Saverio Almini, Arturo Andreoletti (1884-1977)
Saverio ALMINI (a cura di), Arturo Andreoletti (1884-1977), Busto Arsizio, Nomos, 2019, 223 pp.
Testo integrale
Credits: (C) Nomos
- 1 Il termine archival turn è la traduzione di tournant documentaire, espressione coniata nell’ambito (...)
- 2 BURTON, Antoinette (ed.), Archive Stories: Facts, Fictions, and the Writing of History, Durham & Lo (...)
1A partire dagli anni Novanta l’archival turn1 che ha investito le scienze umane e sociali ha favorito il proliferare di studi nei quali l’archivio diviene soggetto della narrazione, con l’obbiettivo di svelare i processi politici, sociali, culturali sottesi alla produzione, conservazione e, eventualmente, perdita del patrimonio documentario2.
- 3 Saverio Almini è archivista con una lunga esperienza professionale e di docenza presso l’Università (...)
- 4 Gregorio Taccola è attualmente assegnista di ricerca nel settore della storia contemporanea presso (...)
- 5 Andrea Bianchi è capogruppo degli Alpini a Songavazzo e autore di numerose pubblicazioni sulla stor (...)
2Coerentemente con questo approccio, il recente volume Arturo Andreoletti (1884-1977), curato da Saverio Almini3 con il contributo di Gregorio Taccola4 e Andrea Bianchi5, esplora il lascito documentario di Arturo Andreoletti, prodotto di una lunga attività di animazione culturale e intermediazione politico-istituzionale e, allo stesso tempo, specchio di alcune delle vicende più complesse della storia italiana nel periodo compreso tra la Belle époque e gli anni Settanta dello scorso secolo.
3Il testo si confronta con la poliedrica personalità di Andreoletti e scandaglia le molte “vite” di questo personaggio: valoroso combattente nella “guerra bianca”, funzionario con un ruolo chiave nella Milano degli anni Venti, fondatore dell’Associazione nazionale alpini (ANA), consulente per ambiziosi progetti e instancabile promotore di iniziative per la commemorazione e la costruzione di una memoria condivisa del primo conflitto mondiale.
4Il volume beneficia dei risultati di una ricerca condotta in concomitanza con il centenario dell’ANA e di un recente intervento realizzato su iniziativa delle Civiche raccolte storiche di Milano, nel corso del quale sono stati indagati i problemi e le opportunità legati alla conservazione e alla trasmissione della memoria della Grande Guerra.
5Il testo procede in ordine cronologico, adottando una ripartizione che si basa sulle vicende biografiche di Andreoletti e che pertanto include tre sezioni riguardanti, rispettivamente, gli anni giovanili del protagonista, spesi in larga parte sulle vette dolomitiche prima come alpinista e poi come coordinatore di un gruppo di volontari armati impegnati nella causa irredentista (Ascendere. Le origini, la formazione, gli ideali, 1884-1915); le campagne militari sul fronte delle Dolomiti nel reggimento degli Alpini e le successive esperienze professionali e culturali sino al 1946, con particolare riferimento all’importante ruolo di Andreoletti nella fondazione dell’ANA nel 1919 (Lottare. Partecipe del destino della nazione, 1915-1946); le numerose iniziative assunte da Andreoletti per la definizione e la trasmissione di una memoria condivisa della partecipazione degli alpini alla Grande Guerra fino alla sua morte, nel 1977 (Ritornare. Il presente interroga il passato, 1946-1977).
- 6 MILLAN, Matteo, «In Defence of Freedom? The Practices of Armed Movements in Pre-1914 Europe: Italy, (...)
6La prima parte del volume contribuisce in modo originale allo studio della mobilitazione armata e del volontarismo irredentista nella Belle époque, un tema attualmente oggetto di un rinnovato interesse in un’ottica transnazionale e socio-culturale6, superando le strettoie di un approccio “tradizionale” appiattito sullo studio dei movimenti nazionalisti.
- 7 Su questi aspetti si veda: ARMIERO, Marco, Le montagne della patria. Natura e nazione nella storia (...)
7Questa prima sezione risulta di interesse anche per gli storici ambientali, grazie alla presentazione e all’analisi di una parte del ricco patrimonio fotografico e cartografico prodotto da Andreoletti nella sua attività di alpinista, grazie al quale è possibile ricostruire le caratteristiche fisiche e simboliche del massiccio delle Dolomiti negli anni precedenti la Grande Guerra7.
- 8 Per un inquadramento generale su questi temi si rimanda a: ISNENGHI, Mario, Il mito della Grande Gu (...)
8La seconda parte, forse la più interessante di tutto il volume, in considerazione dell’ampio spettro di nodi storiografici affrontati, si sofferma inizialmente sull’esperienza di Andreoletti al fronte, nel corso della quale ebbe inizio la sua attività di raccolta di testimonianze sul ruolo degli Alpini, riprendendo dunque temi e categorie concettuali dal ricco filone di indagine dedicato alla memoria del conflitto e al suo ruolo nel processo di nazionalizzazione delle masse8.
- 9 Per una panoramica sulla “nuova storiografia” del Risorgimento, caratterizzata da un approccio cult (...)
- 10 Sulla figura dell’“uomo nuovo” plasmata dalla Grande Guerra si rimanda a: LEED, Eric J., No Man’s L (...)
9L’esame del materiale prodotto e raccolto da Andreoletti, inoltre, conferma ulteriormente come in Italia la Grande Guerra sia stata vissuta dai suoi stessi protagonisti come la prosecuzione del Risorgimento, dal momento che essa avrebbe portato a compimento il processo di fondazione della nazione attraverso l’acquisizione delle “terre irredente”9; allo stesso tempo, il testo evidenzia l’impatto dell’esperienza al fronte sulla coscienza storica e civica di un’intera generazione, all’origine di cocenti disillusioni, ma anche di una nuova consapevolezza dell’importanza della memoria e della partecipazione10.
- 11 TACCOLA, Gregorio, Raccogliere, ordinare ed esporre nei musei storici. Le fonti sulla Grande guerra (...)
10Successivamente sono ricostruite le vicende legate alla creazione dell’ANA (1919) e alla partecipazione del protagonista alla nascita dell’Archivio della Guerra (1924) e del Museo della Guerra (1935), fondati da Antonio Monti, personaggio di spicco dell’ambiente intellettuale milanese11.
11In particolare emerge come il contributo di Andreoletti sia stato determinante, non solo per gettare le basi di una storia pubblica del corpo degli Alpini e del contributo offerto da questo alla Grande Guerra, ma anche per forgiare una nuova identità e un nuovo ruolo per gli ex-combattenti, coerente con le necessità del dopoguerra e allo stesso tempo decisamente originale rispetto alla retorica della “vittoria mutilata” e all’esplosione della violenza politica che caratterizzarono il biennio rosso:
- 12 ALMINI Saverio (a cura di), Arturo Andreoletti (1884-1977), contributi di Gregorio TACCOLA e Andrea (...)
Attraverso l’A.N.A., costituita in quel momento, in larga parte, da ex ufficiali, Andreoletti intendeva propagandare l’idea, nei confronti della cittadinanza borghese di Milano, che la massa degli ex combattenti Alpini era unita e concorde nel credere in un futuro di ricostruzione e di pace12.
12Nei paragrafi centrali del testo, inoltre, il percorso professionale di Andreoletti viene puntualmente ricostruito, evidenziando i momenti di passaggio dovuti a vicende personali e soprattutto al rapporto conflittuale con il regime (Andreoletti non prese mai la tessera del Pnf), causa principale del suo allontanamento dai vertici dell’ANA (1928) e dell’abbandono del prestigioso incarico di Segretario di gabinetto del Comune di Milano per una carriera di dirigente nel settore tessile.
- 13 MELIS, Guido, La macchina imperfetta. Immagine e realtà dello stato fascista, Bologna, Il Mulino, 2 (...)
13La puntuale ricostruzione delle reti di relazioni intrattenute da Andreoletti in questa fase particolarmente complessa della sua esistenza umana e professionale contribuisce pertanto allo studio del ruolo delle élites lombarde nell’affermazione e nel consolidamento del fascismo, confermando allo stesso tempo l’“imperfezione” della macchina burocratico-amministrativa del Regime, incapace di affermare un progetto coerente che superasse la dimensione dello scontro personale e del clientelismo locale13.
14La terza e ultima parte della ricerca si concentra sul periodo successivo alla seconda guerra mondiale, durante il quale Andreoletti si dedicò ad una instancabile opera di raccolta e sistemazione di testimonianze e cimeli sulla Grande Guerra combattuta dagli Alpini e sulla storia dell’Ana, senza perdere la sua vis polemica, pure mossa da una costante esigenza di franchezza e onestà intellettuale, e continuando a coltivare una vasta gamma di interessi e passioni anche nell’età senile.
15Il processo di rielaborazione della memoria guidato da Andreoletti con la collaborazione di importanti figure della società italiana e le numerose iniziative progettate nel suo studio di villa La Vetta, splendida dimora sulle rive del lago di Como, sono ricostruite puntualmente, mettendo in luce i meccanismi consapevoli e inconsapevoli alla base dell’attività di “custode della memoria” perseguita da Andreoletti anche attraverso la formazione di un lascito documentario di immenso valore.
16Nelle ultime pagine, la dimensione corale del testo è rafforzata dalla presenza di alcune testimonianze, le quali esplorano ulteriori sfaccettature della personalità di Andreoletti e del significato della sua attività culturale, dando voce a coloro che ebbero occasione di incontrarlo o di portare avanti la sua opera.
Note
1 Il termine archival turn è la traduzione di tournant documentaire, espressione coniata nell’ambito della medievistica francofona per definire un nuovo approccio alle fonti storiche, nel quale l’attenzione è rivolta al processo di formazione e trasformazione degli archivi, non più visti come oggetti passivi ma come una forma di narrazione, influenzata da pratiche politiche, culturali e sociali; la riflessione sull’archivio come soggetto è stata inizialmente stimolata dal dibattito epistemologico animatosi a seguito della pubblicazione del noto saggio di DERRIDA, Jacques, Mal d’Archive: Une Impression Freudienne (Paris, Galilée, 1995), nel quale il filosofo affermava l’impossibilità di sottrarsi ai condizionamenti imposti dal documento scritto nell’interpretazione del passato. (SCHENK, Dietmar, «Pouvoir de l’archive et vérité historique», in Écrire l’histoire, 13-14, 2014, pp. 35-53).
2 BURTON, Antoinette (ed.), Archive Stories: Facts, Fictions, and the Writing of History, Durham & London, Duke University Press, 2005; LOPES, Filipa, Researching the archive, studying family history: a doctoral research project on the viscondes de Vila Nova de Cerveira e Marqueses de Ponte de Lima archive, in PEREIRA ROSA, Maria de Lurdes et al. (eds.), Recovered Voices, newfound questions: Family archives and Historical Research, Coimbra, Universidade de Coimbra, 2019, pp. 199-225.; DE VIVO, Filippo, GUIDI, Andrea, SILVESTRI, Alessandro, «Archival Transformations in Early Modern European History», in European History Quarterly, XLVI, 3/2016, pp. 421-434; OCCHI, Katia, «Fra storia e archivistica. Riflessioni introduttive», in Studi Trentini, 97, 2/2018, pp. 341-345.
3 Saverio Almini è archivista con una lunga esperienza professionale e di docenza presso l’Università Statale di Milano e altri atenei.
4 Gregorio Taccola è attualmente assegnista di ricerca nel settore della storia contemporanea presso il Dipartimento di Sociologia e ricerca sociale dell’Università di Milano Bicocca; i suoi interessi di ricerca si rivolgono prevalentemente alla storia culturale e al processo di costruzione della memoria storica nelle raccolte museali e nei fondi documentari.
5 Andrea Bianchi è capogruppo degli Alpini a Songavazzo e autore di numerose pubblicazioni sulla storia dell’ANA e dei suoi protagonisti.
6 MILLAN, Matteo, «In Defence of Freedom? The Practices of Armed Movements in Pre-1914 Europe: Italy, Spain and France», in European History Quarterly, XLVI, 1/2016, pp. 48-71.
7 Su questi aspetti si veda: ARMIERO, Marco, Le montagne della patria. Natura e nazione nella storia d’Italia. Secoli XIX e XX, Torino, Einaudi, 2013.
8 Per un inquadramento generale su questi temi si rimanda a: ISNENGHI, Mario, Il mito della Grande Guerra: da Marinetti a Malaparte, Bari, Laterza, 1970; FUSSEL, Paul, La Grande Guerra e la memoria moderna, Bologna, Il Mulino, 1984; WINTER, Jay, Forms of kinship and remembrance in the aftermath of the Great War, in WINTER Jay, SIVAN, Emmanuel (ed.), War and Remembrance in the Twentieth Century, Cambridge, Cambridge University Press, 1999, pp. 40-60; JANSEN-VERBEKE, Myriam, GEORGE, Evan W., Reflections on the Great War Centenary: From warscapes to memoryscapes in 100 years, in BUTLER, Richard, SUNTIKUL, Wantanee (ed.), Tourism and War: A Complex Relationship, London-New York, Routledge, 2012, pp. 273-287; BEAUPRÉ, Nicolas, «The Great War: from witnesses to historians, from memory to history?», in Témoigner. Entre histoire et mémoire, 118, 2014, pp. 48-54.
9 Per una panoramica sulla “nuova storiografia” del Risorgimento, caratterizzata da un approccio culturale e da un focus sulla costruzione dell’identità nazionale italiana a partire dalla (ri)elaborazione del mito risorgimentale, si veda: BAIONI, Massimo, «Identità nazionale e miti del Risorgimento nell’Italia liberale. Problemi e direzioni di ricerca», in Storia e problemi contemporanei, 22, 11/1998, pp. 17-40; BANTI, Alberto Mario, Sublime madre nostra. La nazione italiana dal Risorgimento al fascismo, Roma-Bari, Laterza, 2011; RIDOLFI, Maurizio, «Feste civili e religioni politiche nel ‘laboratorio’ della nazione italiana (1860-1895)», in Memoria e Ricerca, 5/1995, pp. 83-108; ALBERGONI, Gianluca, «Sulla “Nuova Storia” del Risorgimento: Note per una discussione», in Società e Storia, 120, 2008, pp. 349-366; BANTI, Alberto Mario, GINSBORG, Paul, Per una nuova storia del Risorgimento, in IID. (a cura di), Storia d’Italia, Annali 22: Il Risorgimento, Torino, Einaudi, 2007, pp. XXIII–XLI; KÖRNER, Axel, RIALL, Lucy, «Introduction: the new history of Risorgimento nationalism», in Nations and nationalism, 15, 3/2009, pp. 396-401.
10 Sulla figura dell’“uomo nuovo” plasmata dalla Grande Guerra si rimanda a: LEED, Eric J., No Man’s Land. Combat and Identity in World War I, Cambridge, Cambridge University Press, 1979; GENTILE, Emilio, L’apocalisse della modernità. La Grande Guerra per l’uomo nuovo, Milano, Mondadori, 2008.
11 TACCOLA, Gregorio, Raccogliere, ordinare ed esporre nei musei storici. Le fonti sulla Grande guerra nel Museo del Risorgimento di Milano tra storia culturale e Archival Turn (1915-1943), tesi di Dottorato in Storia, cultura e teorie della società e delle istituzioni, XXX ciclo, Università degli Studi di Milano, Milano, a.a. 2016/17.
12 ALMINI Saverio (a cura di), Arturo Andreoletti (1884-1977), contributi di Gregorio TACCOLA e Andrea BIANCHI, testimonianze di Orazio ANDRICH, Andrea BIANCHI, Mariolina CATTANEO, Busto Arsizio, Nomos, 2019, p. 102; sulla costruzione del “mito” degli alpini nell’Italia del Novecento si rimanda a: MONDINI, Marco, Alpini. Parole e immagini di un mito guerriero, Roma-Bari, Laterza, 2008.
13 MELIS, Guido, La macchina imperfetta. Immagine e realtà dello stato fascista, Bologna, Il Mulino, 2018.
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Notizia bibliografica digitale
Elisa Tizzoni, «Saverio Almini, Arturo Andreoletti (1884-1977)», Diacronie [Online], N° 44, 4 | 2020, documento 20, online dal 29 décembre 2020, consultato il 11 décembre 2024. URL: http://0-journals-openedition-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/diacronie/15472; DOI: https://0-doi-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/10.4000/12fgx
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