Paolo Acanfora, Miti e ideologia nella politica estera Dc. Nazione, Europa, Comunità atlantica (1943-1954)
Paolo Acanfora, Miti e ideologia nella politica estera Dc. Nazione, Europa, Comunità atlantica (1943-1954), Bologna, Il Mulino, 2013, 246 pp.
Testo integrale
Credits: Paolo ACANFORA, Miti e ideologia nella politica estera Dc. Nazione, Europa, Comunità atlantica (1943-1954), Bologna, Il Mulino, 2013, 246 pp.
- 1 CAPPERUCCI, Vera, Il partito dei cattolici. Dall’Italia degasperiana alle correnti democristiane, S (...)
- 2 SARESELLA, Daniela, Cattolici a sinistra. Dal modernismo ai giorni nostri, Roma-Bari, Laterza, 2011
- 3 MATTESINI, Maria Chiara, La Base. Un laboratorio di idee per la Democrazia Cristiana, Roma, Edizion (...)
- 4 FORMIGONI, Guido, La Democrazia Cristiana e l'alleanza occidentale (1943-1953), Bologna, Il Mulino, (...)
- 5 BALLINI, Pier Luigi, VARSORI, Antonio (a cura di), L’Italia e l’Europa (1947-1979), Soveria Mannell (...)
- 6 PREDA, Daniela, De Gasperi, la CECA e la scelta europea dell’Italia, in RUGGERI, Raniero, TOSI, Luc (...)
- 7 Cfr. CAPPERUCCI Vera, La sinistra democristiana e la difficile integrazione tra Europa e America (1 (...)
1Da circa un decennio la storiografia sembra aver riscoperto e trovato un rinnovato interesse verso la Democrazia Cristiana e una stagione politica che ha caratterizzato quasi tutta la storia repubblicana della penisola. I recenti lavori di Vera Capperucci1, Daniela Saresella2, Maria Chiara Mattesini3 sono esempi validissimi di una ricerca volta soprattutto a presentare il partito nella sua complessità, nelle sue divisioni interne, nelle sue molteplici anime e nella loro evoluzione. Il volume di Paolo Acanfora si colloca pienamente in questa tendenza, all’interno di un percorso storiografico sulla politica estera democristiana, che vede tra i suoi maggiori interpreti Guido Formigoni4, sulla scia delle recenti acquisizioni sull’europeismo degasperiano, di cui sono esempi i validi lavori di Antonio Varsori5 e Daniela Preda6 e sulla politica estera della sinistra democristiana7.
2Suddiviso in sei capitoli e sostenuto da un corposo lavoro in archivi italiani e stranieri nonché dallo studio oculato della pubblicistica democristiana del periodo, il contributo di Acanfora analizza le modalità tramite cui la maggioranza degasperiana all’interno della Democrazia Cristiana – dall’immediato dopoguerra fino alla metà degli anni Cinquanta – avviò un processo di costruzione dell’identità nazionale e internazionale dell’Italia. Tale costruzione avrebbe dovuto avere il triplice scopo di contrapporsi efficacemente all’emergente ideologia comunista e al rinascente nazionalismo, di restituire al paese un ruolo e una posizione internazionali dopo la parentesi fascista e di legittimare l’egemonia e le scelte politiche della stessa DC, permettendole di autorappresentarsi quale unico vero partito nazionale ovvero l’unico partito in grado di incarnare e difendere i caratteri originari e identitari della nazione italiana. Per raggiungere questi obiettivi vennero elaborati un variegato quadro di riferimenti teorico-ideologico, un universo simbolico e mitico, un insieme di strumenti propagandistici aventi lo scopo di ottenere la legittimazione e il consenso delle masse.
3Coerentemente con una riflessione, interna al mondo cattolico, che trovava i propri fondamenti nel popolarismo ma anche nel cattolicesimo politico d’inizio secolo, la Democrazia Cristiana provò a dare esito concreto a quel dialogo fra nazionale e internazionale che, nelle intenzioni democristiane, non avrebbe dovuto determinare la rinuncia alla nazione in favore di sodalizi sovranazionali ma, al contrario, la scoperta del significato più intimo, dei pilastri fondanti la nazione stessa: uno sviluppo ulteriore del concetto di nazione perfettamente congruente con essa e nella quale la stessa nazione avrebbe potuto trovare un ruolo coerente con le sue caratteristiche.
4Le identità che la DC tentò di costruire per l’Italia furono tre, ciascuna non confliggente, ma integrata con la precedente e determinata dall’esigenza di adattarsi ai cambiamenti che, in quegli anni, si susseguirono nel contesto internazionale nonché dalla necessità di ritrovare per il paese un ruolo e una posizione di primo piano.
5Il primo capitolo del volume, dedicato all’immediato dopoguerra, si concentra sul concetto di nazione latina e sul processo di costruzione identitaria attorno a tale tema. La tradizione e la storia avevano consegnato al paese un patrimonio di caratteri e valori che avevano i propri fondamenti nel diritto romano e nel cristianesimo. La civiltà latina che scaturiva da tali basi trovava nell’Italia la maggiore interprete e la principale rappresentante, la nazione che più di altre ne incarnava le caratteristiche. Era quindi fondamentale non solo divenire coscienti di tali qualità, riscoprendole, valorizzandole e conservandole, ma comprendere la naturale vocazione che da tali caratteri scaturiva per il paese: una missione universale, di civilizzazione, di mediazione, di pacificazione tra popoli e culture differenti. In un contesto internazionale ancora liquido e poco definito, quindi, la DC tentava di restituire al paese un’identità che gli permettesse di ritrovare uno status sovranazionale di rilievo e fosse coerente con i termini fondamentali dello stesso partito. Tuttavia, l’ambizione di costruire in Europa un blocco di paesi latini nel quale l’Italia potesse ritrovare prestigio internazionale dovette scontrarsi con l’andamento della conferenza di pace e la stipula del Trattato del 1947, con la strutturazione del sistema internazionale in due blocchi nel quale l’Italia non solo non avrebbe avuto a disposizione quegli spazi che credeva di possedere ma, nella sua qualifica di nazione latina, non sarebbe riuscita a scrollarsi di dosso la mancanza di autonomia e sarebbe stata costretta ad occupare un posto di secondo piano. Diveniva dunque fondamentale non rinunciare alla propria ritrovata identità, ma renderla coerente con i cambiamenti in corso, sfumare il concetto di civiltà latina all’interno della più ampia famiglia occidentale.
6Nel secondo capitolo del volume, Paolo Acanfora analizza i modi e gli strumenti tramite cui la Democrazia Cristiana operò tale trasformazione. Le fondamenta romane e cristiane della civiltà latina di cui l’Italia era la maggiore rappresentante altro non erano che i caratteri fondamentali, primigeni della stessa civiltà occidentale. L’identità italiana, dunque, si inseriva pienamente all’interno del più ampio concetto di Occidente. Anzi, proprio in virtù di questa ampia appartenenza, la Penisola sarebbe potuta entrare nel nuovo blocco occidentale non da una posizione defilata ma a pieno titolo, e avrebbe potuto, quindi, ritagliarsi specifici spazi di autonomia, rivendicando a sé quel ruolo che le era peculiare in quanto paese latino: quello di mediatore e di civilizzatore. Tale processo di trasformazione dell’Italia da nazione latina a nazione occidentale si concluse con l’ingresso del paese nell’Alleanza Atlantica e determinò l’accentuazione da parte italiana degli aspetti comunitari della stessa Alleanza, a discapito di quelli prettamente militari. In tal modo, si intendeva creare una vera e propria comunità sovranazionale – naturale evoluzione di quella nazionale – erede dei caratteri, dei valori e delle tradizioni della civiltà latina, romano-cristiana e democratica.
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7A partire dai primi anni Cinquanta, mentre diveniva chiara l’impossibilità di dare concretezza – almeno nel breve periodo – alle istanze comunitarie all’interno dell’Alleanza Atlantica e mentre il sistema internazionale andava assumendo rigide posizioni bipolari, divenne palese che nel contesto occidentale non c’erano spazi per poter esercitare una presenza attiva e autonoma. Emerse per tale ragione la necessità di costruire una nuova identità che, ancora una volta, non mettesse in discussione le precedenti acquisizioni e consentisse al paese di ritrovare autonomia e prestigio internazionali. L’Europa, come sottolinea Paolo Acanfora, infatti, era rimasta fino ad allora in secondo piano nei progetti degasperiani e della maggioranza democristiana; ma nei primi anni Cinquanta, il progetto europeista riprese vigore tanto che per lo stesso De Gasperi l’atlantismo divenne progressivamente «lo sfondo, il contesto di riferimento su cui sviluppare la strategia europeista»8. Nel terzo, quarto e sesto capitolo del volume l’autore analizza l’evoluzione dell’identità italiana dalla macro appartenenza occidentale all’identificazione con la civiltà europea. Tale civiltà, infatti, come la civiltà occidentale, era una evoluzione di quella latina di cui condivideva principi e valori: non una terza forza ma un’Europa pienamente inserita nella civiltà occidentale, che si affiancava agli Stati Uniti. L’immagine dell’Italia nazione europea non andava quindi a contrapporsi alle identità precedentemente elaborate ma ne rappresentava una naturale evoluzione; anzi ci si persuase che l’identità europea potesse, più di altre, penetrare nella coscienza del popolo italiano divenendo identità veramente condivisa e suscitando quindi consenso e partecipazione. La Democrazia Cristiana, particolarmente impegnata nel processo di costruzione dell’Europa unita e convinta che le fondamenta della civiltà europea andassero cercate nel cristianesimo e nel diritto romano, tese ad autorappresentarsi come l’unica forza politica in grado di costruire un’Europa coerente con i suoi caratteri fondamentali e tradizionali, dunque l’unico partito in grado di rappresentarne e difenderne pienamente l’identità. All’interno della Democrazia Cristiana, tuttavia, non mancavano opinioni che si differenziavano da quella di Alcide De Gasperi. Nel quinto capitolo del volume Paolo Acanfora getta, quindi, uno sguardo, rapido ma efficace, sulle minoranze interne al partito e sulle posizioni internazionali di tali minoranze: da Giovanni Gronchi che a lungo rimase legato all’identità latina della nazione italiana, prima di approdare a un terzoforzismo europeo affrancato da qualsiasi patto militare; a Giuseppe Dossetti, vicino per molti aspetti alle idee identitarie e sovranazionali di De Gasperi, ma distante per metodo politico e diplomatico e per approccio ideologico.
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8Come l’autore illustra, e come le note vicende della CED (Comunità Europea di Difesa) dimostrano, la strategia degasperiana si rivelò un fallimento istituzionale, ideologico e propagandistico. Lo statista trentino, infatti, non riuscì a trovare a livello continentale partner altrettanto convinti del valore identitario dell’Europa e della necessità di definire organismi sovranazionali con specifiche funzioni politiche. All’interno della sua stessa maggioranza, lo statista dovette fronteggiare le posizioni poco convinte di uomini come Mario Scelba e Giuseppe Pella, ancorati ad un anticomunismo ortodosso e ad un ormai vetusto nazionalismo. Tuttavia, De Gasperi riuscì a radicare nelle masse, come lo stesso Acanfora sottolinea, una «nuova identità politica»9 e quell’immagine della Democrazia Cristiana quale unico soggetto politico ad aver compreso e incarnante esso stesso i caratteri originari e fondamentali della nazione italiana e quindi l’unico partito in grado di tutelarne l’identità.
Note
1 CAPPERUCCI, Vera, Il partito dei cattolici. Dall’Italia degasperiana alle correnti democristiane, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2010; ID., Le correnti della Democrazia Cristiana di fronte all’America. Tra differenziazione culturale e integrazione politica, 1944-1954, in CRAVERI, Piero, QUAGLIARELLO, Gaetano, L’antiamericanismo in Italia e in Europa nel secondo dopoguerra, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2004, pp. 249-289.
2 SARESELLA, Daniela, Cattolici a sinistra. Dal modernismo ai giorni nostri, Roma-Bari, Laterza, 2011.
3 MATTESINI, Maria Chiara, La Base. Un laboratorio di idee per la Democrazia Cristiana, Roma, Edizioni Studium, 2012.
4 FORMIGONI, Guido, La Democrazia Cristiana e l'alleanza occidentale (1943-1953), Bologna, Il Mulino, 1996; ID., «Democrazia Cristiana, politica estera, identità nazionale della Repubblica», in ROMERO, Federico (a cura di), «L’identità dell’Italia repubblicana. Un dibattito sugli orientamenti storiografici», in Italia Contemporanea, 220-221/2000, pp. 414-418.
5 BALLINI, Pier Luigi, VARSORI, Antonio (a cura di), L’Italia e l’Europa (1947-1979), Soveria Mannelli, Rubbettino, 2004; VARSORI, Antonio, La Cenerentola d’Europa? L’Italia e l’integrazione europea dal 1947 a oggi, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2010.
6 PREDA, Daniela, De Gasperi, la CECA e la scelta europea dell’Italia, in RUGGERI, Raniero, TOSI, Luciano (a cura di), La comunità europea del Carbone e dell’Acciaio (1952-2002). Gli esiti del trattato in Europa e in Italia, Padova, CEDAM, 2004, pp.257-303; ID., Alcide De Gasperi federalista europeo, Bologna, Il Mulino, 2004.
7 Cfr. CAPPERUCCI Vera, La sinistra democristiana e la difficile integrazione tra Europa e America (1945-1958), in CRAVERI, Piero, QUAGLIARELLO, Gaetano (a cura di), Atlantismo e Europeismo, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2003, pp. 71-93; GIORGI, Luigi, Giuseppe Dossetti e la politica estera italiana, 1945-1956: metodo, prospettive, sviluppo, Cernusco sul Naviglio, Scriptorium, 2005; MARTELLI Evelina, L’altro atlantismo. Fanfani e la politica estera italiana 1958-1963, Milano, Guerini e Associati, 2008; SERIO MAURIZIO, Il mito della democrazia sociale. Giovanni Gronchi e la cultura politica dei cattolici italiani (1902-1955), Soveria Mannelli, Rubbettino, 2009.
8 ACANFORA, Paolo, Miti e ideologia nella politica estera Dc. Nazione, Europa, Comunità atlantica (1943-1954), il Mulino, Bologna, 2013, p.238.
9 ACANFORA, PAOLO, Miti e ideologia nella politica estera Dc. Nazione, Europa, Comunità atlantica (1943-1954), cit., p. 245.
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Notizia bibliografica digitale
Rosaria Leonardi, «Paolo Acanfora, Miti e ideologia nella politica estera Dc. Nazione, Europa, Comunità atlantica (1943-1954)», Diacronie [Online], N° 20, 4 | 2014, documento 19, online dal 01 décembre 2014, consultato il 12 décembre 2024. URL: http://0-journals-openedition-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/diacronie/1820; DOI: https://0-doi-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/10.4000/diacronie.1820
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