Partiti, tangenti e opinione pubblica. Il caso del Partito socialista italiano
Abstract
Il saggio analizza le vicende che portarono nel giro di un anno, dal 17 febbraio al 17 dicembre 1992, il Psi, e il suo leader Craxi, a diventare il partito che più di tutti venne associato alle tangenti. Questo processo avvenne a causa di un meccanismo congiunto che vedeva alcuni giornali e trasmissioni televisive assumere posizioni antipartitiche, in particolare contro Craxi, e il leader socialista reagire in difesa dell’intero sistema politico.
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1. Introduzione
- 1 A conferma del fatto che il 1992 abbia rappresentato una data periodizzante basti pensare all’impor (...)
1L’obiettivo di questo saggio è indagare le cause che portarono il Psi, in maniera particolarmente rapida, non solo a scomparire dal panorama politico italiano ma anche a diventare il simbolo negativo della stagione di Tangentopoli soprattutto nella figura del suo leader, Bettino Craxi. Per questo motivo è stato analizzato il periodo che va dal 17 febbraio, data che coincide con l’inizio di Tangentopoli, in seguito all’arresto di Mario Chiesa, fino al 17 dicembre, il momento in cui Craxi ricevette il suo primo avviso di garanzia. La scelta di concentrarsi su un arco temporale di breve periodo è dovuta, non solo alla rapidità con cui il Psi concluse la sua parabola storica, ma anche al fatto che il 1992 rappresenta una data periodizzante per la storia italiana che merita di essere approfondita1.
- 2 MUSELLA, Luigi, Craxi, Roma, Salerno Editrice, 2015, p. 297.
2La ricerca ha tenuto conto, contestualmente, di due aspetti: da una parte le posizioni sviluppate dal partito per difendersi dalle inchieste e dall’altra le ragioni che spinsero l’opinione pubblica a creare una forte associazione tra la corruzione e il Partito socialista. Come ha scritto Luigi Musella, una corretta «comprensione storica di quanto avvenne non può, allora, basarsi su atti processuali, ma deve riferirsi soprattutto a quel processo massmediatico messo in moto attraverso giornali e trasmissioni televisive»2.
- 3 RIDOLFI, Maurizio, Tangentopoli storia e memoria, in Colarizi, Simona, POMBENI, Paolo, GIOVAGNOLI, (...)
- 4 RIDOLFI, Maurizio, L’Italia a colori. Storia delle passioni politiche dalla caduta del fascismo ad (...)
3Dal punto di vista delle fonti, sono stati utilizzati i documenti della Fondazione Craxi, in particolare i verbali delle riunioni degli organi direttivi, le interviste rilasciate dal leader socialista a partire dal 1992 fino agli ultimi anni di vita e la documentazione prodotta dal segretario nel tentativo di difendere il proprio operato e quello del suo partito. Dal versante dell’opinione pubblica, oltre ad alcune testate che assunsero posizioni nette contro il Psi, quali «l’Unità» e «la Repubblica», è stato analizzato il ruolo giocato da mezzi di comunicazione che non sempre sono stati al centro di ricerche storiografiche, come ad esempio il giornale satirico «Cuore», oppure trasmissioni televisive come Samarcanda e Milano, Italia, che contribuirono in maniera decisiva ad orientare l’opinione pubblica. La scelta di concentrare l’attenzione anche sulle trasmissioni televisive è legata al fatto che, all’inizio degli anni Novanta, la televisione raggiunse un ruolo decisivo nel dibattito pubblico, visto che, alla diffusione sempre più massiccia delle reti private, si affiancò uno smarcamento dalle pressioni di partito di una parte dei giornalisti della Rai che comportò un momento di svolta anche per le forme comunicative3. Per la prima volta i mezzi di comunicazione, e in particolare la televisione, affrontarono le tematiche politiche uscendo dallo schema fisso della propaganda partitica, contribuendo a dissacrare i vecchi leader e a legittimarne di nuovi, tra cui anche il pool di Milano che finì, con la sua azione, per assumere una connotazione politica4.
- 5 BARBACETTO, Gianni, GOMEZ, Peter, TRAVAGLIO, Marco, Mani pulite. La vera storia, 20 anni dopo, Roma (...)
- 6 COLARIZI, Simona, GERVASONI, Marco, La cruna dell’ago: Craxi il partito socialista e la fine della (...)
4Da un punto di vista storiografico, la storia delle inchieste giudiziarie dei primi anni Novanta deve essere ancora studiata in maniera approfondita: attualmente esistono solo volumi di taglio giornalistico che contribuiscono a ricostruire la cronaca degli eventi ma sono privi di un’interpretazione di tipo storico5. Esistono poi diversi studi sulla fine del Psi e sul suo ultimo segretario, anche se si tratta di un tema che potrà essere ulteriormente approfondito alla luce, ad esempio, della documentazione messa a disposizione dalla Fondazione Craxi6.
5La tesi che si sostiene è che la scomparsa del Psi, ma più in generale la fine della Prima Repubblica, sia legata ad una serie di fattori concomitanti che contraddistinsero la storia italiana all’inizio degli anni Novanta. In questa fase, iniziarono a venir meno alcuni pilastri che di fatto avevano sorretto il sistema politico italiano e di conseguenza la reazione pubblica di fronte agli scandali fu totalmente nuova rispetto al passato. Una parte della storiografia italiana ha collocato l’inizio della crisi del sistema politico alla metà degli anni Settanta e ha fornito un’interpretazione della crisi degli anni Novanta basata sull’ineluttabilità di tale processo.
6In realtà se non si fossero verificate contemporaneamente una serie di concause i partiti storici avrebbero comunque potuto reggere l’urto e superare la crisi, cosa che invece non avvenne proprio perché si verificarono situazioni straordinarie di portata internazionale ma non solo.
2. Il Psi e il tracollo politico di Craxi
7Nella storia dell’Italia repubblicana non erano certo mancati casi di corruzione, si pensi, solo per citarne alcuni, allo scandalo Lockheed oppure a quello Eni utilizzato dallo stesso Craxi per mettere in difficoltà la corrente di Signorile. In tutte queste occasioni i partiti riuscirono a reggere l’urto dell’indignazione pubblica, che comunque fu elevata, e anche le inchieste non produssero effetti distruttivi sul sistema dei partiti che di fatto sopravvisse senza grossi problemi, mentre all’inizio degli anni Novanta le cose andarono diversamente.
8Il primo pilastro che venne meno fu il blocco del sistema legato alle dinamiche della Guerra fredda, la fine del comunismo ampliò i margini d’azione dell’elettorato, che si sentì più libero di esprimersi a prescindere dalle dinamiche ideologiche che avevano di fatto bloccato il sistema.
- 7 DELLA PORTA, Donatella, VANNUCCI, Alberto, Un paese anormale. Come la classe politica ha perso l’oc (...)
9La svalutazione della lira e l’ingresso dell’Italia nel sistema di Maastricht fecero poi crollare un altro dei pilastri su cui si fondava il sistema e cioè la gestione della finanza pubblica secondo logiche che puntavano alla creazione del consenso verso i partiti. In altre parole venne meno quel sistema che considerava le risorse statali uno strumento utile alla costruzione di un sistema di welfare non sostenibile ma funzionale a creare consenso. A queste trasformazioni, che già da sole rappresentarono sfide di portata enorme, si andarono ad aggiungere dei fattori interni non certo trascurabili. Per la prima volta le inchieste furono portate avanti con maggiore determinazione da parte di magistrati che non si fermarono davanti al coinvolgimento di esponenti politici di calibro nazionale. Questo avvenne perché venne meno il legame tra i partiti e la magistratura che aveva spesso rallentato le indagini che coinvolgevano gli esponenti politici, fino a quando, con gli anni Novanta, emersero due nuovi fattori7. Si affermò una nuova generazione di giudici molto meno deferente verso i partiti che godette dell’appoggio quasi incondizionato dell’opinione pubblica, tutto ciò in un contesto caratterizzato da una grave crisi economica che finì per radicalizzare ancora di più posizioni antipolitiche. A tutto ciò si aggiunga l’offensiva della mafia che portò alla morte di Falcone e Borsellino e sembrò segnalare la totale incapacità dello Stato nell’affrontare la crisi.
- 8 MUSELLA, Luigi, «“Questione morale” e costruzione pubblica di un giudizio nei processi ai politici (...)
10La novità fu quindi rappresentata dal clima culturale e politico che contraddistinse l’Italia del 1992, in quanto le azioni giudiziarie avrebbero avuto degli effetti ridotti se non si fosse verificata la connessione tra la magistratura e alcune élite intellettuali a cui si aggiunsero ampi settori della piccola e media borghesia, il tutto amplificato dai mezzi di comunicazione8.
11Resta da spiegare perché il Psi fu totalmente travolto dalle inchieste, tanto che anche la tradizione del socialismo riformista finì per scomparire. Le risposte a questa domanda sono diverse e sono rinvenibili sia nella linea politica adottata da Craxi a partire dagli anni Ottanta, sia nell’atteggiamento che il segretario socialista assunse allo scoppio degli scandali. Nel corso degli anni Ottanta, il Psi aveva di fatto modificato la sua immagine, si era infatti trasformato da partito con solide radici nel passato guidato da esponenti di alto prestigio come Nenni, Pertini, Lombardi e Giolitti, solo per citarne alcuni, nel partito più in linea con la società degli anni Ottanta.
12Il Psi craxiano aveva infatti iniziato a curare in maniera maggiore la comunicazione, soprattutto in occasione dei congressi, aveva abbandonato del tutto il marxismo e di fatto era diventato il partito che attirava le fasce più avvantaggiate dalle dinamiche sociali ed economiche degli anni Ottanta, cioè una parte della classe media, degli imprenditori e personalità del mondo dello spettacolo. A tutto ciò andava aggiunto il fatto che Craxi aveva puntato a fare dei socialisti il perno centrale del sistema, e per farlo necessitava di risorse notevoli che a differenza del Pci e della Dc non arrivavano dall’esterno, e che di conseguenza andavano trovate occupando posti di responsabilità in ogni settore pubblico.
13Infine risultò essere decisivo il ruolo di Craxi, visto che il segretario socialista, nel corso degli anni, si era inimicato larghi settori della società italiana, in particolare tutto il mondo che ruotava intorno al Pci, ma anche gran parte dell’ambiente democristiano e dell’opinione pubblica. Inoltre, prendendo spesso posizione in maniera netta, non aveva mai concesso nulla a quei settori della società italiana che puntavano a un rinnovamento della politica, non perdendo occasione per ribadire la centralità dei partiti politici finendo così per diventare il simbolo dell’arroccamento nel potere dei politici della Prima repubblica. Fu quindi per questo che Craxi, non considerando per il sistema italiano nessuna alternativa oltre ai partiti storici, assunse delle posizioni sprezzanti di fronte alle inchieste, contestandone la validità e facendo riferimento a un disegno oscuro organizzato contro la politica da parte di alcuni settori della magistratura coadiuvati dai mezzi di comunicazione. Si generò quindi un meccanismo che si autoalimentava, fatto di nette prese di posizione da parte di Craxi, alle quali seguiva una altrettanto decisa campagna mediatica, che comportò la fine del partito e in parte anche una sorta di damnatio memoriae.
14Va comunque sottolineato che a far crollare il partito contribuì in maniera decisiva il fatto che a partire dall’inizio degli anni Ottanta, il Psi era diventato un partito personale sotto il totale controllo di Craxi. Un partito che per anni non aveva mai messo in discussione la leadership craxiana e che era venuto meno alla sua tradizionale caratteristica storica, e cioè la spiccata dialettica interna, non poteva reggere di fronte al crollo repentino della figura del leader.
15Quanto detto sembra essere confermato analizzando il meccanismo congiunto che si venne a creare tra le prese di posizione del partito e quelle dell’opinione pubblica e che è possibile ricondurre a tre fasi distinte. La prima va dall’arresto di Chiesa fino al maggio del 1992, quando cioè Craxi portò avanti una strategia volta a derubricare i casi di corruzione a episodi singoli che non toccavano il Psi. Nei primi mesi del 1992 a prendere posizione contro il Psi furono soprattutto il settimanale satirico «Cuore» e il quotidiano «la Repubblica», mentre diverso fu il caso delle trasmissioni come Samarcanda oppure Mezzogiorno italiano di Gianfranco Funari, che invece assunsero una posizione di critica generalizzata verso i partiti, con venature spiccatamente populiste che coinvolsero il Psi, ma non in maniera esclusiva.
16A partire dal mese di maggio, le inchieste andarono a colpire personalità di spicco del partito molto vicine a Craxi e questo comportò un’amplificazione della campagna contro i socialisti con un inasprimento dei toni dovuto anche al cambiamento di strategia di Craxi, il quale cominciò a parlare di un complotto ai danni del suo partito da parte di settori ben definiti della società italiana. Infine, si aprì l’ultima fase di questa vicenda con Craxi che accusò Di Pietro e la magistratura milanese, di complottare ai suoi danni insieme al tentativo di chiamare in correità tutto il sistema politico della Prima repubblica. L’effetto fu duplice: tutta l’opinione pubblica si schierò contro Craxi e dentro il partito iniziarono a delinearsi le prime prese di posizioni contrarie alla linea del segretario.
- 9 BARBACETTO, Gianni, GOMEZ, Peter, TRAVAGLIO, Marco, Mani pulite, cit., pp. 9-10.
- 10 «Nella vita delle istituzioni culturali, c’è sempre stata una iniziativa, una presenza, una fattiva (...)
- 11 «Lo scandalo del Pio Albergo Trivulzio è una storia penosa che ci ha profondamente umiliati, abbiam (...)
- 12 Ibidem.
17Come è noto lo scandalo Tangentopoli ebbe inizio con l’arresto, in flagranza di reato, di un esponente milanese del Psi, Mario Chiesa, avvenuto il 17 febbraio del 19929. Inizialmente, l’arresto non generò grande interesse nell’opinione pubblica, sia perché non era il primo caso di corruzione che coinvolgeva un esponente politico, sia perché Chiesa non aveva un ruolo dirigenziale di alto livello dento il partito. In un primo tempo, Craxi reagì in maniera sprezzante, definendo lo stesso Chiesa «un mariuolo» che aveva agito per interesse personale. Si prenda, ad esempio, una della prime interviste rilasciate da Craxi dopo l’arresto di Chiesa, quella concessa al quotidiano milanese «La notte», il 2 marzo. Craxi rivendicava il lavoro svolto negli anni dagli amministratori socialisti e sottolineava come chi lo offendeva, portando avanti delle pratiche illegali, doveva essere allontanato da ogni posto di responsabilità10. In merito poi al caso del Pio Albergo Trivulzio, ribadiva come si trattasse di un caso di disonestà singola e al partito poteva essere, semmai, addossata la responsabilità di non essere stato in grado di controllare11. Il segretario socialista poi evidenziava il fatto che lo scandalo aveva danneggiato il partito, visto che su questa vicenda si erano già «buttati in tanti come sciacalli con il proposito evidente di diffamarci e di sporcare un’immagine che noi abbiamo sempre cercato di tenere alta»12. Quello che Craxi e il Psi, non parvero comprendere era che, a differenza degli anni Ottanta, il clima era cambiato e nel Paese si stava diffondendo un forte sentimento antipolitico indirizzato verso i partiti di governo, come aveva dimostrato il successo del referendum sulla preferenza unica e l’aumento dei consensi verso la Lega Nord.
- 13 Cuore, 31 marzo 1991.
18Uno dei segnali maggiormente evidente di questo cambiamento di clima nei confronti dei partiti arrivava dal settimanale satirico «Cuore», il quale con toni decisamente coloriti, avviò una decisa campagna contro i socialisti. Trattandosi di un giornale satirico, che ebbe un notevole successo all’inizio degli anni Novanta, è normale che i toni usati siano stati spesso sopra le righe: quello che però emerge è che il Psi e Craxi finirono per essere le principali vittime della satira e che dietro l’ironia del giornale ci fosse la chiara intenzione politica di colpire il Psi. Infatti fin dal 1991 il Psi, più degli altri partiti, era finito al centro della graffiante critica del settimanale, come testimonia il famoso titolo di apertura del marzo 1991 «Torna l’ora legale. Ansia nel Psi»13.
- 14 GERVASONI, Marco, La guerra delle sinistre: socialisti e comunisti dal ’68 a Tangentopoli, Venezia, (...)
19La posizione della rivista è spiegabile facendo riferimento allo scontro a sinistra che si verificò negli anni Ottanta tra il Pci e il Psi, che aveva lasciato dei pesanti strascichi tra i militanti dei due partiti14. Infatti il settimanale satirico era guidato da giornalisti e vignettisti vicini al Pci, che in linea con le posizioni del partito sviluppate negli anni Ottanta, conducevano una dura campagna contro il Psi. A tutto ciò andava aggiunto il fatto che Craxi, negli anni, non aveva certo fatto nulla per abbassare i toni nello scontro con il Pci, finendo per diventare il principale avversario dei comunisti.
- 15 Sulla stessa linea si ponevano la vignetta di Altan che ritraeva due uomini, con il primo che affer (...)
- 16 «Finalmente una tragedia mineraria degna di un paese evoluto. 400 socialisti milanesi sepolti vivi (...)
- 17 «Bobo Craxi, segretario cittadino, sospira e ha un fil di voce. Chiesa, come si dice in gergo polit (...)
20Nel numero del 24 febbraio 1992, quindi qualche giorno dopo l’arresto di Chiesa, «Cuore» dedicò un’intera pagina a questa notizia con un titolo ironico, ma allo stesso indicativo delle posizione del giornale. La rivista titolava «Addolorato annuncio del leader storico del garofano Pietro Gambadilegno: “Con il Psi ho chiuso. Rubare negli ospizi per vecchiette turba perfino un socialista della prima ora come me”»15. Quello che il settimanale faceva emergere era il fatto che il Psi fosse un partito storicamente corrotto e che più di tutti gli altri fosse coinvolto in episodi di questo genere. Sulla stessa linea si poneva l’articolo del 9 marzo che tendeva a colpevolizzare l’intero partito, come dimostra il simbolo del partito modificato sostituendo alle lettere esse il simbolo del dollaro e una banconota infilata nel garofano16. Quella di «Cuore» era sicuramente la presa di posizione più netta contro il Psi, visto che, ad esempio, «la Repubblica», da tempo in conflitto con Craxi, in un articolo del 20 febbraio, pur sottolineando come Chiesa fosse vicino a Pillitteri e a Bobo Craxi, di fatto non andava oltre delle allusioni di un più generale coinvolgimento del partito17.
- 18 URL: < https://www.lazio900.it/oggetti/22636-riunione-della-direzione-nazionale-del-15-aprile-1992/ (...)
- 19 Ibidem.
21A distanza di due mesi dall’arresto di Chiesa si tennero le elezioni politiche, le quali videro, in termini generali, una tenuta del Psi rispetto alla battuta d’arresto subita dalla Dc, a fronte però del caso lombardo dove i socialisti subirono una dura sconfitta, visto che Bossi ottenne il doppio delle preferenze di Craxi. Nella Direzione nazionale del Psi, che si tenne dieci giorni dopo le elezioni, Craxi spiegò la sconfitta assegnando una certa rilevanza al caso Chiesa. A suo modo di vedere però, piuttosto che lo scandalo, a pesare era stato lo stillicidio di casi che avevano offuscato l’immagine del partito e segnalato la presenza «di una infezione di casi che [doveva] essere assolutamente combattuta e rimossa nella misura in cui questo è possibile con gli strumenti di controllo di un partito»18. Allo stesso modo, aveva pesato quella che Craxi definiva una vera e propria campagna di aggressione e diffamazione, basata su posizioni qualunquiste e costruite ad arte «da settori dell’informazione, rispondenti a centrali ed a lobbies diverse, ma tutte ben orientate a ottenere il fondamentale risultato», quello cioè di colpire i socialisti19.
- 20 Questa affermazione venne fatta da Funari nella puntata del 9 marzo 1992. In quell’occasione era pr (...)
22La crescente critica verso i partiti era quindi dovuta all’indignazione per il sistema di tangenti che stava venendo alla luce ma il risentimento popolare era amplificato anche dalla televisione, in particolare da due personalità come Gianfranco Funari e Michele Santoro. Funari, che in questo periodo con la trasmissione Mezzogiorno italiano raggiunse una certa notorietà, inserì in un programma non certo nato come format politico, la possibilità da parte del pubblico di fare delle domande ai politici intervenuti in studio, di fatto esponendoli a pesanti critiche. Lo stesso Funari, sia nei modi che nelle sue prese di posizione, incarnava appieno le pulsioni di gran parte della società italiana, tanto da premettere di non essere in linea con i programmi che si occupavano di politica, in quanto troppo simili a dei salotti, mentre, a suo modo di vedere, era giunto il momento di «legnare» i politici20. Il momentaneo successo delle trasmissioni di Funari, a cui non disdegnavano di partecipare i principali politici dell’epoca, testimonia il cambiamento di stagione, con l’approfondimento politico che esce dal classico format delle tribune, per diventare centrale in trasmissioni nate con altri obiettivi e rivolte a un pubblico diverso.
23Un ruolo ancora più importante nel veicolare la rabbia popolare contro i politici fu ricoperto da Michele Santoro, con la trasmissione televisiva di approfondimento politico, Samarcanda. In questo programma, per la prima volta, venivano messi in onda in prima serata temi che normalmente erano trattati in fasce orarie secondarie, come le mafie, i grandi misteri del paese e gli scandali politici. Furono quindi introdotti i collegamenti dalle piazze e l’intervento del cittadino o del telespettatore con toni populisti diretti contro per lo più i partiti di governo tanto che il programma venne sospeso per volere dei partiti prima delle elezioni politiche dell’aprile 1992.
- 21 URL: < https://www.raiplay.it/video/2016/09/watchfolder-t92121-811-SAMARCANDA-ok--B-R--1800mp4-9f1db135-a24d-4584-8ee3-16fdebf849fb.html > [consultato il 27 agosto 2021].
24Si prenda, ad esempio, la puntata di Samarcanda andata in onda in il 30 aprile del 1992 quando ormai le inchieste si stavano allargando e si aspettava da un momento all’altro il coinvolgimento dei più importanti leader nazionali21.
- 22 Ibidem.
- 23 GOZZINI, Giovanni, La mutazione individualista, cit., p. 141.
25La trasmissione si aprì direttamente con un collegamento dal Pio Albergo Trivulzio, con le interviste agli anziani ospiti della residenza mettendo in luce il sistema corruttivo messo in piedi da Chiesa22. La seconda parte del programma era dedicata a dei collegamenti in piazza in contemporanea a Milano e Catania. Gli inviati della trasmissione si spostavano nei luoghi investiti dalle inchieste, dalle Asl ai cantieri della metropolitana, intervistando il pubblico che lamentava ogni tipo di imbroglio. Nelle piazze la trasmissione allestì anche un centralino per permettere al pubblico di indicare a quale personalità affidare la bandiera delle due città in segno di rinnovamento, a Milano verrà scelto Umberto Bossi, a Catania Enzo Bianco. Il culmine della trasmissione si raggiunse però con Piero Chiambretti che senza nessuna fatica, scortato da un gruppo di cittadini arrabbiati, riuscì ad entrare nel palazzo della ragione Lazio interrompendo una seduta del Consiglio regionale per chiedere conto di alcuni scandali. Come ha scritto Gozzini, «la politica in Tv diventa così teatro e colosseo: clamore, urla, lacrime, chiacchiere, applausi e fischi a scena aperta»23.
- 24 Cuore, 11 maggio 1992.
- 25 «Quando l'ingegner Mario Chiesa, presidente della Baggina, fu arrestato sotto l’accusa di corruzion (...)
- 26 «Ma non è solo il potere socialista di Milano ad essere colpito. Con Tognoli e Pillitteri si arriva (...)
26In questo clima di generalizzata critica verso i partiti, il Psi sembra essere il principale obiettivo come sembra confermare l’accelerazione che questa campagna conobbe nel mese di maggio, quando le inchieste si allargarono, la Federazione socialista di Milano venne commissariata e affidata a Giuliano Amato, mentre personalità molto vicine a Craxi come Tognoli e Pillitteri furono raggiunte da un avviso di garanzia. Craxi e la sua famiglia vennero messi al centro di una campagna di accuse che puntavano a fare del segretario socialista il principale esponente di una classe politica corrotta. L’11 maggio del 1992, «Cuore» pubblicò in prima pagina un fotomontaggio che vedeva Craxi dietro le sbarre sovrastato dal titolo «Pensiero stupendo»24. Era infatti ormai diffusa nel Paese l’idea che un coinvolgimento del leader socialista nelle inchieste fosse ormai imminente. In questo momento, «la Repubblica», per mano di Scalfari, si schierò in maniera netta contro Craxi, come conferma l’editoriale del primo maggio. Il noto giornalista, accusò il Psi di essere il protagonista negativo del sistema delle tangenti milanesi visto che, pur partecipando anche gli altri partiti a questo sistema corruttivo, il Psi era stato il partito pilastro dell’amministrazione comunale e quindi, di fatto, il principale responsabile del malaffare25. Per questo motivo il coinvolgimento di Tognoli e Pillitteri confermava le responsabilità politiche e morali di Craxi, prima ancora che quelle penali. Per Scalfari, a questo punto, l’unica soluzione per il partito era spingere il segretario verso le dimissioni26.
- 27 ACQUAVIVA, Gennaro (a cura di), Bettino Craxi. Discorsi parlamentari (1969-1993), Roma-Bari, Laterz (...)
- 28 Ibidem.
27In questa situazione, Craxi decise di cambiare strategia. Se nella prima fase delle inchieste la posizione socialista tendeva a derubricare i casi di corruzione come individuali e a dipingere il partito come un corpo sano con al suo interno alcune mele marce, a partire dall’estate del 1992 le cose cambiarono nettamente. Il punto di partenza di questa nuova linea fu il discorso che il segretario socialista pronunciò alla Camera il 3 luglio del 1992. In quello che può essere considerato il suo discorso più noto, Craxi affermava che il problema del finanziamento dei partiti andava affrontato «con serietà e con rigore, senza infingimenti, ipocrisie, ingiustizie, processi sommari e grida spagnolesche»27. Secondo Craxi il finanziamento irregolare andava distinto dall’arricchimento personale, anche se quest’ultimo, per responsabilità dei partiti, era cresciuto a dismisura e andava assolutamente perseguito. Quello che Craxi ribadiva era però il costo dei partiti e il fatto che tutti avevano usufruito di risorse illecite per portare avanti la propria attività politica e questo tipo di finanziamento, certamente immorale, non poteva essere «utilizzato da nessuno come un esplosivo per far saltare un sistema, per delegittimare una classe politica, per creare un clima nel quale di certo non possono nascere né le correzioni che si impongono né un’opera di risanamento efficace, ma solo la disgregazione e l’avventura»28.
- 29 VALENTINI, Giovanni, «Chi difende tangentopoli», in la Repubblica, 4 luglio 1992, p. 1.
- 30 Ibidem.
- 31 CALDAROLA, Giuseppe, «Tutti fuorilegge, tutti in paradiso», in l’Unità, 4 luglio 1992, p. 1.
28A prescindere dalla validità delle tesi craxiane, quello che in questa sede ci interessa approfondire è il fatto che il discorso del leader socialista si rilevò del tutto controproducente, perché Craxi fu l’unico leader a prendere una posizione netta sul finanziamento ai partiti, finendo per diventare, e con lui il Psi, il simbolo della politica che tentava a tutti i costi di rimanere arroccata al potere. Questa impressione veniva confermata da «la Repubblica», secondo cui la confessione pubblica del leader socialista risultava quantomeno tardiva e opportunistica, visto che il quotidiano fondato da Scalfari era da anni che denunciava certe pratiche venendo però di fatto ignorato, sarebbe stato quindi meglio anticipare le inchieste correndo ai ripari molto prima29. L’atteggiamento di Craxi quindi rischiava «di sconfinare nell'arroganza del potere e nella protervia»30. Ancora più dura era la presa di posizione de «l’Unità» secondo cui Craxi non aveva pronunciato nessuna parola di scusa o «autocritica, ma solo auto-criminalizzazione per giungere all’autoassoluzione» facendo così passare il messaggio del «tutti fuorilegge, tutti in paradiso»31.
- 32 URL: < https://www.lazio900.it/oggetti/22561-riunione-della-direzione-del-6-agosto-1992/ [consulta (...)
- 33 Ibidem.
- 34 Ibidem.
- 35 Ibidem.
29Arrivati ad agosto Craxi continuò ad alzare il tiro, questa volta contro la magistratura, finendo così per intraprendere la strada che lo porterà ad inimicarsi anche parte del proprio partito. Nella riunione della Direzione del 6 agosto 1992, Craxi ribadì che i casi di corruzione, a causa della loro gravità, avevano suscitato una generale indignazione sulla quale si era «innestato un demagogico gioco al massacro che si rivolge[va] indistintamente contro il sistema dei partiti nazionali» mettendo così a rischio il sistema democratico32. Pur ribadendo che da parte del Psi non ci sarebbe stata nessuna difesa d’ufficio dei casi di corruzione personale, Craxi chiarì che i socialisti pretendevano che la magistratura agisse nel rispetto delle leggi e dei diritti dei cittadini. Infatti una azione di giustizia non poteva essere considerata tale se «inquinata da pregiudiziali politiche, influenze di tendenze politiche, di clans, di gruppi di pressione o addirittura se posta al servizio di manovre politiche»33. Craxi quindi ribadiva che, di fronte all’inaudita violenza e demagogia della magistratura andava trovata una soluzione a vantaggio di tutti coloro che erano stati inquisiti per il finanziamento illecito dei partiti, distinguendo tra coloro che avevano procurato fondi illeciti per le campagne elettorali o per finanziare altre attività di partito, da coloro che avevano approfittato a proprio vantaggio, sfruttando il nome del partito e del ruolo che ricoprivano34. Allo stesso tempo però, Craxi accusava i magistrati che svolgevano le inchieste con fini politici di essere corrotti in quanto c’erano stati arresti illegali, detenzioni illegali, deposizioni false e confessioni estorte35.
- 36 Ibidem.
- 37 Ibidem.
- 38 IGNAZI, Piero, Partito e democrazia. L’incerto percorso della legittimazione dei partiti, Bologna, (...)
30A questo punto Craxi introduceva un nuovo elemento di discussione, quello cioè sul ruolo dei partiti. Craxi era un convinto sostenitore della centralità dei partiti in un paese come l’Italia, tanto da non aver mai cavalcato l’onda dell’antipolitica come testimonia la sua netta presa di posizione di fronte al referendum sulla preferenza unica. Secondo il segretario socialista, i partiti dovevano difendersi dagli attacchi della magistratura e dell’opinione pubblica ribadendo di essere il motore della democrazia con la loro attività rappresentativa, associativa, e formativa36. I partiti quindi erano degli attori fondamentali, la cui gestione richiedeva, come nelle aziende privati, dei costi cospicui che non potevano essere negati perché senza di questi i partiti non potevano sopravvivere, e questo, secondo Craxi, avrebbe generato «forme di falsa democrazia, di democrazia guidata dai grandi strumenti di informazione e nulla più»37. In questo senso, Craxi non comprese quanto il malcontento verso i partiti fosse ormai dilagante e che, la stessa forma partito tipica del Novecento, stava imboccando una strada tesa alla sua trasformazione in forme completamente diverse38.
- 39 Discorso di Craxi sulla crisi dei partiti e le inchieste giudiziarie, Settembre 1992, URL: https:/ (...)
- 40 «Si vuole azzerare tutto e ridisegnare la mappa dei poteri. Contro i partiti, per la liquidazione d (...)
- 41 Ibidem.
- 42 Ibidem.
31Le prese di posizione di Craxi divennero ancora più dure, in seguito al suicidio del deputato socialista Moroni, dopo l’apertura di un’indagine nei suoi confronti. Si trattò di un caso che destò non poco scalpore anche per la lettera che il deputato socialista inviò al presidente della Camera, Napolitano, per denunciare il clima che si era diffuso in Italia. Secondo Craxi, il caso Moroni, testimoniava come il fine della magistratura non fosse perseguire la giustizia, ma cercare lo scandalo e il sensazionalismo in quanto si voleva sovvertire, estendere o usurpare i poteri andando così verso lo sfascio del regime democratico39. In questa direzione Craxi spiegava come si volesse azzerare tutto e ridisegnare la mappa dei poteri secondo un disegno predefinito, di cui i mezzi di comunicazione erano parte integrante40. Dal punto di vista di Craxi andava quindi distinto colui che si impegnava per reperire risorse per il partito da coloro che si arricchivano personalmente, ma questa distinzione sembrava funzionare al contrario per la magistratura, visto che secondo Craxi, i primi venivano trattati con un rigore eccessivo, mentre i secondi potevano permettersi di «trascorrere gli arresti in campagna»41. Questa diversità di trattamento era dovuta al fatto che scavando sul finanziamento illegale ci si imbatteva in nomi eccellenti e quindi questo procurava notorietà alla magistratura, mentre perseguire coloro che avevano comportamenti illegali per ragioni personali era un lavoro oscuro che non faceva finire sulle pagine dei giornali42.
- 43 «La fantasia e la realtà», in Avanti!, 23-24 agosto 1992, p. 1.
- 44 Ibidem.
32Come si nota, Craxi aveva ormai intrapreso una strada di aperta contrapposizione verso la magistratura e quei settori dell’opinione pubblica che fomentavano l’esplodere di sentimenti antipartitici. Si prenda il corsivo che venne pubblicato in prima pagina su l’«Avanti!», riconducibile a Craxi anche se non firmato apertamente. Nel suo intervento il segretario socialista attaccava direttamente Di Pietro, accusato di portare avanti un’inchiesta caratterizzata da «diversi aspetti non chiari e non convincenti, rapporti e relazioni connessi e collegabili all’inchiesta tutt’altro che chiari e tutt’altro che convincenti, un corso della giustizia che ha finito con il procedere a zigzag»43. Craxi procedeva poi mettendo in dubbio il ruolo del giudice milanese, spiegando che, con il tempo e attraverso una migliore conoscenza dei fatti, «potrebbe risultare che il dottor Di Pietro è tutt’altro che l’eroe di cui si sente parlare»44.
- 45 Gli intervistati indossano magliette con scritto «Milano ladrona Di Pietro non perdona» e mostrano (...)
33Ancora una volta le prese di posizione di Craxi si rivelarono essere un boomerang per il segretario socialista. Antonio Di Pietro era infatti un vero e proprio punto di riferimento per la società italiana, con manifestazioni pubbliche di sostegno da parte di settori della popolazione e dell’opinione pubblica che hanno pochi riscontri nella storia politica italiana. Dell’appoggio di cui godeva Di Pietro esistono diversi esempi, uno di questi è riscontrabile nella puntata del 15 giugno di Milano, Italia, condotta da Gad Lerner. La trasmissione aveva infatti come titolo d’apertura «L’Italia salvata dai magistrati? Dilaga l’effetto Di Pietro. E il palazzo di giustizia ha in mano le sorti della politica italiana», a cui seguiva il consueto bollettino di politici e imprenditori coinvolti nelle inchieste, e un’intervista ai giovani organizzatori di alcune manifestazioni a supporto di Di Pietro45.
34Anche «Cuore» intervenne a modo suo sulla questione. Il numero del 31 agosto riportava il seguente titolo: «Craxi aveva ragione: il giudice ha un passato inconfessabile. Di Pietro confessa: “sono stato socialista”». Il titolo poi continuava secondo un modello che rende bene l’idea del clima che si era creato nei confronti del Psi: «il magistrato in lacrime: “fino all’ultimo ho sperato che mi accusassero di pedofilia, di strage o di spaccio di eroina, purché non scoprissero la mia vecchia tessera del Psi”».
- 46 CALDAROLA, Giuseppe, «Vorremmo capire anche noi. È troppo?», in l’Unità, 24 agosto 1992, p. 1.
35Anche «l’Unità» prese posizione contro Craxi, il quale «dopo aver promosso il dirigente socialista più coinvolto nella questione morale, cioè De Michelis, ha attaccato i giudici, ha gridato al complotto, ha fatto una chiamata al correo per tutto il sistema politico, ha lasciato intendere che l’inchiesta sulle tangenti fosse più pericolosa delle tangenti stesse ha infine deciso di delegittimare moralmente il principale giudice di Milano»46.
- 47 Direzione ottobre 1992 intervento di Martelli, URL: < https://www.lazio900.it/oggetti/22563-riunione-della-direzione-nazionale-del-30-ottobre-1992/ > [consultato il 2 settembre 2021].
- 48 Ibidem.
- 49 Ibidem.
- 50 Ibidem. Si veda anche MARTELLI, Claudio, Ricordati di vivere, Milano, Bompiani, 2013, p. 573.
36A questo punto però, intervenne un fatto nuovo, che da tempo non si vedeva dentro il Psi craxiano; nel partito cominciò a svilupparsi un certo malcontento e alcuni esponenti socialisti mostrarono di non essere d’accordo con il leader. Mentre il neo ministro di area socialista, Carlo Ripa di Mena, inviava una lettera di solidarietà a Di Pietro, un dirigente storico come Giacomo Mancini espresse le sue critiche a Craxi prima in una lettera di protesta al quotidiano socialista poi in un’intervista concessa a «l’Unità». Secondo Mancini il modo di procedere di Craxi non era né serio né responsabile, in quanto ledeva fortemente l’immagine del partito anche alla luce del fatto che il ruolo di ministro della Giustizia era ricoperto da Martelli. Lo stesso Martelli, in occasione della riunione della Direzione nazionale del 30 ottobre 1992, espose le sue ragioni in maniera molto chiara. Su alcune questioni, Martelli si ritrovava in linea con il suo segretario, visto che era convinto che la delegittimazione dei partiti fosse dovuta a fenomeni degenerativi di tipo illegale ma soprattutto andasse legata a «quanti nel mondo dell’informazione o nell’amministrazione della giustizia, calpestando doveri di obiettività, di imparzialità pretendono di esercitare, di imporre, di urlare una loro supplenza, un loro diritto a plasmare dall’esterno le forze politiche o a praticare un’impossibile via giudiziaria al rinnovamento istituzionale»47. Quello che separava Martelli da Craxi era la posizione che il partito doveva assumere in un contesto simile, visto che, a suo avviso, il Psi appariva il partito che più di tutti veniva investito dalla crisi del sistema politico. In pratica il partito che dall’elezione a segretario di Craxi si era dipinto come il più innovatore, nel giro di poco tempo veniva identificato come quello «più impegnato a difendere il massimo possibile dell’attuale sistema»48. A questo punto Martelli puntava il dito direttamente contro Craxi, accusato con la sua leadership personale di aver bloccato il rinnovamento del partito e l’autoriforma morale, culturale e politica, tanto da aver favorito, a livello locale, i fattori di degenerazione e di oscuramento della vita democratica interna49. Secondo Martelli, l’unica possibilità era quella di dimissionare tutta la classe dirigente e procedere a un totale rinnovamento che però non poteva essere gestito da Craxi50.
- 51 «Vengo raggiunto da un avviso di garanzia, il primo della mia ormai lunga carriera politica, che mi (...)
- 52 CALDAROLA, Giuseppe, «Non sono parole da capo del governo», in l’Unità, 18 dicembre 1992, p. 1.
- 53 BARBATO, Andrea, «La parabola del condottiero», in l’Unità, 16 dicembre 1992, p. 4.
- 54 «Per quanto riguarda i socialisti, si direbbe che siano tornati ai tempi del Midas come percentuale (...)
37A rendere ancora più complicata la situazione intervennero le elezioni amministrative del 13 e 14 dicembre che videro il crollo del Psi, ma soprattutto il primo avviso di garanzia inviato a Craxi. La difesa del leader socialista era fondata su due punti fermi e cioè che i fatti a lui ascritti fossero di competenza dell’amministrazione del partito, mentre le sue funzioni di direzione lo esulavano da ogni responsabilità, e che inoltre era vittima di una campagna persecutoria ordita ad arte contro di lui fatta di «denigrazione, diffamazione o la calunnia»51. Come ormai avveniva da diversi mesi la tesi di Craxi tendente a parlare di complotto gli attirò più critiche che consensi. Secondo Giuseppe Caldarola, Craxi rappresentava il passato e «avrebbe potuto scegliere altre vie per difendere il suo onore politico ma ha preferito dare all’autodifesa un rovinoso significato politico generale gridando al complotto»52. Sempre sulle pagine del quotidiano comunista, Andrea Barbato, che pure era stato vicino al Psi, attribuiva a Craxi la colpa di essere stato impaziente e, visto che l’egemonia sulla sinistra italiana tardava a venire, il segretario socialista aveva collezionato errori come quello sul referendum sulla preferenza unica e l’appoggio a Cossiga, fino poi a essere ossessionato dal complotto ordito ai suoi danni da settori giornalistico-imprenditoriali per mano della magistratura53. Molto più duro era Eugenio Scalfari, secondo cui il Psi rischiava di scomparire pur di difendere ostinatamente il suo leader, tanto da invitare il Presidente del Consiglio, il socialista Giuliano Amato, a spingere Craxi verso le dimissioni in quanto «la permanenza di un indagato per corruzione al vertice dello stesso partito di cui fa parte il presidente del Consiglio crea[va] un’oggettiva incompatibilità morale e politica»54.
- 55 «Provate a vedere un partito diventare corte, e un decennio diventare feudo. Provate a sentirvi ado (...)
- 56 Ibidem.
- 57 «Grazie Bettino», in Cuore, 11 gennaio 1993.
- 58 URL: https://www.raiplay.it/video/2017/02/Milano-Italia-Puntata-del-16121992-b7db5afb-f6a5-420d-92 (...)
- 59 Si veda l’intervista di Lerner, URL: < https://www.raiplay.it/video/2017/03/Intervista-a-Gad-Lerner-e6efac8e-c508-498c-8529-21fe3d7fe1a4.html > [consultato il 2 settembre 2021].
- 60 SCALFARI, Eugenio,«Qualche luce molte ombre e arriva il Novantatre», in la Repubblica, 31 dicembre (...)
38Quello dell’avviso di garanzia fu il culmine della campagna contro Craxi portata avanti da «Cuore», visto che in questa occasione venne dato alle stampe un numero speciale. In prima pagina il direttore, Michele Serra, sintetizzava in maniera ironica le accuse che rivolgeva a Craxi. Secondo Serra, Craxi aveva trasformato il Psi in una corte adorante il leader, tanto da far credere a Craxi di essere infallibile e di non tollerare nessuna forma di critica55. Serra continuava poi descrivendo il giubilo dei lettori «anche se la bottiglia di champagne più grossa sia chiaro era la nostra, visto che era dai tempi di Caligola che un uomo di potere non era stato così odiato»56. A conferma del fatto che il giornale aveva ormai un ruolo importante in una parte dell’opinione pubblica, basti pensare che, il numero 99, quello dello speciale dedicato Craxi, «in occasione dei festeggiamenti per il primo avviso di garanzia al segretario del Psi [aveva] venduto 160.000 copie», record assoluto di vendite per il giornale57. Gad Lerner andò in onda con l’ultima puntata dell’anno della sua trasmissione proprio il 16 dicembre, dedicandola interamente al caso Craxi. La puntata, aperta dal titolo «La fine di Craxi», fu seguita da oltre 4 milioni di spettatori e mise in luce soprattutto un aspetto e cioè le divisioni interne al Psi. Quello che però emerge, in questa trasmissione, è il tentativo del conduttore di non voler mandare un messaggio univoco contro il Psi. Infatti, oltre alla platea divisa equamente fra sostenitori e oppositori di Craxi, si notano le perplessità di Lerner relative all’eccesivo risalto dato a una notizia che di fatto segnalava esclusivamente l’inizio di un’indagine58. Quella di Lerner era però una posizione che tendeva ad evitare l’uso di certi toni ma era isolata dentro l’opinione pubblica italiana59. Scalfari, alla fine del 1992, provava a fare un bilancio di un anno che aveva stravolto la situazione politica italiana mettendo sotto accusa il Psi. Infatti il noto giornalista sottolineava come «prima della giustizia penale, dovrebbe agire, anzi avrebbe dovuto agire per tempo, l'iniziativa politica la quale avrebbe dovuto sospendere immediatamente dalle cariche politiche i dirigenti inquisiti dalla magistratura. Questo comportamento, con molta fatica e molti ritardi, è avvenuto ormai dovunque salvo che nel Psi, cioè in uno dei punti più sensibili e più inquinati dalla generale corruttela del sistema partitocratico»60.
39Di fatto con il primo avviso di garanzia iniziò la fine della carriera politica di Craxi, il quale, nel febbraio del 1993 si dimise da segretario del Psi, ma il risentimento popolare verso di lui non cessò come dimostrano le famose immagini davanti l’Hotel Raphael del 30 aprile 1993, quando il parlamento negò l’autorizzazione a procedere. Iniziò quel lungo periodo che vide l’ex leader socialista cercare di affermare in tutti i modi la propria innocenza e denunciare l’accanimento giudiziario nei suoi confronti fino alla morte sopraggiunta nel 2000.
3. Conclusioni
- 61 TARCHI, Marco, Italia populista. Dal qualunquismo a Beppe Grillo, Bologna, Il Mulino, 2018, p. 234; (...)
40Alla luce di quanto detto è possibile giungere a delle conclusioni sui motivi che portarono il Psi a crollare nel giro di un anno, fino ad arrivare allo scioglimento nel 1994. Come detto il punto da cui partire è che, all’inizio degli anni Novanta: si crearono delle particolari condizioni che fecero emergere un forte sentimento antipartitico, che seppure sempre presente in Italia, con lo scoppio di Tangentopoli assunse caratteristiche fortemente populiste e divenne dominante con effetti dirompenti sul sistema italiano61. A tutto ciò vanno aggiunte le note questioni di portata generale: la crisi economica con la svalutazione della lira, l’ingresso nel sistema di Maastricht, la fine della Guerra fredda che portò a compimento il distacco dai partiti ideologici già visibile negli anni precedenti e infine l’offensiva mafiosa. Di fronte a questa situazione i partiti non seppero fornire risposte adeguate, finendo per dare l’impressione di badare solo alla conservazione del proprio ruolo, senza tenere conto dei sentimenti popolari. In questo contesto, già di per sé esplosivo, si andarono a inserire due nuovi attori che agirono in maniera congiunta e cioè la magistratura e l’opinione pubblica.
- 62 CAFAGNA, Luciano, La grande slavina, cit.
41Da una parte, la magistratura si affrancò totalmente dal potere politico e assunse un ruolo sostitutivo di questa finendo così per scatenare una guerra tra poteri dello Stato, che la portò anche ad evidenti forzature62. Dall’altra, l’opinione pubblica si schierò convintamente dalla parte della magistratura, facendo da amplificatore delle inchieste e aumentando nella società la percezione di trovarsi di fronte a un sistema interamente corrotto da trasformare radicalmente.
- 63 PINTO, Carmine, La fine di un partito, cit.
42In un contesto simile, Craxi, e con lui il Psi, finirono per diventare le principali vittime di questo sistema tanto da diventare il simbolo della corruzione. L’analogia tra socialisti e tangenti avvenne per diverse motivazioni che vanno dal fatto che il Psi, non godendo di finanziamenti esteri, cercò di ridurre il gap economico con gli altri partiti attraverso altri strumenti, alla trasformazione della forma partito, avviata negli anni Ottanta, fino alle prese di posizione di Craxi. Il leader socialista fu il precursore in Italia di forme di personalizzazione della politica, tanto da trasformare il Psi, da partito storicamente diviso in correnti, in un partito quasi personale. Questo ebbe un effetto decisivo nella campagna contro il Psi del 1992, visto che le vicende del segretario finirono per coinvolgere il partito nella sua interezza, come dimostrarono i fallimentari tentativi di far sopravvivere il Psi al suo segretario portati avanti prima da Benvenuto e poi da Del Turco63. Ad esempio, il coinvolgimento nelle inchieste dei leader storici della Dc, non comportò l’uscita di scena definitiva dei post-democristiani che continuarono a svolgere un certo ruolo anche dopo le elezioni del 1994.
43Inoltre, nel caso del Psi, alla trasformazione in un partito personale si era affiancato il disegno craxiano di rendere il Partito socialista il più possibile in linea con la società degli anni Ottanta, costruendo un’immagine moderna che passava per i congressi faraonici e l’ingresso nel partito di personalità esterne che avevano poco a che fare con la tradizione del Psi, aspetto che una parte della sinistra, anche socialista, e dell’opinione pubblica non perdonò mai a Craxi.
44Infine, Craxi sembrò non curarsi del cambiamento di clima che si era generato in Italia, finendo per reagire in maniera scomposta agli attacchi dell’opinione pubblica, la quale assecondò le pulsioni popolari ed identificò nel segretario socialista la vittima sacrificale ideale per mettere sotto processo l’intero sistema politico. Emblematico, in questo senso, il caso della rivista satirica «Cuore» e «la Repubblica» che portarono avanti una campagna durissima contro Craxi sia per le ragioni appena elencate, sia perché era ancora viva la memoria degli scontri degli anni Ottanta.
45Per quanto riguarda le trasmissioni televisive, alcune di queste portarono avanti una critica generalizzata al sistema dei partiti finendo per fornire un’immagine fatta di piazze piene di cittadini onesti contro un manipolo di corrotti presenti dentro i partiti. Diverso il caso di Gad Lerner, il quale, pur non assumendo una posizione a difesa dei partiti cercò comunque di far emergere i limiti del clima di caccia alle streghe che si era venuto a creare in Italia.
- 64 ORSINA, Giovanni, La democrazia del narcisismo. Breve storia dell’antipolitica, Venezia, Marsilio, (...)
46In conclusione, come ha scritto Giovanni Orsina, «il meccanismo che rovescia Craxi da leader nazionale in capro espiatorio è il frutto dell’intersezione fra tre processi involutivi: della strategia socialista, del regime repubblicano, dello stesso leader»64.
- 65 Craxi ha sostenuto questa tesi fino alla sua scomparsa, si veda, ad esempio, l’intervista concessa (...)
47Una volta dimessosi da segretario, e fino alla sua morte, Craxi continuò a sostenere con sempre maggiore determinazione due punti fermi della sua visione di Tangentopoli e cioè il fatto che si trattò di un complotto ordito da parti della magistratura e dell’opinione pubblica che con calcolo avevano colpito il Psi mentre gli ex comunisti erano stati esclusi volutamente dalle inchieste65.
- 66 COLOMBO, Gherardo, Il vizio della memoria, Milano, Feltrinelli,1995, p. 155.
- 67 MARTELLI, Claudio, Ricordati di vivere, cit., p. 591.
48La tesi di Craxi non era priva di elementi di verità visto che anche Gherardo Colombo, uno dei protagonisti delle inchieste, ha affermato che i mezzi di comunicazione erano più interessati ai nomi coinvolti nelle inchieste e agli aspetti esteriori del sistema delle tangenti piuttosto che ad evidenziare le implicazioni negative sull’economia che tale sistema generava66. Quello che però Craxi non sottolineava era la responsabilità che i partiti avevano nel non aver impedito la degenerazione del sistema e la sua nel non aver voluto affrontare con decisione le storture all’interno del suo partito e nel mondo politico in generale. Come ha scritto Martelli, «Craxi accettò il rischio mortale di diventare l’ultimo samurai di un sistema che doveva cambiare perché era giunto al capolinea»67.
49Infine un’ultima considerazione. La vicenda del Psi può essere analizzata secondo una doppia chiave di lettura, una che possiamo definire interna e un’altra esterna. La prima, quella interna alla storia del socialismo italiano, ci consente di riflettere sul Psi craxiano e di conseguenza sul fatto che furono alcune prese di posizione e alcune decisioni politiche di Craxi a contribuire alla fine del partito. La seconda, quella esterna, ci permette di utilizzare la vicenda del Psi come uno strumento utile a costruire un paradigma interpretativo sulla fine della Prima Repubblica.
- 68 POMBENI, Paolo, Il sistema dei partiti dalla Prima alla Seconda repubblica, in COLARIZI, Simona, PO (...)
- 69 FABBRINI, Sergio, Radiografia di una transizione politica, in GERVASONI, Marco, UNGARI, Andrea (a c (...)
50In particolare è possibile utilizzare la storia del Psi nel 1992 per riflettere sulle modalità secondo cui avvena la transizione. Quello italiano di inizio anni Novanta è un passaggio del tutto peculiare, sia se confrontato con altri momenti di svolta nella storia nazionale, sia in rapporto con eventi simili a livello europeo. Infatti, tutte le transizioni si sono verificate in seguito a una guerra oppure a un cambio di regime, si pensi al fascismo, alla Repubblica di Weimar oppure alla Quinta repubblica francese, con effetti dirompenti, in primis, sul sistema costituzionale e di conseguenza su quello dei partiti. In Italia, nel 1992, invece, è avvenuto qualcosa di insolito per una moderna democrazia occidentale e cioè, a fronte di una relativa stabilità dell’impianto costituzionale, è corrisposta una radicale trasformazione dei partiti. Proprio per questo, se ci si limitasse ad una prima osservazione storica, non si dovrebbe parlare di transizione, ma guardando a come la società italiana ha percepito i primi anni Novanta, si può affermare che in Italia si sia verificata effettivamente una svolta, interpretata dalla coscienza comune come periodizzante68. In un contesto simile sarebbe quindi più appropriato parlare di transizione politica piuttosto che istituzionale, in quanto nel loro complesso le istituzioni repubblicane ressero l’urto69. Inoltre, quella italiana fu una transizione particolare anche perché fu portata avanti dalla magistratura e dall’opinione pubblica, in un clima fortemente dominato dall’antipolitica e dal populismo, e che di fatto non portò alla nascita di un nuovo regime politico. Non ci furono infatti rilevanti interventi in campo costituzionale ma solo la stesura della nuova legge elettorale, che comunque non risolse il problema della frammentazione partitica e dell’instabilità dei governi. Le modalità con cui avvenne la transizione ha avuto delle ripercussioni che sono tuttora riscontrabili nel sistema politico italiano, come dimostrano i continui cambiamenti delle leggi elettorali, la debolezza dei partiti e infine l’instabilità dei governi. Il caso del Psi, e in generale della fine della Prima Repubblica, ci permettono un’ulteriore riflessione sul funzionamento delle moderne democrazie in particolare per quanto riguarda la divisione dei poteri. A venir meno, nel 1992, fu il rispetto delle proprie prerogative da parte della magistratura che assunse il ruolo di supplente di un sistema politico in crisi di credibilità, avvantaggiata sia dall’immobilismo dei partiti che non seppero rispondere alla crisi con un deciso processo di rinnovamento, sia dall’opinione pubblica che fomentò i sentimenti di antipolitica e antipartitici sempre presenti sotto traccia in Italia e pronti ad esplodere.
51Insomma non certo il modo migliore per avviare la trasformazione di un sistema politico che aveva sicuramente bisogno di una revisione.
Note
1 A conferma del fatto che il 1992 abbia rappresentato una data periodizzante basti pensare all’importante numero di opere che uscirono in quel periodo sulla storia dell’Italia contemporanea. Si veda Scoppola, Pietro, La repubblica dei partiti. Profilo storico della democrazia in Italia 1945-1990, Bologna, Il Mulino, 1991; Lanaro, Silvio, Storia dell’Italia repubblicana dal dopoguerra agli anni Novanta, Venezia, Marsilio, 1992; Lepre, Aurelio, Storia della prima Repubblica: l’Italia dal 1942 al 1992, Bologna, Il Mulino, 1993; Ginsborg, Paul, L’Italia del tempo presente: famiglia, società civile, Stato 1980-1996, Torino, Einaudi, 1998; Santarelli, Enzo, Storia critica della Repubblica. L’Italia dal 1945 al 1994, Milano, Feltrinelli, 1996; Storia dell’Italia repubblicana, 3 voll., Torino, Einaudi, 1994-1997; Cafagna, Luciano, La grande slavina. L’Italia verso la crisi della democrazia, Venezia, Marsilio, 1993. La lista dei volumi usciti negli ultimi anni sull’Italia repubblicana è molto lunga, a titolo esemplificativo si vedano: Craveri, Piero, L’arte del non governo. L’inesorabile declino della Repubblica italiana, Venezia, Marsilio, 2016; Soddu, Paolo, La via italiana alla democrazia. Storia della repubblica 1946-2013, Roma-Bari, Laterza, 2017; Colarizi, Simona, POMBENI, Paolo, GIOVAGNOLI, Agostino (a cura di), L’Italia contemporanea dagli anni Ottanta ad oggi, vol. III, Roma, Carocci, 2014; CRAINZ, Guido, Autobiografia di una repubblica: le radici dell’Italia attuale, Roma, Donzelli, 2009; DE BERNARDI, Alberto, Un paese in bilico. L’Italia degli ultimi trenta anni, Roma-Bari, Laterza, 2014; GIOVAGNOLI, Agostino (a cura di), Interpretazioni della Repubblica, Bologna, Il Mulino,1998; ID., La Repubblica degli italiani. 1946-2016, Roma-Bari, Laterza, 2016; GENTILONI SILVERI, Umberto, Storia dell’Italia contemporanea, 1943-2019, Bologna, Il Mulino, 2019; DI NUCCI, Loreto, La democrazia distributiva. Saggio sul sistema politico dell’Italia repubblicana, Bologna, Il Mulino, 2016; COLARIZI, Simona, GERVASONI, Marco, La tela di penelope. Storia della Seconda Repubblica, Roma-Bari, Laterza, 2014.
2 MUSELLA, Luigi, Craxi, Roma, Salerno Editrice, 2015, p. 297.
3 RIDOLFI, Maurizio, Tangentopoli storia e memoria, in Colarizi, Simona, POMBENI, Paolo, GIOVAGNOLI, Agostino (a cura di), L’Italia contemporanea dagli anni ottanta ad oggi, cit., pp. 67-84; GOZZINI, Giovanni, La mutazione individualista. Gli italiani e la televisione, 1954-2011, Roma-Bari, Laterza, 2011.
4 RIDOLFI, Maurizio, L’Italia a colori. Storia delle passioni politiche dalla caduta del fascismo ad oggi, Firenze, Le Monnier, 2015, p. 82.
5 BARBACETTO, Gianni, GOMEZ, Peter, TRAVAGLIO, Marco, Mani pulite. La vera storia, 20 anni dopo, Roma, Editori Riuniti, 2002; DAMILANO, Marco, Eutanasia di un potere: storia politica d'Italia da tangentopoli alla seconda Repubblica, Roma-Bari, Laterza, 2012.
6 COLARIZI, Simona, GERVASONI, Marco, La cruna dell’ago: Craxi il partito socialista e la fine della Repubblica, Roma-Bari, Laterza, 2005; MUSELLA, Luigi, Craxi, cit.; PINTO, Carmine, La fine di un partito: il Partito Socialista Italiano dal 1992 al 1994, Roma, Editori Riuniti, 1999; ACQUAVIVA, Gennaro, COVATTA Luigi ( a cura di), Il crollo. Il Psi nella crisi della prima Repubblica, Venezia, Marsilio, 2012.
7 DELLA PORTA, Donatella, VANNUCCI, Alberto, Un paese anormale. Come la classe politica ha perso l’occasione di Mani pulite, Roma-Bari, Laterza, 1999, p. 55; CRAVERI, Piero, L’arte del non governo, cit., p. 452; BRUTI LIBERATI, Edmondo, Magistratura e società nell’Italia repubblicana, Roma-Bari, Laterza. 2018.
8 MUSELLA, Luigi, «“Questione morale” e costruzione pubblica di un giudizio nei processi ai politici degli anni Novanta», in Memoria e ricerca, 32, 3/2009, pp. 43-59.
9 BARBACETTO, Gianni, GOMEZ, Peter, TRAVAGLIO, Marco, Mani pulite, cit., pp. 9-10.
10 «Nella vita delle istituzioni culturali, c’è sempre stata una iniziativa, una presenza, una fattiva collaborazione dei socialisti milanesi. È una grande tradizione amministrativa e tale deve rimanere. Chi la tradisce, chi la offende deve essere allontanato dal posto di responsabilità che non merita», URL: < https://www.lazio900.it/oggetti/80162-craxi-a-la-notte/ > [consultato il 3 settembre 2021].
11 «Lo scandalo del Pio Albergo Trivulzio è una storia penosa che ci ha profondamente umiliati, abbiamo subito separato drasticamente le responsabilità perché la disonestà di questo caso non è nostra ma solo di chi l’ha compiuta. Ci si può rimproverare di non averlo saputo prevenire. La verità è che noi ci troviamo nella stessa posizione del magistrato che pure aveva condotto delle serie indagini ma che non era riuscito ad accertare nulla e che ora è costretto come noi a dichiarare la sua sorpresa». Ibidem.
12 Ibidem.
13 Cuore, 31 marzo 1991.
14 GERVASONI, Marco, La guerra delle sinistre: socialisti e comunisti dal ’68 a Tangentopoli, Venezia, Marsilio, 2013.
15 Sulla stessa linea si ponevano la vignetta di Altan che ritraeva due uomini, con il primo che affermava: «Questi socialisti non pensano che a rubare». La risposta del suo interlocutore era: «È la loro preferenza unica». Cuore, 24 febbraio 1992.
16 «Finalmente una tragedia mineraria degna di un paese evoluto. 400 socialisti milanesi sepolti vivi in un caveau. Li avevano avvertiti che scavare sotto la sede della Cariplo era pericoloso, ma loro coraggiosi e sprezzanti, avevano tentato lo stesso. A provocare il disastro sarebbe stato il nemico numero uno del socialista: il micidiale vapore emanato da casseforti, tasche e portafogli privi di denaro. Queste esalazioni […] generalmente tollerate dalle persone normali, sugli aderenti al Psi hanno effetti devastanti». Cuore, 9 marzo 1992.
17 «Bobo Craxi, segretario cittadino, sospira e ha un fil di voce. Chiesa, come si dice in gergo politico, gli era molto vicino; insieme avevano fatto più d'una uscita pubblica al fianco dell’allora sindaco Pillitteri. Chiesa sorrideva di gusto accanto al cognato e al figlio del gran capo», TESTA, Vittorio, «Per il PSI ora Chiesa è un marziano», in la Repubblica, 20 febbraio 1992, p. 6.
18 URL: < https://www.lazio900.it/oggetti/22636-riunione-della-direzione-nazionale-del-15-aprile-1992/ > [consultato il 3 settembre 2021].
19 Ibidem.
20 Questa affermazione venne fatta da Funari nella puntata del 9 marzo 1992. In quell’occasione era presente in studio, tra gli altri, il socialista Aniasi, al quale il pubblico da casa e lo stesso Funari rivolsero solo domande relative al caso Chiesa. L’audio dell’intera puntata è disponibile sul sito di Radio radicale al seguente link, URL: < https://www.radioradicale.it/scheda/45178/la-trasmissione-mezzogiorno-italiano-condotta-da-gianfranco-funari > [consultato il 27 agosto 2021].
21 URL: < https://www.raiplay.it/video/2016/09/watchfolder-t92121-811-SAMARCANDA-ok--B-R--1800mp4-9f1db135-a24d-4584-8ee3-16fdebf849fb.html > [consultato il 27 agosto 2021].
22 Ibidem.
23 GOZZINI, Giovanni, La mutazione individualista, cit., p. 141.
24 Cuore, 11 maggio 1992.
25 «Quando l'ingegner Mario Chiesa, presidente della Baggina, fu arrestato sotto l’accusa di corruzione e concussione, il segretario politico del suo partito, Bettino Craxi, ne fu molto amareggiato, ma si consolò col dire che, appunto, i mariuoli ci sono nelle migliori famiglie e che quello era comunque il primo ed unico caso di corruzione nell’amministrazione milanese. Dopodiché voltò pagina, l’ottimo leader socialista, e tornò ad occuparsi di grandi questioni nazionali: una nuova maggioranza politica da inventare, la sinistra da ricomporre, i presidenti delle Camere da eleggere, la corsa al Quirinale e quella a Palazzo Chigi cui, possibilmente, partecipare. Intanto i sostituti procuratori di Milano, con encomiabile e prudente fermezza, continuavano a raccogliere prove, documenti, testimonianze, estratti di conti correnti italiani e svizzeri, e a spiccare avvisi di garanzia e ordini di cattura. E continuano tuttora. È presto ancora per concludere su questo gigantesco affare di “collusione e concussione ambientale”, ma una cosa è fin d’ora certissima: a Milano tutti sapevano che non si lavorava con gli Enti pubblici se non pagando fior di tangenti, e tutti sapevano che i principali terminali politici di questo partito trasversale di mascalzoni erano nella Dc, non lasciavano indenne il Pci e allignavano soprattutto nel Psi, partito-pilastro da quarant’anni nell’amministrazione milanese, alla quale ha ininterrottamente fornito sindaci e assessori». SCALFARI, Eugenio, «Il partito trasversale di mariuoli e mascalzoni», in la Repubblica, 1° maggio 1992, p. 1.
26 «Ma non è solo il potere socialista di Milano ad essere colpito. Con Tognoli e Pillitteri si arriva in realtà al centro del sistema, al centro di quella “concussione ambientale” descritta dagli inquirenti milanesi, che ha nella sede nazionale del Psi e nella segreteria politica di quel partito i suoi massimi referenti. Con Tognoli e Pillitteri - politicamente anche se non giudiziariamente - si arriva a Bettino Craxi. […] Il partito di Nenni e di De Martino, il partito di Sandro Pertini e di Riccardo Lombardi, deve ora decidere se sciogliere la banda che l'ha occupato per tanti anni o saldare definitivamente ad essa il proprio destino. Decisione ardua, ma a questo punto non più oltre rinviabile». SCALFARI, Eugenio, «E adesso è aperta la questione Craxi», in la Repubblica, 3 maggio 1992, p. 1.
27 ACQUAVIVA, Gennaro (a cura di), Bettino Craxi. Discorsi parlamentari (1969-1993), Roma-Bari, Laterza, 2007, pp. 479-480.
28 Ibidem.
29 VALENTINI, Giovanni, «Chi difende tangentopoli», in la Repubblica, 4 luglio 1992, p. 1.
30 Ibidem.
31 CALDAROLA, Giuseppe, «Tutti fuorilegge, tutti in paradiso», in l’Unità, 4 luglio 1992, p. 1.
32 URL: < https://www.lazio900.it/oggetti/22561-riunione-della-direzione-del-6-agosto-1992/ > [consultato il 2 settembre 2021].
33 Ibidem.
34 Ibidem.
35 Ibidem.
36 Ibidem.
37 Ibidem.
38 IGNAZI, Piero, Partito e democrazia. L’incerto percorso della legittimazione dei partiti, Bologna, Il Mulino, 2019, cap. V.
39 Discorso di Craxi sulla crisi dei partiti e le inchieste giudiziarie, Settembre 1992, URL: < https://www.lazio900.it/oggetti/166144-sulla-crisi-del-sistema-dei-partiti-e-le-inchieste giudiziarie/ > [consultato il 2 settembre 2021].
40 «Si vuole azzerare tutto e ridisegnare la mappa dei poteri. Contro i partiti, per la liquidazione dei partiti, senza indicazioni di sorta sul futuro. Non può essere soltanto capriccio o voglia di gloria a poco prezzo di questo o quel giornalista. Ci sono convergenze, punti d’incontro, snodi, e silenzi, omissioni, ipocrisie, ostinazioni, del tutto incomprensibili rispetto a una normale vita democratica. L'opinione pubblica è purtroppo indifesa da queste insidie e si lascia trascinare su una strada che ha al suo fondo un vero baratro». Ibidem.
41 Ibidem.
42 Ibidem.
43 «La fantasia e la realtà», in Avanti!, 23-24 agosto 1992, p. 1.
44 Ibidem.
45 Gli intervistati indossano magliette con scritto «Milano ladrona Di Pietro non perdona» e mostrano palloncini con scritto «Di Pietro siamo noi». Da sottolineare che l’atteggiamento di Lerner verso gli organizzatori di questi eventi è molto critico e tende a far emergere le mancanze di questi gruppi. Il video è disponibile al seguente link: URL: < https://www.raiplay.it/video/2017/02/Milano-Italia-Puntata-del-15061992-ae2d5376-0b72-44f1-8594-c0c8c039472a.html > [consultato il 2 settembre 2021].
46 CALDAROLA, Giuseppe, «Vorremmo capire anche noi. È troppo?», in l’Unità, 24 agosto 1992, p. 1.
47 Direzione ottobre 1992 intervento di Martelli, URL: < https://www.lazio900.it/oggetti/22563-riunione-della-direzione-nazionale-del-30-ottobre-1992/ > [consultato il 2 settembre 2021].
48 Ibidem.
49 Ibidem.
50 Ibidem. Si veda anche MARTELLI, Claudio, Ricordati di vivere, Milano, Bompiani, 2013, p. 573.
51 «Vengo raggiunto da un avviso di garanzia, il primo della mia ormai lunga carriera politica, che mi chiama in causa per fatti che possono rientrare nella sfera di responsabilità della amministrazione del partito ma ai quali, nell’esercizio delle mie funzioni di direzione politica io sono estraneo, vengono citati una serie di episodi cui io non ho partecipato o concorso né direttamente né indirettamente e per gran parte dei quali io non ne avevo neppure conoscenza indiretta, si tratta di entrate considerate illegali, dislocate in un lungo arco temporale, e buona parte delle quali, come mi informa l’ufficio amministrazione, erano state regolarmente iscritte a bilancio», URL: < https://www.lazio900.it/oggetti/22619-riunione-della-direzione-nazionale-del-17-dicembre-1992/ > [consultato il 2 settembre 2021].
52 CALDAROLA, Giuseppe, «Non sono parole da capo del governo», in l’Unità, 18 dicembre 1992, p. 1.
53 BARBATO, Andrea, «La parabola del condottiero», in l’Unità, 16 dicembre 1992, p. 4.
54 «Per quanto riguarda i socialisti, si direbbe che siano tornati ai tempi del Midas come percentuale di consenso ottenuto; ma non è così. Il Psi rischia d’essere cancellato dalla geografia politica italiana e ancora il suo segretario e la sua guardia pretoria si ostinano a difendere le ultime ridotte sbrecciate da ogni lato: spettacolo di alta drammaticità, degno d’esser raccontato da un Victor Hugo o da uno Zola se non fosse per la pochezza dei personaggi e la miserabilità degli interessi coinvolto. SCALFARI, Eugenio, «Un cumulo di macerie», in la Repubblica, 16 dicembre 1992, p. 1.
55 «Provate a vedere un partito diventare corte, e un decennio diventare feudo. Provate a sentirvi adorato dalle damazze ricche e sceme, dalle sciantose, dalle attricette. Provate a sentirvi indistruttibili, infallibile, tanto da giudicare ogni critica come una sordida trama e ogni ostilità come frutto dell’invidia. Provate ad abituarvi al servilismo dell’informazione, così che ogni giornalista libero vi sembrerà un farabutto pagato dal nemico. Provateci: e se non siete molto intelligenti (dunque carichi di dubbi su voi stessi), diventerete anche voi Bettino Craxi». SERRA, Michele, «È colpa della società», in Cuore, 21 dicembre 1992.
56 Ibidem.
57 «Grazie Bettino», in Cuore, 11 gennaio 1993.
58 URL: < https://www.raiplay.it/video/2017/02/Milano-Italia-Puntata-del-16121992-b7db5afb-f6a5-420d-92ed-b9e844996d79.html > [consultato il 2 settembre 2021].
59 Si veda l’intervista di Lerner, URL: < https://www.raiplay.it/video/2017/03/Intervista-a-Gad-Lerner-e6efac8e-c508-498c-8529-21fe3d7fe1a4.html > [consultato il 2 settembre 2021].
60 SCALFARI, Eugenio,«Qualche luce molte ombre e arriva il Novantatre», in la Repubblica, 31 dicembre 1992, p. 1.
61 TARCHI, Marco, Italia populista. Dal qualunquismo a Beppe Grillo, Bologna, Il Mulino, 2018, p. 234; CHIARINI, Roberto, Storia dell’antipolitica dall'Unità a oggi perché gli italiani considerano i politici una casta, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2021.
62 CAFAGNA, Luciano, La grande slavina, cit.
63 PINTO, Carmine, La fine di un partito, cit.
64 ORSINA, Giovanni, La democrazia del narcisismo. Breve storia dell’antipolitica, Venezia, Marsilio, 2018, p. 158.
65 Craxi ha sostenuto questa tesi fino alla sua scomparsa, si veda, ad esempio, l’intervista concessa a Bruno Vespa nel 1999 disponibile al seguente link: URL: < https://www.youtube.com/watch?v=AEyfULEeP7g > [consultato il 20 settembre 2021].
66 COLOMBO, Gherardo, Il vizio della memoria, Milano, Feltrinelli,1995, p. 155.
67 MARTELLI, Claudio, Ricordati di vivere, cit., p. 591.
68 POMBENI, Paolo, Il sistema dei partiti dalla Prima alla Seconda repubblica, in COLARIZI, Simona, POMBENI, Paolo, GIOVAGNOLI, Agostino, ( a cura di), L’Italia contemporanea dagli anni Ottanta ad oggi, cit., pp. 307-331.
69 FABBRINI, Sergio, Radiografia di una transizione politica, in GERVASONI, Marco, UNGARI, Andrea (a cura di), Due repubbliche: politiche e istituzioni dal delitto Moro a Berlusconi, Soveria Mannelli, Rubbettino pp. 33-63; SODDU, Paolo, La via italiana alla democrazia, cit., p. 210.
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Notizia bibliografica digitale
Achille Conti, «Partiti, tangenti e opinione pubblica. Il caso del Partito socialista italiano», Diacronie [Online], N° 49, 1 | 2022, documento 2, online dal 29 mars 2022, consultato il 22 mars 2025. URL: http://0-journals-openedition-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/diacronie/17913; DOI: https://0-doi-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/10.4000/130m1
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