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III. Comunicazione e media: il 1992 come tornante storico?
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La televisione italiana nella crisi del 1992

Raffaello Ares Doro

Abstract

L’articolo si propone di indagare il ruolo della televisione italiana nella rappresentazione delle vicende della crisi del 1992. L’«evento mediale» 1992 permette di ricostruire l’immaginario creato dalla televisione presso l’opinione pubblica; attraverso fonti audiovisive come i telegiornali e le trasmissioni di approfondimento politico e giornalistico dei canali Rai e Fininvest, si analizza non solo la dimensione spettacolare dell’inchiesta Mani pulite, ma anche il ruolo decisivo della televisione nel restituire la memoria di quell’anno attraverso la sua onnipresenza nei momenti di maggiore crisi e di passaggio dalla Prima alla Seconda repubblica.

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Testo integrale

“Strage di Capaci” by Manuel M on Wikimedia Commons (Public Domain)Visualizza l'immagine
Credits: Wikimedia Commons

1. Premessa

  • 1 DIAMANTI, Ilvo, 1992 Tangentopoli, in GENTILE, Emilio et al., Novecento italiano. Gli anni cruciali (...)
  • 2 CAFAGNA, Luciano, La grande slavina. L’Italia verso la crisi della democrazia, Venezia, Marsilio, 1 (...)
  • 3 RAVVEDUTO, Marcello (a cura di), Novantadue. L’anno che cambiò l’Italia, Roma, Castelvecchi, 2012.
  • 4 CARLUCCI, Antonio, 1992. L’anno che cambiò tutto, Milano, Baldini & Castoldi, 2015.
  • 5 SCOPPOLA, Pietro, La repubblica dei partiti. Evoluzione e crisi di un sistema politico. 1945-1996, (...)
  • 6 RIDOLFI, Maurizio, «Tangentopoli»: storia e memoria pubblica nella crisi di transizione dell’Italia (...)

1Il 1992 costituisce un autentico punto di svolta nella storia dell’Italia repubblicana: un «anno di frontiera, un discrimine»1, «la «grande slavina»2 che travolge le istituzioni della prima Repubblica, l’«anno in cui l’Italia cambiò»3, l’«anno che cambiò tutto»4, sono alcune definizioni che restituiscono l’importanza cruciale di quello che accadde. È l’anno dell’esplosione di Tangentopoli, ma anche quello delle stragi mafiose contro i giudici Falcone e Borsellino, delle elezioni politiche che sanciscono la fine della «repubblica dei partiti»5, delle dimissioni del Presidente della Repubblica Cossiga e della sofferta elezione del suo successore Scalfaro, dell’ingresso nella Ue e della drammatica svalutazione della lira. Tangentopoli si configura come un media evento, attraverso la narrazione della stampa e soprattutto della televisione6, ma tutto il 1992 si definisce come un anno di grandi avvenimenti in diretta: la televisione segue da vicino e porta nelle case dei telespettatori immagini simboliche destinate a restare nella memoria pubblica di questa stagione.

  • 7 CRAPIS, Giandomenico, Televisione e politica negli anni Novanta: cronaca e storia, 1990-2000, Roma, (...)
  • 8 COLOMBO, Fausto, Il paese leggero. Gli italiani e i media tra contestazione e riflusso (1967-1994), (...)
  • 9 Ibidem, p. XIII
  • 10 SORLIN, Pierre, Limmagine e levento. Luso storico delle fonti audiovisive, Torino, Paravia, 1999 (...)

2Il 1992 televisivo viene indagato secondo due prospettive: la crisi politica, economica e istituzionale che colpisce il Paese a partire dall’inchiesta Mani pulite; l’offensiva della mafia contro lo Stato in Sicilia e la reazione popolare che segue le stragi. La narrazione televisiva fissa nell’immaginario un anno terribile e straordinario, in cui la televisione si presenta come pubblica piazza e come agente di partecipazione e mobilitazione dell’opinione pubblica7. Consapevole dell’eccessiva genericità del termine immaginario si intende qui con esso «l’insieme di discorsi, immagini, consapevolezze vere e presunte sulla realtà che i membri di una società condividono»8. Come ha scritto Fausto Colombo «i media non sono l’unico luogo di rappresentazione di una società, eppure sono i perfetti indicatori di ciò che avviene nell’immaginario, perché i discorsi vi restano per così dire impressi, quasi congelati, a disposizione di sguardi successivi»9. La televisione è «agente di storia» per la sua capacità di farsi costruttrice di una memoria condivisa, in quanto incide «sulla nostra comprensione del passato e sulla nostra comprensione del presente»10. Gli attori di queste vicende sono stati una pluralità di soggetti, trovatisi nella maggior dei casi in modo involontario al centro della scena mediatica: magistrati, classe politica, l’imprenditoria, il mondo dell’informazione, la società civile. A distanza di trenta anni da quegli avvenimenti, qual è la memoria di quella stagione costruita dalle immagini televisive? Le fonti online consultate, unitamente a quelle presenti negli archivi della Rai, anche se non esaustive di tutte quelle a disposizione, restituiscono la ricchezza documentaria relativa al 1992 e ai suoi sviluppi; tuttavia esse inducono anche a riflettere su come in una società sempre più caratterizzata dalla ridondanza delle immagini, i frammenti rimasti nella memoria collettiva condivisi in Internet contribuiscono ad alimentare l’immaginario di quegli anni, privilegiando alcuni momenti come simbolici di un passaggio cruciale nella storia dell’Italia repubblicana.

2. La televisione e la crisi della prima Repubblica

2.1. L’inizio della crisi

  • 11 GOZZINI, Giovanni, La mutazione individualista. Gli italiani e la televisione 1954-2011, Roma-Bari, (...)
  • 12 BARBACETTO, Gianni, GOMEZ, Peter, TRAVAGLIO, Marco, Mani pulite. La vera storia, Milano, Chiarelett (...)
  • 13 DAMILANO, Marco, Eutanasia di un potere. Storia politica d’Italia da Tangentopoli alla Seconda Repu (...)

3Il 1992 si presenta come un anno di svolta anche grazie alla capacità della televisione di costruire una narrazione per immagini che si innesta su un tessuto sociale profondamente plasmato dagli anni Ottanta e dalla centralità del mezzo televisivo nella società italiana11. L’indagine sui rapporti tra politica e affari denominata Tangentopoli e, in seguito, Mani pulite12, scoppia il 17 febbraio 1992 a Milano, con l’arresto di Mario Chiesa, socialista, presidente del Pio Albergo Trivulzio, uno dei più noti enti cittadini di assistenza agli anziani. Chiesa viene colto in flagrante mentre riceve una mazzetta da 7 milioni di lire consegnata dall’imprenditore Luca Magni, d’accordo con il magistrato Antonio Di Pietro che conduce le indagini. Le prime reazioni della stampa e della televisione non lasciano intravedere la portata di questo avvenimento presentandolo come una notizia di secondo piano13. La reazione del segretario socialista Bettino Craxi è di apparente sorpresa, come testimonia un’intervista rilasciata al Tg3 il 3 marzo 1992. Alla domanda di un ascoltatore che chiede «che conseguenze ci saranno alle prossime elezioni dopo la vicenda Chiesa?», Craxi risponde in modo netto trattando la questione come un episodio isolato e minore:

  • 14 Tg3, 3 marzo 1992, URL: < https://www.youtube.com/watch?v=-x-VsvYRYfk [consultato il 20 settembre (...)

In questa vicenda una delle vittime sono proprio io […] mi trovo un “mariuolo” che getta un’ombra su tutta l’immagine di un partito che a Milano in cinquant’anni nell’amministrazione del comune di Milano, nell’amministrazione degli enti cittadini, non in cinque anni, in cinquanta anni, non ha mai avuto un amministratore condannato per reati gravi commessi contro la pubblica amministrazione14.

  • 15 DAMILANO, Marco, Eutanasia di un potere, cit., p. 149.
  • 16 NULLI GENNARI, Gianmarco, «Una tempesta investe Samarcanda», in La Stampa, 14 marzo 1992, p. 2.
  • 17 CRAPIS, Giandomenico, Televisione e politica negli anni Novanta, cit., p. 74.
  • 18 Per l’appello di Craxi, URL: < https://www.youtube.com/watch?v=423IsNrOPCc > [consultato il 5 ottob (...)
  • 19 Per l’appello di Forlani, URL:< https://www.youtube.com/watch?v=AfrksZDtH4s [consultato il 5 ottob (...)
  • 20 Per l’appello di Bossi, URL: < https://www.youtube.com/watch?v=3t-ZJCyFK34&list=PLy52F6yfhi3v
    Fp0q6m
    (...)
  • 21 Per l’appello di Orlando, URL: < https://www.youtube.com/watch?v=DPUk8lE1fOM&list=PLy52F6yfhi3vFp0q (...)
  • 22 COLARIZI, Simona, GERVASONI, Marco, La tela di Penelope. Storia della Seconda Repubblica, Roma-Bari (...)
  • 23 SALVADORI, Massimo L., «Silenzio assordante», in La Stampa, 2 gennaio 1992, p. 1
  • 24 CRAPIS, Giandomenico, Televisione e politica negli anni Novanta, cit., pp. 54-59.
  • 25 GUZZANTI, Paolo, «Dalle ultime picconate al trasloco», in La Stampa, 26 aprile 1992, p. 5.

4Il 12 marzo il mondo della politica viene sconvolto dalla notizia dell’uccisione dell’esponente della Dc Salvo Lima a Palermo. Il programma di Rai 3 Samarcanda, condotto da Michele Santoro, dedica uno speciale all’evento e promuove un dialogo con la piazza di Palermo. Il giornalista chiede in modo provocatorio al pubblico se sia «contento della morte di Lima», considerato compromesso con la criminalità organizzata. Gli ascolti sono altissimi: 4 milioni di telespettatori e il 20% di share15. L’eccessiva critica nei confronti della Dc scatena polemiche politiche16 e comporta la sospensione del programma fino a dopo le elezioni. Le votazioni del 5 e 6 aprile 1992 si presentano come una novità: sono le prime con la preferenza singola dopo che un referendum promosso da Mario Segni nella primavera del 1991 ha eliminato le preferenze multiple. Nelle Tribune elettorali i partiti di governo adottano uno stile tradizionale, poco condizionato da quanto sta accadendo nell’ambito dell’inchiesta, raramente evocata negli appelli agli elettori. I telegiornali, pubblici e privati, riservano ampio spazio alle forze di governo, con il Tg1 e il Tg2 schierati al servizio rispettivamente della Dc e del Psi, mentre il Tg3 diretto da Sandro Curzi risulta più equilibrato. Anche il Tg5 e il Tg4 assicurano un ampio spazio alle stesse forze politiche, con una minima copertura per le forze di opposizione17. Dai messaggi dei leader dei partiti di governo la competizione elettorale sembrava un passaggio destinato a non alterare gli equilibri politici. Per il segretario socialista Craxi «un numero così grande di liste non si vede nemmeno al carnevale di Rio, un numero così grande di guaritori, medicastri, di salvatori della patria, non si leva neppure nei Paesi del Terzo Mondo. Noi siamo invece una nazione che deve dare al mondo l’immagine di una nazione stabile, governabile, affidabile»18; per Forlani «possiamo andare avanti, impedire insieme lo sfascio, battere quelli che vogliono dividere e garantire con il voto una maggioranza forte a un governo che possa operare in modo sicuro»19. Tra le formazioni che inseriscono Mani pulite nel dibattito elettorale con forti accenti critici troviamo la Lega Nord guidata da Umberto Bossi, che si schiera contro «i partiti di regime», denunciando la «commistione tra mafia e politica» e presentando la sua formazione come «l’unica forza politica italiana che ha un progetto per un vero cambiamento del Paese»20. Altra novità di questa tornata elettorale è la Rete, rappresentata dall’ex esponente della Dc Leoluca Orlando, il quale annuncia la sua candidatura per «portare dentro il Palazzo la voglia di cambiamento della gente», attaccando direttamente l’intera classe politica: «il sistema democratico in Italia si è fatto regime e rischia di essere sempre più frequentemente un vero e proprio regime della corruzione, dove diventa normale che il personale politico vicino all’area di governo rimane impunito»21. Il risultato delle elezioni rappresenta un indubbio terremoto politico22, non solo per le forze del quadripartito, con il Psi che arretra e la Dc che per la prima volta nella sua storia ottiene meno del 30%, ma anche per gli eredi del disciolto Pci, che tra Pds e Rifondazione comunista ottengono circa il 21% dei voti, risultato più basso di quelli ottenuti dal Pci fino al 1987. La sconfitta per il Caf (Craxi, Andreotti, Forlani) è esemplificata anche dall’ascesa elettorale della Lega Nord che raggiunge l’8% nazionale, con punte del 25% in Lombardia, ottenendo 3 milioni e 400.000 voti; la Rete ottiene alte percentuali soprattutto in Sicilia conquistando circa un milione di voti. Davanti ad un risultato elettorale che indica un forte desiderio di cambiamento, le dimissioni del Presidente della Repubblica Francesco Cossiga, annunciate simbolicamente il 25 aprile in un messaggio a reti unificate agli italiani, si inseriscono nel processo di lenta agonia delle istituzioni della prima Repubblica. In occasione del suo ultimo messaggio di fine anno nel dicembre 1991, Cossiga aveva indirizzato un augurio di soli tre minuti, in polemica sia con la dirigenza Rai che aveva rifiutato la possibilità di un’intervista rilasciata anche alle altre emittenti private, sia soprattutto con le richieste di messa in stato di accusa avanzate nei suoi confronti dal Pds per le rivelazioni sul caso Gladio e contro gli stessi vertici della Dc. Il «silenzio assordante»23 di Cossiga, dopo le prime “picconature” rilasciate a partire dalla caduta del Muro di Berlino e un 1991 caratterizzato dalla costante presenza televisiva24, sembrava più eloquente di tante parole. Il 25 aprile 1992 alle ore 18 Cossiga in una diretta televisiva di 45 minuti accuratamente preparata25, esponeva le ragioni che lo avevano condotto alla sofferta decisione, segnando un momento decisivo nella crisi della Repubblica marcando in modo indelebile sul passaggio drammatico:

  • 26 Tg1, 25 aprile 1992, URL: < https://www.youtube.com/watch?v=bY8UcJ9FJ_4 [consultato il 5 ottobre 2 (...)

Ed allora io ho preso la decisione di dimettermi da Presidente della Repubblica. Ho voluto dirlo a voi direttamente, cercare di spiegarlo, spero di esservi riuscito, sono certo anzi spero che mi comprendiate: c’è chi approverà il mio gesto, c’è chi questo gesto non lo approverà. Spero che tutti lo consideriate un gesto onesto, di servizio alla Repubblica. […] Concludo così sette anni che sono stati difficili non per me o non solo per me, ma anche per il Paese. […]Sette anni in cui ho cercato con il silenzio prima, con la parola poi, con gli atti, con gli scritti, con i comportamenti di servire il mio Paese: vi sono riuscito? non vi sono riuscito? Non spetta a me giudicarmi26.

2.2. Tangentopoli e la televisione

  • 27 CRAINZ, Guido, Il paese reale. Dall’assassinio di Moro all’Italia di oggi, Roma, Donzelli, 2012, pp (...)
  • 28 Cfr. «Tangenti: tocca al tesoriere Dc», in Corriere della Sera, 13 maggio 1992, p. 1.
  • 29 Cfr. la prima puntata del documentario Mani pulite (Mariuoli a Milano), di Pino Corrias e Renato Pe (...)
  • 30 MURIALDI, Paolo, Storia del giornalismo italiano, Bologna, Il Mulino, 2006, pp. 295-296.
  • 31 RIDOLFI, Maurizio, Verso la public history. Fare e raccontare storia nel tempo presente, Pisa, Paci (...)
  • 32 Milano, Italia, 15 giugno 1992, Rai 3, URL: < https://www.raiplay.it/programmi/milanoitalia [consu (...)

5Dopo le elezioni politiche il pool di Mani Pulite, coordinato da Francesco Saverio Borrelli e composto da Gerardo D’Ambrosio, Gherardo Colombo, Piercamillo Davigo e Antonio Di Pietro, inizia a colpire i legami tra politica e affari nel capoluogo milanese27. La televisione documenta l’arresto di imprenditori proponendo il carcere di San Vittore e il Palazzo di Giustizia di Milano come immagini frequenti dei servizi dei telegiornali. Il 1° maggio sono arrestati Carlo Tognoli e Paolo Pillitteri, entrambi sindaci di Milano negli anni precedenti, ritenuti molto vicini al segretario Craxi, di cui Pillitteri è il cognato. Successivamente gli avvisi di garanzia colpiscono anche politici di altri partiti: il 12 maggio 1992 il tesoriere della Dc Severino Citaristi riceve il primo di una lunga serie di avvisi di garanzia, da cui apprende di essere indagato per finanziamento illecito del suo partito28. Roberto Mongini, esponente della Dc milanese, vicepresidente della società aeroportuale di Milano, dopo due settimane di detenzione inizia a collaborare con i magistrati. Nell’intervista rilasciata all’uscita dal carcere nel giugno 1992, sollecitato sul tema della carcerazione preventiva, afferma «i magistrati fanno il loro mestiere, i politici han fatto un mestiere sbagliato», aggiungendo che «questa classe politica e questo sistema mi sembra finito»29. La stampa viveva questa stagione come un’occasione per affrancarsi dalle tradizionali pressioni politiche, non esitando a pubblicare le indiscrezioni sulle inchieste e attirandosi le accuse della classe politica30, mentre la televisione si confermava come il medium che trasformava l’attualità in spettacolo. La stampa aumentava l’attenzione nei confronti dei contenuti televisivi svolgendo un ruolo complementare al piccolo schermo rispetto all’informazione. La fase di crisi istituzionale che si era aperta con le dimissioni di Cossiga si sarebbe acuita per la scelta del nuovo capo dello Stato. La maggioranza si presenta divisa sul nome del successore: dopo diversi scrutini, un Parlamento incapace di trovare un accordo è scosso dalle notizie dell’attentato a Giovanni Falcone e alla sua scorta provenienti dalla Sicilia. Il 25 maggio 1992 la classe politica converge sulla figura di Oscar Luigi Scalfaro, un esponente della Dc considerato al di sopra delle correnti del suo partito. Scalfaro viene scelto come «antidoto alla dissoluzione della Repubblica, nel momento in cui agli scandali per corruzione e ai processi di Tangentopoli si era aggiunto il ricatto degli attentati terroristici della mafia»31. L’inchiesta coinvolge sempre più gli organi dirigenti del Partito socialista. Emblematico il caso del segretario regionale Andrea Parini che in occasione della prima puntata di un’altra trasmissione simbolo di questo anno come Milano, Italia, condotta da Gad Lerner su Rai 3, parlava di «mele marce rispetto ai socialisti onesti che sono la totalità dei nostri iscritti»32. Soltanto dieci giorni dopo lo stesso Parini veniva arrestato suscitando un’ampia eco televisiva nei Tg regionali della Lombardia e in quelli nazionali. L’elezione di Scalfaro coincide con la formazione di un nuovo governo, per il quale è necessario tenere presente il clima che sta montando nel Paese: l’incarico è affidato a Giuliano Amato, socialista ma non craxiano, come tentativo di compromesso tra la domanda di cambiamento e la continuità con il passato. In occasione delle dichiarazioni di fiducia nei confronti del nuovo governo il 3 luglio, il segretario socialista Craxi rivolgendosi ai deputati ritorna sullo scandalo del finanziamento occulto ai partiti, con un intervento rimasto celebre:

  • 33 Intervento di Bettino Craxi alla Camera dei deputati, 3 luglio 1992 URL: < https://www.raiplay.it/v (...)

Se gran parte di questa materia deve essere considerata materia puramente criminale, allora gran parte del sistema sarebbe un sistema criminale Non credo che ci sia nessuno in quest’aula responsabile politico di organizzazioni importanti, che possa alzarsi e pronunciare un giuramento in senso contrario a quanto affermo, perché presto o tardi i fatti si incaricherebbero di dichiararlo spergiuro33.

  • 34 La Caduta. L’Italia di Mani Pulite, L’Italia della Repubblica, di Daniele Ongaro, a cura di Paolo M (...)
  • 35 RIZZI, Paola, «L’ira di Craxi: hanno creato un clima infame», in l’Unità, 4 settembre 1992, p. 3.

6L’arresto del costruttore Salvatore Ligresti a Milano nel mese di luglio dimostrava il profondo legame affaristico tra classe politica e imprenditori. Le dichiarazioni di Alberto Zamorani, manager pubblico milanese, all’uscita dal carcere di San Vittore il 7 agosto, rilasciate alle telecamere della Rai erano eloquenti e lanciavano un’ombra oscura sul futuro: «se i magistrati vanno avanti con quello che hanno, con quello che sanno… io mi sono reso conto che sanno mille volte di più di quello che ora dimostrano. Credo che arresteranno ancora mille persone»34. Nei primi giorni di settembre il suicidio del deputato socialista Sergio Moroni, innesca nuove polemiche sul «clima infame»35 creato nell’opinione pubblica dalle inchieste del pool di Milano. Nella lettera indirizzata al presidente della Camera Napolitano Moroni critica il ruolo del mondo dell’informazione e della televisione che trasformavano automaticamente gli indagati in colpevoli:

  • 36 Lettera di Sergio Moroni al Presidente della Camera Giorgio Napolitano, pubblicata in prima pagina (...)

Mi auguro soprattutto che possa servire a evitare che altri nelle mie stesse condizioni abbiano a patire le sofferenze morali che ho vissuto in queste settimane, a evitare processi sommari (in piazza o in televisione) che trasformano un’informazione di garanzia in una preventiva sentenza di condanna36.

  • 37 GINSBORG, Paul, Storia d’Italia 1943-1996. Famiglia, società, Stato, Torino, Einaudi, 1998, pp. 905 (...)

7Nell’anno in cui l’Italia aderisce ufficialmente alla Ue con la firma del Trattato di Maastricht, il governo Amato si trova a gestire la grave crisi della lira. Il 13 settembre 1992 il presidente del Consiglio in un messaggio televisivo annuncia la svalutazione del 7,5% della moneta. Il 16 nel «mercoledì nero» delle valute, la lira e la sterlina sono costrette ad uscire dallo Sme. Nonostante le critiche e le richieste di dimissioni nei suoi confronti, Amato propone politiche per ridurre il deficit di bilancio e il debito pubblico, varando una manovra finanziaria di 93.000 miliardi con cui si riduce drasticamente la spesa pubblica. Se queste misure dimostrano la volontà di adeguarsi ai parametri europei, nonostante l’iniziale entusiasmo per Maastricht il percorso dell’unione monetaria si sarebbe rivelato ancora in salita, come dimostravano l’esito negativo del referendum danese e la vittoria di stretta misura di quello tenuto in Francia. Con la svalutazione della lira l’economia italiana si mostrava poco affidabile agli occhi dei partner europei, prefigurando la formazione di un’Europa a due velocità37.

  • 38 GENTILONI SILVERI, Umberto, Storia dell’Italia contemporanea 1943-2019, Bologna, Il Mulino, 2019, p (...)

8Nel frattempo l’inchiesta Mani pulite procede e si allarga anche ad altre realtà al punto che alla fine sarebbero state 70 le procure che avviarono indagini sulla corruzione nella pubblica amministrazione, con procedimenti a carico di 12.000 persone tra politici, funzionari, manager e imprenditori, l’emissione di 25.400 avvisi di garanzie e 4.525 persone arrestate. Centinaia di richieste di autorizzazioni a procedere (507 per la Camera, 172 per il Senato), ma con oltre un migliaio di politici di vari livelli coinvolti38. In ottobre Arnaldo Forlani aveva lasciato la segreteria della Dc a Mino Martinazzoli, per indicare un segno di discontinuità nei vertici del partito. Il 15 dicembre 1992 i telegiornali danno la notizia del primo avviso di garanzia per il segretario del partito socialista Bettino Craxi, che in febbraio si dimette. All’indomani di questa notizia, emblematica del clima da tifo da stadio che si crea tra i sostenitori dell’operato della procura e i loro critici, è la dichiarazione di Giuliano Ferrara, all’epoca europarlamentare socialista, nel corso del suo programma settimanale L’istruttoria in onda su Italia 1:

  • 39 L’istruttoria, Italia 1, 12 febbraio 1993. Per l’audio integrale del programma, URL: < https://
    www.
    (...)

c’è un uomo cattivo, arrogante, con una famiglia ingombrante, che vuole per sé tutto, tutto il potere, tutto il denaro, questuomo è Bettino Craxi. C’è un uomo invece buono, un uomo dalle origini contadine, un uomo che ha rispetto per la proprietà altrui, che sa cosa sono i confini del proprio campo e che dà la caccia a Craxi, a questo cinghiale furioso finalmente ferito da uninchiesta giudiziaria e al suo partito, il partito dei socialisti39.

  • 40 MALTESE, Curzio, «Di Pietro star in Tv», in La Stampa, 9 gennaio 1992, p. 4.

9Dal punto di vista della narrazione televisiva dello scandalo Tangentopoli il 1993 costituisce l’amplificazione del fenomeno iniziato pochi mesi prima. L’anno si apre con un successo televisivo per il giudice Di Pietro, che conferma la sua popolarità. Nella prima puntata del 1993 del programma Un giorno in pretura, condotto da Roberta Petrelluzzi, compare per la prima volta il magistrato alle prese con un caso di cronaca nera milanese. La trasmissione è seguita da oltre 4 milioni di telespettatori, collocandosi «a metà strada tra lo show di Baudo e il quiz di Mike [Bongiorno] ovvero le massime istituzioni televisive». Il «pm più noto d’Italia», appare diverso dall’immagine che durante l’inchiesta è stata costruita: «Non assomiglia al santino distribuito dal pool di Tangentopoli, all’uomo dell’anno eletto dai settimanali, celebrato nelle molte biografie. È meticoloso, pignolo, didascalico. si rimbocca le mani e spiega piano, alla lavagna. Più che Perry Mason o un Grande Inquisitore, pare il maestro Manzi di «Non è mai troppo tardi»40. Il 19 febbraio 1993 lo stesso programma proponeva il processo a Walter Armanini, esponente socialista che per primo aveva deciso di sottoporsi a giudizio. Gli ascolti altissimi ottenuti dalle due puntate (con punte di 8 milioni di ascoltatori) rivelavano ancora una volta l’interesse dell’opinione pubblica nel vedere alla sbarra i politici accusati di corruzione, incalzati dallo stile determinato del magistrato. Luigi Manconi su «La Stampa» rifletteva sul ruolo della televisione a margine della trasmissione, criticando gli eccessi della spettacolarizzazione, la crudeltà e l’aggressività dei programmi:

  • 41 MANCONI, Luigi, «La tivù non serve alla giustizia», in La Stampa, 20 febbraio 1993, p. 2.

Le stesse telecamere che – appena due anni fa – indugiavano compiacenti sulle bandiere gonfie di vento e di arroganza dei congressi miliardari di partiti infine inquisiti, ora penetrano furtivamente nelle sedi politiche e nelle case private. Lo scopo è di afferrare i segni del declino, le parolacce e il sudore, la voce impastata e, il tic all'occhio di chi, qualche tempo fa, appariva – oltre che autorevole – addirittura bello. […] I processi sono, per legge, pubblici (e fortunatamente): ma, qui, «pubblico» significa controllabilità e possibilità di accesso per tutti. Non significa esposizione dell’imputato all'immensa platea dei telespettatori: per giunta, all’interno di una cornice e di un tempo televisivi che sono, di necessità, il riassunto infedele del dibattimento effettivamente svoltosi in tribunale. C’è il rischio che tutto ciò - lungi dal costituire un’opportunità di riflessione e di maturazione — incentivi quella «mobilitazione punizionista» e quella voglia di rivalsa e di vendetta sociale, che hanno poco a che vedere con la giustizia41.

  • 42 «Radio Corriere Tv», n. 9, a. 70, 28 febbraio-6marzo 1993.

10A testimonianza del successo televisivo di Di Pietro il settimanale «Radio Corriere Tv» nelle uscite seguenti al programma dedicava al magistrato due copertine. Nella prima una fotografia del pm con le mani sugli occhi in un momento di stanchezza, accompagnata dal titolo «Non ne posso più»42; nel secondo è ritratto sorridente davanti ad un personal computer, altro grande protagonista dell’inchiesta del pool, con un titolo ironico «E adesso l’Italia gioca al “Totodipietro”. Domani chi arresto?». Paolo Guzzanti commentava la buona riuscita televisiva del «magistrato superstar», la cui immagine era stata amplificata dalla televisione:

  • 43 GUZZANTI, Paolo, «Il magistrato superstar», in Radio Corriere Tv, 7-13 marzo 1993, 70, 10, p. 5.

Questa la forza della televisione che chiede e impone immagini, non parole. E quale immagine di questo personaggio poteva essere più esplicita di quella che mostra un essere umano esuberante di passionalità, di forza e persino potenziale violenza da contadino, da emigrante, da commissario di polizia, da forte servitore dello Stato in servizio permanente effettivo, che però alla fine resta contenuto nella sua toga? E uso la parola «contenuto» non soltanto per indicare il fatto «topologico» dell’indumento di giustizia che avvolgeva e conteneva la persona; intendo dire che la toga del petroso Di Pietro sembrava, proprio nella suggestione televisiva, contenere e trattenere, ridurre e disciplinare, l’ira del magistrato. Il conflitto interno, così clamoroso, così appassionante tuttavia non esploso, era lo spettacolo più travolgente del processo, forse più ancora del conflitto tra le parti43.

  • 44 GRASSO, Aldo, Il processo alla politica in tv diventa il racconto di un Paese, in RIBAUDO, Alessio (...)
  • 45 CECCARELLI, Filippo, «Spugne, manette e banconote ma solo quando arriva la tv», in La Stampa, 17 ma (...)
  • 46 COLARIZI, Simona, GERVASONI, Marco, La tela di Penelope, cit., pp. 31-38.
  • 47 GINSBORG, Paul, Storia d’Italia 1943-1996, cit., pp. 910-912.
  • 48 BELLU, Giovanni Maria, «Craxi, dagli schermi tv l’ultima sfida al paese», in la Repubblica, 1° magg (...)
  • 49 GIGLIOLI, Pier Paolo, CAVICCHIOLI Sandra, FELE, Giolo, Rituali di degradazione. Anatomia del proces (...)
  • 50 Per la dichiarazione di Antonio Di Pietro contro il decreto Biondi il 14 luglio 1994: URL: < https: (...)

11Secondo Aldo Grasso: «Nel ricordo, gli anni di Mani Pulite o di Tangentopoli riaffiorano come solo sa riaffiorare un film, un serial televisivo. Brandelli d’immagine scorrono davanti agli occhi, quasi che un anonimo regista abbia predisposto la sequenza»44. Nei mesi seguenti la crisi politica innescata dall’inchiesta si rivela in tutta la sua drammaticità: l’arresto di Enzo Carra, capoufficio stampa della Dc e portavoce di Forlani, mostra per la prima volta un politico in manette. Gli stessi telegiornali preferiscono non diffondere le immagini con gli “schiavettoni” ai polsi il 4 marzo 1993, ad eccezione del Tg5, anche se poi la fotografia di Carra ammanettato sarebbe restata uno dei simboli di questa stagione. Qualche giorno prima nell’ambito dell’inchiesta sugli illeciti finanziari del gruppo Ferruzzi viene arrestato Primo Greganti, ex funzionario del Pci a Torino, a dimostrazione che l’inchiesta coinvolge anche i partiti di opposizione. Il 16 marzo 1993 durante una seduta della Camera, in un momento di contestazione a Giuliano Amato, la televisione riprende le immagini del deputato leghista Luca Leoni Orsenigo che sventola una corda con il nodo scorsoio, mentre i deputati del Msi esibiscono le manette rivolti verso i banchi del governo45. In quegli stessi giorni il governo Amato approva un decreto che depenalizza il finanziamento pubblico ai partiti, il decreto Conso, dal nome del ministro di Grazia e Giustizia. Davanti a quello che viene considerato un colpo di spugna sulle inchieste di Tangentopoli, contro il quale si mobilitano l’opinione pubblica e lo stesso pool di Mani pulite, con una ferma presa di posizione attraverso la dichiarazione di Francesco Saverio Borrelli in televisione la sera del 7 marzo, il Presidente della Repubblica Scalfaro decide di non controfirmare il decreto46. Il 28 marzo Giulio Andreotti riceve un avviso di garanzia per concorso in associazione mafiosa47. In questo clima l’esito dei referendum promossi da Mario Segni nell’aprile del 1993 assume valore politico e va incontro alle richieste dei cittadini, soprattutto nei quesiti riguardanti l’introduzione di una quota maggioritaria nell’elezione del Senato e l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti. Con la partecipazione di circa l’80% degli elettori, il movimento referendario di Segni, il cui slogan era «Liberiamo l’Italia dalla partitocrazia», incarnava bene la volontà di cambiamento. Il 28 aprile è varato il governo di Carlo Azeglio Ciampi, il primo governo tecnico dell’Italia repubblicana, con la presenza al suo interno di esponenti oltre che della Dc, del Psi e del Pri, anche del Pds e dei Verdi. Tuttavia il giorno seguente, dopo l’esito del voto sull’autorizzazione a procedere nei confronti di Bettino Craxi che viene respinta dalla Camera, i ministri del Pds e dei Verdi si dimettono per protesta. La sera stessa le telecamere riprendono le contestazioni al segretario socialista al di fuori dell’Hotel Raphael a Roma e la sua uscita accompagnato da cori di scherno e lanci di monetine. Un’immagine televisiva densa di significato, anch’essa rimasta nella memoria di quegli anni come uno dei momenti di maggiore contestazione alla classe politica italiana. Il leader socialista decide così di rilasciare un’intervista a Giuliano Ferrara nel programma L’istruttoria. Dopo aver definito la televisione «violenta», le immagini mostrano il leader visibilmente provato dalla giornata di contestazioni, non riuscendo a trattenere la commozione fino in fondo e affermando in terza persona «Craxi si è arreso»48. Nei mesi successivi una vera e propria pioggia di avvisi di garanzia si abbatte sui palazzi della politica e della finanza. Il 13 luglio viene arrestato Giuseppe Garofano, ex presidente di Montedison e scoppia lo scandalo Enimont, la «madre di tutte le tangenti». Nei giorni seguenti alcuni suicidi di personalità di alto livello del mondo della finanza implicati nelle indagini come quello dell’ex presidente dell’Eni Gabriele Cagliari (il 20 luglio) e quello dell’ex presidente della Ferruzzi Raul Gardini (il 23) scuotono ulteriormente l’opinione pubblica. Nel pomeriggio di quello stesso giorno viene arrestato Sergio Cusani, unico imputato nel processo Enimont a chiedere il rito abbreviato. Il procedimento, iniziato nell’ottobre 1993, ha come protagonista principale Cusani, ma soprattutto vede la presenza di importanti uomini politici di tutto l’arco costituzionale, tra i quali Craxi, Forlani, ma anche il segretario del Pli Renato Altissimo, Umberto Bossi, Gianni De Michelis, Claudio Martelli, il segretario del Pri La Malfa, il segretario del Psdi Giorgio Vizzini. La Rai decide di trasmettere l’intero processo in diretta televisiva49, facendo emergere ancora una volta il ruolo di Antonio Di Pietro, che interroga i segretari dei principali partiti della Repubblica, simboleggiando con questo processo quello a un’intera classe politica. Tra i momenti che maggiormente restano nella memoria pubblica generata dalla televisione nel dicembre 1993 gli interrogatori ai leader dei partiti. Bettino Craxi si mostrava sicuro e spavaldo, ma riconosceva l’esistenza di un sistema generalizzato di finanziamento occulto; Forlani rispondeva con i «non ricordo» e la sua immagine di uomo in difficoltà davanti alle domande del magistrato, veniva esaltata dalla saliva che si accumulava ai lati della sua bocca, impietosamente ripresa dalle telecamere. Il successo di ascolti di Un giorno in Pretura che avrebbe trasmesso venticinque puntate consecutive del processo Cusani dal 17 dicembre 1993 al 25 marzo 1994, premiava il racconto televisivo che aveva finito per imporsi sui risultati reali dell’inchiesta consegnando le immagini del processo alla memoria della fine della Prima repubblica. La centralità della televisione e la consapevolezza diffusa di poterne fare un efficace strumento di pressione nei confronti dell’opinione pubblica stava ormai maturando anche attraverso l’aumento della programmazione in diretta. A dimostrazione di ciò per esempio l’opposizione al decreto Biondi nel luglio del 1994 espresso dai componenti del pool di Milano, che anche sfruttando la popolarità acquisita durante l’inchiesta, attraverso una dichiarazione letta in diretta tv dal portavoce Di Pietro annunciavano le proprie dimissioni, facendo insorgere il “popolo dei fax” costringendo il governo Berlusconi a ritirare il provvedimento50.

2.3. La telepolitica del 1992

  • 51 SANGIOVANNI, Andrea, Specchi infiniti. Storia dei media in Italia dal dopoguerra a oggi, Roma, Donz (...)
  • 52 CRAPIS, Giandomenico, Televisione e politica negli anni Novanta, cit., p. 45.

12Un giorno in Pretura costituisce il momento più spettacolare dell’attenzione televisiva verso l’inchiesta di Mani pulite, ma in questa fase sono presenti anche altre innovazioni che rafforzano la centralità della televisione rispetto a Tangentopoli51. Gli stessi formati si modificano in direzione di una versione nazionale dell’infotainment, come testimoniano i programmi televisivi di maggiore successo. Tra le novità più interessanti di questo periodo la trasmissione di Rai 3 Samarcanda, condotta da Michele Santoro, in onda dal 1987. Come altri programmi della tv-verità promossa dal direttore di Rai 3 Angelo Guglielmi, questo programma metteva in contatto i cittadini collegati dalle piazze e permetteva loro di prendere la parola ed esprimere il proprio punto di vista. La conduzione di Santoro, che voleva lasciare emergere la voce della piazza, aveva uno stile personale che non limitava il proprio ruolo accentratore, diventando protagonista quanto il pubblico e gli ospiti. Spesso avveniva il confronto tra i potenti di turno, ospiti in studio, e i cittadini comuni e si affrontavano apertamente questioni inedite: «Per la prima volta nella tv italiana, in maniera cadenzata e continua, cadevano sotto l’obiettivo del settimanale, diventando protagonisti assoluti, temi quasi del tutto sconosciuti all’informazione in video: dalla mafia, alla camorra, alla ‘ndrangheta, ai sequestri di persona, ai grandi misteri del Paese»52. A testimonianza del suo impegno contro la criminalità organizzata, la sera del 26 settembre 1991, dopo l’uccisione dell’imprenditore Libero Grassi che aveva denunciato il racket a Palermo, Samarcanda organizza una maratona televisiva di quasi cinque ore di diretta tra Rai 3 e Canale 5, con il Maurizio Costanzo Show collegandosi dal Teatro Biondo. Il programma, che avrebbe raggiunto una media di 6 milioni di telespettatori, con punte di 8, si sarebbe concluso con Costanzo che bruciava una maglietta che inneggiava alla mafia. Oltre al successo di pubblico la trasmissione alimentava un dibattito nuovo, meritando la prima pagina su molti quotidiani dove la serata veniva definita come «la lunga notte dell’Italia civile». Se la trasmissione veniva criticata dai vertici della Dc e apprezzata dalle opposizioni, Giovanni Falcone, che aveva partecipato nella seconda parte all’evento, in un editoriale su «La Stampa» invitava ad un uso «accorto del mezzo televisivo» e a non lasciare prevalere la «tentazione di fare spettacolo»:

  • 53 FALCONE, Giovanni, «Ma la mafia non è spettacolo», in La Stampa, 28 settembre 1991, pp. 1-2.

Certe trasmissioni possono diventare importati per indurre la pubblica opinione alla coscienza critica di un problema del quale, fino a non molti anni fa, si preferiva perfino negare l’esistenza. Ma […] occorre distinguere la cultura del diritto da quella del sospetto, la criminalità comune o la cattiva amministrazione dalla mafia vera e propria. Della quale, in tv, con tutto il rispetto, non si dovrà mai discutere come fosse il Processo del lunedì53.

  • 54 CRAPIS, Giandomenico, Televisione e politica negli anni Novanta, cit., pp. 66-67.
  • 55 CHETTA, Alessandro, On air e online. La metamorfosi del racconto (1992-2012), in RAVVEDUTO, Marcell (...)

13Tra le trasmissioni di rottura dal punto di vista dello stile e del linguaggio che si affermano nel corso del 1992 troviamo Milano, Italia su Rai 3: viene condotta da Gad Lerner a partire dal giugno 1992, dopo il successo ottenuto dallo stesso giornalista con Profondo Nord tra l’autunno del 1991 e la primavera del 1992. Questo programma, in onda in seconda serata con una media di 3 milioni di telespettatori, avrebbe rappresentato un’inchiesta sull’emergente fenomeno leghista, in particolare la prima puntata Nella tana della Lega, con la partecipazione attiva del pubblico. Milano, Italia proponeva un approfondimento quotidiano dedicato ai personaggi e alle vicende di Mani pulite: all’interno di un teatro, con una scenografia essenziale che teneva conto attraverso grandi cartelli dei numeri dell’inchiesta, si presentavano le due diverse realtà di Milano e Roma, indagate favorendo il confronto con gli uomini politici e la partecipazione del pubblico in studio. La prima puntata del programma, messa in onda il 15 giugno 1992, era intitolata significativamente Un Paese salvato dai magistrati? e prevedeva la partecipazione di Antonio Di Pietro, mentre la terza puntata in onda il 6 luglio 1992 avrebbe trattato della Dc decapitata dagli arresti dei vertici milanesi del partito. Come ha rilevato Giandomenico Crapis «i riflettori puntati sui personaggi inquisiti costituivano l’inizio di una saga televisiva che avrebbe fatto di Tangentopoli un genere molto seguito, uno sceneggiato dal vero, culminato nelle serate di Un giorno in pretura»54. Merita una menzione il ruolo svolto da Blob. Lanciato nel 1989 da Enrico Ghezzi e Marco Giusti, nei giorni più caldi dell’inchiesta costruisce un programma composto da spezzoni provenienti dalle trasmissioni andate in onda il giorno precedente, presentando un racconto per immagini attraverso il quale si narrano le vicende senza riguardi verso la classe politica di cui si irride il malcostume civile e politico. Così nella storia televisiva del 1992 Blob occupa uno spazio a parte, definendosi come un «tg non conforme, per lo spettatore che preferiva Ghezzi al Tg 1 delle venti»55.

  • 56 Cfr. MANCINI, Paolo (a cura di), Persone sulla scena. La campagna elettorale 1992 in televisione, R (...)
  • 57 RIDOLFI, Maurizio, Verso la public history, cit., p. 76.

14Sul fronte delle reti Fininvest un personaggio televisivo che ottiene popolarità per le sue prese di posizione a favore della “gente” e contro il Palazzo è certamente Gianfranco Funari che sin dal 1991 conduce Mezzogiorno italiano su Italia 1. Il programma ha il suo momento principale nell’“edicola” in cui il conduttore legge e commenta le notizie politiche. Funari gioca in modo insolito con la telecamera, che non ha una postazione fissa, ma segue da vicino il conduttore esaltando la sua mimica e favorendo un senso di condivisione con il pubblico. Durante la campagna elettorale la trasmissione si trasforma in Conto alla rovescia, un programma che ottiene il 18% di share, anche grazie al contraddittorio vivace e senza deferenza che il conduttore inscena con i politici56. Funari esprime tutto il suo sostegno a Di Pietro («Vai avanti Di Pietro!») e proprio il suo atteggiamento a favore del lavoro dei magistrati lo porterà all’allontanamento da Fininvest nel luglio 1992. Tra i programmi Fininvest L’istruttoria, di Giuliano Ferrara, decide di schierarsi contro l’operato dei giudici, argomentando che i leader politici indagati non lo siano per un’effettiva responsabilità penale, quanto per una volontà di liquidazione, tramite la magistratura, di natura civile e politica57. Il 1992 televisivo è anche l’anno dei primi telegiornali delle reti Mediaset. Tra questi quello che più degli altri ottiene degli alti indici di ascolto, favoriti dall’inchiesta di Mani pulite, è il Tg5 diretto da Enrico Mentana. Dopo un’iniziale fase di esitazione il telegiornale dedica circa il 40% delle edizioni alle notizie riguardanti l’inchiesta con frequenti collegamenti dal Palazzo di giustizia milanese e dal carcere di San Vittore. Una strategia che premia il telegiornale, che alla fine dell’anno sopravanzerà negli ascolti il Tg1 di Bruno Vespa. Come ha osservato Marco Damilano:

  • 58 DAMILANO, Marco, Eutanasia di un potere, cit. p. 156.

Se Santoro incarna la Tv che stringe d’assedio il Palazzo e Funari è il tribuno del popolo, Mentana è il timoniere del Tg della Gente. […] e Mani Pulite è la benzina del motore del suo giornale: nel mese di febbraio-marzo 1993, politicamente il più devastante dellinchiesta, il Tg di Mentana le dedica 61 notizie contro le 27 del Tg1, 61 gli avvisi di garanzia e di custodia cautelare contro le 21 del Tg Rai, 29 gli arresti contro le 12 del concorrente58.

3. Palermo, Sicilia, Italia: la televisione e le stragi di Falcone e Borsellino

3.1. La strage di Capaci

15Nel pomeriggio del 23 maggio la notizia dell’attentato al giudice Falcone, a sua moglie e alla scorta, viene diffusa attraverso le edizioni straordinarie dei vari telegiornali. L’esplosione avviene alle ore 17,57 cogliendo impreparate le redazioni, impegnate nella preparazione dell’edizione serale. Tra i primi a dare la notizia il Tg3, con Mariolina Sattanino, che dopo aver ipotizzato, senza confermarlo, il coinvolgimento del magistrato è costretta a ufficializzare la gravità dell’accaduto, in seguito alla lettura di un’agenzia di stampa di Anna Maria Pinizzotto:

  • 59 Tg3, edizione straordinaria, 23 maggio 1992, URL: <https://www.youtube.com/watch?v=VGOpgNltAoU [co (...)

Buonasera, apriamo il telegiornale con una notizia molto grave arrivata pochi minuti fa in attesa di collegarci con Palermo […] una violenta esplosione è avvenuta sull’autostrada Palermo-Trapani all’altezza dello svincolo di Capaci […] l’esplosione ha investito alcune automobili in transito e sventrato un tratto dell’autostrada. […] potrebbe essere a una nota personalità che percorreva l’autostrada. Il pensiero di tutti va naturalmente a Giovanni Falcone, che era la persona che più poteva trovarsi nel mirino delle cosche in questo momento […] gravissima notizia riportata dall’Agi dice «dalla Questura di Palermo hanno reso noto che Giovanni Falcone è deceduto poco dopo il ricovero all’ospedale civico di Palermo. Nell’attentato sono morti anche tre agenti della scorta, è appena arrivata» […] è terribile per noi dovervi dare in tempo reale una notizia così grave, così dolorosa, veramente non avremmo proprio voluto che ci accadesse mai nella nostra vita professionale59.

  • 60 Scommettiamo che…?, Rai 1, 23 maggio 1992, URL: < https://www.youtube.com/watch?v=1-w7otjTucI [con (...)

16Diverso il comportamento del Tg1, che viene trasmesso con un’edizione straordinaria in una interruzione della popolare trasmissione Scommettiamo che…?, di cui è prevista l’ultima puntata stagionale. Il conduttore Fabrizio Frizzi in apertura illustra i motivi che hanno portato a non volere rimandare il programma: «Abbiamo pensato che fosse giusto non mancare all’appuntamento con chi ci ha seguiti con affetto da nove settimane […] senza però assolutamente dimenticare la tragedia avvenuta, l’orrore che proviamo come cittadini»60. La giornalista Angela Buttiglione, conduce una brevissima edizione straordinaria del Tg1 poco dopo le 21. Sulla scrivania c’è una fotografia incorniciata del giudice ucciso. Il commento alle prime immagini della strage di Salvatore Cusimano dalla sede regionale di Palermo restituisce la drammaticità del momento:

  • 61 Tg1, edizione straordinaria, 23 maggio 1992: URL: https://www.raiplay.it/video/2017/05/TG1-Edizion (...)

Vi mando immediatamente le immagini che sono state girate dal nostro tecnico che è riuscito a penetrare la barriera che rendeva impossibile l’accesso. Ha girato queste scene, scene drammatiche, scene da guerra. Quel terriccio nasconde, ostruisce quella che una volta era l’autostrada […] le due corsie sono assolutamente irriconoscibili, si vedono lamiere contorte, si vede un’auto al centro e un’altra ancora dietro, probabilmente è la Croma bianca blindata dove era il giudice Giovanni Falcone. Falcone guidava la sua auto, accanto a lui c’era la moglie. Siamo in grado di dirvi immediatamente che gli agenti che sono rimasti ucci sono tre, Antonio Montinari, Rocco Dicillo, Vito Schifani, […] pare siano stati utilizzati qualcosa come mille chili di tritolo, l’esplosivo è stato fatto brillare a distanza da un commando molto numeroso61.

17Tra i telegiornali delle reti Fininvest nelle edizioni straordinarie traspare l’orrore per il terribile attacco, con Enrico Mentana del Tg5 che invita gli spettatori a riflettere sulle modalità terribili usate dalla mafia per attuare il suo piano criminale:

  • 62 Tg5, edizione straordinaria, 23 maggio 1992: URL: < https://www.youtube.com/watch?v=BFHMmXGexiI [c (...)

L’Italia è in lutto per l’uccisione del suo giudice simbolo nella lotta contro la mafia. Giovanni Falcone è morto poche ore fa vicino a Palermo in un attentato devastante che ha provocato secondo le ultimissime notizie anche la morte della moglie e di quattro uomini della scorta. […] Un attentato orribile anche per le immagini che stiamo per vedere. Per uccidere Giovanni Falcone sono stati impiegati, pensate, mille chilogrammi di esplosivo, una carica dalla potenza devastante che ha letteralmente polverizzato un lungo tratto dell’autostrada […] Un’azione evidentemente preparata con cura e con un dispiegamento ingente di mezzi e di coperture da parte della organizzazione mafiosa. Pensate cosa vuol dire poter piazzare una tonnellata di tritolo con gli apparati del comando a distanza, tenerli celati, poter sincronizzare l’attentato con il passaggio dell’auto di Falcone62.

18Studio aperto su Italia 1 sceglie di aprire l’edizione straordinaria con le immagini del luogo dell’attentato, che mostrano i rottami delle automobili, l’autostrada completamente irriconoscibile e gli uomini dei soccorsi che si trovano davanti un paesaggio di guerra, commentate in sottofondo dal direttore Emilio Fede:

  • 63 Studio aperto, edizione straordinaria, 23 maggio 1992, URL: < https://www.youtube.com/watch?v=
    mCOLb
    (...)

È stato assassinato il giudice Giovanni Falcone. Vedete le immagini della zona dove è avvenuto l’attentato. Assieme al giudice Falcone è morta la moglie del magistrato Francesca Morvillo e tre uomini della scorta. […] Una carica esplosiva assurda, pazzesca, mille chili di esplosivo sistemati sotto un’intercapedine dell’autostrada. Vedete queste immagini vedete la strada è esplosa, vedete la Croma […] sepolta, disintegrata dall’esplosione, parliamo di un’auto blindata, guardate come è stata ridotta e qui tutto attorno la disperazione, lo sgomento di quelli che per primi sono giunti e si sono trovati di fronte ad uno spettacolo terrificante63.

  • 64 TORNABUONI, Lietta, «Quando il dolore si ribella», in La Stampa, 26 maggio 1992, p. 1.

19Nei giorni seguenti la televisione si incarica di descrivere la reazione dei cittadini palermitani che si mobilitano e manifestano la loro indignazione per la morte del giudice e degli agenti della scorta. I funerali solenni sono trasmessi in diretta dalla televisione e mostrano il dramma collettivo della tragedia. Diecimila cittadini manifestano la loro commozione, ma contestano la classe politica presente, percepita come distante al grido di «Buffoni andate via!». All’interno della chiesa la giovane vedova dell’agente Vito Schifani, Rosaria Costa, durante il momento di preghiera legge a stento, con grande commozione, un testo scritto, sostenuta da un parente sacerdote che la sprona ad andare avanti, chiedendo giustizia a nome di «tutti coloro che hanno dato la vita per lo Stato», chiedendo ai mafiosi di cambiare, ma ammettendo anche che «tanto loro non cambiano». Le immagini del dolore e le parole di Rosaria Costa diventano immediatamente un simbolo che la televisione prontamente amplifica. Come ha scritto Lietta Tornabuoni a proposito di quelle immagini: «alla tv l’abbiamo vista tutti, e nessuna chiacchiera accomodante può cambiare quell’immagine sin troppo simbolica: il dolore che si ribella al venir usato per restare soltanto dolore, ingiusto, senza speranza».64 Secondo un altro punto di vista

  • 65 COLOMBO, Fausto, Il paese leggero, cit., p. 254.

quella Tv del dolore vero gioca alla mano mafiosa lo scherzo più brutto. Ne svela l’orrore, il tradimento dei vincoli di umanità. E il grido di quella vedova fa dell’attentato di Capaci quello che le imprese più estreme del terrorismo avevano fatto alle Brigate Rosse. Ne mina l’aura di invincibilità assai più dei processi, delle condanne, della reclusione: infatti, semplicemente, colloca gli assassini dove nessuno può vivere a lungo, in un altrove dove non si possiede più né anima né ragione65.

  • 66 RAVIDÀ, Antonio, «Palermo grida per Falcone “Boss mafiosi in ginocchio”», in La Stampa, 24 giugno 1 (...)

20La reazione della società civile alla morte di Falcone viene documentata ancora dalla televisione in occasione del trigesimo della strage. Il 23 giugno 1992 una catena umana formata da diecimila persone unisce simbolicamente il Palazzo di giustizia di Palermo con la casa del giudice66, in una marcia contro la mafia che ha un’ampia eco televisiva. Il giorno seguente Canale 5 in prima serata dedica uno speciale al giudice, mentre su Rai 2 in seconda serata viene trasmesso il programma Lezioni di mafia con Alberto Della Volpe.

3.2. La strage di via D’Amelio

21Nei giorni seguenti alla tragedia Paolo Borsellino, amico di Falcone e membro del pool antimafia di Palermo, si incarica di ricordare l’impegno contro la criminalità organizzata e di illustrare il testamento civile lasciato dal magistrato ucciso. La televisione intervista in varie occasioni Borsellino, che pur non amando la ribalta mediatica, decide di usare questo strumento per lanciare messaggi di forte impegno civile. Tra questi nell’intervista rilasciata al giornalista del Tg5 Lamberto Sposini trasmessa il 23 giugno, emerge la determinazione di portare avanti il proprio lavoro ma allo stesso tempo la consapevolezza dei rischi che questo comporta. Alla domanda se si sentisse un sopravvissuto il magistrato risponde con parole inequivocabili che costituiscono un ricordo vivo:

  • 67 L’intervista venne trasmessa il 23 giugno 1992 da Canale 5 all’interno dello Speciale Falcone: URL: (...)

Io accetto, ho sempre accettato più che il rischio, la condizione, quali sono le conseguenze del lavoro che faccio, del luogo dove lo faccio e, vorrei dire, anche di come lo faccio. Lo accetto perché ho scelto, ad un certo punto della mia vita, di farlo e potrei dire che sapevo fin dall'inizio che dovevo correre questi pericoli. La sensazione di essere un sopravvissuto e di trovarmi in, come viene ritenuto, in estremo pericolo, è una sensazione che non si disgiunge dal fatto che io credo ancora profondamente nel lavoro che faccio, so che è necessario che lo faccia, so che è necessario che lo facciano tanti altri assieme a me. E so anche che tutti noi abbiamo il dovere morale di continuarlo a fare senza lasciarci condizionare dalla sensazione che o financo, vorrei dire, dalla certezza che tutto questo può costarci caro67.

  • 68 Tg1, edizione straordinaria, 19 luglio 1992, URL: https://www.raiplay.it/video/2017/07/19-luglio-19 (...)
  • 69 Per il video del Tg 5, URL: < https://www.youtube.com/watch?v=4bTc1GLes6c [consultato il 4 ottobre (...)
  • 70 Tg3, edizione straordinaria, 19 luglio 1992, URL: < https://www.youtube.com/watch?v=oSAlOMcd2eY [c (...)

22Le edizioni straordinarie dei telegiornali del 19 luglio 1992 dopo la notizia dello scoppio di un’autobomba nel quartiere della Fiera del Mediterraneo riportano il Paese indietro di due mesi e raccontano lo sgomento generale. Il Tg1 è tra i primi a dare la notizia. L’edizione straordinaria condotta da Piero Badaloni dà conto dei primi dispacci dell’Ansa delle ore 17,17 che riportano notizie non confermate. Soltanto nella seconda edizione straordinaria, anche con l’ausilio delle prime immagini di via D’Amelio, Badaloni conferma la notizia in modo ufficiale. Colpisce il commento dalla sede regionale con l’inviato Salvatore Scimé che descrive le prime drammatiche immagini: «queste che vedete sono le prime immagini girate pochi minuti fa…è una scena francamente allucinante, difficilmente mi è capitato di vedere cose del genere, sicuramente è stata un’esplosione potentissima, si vedono dappertutto resti umani»68. Il Tg5 di Enrico Mentana apre senza mezzi termini: «dopo l’incubo della strage di Capaci ancora notizie drammatiche e tragiche ci giungono da Palermo e come si temeva e come la mafia aveva già sentenziato, obiettivo di un nuovo attentato è stato il giudice Paolo Borsellino, il sostituto ideale di Falcone, come noto in prima fila nella lotta contro la mafia». Il commento telefonico dell’inviato Salvo Sottile che accompagna lo scorrimento dei fotogrammi racconta la straordinarietà del momento: «le scene che ci si presentano davanti sono apocalittiche: un palazzo di undici piani è stato divelto dalle esplosioni, trenta macchine distrutte, […] la conferma è avvenuta, il cadavere che c’è davanti alla portineria è proprio quello di Paolo Borsellino. Il magistrato è stato preso violentemente, è stato investito violentemente dall’esplosione, quello che resta del suo corpo è stato trovato adesso dai carabinieri davanti al suo portone»69. Il Tg3, come il Tg1, propone due edizioni straordinarie ravvicinate. In quella delle 17 e 50 viene confermata la notizia della morte del giudice e vengono trasmesse le prime immagini del luogo dell’attentato. Così il giornalista Gianni De Chiara fornisce ulteriori dettagli sull’attacco eliminando ogni speranza: «Il giudice Borsellino sarebbe morto, il suo corpo completamente carbonizzato con il braccio destro troncato di netto è nel cortile del palazzo dove abitano la madre e la sorella, non è stato ancora riconosciuto ufficialmente ma alcuni dei suoi colleghi […] asseriscono che è certamente lui»70. Nelle ore seguenti viene confermata anche la notizia della morte dei cinque agenti di scorta, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. Tra i tanti approfondimenti dei telegiornali di particolare interesse è l’amara dichiarazione al Tg3 del giudice Giuseppe Di Lello, già membro del pool antimafia e collaboratore di Falcone e Borsellino, che lancia un duro attacco di accusa contro la mafia e contro la classe dirigente, invitando a non separare la questione della mafia con quella della corruzione rappresentata da Tangentopoli:

  • 71 Tg3, edizione straordinaria, 19 luglio 1992, URL: < https://www.lifegate.it/paolo-borsellino-mafia- (...)

la mafia è un corollario di questo Stato, la mafia sta bene in questo Stato perché ha tutte le strutture che le permettono di vivere e prosperare [..] la mafia non è un accidente di questo Stato ma è un elemento di complemento. […] Se questo stato non cambia veramente avremo sempre questo grande scontro […] io non scollegherei il problema delle tangenti e il problema della mafia: secondo me fanno tutti e due parte di questo coacervo del nostro stato, o si risana tutto o non si risana niente, credere che si possa risanare la Sicilia solo affrontando il problema di queste stragi è veramente illusorio […] qui o si risana lo Stato dalle fondamenta o avremo sempre questa situazione71.

  • 72 GUZZANTI, Paolo, «A Palermo la Norimberga dello Stato», in La Stampa, 22 luglio 1992, p. 3.
  • 73 Per le immagini dei funerali degli agenti della scorta di Borsellino svoltisi a Palermo il 2 1lugli (...)

23Nei giorni successivi la televisione racconta e documenta le reazioni della popolazione palermitana. Uno dei momenti di maggiore carica emotiva è rappresentato dai funerali degli agenti della scorta, celebrati il 21 luglio alla presenza del Presidente della Repubblica Scalfaro. Se la famiglia del giudice Borsellino rinuncia ai funerali di Stato, le esequie degli agenti di scorta diventano l’occasione per una durissima contestazione alle istituzioni rappresentate dal Presidente della Repubblica. Le immagini della folla trattenuta a stento, mentre spinge per rompere i cordoni di polizia ed entrare in chiesa al grido «Fuori la mafia dalla Chiesa», riproduce il senso di smarrimento e la rabbia accumulata dai cittadini palermitani. La televisione testimonia i drammatici momenti della contestazione al Presidente della Repubblica durante l’omelia che si tiene in chiesa72: Scalfaro è trascinato via a forza dagli uomini della scorta, costretti letteralmente a isolare il Presidente con il capo della polizia Parisi che riceve spinte e pugni, mentre a fatica si allontana73. A testimonianza del potere evocativo della televisione due ulteriori immagini si consegnano alla memoria pubblica di quei giorni con il loro carico simbolico: il giudice Antonio Caponnetto, a lungo a capo del pool, che con voce commossa, annuncia ai giornalisti che «è finito tutto» e la presenza dell’esercito nelle strade di Palermo con l’impiego di circa 7000 soldati come risposta dello Stato all’offensiva mafiosa.

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Note

1 DIAMANTI, Ilvo, 1992 Tangentopoli, in GENTILE, Emilio et al., Novecento italiano. Gli anni cruciali che hanno dato il volo all’Italia di oggi, Roma-Bari, Laterza, 2008, pp. 215-237.

2 CAFAGNA, Luciano, La grande slavina. L’Italia verso la crisi della democrazia, Venezia, Marsilio, 1993.

3 RAVVEDUTO, Marcello (a cura di), Novantadue. L’anno che cambiò l’Italia, Roma, Castelvecchi, 2012.

4 CARLUCCI, Antonio, 1992. L’anno che cambiò tutto, Milano, Baldini & Castoldi, 2015.

5 SCOPPOLA, Pietro, La repubblica dei partiti. Evoluzione e crisi di un sistema politico. 1945-1996, Bologna, Il Mulino, 1997.

6 RIDOLFI, Maurizio, «Tangentopoli»: storia e memoria pubblica nella crisi di transizione dell’Italia repubblicana, in COLARIZI, Simona, GIOVAGNOLI, Agostino, POMBENI, Paolo (a cura di), L’Italia contemporanea dagli anni Ottanta a oggi. Istituzioni e politica, vol. 3, Roma, Carocci, 2014, pp. 67-83.

7 CRAPIS, Giandomenico, Televisione e politica negli anni Novanta: cronaca e storia, 1990-2000, Roma, Meltemi, 2006, p. 84.

8 COLOMBO, Fausto, Il paese leggero. Gli italiani e i media tra contestazione e riflusso (1967-1994), Roma-Bari, Laterza, 2012, p. XI.

9 Ibidem, p. XIII

10 SORLIN, Pierre, Limmagine e levento. Luso storico delle fonti audiovisive, Torino, Paravia, 1999, p. 27. Sulla televisione cfr. anche ORTOLEVA, Peppino, Mediastoria. Mezzi di comunicazione e cambiamento sociale nel mondo contemporaneo, Milano,Il saggiatore, 2002, pp. 124-126.

11 GOZZINI, Giovanni, La mutazione individualista. Gli italiani e la televisione 1954-2011, Roma-Bari, Laterza, 2011; LIVOLSI, Marino, La realtà televisiva. Come la tv ha cambiato gli italiani, Roma-Bari, Laterza, 1998.

12 BARBACETTO, Gianni, GOMEZ, Peter, TRAVAGLIO, Marco, Mani pulite. La vera storia, Milano, Chiarelettere, 2012.

13 DAMILANO, Marco, Eutanasia di un potere. Storia politica d’Italia da Tangentopoli alla Seconda Repubblica, Roma-Bari, Laterza, 2012, pp. 16-18.

14 Tg3, 3 marzo 1992, URL: < https://www.youtube.com/watch?v=-x-VsvYRYfk > [consultato il 20 settembre 2021].

15 DAMILANO, Marco, Eutanasia di un potere, cit., p. 149.

16 NULLI GENNARI, Gianmarco, «Una tempesta investe Samarcanda», in La Stampa, 14 marzo 1992, p. 2.

17 CRAPIS, Giandomenico, Televisione e politica negli anni Novanta, cit., p. 74.

18 Per l’appello di Craxi, URL: < https://www.youtube.com/watch?v=423IsNrOPCc > [consultato il 5 ottobre 2021].

19 Per l’appello di Forlani, URL:< https://www.youtube.com/watch?v=AfrksZDtH4s > [consultato il 5 ottobre 2021].

20 Per l’appello di Bossi, URL: < https://www.youtube.com/watch?v=3t-ZJCyFK34&list=PLy52F6yfhi3v
Fp0q6mcpkMMtAZba-fHr5
> [consultato il 5 ottobre 2021].

21 Per l’appello di Orlando, URL: < https://www.youtube.com/watch?v=DPUk8lE1fOM&list=PLy52F6yfhi3vFp0q6mcpkMMtAZba-fHr5&index=9 > [consultato il 5 ottobre 2021].

22 COLARIZI, Simona, GERVASONI, Marco, La tela di Penelope. Storia della Seconda Repubblica, Roma-Bari, Laterza, 2012, pp. 21-26

23 SALVADORI, Massimo L., «Silenzio assordante», in La Stampa, 2 gennaio 1992, p. 1

24 CRAPIS, Giandomenico, Televisione e politica negli anni Novanta, cit., pp. 54-59.

25 GUZZANTI, Paolo, «Dalle ultime picconate al trasloco», in La Stampa, 26 aprile 1992, p. 5.

26 Tg1, 25 aprile 1992, URL: < https://www.youtube.com/watch?v=bY8UcJ9FJ_4 > [consultato il 5 ottobre 2021].

27 CRAINZ, Guido, Il paese reale. Dall’assassinio di Moro all’Italia di oggi, Roma, Donzelli, 2012, pp. 271-272.

28 Cfr. «Tangenti: tocca al tesoriere Dc», in Corriere della Sera, 13 maggio 1992, p. 1.

29 Cfr. la prima puntata del documentario Mani pulite (Mariuoli a Milano), di Pino Corrias e Renato Pezzini (1997), trasmesso su Rai 2 a partire dal 18 giugno 1997, URL: <https://www.dailymotion.com/video/x5wjqj9> [consultato il 20 settembre 2021].

30 MURIALDI, Paolo, Storia del giornalismo italiano, Bologna, Il Mulino, 2006, pp. 295-296.

31 RIDOLFI, Maurizio, Verso la public history. Fare e raccontare storia nel tempo presente, Pisa, Pacini, 2017, p. 69.

32 Milano, Italia, 15 giugno 1992, Rai 3, URL: < https://www.raiplay.it/programmi/milanoitalia > [consultato il 25 settembre 2021].

33 Intervento di Bettino Craxi alla Camera dei deputati, 3 luglio 1992 URL: < https://www.raiplay.it/video/2020/01/tangentopoli-il-discorso-di-bettino-craxi-in-parlamento-nel-1992---09012020-36adbc8a-c356-4edd-ba52-513adbddee04.html > [consultato il 26 settembre 2021].

34 La Caduta. L’Italia di Mani Pulite, L’Italia della Repubblica, di Daniele Ongaro, a cura di Paolo Mieli, Rai, 2016: URL: < https://www.raicultura.it/storia/articoli/2019/01/LItalia-della-Repubblica----La-caduta-LItalia-di-mani-pulite-336202a0-9ec4-4be4-a76e-d2c197f74839.html > [consultato il 30 settembre 2021].

35 RIZZI, Paola, «L’ira di Craxi: hanno creato un clima infame», in l’Unità, 4 settembre 1992, p. 3.

36 Lettera di Sergio Moroni al Presidente della Camera Giorgio Napolitano, pubblicata in prima pagina da «L’Avanti», Non sono giusti processi sommari, 4 settembre 1992.

37 GINSBORG, Paul, Storia d’Italia 1943-1996. Famiglia, società, Stato, Torino, Einaudi, 1998, pp. 905-906.

38 GENTILONI SILVERI, Umberto, Storia dell’Italia contemporanea 1943-2019, Bologna, Il Mulino, 2019, p. 259.

39 L’istruttoria, Italia 1, 12 febbraio 1993. Per l’audio integrale del programma, URL: < https://
www.radioradicale.it/scheda/51736/listruttoria-programma-di-giuliano-ferrara
> [consultato il 20 settembre 2021].

40 MALTESE, Curzio, «Di Pietro star in Tv», in La Stampa, 9 gennaio 1992, p. 4.

41 MANCONI, Luigi, «La tivù non serve alla giustizia», in La Stampa, 20 febbraio 1993, p. 2.

42 «Radio Corriere Tv», n. 9, a. 70, 28 febbraio-6marzo 1993.

43 GUZZANTI, Paolo, «Il magistrato superstar», in Radio Corriere Tv, 7-13 marzo 1993, 70, 10, p. 5.

44 GRASSO, Aldo, Il processo alla politica in tv diventa il racconto di un Paese, in RIBAUDO, Alessio (a cura di), 1992-2012. Mani pulite. L’inchiesta che ha cambiato l’Italia. Le parole, Milano, Rcs, 2012, p. 77.

45 CECCARELLI, Filippo, «Spugne, manette e banconote ma solo quando arriva la tv», in La Stampa, 17 marzo 1993, p. 3.

46 COLARIZI, Simona, GERVASONI, Marco, La tela di Penelope, cit., pp. 31-38.

47 GINSBORG, Paul, Storia d’Italia 1943-1996, cit., pp. 910-912.

48 BELLU, Giovanni Maria, «Craxi, dagli schermi tv l’ultima sfida al paese», in la Repubblica, 1° maggio 1993, p. 1; GRIGNETTI, Francesco, «Craxi con la scorta in tv», in La Stampa, 1° maggio 1993, p. 2.

49 GIGLIOLI, Pier Paolo, CAVICCHIOLI Sandra, FELE, Giolo, Rituali di degradazione. Anatomia del processo Cusani, Bologna, Il Mulino, 1997.

50 Per la dichiarazione di Antonio Di Pietro contro il decreto Biondi il 14 luglio 1994: URL: < https://video.ilriformista.it/il-messaggio-del-pool-sul-decreto-biondi-letto-da-antonio-di-pietro-9694/> [consultato il 31 gennaio 2022].

51 SANGIOVANNI, Andrea, Specchi infiniti. Storia dei media in Italia dal dopoguerra a oggi, Roma, Donzelli, 2021, pp. 417-419 e PIAZZONI, Irene, Storia delle televisioni in Italia. Dagli esordi alle web tv, Roma, Carocci, 2014, pp. 189-191.

52 CRAPIS, Giandomenico, Televisione e politica negli anni Novanta, cit., p. 45.

53 FALCONE, Giovanni, «Ma la mafia non è spettacolo», in La Stampa, 28 settembre 1991, pp. 1-2.

54 CRAPIS, Giandomenico, Televisione e politica negli anni Novanta, cit., pp. 66-67.

55 CHETTA, Alessandro, On air e online. La metamorfosi del racconto (1992-2012), in RAVVEDUTO, Marcello (a cura di), Novantadue. L’anno che cambiò l’Italia, cit., pp. 118-127, p. 126.

56 Cfr. MANCINI, Paolo (a cura di), Persone sulla scena. La campagna elettorale 1992 in televisione, Roma, Eri-Rai, 1993.

57 RIDOLFI, Maurizio, Verso la public history, cit., p. 76.

58 DAMILANO, Marco, Eutanasia di un potere, cit. p. 156.

59 Tg3, edizione straordinaria, 23 maggio 1992, URL: <https://www.youtube.com/watch?v=VGOpgNltAoU > [consultato il 1° ottobre 2021].

60 Scommettiamo che…?, Rai 1, 23 maggio 1992, URL: < https://www.youtube.com/watch?v=1-w7otjTucI > [consultato il 6 ottobre 2021].

61 Tg1, edizione straordinaria, 23 maggio 1992: URL: < https://www.raiplay.it/video/2017/05/TG1-Edizione-straordinaria-23051992-70259ef2-afc5-4590-935c-119b25adba83.html > [consultato il 2 ottobre 2021].

62 Tg5, edizione straordinaria, 23 maggio 1992: URL: < https://www.youtube.com/watch?v=BFHMmXGexiI > [consultato il 3 ottobre 2021].

63 Studio aperto, edizione straordinaria, 23 maggio 1992, URL: < https://www.youtube.com/watch?v=
mCOLbWqwLKA
> [consultato il 4 ottobre 2021].

64 TORNABUONI, Lietta, «Quando il dolore si ribella», in La Stampa, 26 maggio 1992, p. 1.

65 COLOMBO, Fausto, Il paese leggero, cit., p. 254.

66 RAVIDÀ, Antonio, «Palermo grida per Falcone “Boss mafiosi in ginocchio”», in La Stampa, 24 giugno 1992, p. 12.

67 L’intervista venne trasmessa il 23 giugno 1992 da Canale 5 all’interno dello Speciale Falcone: URL: < https://www.archivioantimafia.org/video/Lamberto%20Sposini%20intervista%20Paolo%20Borsellino.webm > [consultato il 1° ottobre 2021].

68 Tg1, edizione straordinaria, 19 luglio 1992, URL: <https://www.raiplay.it/video/2017/07/19-luglio-1992-Tg1-Edizione-Straordinaria-108621be-3e74-4703-b964-f8fd65d8f970.html > [consultato il 3 ottobre 2021].

69 Per il video del Tg 5, URL: < https://www.youtube.com/watch?v=4bTc1GLes6c > [consultato il 4 ottobre 2021].

70 Tg3, edizione straordinaria, 19 luglio 1992, URL: < https://www.youtube.com/watch?v=oSAlOMcd2eY > [consultato il 1 ottobre 2021].

71 Tg3, edizione straordinaria, 19 luglio 1992, URL: < https://www.lifegate.it/paolo-borsellino-mafia-storia-biografia > [consultato il 6 ottobre 2021].

72 GUZZANTI, Paolo, «A Palermo la Norimberga dello Stato», in La Stampa, 22 luglio 1992, p. 3.

73 Per le immagini dei funerali degli agenti della scorta di Borsellino svoltisi a Palermo il 2 1luglio 1992, URL: < https://www.varesenews.it/video/borsellino-la-strage-di-via-d-amelio-e-i-funerali/ > [consultato il 6 ottobre 2021].

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Per citare questo articolo

Notizia bibliografica digitale

Raffaello Ares Doro, «La televisione italiana nella crisi del 1992»Diacronie [Online], N° 49, 1 | 2022, documento 8, online dal 29 mars 2022, consultato il 22 mars 2025. URL: http://0-journals-openedition-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/diacronie/18159; DOI: https://0-doi-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/10.4000/130m7

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Autore

Raffaello Ares Doro

Raffaello Ares Doro è dottore di ricerca in Storia d’Europa presso l’Università degli Studi della Tuscia, in cotutela con l’Université Paris 2 Panthéon-Assas. Docente a contratto di Storia contemporanea presso l’Università della Tuscia,insegnante nella scuola secondaria, si occupa di storia della radio e della televisione, di propaganda politica in Italia e in Europa. Tra le sue pubblicazioni più recenti: Il 2 giugno nella rappresentazione dei media: dai cinegiornali ai social network (1946-2020), in RIDOLFI, Maurizio, RAVVEDUTO, Marcello (a cura di), 2 giugno. Nascita, storia e memorie della Repubblica, Roma, Viella, 2020, pp. 163-193; The French Communist Party and the party leader Georges Marchais (1972-1994): euroscepticism in the decline of the Party and its media representation, in LEVI, Guido, PREDA, Daniela (eds.), Euroscepticism. Resistance and Opposition to the European Community/European Union, Bologna, Il Mulino, 2018, pp. 269-281; In Onda. L’Italia dalle radio libere ai network nazionali (1970-1990), Roma, Viella, 2017.
URL: < http://www.studistorici.com/progett/autori/#Doro >

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