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HomeNumeriN° 49, 1III. Comunicazione e media: il 19...Lo schermo e la piazza: la crisi ...

III. Comunicazione e media: il 1992 come tornante storico?
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Lo schermo e la piazza: la crisi e il tramonto della Prima repubblica raccontati da Samarcanda

Carmine Marino

Abstract

All’inizio degli anni Novanta, il successo di Samarcanda aprì le porte a un racconto del tutto inedito della politica e dei suoi protagonisti. Il programma di Michele Santoro non si limitò soltanto a rivendicare la sua diversità dall’informazione paludata dei telegiornali, ma trasformò le piazze da catalizzatori del dissenso verso i partiti tradizionali a laboratori di impegno politico e civile. Al tempo stesso, Samarcanda divenne l’archetipo della nuova informazione-spettacolo, costruita sull’antitesi palazzo/piazza e su un rinnovato desiderio di partecipazione alla vita pubblica.

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Testo integrale

“Samarcanda, Rai 3 – Ritratto di Augusto De Luca a Michele Santoro” by Augusto De Luca on Flickr (CC BY-SA 3.0)Visualizza l'immagine
Credits: Flickr

1. Introduzione

  • 1 GUGLIELMI, Angelo, BALASSONE, Stefano, Il mito di Rai Tre 1987-1994, Milano, Bompiani, 2010, p. 67 (...)
  • 2 GOZZINI, Giovanni, La mutazione individualista. Gli italiani e la televisione 1954-2011, Roma-Bari, (...)
  • 3 Cfr. CRAINZ, Guido, Autobiografia di una Repubblica. Le radici dell’Italia attuale, Milano, Feltrin (...)

1La nomina di Angelo Guglielmi alla direzione di Raitre nella primavera del 1987 aprì una fase inedita nella storia della televisione pubblica: l’avvento della «TV verità», inaugurata da trasmissioni come Telefono giallo (1987), Un giorno in pretura, Io confesso (1988) e Chi l’ha visto? (1989), coincise con la creazione di un nuovo paradigma mediale, che si basava sulla costruzione di «una struttura narrativa in cui gli accadimenti, più che essere riferiti, venivano “messi in scena” e i telespettatori, oltre che fruitori, diventavano protagonisti di ciò che vedevano»1. La costante interazione con il pubblico sarà anche la cifra distintiva dei principali programmi di attualità della terza rete: Linea rovente – con la conduzione di Giuliano Ferrara, in onda dal novembre del 1987 – e ancor più Samarcanda, il talk show politico che raggiunse la massima popolarità in concomitanza con la crisi di sistema che porterà al crollo della Prima Repubblica. Il programma ideato da Giovanni Mantovani – che ne cederà la conduzione a Michele Santoro nell’autunno del 1987 – aprirà una frattura nel racconto della politica e, più in generale, della realtà quotidiana: Samarcanda oppone alla liturgia dei palazzi, documentata dalle cronache politiche dei telegiornali storicamente vicini all’area di governo (il Tg1 a trazione democristiana e il Tg2 di matrice socialista), la centralità (non solo simbolica) della piazza come espressione di malcontento e indignazione, in perfetta sintonia con la linea editoriale di opposizione su cui Guglielmi posizionò la sua Raitre. Benché ritenuta l’emblema della spettacolarizzazione della politica per via della «commistione tra informazione e intrattenimento»2, la trasmissione di Michele Santoro riportò inaspettatamente la politica sotto i riflettori al tramonto di un decennio caratterizzato dal disimpegno3 e dal «riflusso», gettando nel contempo le basi per un rinnovato impegno civile, che trovò la sua massima espressione nella serata-evento in memoria di Libero Grassi, il commerciante palermitano ucciso dalla mafia il 29 agosto 1991.

2. «Comunque la pensiate, benvenuti a Samarcanda»

  • 4 Cfr. GRASSO, Aldo, Storia critica della televisione italiana, vol. II, Milano, Il Saggiatore, 2019, (...)
  • 5 La legge 103 del 1975 trasferì il controllo della Rai dal governo al Parlamento, con l’obiettivo di (...)
  • 6 MONTELEONE, Franco, Storia della radio e della televisione in Italia, Venezia, Marsilio, 2005, p. 4 (...)
  • 7 MENDUNI, Enrico, Videostoria. L’Italia e la tv 1975-2015, Milano, Bompiani, 2018, p. 125.
  • 8 Il servizio di apertura della prima puntata di Samarcanda è dedicato agli scontri di piazza che si (...)

2Samarcanda debutta sugli schermi di Raitre sabato 4 aprile 1987, poche settimane dopo l’insediamento di Guglielmi alla direzione della rete, fino a quel momento incapace di esprimere una sua precisa identità, sospesa com’era tra l’ambizione di fare cultura e l’interesse per le realtà locali4. L’assegnazione del terzo canale Rai e del suo telegiornale al Partito comunista italiano (Pci), coinvolto nei giochi di potere della tv pubblica per effetto della lottizzazione inaugurata dalla riforma del 19755, si rivelò un’opportunità per conquistare «potenziali fasce di spettatori in quei nuovi bacini sociali che la modernizzazione del paese aveva generato»6. L’intuizione di Samarcanda (e delle altre trasmissioni al confine tra cronaca e attualità) rientra dunque in una strategia editoriale particolarmente sensibile agli umori della base del Pci, considerata strategica perché «costituiva un gruppo sociale consistente che nei confronti della televisione aveva punte di forte ostilità»7. Nella sua veste originaria, il programma – nato dalla sinergia tra la rete e il Tg3, diretto da Alessandro Curzi – si presenta come una rubrica di approfondimento sui grandi temi di attualità (per esempio: il rapporto tra pubblicità e consumatori, le conseguenze delle scoperte scientifiche), commentati in studio da giornalisti e intellettuali, senza tuttavia rinunciare a uno sguardo sul presente8. Questa formula a metà strada tra cronaca e reportage non passa inosservata agli occhi di un critico attento come Ugo Buzzolan:

  • 9 BUZZOLAN, Ugo, «Raitre: si discute sul viaggio del Papa nel Cile insanguinato», in La Stampa, 7 apr (...)

[Si tratta di] un progetto interessante perché apre la strada a una continua verifica tra la realtà degli avvenimenti e l’immagine che il teleschermo impone o suggerisce, in modo netto, ambiguo o distorto. In altre parole, viene privilegiato (e non in forma cattedratica, ma attraente proprio per la natura stessa della materia che «fa spettacolo») il metodo della critica e dell’analisi nei confronti della forza d’urto, in positivo e in negativo, dei mass media9.

  • 10 La prima edizione del programma raggiunse una media di poco superiore agli 800.000 spettatori. Cfr. (...)
  • 11 «Samarcanda: i missili in salotto», in L’Unità, 9 dicembre 1987, p. 24.
  • 12 Cfr. GARAMBOIS, Silvia, «Samarcanda scopre il telefono», in L’Unità, 9 novembre 1988, p. 22.
  • 13 FRECCERO, Carlo, Televisione, Torino, Bollati Boringhieri, 2012, p. 65.
  • 14 GUGLIELMI, Angelo, BALASSONE, Stefano, Senza rete, cit., p. 73.
  • 15 Cfr. NOVELLI, Edoardo, «Politica, spettacolo e televisione negli anni Ottanta», in Cinema e storia, (...)

3I buoni riscontri della critica per Samarcanda non sono però suffragati dai dati di ascolto10, che convincono Guglielmi e Curzi a spostare la trasmissione dal sabato alla tarda serata del mercoledì, affidandone la conduzione a Michele Santoro, che aveva già firmato da autore la prima edizione del programma. Il nuovo ciclo di Samarcanda, in onda dal 21 ottobre 1987, non si discosta del tutto dal precedente: oltre alle inchieste ed ai reportages, Santoro presenta le rubriche fisse di tre grandi personaggi della cultura italiana (Nanni Balestrini, Dario Fo ed Edoardo Sanguineti) e ospita alcune firme della carta stampata (come Barbara Palombelli, Mino Fuccillo e Maurizio Valentini), a cui sono affidate le interviste ai protagonisti della politica. Con la puntata speciale del 9 dicembre 1987 sui trattati di Washington in materia di disarmo nucleare, Samarcanda sonda per la prima volta gli umori della piazza, collegandosi in diretta con Perugia per un’assemblea degli enti locali denuclearizzati11. L’interesse per i temi di politica estera – con una serata interamente dedicata alla «rivolta delle pietre» nei territori palestinesi contro l’occupazione israeliana – e la preferenza per le inchieste sul campo contribuiscono al crescente successo della trasmissione che, a partire dal novembre 1988, conquisterà la prima serata del giovedì. L’originaria formula del rotocalco lascia progressivamente spazio a un vero talk show, nel quale Santoro rafforzerà il ruolo e le prerogative del pubblico: da una parte, il collegamento in diretta con le piazze di tutta Italia, che diventeranno l’elemento nevralgico della narrazione di Samarcanda; dall’altra l’istituzione di un filo diretto con i telespettatori12, già presente in altre trasmissioni di Raitre come Chi l’ha visto? e Telefono giallo. Le telecamere accese sulle piazze e le telefonate in diretta degli ascoltatori saranno determinanti nella costruzione di quella «agorà elettronica»13 che decreterà la fortuna di Samarcanda come archetipo dell’informazione-spettacolo. La preferenza per un racconto senza filtri né mediazioni dell’attualità è il filo conduttore che unisce questa trasmissione agli altri programmi «di servizio» della Terza rete: l’antagonismo tra cittadini e istituzioni messo in scena da Samarcanda convive con l’idea del «racconto in diretta»14 che accende i riflettori su luoghi e contesti pressoché sconosciuti alla televisione italiana, come le aule di tribunale di Un giorno in pretura, in onda dal gennaio del 1988. Questa linea editoriale non si limitò soltanto a ridurre ulteriormente le distanze tra la realtà e la sua proiezione televisiva15: il modello codificato da Angelo Guglielmi

  • 16 SCAGLIONI, Massimo, Cavalcare la tigre. Tv italiana e culture storiche, in GRASSO, Aldo (a cura di) (...)

è probabilmente l’ultimo tentativo di trasformare e «salvare» il servizio pubblico, ripensandolo in termini decisamente nuovi, in un momento di grande crisi, legata all’avvento e al successo dei network commerciali. Un modello di televisione nel quale quel soggetto nuovo comparso sulla scena – il pubblico – non solo è riconosciuto come esistente, ma diventa coprotagonista dell’enunciazione televisiva. Tutta la linea editoriale di Guglielmi [...] è interpretabile come il tentativo di un confronto nuovo con un pubblico non più «discente» [...] ma partner attivo della comunicazione16.

  • 17 ECO, Umberto, Sette anni di desiderio, Milano, Bompiani, 2000, p. 163.
  • 18 L’esempio più eclatante è il documentario Processo per stupro, trasmesso sulla Rete 2 nell’aprile d (...)
  • 19 ORTOLEVA, Peppino, Un ventennio a colori. Televisione e società privata in Italia (1975-95), Firenz (...)
  • 20 SANGIOVANNI, Andrea, Specchi infiniti. Storia dei media in Italia dal dopoguerra ad oggi, Roma, Don (...)
  • 21 BALASSONE, Stefano, «Talk show politico», in Link - Idee per la televisione, URL: https://www.link (...)
  • 22 A questo proposito, è particolarmente interessante la copertina della puntata di Samarcanda trasmes (...)
  • 23 LUPO, Salvatore, Antipartiti. Il mito della nuova politica nella storia della Repubblica (prima, se (...)
  • 24 URL: < https://www.raiplay.it/video/2016/09/watchfolder-T90298-011-Samarcanda-ok--B-R--1800mp4-e58b71bc-967b-4d73-9410-9b6f50f48757.html > [consultato il 3 ottobre 2021].
  • 25 Questo esperimento sociologico fu portato avanti nelle puntate del 15 e del 22 novembre 1990.

4Che cosa ha reso questa trasmissione il punto d’arrivo della «neotelevisione»17 teorizzata nella prima metà degli anni Ottanta da Umberto Eco? Per cercare di rispondere a questa domanda, è necessario illustrare sinteticamente il ruolo di Samarcanda nel contesto politico e mediale dell’epoca, anche in relazione all’espansione delle televisioni private e, in particolare, delle reti del gruppo Fininvest. Se la televisione pubblica uscita dalla riforma del 1975 aveva tentato, seppure in maniera disorganica, di cavalcare l’onda della sperimentazione18 anche nel campo dell’informazione, la nascente TV commerciale si diede «subito come obiettivo quello di conquistare la massima audience possibile: un obiettivo dirompente sul piano degli equilibri economici e politici (in quanto portava l’attacco al cuore della Rai) ma che comportava una scelta di medietà sul piano culturale»19. A partire dalla seconda metà degli anni Ottanta, la nuova offerta informativa del servizio pubblico occupò proprio questo spazio lasciato libero dalla concorrenza, che preferì combattere la battaglia degli ascolti sul terreno dei grandi spettacoli di varietà. Nello specifico, la formula di Mixer – il rotocalco di Giovanni Minoli che per primo abbatté la tradizionale distinzione tra generi, avvicinando l’informazione allo spettacolo – fu la pietra angolare di un giornalismo televisivo nel quale il conduttore assumeva «un inedito ruolo da protagonista, ben distante dalla neutralità e impersonalità del mezzobusto del telegiornale»20: il modello variamente seguito da Giuliano Ferrara in Linea rovente e dallo stesso Santoro in Samarcanda. Quest’ultima trasmissione occupa uno spazio inesplorato dai dibattiti televisivi tradizionali, presidiando stabilmente le piazze: gli inviati intercettano un malessere diffuso e trasversale che prende di mira la classe dirigente al potere nell’ultimo scorcio della Prima Repubblica. Santoro costruisce intorno alla piazza un grande racconto collettivo che è funzionale alla «messa in scena di passioni profonde»21: da una parte le ingiustizie denunciate con veemenza dai cittadini, dall’altra la sordità e l’indifferenza della politica. Una polarizzazione che trova la sua piena espressione nelle voci raccolte di volta in volta all’inizio di ogni puntata, in cui il malessere delle persone intervistate22 si traduce in un sentimento di rivalsa contro istituzioni e partiti. D’altro canto, Samarcanda asseconda un nuovo desiderio di partecipazione, oltretutto in una fase storica «in cui i partiti non furono più in grado di riportare nelle istituzioni le spinte della società civile»23, legittimando la nascita di nuovi laboratori di impegno civico, che troveranno la loro espressione più alta nel movimento antimafia. L’impronta editoriale della trasmissione e la collocazione politica della Terza rete non impediscono poi a Samarcanda di presentarsi come coscienza critica della sinistra post-comunista, impegnata in un difficile processo di transizione ideologica e culturale all’indomani della caduta del Muro di Berlino e della contestuale disgregazione dei regimi nei paesi dell’Est: da qui la scelta di entrare nelle fabbriche, come avvenne nell’ottobre del 1990, quando Santoro si collegò in diretta con gli operai dello stabilimento Fiat di Pomigliano d’Arco24. La discontinuità con gli altri programmi di attualità dell’epoca è data anche dalle regole d’ingaggio dei dibattiti in studio: Santoro lavora per sottrazione, sviluppando una formula giornalistica e televisiva che tiene in equilibrio l’urgenza di testimoniare – soddisfatta dai servizi e dalle inchieste che intervallano il confronto in studio – e la necessità per gli ospiti di fornire risposte chiare ai telespettatori. Infine, il coinvolgimento del pubblico al telefono divenne il pretesto per condurre indagini in tempo reale, che consentirono a Samarcanda di disegnare le mappe della corruzione e degli sprechi in Italia25.

  • 26 Nella stagione 1990-91, gli autori della trasmissione affidarono il commento finale alla teologa Ad (...)

5Superata l’originaria formula del magazine, il programma si adeguò ai canoni del talk show seguendo uno schema narrativo ben preciso: all’inizio di ogni puntata, un servizio di copertina - generalmente costruito su immagini e testimonianze di forte impatto emotivo - anticipa i temi che sarebbero stati poi discussi in studio. Prima ancora di coinvolgere gli ospiti, Santoro lascia la parola ai cittadini seduti in una tribuna a semicerchio, sostituita nell’ultima edizione di Samarcanda da due ordini di spalti - posti uno di fronte all’altro - in cui avrebbero trovato posto i politici, gli intellettuali e i giornalisti invitati in trasmissione. Questa innovazione scenografica produsse un duplice effetto di senso: azzerate le distanze tra cittadini e rappresentanti delle istituzioni, lo studio di Samarcanda consacrò il pubblico come attore televisivo dominante - perfettamente a proprio agio in un talk show che si rivolgeva apertamente alla «gente» - a scapito di una classe politica sempre più delegittimata dalle inchieste giudiziarie. Un altro baluardo della scaletta del programma erano ovviamente le piazze: non una semplice finestra sulla realtà o uno spazio di denuncia fine a sé stesso, bensì epicentro di quell’indignazione collettiva che può essere considerata uno dei punti fermi dello schema narrativo di Samarcanda. Al termine di ogni puntata, viene proposto un servizio che approfondisce e mette a fuoco i temi precedentemente esaminati26.

  • 27 GOZZINI, Giovanni, La mutazione individualista. Gli italiani e la televisione 1954-2011, cit., p. 1 (...)
  • 28 Questa accusa fu sollevata da Ernesto Galli della Loggia in un’intervista rilasciata nell’agosto 19 (...)

6Con una chiara scelta programmatica, dunque, la trasmissione di Raitre si distingue dal resto dell’offerta informativa della Rai - che aveva come suoi cavalli di battaglia i programmi di approfondimento di Enzo Biagi (Linea diretta e Spot, trasmessi su Raiuno tra il 1985 e il 1989) e i «cento minuti di televisione» di Mixer, in onda sulla Rete 2 dal 1980 - per il ricorso a una «spettacolarità emotiva»27, basata proprio sul rapporto empatico con il pubblico, che attirerà su Samarcanda l’accusa di strizzare l’occhio a posizioni apertamente demagogiche28.

3. Le piazze di Samarcanda

  • 29 Cfr. GIOVAGNOLI, Agostino, La repubblica degli italiani 1946-2016, Roma-Bari, Laterza, 2016, pp. 14 (...)

7Quale angolazione sceglie il programma per raccontare il paese? Pur non rinunciando mai all’analisi della stretta attualità politica, la trasmissione individua nei casi di cronaca il punto di partenza delle discussioni in studio. Non si tratta soltanto di marcare le distanze dai principali telegiornali, sintonizzati soprattutto sulle vicende di palazzo: Samarcanda privilegia i luoghi di frontiera (le periferie degradate delle grandi città così come la provincia soggiogata alla criminalità organizzata) per ragionare sulla crisi di sistema che investì alla fine degli anni Ottanta la democrazia rappresentativa e le sue istituzioni29.

  • 30 Cfr. SORGONÀ, Gregorio, «Società e ‘ndrangheta. Il caso Reggio Calabria», in Laboratoire italien, 2 (...)
  • 31 CRAINZ, Guido, Il paese reale. Dall’assassinio di Moro all’Italia di oggi, Roma, Donzelli, 2012, p. (...)
  • 32 SCIARRONE, Rocco, Il potere delle mafie: relazioni esterne, aree grigie ed espansione territoriale, (...)
  • 33 Cfr. MINUTI, Diego, «Scuole inagibili, via il sindaco», in La Stampa, 21 ottobre 1990, p. 11.
  • 34 Annota Simona Colarizi: «L’intera società politica è semplicisticamente rappresentata come un’entit (...)
  • 35 NOVELLI, Edoardo, La democrazia del talk show. Storia di un genere che ha cambiato la televisione, (...)
  • 36 Scrive Piero Ignazi: «Benché gli iscritti [ai partiti] non calino [...] e la partecipazione elettor (...)
  • 37 GIOVAGNOLI, Agostino, La Repubblica dei partiti, cit., p. 154.
  • 38 A questo proposito, meritano di essere ricordate due piazze-archetipo: nella puntata dell’11 gennai (...)

8L’attenzione per i fenomeni malavitosi – che caratterizzerà la trasmissione fino all’ultima edizione – non si esaurisce con la ricostruzione dei fatti di sangue, ma approfondisce le dimenticanze, le carenze e le omissioni della classe politica – spesso compromessa con le organizzazioni mafiose radicate sul territorio – denunciando nel contempo lo stato di indigenza, di degrado o di abbandono in cui vivono intere comunità del Mezzogiorno d’Italia. Che cosa ha spinto Samarcanda su questo terreno? La guerra di mafia che aveva insanguinato la Sicilia nei primi anni Ottanta, le recrudescenze dei fenomeni criminali in Campania e in Calabria – dove si erano registrati più di 700 omicidi tra il 1985 e il 199130 – e la riorganizzazione dei clan in veri e propri soggetti imprenditoriali si presentavano come «elementi capaci di convivere con la modernizzazione e di plasmarne i caratteri»31. Le inchieste di Samarcanda si muovono dunque su due direttrici: l’approfondimento degli episodi di cronaca è funzionale a una più ampia ricognizione sulle «aree grigie»32 in cui si muovono i sodalizi criminali. Una chiave di lettura che consente alla trasmissione di sviluppare un racconto su più livelli, in cui la stretta attualità interviene nell’analisi del contesto politico, sociale ed economico, come nelle puntate dedicate alla guerra di ‘ndrangheta nella Locride trasmesse tra il 1989 e il 1991: i reportages non rivelano soltanto il clima di paura, sfiducia e rassegnazione che attraversa le singole comunità, ma anche l’abisso che separa le istituzioni dai cittadini. Samarcanda si trasforma così in portavoce di un disagio trasversale, che non colpisce tanto i poteri locali – considerati perlopiù assenti o compromessi con i clan – quanto le istituzioni nazionali. Questo sentimento affiorò soprattutto nella puntata del 1° novembre 1990, quando il programma si collegò in diretta con Isola Capo Rizzuto, dove l’amministrazione comunale era stata appena sciolta dal prefetto di Catanzaro per gravissime inadempienze33. Nel corso della diretta, lo Stato divenne il principale bersaglio del dissenso popolare: il segno di una polarizzazione (noi/loro)34 che avrebbe caratterizzato a lungo l’immagine delle piazze di Samarcanda, oramai trasformate in arene nelle quali «la politica e i suoi rappresentanti non siedono più quali padroni di casa [...] o ospiti d’onore [...], bensì nello scomodo ruolo di imputati e responsabili»35. D’altra parte, Santoro coglie l’opportunità di trasformare la gente comune in un soggetto politico riconoscibile, a cui concedere la parola per trasformarla in materia di dibattito: una strategia che si accorda appieno con il giudizio espresso dall’opinione pubblica sul sistema partitico dell’epoca36 e con la progressiva trasformazione dei cittadini in «spettatori che giudicano in tempo reale parole, azioni e comportamenti degli uomini politici»37. Le piazze diventano così il laboratorio ideale per i nuovi schemi dell’informazione-spettacolo, che antepongono la contrapposizione al semplice confronto dialettico38, l’invettiva alla discussione.

  • 39 Vale la pena di ricordare almeno la testimonianza del commerciante messinese Gaetano Grasso, che pr (...)
  • 40 Cfr. SAVATTERI, Gaetano, «Io, industriale di Palermo, mi ribello alle tangenti», in Corriere della (...)
  • 41 Cfr. VITALE, Francesco, «Il manager-coraggio nel mirino», in L’Unità, 8 aprile 1991, p. 11.

9Al tempo stesso, però, Samarcanda dà voce alle battaglie di cittadini e associazioni per la legalità: un viaggio tra le coscienze nel quale la negazione del fenomeno mafioso convive con l’impegno civile39. Il caso più significativo ebbe per protagonista l’imprenditore di origini catanesi Libero Grassi, intervistato in studio da Michele Santoro nella puntata dell’11 aprile 1991. Finito più volte nel mirino della mafia per aver denunciato i suoi estorsori40, Grassi si presenta in televisione pochi giorni dopo il fallito attentato organizzato davanti alla sede della sua azienda tessile a Palermo41. Nel corso del suo intervento, l’imprenditore punta il dito contro il sistema mafioso e le sue ramificazioni nel tessuto politico e sociale della Sicilia:

  • 42 Queste dichiarazioni sono contenute nella seguente pubblicazione: [libro digitale: epub] RAVVEDUTO, (...)

La prima cosa che controlla la mafia è il voto: ad una cattiva raccolta di voti corrisponde una cattiva democrazia. La legge la fanno i politici: se i politici hanno un cattivo consenso, faranno delle cattive leggi e allora noi dobbiamo curare la qualità del consenso. La mafia in Sicilia è il maggior interlocutore del [sistema] politico in quanto dispone del voto [...], dei soldi e degli inserimenti nelle amministrazioni, perché è oramai diventata ceto dominante42.

  • 43 In un passaggio della sentenza si legge: «Nello scontro frontale con la mafia, ad avere la peggio s (...)
  • 44 [libro digitale: epub] RAVVEDUTO, Marcello, Libero Grassi. Storia di un’eresia borghese, cit., cap. (...)
  • 45 Cfr. F[ilippo] C[eccarelli], «Rai-Finivest antimafia», in La Stampa, 24 settembre 1991, p. 7.
  • 46 In base ai dati forniti dall’ENEL (Ente nazionale energia elettrica), il consumo medio di energia e (...)
  • 47 «Stop a questa disinformazione», in Il Popolo, 28 settembre 1991, p. 1. A questo editoriale replicò (...)
  • 48 Cfr. GARAMBOIS, Silvia, «Prenderemo necessari provvedimenti», in l’Unità, 27 settembre 1991, p. 3.

10Subito dopo, Grassi prende posizione contro la fresca sentenza del giudice istruttore di Catania, Luigi Russo, che aveva assolto gli imprenditori Carmelo Costanzo e Pasquale Graci dall’accusa di aver versato tangenti al boss Nitto Santapaola perché obbligati ad accettare la protezione dei clan43: «Dico al dottor Russo: se tutti si comportano come me, si distruggono le industrie? Se tutti si comportano come me, si distruggono gli estorsori, non le industrie»44. La testimonianza di Grassi – ucciso in un agguato a Palermo il 29 agosto 1991 – risuonerà ancora più potente poche settimane più tardi: giovedì 26 settembre, infatti, Raitre e Canale 5 uniranno le forze per allestire una inedita maratona televisiva in memoria dell’imprenditore: Per Libero Grassi, nato da un’intesa45 tra Samarcanda e il Maurizio Costanzo Show, è un raro esempio di televisione civile, capace di creare una mobilitazione con pochi precedenti nella storia dei mezzi di comunicazione in Italia. In diretta dal teatro Biondo di Palermo e dal teatro Parioli di Roma, la serata-evento non è ricordata soltanto per le tante testimonianze di impegno in prima linea contro la mafia e per la partecipazione dei familiari delle vittime, ma anche per un’iniziativa di alto valore simbolico: l’accensione delle luci nelle case dei telespettatori46 per esigere chiarezza sui rapporti tra politica e criminalità organizzata e invocare giustizia per le persone uccise dai clan. Eppure, la trasmissione divenne oggetto di una feroce polemica politica per l’intervista di Sandro Ruotolo al pentito Rosario Spatola, che accusò molti dirigenti siciliani della Democrazia Cristiana – tra i quali il ministro per gli interventi nel Mezzogiorno del governo Andreotti (VII), Calogero Mannino – di connivenze con i clan. Alle rimostranze dei dirigenti democristiani intervenuti nel corso della serata (tra i quali il futuro presidente della Regione, Salvatore Cuffaro) fece seguito la durissima presa di posizione dell’organo ufficiale della DC, «Il Popolo», che accusò Samarcanda di aver inscenato «un autentico linciaggio con giuria e verdetti preconfezionati»47. Neppure il veto del direttore generale della RAI, Gianni Pasquarelli, che annunciò sanzioni contro la trasmissione48, fu sufficiente per sospendere il nuovo ciclo di puntate che avrebbero documentato la crisi e il tramonto della Prima Repubblica.

4. Samarcanda e la politica: da Gladio a Tangentopoli

11Le polemiche sulla serata-evento del 26 settembre 1991 offrono lo spunto per analizzare da vicino il rapporto tra Samarcanda e i partiti politici. Come detto in precedenza, il talk show costruisce le sue fortune proprio negli anni in cui si registra una vistosa frattura tra cittadini, partiti politici e istituzioni, nonostante l’elevato livello di partecipazione alle competizioni elettorali. Di conseguenza, è lecito chiedersi come Samarcanda abbia rappresentato e descritto questa spaccatura che diventerà insanabile nei giorni di Tangentopoli. In primo luogo, la trasmissione di Raitre prepara il terreno a inedite forme di partecipazione alla vita pubblica, che annunciavano a loro volta un nuovo modo di comunicare la politica: presidiare lo schermo (con un messaggio forte, se possibile) divenne la ricetta da seguire sia per i soggetti tradizionali, sia per i nuovi movimenti. A questo proposito, scrive Edoardo Novelli:

  • 49 NOVELLI, Edoardo, La democrazia del talk show, cit., p. 107.

Samarcanda segna l’acquisizione da parte della televisione di una posizione di assoluta centralità all’interno della scena pubblica e del suo racconto, così come nel processo «di costruzione di identità» [...]. Il programma non tende però alla composizione della scena pubblica e a una sua rappresentazione rassicurante e istituzionale ma, all’opposto, all’esaltazione dei contrasti, a provocare nei telespettatori una partecipazione emotiva e di parte, grazie a una precisa drammaturgia e al ricorso a diversi espedienti narrativi49.

  • 50 GUGLIELMI, Angelo, BALASSONE, Stefano, Senza rete, cit., p. 90.
  • 51 SFARDINI, Anna, La politica al tempo dell’«entertainment», in GRASSO, Aldo (a cura di), Storie e cu (...)
  • 52 Questo movimento si inserì nel solco delle esperienze di partecipazione alla vita pubblica nate all (...)
  • 53 Trasmesso su Raitre dal 15 ottobre 1991, il programma condotto dal giornalista Gad Lerner diede amp (...)
  • 54 Il partito di Umberto Bossi costruì il suo consenso sulla convivenza di «posizioni inedite nella po (...)
  • 55 Santoro riprese la proposta di una «Lega nazionale» - presentata nell’autunno del 1991 dal direttor (...)

12Per sua stessa natura, dunque, Samarcanda si presenta come lo spazio ideale per trasformare il racconto della politica in un’«epopea di umili e potenti»50 perfettamente congeniale ai canoni dell’informazione-spettacolo: lo scontro dialettico tra piazza e palazzo e la domanda di partecipazione «dal basso», ormai spogliata di qualsiasi forma di mediazione, anticiperanno così i nuovi schemi della comunicazione politica, che individuerà proprio nei mass media «i principali agenti di socializzazione»51 del consenso. In seconda battuta, il programma di Michele Santoro lanciò un’autentica sfida alla politica tradizionale, tenendo a battesimo personaggi e movimenti che occuperanno la scena nella stagione di transizione dalla Prima alla Seconda Repubblica: da una parte, il civismo della Rete52, il movimento fondato nel 1991 dall’ex sindaco democristiano di Palermo Leoluca Orlando; dall’altra il messaggio federalista della Lega Nord, che troverà proprio nelle trasmissioni di attualità della Terza rete (Samarcanda e Profondo Nord53) parte della sua legittimazione politica ed elettorale54. A suo modo, poi, il programma di Michele Santoro si fece portavoce di un singolare esperimento politico, nato come risposta alla crisi delle forze tradizionali: il «partito che non c’è», a cui Samarcanda dedicò la puntata55 del 30 gennaio 1992.

  • 56 L’esistenza di una struttura parallela ai servizi militari fu avvalorata da un’indagine della procu (...)
  • 57 URL: < https://www.raiplay.it/video/2016/09/watchfolder-T90312-SAMARCANDA-ok--B-R--1800mp4-5023afd0-d137-4466-869a-8c532188b392.html > [consultato il 7 ottobre 2021].
  • 58 Questa testimonianza è stata raccolta in SANTORO, Michele, Oltre Samarcanda, Roma, Edizioni de L’Un (...)
  • 59 Andreotti chiese e ottenne dal presidente della commissione stragi, il senatore Libero Gualtieri, l (...)
  • 60 Ascoltato dalla commissione stragi il 3 agosto 1990, il presidente del Consiglio affermò che Gladio (...)

13La trasmissione finì più volte al centro del dibattito politico, come nell’autunno del 1990, quando Samarcanda si occupò dell’organizzazione paramilitare Gladio. Le rivelazioni56 sull’esistenza di una struttura segreta collegata alla Nato, istituita con lo scopo di prevenire un’eventuale aggressione militare delle forze comuniste e passata nel 1980 sotto il controllo del Sismi (Servizio per le informazioni e la sicurezza militare), furono rilanciate dal talk show di Raitre in due puntate, trasmesse giovedì 8 novembre57 e giovedì 29 novembre 1990. L’inchiesta di Samarcanda sui collegamenti tra Gladio e la stagione delle stragi sollevò polemiche sia per le testimonianze di un ex reclutatore e di un ex componente della rete segreta, Alberto Volo58, che confermarono la matrice militare dell’organizzazione, sia per l’accusa contestata al presidente del Consiglio in carica, Giulio Andreotti, di aver taciuto su alcuni lati oscuri della struttura, dal ruolo della CIA nella nascita di Gladio59 al suo scioglimento60. Quanto bastava per sollevare l’ira del quotidiano democristiano «Il Popolo», che attaccò Santoro e i suoi collaboratori, definendoli in prima pagina «nipoti delle Brigate Rosse»:

  • 61 CONFORTI, Roberto, «I nipoti delle Brigate Rosse», ne Il Popolo, 10 novembre 1990, p. 1.

È stata la trasmissione più faziosa, cinica e deleteria, sotto il profilo dell’informazione, cui abbiamo assistito negli ultimi mesi [...]. Collegamenti con l’esterno, sedi di consigli comunali e provinciali di assoluta fedeltà comunista, una sapiente regia all’interno per presentare una posizione variegata, ma sostanzialmente allineata [...]61.

14Il collegamento tra le attività segrete di Gladio e la possibile ascesa al potere in Italia del Pci – corroborato da un’intervista rilasciata a Samarcanda dal diplomatico Edgardo Sogno, che aveva paventato persino l’ipotesi di una «guerra civile» – sollevò anche le critiche del Partito socialista italiano, il principale alleato del governo Andreotti (VII), contro la trasmissione:

  • 62 [PUL]ETTI, [R]uggero, «La sceneggiata propagandistica di Samarcanda», in Avanti!, 10 novembre 1990, (...)

Bisogna dare atto ai giornalisti comunisti che hanno preparato la puntata di Samarcanda sulla questione del Gladio di aver obbedito, in tutto e per tutto, alle esigenze della più smaccata propaganda. [...] I guasti prodotti sono vistosi e gravi; il più vistoso è la disaffezione verso le istituzioni, la presunzione di additare in chi esercita democraticamente il potere la [...] possibilità di essere un ladro e un complice di assassini62.

  • 63 Nel corso della puntata del 13 giugno 1991, la trasmissione ospitò un contributo a cura degli autor (...)
  • 64 Cfr. FIERRO, Enrico, «In 30 anni di Antimafia spunta sempre il nome di Volpe argentata», in l’Unità(...)
  • 65 «[...] Questa trasmissione è un’offesa [...] al buon senso, alla ricerca della verità, perché ripro (...)
  • 66 R.R., «Santoro: una sera di silenzio per avere il diritto di parola», in Corriere della sera, 18 ma (...)
  • 67 CHITI, Roberta, «Samarcanda day in trenta città. In piazza contro lo stop al programma», in l’Unità(...)
  • 68 Nel corso di questa puntata, Samarcanda chiese ai telespettatori di Milano e Catania di indicare il (...)
  • 69 Nel corso della diretta del 21 maggio 1992, fu indetto un altro sondaggio telefonico per selezionar (...)
  • 70 La trasmissione dedicata all’attentato contro il giudice Giovanni Falcone fece registrare il record (...)

15Superata un’altra bufera politica scatenata da un filmato satirico sul presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, trasmesso nell’ultima puntata63 dell’edizione 1990-91, Samarcanda tornerà a infuocare il dibattito all’indomani della diretta del 12 marzo 1992, dedicata all’assassinio a Palermo dell’europarlamentare della DC Salvo Lima. Il giudizio sull’operato di Lima – più volte citato nelle relazioni della commissione parlamentare antimafia64 per i suoi rapporti con i boss palermitani – sommato alla reazione del pubblico a una domanda di Santoro («Siete contenti che hanno ammazzato Lima?»), attirò pesanti contestazioni a Samarcanda soprattutto dagli ambienti democristiani65, oltretutto nel pieno della campagna elettorale per le politiche del mese successivo. Dopo aver annunciato uno sciopero66 per il 2 aprile in difesa dell’autonomia della trasmissione, Samarcanda fu sospesa dal direttore generale della RAI, Gianni Pasquarelli, fino alla fine della campagna elettorale. L’interruzione del programma – a cui la redazione di Samarcanda rispose con un breve filmato, nel quale si vedono il conduttore ed i suoi collaboratori in silenzio mentre un telefono squilla insistentemente a vuoto – mobilitò il «popolo di Samarcanda», che organizzò una serie di manifestazioni nelle piazze italiane, a cui si aggiunse la diretta radiofonica del 26 marzo 1992 Samarcord - La censura fa paura67, in onda su Italia Radio, l’emittente del Pds. Ciononostante, il talk show politico di Raitre tornerà in onda soltanto il 30 aprile per le ultime cinque puntate della sua storia, in cui gli sviluppi dell’inchiesta Mani Pulite68 si sarebbero sovrapposti alla crisi istituzionale per l’elezione del nuovo presidente della Repubblica69 e soprattutto al racconto della strage di Capaci, cui Samarcanda dedicò la puntata70 di chiusura, trasmessa giovedì 28 maggio 1992.

  • 71 MATTERA, Paolo, «L’ellisse: società e politica dal “Riflusso” a “Tangentopoli”», in Cinema e storia(...)
  • 72 Ibidem.
  • 73 SANGIOVANNI, Andrea, Specchi infiniti, cit., p. 418.
  • 74 ORTOLEVA, Peppino, Un ventennio a colori, cit., p. 112.
  • 75 NOVELLI, Edoardo, Politica, spettacolo e televisione negli anni Ottanta, cit., p. 173.

16Cosa si lasciava alle spalle la trasmissione di Raitre? La facile accusa di demagogia, sostenuta sia da numerosi personaggi politici, sia dalla critica televisiva, non è sufficiente per ridimensionare il giudizio storico su Samarcanda, l’archetipo dell’informazione-spettacolo che avrebbe caratterizzato gran parte dell’offerta televisiva (pubblica e privata) per tutti gli anni Novanta, le cui tracce si possono rinvenire anche in altre trasmissioni di Santoro (da Il rosso e il nero, in onda su Raitre nel biennio 1993-94, a Moby Dick, con cui Santoro debuttò sulle reti Mediaset nell’autunno del 1996). La simbiosi tra la vocazione all’inchiesta tradizionale – che si può ben rintracciare nelle prime edizioni del programma - e la tendenza a occupare lo spazio del dibattito pubblico con toni e registri inediti per l’informazione televisiva dell’epoca contribuirono anzitutto a svecchiare il linguaggio della politica, obbligandola a scendere sul terreno di un confronto aspro e serrato. Samarcanda non lasciò tuttavia la sua impronta soltanto sulle trasmissioni dell’epoca – su tutte L’istruttoria di Giuliano Ferrara (Italia 1, 1991-1993) e Milano, Italia, anch’essa in onda su Raitre tra il 1992 e il 1994 – ma ridisegnò anche i connotati della comunicazione politica tra Prima e Seconda repubblica, sempre più sbilanciata sul versante dell’emotività e della personalizzazione del messaggio, rivolto a una platea che non si limita più ad ascoltare, ma chiede ascolto e prende la parola, persino in maniera scomposta. La sovrapposizione tra la «crisi morale»71 innescata dall’inchiesta Mani Pulite e la «crisi istituzionale»72 aperta dalle elezioni del 5-6 aprile 1992 finì per trasformare la televisione (e le sue piazze) «in un sismografo capace di registrare i movimenti più profondi del sentire collettivo e, allo stesso tempo, un megafono in grado di amplificarli più di quanto non facessero gli altri media»73. Da questo punto di vista, è interessante notare una tendenza che caratterizzò l’informazione di quel periodo: mentre i telegiornali istituzionali della Rai continuarono a presentarsi come i custodi di liturgie ormai al tramonto e – proprio per questo – furono travolti dall’«informazione “a colori”»74 (meno paludata e all’apparenza obiettiva) dei notiziari Fininvest, i talk show come Samarcanda raggiunsero l’apice della popolarità proprio quando esibirono il divario tra istituzioni sempre meno credibili e interi settori dell’opinione pubblica sempre più sfiduciati e indignati. La crisi strutturale dei partiti corrispose dunque a un mutamento di segno della comunicazione politica: pur con le dovute differenze (di tono, di stile, di linguaggio), queste trasmissioni accelerarono la transizione verso un «un modello di democrazia spettacolare e plebiscitaria, all’interno del quale la televisione aveva assunto un ruolo autonomo nell’interpretazione, nell’organizzazione e nella rappresentazione della domanda sociale»75.

17In definitiva, dove si colloca l’esperienza di Samarcanda nel panorama mediale italiano? Al di là del grande successo di pubblico, la trasmissione di Raitre non ha soltanto aperto nuovi spazi di partecipazione alla società civile, fino a quel momento ampiamente trascurata dalla televisione generalista: accreditandosi come interlocutrice affidabile agli occhi dei telespettatori,

  • 76 MENDUNI, Enrico, Videostoria. L’Italia e la tv 1975-2015, cit., p. 146.

la piazza mediatica [di Michele Santoro], sebbene fosse un’arena del tutto virtuale e rappresentasse un campione parziale (nei due sensi del termine) della realtà, intendeva costituire un contrappunto alla virtualità e alla separazione della politica professionale dai problemi della gente76.

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Note

1 GUGLIELMI, Angelo, BALASSONE, Stefano, Il mito di Rai Tre 1987-1994, Milano, Bompiani, 2010, p. 67 [ed. or.: Milano, Rizzoli, 1995].

2 GOZZINI, Giovanni, La mutazione individualista. Gli italiani e la televisione 1954-2011, Roma-Bari, Laterza, 2011, p. 140.

3 Cfr. CRAINZ, Guido, Autobiografia di una Repubblica. Le radici dell’Italia attuale, Milano, Feltrinelli, 2012, pp. 129-135.

4 Cfr. GRASSO, Aldo, Storia critica della televisione italiana, vol. II, Milano, Il Saggiatore, 2019, pp. 752-753.

5 La legge 103 del 1975 trasferì il controllo della Rai dal governo al Parlamento, con l’obiettivo di garantire il pluralismo dell’informazione.

6 MONTELEONE, Franco, Storia della radio e della televisione in Italia, Venezia, Marsilio, 2005, p. 478.

7 MENDUNI, Enrico, Videostoria. L’Italia e la tv 1975-2015, Milano, Bompiani, 2018, p. 125.

8 Il servizio di apertura della prima puntata di Samarcanda è dedicato agli scontri di piazza che si verificarono a Santiago del Cile in occasione della visita di papa Giovanni Paolo II.

9 BUZZOLAN, Ugo, «Raitre: si discute sul viaggio del Papa nel Cile insanguinato», in La Stampa, 7 aprile 1987, p. 25.

10 La prima edizione del programma raggiunse una media di poco superiore agli 800.000 spettatori. Cfr. s.v. «Samarcanda», in GRASSO, Aldo (a cura di), Dizionario della televisione, Milano, Garzanti, 2003, p. 637.

11 «Samarcanda: i missili in salotto», in L’Unità, 9 dicembre 1987, p. 24.

12 Cfr. GARAMBOIS, Silvia, «Samarcanda scopre il telefono», in L’Unità, 9 novembre 1988, p. 22.

13 FRECCERO, Carlo, Televisione, Torino, Bollati Boringhieri, 2012, p. 65.

14 GUGLIELMI, Angelo, BALASSONE, Stefano, Senza rete, cit., p. 73.

15 Cfr. NOVELLI, Edoardo, «Politica, spettacolo e televisione negli anni Ottanta», in Cinema e storia, 1, 1/2012, pp. 157-173.

16 SCAGLIONI, Massimo, Cavalcare la tigre. Tv italiana e culture storiche, in GRASSO, Aldo (a cura di), Storie e culture della televisione italiana, Milano, Mondadori, 2013, pp. 26-50.

17 ECO, Umberto, Sette anni di desiderio, Milano, Bompiani, 2000, p. 163.

18 L’esempio più eclatante è il documentario Processo per stupro, trasmesso sulla Rete 2 nell’aprile del 1979.

19 ORTOLEVA, Peppino, Un ventennio a colori. Televisione e società privata in Italia (1975-95), Firenze, Giunti, 1995, p. 81.

20 SANGIOVANNI, Andrea, Specchi infiniti. Storia dei media in Italia dal dopoguerra ad oggi, Roma, Donzelli, 2021, p. 377.

21 BALASSONE, Stefano, «Talk show politico», in Link - Idee per la televisione, URL: < https://www.linkideeperlatv.it/talk-show-politico/ > [consultato il 20 settembre 2021].

22 A questo proposito, è particolarmente interessante la copertina della puntata di Samarcanda trasmessa il 25 aprile 1991, in cui il giornalista Riccardo Iacona ha messo in fila le opinioni dei passeggeri del treno Milano-Agrigento sulla situazione politica e sociale italiana. URL: < https://www.raiplay.it/video/2016/09/
watchfolder-ODL-384556-T91115-811-SAMARCANDA-PULITI-ok--B-R--1800mp4-c739828d-f9af-444b-a9cb-29bf0ee71696.html > [consultato il 24 settembre 2021].

23 LUPO, Salvatore, Antipartiti. Il mito della nuova politica nella storia della Repubblica (prima, seconda e terza), Roma, Donzelli, 2013, p. 166.

24 URL: < https://www.raiplay.it/video/2016/09/watchfolder-T90298-011-Samarcanda-ok--B-R--1800mp4-e58b71bc-967b-4d73-9410-9b6f50f48757.html > [consultato il 3 ottobre 2021].

25 Questo esperimento sociologico fu portato avanti nelle puntate del 15 e del 22 novembre 1990.

26 Nella stagione 1990-91, gli autori della trasmissione affidarono il commento finale alla teologa Adriana Zarri.

27 GOZZINI, Giovanni, La mutazione individualista. Gli italiani e la televisione 1954-2011, cit., p. 140.

28 Questa accusa fu sollevata da Ernesto Galli della Loggia in un’intervista rilasciata nell’agosto 1993 al settimanale «L’Espresso» e ripresa in seguito da Federico Stame in un dibattito del gennaio 1994 sul quotidiano «L’Unità». Cfr. COTRONEO, Roberto, «Populismo s’è desto», in L’Espresso - La nostra storia 1990-94, Roma, Gruppo editoriale L’Espresso, 2015, p. 246. Cfr. anche SACCHI, Paola, «1994, anno della demagogia?», in L’Unità, 17 gennaio 1994, p. 13.

29 Cfr. GIOVAGNOLI, Agostino, La repubblica degli italiani 1946-2016, Roma-Bari, Laterza, 2016, pp. 148-157.

30 Cfr. SORGONÀ, Gregorio, «Società e ‘ndrangheta. Il caso Reggio Calabria», in Laboratoire italien, 22, 2019, URL: < http://0-journals-openedition-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/laboratoireitalien/2989 > [consultato il 29 settembre 2021].

31 CRAINZ, Guido, Il paese reale. Dall’assassinio di Moro all’Italia di oggi, Roma, Donzelli, 2012, p. 239.

32 SCIARRONE, Rocco, Il potere delle mafie: relazioni esterne, aree grigie ed espansione territoriale, in ASQUER, Enrica, BERNARDI, Emanuele, FUMIAN, Carlo, L’Italia contemporanea dagli anni Ottanta a oggi, vol. II, Il mutamento sociale, Roma, Carocci, 2014, pp. 273-284.

33 Cfr. MINUTI, Diego, «Scuole inagibili, via il sindaco», in La Stampa, 21 ottobre 1990, p. 11.

34 Annota Simona Colarizi: «L’intera società politica è semplicisticamente rappresentata come un’entità afflitta dalla malattia della corruzione cui si contrappone [...] la società civile sana, che ha finalmente rialzato la testa rivoltandosi contro governanti, partiti, istituzioni». COLARIZI, Simona, Politica e antipolitica dalla Prima alla Seconda Repubblica, in COLARIZI, Simona, GIOVAGNOLI, Agostino, POMBENI, Paolo, L’Italia contemporanea dagli anni Ottanta a oggi, vol. III, Istituzioni e politica, Roma, Carocci, 2014, pp. 333-347.

35 NOVELLI, Edoardo, La democrazia del talk show. Storia di un genere che ha cambiato la televisione, la politica, l’Italia, Roma, Carocci, 2016, p. 106.

36 Scrive Piero Ignazi: «Benché gli iscritti [ai partiti] non calino [...] e la partecipazione elettorale fletta appena, l’interesse per la politica crolla: tra il 1985 e il 1990 il numero di persone che si dichiarano abbastanza coinvolte si dimezza, scendendo al 17%, e sono il 47% coloro i quali non se ne interessano per nulla». IGNAZI, Piero, I partiti in Italia dal 1945 al 2018, Bologna, Il Mulino, 2018, p. 323.

37 GIOVAGNOLI, Agostino, La Repubblica dei partiti, cit., p. 154.

38 A questo proposito, meritano di essere ricordate due piazze-archetipo: nella puntata dell’11 gennaio 1990, dedicata al sequestro del giovane Cesare Casella, Samarcanda propose un confronto tra i cittadini di San Luca, in provincia di Reggio Calabria, e di Pavia, la città natale del ragazzo sequestrato. Nel corso del collegamento, il consigliere comunale della Lega Lombarda, Franco Castellazzi, lanciò pesanti accuse contro i cittadini del Sud. Non meno interessante fu la formula scelta per raccontare il decennale del terremoto che colpì nel 1980 l’Irpinia e la Basilicata: giovedì 22 novembre 1990, il talk show della Terza rete si collegò con uno dei centri più colpiti dal sisma, Laviano, in provincia di Salerno. In questa occasione, gli abitanti del paese furono divisi in due schieramenti, che ricalcavano il giudizio sull’operato del sindaco, il democristiano Salvatore Torsiello. Per la puntata di Samarcanda sul sequestro Casella, cfr. BUZZOLAN, Ugo, «Nella fortezza di Samarcanda non doveva arrivare un capitano», in La Stampa, 13 gennaio 1990, p. 23; REPOSSI, Sandro, «Pavia, il male oscuro del razzismo», in Corriere della sera, 14 gennaio 1990, p. 29. Per il dibattito sul dopo-terremoto, URL: < https://www.raiplay.it/video/2016/09/watchfolder-ODL-384556-T90326-811-SAMARCANDA-ok--B-R--1800mp4-4397c3b7-39e8-4d63-a0fc-e50c737a7659.html > [consultato il 3 ottobre 2021].

39 Vale la pena di ricordare almeno la testimonianza del commerciante messinese Gaetano Grasso, che promosse a Capo d’Orlando una rete antiracket a cui aderirono più di 150 commercianti, nella puntata del 30 maggio 1991.

40 Cfr. SAVATTERI, Gaetano, «Io, industriale di Palermo, mi ribello alle tangenti», in Corriere della Sera, 11 gennaio 1991, p. 13.

41 Cfr. VITALE, Francesco, «Il manager-coraggio nel mirino», in L’Unità, 8 aprile 1991, p. 11.

42 Queste dichiarazioni sono contenute nella seguente pubblicazione: [libro digitale: epub] RAVVEDUTO, Marcello, Libero Grassi. Storia di un’eresia borghese, Milano, Feltrinelli, 2012, cap. “Ancora non sono morto”.

43 In un passaggio della sentenza si legge: «Nello scontro frontale con la mafia, ad avere la peggio sarebbero gli imprenditori, piccoli o grandi che siano». Cfr. ANDRIOLO, Ninni, «Pagare i mafiosi non è reato», in l’Unità, 5 aprile 1991, p. 5; LATELLA, Maria, «Tangenti a norma di legge», in Corriere della sera, 6 aprile 1991, p. 13.

44 [libro digitale: epub] RAVVEDUTO, Marcello, Libero Grassi. Storia di un’eresia borghese, cit., cap. “Ancora non sono morto”.

45 Cfr. F[ilippo] C[eccarelli], «Rai-Finivest antimafia», in La Stampa, 24 settembre 1991, p. 7.

46 In base ai dati forniti dall’ENEL (Ente nazionale energia elettrica), il consumo medio di energia elettrica registrato in Italia nel corso della serata salì del 20%, con punte del 30% a Genova e Bologna. Cfr. SCATENI, Stefania, «Una luce in più nelle case degli italiani», in l’Unità, 28 settembre 1991, p. 5.

47 «Stop a questa disinformazione», in Il Popolo, 28 settembre 1991, p. 1. A questo editoriale replicò Norberto Bobbio, che difese la trasmissione in un editoriale su La Stampa: «Si renda conto Il Popolo che il modo tanto tracotante di cadere nel grottesco [...] con cui ha reagito alla trasmissione di giovedì sera apparirà alla maggior parte di coloro che vi hanno assistito e ne sono rimasti entusiasti, se non proprio come una difesa della mafia, una conferma della diffusissima opinione secondo cui la Democrazia Cristiana non è in grado di combatterla perché della sua permanenza e impetuosa crescita in Sicilia è, se pure indirettamente, responsabile». BOBBIO, Norberto, «Torniamo a Pasolini», in La Stampa, 29 settembre 1991, p. 1.

48 Cfr. GARAMBOIS, Silvia, «Prenderemo necessari provvedimenti», in l’Unità, 27 settembre 1991, p. 3.

49 NOVELLI, Edoardo, La democrazia del talk show, cit., p. 107.

50 GUGLIELMI, Angelo, BALASSONE, Stefano, Senza rete, cit., p. 90.

51 SFARDINI, Anna, La politica al tempo dell’«entertainment», in GRASSO, Aldo (a cura di), Storie e culture della televisione italiana, Milano, Mondadori, 2013, pp. 124-131.

52 Questo movimento si inserì nel solco delle esperienze di partecipazione alla vita pubblica nate alla fine degli anni Ottanta nelle file del cattolicesimo democratico, con l’obiettivo «di far fronte al degrado delle amministrazioni e di fondare una nuova politica al di fuori dei partiti tradizionali». Tuttavia, alle elezioni politiche del 5 e 6 aprile 1992, la Rete raccolse soltanto l’1,9% dei consensi alla Camera e lo 0,7% al Senato. Cfr. SARESELLA, Daniela, I cattolici democratici e la fine dell’unità dei cattolici, in COLARIZI, Simona, GIOVAGNOLI, Agostino, POMBENI, Paolo, L’Italia contemporanea dagli anni Ottanta a oggi, cit., pp. 205-225.

53 Trasmesso su Raitre dal 15 ottobre 1991, il programma condotto dal giornalista Gad Lerner diede ampia visibilità ai problemi economici e sociali del Nord Italia, intercettando soprattutto quel malessere che concorrerà all’affermazione della Lega Nord. Cfr. CRAINZ, Guido, Il paese reale. Dall’assassinio di Moro all’Italia di oggi, cit., p. 257.

54 Il partito di Umberto Bossi costruì il suo consenso sulla convivenza di «posizioni inedite nella politica italiana del dopoguerra: il Carroccio attrae consensi con un discorso autonomista-localista» che individua nel sistema tradizionale dei partiti il suo principale bersaglio. Non per niente, la Lega Nord riscuoterà un clamoroso successo alle elezioni politiche del 1992, eleggendo 55 deputati e 25 senatori. Cfr. IGNAZI, Piero, I partiti politici in Italia dal 1945 al 2018, cit., pp. 186-188.

55 Santoro riprese la proposta di una «Lega nazionale» - presentata nell’autunno del 1991 dal direttore de «la Repubblica», Eugenio Scalfari – che avviasse una profonda riforma delle istituzioni, sull’onda del successo del referendum sulla preferenza unica del 9 giugno 1991, e una più generale opera di moralizzazione della vita pubblica. L’eredità di questo progetto - del quale discussero a Samarcanda il segretario del Partito democratico della sinistra, Achille Occhetto, il leader del Partito repubblicano, Giorgio La Malfa, ed il democristiano Mario Segni - fu in parte raccolta dal Movimento dei popolari per la riforma, fondato dallo stesso Segni nell’autunno 1992. Cfr. DAMILANO, Marco, Eutanasia di un potere. Storia politica d’Italia da Tangentopoli alla Seconda Repubblica, Roma-Bari, Laterza, 2012, pp. 67-68.

56 L’esistenza di una struttura parallela ai servizi militari fu avvalorata da un’indagine della procura di Venezia sulla strage di Peteano (31 maggio 1972), nella quale tre carabinieri furono uccisi dall’esplosione di un’autobomba. Cfr. PASQUALETTO, Claudio, «Dalla strage di Peteano ad Argo 16, il dossier dei misteri», in Corriere della sera, 25 ottobre 1990, p. 2.

57 URL: < https://www.raiplay.it/video/2016/09/watchfolder-T90312-SAMARCANDA-ok--B-R--1800mp4-5023afd0-d137-4466-869a-8c532188b392.html > [consultato il 7 ottobre 2021].

58 Questa testimonianza è stata raccolta in SANTORO, Michele, Oltre Samarcanda, Roma, Edizioni de L’Unità, 1994, pp. 111-121 [ed. or.: Milano, Sperling & Kupfer, 1991].

59 Andreotti chiese e ottenne dal presidente della commissione stragi, il senatore Libero Gualtieri, la restituzione della versione originale della relazione presentata il 19 ottobre 1990, consegnandone una copia dalla quale erano stati stralciati i riferimenti ai servizi segreti americani. Cfr. [MEN]GHINI, [P]aolo, «L’operazione Gladio. Un passato da chiarire», in Corriere della sera, 27 ottobre 1990, p. 13.

60 Ascoltato dalla commissione stragi il 3 agosto 1990, il presidente del Consiglio affermò che Gladio era stata smantellata nel 1972. Tuttavia, in occasione di un dibattito sul caso Moro (24 ottobre 1990), Andreotti sostenne che Gladio era ancora nel pieno delle sue funzioni.

61 CONFORTI, Roberto, «I nipoti delle Brigate Rosse», ne Il Popolo, 10 novembre 1990, p. 1.

62 [PUL]ETTI, [R]uggero, «La sceneggiata propagandistica di Samarcanda», in Avanti!, 10 novembre 1990, p. 4.

63 Nel corso della puntata del 13 giugno 1991, la trasmissione ospitò un contributo a cura degli autori di Blob, Enrico Ghezzi e Marco Giusti, che montarono alcune dichiarazioni del presidente Cossiga, alternandole alle sequenze della serie televisiva Twin Peaks di David Lynch, nelle quali compare un nano doppiogiochista. Il filmato satirico fu aspramente condannato sia dai vertici della Rai, sia dai direttori di Raitre e del Tg3, che considerarono questo contributo estraneo alla linea editoriale della rete e della stessa trasmissione. La vicenda si concluse senza conseguenze per dirigenti ed autori, “graziati” da Cossiga in persona. Cfr. GARAMBOIS, Silvia, «Bufera su Samarcanda, ma per il Quirinale il caso è chiuso», in l’Unità, 15 giugno 1991, p. 6; ID., «Il Quirinale assolve Samarcanda ma attacca i consiglieri PDS», in l’Unità, 20 giugno 1991, p. 6.

64 Cfr. FIERRO, Enrico, «In 30 anni di Antimafia spunta sempre il nome di Volpe argentata», in l’Unità, 13 marzo 1992, p. 2.

65 «[...] Questa trasmissione è un’offesa [...] al buon senso, alla ricerca della verità, perché ripropone processi sommari, all’insegna del linciaggio e del cattivo gusto». Anon., «Il settarismo doc», ne Il Popolo, 14 marzo 1992, p. 3.

66 R.R., «Santoro: una sera di silenzio per avere il diritto di parola», in Corriere della sera, 18 marzo 1992, p. 14.

67 CHITI, Roberta, «Samarcanda day in trenta città. In piazza contro lo stop al programma», in l’Unità, 26 marzo 1992, p. 6.

68 Nel corso di questa puntata, Samarcanda chiese ai telespettatori di Milano e Catania di indicare il nome di un sindaco a cui affidare l’amministrazione delle due città, travolte in egual misura dagli scandali e dal malaffare. Il sondaggio telefonico premiò il senatore della Lega Nord, Umberto Bossi, e il deputato del Partito Repubblicano Italiano Enzo Bianco. URL: < https://www.raiplay.it/video/2016/09/watchfolder-t92121-811-SAMARCANDA-ok--B-R--1800mp4-9f1db135-a24d-4584-8ee3-16fdebf849fb.html > [consultato il 19 gennaio 2022].

69 Nel corso della diretta del 21 maggio 1992, fu indetto un altro sondaggio telefonico per selezionare i potenziali candidati alla presidenza della Repubblica. I telespettatori diedero fiducia all’ex presidente della Camera dei Deputati, Nilde Iotti, e al capo dello Stato uscente Francesco Cossiga. URL: <http://www.radioradicale.it/scheda/46612/marco-pannella-alla-trasmissione-di-rai-3-samarcanda> [consultato il 19 gennaio 2022].

70 La trasmissione dedicata all’attentato contro il giudice Giovanni Falcone fece registrare il record assoluto di ascolti, con una media di 8 milioni di telespettatori. Cfr. CHITI, Roberta, «Senza Samarcanda», in l’Unità, 30 maggio 1992, p. 17.

71 MATTERA, Paolo, «L’ellisse: società e politica dal “Riflusso” a “Tangentopoli”», in Cinema e storia, 1, 1/2012, pp. 133-155.

72 Ibidem.

73 SANGIOVANNI, Andrea, Specchi infiniti, cit., p. 418.

74 ORTOLEVA, Peppino, Un ventennio a colori, cit., p. 112.

75 NOVELLI, Edoardo, Politica, spettacolo e televisione negli anni Ottanta, cit., p. 173.

76 MENDUNI, Enrico, Videostoria. L’Italia e la tv 1975-2015, cit., p. 146.

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Per citare questo articolo

Notizia bibliografica digitale

Carmine Marino, «Lo schermo e la piazza: la crisi e il tramonto della Prima repubblica raccontati da Samarcanda»Diacronie [Online], N° 49, 1 | 2022, documento 7, online dal 29 mars 2022, consultato il 17 mars 2025. URL: http://0-journals-openedition-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/diacronie/18108; DOI: https://0-doi-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/10.4000/130m6

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Autore

Carmine Marino

Carmine Marino (Battipaglia, 1986), laureato magistrale in Storia e civiltà europee all'Università della Basilicata, dal 2017 insegna materie letterarie negli istituti di istruzione superiore. Ha pubblicato «Documenti storici per la cronaca e la lettura storica del Sessantotto napoletano», in Diacronie. Studi di storia contemporanea, 27, 3/2016, pp. 1-25. Nel dicembre del 2019 ha partecipato al convegno di studi organizzato dal Dipartimento di Scienze della formazione dell’Università di Genova, con una relazione dal titolo Reinventare la nostalgia: memoria e immaginario degli anni Ottanta tra cinema, televisione e web, successivamente pubblicato con lo stesso titolo in Ripensare gli anni Ottanta e Novanta : infanzie e adolescenze in divenire, Genova, Genova University Press, 2021, pp. 145-154. Nell’ottobre del 2020, ha partecipato al seminario della SISSCO L’Italia e il calcio: prospettive storiografiche. Nel novembre 2021 ha preso parte al seminario La storia nel pallone: temi e ricerche per la storia del calcio italiano, organizzato dall'Istituto piemontese per la Resistenza e la storia contemporanea.
URL: < http://www.studistorici.com/progett/autori/#Marino >

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