Giovanni Pedrini (a cura di), Studia Orientis. Venezia e l’Oriente: un’eredità culturale
Giovanni Pedrini (a cura di), Studia Orientis. Venezia e l’Oriente: un’eredità culturale, Vicenza, Editrice Veneta, 2013, 382 pp.
Testo integrale
Credits: Giovanni PEDRINI (a cura di), Studia Orientis. Venezia e l’Oriente: un’eredità culturale, Vicenza, Editrice Veneta, 2013, 382 pp.
1Fin dalle origini della sua potenza marinara Venezia è stata definita “porta d’Oriente”, non solo per i suoi stretti rapporti politico-diplomatici e commerciali con i Basileus Bizantini o con i Sultani Ottomani, ma soprattutto per l’ampia mole di transfer culturali che la Repubblica Veneta ha saputo tracciare tra la laguna e il Mediterraneo Orientale. Di questi scambi ampie tracce sono conservate negli archivi della Serenissima, come ci testimonia l’interessante contributo curato da Giovanni Pedrini qui presentato.
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- 2 CIAMBETTI, Roberto, in PEDRINI, Giovanni (a cura di), Studia Orientis. Venezia e l’Oriente: un’ered (...)
2Frutto del convegno di Studi Orientalistici, tenutosi a Vicenza il 1 Giugno 2013 presso la Biblioteca Internazionale “La Vigna”, il volume Studia Orientis fa parte della serie Hodoeporica e si propone come la terza pubblicazione emersa dal progetto coordinato da Nico Veladiano1 in collaborazione con i Dipartimenti di Studi sull’Asia e l’Africa Mediterranea e di Filosofia e Beni Culturali dell’Università Ca’Foscari di Venezia, la Biblioteca Internazionale “La Vigna”, il consorzio di Pro Loco Astico-Brenta, i comuni di Precalcino e Monticello Conte Otto, la Fondazione Masi e la Regione Veneto. La raccolta composta da quattro saggi ha il fine e il merito di rendere disponibili fonti inedite e non della lunga storia di Venezia mettendo in risalto alcuni aspetti del suo lungo rapporto con l’Oriente Ottomano e non solo. Infatti, come sottolinea Roberto Ciambetti – Assessore della Regione Veneto – nella presentazione del volume, «interrogarsi nel legame con l’Est, vicino come lontano, studiare l’imprinting d’oriente a Venezia non significa solo ricercare segni del passato, noti come no, quanto vedere come questo passato oggi ritorni di attualità»2. Questa affermazione posta come incipit all’opera, sembra essere il suo filo conduttore che frequentemente riappare nelle pagine dei quattro saggi che con mirabile profondità e acume studiano aspetti tra loro diversi ma al tempo stesso integrati di una relazione secolare che ha visto negli scambi culturali tra Venezia e l’Impero Ottomano in tutte le sue mille sfaccettature un canale privilegiato di reciproca conoscenza. Comprensione che ancor oggi, attraverso lo studio delle fonti più vicine a noi ci permette di penetrare un mondo altro, come la Turchia e il Vicino/Medio Oriente, la cui storia recente e passata si intreccia a doppio filo con la nostra ma che troppo spesso e scarsamente conosciuta o capita.
3Studia Orientis, pertanto, pur concentrando la sua attenzione su fonti e documenti veneti, permette al lettore di spaziare su un mondo culturale molto più vasto passando dalle regioni Azere all’Isola lagunare degli Armeni, per dirigere, poi, nuovamente il lettore agli ampi spazi della regione siro-mesopotamica e iraniana, facendogli percorrere le antiche vie carovaniere attraverso i racconti odeporici dei viaggiatori/“studiosi” della Serenissima, fino a trasporlo su di un livello altro con lo studio della musica Ottomana.
- 3 Professore di Lingua e Letteratura Turca e Filologia Uralo Altaica presso l’Università Ca’Foscari d (...)
- 4 BELLINGERI, Giampiero, «Sull’area d’Azerbaigian: qualche stilla dalle fonti venete», in PEDRINI, Gi (...)
4Da un lato, quindi, troviamo Venezia quale centro culturale ed editoriale di età moderna, fortemente attivo e interessato alla conoscenza approfondita dell’Oriente; dall’altro lato, invece, si trova il vasto Impero Ottomano, analizzato – in quest’occasione – attraverso le sue “periferie” più che nei suoi centri testimoniandone, anche grazie allo studio della musica ottomana, la sua complessa e multiforme realtà. Il saggio di apertura di Giampiero Bellingeri3, Sull’area d’Azerbaigian: qualche stilla dalle fonti venete4, è certamente il più significativo esempio di quanto appena detto. Grazie alle “stille” recuperate e descritte dal Prof. Bellingeri, infatti, il lettore è in grado di viaggiare fino al lontano Azerbaijan e di osservare quali fossero i legami tra la laguna e il Mar Caspio utile mezzo per conoscere il popolo Azerì e la sua cultura ancora troppo poco conosciuta e spesso appiattita sugli interessi energetici di una regione ricca di petrolio e gas naturale ma anche di una ricca e varia storia.
- 5 A lungo docente di Lingua e Letteratura Armena all’Università Ca’Foscari di Venezia, attualmente Bo (...)
- 6 ZEKIYAN, Boghos Levon, Venezia, il luogo delle ‘rivelazioni’ della Provvidenza per gli Armeni, in P (...)
5A bilanciare – si potrebbe dire – e completare questo intervento troviamo il saggio di Boghos Levon Zekian5, Venezia, il luogo delle ‘rivelazioni’ della Provvidenza per gli Armeni6, in cui, lo spazio caucasico si amplia toccando le antiche regioni del Regno Armeno. L’autore analizzando l’arrivo e la stabilizzazione degli armeni Mechitariti nella laguna di Venezia sottolinea l’importante ruolo relazionale e di mediazione tra Oriente e Occidente svolto dagli Armeni, proponendo un modo, certamente, nuovo per conoscere gli Armeni e la loro cultura, ma anche per comprenderne le dinamiche culturali Diasporiche e i loro concetti di Stato e Comunità.
6Ancora più ampio è lo spazio indagato da Giovanni Pedrini nel terzo saggio della raccolta, Carovane d’Oriente. Mercanti, viaggiatori, missionari sulle vie carovaniere tra Siria, Mesopotamia e Persia. Grazie alle fonti odeporiche venete, ottimamente integrate e comparate con quelle di altri viaggiatori e mercanti europei quali Pedro Teixeira, Jean-Baptiste Tavernier, Jean Thèvenot e Jean Chardin, l’autore ci conduce nel lungo viaggio attraverso le principali vie carovaniere che univano l’Impero Ottomano nella sua regione del Vicino Oriente – Siria e Mesopotamia – e la Persia, principale canale per giungere alle più lontane regioni indo-cinesi. Le vie carovaniere e le descrizioni dei viaggiatori veneto-europei, infatti, sono un ottimo canale per gli scambi, siano essi commerciali o culturali. Lungo le pagine e i racconti di mercanti e viaggiatori della Serenissima, Pedrini ci propone e commenta non solo un racconto di viaggio ma soprattutto l’attenta analisi etnografica e culturale operata sulle popolazioni di volta in volta incontrate lungo il cammino. La narrazione odeporica, quindi, non è solo volta a consigliare – quale vademecum – il mercante e il viaggiatore, me si propone come utile strumento per conoscere realtà fino ad allora praticamente sconosciute o quanto meno conosciute solo attraverso la lente degli stereotipi. Sebbene anche le narrazioni dei viaggiatori sei e settecenteschi non siano prive di linee d’ombra e di pregiudizi orientalistici, come ci dimostra Pedrini sono anche un utile strumento di conoscenza delle vaste regioni vicino-orientali, le quali, sebbene parte dell’Impero Ottomano, sono forse le meno note. Ancora una volta le fonti venete, opportunamente contestualizzate e inserite nel panorama europeo, sono un ottimo strumento di conoscenza dell’altro ottomano-persiano grazie all’analisi accurata di viaggiatori/esploratori antesignani delle spedizioni etno-antropologiche e sociologiche moderne.
7Mutato lo spazio, che ritorna ad essere quello della capitale ottomana, ma senza abbandonare la ricca messe di fonti veneziane, l’ultimo saggio presentato da Giovanni De Zorzi – Vivere a Costantinopoli con le orecchie bene aperte. Giambattista Toderini (1728-1799) e la “musica turchesca” – presenta un’interessante analisi della musica Ottomano-turca, attraverso il trattato di Giambattista Toderini e la sua contestualizzazione con opere affini quali i trattati di Wojciech ‘Ali Ufki Bobowski e Dimetrius Cantemir. Questo saggio di musicologia risulta di notevole interesse non solo per le nozioni sugli sviluppi della musica ottomana ma anche per le descrizioni degli strumenti e per l’analisi del ruolo della musica nel “rito” Mevlevì.
8Il volume qui presentato, che si completa con una bibliografia dettagliata, alla fine dei singoli saggi, e di un apparato fotografico molto utile e interessante per inquadrare gli argomenti trattati, nonché di alcuni spartiti di musica ottomana, tratta di incontri, di viaggi, di relazioni e di scoperte. Si propone come una descrizione di quella vasta e articolata rete di interconnessioni culturali e non solo che partendo dalla città lagunare si sono estese su tutto l’oriente ottomano-persiano, permettendoci, oggi, grazie allo studio delle fonti venete, una migliore e più approfondita conoscenza di una regione che molto ha dato a Venezia e all’Europa sia in termini culturali che umani, durante tutto il corso della sua lunga storia e ancora oggi.
9Utile agli specialisti ma rivolto ad un pubblico di lettori certamente più ampio, il volume curato da Pedrini si prospetta come un libro di notevole interesse storico culturale e come un valido tassello nelle continue relazioni tra Oriente e Occidente consentendo una migliore e rinnovata comprensione di quell’Oriente ottomano a noi così vicino e ancor più chiaramente parte del nostro sostrato culturale europeo.
Note
1 Nico Veladiano è consulente per attività di informazione, comunicazione e marketing culturale, collabora con quotidiani e riviste ed è coordinatore di numerosi progetti tra cui la collana Hodoeporica. Da più di un ventennio si interessa di temi etico-filosofici relativi ai processi evolutivi del genere umano. Tra le sue principali pubblicazioni si segnalano: VELADIANO, Nico, Ilfilodargento, Vicenza, Editrice Veneta, 2002; ID., Solo il silenzio è giusta voce, Vicenza, Editrice Veneta, 2008; ID., Il settimo sogno di Giovanni, Vicenza, Editrice Veneta, 2011. Utili informazioni sull’autore e sulla sua attività culturale si possono anche trovare nel sito internet: URL: <http://www.nicoveladiano.it/Sito_ufficiale_di_Nico_Veladiano/Home_page.html> [consultato il 21 giugno 2014].
2 CIAMBETTI, Roberto, in PEDRINI, Giovanni (a cura di), Studia Orientis. Venezia e l’Oriente: un’eredità culturale, Vicenza, Editrice Veneta, 2013, p. 11.
3 Professore di Lingua e Letteratura Turca e Filologia Uralo Altaica presso l’Università Ca’Foscari di Venezia, Giampiero Bellingeri si occupa di letteratura contemporanea di Turchia e nella sua attività scientifica segue in modo peculiare la ricezione della cultura ottomana e persiana a Venezia e in Europa tra XV e XVIII secolo. Traduttore tra gli altri di Nazim Hikmet, Orhan Pamuk, Yahya Kemal e dei classici turcofoni, di Persia, azerbaigiani, turkmeni e di transcaucasia, vede tra le sue più recenti pubblicazioni l’edizione bilingue del catalogo della mostra Venezia e Istanbul in epoca Ottomana/Osmanlı Döneminde Venedik ve Istanbul, Electa, 2009, e il volume: BELLINGERI, Giampiero, Nedim: la Canzone d’Istanbul nel primo Settecento. Odi, canti, liriche dal Corno d’Oro, Milano, Ariele, 2012.
4 BELLINGERI, Giampiero, «Sull’area d’Azerbaigian: qualche stilla dalle fonti venete», in PEDRINI, Giovanni (a cura di), Studia Orientis, cit., pp. 29-74.
5 A lungo docente di Lingua e Letteratura Armena all’Università Ca’Foscari di Venezia, attualmente Boghos Levon Zekian insegna Istituzioni Ecclesiastiche Armene al Pontificio Istituto Orientale di Roma e compie ricerche sull’impatto della civiltà classica nella formazione dell’ideologia dell’Armenia Cristiana. Tra i suoi ultimi contributi ricordiamo: ZEKIYAN, Boghos Levon, VACCARO, Luciano, Storia religiosa dell’Armenia. Una cristianità di frontiera tra fedeltà al passato e sfide del presente, Milano, Centro Ambrosiano Ed., 2010.
6 ZEKIYAN, Boghos Levon, Venezia, il luogo delle ‘rivelazioni’ della Provvidenza per gli Armeni, in PEDRINI, Giovanni (a cura di), Studia Orientis, cit., pp. 75-102.
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Notizia bibliografica digitale
Luca Zuccolo, «Giovanni Pedrini (a cura di), Studia Orientis. Venezia e l’Oriente: un’eredità culturale», Diacronie [Online], N° 20, 4 | 2014, documento 20, online dal 01 décembre 2014, consultato il 01 décembre 2024. URL: http://0-journals-openedition-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/diacronie/1823; DOI: https://0-doi-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/10.4000/diacronie.1823
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