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III. Recensioni
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Corrado Malandrino, Stefano Quirico, L’idea di Europa. Storia e prospettive

Alberto Scigliano
Notizia bibliografica:

Corrado MALANDRINO, Stefano QUIRICO, L’idea di Europa. Storia e prospettive, Roma, Carocci, 2020, 284 pp.

Testo integrale

Corrado MALANDRINO, Stefano QUIRICO, L’idea di Europa. Storia e prospettive, Roma, Carocci, 2020, 284 pp.Visualizza l'immagine
Credits: Corrado MALANDRINO, Stefano QUIRICO, L’idea di Europa. Storia e prospettive, Roma, Carocci, 2020, 284 pp.
  • 1 Ad esempio il recente MALANDRINO, Corrado, QUIRICO, Stefano, «L’Europa in crisi d’identità», in De (...)

1Quanto è attuale, cioè cum tempora, un libro che voglia ricostruire la storia dell’idea di Europa? Molto, specialmente oggi, in un contesto che pare aver accantonato la centralità della nozione di Europa, oggettivata in appartenenza, in identità e in afflato storico. Corrado Malandrino e Stefano Quirico, rispettivamente professore e ricercatore di Storia delle dottrine politiche presso l’Università del Piemonte Orientale, pubblicano a quattro mani il presente volume, interamente dedicato ad autori e correnti di pensiero che in una qualche misura si siano confrontati con lo screziato, vasto e problematico concetto di Europa. Da molti anni entrambi gli autori si occupano dell’idea di Europa: Malandrino è infatti titolare della cattedra Jean Monnet di Storia dell’integrazione europea, mentre Quirico ha dedicato gli ultimi lavori al problema dell’identità europea1. Il libro è dunque uno sbocco naturale per un percorso di ricerca e collaborazione pluriennale. Prendendo spunto dalla frattura della Brexit, il volume indaga le tappe della costruzione dell’idea di Europa, fornendo in modo organico, specialmente nell’Introduzione (a firma Malandrino), uno sguardo storiografico dedicato al tema. Vengono in tal modo identificate – in via di massima ma non senza soffermarsi su alcuni punti basilari – le scuole di pensiero che hanno ragionato sulla storia continentale, vista come destino generale e unico di nazioni sì variegate e tuttavia destinate irriducibilmente all’inevitabile condivisione non solo di un comune bagaglio culturale, ma anche di una comune sorte.

  • 2 CROCE, Benedetto, Storia d’Europa nel secolo decimonono, Bari, Laterza, 1932.
  • 3 CHABOD, Federico, Storia dell’idea d’Europa, Bari, Laterza, 1967, pp. 48-53. Sebbene non sia riport (...)
  • 4 MACHIAVELLI, Niccolò, Il Principe. Testo e saggi, a cura di Giorgio INGLESE, Roma, Treccani, 2013, (...)

2Già Benedetto Croce con la Storia dell’Europa nel secolo decimonono (1932)2 stabiliva alcune delle coordinate della riflessione sull’idea di Europa, caratterizzate dai topoi, generatisi all’indomani della Grande Guerra, di disarmo e abbandono di mire egemoniche – ma all’epoca della stesura purtroppo tardivi e fuori luogo – idealizzando l’idea di Europa attraverso l’assimilazione alla sua storia recente, il XIX secolo. Seppur preso nella ricerca delle fonti soggiacenti le utopie di emendamento e progresso ottocentesche, che lo travagliavano in seguito al collasso del liberalismo borghese, Croce non fornisce ulteriori impulsi alla storia dell’idea europea, che solo con Federico Chabod si struttura invece in una vera e propria scuola storiografica. Questa riflessione, precisano infatti gli autori, inizia a scandagliare in via diacronica (erano d’altronde gli albori della Intellectual History) un concetto che lo storico aostano aveva giustamente classificato come vago e confuso. Che cos’è l’Europa? Escludendo il mero significato geografico, di per sé parimenti indefinito (che tipo di Europa è oltre i Carpazi? E lo è fino agli Urali?), Chabod ha avuto l’indiscutibile merito di tentare una ricostruzione della trasformazione concettuale di un termine che – scopriamo gradualmente attraverso le pagine del volume – ha avuto talvolta o natura di contrapposizione (l’Europa non è l’Asia e non è l’Africa, affermava Machiavelli) o volontaristica. La contrapposizione all’altro non-europeo restituisce per sottrazione l’idea machiavelliana di Europa, che fa a meno della cristianità e dell’impero germanico, come ci dice Chabod3, per portare a galla la natura europea, caratterizzata dal suo unico modo di organizzarsi politicamente. Chabod attraverso Machiavelli, facendo leva proprio su questo aspetto civico, sottolinea come all’interno del Principe da un lato il sultano turco troneggi su una schiera di servi inerti, ma dall’altro il re di Francia, sineddoche di Europa, sia invece immerso in un sistema politico che concede una dialettica di potere alle moltitudini di baroni, che difficilmente potrebbe essere messo in discussione4.

  • 5 MALANDRINO, Corrado, QUIRICO, Stefano, L’idea di Europa. Storie e prospettive, Roma, Carocci, 2020, (...)

3Ma le moltitudini europee sono svariate: sono gli Stati-nazione, la statualità che si decentra o accentra, sono le sfumature culturali di altrettanti popoli. E questa complessità ha richiesto metodologie e obiettivi d’indagine storica diversificati, che mirano o hanno mirato a diverse soluzioni. Il volume passa in rassegna ogni approccio, analizzandone e contestualizzandone deficit e punti di forza. Emergono così i paradigmi di massima che hanno condotto il susseguirsi delle riflessioni: la Bellizität perenne fra XVI e XIX secolo e la conseguente propensione a instaurare per contrasto una pace duratura; il problema della Germania come potenza post-imperiale; la crescente e inevitabile intelaiatura delle economie continentali e infine, dopo il secondo conflitto mondiale, la progressiva marginalizzazione dell’Europa a causa della logica dei blocchi. Gli autori mettono l’accento su quest’ultimo punto, al quale ha fatto seguito la sempre più stringente necessità di riportare la discussione sul tema dell’unione, da perseguire secondo una strada federalista o sovranazionale, in un contesto che Jürgen Habermas ha definito post-nazionale e che «investe la problematica inerente la capacità dell’Europa di dare sicurezze ai suoi cittadini attraverso l’iter di costruzione politica delle sue istituzioni»5. Un tema che è tanto attuale quanto spinoso.

  • 6 VIOLA, Paolo, L’Europa moderna. Storia di un’identità, Torino, Einaudi, 2004.
  • 7 ALBERTINI, Mario, Il Risorgimento e l’unità europea, Napoli, Guida, 1979.
  • 8 DE MATTEI, Rodolfo, «L’idea di unione europea durante il Risorgimento», in Rivista di studi politic (...)
  • 9 Sul punto cfr. il libello di MORANDI, Carlo, L’idea dell’unità politica d’Europa nel XIX e XX secol (...)
  • 10 GOODRICK-CLARKE, Nicholas, Black Sun: Aryan Cults, Esoteric Nazism, and the Politics of Identity, N (...)
  • 11 Cfr. PERTICI, Roberto, Mazzinianesimo, Fascismo, Comunismo. L’itinerario politico di Delio Cantimor (...)
  • 12 MALANDRINO, Corrado, QUIRICO, Stefano, L’idea di Europa. Storia e prospettive, cit., pp. 24-25.
  • 13 Cfr. CARRARD, Philippe, The French Who Fought for Hitler. Memories From The Outcasts, Cambridge, Ca (...)

4In questo senso il discorso esclusivamente politico di Chabod parrebbe allora storiograficamente lontano, anche alla luce di quello che Paolo Viola ebbe modo di sostenere ne L’Europa moderna. Storia di una identità (2005)6, in cui armi e cristianità vengono posti al centro dell’innegabile successo globale del vecchio continente. Tuttavia rimane un dato di fatto che il rapporto pluricentrico fra gli Stati-nazione continentali originatosi in epoca moderna sia stato messo in discussione da fattori esterni (montante globalizzazione, Guerra fredda, nuove minacce come il terrorismo internazionale), ed è forse in questo frangente che riprende vigore la riscoperta volontaristica della vocazione all’unione, che gli autori definiscono giustamente «risorgimentale», anche a partire da Il Risorgimento e l’Unità europea (1979) di Mario Albertini7 – ma alcune conclusioni erano state in parte anticipate da Rodolfo de Mattei8 – che si sofferma sull’analisi del tentativo di portare a compimento quel discorso ottocentesco naufragato nel 19149. Va comunque notato che l’Europa caduta che risorge o, meglio, l’idea di una nuova Europa che deve risorgere, non è però un discorso a esclusivo appannaggio di liberali, democratici e federalisti. Un supposto nazionalismo europeo, già presente nella Weltanschauung fascista, non a caso viene ripreso proprio a fine guerra, mantenendosi saldo almeno fino alla fine degli anni Ottanta, all’interno dei movimenti di estrema destra10. Certo, le strofe inziali di un inno del periodo, «Risorgi Europa, risorgi sul mondo/Risorgi più grande, risorgi con noi/Europa Nazione, Nazione sarà», tradiscono una rivendicazione identitaria che si autoalimenta inconsapevolmente di un’illuministica pretesa di egemonia culturale sul mondo. L’idea alla base dell’europeismo neofascista è infatti ripreso da quello imperiale fascista11, e mira alla supposta unità del Sacro Romano Impero e, ancora più a ritroso, a quella latina e alla discendenza indoeuropea che affratella i popoli del continente. Identità continentale che, proprio gli autori sottolineano, già Carlo Curcio nel 1934 aveva traslato da «madre di nazioni» a «figlia di nazioni»12. La compressione tra sfera statunitense e sfera sovietica ha avuto effettivamente il duplice effetto di mettere in moto sia il primissimo processo di integrazione europea, che la riflessione sui primati culturali e identitari svaniti dopo la guerra. Ed è così che gli ideologi della nuova destra radicale come Jean Thiriart e la sua Jeune Europe in Belgio o Adriano Romualdi e il Centro Studi Ordine Nuovo in Italia, o ancora il Groupement de recherche et d’études pour la civilisation européenne di Alain de Benoist, proponevano in tal senso un ripensamento dei nazionalismi, avvertiti ormai come sclerotizzati all’interno della divisione est-ovest. In altri termini, i giovani neofascisti europei affastellavano l’idea di un’Europa di sintesi e allineamento fra i vari nazionalismi continentali, alla luce di quello che era successo a Berlino nel maggio del 1945, quando la difesa della città era stata affidata anche a volontari francesi inquadrati nelle SS13.

  • 14 Qualcosa in più è stato invece scritto sull’europeismo fascista, si vedano ad esempio: COFRANCESCO, (...)
  • 15 MALANDRINO, Corrado, QUIRICO, Stefano, L’idea di Europa. Storie e prospettive, cit., p. 32.
  • 16 Cfr. SOFIA, Francesca, Ebrei dEuropa, in Europa. Culture e società, Roma, Istituto dell’Encicloped (...)

5Sebbene questa fattispecie particolare (e a nostra conoscenza poco studiata14) non trovi spazio nel volume di Malandrino e Quirico, ed è anche comprensibile data la mole imponente di questioni prioritarie, le decine di autori presi in esame restituiscono comunque il cammino transtemporale di un’idea immanente che, come a ragione viene scritto, nel mondo della Realpolitik contemporanea abbisogna però anche «di uno spazio pubblico caratterizzato dalla democrazia rappresentativa e partecipativa, nonché [del] riconoscimento di una cittadinanza europea»15 che, pur nel rispetto delle identità nazionali, debba comunque essere «di primo grado» e compiuta in diritti e doveri. È all’interno di questo quadro che nel libro viene a delinearsi un’immagine in itinere dell’Europa politica, in un percorso tutt’altro che netto, e che va accomunando molti degli intellettuali europei, dalla respublica christiana medievale al XXI secolo. Sia lecito dire che il ritratto che emerge forse resta troppo legato alla sfera della teorizzazione concettuale: il desiderio di una stabilità continentale di Kant, Voltaire e Montesquieu – sinteticamente ma efficacemente trattati nel volume – rimangono delle gocce nel mare della polimorfia competitiva europea, già annotata da Guicciardini e Machiavelli, che ultimamente ha ripreso vigore con i movimenti euroscettici. Ma alla stessa maniera interessanti sono le parti dedicate a Saint-Simon, a Lemonnier e a Mazzini, e soprattutto quelle devote a due personaggi cruciali per comprendere le trasformazioni dell’idea di Europa: il conte Coudenhove-Kalergi e Julien Benda. Se il primo è oramai associato all’idea della Pan-Europa come uno dei pilastri di un mondo multipolare – sebbene non sia segnalato che il progetto appartenesse in realtà all’ebreo viennese Alfred Fried, il quale nel 1909 aveva costituito all’interno della Deutsche Friedensgesellschaft un ufficio pan-europeo – è con Benda che l’ebraismo diventa protagonista, dopo che negli anni Trenta aveva rivendicato l’idea di un’Europa universale, volontaria e illuminista. Una «nazione europea» che rigettasse l’emotività e il mito, ponendosi in posizione esattamente speculare alle istanze europeiste fasciste. Ecco, forse da Fried e Benda si potrebbe riflettere intorno a un tema oggi poco battuto, cioè l’idea di Europa nell’ebraismo europeo, che la pluralità diasporica contribuisce a rendere forse più attento a un concetto di nazione non basale ed esclusivistico16.

  • 17 VON DER LEYEN, Ursula, «European response to the coronavirus: Protecting people’s health and ensuri (...)

6La densità del libro, suddiviso in tre parti principali (L’idea di Europa nella storia del pensiero politico; L’idea di Europa nel processo di integrazione e L’Europa oltre la crisi) contiene comunque molteplici snodi cruciali per comprendere la complessità intrinseca dell’Europa e la traiettoria che essa ha intrapreso, non sottraendosi dal delineare anche i dibattiti più recenti sul futuro dell’UE sia nelle destre che nelle sinistre. L’ampia bibliografia utilizzata corrobora tanto il progetto alla base del volume che la sua messa in opera, consolidando anche una scorrevole lettura. Se c’è una virtù ulteriore di questa tipologia di libri, al di là dell’argomento precipuo, è quella di mettersi alla prova, oggi, con una sintesi e un’analisi sistematica di grandi temi della storiografia spesso e incolpevolmente scalzati da studi fin troppo particolaristici ed evenemenziali. Bilanciando storia e attualità, il libro di Malandrino e Quirico ci ricorda che le spinte alla base dei discorsi centripeti di pace e democrazia istituzionale continentale rimangono ancora dinamici, laddove invece manca evidentemente la volontà politica dei governi di dare un’alternativa ai movimenti che negano il destino comune dell’Europa. Conclude il volume, infine, una postilla (a firma Quirico) sull’idea di Europa durante la recente pandemia di Covid-19. Dimostrando ancora una volta i ritardi e lo sviluppo mancato di un’effettiva Europa delle istituzioni, ci si chiede giustamente se questo nuovo imprevisto possa fornire ulteriori argomenti alle ragioni del ripiegamento nazionale della politica; fermo restando – va ammesso con franchezza – che la risposta europea all’epidemia di coronavirus, almeno nelle sue prime fasi, non solo non è stata efficiente, ma non ha operato nemmeno secondo i principii, declamati ma non reificati, di solidarietà comunitaria, optando talvolta per discutibili scelte di spicciolo interesse particolare. Ai posteri il giudizio sull’appello impietoso di Ursula von der Leyen, che in una delle settimane più acute per contagi e decessi è stata costretta a redarguire i partner europei per la condivisione di materiale sanitario17.

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Note

1 Ad esempio il recente MALANDRINO, Corrado, QUIRICO, Stefano, «L’Europa in crisi d’identità», in De Europa, III, 1/2020, pp. 7-16 e QUIRICO, Stefano, «“Europa”: dall’integrazione comunitaria all’età dei sovranismi», in Historia Magistra, XI, 29, 2019, pp. 49-57.

2 CROCE, Benedetto, Storia d’Europa nel secolo decimonono, Bari, Laterza, 1932.

3 CHABOD, Federico, Storia dell’idea d’Europa, Bari, Laterza, 1967, pp. 48-53. Sebbene non sia riportato dal volume di Malandrino e Quirico, la lettura di Chabod non fu immune da critiche. Si veda ad esempio ZANZI, Luigi, «Recensione a Federico Chabod, L’idea di nazione, Laterza, Bari, 1961, pp. 186, e Storia dell’idea d’Europa, Laterza, Bari, 1961, pp. 204», in Il federalista. Rivista di politica, III, 6/1961, p. 289: «L’Idea di nazione e Storia dell’idea di Europa sono libri di Federico Chabod: che con il crisma della novissima autorità di chi li ha scritti susciteranno nella gente che li leggerà l’idea di una genuina soluzione dei problemi che i titoli suggeriscono: ma nel caso i titoli sono ingannevoli promesse. […] Se, in contrapposizione alla nazionalità, si sceglie il paradigma dell’unità, allora è subito arbitrario cominciare con Machiavelli la storia di una “idea” politica dell’Europa: perché tralasciare, in una parola, il Sacro Romano Impero? Se s’abbandona questo criterio, e si sceglie quello dell’individuazione delle caratteristiche di un continente, allora il discorso non è più politico e l’unità stessa del continente considerato diviene sempre più scialba, e sempre più letteraria: tant’è che Chabod finisce con il tratteggiare la storia delle formulazioni delle caratteristiche della “civiltà europea”, la qual cosa è ben meno della storia dell’idea d’Europa».

4 MACHIAVELLI, Niccolò, Il Principe. Testo e saggi, a cura di Giorgio INGLESE, Roma, Treccani, 2013, p. 80.

5 MALANDRINO, Corrado, QUIRICO, Stefano, L’idea di Europa. Storie e prospettive, Roma, Carocci, 2020, p. 31.

6 VIOLA, Paolo, L’Europa moderna. Storia di un’identità, Torino, Einaudi, 2004.

7 ALBERTINI, Mario, Il Risorgimento e l’unità europea, Napoli, Guida, 1979.

8 DE MATTEI, Rodolfo, «L’idea di unione europea durante il Risorgimento», in Rivista di studi politici internazionali, XXXV, 2/1968, pp. 186-201.

9 Sul punto cfr. il libello di MORANDI, Carlo, L’idea dell’unità politica d’Europa nel XIX e XX secolo, Milano, Marzorati, 1948.

10 GOODRICK-CLARKE, Nicholas, Black Sun: Aryan Cults, Esoteric Nazism, and the Politics of Identity, New York-London, New York UP, 2003, pp. 30, 52-62.

11 Cfr. PERTICI, Roberto, Mazzinianesimo, Fascismo, Comunismo. L’itinerario politico di Delio Cantimori (1919-1943), Milano, Jaca Book, 1997, pp. 51-58.

12 MALANDRINO, Corrado, QUIRICO, Stefano, L’idea di Europa. Storia e prospettive, cit., pp. 24-25.

13 Cfr. CARRARD, Philippe, The French Who Fought for Hitler. Memories From The Outcasts, Cambridge, Cambridge UP, 2010.

14 Qualcosa in più è stato invece scritto sull’europeismo fascista, si vedano ad esempio: COFRANCESCO, Dino, «Il mito europeo del fascismo (1939-1945)», in Storia Contemporanea, XIV, 5/1983, pp. 5-45; FIORAVANZO, Monica, «Mussolini, il fascismo e l’idea dell’Europa», in Italia Contemporanea, 262, 1/2011, pp. 7-27.

15 MALANDRINO, Corrado, QUIRICO, Stefano, L’idea di Europa. Storie e prospettive, cit., p. 32.

16 Cfr. SOFIA, Francesca, Ebrei dEuropa, in Europa. Culture e società, Roma, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, 2018, pp. 449-456.

17 VON DER LEYEN, Ursula, «European response to the coronavirus: Protecting people’s health and ensuring that goods flow in the internal market», videomessaggio su Twitter.com, 15 marzo 2020, URL: < https://twitter.com/vonderleyen/status/1239221732218744833 > [consultato il 25 luglio 2020].

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Alberto Scigliano, «Corrado Malandrino, Stefano Quirico, L’idea di Europa. Storia e prospettive»Diacronie [Online], N° 43, 3 | 2020, documento 12, online dal 29 octobre 2020, consultato il 17 mai 2025. URL: http://0-journals-openedition-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/diacronie/14348; DOI: https://0-doi-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/10.4000/12dun

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Autore

Alberto Scigliano

Alberto Scigliano è assegnista di ricerca presso l’Università del Piemonte Orientale. Si è addottorato in Storia d’Europa nel 2018 e si occupa di pensiero politico ebraico, repubblicanesimo in età moderna e uso delle fonti bibliche nel pensiero politico. È stato inoltre borsista presso l’Universitat Haifa (Israele) e al Centro Studi “Paolo Prodi” sulla Storia Costituzionale dell’Università di Bologna.
URL: < http://www.studistorici.com/progett/autori/#Scigliano >

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