Navigazione – Mappa del sito

HomeNumeriN° 49, 1II. La criminalità organizzata ne...L’altra Tangentopoli. L’attore ca...

II. La criminalità organizzata nel passaggio fra Prima e Seconda repubblica
4

L’altra Tangentopoli. L’attore camorrista nello scambio affaristico tra politica e imprenditoria in Campania

Federico Esposito

Abstract

Il contributo presenta un'analisi del 1992 campano dal versante criminale, con una ricostruzione delle inchieste abbattutesi sulla classe politica locale contemporaneamente all’emersione dello scandalo Mani Pulite a Milano. Sono prese in esame due indagini della magistratura, in grado di rappresentare emblematicamente il caso della Campania. La prima muove dalle collaborazioni con la giustizia di due importanti camorristi; la seconda riguarda esponenti politici di peso riuniti in un comitato d’affari per la gestione degli appalti pubblici a Napoli. Ai meccanismi tipicamente corruttivi svelati dalle inchieste giudiziarie del 1992, la Campania offre una dimensione analitica peculiare: la consolidata presenza mafiosa nelle pubbliche amministrazioni e la compromissione morale delle classi dirigenti. Aspetti in grado di integrare e arricchire con elementi contestuali il racconto nazionale di quel periodo.

Torna su

Termini di indicizzazione

Torna su

Testo integrale

“Pasquale Galasso” by Catenaccio – Foto tratta da La Stampa 29 marzo 1993 on Wikimedia Commons ([Pubblico dominio])Visualizza l'immagine
Credits: Wikimedia Commons

1. Introduzione

  • 1 Cfr. DI FIORE, Gigi, Io, Pasquale Galasso, Napoli, Tullio Pironti, 1994.
  • 2 DE STEFANO, Bruno, La camorra dalla A alla Z, Roma, Newton Compton, 2016, p. 16.
  • 3 BARBAGALLO, Francesco, Storia della camorra, Roma-Bari, Laterza, 2010, pp. 96-183.
  • 4 SALES, Isaia, La camorra, le camorre, Roma, Editori Riuniti, 1988, pp. 190-198.
  • 5 Cfr. CAZZOLA, Franco, L’Italia del pizzo. Fenomenologia della tangente quotidiana, Torino, Einaudi, (...)
  • 6 Cfr. SANTINO, Umberto, La mafia come soggetto politico, Trapani, De Girolamo, 2013.

1Il 1992 per la Campania è l’anno degli arresti di Pasquale Galasso1 e Carmine Alfieri2, figure apicali della camorra già dal finire degli anni Settanta3. Il presente saggio si propone di analizzare le implicazioni derivate sul piano criminale e politico da questi eventi, muovendo dalla collaborazione con la giustizia dei due boss, le cui dichiarazioni si sono sovrapposte agli scandali e al clima di indignazione che ha colpito l’Italia nello stesso anno con inchieste che hanno riguardato anche le élites politiche campane. Le deposizioni dei pentiti non solo hanno contribuito alla disarticolazione della più grande organizzazione criminale del tempo, ma anche del modello di potere in auge a partire dal sisma del 1980, punto di avvio della saldatura politico-mafiosa in Campania4. La questione meridionale si è innestata così nel racconto del Paese ampliando lo spettro di significati di un’altra questione, quella morale, divenuta questione politica con il dilagare della corruzione nella Prima repubblica5. Il caso campano ha aggiunto a questo scenario nuovi elementi: lo scambio affaristico tra imprenditoria e segmenti politici svelato nel nord da Tangentopoli si è dotato nel Mezzogiorno di un ulteriore attore, il camorrista, divenuto soggetto politico in senso stretto6. Con l’analisi del 1992 campano dal versante criminale, dunque, si vuole integrare il racconto storico-sociale di quel periodo, evidenziando come quel territorio sia stato scenario di una importante e diversa tangentopoli.

2Su queste premesse, il presente contributo, integrando la letteratura in materia con alcuni spunti su documenti istituzionali e giudiziari, ricostruirà preliminarmente il processo di compenetrazione tra politica e camorra avviatosi a partire dal terremoto in Irpinia del 1980, per poi analizzare l’impatto che la dissoluzione di quel sistema di cointeressenze, avvenuta anche grazie alla collaborazione dei due vertici mafiosi con la giustizia, ha generato all’interno di un quadro già stravolto da importanti mutamenti e da una incisiva azione repressiva delle procure contro corruzione e clientelismo politico. Più nel dettaglio, si analizzerà il caso rappresentativo del processo istruito nei confronti del deputato Antonio Gava, indicato da diversi camorristi quale referente politico dei clan. L’esponente democristiano sarà assolto ma gli approfondimenti della magistratura metteranno comunque in luce, a prescindere dalle evidenze giudiziarie, un complesso sistema di relazioni, collusioni e di scambi affaristici tra politici, imprenditori e camorristi. Uno scandalo di notevole portata, che sarà seguito pochi mesi dopo dall’esplosione della cosiddetta Tangentopoli napoletana, indagine che svelerà lesistenza di un comitato politico-affaristico nel capoluogo regionale, e che determinerà il suo smantellamento in tempi molto rapidi. Le due inchieste della magistratura costituiranno un vero e proprio spartiacque per la storia del territorio, con la chiusura simbolica di una stagione di scandali politici e criminali avviatasi più di un decennio prima.

2. Il terremoto, la ricostruzione e la saldatura politico-mafiosa

  • 7 «1980 - Terremoto in Irpinia», in Vigilifuoco.it, URL: < https://www.vigilfuoco.it/aspx/ReturnDocument.aspx?IdDocumento=406 > [consultato il 10 dicembre 2021].
  • 8 GRIBAUDI, Gabriella, «Terremoti. Esperienza e memoria», in Parole chiave, 44, 2010, pp. 85-106; ZAC (...)
  • 9 Cfr. SALES, Isaia, La camorra, le camorre, cit.

3Il 23 novembre del 1980 la Campania è colpita da un devastante terremoto con epicentro nell’Irpinia. Il sisma colpisce di domenica: la terra trema per circa novanta secondi su un’area di 17.000 km² a cavallo delle province di Avellino, Salerno e Potenza. Il bilancio è drammatico: 2735 morti, 8850 feriti e la distruzione di interi centri abitati, oltre ai danni ingenti provocati al patrimonio edilizio già fatiscente e spesso abusivo nelle aree prossime all’epicentro7. L’evento sismico segna una cesura per la storia del territorio campano8, soprattutto dal punto di vista criminale9, anche grazie all’espansione del mercato pubblico generatosi intorno ai fondi per la ricostruzione.

  • 10 Ibidem, pp. 220-221.

4Dopo il sisma vengono infatti stanziati più di 50.000 miliardi delle vecchie lire per coprire le necessità scaturite dall’emergenza e per far fronte alla ricostruzione. La gestione del finanziamento viene affidata ad un impianto legislativo straordinario. La regolamentazione speciale prevede ampie deroghe ai procedimenti di spesa e deleghe di poteri pubblici a soggetti privati; sono previsti inoltre la caduta del sistema dei controlli, la moltiplicazione dei centri di spesa e il sovrapporsi di competenze attribuite a individui portatori di interessi diversificati. Sono misure che lasciano ampio spazio alla intermediazione politica di carattere personale. I sindaci e le giunte di gran parte dei centri campani, grazie alla logica emergenziale, diventano i protagonisti della ricostruzione. Il sisma costituisce così una occasione privilegiata per accaparrarsi risorse statali, dato che sugli enti locali si riversa una quota elevatissima di denaro10. Il potere degli amministratori pubblici è caratterizzato inoltre dalla massima discrezionalità: nessuna azione è sottoposta a controlli di legittimità preventivi.

  • 11 Ibidem, p. 219.
  • 12 BARBAGALLO, Francesco, SALES, Isaia, BECCHI COLLIDÀ, Ada (a cura di), L’affare Terremoto. Libro bia (...)
  • 13 Commissione Parlamentare Antimafia, Rapporto Sulla Camorra, Roma, L’Unità, 1993, p. 110.
  • 14 SALES, Isaia, La camorra, le camorre, cit., p. 219.
  • 15 L’11 dicembre del 1980 a Pagani, nel salernitano, viene assassinato il sindaco democristiano Marcel (...)

5Discrezionalità che cede presto il passo a favoritismi e clientele, agevolando l’infiltrazione della camorra negli appalti e nella politica. I clan partecipano direttamente agli affari organizzati intorno all’invio dei primi soccorsi, alla rimozione delle macerie, alla installazione di container prefabbricati e poi alla costruzione di alloggi e alla realizzazione di opere pubbliche11. L’«affare terremoto»12 non si limita all’edilizia ma coinvolge il settore del credito, quello dei servizi e l’indotto. Le famiglie di camorra si strutturano così in vere e proprie imprese, assumendo il controllo delle forniture e disciplinando il mercato del lavoro e il sistema degli appalti e dei subappalti13. Si assiste inoltre a un inedito, almeno nelle dimensioni, ruolo politico della camorra14: intimidazioni, avvertimenti, agguati, assassini di esponenti politici15 diventano sempre più frequenti e segnalano una presenza massiccia dei clan nella vita dei comuni interessati dai finanziamenti.

  • 16 SALES, Isaia, Introduzione, in Commissione Parlamentare Antimafia, Rapporto Sulla Camorra, cit., p. (...)
  • 17 Commissione Parlamentare Antimafia, Rapporto Sulla Camorra, cit., p. 113.
  • 18 SALES, Isaia, La camorra, le camorre, cit., pp. 128-198.
  • 19 Cfr. GRIBAUDI, Gribaudi, I mediatori. Antropologia del potere democristiano nel Mezzogiorno, Torino (...)
  • 20 Cfr. BRANCACCIO, Luciano, I clan di camorra. Genesi e storia, Roma, Donzelli, 2017; LAMBERTI, Amato (...)
  • 21 SALES, Isaia, Introduzione in Commissione Parlamentare Antimafia, Rapporto Sulla Camorra, cit., p. (...)
  • 22 Cos’è la camorra, Milano, Sintesi, 1992, p. 92.

6Con il terremoto, insomma, avviene una saldatura tra camorra e sistema pubblico. I clan occupano in molti casi i palazzi comunali e le istituzioni. È il risultato delle politiche emergenziali, attraverso cui la consolidata pratica clientelare delle classi dirigenti locali, prevalentemente di marchio democristiano, si fonda con la pratica camorristica. Un fenomeno che, va sottolineato, non riguarda singoli uomini politici conniventi, ma un intero modello e sistema di governo esposto alla penetrazione mafiosa16. Illegalità politica e illegalità criminale si toccano e intrecciano in più punti, con la gran parte dell’attività svolta intorno all’utilizzo dei fondi statali condizionata dalla presenza dei clan17. È in questo modo, tra l’altro, che la camorra completa il processo di «mafizzazione»18, che trae origini dalle forme violente di mediazione commerciale19 trasformatesi in gangsterismo urbano negli anni Settanta20, assurgendo quindi a fenomeno criminale di livello superiore: «senza l’economia del terremoto, senza il rapporto con la Dc e con gli apparati dello Stato, la camorra non sarebbe oggi quella che è»21. In questo nuovo assetto si compie anche la rottura del tradizionale monopolio politico in riferimento all’allocazione di risorse pubbliche. Si altera, in sostanza, l’equilibrio basato sulla funzione parassitaria della camorra nei confronti della politica e si assiste a una vera e propria «sovrapposizione dei reticoli politico-clientelari con i reticoli camorristici»22.

  • 23 LUPO, Salvatore, Potere criminale. Intervista alla storia della mafia, Roma-Bari, Laterza, 2010, p. (...)
  • 24 Cfr. SCIARRONE, Rocco (a cura di), Alleanze nell’ombra. Mafie ed economie locali in Sicilia e nel M (...)
  • 25 SCIARRONE, Rocco, «Il capitale sociale della mafia. Relazioni esterne e controllo del territorio», (...)

7Il risultato è la formazione di un inedito blocco sociale caratterizzato dalla presenza di camorristi, politici, imprenditori, tecnici, professionisti di varia natura legati da interessi speculativi che estendono relazioni perseguendo interessi collocabili su diversi livelli della stratificazione sociale23 e intrattenendo rapporti collusivi all’interno di quella che comunemente è definita area grigia24, spazio di relazione per le organizzazioni criminali25.

  • 26 ID., Mafie vecchie, mafie nuove, Roma, Donzelli, 2009.
  • 27 Ibidem.

8I flussi di finanziamenti pubblici e di assistenza si prestano così al controllo camorristico. L’emergenza è congeniale all’inserimento della criminalità organizzata nei canali assistenziali, la cui regolazione è affidata all’attore pubblico in quello che può essere definito un mercato protetto26, riconosciuto come contesto privilegiato della penetrazione mafiosa27. La camorra diventa in questo modo un attore di governo dei contesti locali: i legami con la politica si rivelano il tratto caratteristico della criminalità camorristica del dopo terremoto rappresentando, tout court, l’elemento di novità rispetto allo scenario precedente.

3. La camorra imprenditrice

9Intorno agli appalti per la ricostruzione si acutizza negli anni Ottanta la prima grande guerra di camorra, animata dalla contrapposizione tra la Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo e altre importanti famiglie camorriste, riunite a loro volta nel cartello della Nuova Famiglia.

  • 28 Cfr. MARRAZZO, Giuseppe, Il camorrista. Le origini del male, Napoli, Tullio Pironti, 1984.
  • 29 SALES, Isaia, La camorra, le camorre, cit., p. 155.

10La figura di Cutolo è centrale. Questi aveva fondato la sua organizzazione agli esordi degli anni Settanta e nel giro di un paio di lustri era riuscito a mettere in piedi un controllo capillare e militarizzato di diversi traffici e territori grazie all’articolazione di una solida struttura gerarchica interna28 e all’utilizzo smisurato della violenza. A fondamento di questo successo vi era una sorta di visione ideologica29 dell’attività criminale, legata al progetto di dominio assoluto della scena delinquenziale campana.

11Il processo di urbanizzazione post-sisma favorisce la crescita delle organizzazioni di camorra, con il comparto edilizio che diventa settore privilegiato per gli affari e gli investimenti criminali. In questo senso, la Nuova Camorra Organizzata (Nco) risulta la parte più visibile di un variegato universo di realtà delinquenziali che si muove in numerose aree della Campania. Il progetto egemonico di Cutolo ha l’obiettivo di governare proprio questa indistinta costellazione di gruppi, nel tentativo di mettere in piedi sotto la sua guida una organizzazione malavitosa unitaria e connotata regionalmente. Tuttavia, già nel 1979 alcuni sodalizi si erano riuniti nella Nuova Famiglia con lo scopo di contrastare lo strapotere cutoliano. Da qui aveva preso luogo la guerra di camorra. Lo scontro armato si era acceso a causa dell’imposizione da parte di Cutolo di una tangente unica sul contrabbando di sigarette. Poi gli appalti della ricostruzione post terremoto e l’espansione del narcotraffico avevano amplificato i contrasti.

  • 30 La composizione dell’organizzazione è ricostruita dalle dichiarazioni di diversi collaboratori di g (...)

12La guerra, nel complesso, si protrae principalmente per cinque anni, dal 1978 al 1983 e lascia sul campo più di 1500 morti. A uscire vincitrice è la Nuova Famiglia, federazione guidata, tra gli altri, dal pregiudicato di Nola Carmine Alfieri, che assume presto un ruolo di vertice negli assetti malavitosi campani controllando dalla metà degli anni Ottanta un territorio molto esteso a cavallo tra le province di Napoli e Salerno e coltivando un’alleanza con i clan casertani e napoletani30. La vittoria contro Cutolo consegna all’organizzazione di Alfieri la scalata delle gerarchie criminali. Questione non di poco conto se si considera che il boss nolano, almeno fino al 1978, aveva condotto una vita delinquenziale di stampo minore, dedita prevalentemente all’usura. Fin dai momenti iniziali, al suo fianco c’è Pasquale Galasso, camorrista di Poggiomarino, piccolo comune cerniera tra le province di Salerno e Napoli. Nel corso dello scontro con la Nco, la accresciuta fama delinquenziale di Alfieri e Galasso porta all’aggregazione di nuovi uomini. Contestualmente, si instaura il loro potere sul territorio, connotato da metodi tipicamente mafiosi. L’organizzazione inizia ad avere diramazioni in tutta la regione, assumendo una struttura di tipo federalistico: l’espansione cutoliana, che aveva messo in crisi gli equilibri criminali preesistenti, aveva generato una risposta altrettanto potente.

13Alfieri e Galasso dalla metà degli anni Ottanta controllano numerose aree della regione e mettono in piedi un sistema capillare di relazioni con diversi segmenti sociali: l’imprenditoria, la politica, le professioni.

  • 31 BRANCACCIO, Luciano, Politica e criminalità organizzata in Campania dopo il terremoto, in GRIBAUDI, (...)

In forza di questi circuiti di scambio, i principali clan di camorra entrano direttamente, come mai era accaduto prima, nella gestione del consenso politico e delle attività economiche. Si consolidano così gruppi più stabili, collegati a porzioni di élite dirigente, con un controllo ferreo del territorio e di parte della pubblica amministrazione31.

  • 32 BECCHI, Ada, «Napoli contro Napoli. Città come economia e città come potere», in Meridiana. Rivista (...)
  • 33 BARBAGALLO, Francesco et al., La camorra imprenditrice, Napoli, Edizioni Sintesi, 1987.
  • 34 BARBAGALLO, Francesco, Storia della camorra, cit., p. 180.

14I vertici della Nuova Famiglia figurano tra i maggiori protagonisti di questo processo di convergenza tra poteri. Nell’economia della catastrofe32 i camorristi imprenditori33 acquisiscono un prestigio crescente attraverso il quale riescono addirittura a capovolgere la relazione con la politica. La forza finanziaria accumulata dai clan con la ricostruzione, con gli appalti e con l’esplosione del mercato della droga segna quindi un ulteriore avanzamento per le camorre sul finire degli anni Ottanta: sono loro adesso a detenere, nel rapporto con la politica, il «bastone del comando»34.

  • 35 Cfr. BRANCACCIO, Luciano, Politica e criminalità organizzata in Campania dopo il terremoto, cit.

15Le ragioni di questo ribaltamento risiedono nei notevoli mutamenti che investono il quadro politico lungo il decennio35, ma anche nella capacità dei clan di gestire il consenso elettorale e canalizzarlo verso amministratori e politici disponibili all’instaurazione di dinamiche di scambio vantaggiose. È questo lo scenario che emergerà dalle inchieste relative al clan all’inizio degli anni Novanta, progressivamente disarticolato dalle operazioni di repressione giudiziaria, da una feroce faida interna e dai percorsi di collaborazione della giustizia dei suoi capi carismatici, catturati entrambi nel 1992.

4. I pentiti: il sistema Dc e la camorra

  • 36 BARBAGALLO, Francesco, Storia della camorra, cit., pp. 176-180.
  • 37 Ibidem, p. 176.

16Pasquale Galasso viene arrestato dai carabinieri il 9 maggio 1992. Tradotto nel carcere di Spoleto, il boss di Poggiomarino inizia in agosto la sua collaborazione con la giustizia. Un mese più tardi, in data 11 settembre, è Carmine Alfieri a finire in manette dopo una lunga latitanza. Detenuto prima nel carcere di Pianosa e poi a Lanciano, deciderà anch’egli di pentirsi nei mesi successivi36. Lo farà senza dubbio per godere dei vantaggi della legislazione premiale per i collaboratori di giustizia; ma inciderà sulla sua scelta anche la «torrenziale»37 collaborazione di Galasso, ricca di ricostruzioni puntuali sulla storia della criminalità organizzata campana e dei suoi rapporti con le istituzioni e il mondo dell’impresa.

  • 38 LUPO, Salvatore, La mafia. La mafia. Centosessant'anni di storia, Roma, Donzelli, 2018, p. 284 et s (...)
  • 39 Ibidem, passim.
  • 40 Cfr. SARTORI, Giovanni, Seconda Repubblica? Si, ma bene, Milano, Rizzoli, 1992.

17Va sottolineato che tra gli arresti dei due capi camorra l’Italia conosce la stagione stragista eversiva di Cosa Nostra38. Nello stesso periodo vengono però costituite le nuove agenzie di contrasto alle mafie (Dia, Dda, Dna), è approvata in Parlamento l’istituzione della misura dello scioglimento degli enti locali per infiltrazioni mafiose e sembra inoltre crollare un sistema di accordi tra esponenti politici e uomini della criminalità organizzata39. Nel mentre, è già scoppiato lo scandalo Tangentopoli. Il clima di indignazione popolare che si accompagna all’inchiesta travolge un sistema politico già in declino. La crisi dei partiti tradizionali e le grandi trasformazioni di fine secolo – su tutte, la caduta del muro di Berlino e la fine dell’Unione Sovietica – segnano un passaggio epocale per la storia del mondo e del Paese. Si determinano in questo periodo, dal punto di vista politico, il crollo della cosiddetta Prima repubblica e la nascita di un nuovo assetto in grado di condizionare il futuro italiano per oltre venti anni40. Sarà un processo repentino di mutamento: un’onda d’urto che nell’arco di pochi anni disegnerà un Paese parecchio diverso da quello conosciuto fino a quel momento.

  • 41 Si tratta della Commissione Parlamentare di inchiesta sulla Attuazione degli Interventi per la Rico (...)

18A queste trasformazioni contribuiscono, per il versante campano, le deposizioni fornite alla magistratura da Galasso e Alfieri e una poderosa azione giudiziaria che coinvolge politica e imprenditoria. In particolare, il pentimento del boss di Poggiomarino si rivela scioccante per l’opinione pubblica, già esasperata dal dilagare della corruzione politica svelata dalle inchieste milanesi. Galasso diventa il testimone chiave in numerosi processi di mafia, nei quali si riesce a fare luce sugli anni bui del dopo terremoto e sulla gestione della ricostruzione, le cui distorsioni vengono indagate anche da una commissione di inchiesta parlamentare istituita ad hoc41. Il pentito ricostruisce nel dettaglio i meccanismi di frequente integrazione tra sfera politica, imprenditoria e criminalità, delineando la sussistenza di cointeressenze su diversi piani. Su tutti, quello dell’economia pubblica, con gli appalti per la ricostruzione e per le grandi opere al Sud e, in secondo luogo, quello del mercato elettorale, area di contatto tra gli interessi di politici e mafiosi.

  • 42 Il nome di Antonio Gava compare anche nell’inchiesta seguita al rapimento e alla liberazione dell’a (...)

19Sotto accusa finisce parte della classe dirigente della Democrazia Cristiana, egemone da decenni in Campania, mediante il coinvolgimento di alcuni esponenti di peso della corrente dorotea del partito. Viene coinvolto in particolare il deputato Antonio Gava, ex presidente della provincia di Napoli e ministro, uomo di vertice della Dc in regione. Questi è indicato quale referente politico della camorra da Galasso e Alfieri42, seguiti a ruota da una folta schiera di pentiti appartenenti all’organizzazione ormai disarticolata dopo gli arresti dei due capi e una sanguinaria faida interna:

  • 43 COMMISSIONE PARLAMENTARE ANTIMAFIA, Audizione del collaboratore di Giustizia Pasquale Galasso, 13 l (...)

Per quanto mi consta […] il politico con il quale tutti questi grossi malavitosi hanno avuto sempre contatti […] vuoi direttamente o vuoi per i suoi referenti, è sempre stato Antonio Gava, diciamo la corrente dorotea facente capo a Gava. […] Questo è ormai così sfacciato, chiaro e trasparente, che mi chiedo come voi […] facciate a non accorgervi di certi rapporti43.

20Galasso sostiene che il sistema che egli sta denunciando è assai noto e in piedi da tempo. Prima di lui, era stato Cutolo a costruire una relazione con la corrente dorotea. Dopo l’uscita di scena del boss di Ottaviano, il riferimento di quella relazione dal versante criminale era invece diventato la Nuova Famiglia. Le accuse del boss pentito, seguite poi da quelle di Alfieri, ricostruiscono puntualmente episodi, relazioni, dinamiche. Gava viene arrestato e compare, dunque, tra gli imputati del maxiprocesso al clan assieme ai suoi uomini più fedeli. Il leader politico sarà comunque assolto ma le motivazioni della sentenza lasciano intravedere diverse aree di contiguità con le organizzazioni criminali:

  • 44 Motivazione della sentenza di assoluzione per Antonio Gava, cit. in DE STEFANO, Bruno, Storia e sto (...)

Ritiene la Corte che risulti provato con certezza che il Gava era consapevole dei rapporti di reciprocità funzionali esistenti tra i politici locali della sua corrente e l'organizzazione camorristica dell'Alfieri, nonché della contaminazione tra criminalità organizzata e istituzioni locali del territorio campano; è provato che lo stesso non ha svolto alcun incisivo e concreto intervento per combattere o porre un freno a tale situazione, finendo invece con il godere dei benefici elettorali da essa derivanti alla sua corrente politica44.

21Per la magistratura, l’imputato è innocente ma consapevole dell'influenza esercitata dalle organizzazioni camorristiche sulle attività dei politici locali della sua corrente. Del resto, la collaborazione di Galasso e di Alfieri con la giustizia non sembra aggiungere inedite acquisizioni. Piuttosto, le dichiarazioni istituzionalizzano un modus operandi della classe politica locale divenuto prassi.

  • 45 MUSELLA, Luigi, GRIBAUDI, Gabriella, «Il processo alla clientela. Il caso di Napoli nelle inchieste (...)
  • 46 Cfr. BLOK, Anton, The mafia of a Sicilian Village, 1860-1960. A Study of Violent Paesant Entreprene (...)

22Il collegamento diretto dei camorristi con gli esponenti gaviani è ricostruito con dovizia di particolari. Tra i referenti dorotei centrale è il ruolo del senatore Francesco Patriarca, molto vicino a Gava e amico personale di Alfieri, anch’egli finito sotto inchiesta. I pentiti dipingono pertanto una piramide gerarchica «governata da due vertici corrispondenti al politico Gava e al camorrista Alfieri»45. Ponte di collegamento tra i due, i politici locali direttamente riconducibili alle famiglie camorriste di diverse zone della Campania: il nolano, l’agro nocerino-sarnese, il vesuviano. Il rapporto è di tipo sinallagmatico, con politici, imprenditori e uomini di camorra a scambiarsi in maniera funzionale e clientelare favori, tangenti, finanziamenti, appalti e appoggio elettorale. Un rapporto nel quale non viene mai toccato direttamente il vertice politico: tutto si muove al di sotto di Gava, tra i luogotenenti e i rappresentanti territoriali. È un sistema di corruzione sotterranea, che non intacca direttamente il leader politico, al quale è invece riservato il ruolo di mediatore tra le strutture locali dello Stato e del partito e il livello centrale46.

  • 47 Tale circuito politico-amministrativo aveva già vissuto duri colpi dall’interno, con la parcellizza (...)
  • 48 Cfr. ALLUM, Percy, Il potere a Napoli. Fine di un lungo dopoguerra, Napoli, L’ancora del mediterran (...)
  • 49 SALES, Isaia, La camorra, le camorre, cit., pp. 176-190. Sul consenso sociale delle mafie si veda: (...)
  • 50 BRIQUET, Jean-Luis, «Clientelismo e processi politici», in Quaderni storici, 1/1998, pp. 9-30, p. 1 (...)

23Le emergenze giudiziarie danno luogo a uno scossone politico47. Al netto delle posizioni dei singoli, accertate con vari esiti negli anni a seguire, viene certificata l’esistenza di una ampia area di cointeressenze tra segmenti legali e illegali della società che definisce in maniera piuttosto plastica una struttura di potere la cui morfologia appare peraltro duratura48. Si tratta di uno schema consolidato di gestione della cosa pubblica basato sulla compenetrazione tra sfera politica e sfera economica. Nello specifico, ciò che assume rilevanza è la relazione instaurata tra attori del campo politico e soggetti violenti dell’intermediazione e regolazione economica, cioè i camorristi. Questi ultimi, di fatto, rappresentano una élite imprenditoriale che controlla parti significative delle economie locali, offre posti di lavoro, muove risorse e capitali e gode di un diffuso consenso sociale49. Il sistema di relazioni tra imprenditoria violenta e uomini politici determina in tal modo un modello di autorità pubblica incline al soddisfacimento di interessi privati in cambio di favori e consensi: è un incitamento al compromesso50. Il clientelismo viene elevato a paradigma operativo di riferimento per gli attori di questa relazione, in quanto funzionale, da un lato, al percorso di radicamento dei corpi intermedi e, dall’altro, al processo di legittimazione pubblica delle camorre.

  • 51 Cfr. BOISSEVAIN, Jeremy, «Patronage in Sicily», in Man, 1, 1/1966, pp. 18-33.
  • 52 PISELLI, Fortunata, «Il network sociale nell’analisi del potere e dei processi politici», in Stato (...)

24La dinamica clientelare si verifica inoltre all’interno di coalizioni di potere caratterizzate da relazioni di patronage51, animate da gruppi di pressione e intermediazione in grado di condizionare l’assetto del potere locale e la distribuzione di risorse52. Le connessioni tra potere politico e potere camorristico sembrano scaturire proprio da questa convergenza di interessi privatistici nella gestione delle risorse pubbliche.

25È questo ciò che emerge dalle inchieste giudiziarie sui rapporti tra camorra e dorotei in Campania, al netto delle evidenze processuali: un sistema di potere in cui la relazione tra politica e criminalità è progressivamente divenuta simbiotica.

5. I re di Napoli e la Tangentopoli napoletana

26Gava compare in un’altra importante inchiesta giudiziaria avviatasi in Campania negli ultimi mesi del 1992. In questo caso le indagini non riguardano i legami tra esponenti istituzionali e criminalità organizzata, ma un complesso sistema di corruzione elettorale e tangenti ascrivibile a figure di vertice del panorama politico della città di Napoli. In particolare, le vicende processuali coinvolgono quattro importanti personaggi politici, tutti appartenenti a partiti di governo nazionale e parlamentari della Repubblica. Si tratta dei democristiani Alfredo Vito e Paolo Cirino Pomicino, ministro del Bilancio, del socialista Giulio Di Donato, e del liberale e ministro della Sanità Francesco De Lorenzo.

  • 53 L’espressione viene frequentemente utilizzata dai media ed è anche presente in documenti ufficiali (...)
  • 54 Ibidem. Protagonisti di tale comitato d’affari sarebbero stati anche altri deputati e senatori: i d (...)

27I quattro politici, indagati a vario titolo per i reati di corruzione, concussione, abuso d’ufficio e voto di scambio, sono indicati come promotori e organizzatori di una sorta di comitato d'affari53 in grado di governare la città di Napoli mediante una alleanza strategica che controllerebbe il consiglio comunale, gli appalti e le risorse pubbliche. Il caso giudiziario si basa su due tipi di procedimenti diversi ma con numerosi punti di contatto: uno relativo al voto di scambio e quindi alla corruzione elettorale; l'altro relativo a tangenti e finanziamenti illeciti versati da imprenditori a favore dei politici per l’affidamento di lavori pubblici e servizi. Pomicino, Vito, De Lorenzo e Di Donato – insieme ad altri54 – avrebbero dunque stipulato una specie di patto per dividersi le risorse del comune di Napoli, in un meccanismo corruttivo articolato su tre differenti interessi: quello dei politici, che controllano e affidano discrezionalmente gli appalti per reclutare consensi elettorali, quello degli imprenditori, che offrono tangenti e occupazione in cambio dell’affidamento dei lavori di realizzazione delle opere e, in ultimo, quello degli elettori, che ottengono posti di lavoro e piaceri a seconda del loro orientamento di voto.

  • 55 MARINO, Andrea, La Campania dei partiti. Stato centrale e poteri locali, Soveria Mannelli, Rubbetti (...)
  • 56 RAGONE, Ottavio, «La Trimurti: Pomicino, De Lorenzo, Di Donato», in la Repubblica, 31 marzo 1993.
  • 57 Emergerà dalle indagini che anche il Pci-Pds era stato inserito stabilmente nel circuito di spartiz (...)

28È infatti proprio dal reato di voto di scambio che nasce l’inchiesta napoletana. Essa muove i primi passi con gli arresti di due assessori comunali55 prendendo poi il largo grazie alla collaborazione con la magistratura di diversi imprenditori, amministratori locali, politici, uomini d’affari e segretari parlamentari degli indagati. L’indagine ricostruisce una struttura di potere a rete circolare, ma gerarchicamente verticale, al cui vertice si pongono i parlamentari, responsabili di fatto della gestione della cosa pubblica in complicità con le amministrazioni locali e vaste aree di ceti popolari, in un meccanismo nel quale la tangente viene «elevata a sistema»56: un modello di potere dominante che non risparmia nemmeno i partiti di opposizione57. Una catena di rapporti collusivi strettamente legata alle condizioni del contesto socioeconomico locale, nel quale si erano prevalentemente sviluppati un mercato e un tessuto imprenditoriale dipendenti dalle commesse pubbliche in settori quali l’edilizia, le grandi opere, i servizi comunali. Rapporti, tra l’altro, gestiti in via diretta dai leaders politici, che si presentano come una sorta di nuovo notabilato urbano: non è l’articolazione del partito, come avviene nel caso della corrente gaviana, a funzionare come contesto di scambio affaristico ma sono le segreterie politiche dei singoli parlamentari a gestire personalmente contatti e affari.

  • 58 L’espressione era frequentemente utilizzata dalla stampa per definire il gruppo di parlamentari nap (...)
  • 59 Governo Andreotti VII, in governo.it, URL: < https://www.governo.it/it/i-governi-dal-1943-ad-oggi/x-legislatura-2-luglio-1987-2-febbraio-1992/governo-andreotti-vii/3171 > [consultato il 18 dicembre 2021].

29L’inchiesta colpisce i cosiddetti «re di Napoli»58 e raggiunge livelli di scandalo e compromissione forse ancora più elevati di quelli toccati dalla tangentopoli lombarda in corso in quel periodo. Del resto, all’inizio degli anni Novanta la Campania esprime una élite politica capace di esercitare una grossa influenza sul potere centrale, soprattutto tra le forze componenti il pentapartito e il governo. Basti pensare che una folta schiera di campani riveste ruoli di vertice nazionali. Gava è presidente del gruppo parlamentare Dc alla Camera. Un altro parlamentare campano, l’avellinese Nicola Mancino, è suo omologo al Senato. Ciriaco De Mita è invece presidente del partito, già Presidente del Consiglio; Giulio di Donato è vicesegretario nazionale del Psi; il comunista Giorgio Napolitano di lì a breve sarà eletto presidente della Camera dei deputati. Nel settimo governo Andreotti, inoltre, sono otto i ministri provenienti dalla regione, su un totale di ventisette: i democristiani Rosa Russo Iervolino, Vincenzo Scotti, Paolo Cirino Pomicino, il liberale Francesco De Lorenzo, i repubblicani Antonio Maccanico e Giuseppe Galasso, i socialisti Carmelo Conte e Antonio Ruberti59. Si tratta, in sostanza, di un periodo di grande capitalizzazione per la politica campana:

  • 60 MARINO, Andrea, La Campania dei partiti, cit., pp. 184 et seq.

Le forze che componevano il pentapartito, infatti, con meticolosità avevano ottenuto il controllo delle principali amministrazioni pubbliche […] e la conduzione degli enti di servizio […] La gestione di quelle leve politiche, istituzionali ed economiche a livello locale era stata determinante per una proiezione senza precedenti dell’élite politica campana in ruoli di grande prestigio al “centro”60.

  • 61 Ibidem, p. 203.

30Lo scandalo che investe il gotha politico napoletano è travolgente. Da quel momento, le inchieste si moltiplicano rapidamente, coinvolgendo altre personalità di rilievo. Finiscono sotto inchiesta anche i ministri Scotti, Conte e Galasso. Indagini si succedono ancora sui comuni di Napoli, Salerno, Caserta e in diversi centri medi della regione, raggiunti dai decreti di scioglimento dei consigli comunali per infiltrazioni mafiose. Contestualmente, prendono il via pesanti procedimenti giudiziari sui rapporti di diversi esponenti politici con la camorra: non soltanto Gava, ma anche gli stessi Pomicino, Vito e Conte vengono accusati di legami con i clan61.

  • 62 Cfr. ALLUM, Percy, «La DC a Napoli: l’ultima fase», cit.

31Insomma, il quadro giudiziario scaturito dalle indagini del 1992 si arricchisce nel corso di pochi mesi di nomi e vicende, producendo il crollo di un sistema politico in auge in Campania dal dopo terremoto62 e che nemmeno Mani Pulite, fino a quel momento, era riuscito a scalfire.

7. Un nuovo assetto

  • 63 «Archivio storico delle elezioni», in mininterno.it, URL: < https://elezionistorico.interno.gov.it/index.php?tpel=G > [consultato il 15 dicembre 2021]

32La definitiva delegittimazione del blocco di potere campano, connesso alla percezione del suo processo degenerativo sia in termini etici che politici, suggerisce all’opinione pubblica di ricercare nuovi riferimenti. Il cambiamento è favorito dall’introduzione dell’elezione diretta dei sindaci. Sono proprio le amministrative del 1993 e del 1994 a segnalare la svolta. In gran parte delle città le tornate elettorali sono vinte da coalizioni di centrosinistra guidate dal Pds, partito erede della tradizione del comunismo italiano. Cedono così storiche roccaforti democristiane quali Gragnano, Pagani, Castellammare di Stabia, Scafati. A Napoli viene eletto primo cittadino il pidiessino Antonio Bassolino. I comuni di tradizionale guida socialista come Salerno ed Eboli passano anch’essi al centrosinistra, in una dinamica che vede il repentino annullamento dello spazio politico di centro e l’avanzare delle sinistre e dei riformisti63.

33Una stagione di grande rinnovamento politico che si inserisce nel più generale mutamento di quadro nazionale ma che presenta una peculiarità territoriale molto marcata, derivante proprio dalla natura degli scandali giudiziari che avevano travolto il sistema di potere democristiano.

  • 64 Cfr. SANTINO, Umberto, La mafia come soggetto politico, cit.
  • 65 Ibidem.

34Le intersezioni tra politica e criminalità evidenziate dall’azione giudiziaria del 1992 e dalle collaborazioni di Galasso e Alfieri avevano infatti reso definitivamente palese come le organizzazioni mafiose avessero ricoperto a lungo in Campania una posizione di rilievo nel campo politico e nelle dinamiche di competizione a esso interne. In uno scenario di accordi e pratiche di scambio tra fazioni partitiche e uomini dei clan, attorno alla gestione della cosa pubblica si erano articolati gruppi di interesse particolaristici che avevano determinato un ruolo attivo delle organizzazioni mafiose, divenute a tutti gli effetti soggetti politici64 in grado di concorrere alla formazione delle classi dirigenti e della rappresentanza con l’obiettivo di condizionare e controllare l’allocazione di risorse pubbliche detenute dal potere amministrativo locale65.

  • 66 Cfr. ESPOSITO Federico, Clan, politica e discorso pubblico. La costruzione sociale della camorra a (...)
  • 67 Cfr. BLANDO, Antonino, «Percorsi dell’antimafia», in Meridiana. Rivista di storia e scienze sociali(...)

35Questa peculiare soggettività politica delle camorre, legate, come si è visto, al potere democristiano, aveva prodotto un esito forse scontato ma non irrilevante: l’assunzione da parte delle sinistre delle battaglie civili anticamorra negli anni Ottanta66. L’antimafia aveva costituito così una risorsa politica67 per lo scontro con la classe dirigente democristiana proprio in ragione del fatto che le camorre si erano rilevate essere elementi costitutivi di quella forma di potere politico.

  • 68 Nello spazio a disposizione non è possibile analizzare il percorso lungo il quale l’opinione pubbli (...)
  • 69 Cfr. ALEXANDER, Jeffrey C., Trauma. La rappresentazione sociale del dolore, Roma, Meltemi, 2018.

36Tale funzionalizzazione della risorsa antimafia permette così una riconfigurazione del quadro politico nel corso di una stagione di cambiamenti epocali in tutto il Paese. Le coalizioni riformiste di inizio anni Novanta agitano la questione morale nelle campagne elettorali e riescono a capitalizzare l’impegno profuso sul tema68. L’antimafia diventa uno dei topic rilevanti utilizzati per veicolare il consenso dell’opinione pubblica: un elemento caratterizzante il caso campano e che costituisce una peculiare declinazione del trauma collettivo69 rappresentato dal 1992 italiano.

  • 70 Cfr. DELLA PORTA, Donatella, VANNUCCI, Alberto, La corruzione come sistema. Meccanismi, dinamiche e (...)
  • 71 SCIARRONE, Rocco (a cura di), Politica e corruzione. Partiti e reti di affari da Tangentopoli a ogg (...)
  • 72 Sul rapporto tra fenomeni mafiosi e corruzione si vedano i già citati lavori di Rocco Sciarrone e A (...)

37Se le inchieste sui finanziamenti illeciti ai partiti e ai loro esponenti nazionali delineano un quadro corruttivo di carattere sistemico70 fondato sulla relazione tra attore politico e soggetto economico-imprenditoriale71, la magistratura campana individua un ulteriore attore protagonista dello scambio affaristico: il camorrista. Ciò sembra valido soprattutto nel caso dell’apparato doroteo guidato da Gava. È da quelle inchieste che emerge la relazione tra un articolato sistema politico, fondato sulla struttura gerarchica del partito, e componenti criminali delle economie territoriali. Diversamente, il caso dell’inchiesta sui cosiddetti re di Napoli suggerisce di osservare come i meccanismi corruttivi siano analoghi, se non identici, a quelli emersi dalle indagini di Mani Pulite a Milano. Siamo di fronte, dunque, a due modelli differenti di corruzione politica, dove l’attore mafioso non sempre compare72. Quando tuttavia esso è presente, come avviene per l’inchiesta scaturita dalle deposizioni dei collaboratori Galasso e Alfieri, la dinamica corruttiva risente fortemente della capacità relazionale delle mafie, il cui potere coercitivo fondato sull’esercizio di violenza sembra porle, per quanto riguarda il caso di studio, al centro della rete di scambio: è nella convergenza di interessi che il mafioso diventa soggetto politico, a tutti gli effetti attore di governo del territorio.

38Una dinamica che il caso campano presenta in maniera significativa e con la quale si può offrire una integrazione al racconto nazionale sul passaggio storico rappresentato dal 1992.

Torna su

Note

1 Cfr. DI FIORE, Gigi, Io, Pasquale Galasso, Napoli, Tullio Pironti, 1994.

2 DE STEFANO, Bruno, La camorra dalla A alla Z, Roma, Newton Compton, 2016, p. 16.

3 BARBAGALLO, Francesco, Storia della camorra, Roma-Bari, Laterza, 2010, pp. 96-183.

4 SALES, Isaia, La camorra, le camorre, Roma, Editori Riuniti, 1988, pp. 190-198.

5 Cfr. CAZZOLA, Franco, L’Italia del pizzo. Fenomenologia della tangente quotidiana, Torino, Einaudi, 1992; DELLA PORTA, Donatella, VANNUCCI, Alberto, Un paese normale. Come la classe politica ha perso l’occasione di mani pulite, Roma-Bari, Laterza, 1999.

6 Cfr. SANTINO, Umberto, La mafia come soggetto politico, Trapani, De Girolamo, 2013.

7 «1980 - Terremoto in Irpinia», in Vigilifuoco.it, URL: < https://www.vigilfuoco.it/aspx/ReturnDocument.aspx?IdDocumento=406 > [consultato il 10 dicembre 2021].

8 GRIBAUDI, Gabriella, «Terremoti. Esperienza e memoria», in Parole chiave, 44, 2010, pp. 85-106; ZACCARIA, Anna Maria, Comunità e strategie criminali. Il Vallo di Lauro prima e dopo il terremoto del 1980, in BRANCACCIO, Luciano, CASTELLANO, Carolina (a cura di), Affari di camorra. Famiglie, imprenditori e gruppi criminali, Roma, Donzelli, 2015, pp. 149-188.

9 Cfr. SALES, Isaia, La camorra, le camorre, cit.

10 Ibidem, pp. 220-221.

11 Ibidem, p. 219.

12 BARBAGALLO, Francesco, SALES, Isaia, BECCHI COLLIDÀ, Ada (a cura di), L’affare Terremoto. Libro bianco sulla ricostruzione, Salerno - Agri, Partito Comunista Italiano - Comitato Regionale della Campania, , 1989.

13 Commissione Parlamentare Antimafia, Rapporto Sulla Camorra, Roma, L’Unità, 1993, p. 110.

14 SALES, Isaia, La camorra, le camorre, cit., p. 219.

15 L’11 dicembre del 1980 a Pagani, nel salernitano, viene assassinato il sindaco democristiano Marcello Torre, colpevole di aver condotto battaglie contro l’infiltrazione della camorra cutoliana nella gestione dei fondi stanziati per l’emergenza e la rimozione delle macerie. Cfr. RAVVEDUTO, Marcello, Il sindaco gentile. Gli appalti, la camorra, un uomo onesto, Milano, Melampo, 2015.

16 SALES, Isaia, Introduzione, in Commissione Parlamentare Antimafia, Rapporto Sulla Camorra, cit., p. 13.

17 Commissione Parlamentare Antimafia, Rapporto Sulla Camorra, cit., p. 113.

18 SALES, Isaia, La camorra, le camorre, cit., pp. 128-198.

19 Cfr. GRIBAUDI, Gribaudi, I mediatori. Antropologia del potere democristiano nel Mezzogiorno, Torino, Rosenberg & Sellier, 1980.

20 Cfr. BRANCACCIO, Luciano, I clan di camorra. Genesi e storia, Roma, Donzelli, 2017; LAMBERTI, Amato, La camorra. Evoluzione e struttura della criminalità organizzata in Campania, Napoli, Boccia, 1992.

21 SALES, Isaia, Introduzione in Commissione Parlamentare Antimafia, Rapporto Sulla Camorra, cit., p. 13.

22 Cos’è la camorra, Milano, Sintesi, 1992, p. 92.

23 LUPO, Salvatore, Potere criminale. Intervista alla storia della mafia, Roma-Bari, Laterza, 2010, p. 167.

24 Cfr. SCIARRONE, Rocco (a cura di), Alleanze nell’ombra. Mafie ed economie locali in Sicilia e nel Mezzogiorno, Roma, Donzelli, 2011; ID., «All’ombra delle mafie. L’area grigia di cosa nostra, ’ndrangheta e camorra», in il Mulino, 3/2011, pp. 405-406; ID., «Complici, soci e alleati. Una ricerca sull’area grigia della mafia», in Studi sulla questione criminale, VII, 1/2012, pp. 63-84; SCIARRONE, Rocco, STORTI, Luca, Le mafie nell’economia legale. Scambi, collusioni, azioni di contrasto, Bologna, Il Mulino, 2019; SCAGLIONE, Attilio, «Circuiti criminali e area grigia Una ricerca sulla presenza delle mafie nel Nordest», in Quaderni di Sociologia, 79, 2019, pp. 165-171.

25 SCIARRONE, Rocco, «Il capitale sociale della mafia. Relazioni esterne e controllo del territorio», in Quaderni di Sociologia, 18, 1988, pp. 51-72; ID., Forms of Capital and Mafia Violence, in MASSARI, Monica, MARTONE, Vittorio (a cura di), Mafia violence. Political, Symbolic, and Economic Forms of Violence in Camorra Clans, London, Routledge, 2019, pp. 72-89.

26 ID., Mafie vecchie, mafie nuove, Roma, Donzelli, 2009.

27 Ibidem.

28 Cfr. MARRAZZO, Giuseppe, Il camorrista. Le origini del male, Napoli, Tullio Pironti, 1984.

29 SALES, Isaia, La camorra, le camorre, cit., p. 155.

30 La composizione dell’organizzazione è ricostruita dalle dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia, tra cui i boss Carmine Alfieri e Pasquale Galasso, durante il processo nei confronti di Archetti Biagio + 77, meglio conosciuto come Processo Maglio, nel quale sono imputati anche importanti uomini politici come Antonio Gava e il senatore Francesco Patriarca, accusati di legami con il clan Alfieri. Il processo si tiene nel corso degli anni Novanta. Cfr. Corte di Assise di Napoli, Proc. 11/95 R.G.

31 BRANCACCIO, Luciano, Politica e criminalità organizzata in Campania dopo il terremoto, in GRIBAUDI, Gabriella et al. (a cura di), Il terremoto del 23 novembre 1980. Natura, cultura, memoria, Napoli, Editoriale Scientifica, 2021, pp. 187-218.

32 BECCHI, Ada, «Napoli contro Napoli. Città come economia e città come potere», in Meridiana. Rivista di storia e scienze sociali, 5, 1989, pp. 143-67.

33 BARBAGALLO, Francesco et al., La camorra imprenditrice, Napoli, Edizioni Sintesi, 1987.

34 BARBAGALLO, Francesco, Storia della camorra, cit., p. 180.

35 Cfr. BRANCACCIO, Luciano, Politica e criminalità organizzata in Campania dopo il terremoto, cit.

36 BARBAGALLO, Francesco, Storia della camorra, cit., pp. 176-180.

37 Ibidem, p. 176.

38 LUPO, Salvatore, La mafia. La mafia. Centosessant'anni di storia, Roma, Donzelli, 2018, p. 284 et seq.

39 Ibidem, passim.

40 Cfr. SARTORI, Giovanni, Seconda Repubblica? Si, ma bene, Milano, Rizzoli, 1992.

41 Si tratta della Commissione Parlamentare di inchiesta sulla Attuazione degli Interventi per la Ricostruzione e lo Sviluppo dei Territori della Basilicata e della Campania colpiti dai terremoti del novembre 1980 e febbraio 1981. La Commissione fu istituita con legge 7 aprile 1989, n. 128. Il Presidente era il deputato democristiano Oscar Luigi Scalfaro.

42 Il nome di Antonio Gava compare anche nell’inchiesta seguita al rapimento e alla liberazione dell’assessore regionale democristiano ai lavori pubblici Ciro Cirillo, avvenuti per mano delle Brigate Rosse nel 1982. La liberazione fu trattata dai vertici democristiani in accordo con il capo camorra Raffaele Cutolo. Cfr. ALEMI, Carlo, Il caso Cirillo. La trattativa Stato-BR-camorra, Napoli, Tullio Pironti, 2018.

43 COMMISSIONE PARLAMENTARE ANTIMAFIA, Audizione del collaboratore di Giustizia Pasquale Galasso, 13 luglio 1993, pp. 2244.

44 Motivazione della sentenza di assoluzione per Antonio Gava, cit. in DE STEFANO, Bruno, Storia e storie di camorra, Napoli, Newton Compton, 2010, p. 89.

45 MUSELLA, Luigi, GRIBAUDI, Gabriella, «Il processo alla clientela. Il caso di Napoli nelle inchieste giudiziarie degli anni Novanta», in Quaderni storici, 1/1998, pp. 115-141, p. 118.

46 Cfr. BLOK, Anton, The mafia of a Sicilian Village, 1860-1960. A Study of Violent Paesant Entrepreneurs, New York, Harper & Row, 1975; CALISE, Mauro, Il sistema Dc. Mediazione e conflitto nelle campagne democristiane, Bari, De Donato, 1978.

47 Tale circuito politico-amministrativo aveva già vissuto duri colpi dall’interno, con la parcellizzazione del consenso elettorale verso leadership provinciali in grado di consolidare posizioni di influenza mediante il controllo della spesa pubblica. Un processo acceleratore degli orientamenti post-ideologici che aveva già fortemente destabilizzato il blocco di potere dei contenitori tradizionali e del pentapartito. Cfr. ALLUM, Percy, Potere e società a Napoli nel dopoguerra, Torino, Einaudi, 1975.

48 Cfr. ALLUM, Percy, Il potere a Napoli. Fine di un lungo dopoguerra, Napoli, L’ancora del mediterraneo, 2001; ID., «La DC a Napoli: l’ultima fase. Il trionfo della macchina politico-criminale», in Nord e Sud, 1998, pp. 67-87.

49 SALES, Isaia, La camorra, le camorre, cit., pp. 176-190. Sul consenso sociale delle mafie si veda: VESCO, Antonio, «“Un certo consenso sociale”? L’area grigia, la borghesia mafiosa e l’antropologia», in Voci. Annuale di scienze umane, XVI, 2019, pp. 38-64.

50 BRIQUET, Jean-Luis, «Clientelismo e processi politici», in Quaderni storici, 1/1998, pp. 9-30, p. 16.

51 Cfr. BOISSEVAIN, Jeremy, «Patronage in Sicily», in Man, 1, 1/1966, pp. 18-33.

52 PISELLI, Fortunata, «Il network sociale nell’analisi del potere e dei processi politici», in Stato e mercato, 50, 2/1997, pp. 287-316.

53 L’espressione viene frequentemente utilizzata dai media ed è anche presente in documenti ufficiali quali le richieste di autorizzazione a procedere nei confronti degli onorevoli Alfredo Vito e Paolo Cirino Pomicino. Cfr. Atti Parlamentari, Camera dei deputati, Richiesta di Autorizzazione a procedere in Giudizio nei confronti del deputato Vito Alfredo, Doc. IV, n. 313, 23 aprile 1993; Atti Parlamentari, Camera dei deputati, Richiesta di Autorizzazione a procedere in Giudizio nei confronti del deputato Paolo Cirino Pomicino, Doc. IV, n. 321, 23 aprile 1993;

54 Ibidem. Protagonisti di tale comitato d’affari sarebbero stati anche altri deputati e senatori: i democristiani Enzo Scotti, Vincenzo Meo, Ugo Grippo; i socialisti Carlo D’Amato, Giuseppe Demitry, Felice Iossa e l’europarlamentare Franco Iacono; il repubblicano Giuseppe Galasso; per il PSDI, Antonio Ciampaglia. I loro nomi compaiono in diversi documenti ufficiali.

55 MARINO, Andrea, La Campania dei partiti. Stato centrale e poteri locali, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2019, p. 220.

56 RAGONE, Ottavio, «La Trimurti: Pomicino, De Lorenzo, Di Donato», in la Repubblica, 31 marzo 1993.

57 Emergerà dalle indagini che anche il Pci-Pds era stato inserito stabilmente nel circuito di spartizione delle tangenti sulle commesse pubbliche. Cfr. MARINO, Andrea, La Campania dei partiti, cit., pp. 215-230.

58 L’espressione era frequentemente utilizzata dalla stampa per definire il gruppo di parlamentari napoletani al vertice della politica cittadina e regionale.

59 Governo Andreotti VII, in governo.it, URL: < https://www.governo.it/it/i-governi-dal-1943-ad-oggi/x-legislatura-2-luglio-1987-2-febbraio-1992/governo-andreotti-vii/3171 > [consultato il 18 dicembre 2021].

60 MARINO, Andrea, La Campania dei partiti, cit., pp. 184 et seq.

61 Ibidem, p. 203.

62 Cfr. ALLUM, Percy, «La DC a Napoli: l’ultima fase», cit.

63 «Archivio storico delle elezioni», in mininterno.it, URL: < https://elezionistorico.interno.gov.it/index.php?tpel=G > [consultato il 15 dicembre 2021]

64 Cfr. SANTINO, Umberto, La mafia come soggetto politico, cit.

65 Ibidem.

66 Cfr. ESPOSITO Federico, Clan, politica e discorso pubblico. La costruzione sociale della camorra a Pagani, Tesi di Dottorato, Università degli Studi di Napoli Federico II, Napoli, a.a. 2020/2021.

67 Cfr. BLANDO, Antonino, «Percorsi dell’antimafia», in Meridiana. Rivista di storia e scienze sociali, 26, 1996, pp. 77-91; ID., «L’antimafia: ascesa e declino di una risorsa politica», in In Trasformazione. Rivista di Storia delle Idee, 8:1, 2019, pp. 67-109; ID. «L’antimafia come risorsa politica», in Laboratoire Italien, 22, 2019, pp. 1-17.

68 Nello spazio a disposizione non è possibile analizzare il percorso lungo il quale l’opinione pubblica ha offerto il campo alla plausibilità dei maxiprocessi sui circuiti politico-amministrativi campani favorendo, di fatto, una significativa adesione dell’elettorato alle ipotesi formulate dai magistrati. Si rimanda pertanto al lavoro di Luigi Musella sulle inchieste giudiziarie di quegli anni. Cfr. MUSELLA, Luigi, Il «giudizio» della politica: clientela e sistema delle tangenti tra Nord e Sud, in MARMO, Marcella, MUSELLA, Luigi (a cura di), La costruzione della verità giudiziaria, Napoli, ClioPress, 2003, pp. 219-239.

69 Cfr. ALEXANDER, Jeffrey C., Trauma. La rappresentazione sociale del dolore, Roma, Meltemi, 2018.

70 Cfr. DELLA PORTA, Donatella, VANNUCCI, Alberto, La corruzione come sistema. Meccanismi, dinamiche e attori, Bologna, Il Mulino, 2021; VANNUCCI, Alberto, Atlante della corruzione, Torino, Edizioni Gruppo Abele, 2012.

71 SCIARRONE, Rocco (a cura di), Politica e corruzione. Partiti e reti di affari da Tangentopoli a oggi, Roma, Donzelli, 2018; BUSSO, Sandro, MARTONE, Vittorio, SCIARRONE, Rocco, «Corruzione e politica», in Quaderni di Sociologia, 78, 2018, pp. 41-60.

72 Sul rapporto tra fenomeni mafiosi e corruzione si vedano i già citati lavori di Rocco Sciarrone e Alberto Vannucci. Si veda anche: VANNUCCI, Alberto, Politici e padrini. Mafia e corruzione politica in Italia, in DELLA PORTA, Donatella, MENY, Yves (a cura di), Corruzione e democrazia. Sette paesi a confronto, Napoli, Liguori, 1995.

Torna su

Per citare questo articolo

Notizia bibliografica digitale

Federico Esposito, «L’altra Tangentopoli. L’attore camorrista nello scambio affaristico tra politica e imprenditoria in Campania»Diacronie [Online], N° 49, 1 | 2022, documento 4, online dal 29 mars 2022, consultato il 20 mars 2025. URL: http://0-journals-openedition-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/diacronie/17988; DOI: https://0-doi-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/10.4000/130m3

Torna su

Autore

Federico Esposito

Federico Esposito è assegnista di ricerca in Sociologia presso il Dipartimento di Culture, politica e società dell'Università di Torino, dove collabora con il Laboratorio di Analisi e Ricerca sulla Criminalità Organizzata (LARCO). Fa parte inoltre del Laboratorio Interdisciplinare di Ricerca su Mafie e Corruzione (LIRMAC) del Dipartimento di Scienze Sociali dell’Università Federico II di Napoli. Studia i fenomeni politici, i movimenti sociali e la criminalità organizzata di stampo mafioso. Ha pubblicato: «La camorra prima della “camorra”. Discorso pubblico e radici dell'antimafia a Pagani negli anni Settanta», in Diacronie. Studi di storia contemporanea, 39, 3/2019, pp. 1-22; Clan, politica e discorso pubblico. La costruzione sociale della camorra a Pagani, Napoli, Eprints, 2021; (con ZACCARIA, Anna Maria, CALÒ, Maria Chiara), L’offerta didattica e di alta formazione in tema di mafie, in D’ALFONSO, Stefano, MANFREDI, Gaetano (a cura di), L’università nella lotta alle mafie. La ricerca e la formazione, Roma, Donzelli, 2021.
URL: < http://www.studistorici.com/progett/autori/#Esposito >

Articoli dello stesso autore

Torna su

Diritti d'autore

CC-BY-SA-4.0

Solamente il testo è utilizzabile con licenza CC BY-SA 4.0. Salvo diversa indicazione, per tutti agli altri elementi (illustrazioni, allegati importati) la copia non è autorizzata ("Tutti i diritti riservati").

Torna su
Cerca su OpenEdition Search

Sarai reindirizzato su OpenEdition Search