i tanti vedi BRAUDEL, Fernand, Civiltà materiale, economia e capitalismo: sec (...)
5La storia economica, disciplina relativamente recente, ha quindi impostato il suo interesse su queste attività in ogni epoca della storia, dall’antichità sino ai giorni nostri. Così come per la storia “classica”, la storia economica ha elaborato metodi di ricerca differenti per ogni epoca e altrettanto differenti approcci alle fonti. Ad esempio, la storia economica del periodo antico fa grande affidamento sull’archeologia che grazie allo studio degli oggetti rinvenuti negli scavi permette di mettere in luce dinamiche economiche e mercantili dei secoli antichi6. Per il periodo medievale si utilizzano quando possibile, pergamene e codici che costituiscono archivi di istituzioni religiose o mercantili dell’epoca7. Simile è il discorso per quanto riguarda l’età moderna, con l’importante variante che più ci si avvicina ai giorni nostri e più le fonti documentarie aumentano per numero e per ricchezza di particolari8.
- 9 Vedi HUGHES, Jonathan R. T., Fatto e teoria in storia economica, in ANDREANO, Ralph L., (a cura di) (...)
- 10 Vedi RODANO, Giorgio, Lezioni di macroeconomia, Roma, Carocci, 2000 e LAVANDA, Italo, RAMPA, Giorgi (...)
- 11 Vedi GIANNETTI, Renato, VASTA, Michelangelo, Storia dell’impresa industriale italiana, Bologna, Il (...)
- 12 Su questi temi tra i più recenti vedi: BATTILANI, Patrizia, Vacanze di pochi, vacanze di tutti. L’e (...)
6Giungiamo quindi al periodo contemporaneo nel quale le fonti a disposizione dello storico, economico e non, sono copiosissime. Ai documenti, sempre più di ambito digitale, si affiancano pubblicazioni a stampa e siti internet che permettono l’utilizzo di raccolte di dati. Tali database sono sempre più utilizzati in quanto, negli ultimi anni, la storia economica s’è rivolta particolarmente a indagini di tipo quantitativo che permettono allo studioso di elaborare teorie di lunga durata sullo svolgersi dei fatti economici. Nuovi e più recenti approcci hanno accolto discipline come la statistica e l’econometria quali importanti strumenti di supporto ai metodi di analisi più classici.9 Ritornando alla definizione di Cipolla sottolineiamo come questa sia molto ampia poiché abbraccia vari campi e vari soggetti dell’agire economico. In effetti nel corso degli anni gli studi degli storici economici si sono differenziati sempre di più, facendo riferimento in particolare agli approcci dell’economia. L’economia si divide in due branche fondamentali, la macroeconomia e la microeconomia. La prima concentra la sua attenzione sulla trasmissione degli effetti economici da un mercato all’altro e quindi il suo interesse non va alla singola parte (soggetto o mercato) ma al comportamento aggregato delle parti. La seconda studia i comportamenti dei singoli soggetti economici (il singolo consumatore, la singola impresa) e i funzionamenti dei singoli meccanismi di coordinamento (il mercato del singolo prodotto, quello del singolo mezzo di produzione)10. Da questa divisione hanno preso spunto anni gli storici che si sono rivolti, a seconda dei casi, allo studio del sistema economico generale, e quindi alla storia delle politiche economiche degli Stati, ma anche ai fenomeni come i consumi o le esportazioni, oppure maggiormente alla storia di singoli soggetti o enti come le imprese. Da quest’ultimo approccio è nata ad esempio la storia d’impresa (libera traduzione dall’inglese business history) che ha elaborato metodi di ricerca differenti anche se vicini alla storia economica11. Si deve inoltre precisare come lo studio dei settori produttivi abbia condotto alla nascita di discipline di studio che rivolgono l’attenzione a quel particolare comparto. Esistono così la storia dell’agricoltura, la storia dell’industria, la storia del turismo12. In questa sede si intende rivolgere l’attenzione principalmente sulle fonti dell’economia pubblica che vengono utilizzate oggi per studiare gli ultimi anni della storia economica italiana, e che nel futuro saranno probabilmente le fonti esclusive.
2. I siti internet delle istituzioni italiane
- 13 Vedi ad esempio lavori di lungo periodo come MADDISON, Angus, The world economy: a millennial persp (...)
7Si è riscontrato come il metodo di ricerca dello storico economico – quando possibile – si sia focalizzato sull’analisi di tendenze di lungo periodo. Questa pratica è decisamente sviluppata nella storia economica contemporanea dove la completezza delle fonti permette letture di fenomeni in un lasso di tempo pluridecennale, se non di secoli13. Ciò permette anche di adottare una chiave interpretativa migliore rispetto a studi su singoli anni campione. Uno studio ad esempio sul deficit o sul debito pubblico dell’Italia impostato su alcuni anni benchmark può produrre risultati interessanti, ma la lettura dei dati completi per tutti gli anni disponibili fornisce di sicuro un’interpretazione migliore. Si comprende quindi come per lo storico sia importante avere a disposizione lunghe serie numeriche che gli permettano analisi di lungo periodo. L’utilizzo dei mezzi informatici ha facilitato questo approccio, in quanto risulta molto più semplice oggi inserire in un database migliaia di dati già pronti per essere utilizzati. Allo stesso tempo è opportuno sottolineare come dire che spesso nei siti siano presenti dati storici solo per gli ultimi anni, quelli cioè dell’era digitale, direttamente inseriti nel sito al momento della pubblicazione. Soltanto in alcuni casi, come quello della Banca d’Italia e dell’Istituto di statistica, i dati dei decenni passati sono stati trasferiti all’interno di appositi database. La lettura dei dati del passato e del presente può fornire anche chiavi di lettura per il metodo di lavoro del futuro.
8Passiamo in rassegna i siti internet delle istituzioni che forniscono le fonti essenziali del lavoro dello storico economico. Ci siamo soffermati soprattutto su quelli che riteniamo i più importanti e completi: Istituto Nazionale di Statistica (Istat), Banca d’Italia e Ministero dell’Economia e delle Finanze. In tutti e tre si possono trovare serie numeriche sia per il presente che per anni passati, oltre a relazioni che spiegano ed interpretano dati e tendenze.
- 14 GERETTO, Paola, Statistica ufficiale e storia d’Italia. Gli “annali di statistica” dal 1871 al 1997(...)
- 15 URL: < http://www.istat.it > [consultato il 16 maggio 2012].
- 16 GIOVANNINI, Roberto, Il futuro delle pensioni. Demografia, sostenibilità, ideologia, Roma, Ediesse, (...)
9Prendiamo in esame il sito dell’Istituto Nazionale di Statistica (Istat), ente di ricerca pubblico istituito nel 1926 per raccogliere in forma organizzata i dati essenziali per lo Stato. Le attività principali dell’Istat oggi sono quelle di organizzare i censimenti decennali della popolazione e sull’economia nazionale e compiere indagini economiche e sociali sugli italiani14. Il sito www.istat.it15 è organizzato come un grande portale ricco di informazioni sull’attività dell’ente ma soprattutto di dati a cui è possibile attingere. Nella pagina iniziale vengono infatti presentate le statistiche divise per argomento. L’interesse principale dello storico economico si focalizza sulla sulla voce Conti economici a sua volta divisa in Conti nazionali, Conti territoriali e Conti ambientali. Prima di analizzare la voce Conti economici, vediamo anche gli altri argomenti che – pur non strettamente economici – risultano comunque molto importanti per lo studio della storia economica. Abbiamo ad esempio la voce Popolazione (struttura demografica, dinamica demografica, stranieri), Famiglia e società (strutture familiari, consumi, cultura, stili di vita), Salute e Welfare (assistenza e previdenza), oltre a voci chiaramente correlate all’economia: Prezzi, Industria e Servizi, Commercio estero, Pubblica amministrazione, Agricoltura. Le notizie e i dati riguardanti la popolazione e la società italiana sono fondamentali per comprendere le decisioni del governo in materia economica. Chi andrà ad esempio a studiare il servizio sanitario nazionale o la struttura pensionistica di questi anni non potrà non considerare i forti cambiamenti demografici in corso in Italia, dal graduale aumento dell’immigrazione al sensibile calo delle nascite16. Sono tutti fattori che condizionano sia le entrate che le spese dello Stato. L’indice dei prezzi al consumo, ad esempio, misura l’aumento generale dei prezzi e costo della vita, ed è accessibile a tutt’oggi dal sito Istat a partire dalla fine degli anni Novanta. Anche in questo caso lo storico dei prossimi anni dovrà fare affidamento a serie di questo tipo per comprendere le dinamiche economiche del nostro paese.
10Ritorniamo ora all’argomento Conti nazionali, dove la nostra attenzione si sofferma principalmente su due voci: i conti economici nazionali e la stima preliminare del Pil. I conti economici nazionali sono molto importanti perché offrono un quadro dei principali indicatori per valutare l’economia italiana come i dati sulla produzione, l’occupazione, gli investimenti e i consumi delle famiglie. Le serie presenti sul sito prendono avvio nel dal 1970, da quando l’Istat ha iniziato a diffonderle. In questo caso quindi si tratta di uno strumento molto valido per costruire una serie di lungo periodo che può portare a confrontare la situazione odierna con quella dei decenni precedenti. Come esempio si può analizzare la serie dei Consumi nella quale vengono inseriti anno per anno sia i consumi delle famiglie sia i consumi delle amministrazioni pubbliche. Questi due elementi ci riportano a ciò che abbiamo osservato riguardo al metodo di lavoro della storia economica. Da un lato abbiamo quindi lo studio dell’economia pubblica e dei mercati, dall’altro abbiamo la possibilità di analizzare lunghe serie per comprendere un’evoluzione economica graduale.
- 17 Pur restando un valore fondamentale il Pil, o Gdp (Gross domestic product) in inglese è stato di re (...)
11Restando sul sito dell’Istat osserviamo la Stima preliminare del Prodotto interno lordo (Pil). Il prodotto interno lordo è il valore complessivo dei beni e dei servizi prodotti all’interno di un paese in un certo intervallo di tempo e costituisce, pur con certi limiti, un indicatore importante del benessere collettivo di una nazione17. Nella stima preliminare – che l’Istat inserisce trimestre per trimestre – si può leggere l’andamento del prodotto interno lordo italiano per quel breve periodo. Questo indicatore però fornisce sia i dati dei trimestri immediatamente precedenti, sia una stima, su dati non ancora definitivi, del periodo in corso o comunque appena concluso. Per quel che riguarda il marzo 2010 si può trovare la stima per l’ultimo trimestre del 2009 – che vede una diminuzione del Pil dello 0,2 per cento – ed un richiamo all’anno in corso, con la conclusione che la crescita italiana per il 2010 sarà pari a zero. La stima preliminare del Pil dal 2002 viene inserita nel sito Istat nel formato di un comunicato stampa che oltre ai dati statistici presenta anche in forma semplice il quadro economico nazionale comparato con quello degli altri paesi del G7. La sua utilità è perciò proprio quella di costituire uno strumento sia per comprendere un singolo anno o trimestre, sia per fare riflessioni di più lungo periodo.
- 18 Sulla storia della Banca d’Italia vedi anche GIGLIOBIANCO, Alfredo, Via Nazionale. Banca d’Italia e (...)
- 19 URL: < http://www.bancaditalia.it/ > [consultato il 16 maggio 2012].
12Osserviamo ora il sito internet di un’altra importante istituzione italiana, la Banca d’Italia. È un istituto nato nel 1893, dopo lo scandalo della Banca Romana, dalla fusione di quattro banche: la Banca Nazionale del Regno d’Italia (che prima dell’Unità si chiamava Banca Nazionale degli Stati Sardi), la Banca Nazionale Toscana, la Banca Toscana di Credito per le industrie e il Commercio d’Italia e, per l’appunto, la Banca Romana. Nel 1926 la Banca d’Italia ottenne l’esclusiva sull’emissione della moneta che sino a quel momento era stata affidata al Banco di Napoli e al Banco delle Due Sicilie. Con l’introduzione dell’Euro la Banca d’Italia ha perso la prerogativa di emettere moneta, ma ha conservato importanti funzioni come la vigilanza sull’operato delle banche e la supervisione dei mercati monetari e finanziari18. Quello che però interessa di più lo storico economico è che la Banca d’Italia offre consulenze analitiche e informative – in materia di politica economica e finanziaria – sullo stato dell’economia agli organi costituzionali. Tutto quello che l’ufficio studi della Banca d’Italia realizza è di pubblico dominio e viene inserito nel suo sito internet www.bancaditalia.it19. Tre sono le voci di interesse per lo studioso: Pubblicazioni, Ricerca economica e relazioni internazionali e Statistiche. La prima voce costituisce una raccolta di pubblicazioni fondamentali per lo studio dell’economia e della storia economica. Tra le varie voci l’attenzione va senz’altro alla Relazione Annuale fatta dal governatore e sulle Pubblicazioni Economiche. La relazione annuale viene diffusa in occasione dell’Assemblea ordinaria annuale dei partecipanti al capitale dell’istituto, ed è aperta dal governatore con la lettura delle cosiddette considerazioni finali che ricevono in genere grande attenzione da parte dei mass media. Al di là del resoconto delle decisioni di politica monetaria e delle altre attività istituzionali della banca, la relazione contiene un’ampia analisi dei principali sviluppi dell’economia italiana e internazionale nell’anno precedente e nei primi mesi dell’anno in corso. Il valore di questa fonte risiede soprattutto nel fatto che gli stessi dati presenti nel sito dell’Istat vengono commentati ed inseriti in un discorso più ampio sull’economia internazionale. Proprio per tale motivo risulta di grande interesse per lo storico, che può così concentrarsi sulle serie numeriche di lungo periodo, ponendo l’attenzione anche agli elementi qualitativi di un singolo anno. Si possono così raccogliere molti elementi validi per la ricostruzione storica, dai consumi alla situazione dei risparmi, fino – fattore molto importante nello studio della recente storia italiana – al peso economico dell’immigrazione nel nostro paese. Lo stesso discorso vale per le Pubblicazioni Economiche – come il Bollettino Economico, di uscita trimestrale – che, oltre a fornire notizie sullo stato dell’economia di quel periodo, come del resto anche la relazione, focalizza maggiormente l’attenzione su fenomeni specifici, quali l’inflazione, o su particolari settori come il credito.
13Restando sempre sul sito della Banca d’Italia andiamo ora alla voce Ricerca economica e relazioni internazionali ed in particolare vediamo i Temi discussione. Questa serie di articoli permette la circolazione di ricerche ancora in corso, prodotte sia all’interno della Banca d’Italia, sia da economisti esterni. I lavori sono spesso molto tecnici: possono risultare ostici per gli storici; di sicuro, però, costituiscono comunque una fonte importante per due ordini di motivi: da una parte analizzano la realtà economica del presente – e quindi costituiranno uno strumento valido per lo storico già tra qualche anno –, dall’altra rappresentano una selezione dei temi ritenuti in quel momento più importanti dagli economisti. In quest’ultimo aspetto lo storico trova spunti di riflessione: ad esempio in un periodo di emergenza l’attenzione degli economisti è concentrata sulla crisi o sulla diffusione della povertà; in un momento di espansione economica, invece, questi sembrano preferire temi come gli incentivi alle imprese o l’utilizzo di nuove tecnologie.
14Andiamo infine alle voce Statistiche: questa sezione rappresenta il lavoro di raccolta, produzione e pubblicazione di informazioni statistiche, un ruolo che la Banca d’Italia ricopre secondo disposizioni legislative italiane e secondo regolamenti del Consiglio dell’Unione europea e della Banca centrale europea. Ci sono alcune differenze tra queste statistiche e quelle presentate dall’Istat. Innanzitutto queste pongono un particolare accento sulle statistiche bancarie, finanziarie e monetarie, lavoro invece che l’Istat non fa perché si concentra sui dati che riguardano lo stato e la popolazione; inoltre la Banca d’Italia ha la funzione di rielaborare ed interpretare le statistiche, cosa che l’Istat fa in misura minore in quanto ricopre principalmente la funzione di raccolta dei dati.
- 20 URL: < http://www.mef.gov.it > [consultato il 16 maggio 2012].
15Andiamo infine a vedere il sito internet del Ministero dell’Economia e delle Finanze www.mef.gov.it20. In questo caso più che le statistiche ci interessa vedere le decisioni del governo in materia economica. Il sito è certamente meno ricco di informazioni rispetto ai due precedentemente presi in esame, ma risulta di particolare interesse perché vi sono inseriti i documenti e le pubblicazioni del ministero in merito alle manovre finanziarie e alle decisioni di politica economica. Nella pagina iniziale, se si va alla voce Documenti di Finanza pubblica, troviamo in particolare la Relazione previsionale e programmatica e il Documento di Programmazione Economica e Finanziaria. Entrambe le sezioni sono di sicuro interesse, anche perché contengono i documenti prodotti dalla fine degli anni Novanta ai nostri giorni; ciò che però li rende ancora più interessanti in chiave storica è che questi coinvolgono previsioni sulle entrate, sulle uscite e sul deficit.
- 21 GUIZZARDI, Andrea, La previsione economica. Aspetti metodologici e modelli stocastici, Modena, Guar (...)
16Le previsioni sono particolarmente importanti quando si parla di economia ed in particolare di politica economica: sono infatti strumenti utilizzati dagli economisti per indicare le linee di tendenza future basandosi su vari indicatori come, per l’appunto, il Prodotto interno lordo. La percezione che il pubblico ha delle previsioni degli economisti è spesso distorta dal fatto che i risultati non si avvicinano a ciò che è stato previsto. Al contrario, per lo storico lo strumento delle previsioni risulta molto interessante. Sulle previsioni si basano infatti le politiche economiche degli Stati e spesso le previsioni corrispondono ai risultati attesi dalle politiche che i governi si apprestano a varare. Per l’economista la previsione smette di rivestire interesse nel momento in cui ne viene realizzata una nuova, per lo storico invece questa costituisce sempre un elemento d’attrazione, in quanto può aiutarlo a comprendere a posteriori anche gli errori di valutazione commessi dagli addetti ai lavori21.
- 22 Vedi MINISTERO DELL’ECONOMIA E DELLE FINANZE, Documento di Programmazione Economico-Finanziaria per (...)
17Le previsioni che troviamo nel sito del Ministero dell’Economia e Finanze riguardano i risultati attesi dal governo nell’ottica, in genere, di un massimo di tre anni per ciò che riguarda le spese e le entrate previste. Queste previsioni sono basate sulle decisioni che il governo prende per mantenere stabile il bilancio dello Stato. La spesa complessiva dello Stato è composta dalla spesa per le amministrazioni, quella per il Welfare State (in particolare sanità e pensioni) e quella riguardante gli interessi sul debito pubblico. Le entrate correnti sono quelle derivanti dal sistema fiscale, imposte dirette ed indirette, alle quali si possono aggiungere entrate straordinarie come quelle per la vendita dei beni dello stato. Risulta già oggi particolarmente interessante capire, anno per anno, quale sia stato l’approccio dello Stato italiano negli ultimi anni per verificare ad esempio la sostenibilità nel lungo periodo delle spese per la sanità e per le pensioni. Allo stesso tempo si può analizzare mediante la struttura delle entrate il particolare approccio che il governo ha adottato riguardo al sistema fiscale. Di fronte a tali strumenti lo storico può quindi interpretare anno per anno le principali strategie che i governi hanno avuto nella gestione del bilancio dello stato. Una previsione molto interessante si riscontra nel Documento di Programmazione Economica e Finanziaria 2010-2013 riguardante la spesa pubblica per le pensioni. Si fa in questo caso una previsione di lunga durata – fino al 2060 – basandosi sulla situazione attuale. L’andamento – che vede una crescita della spesa pubblica fino al 2040 – tiene conto dell’andamento demografico italiano e del progressivo pensionamento della generazione del “baby boom”. La decrescita è prevista a partire dal 2040: sia per via della scomparsa di questa generazione, sia per le riforme delle pensioni attuate negli ultimi anni che hanno tolto parte del peso che gravava sul bilancio statale22.
- 23 Vedi il sito internet, URL: < http://www.oecd.org > [consultato il 19 aprile 2012].
- 24 Vedi il sito internet: URL: < http://www.un.org [consultato il 19 aprile 2012]; in particolare la (...)
18Possiamo a questo punto riassumere ciò che lo storico può ricavare dalle fonti on-line per interpretare la storia economica più recente: ha a disposizione i dati statistici grezzi, raccolti e forniti dall’Istat, può leggere le interpretazioni fornite dalla Banca d’Italia e può infine analizzare le politiche governative tramite la documentazione del ministero dell’Economia. Tutto questo lavoro può essere svolto anche in comparazione con altre realtà nazionali, sia grazie ai siti internet di istituzioni di altri paesi, sia attraverso quelli di istituzioni trans-nazionali. Giusto per completezza citiamo allora due tra questi: quello dell’Oecd23 e quello dell’Onu24. In entrambi si possono scaricare statistiche relative alla maggior parte degli Stati del mondo. Come si vede quindi internet ha influito moltissimo sul modo di lavorare dello storico economico, sia accorciando i tempi per reperire i dati e le informazioni, sia modificando il suo approccio diventato più aperto ai confronti internazionali e agli studi comparativi.
3. I problemi di conservazione delle fonti on-line
19Dopo aver visto come le fonti on-line hanno modificato il modo di fare ricerca degli storici economici, osserviamo come queste vengono conservate. Si pongono dunque due interrogativi: il primo è se questi strumenti continueranno ad esistere anche nei prossimi decenni, il secondo è se questi saranno accessibili nella stessa forma in cui lo sono adesso. Nel primo caso abbiamo fatto riferimento alla natura degli enti produttori e alla legislazione cui fanno capo. Nel secondo caso il discorso è invece più complesso perché, come vedremo, non esiste una vera e propria legislazione riguardante i siti internet.
20Concentriamoci sul primo interrogativo: queste fonti continueranno ad essere prodotte anche nei prossimi anni? Potremmo continuare ad utilizzare fonti simili anche quando il nostro presente diventerà storia? Pur non potendo prevedere i cambiamenti che verificheranno in questi decenni, la risposta di massima che possiamo dare è positiva. Sia infatti l’Istat che la Banca d’Italia sono tenuti – in quanto istituti pubblici – a realizzare gli strumenti statistici ed economici di cui abbiamo parlato. Queste fonti inoltre – proprio in virtù della natura degli istituti – devono essere pubbliche e quindi restare a disposizioni di tutti. Per far sì che avvenga un cambiamento in tal senso dovrebbe avere luogo una riforma sia della Banca d’Italia che dell’Istituto nazionale di statistica, che un futuro governo dovrebbe attuare per via legislativa. Esistono dunque buone possibilità che le fonti di cui abbiamo parlato continuino ad essere prodotte con le stesse modalità e conservando le medesime caratteristiche di fruibilità anche nei prossimi anni. Un discorso analogo può essere fatto per i documenti di programmazione economica del Ministero dell’Economia. In questo caso si tratta di un obbligo per lo stato, in quanto per legge questi vanno presentati al parlamento entro il 30 giugno di ogni anno.
- 25 Si ringrazia la Direzione Comunicazione ed Editoria dell’Istat per le informazioni forniteci.
21Il secondo interrogativo solleva, invece, un maggior numero di problematiche. Le fonti messe on-line oggi saranno accessibili così come lo sono adesso anche in futuro? Traendo ancora una volta spunto dall’archivistica abbiamo piegato alle nostre esigenze due delle fondamentali necessità dell’archivistica digitale e cioè l’integrità del documento e la sua accessibilità. I tre siti adottano politiche differenti riguardanti il materiale on-line. Il sito dell’Istat in realtà non svolge la funzione di archivio digitale per i dati prodotti dall’Istituto. Nel corso del tempo ha assunto questa funzione in maniera informale poiché con il passare degli anni i contenuti datati sono stati inseriti in apposite sezioni mentre quelli prodotti recentemente hanno sostituito i precedenti. Il sito dovrebbe continuare nello stesso modo per i prossimi anni, ma non esiste in realtà una garanzia formale che ciò in effetti avvenga25.
- 26 Si ringrazia a tal proposito il Servizio Statistiche economiche e finanziarie – Divisione Amministr (...)
22La Banca d’Italia ha adottato una politica di conservazione e diffusione dei dati on-line che tende a rendere disponibili agli utenti esterni il maggior numero di dati possibili. Non si esclude però che esigenze “imprevedibili” rendano necessarie la rimozione di una parte dei dati e che quindi questi potranno essere disponibili solo con un’appropriata richiesta alla banca26.
- 27 A tal proposito vedi: GUERCIO, Maria, Archivistica informatica. I documenti in ambiente digitale, R (...)
23Nella migliore delle ipotesi i tre siti internet di cui abbiamo parlato resteranno molto simili alla forma odierna, ma più ricchi di dati e di documentazione. Il quadro che emerge dovrebbe perciò essere molto positivo: anzi la conservazione di tali fonti sul web consentirebbe di evitare il problema dell’obsolescenza tecnologica, che rende molto incerta la conservazione dei documenti informatici su supporti magnetici. I dubbi però nascono dal fatto che non c’è una legislazione che garantisca in pieno soprattutto la conservazione dell’integrità di queste fonti direttamente sui siti internet. La legge numero 4 del 9 gennaio 2004, comunemente chiamata “Legge Stanca”, definisce i soggetti che devono garantire l’accessibilità dei propri siti e sistemi informatici, risolvendo solo in parte il problema dell’accessibilità della documentazione on-line27.
24Le garanzie in tal senso vengono perciò da altri mezzi. A tutt’oggi molte pubblicazioni presenti on-line nei siti esaminati esistono anche in forma cartacea. Nel futuro lo storico dovrebbe quindi avere la possibilità di confrontare a campione i dati presenti nelle due forme comprovare l’affidabilità di quelli presenti on-line. L’importanza ed il prestigio delle istituzioni produttrici di questi strumenti dovrebbe inoltre fornire una garanzia, del fatto che quei dati resteranno invariati nel tempo e cioè che non siano in alcun modo modificati o alterati. Per quanto riguarda infine l’accessibilità esiste una possibilità di cambiamento non troppo remota. Parte dei dati presenti nei siti internet – soprattutto le serie statistiche – potrebbero diventare accessibili a pagamento. Questa soluzione, già adottata in altri paesi come il Canada o la Russia, non violerebbe in realtà l’obbligo che questi strumenti siano effettivamente pubblici: cambierebbe soltanto la modalità di accesso.
Conclusioni
25Le fonti on-line hanno sicuramente facilitato il lavoro dello storico economico negli ultimi anni. Soprattutto chi rivolge la propria attenzione agli ultimi anni della storia italiana è decisamente facilitato nell’operazione di accedere in tempi molto brevi a fonti che in passato risultavano di non facile accessibilità. Ciò ha cambiato sicuramente il modo di fare ricerca e si è focalizzata l’attenzione maggiormente sul dato numerico, piuttosto che sul singolo documento: la disponibilità di più serie numeriche ha facilitato operazioni di tipo statistico, che in passato risultavano senz’altro più difficili. La grande abbondanza di fonti sul web ha creato però delle nuove problematiche, che riguardano in particolare la conservazione e l’integrità delle fonti. La smaterializzazione delle fonti infatti non offre soltanto risvolti positivi. Tutto ciò che oggi è in rete potrebbe non esserlo più nel giro di qualche anno, inoltre la garanzia che i dati non vengano in effetti modificati non esiste. In Italia infatti si è iniziato a operare soltanto negli ultimi anni per garantire che i documenti digitali, gli eredi dei documenti d’archivio, non subiscano modifiche di contenuto e che siano consultabili secondo i tempi dettati dalle leggi. Nessuna misura è stata invece presa per garantire che le fonti on-line continuino ad essere consultabili e integre nel corso degli anni. Le garanzie in tal senso vengono infatti più dal prestigio delle istituzioni conservatrici che da precise leggi in materia.
Note
1 Soltanto per guardare il caso italiano si consideri il recente volume: BATTILANI, Patrizia, FAURI, Francesca, Mezzo secolo di economia italiana 1945-2008, Bologna, Il Mulino, 2008.
2 VITALI, Stefano, «Le convergenze parallele. Archivi e biblioteche negli istituti culturali», in Rassegna degli Archivi di Stato, LIX, n. 1-2-3/1999, pp. 36-60; ZANNI ROSIELLO, Isabella, Gli archivi tra passato e presente, Bologna, Il Mulino, 2005 e CARUCCI, Paola, L’archivistica tra diplomatica e informatica, Città del Vaticano, Scuola Vaticana di paleografia, diplomatica e archivistica, 2006.
3 GUARRACINO, Scipione, Le età della storia. I concetti di Antico, Medievale, Moderno e Contemporaneo, Milano, Bruno Mondadori, 2001, pp. 271-289.
4 CIPOLLA, Carlo Maria, Between History and Economics. An Introduction to Economic History, Oxford, Basil Blackwell, 1991, p. 3.
5 Su questo tema vedi soprattutto interpretazioni globali di vari ambiti come: WALLERSTEIN, Immanuel, The Capitalist World-Economy, Cambridge, Cambridge University Press, 1979; DIAMOND, Jared, Armi, acciaio e malattie. Breve storia degli ultimi tredicimila anni, Torino, Einaudi, 1990; CAMERON, Rondo, A concise economic history of the world : from Paleolithic times to the present, Oxford, Oxford University Press, 2003.
6 Vedi ad esempio LEVY, Jean Philippe, L’economia antica, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 1984 e FINLEY, Moses I., L’economia degli antichi e dei moderni, Milano, Mondadori, 1995.
7 Vedi ad esempio gli studi fatti sull’archivio del mercante di Prato Francesco Datini come ORIGO, Iris, The merchant of Prato. Francesco di Marco Datini, London, J. Cape, 1957. Per quanto riguarda le attività economiche legate ai monasteri si guardi tra gli altri PASQUALI, Gianfranco, Sistemi di produzione agraria e aziende curtensi nell’Italia altomedievale, Bologna, CLUEB, 2008.
8 Per l’età moderna tra i tanti vedi BRAUDEL, Fernand, Civiltà materiale, economia e capitalismo: secoli XV-XVIII, 3 voll., Torino, Einaudi, 1981-1982, e MALANIMA, Paolo, Uomini, risorse, tecniche nell’economia europea dal X al XIX secolo, Milano, Bruno Mondadori, 2003.
9 Vedi HUGHES, Jonathan R. T., Fatto e teoria in storia economica, in ANDREANO, Ralph L., (a cura di), La nuova storia economica, Torino, Einaudi, 1975, pp. 61-95.
10 Vedi RODANO, Giorgio, Lezioni di macroeconomia, Roma, Carocci, 2000 e LAVANDA, Italo, RAMPA, Giorgio, Microeconomia, Roma, Carocci, 2001.
11 Vedi GIANNETTI, Renato, VASTA, Michelangelo, Storia dell’impresa industriale italiana, Bologna, Il Mulino, 2005 e TONINELLI, Pier Angelo, Storia d’impresa, Bologna, Il Mulino, 2006.
12 Su questi temi tra i più recenti vedi: BATTILANI, Patrizia, Vacanze di pochi, vacanze di tutti. L’evoluzione del turismo europeo, Bologna, Il Mulino, 2001; CREPAX, Nicola, Storia dell’industria in Italia: uomini, imprese e prodotti, Bologna, Il Mulino, 2002 e FEDERICO, Giovanni, Breve storia economica dell’agricoltura, Bologna, Il Mulino, 2009.
13 Vedi ad esempio lavori di lungo periodo come MADDISON, Angus, The world economy: a millennial perspective, Paris, OECD, 2001 e MALANIMA, Paolo, «Measuring Italian Economy 1300-1861», in Rivista di Storia economica, 19, 3/2003, pp. 265-295.
14 GERETTO, Paola, Statistica ufficiale e storia d’Italia. Gli “annali di statistica” dal 1871 al 1997, Roma, Istat, 2000.
15 URL: < http://www.istat.it > [consultato il 16 maggio 2012].
16 GIOVANNINI, Roberto, Il futuro delle pensioni. Demografia, sostenibilità, ideologia, Roma, Ediesse, 2000.
17 Pur restando un valore fondamentale il Pil, o Gdp (Gross domestic product) in inglese è stato di recente criticato soprattutto per quanto riguarda l’effettiva possibilità che ha di rappresentare la qualità della vita di un paese. Su questo dibattito vedi anche BRUNI, Luigino, PORTA, Pier Luigi Economics and Happyness. Reality and Paradoxes, Oxford, Oxford University Press, 2005 e DACREMA, Pier Angelo, La dittatura del Pil. Schiavi di un numero che frena lo sviluppo, Venezia, Marsilio, 2007.
18 Sulla storia della Banca d’Italia vedi anche GIGLIOBIANCO, Alfredo, Via Nazionale. Banca d’Italia e classe dirigente, cento anni di storia, Roma, Donzelli, 2006.
19 URL: < http://www.bancaditalia.it/ > [consultato il 16 maggio 2012].
20 URL: < http://www.mef.gov.it > [consultato il 16 maggio 2012].
21 GUIZZARDI, Andrea, La previsione economica. Aspetti metodologici e modelli stocastici, Modena, Guaraldi, 2001; ABRAMOWICZ, Michael, Predictocracy. Market mechanisms for public and private decision making, New Haven, Yale University Press, 2007.
22 Vedi MINISTERO DELL’ECONOMIA E DELLE FINANZE, Documento di Programmazione Economico-Finanziaria per gli anni 2010-2013, URL: < http://www.mef.gov.it/documenti/open.asp?idd=21784 > [consultato il 19 aprile 2012].
23 Vedi il sito internet, URL: < http://www.oecd.org > [consultato il 19 aprile 2012].
24 Vedi il sito internet: URL: < http://www.un.org > [consultato il 19 aprile 2012]; in particolare la sezione < http://data.un.org/ > [consultato il 19 aprile 2012].
25 Si ringrazia la Direzione Comunicazione ed Editoria dell’Istat per le informazioni forniteci.
26 Si ringrazia a tal proposito il Servizio Statistiche economiche e finanziarie – Divisione Amministrazione e diffusione dati della Banca d’Italia, in particolare nella persona di Alessandro Caprioli che ci ha fornito queste informazioni.
27 A tal proposito vedi: GUERCIO, Maria, Archivistica informatica. I documenti in ambiente digitale, Roma, Carocci, 2002; PIGLIAPOCO, Stefano, ALLEGREZZA, Stefano Produzione e conservazione del documento digitale. Requisiti e standard per i formati elettronici, Macerata, EUM, 2008; DE MARCO, Eugenio (a cura di), Accesso alla rete e uguaglianza digitale, Milano, Giuffrè, 2008.
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Notizia bibliografica digitale
Matteo Troilo, «Il digitale che diventa archivio. Le fonti on-line per la storia economica italiana», Diacronie [Online], N° 10, 2 | 2012, documento 10, online dal 29 juin 2012, consultato il 11 décembre 2024. URL: http://0-journals-openedition-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/diacronie/2891; DOI: https://0-doi-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/10.4000/diacronie.2891
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