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III. Recensioni
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Marcello Flores, Mimmo Franzinelli, Storia della Resistenza

Pascal Oswald
Notizia bibliografica:

Marcello FLORES, Mimmo FRANZINELLI, Storia della Resistenza, Roma-Bari, Laterza, 2019, 673 pp.

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Marcello FLORES, Mimmo FRANZINELLI, Storia della Resistenza, Roma-Bari, Laterza 2019, 673 pp.Visualizza l'immagine
Credits: Marcello FLORES, Mimmo FRANZINELLI, Storia della Resistenza, Roma-Bari, Laterza 2019, 673 pp.
  • 1 Marcello Flores D’Arcais, nato a Padova nel 1945, è stato Professore di Storia comparata e Storia d (...)
  • 2 Mimmo Franzinelli, nato a Cedegolo nel 1954, si è laureato in Scienze Politiche presso l’Università (...)
  • 3 BATTAGLIA, Roberto, Storia della Resistenza, Torino, Einaudi, 1953.
  • 4 Cfr. PAVONE, Claudio, Una guerra civile. Saggio storico sulla moralità nella Resistenza, Torino, Ei (...)
  • 5 Oltre a rifiutare la tesi della “morte della patria” (vedi infra), gli autori rifiutano l’interpret (...)

1Marcello Flores1 e Mimmo Franzinelli2 hanno colto l’occasione del 75° anniversario della Liberazione per pubblicare una nuova, monumentale Storia della Resistenza. Chi paragona l’indice di questo volume a quello dell’opera classica sulla Resistenza di Roberto Battaglia, uscita per la prima volta nel 19533, può già individuare le innovazioni e gli avanzamenti negli studi a cui hanno portato i quasi settant’anni di ricerca in questo ambito: mentre l’approccio di Battaglia mirava quasi esclusivamente a raccontare gli avvenimenti militari della “guerra di liberazione”, il testo di Flores e Franzinelli, pur organizzato su un arco cronologico di narrazione degli eventi, presenta ripetutamente capitoli dedicati a vari problemi e fenomeni come la percezione della Resistenza da parte del nemico, il ruolo delle donne (lungamente marginalizzato dalla storiografia), le stragi naziste perpetrate durante il biennio o la controversa conflittualità interpartigiana. Un’impostazione per problemi delle vicende resistenziali era già presente in Una guerra civile. Saggio storico sulla moralità della Resistenza di Claudio Pavone e nella seconda parte de La Resistenza in Italia. Storia e critica di Santo Peli4, ma questo volume recente fornisce un nuovo quadro d’insieme basato su un’ampia mole di studi. Franzinelli e Flores (quest’ultimo ex-direttore dell’«Istituto Nazionale Ferruccio Parri») proseguono la tradizione della sinistra storiografica, ma non trascurano neanche i lati meno nobili della Resistenza5.

  • 6 Ibidem, p. XII et seq.
  • 7 Ibidem, p. XIV.

2Nell’introduzione i due autori formulano il loro obiettivo molto ambizioso di proporre una «narrazione che vuole al tempo stesso raccontare gli eventi e far parlare i protagonisti, suggerire nuove interpretazioni e individuare i problemi ancora aperti e gli aspetti più controversi, raccontare l’orizzonte ampio della guerra europea»6 e «la molteplicità della Resistenza»7. Le numerose fotografie in bianco e nero, i documenti citati in sezioni separate, l’uso frequente del presente storico e la cronologia aggiunta alla fine del libro sono altrettanti apparati che esplicitano un approccio divulgativo che tuttavia vuole anche fornire spunti di riflessione e approfondimenti critici rivolti al pubblico accademico.

  • 8 Cfr. ibidem, pp. 267 et seq., 294 et seq., 315, 513.
  • 9 Bisogna aggiungere, però, che più in fondo, nel diciassettesimo capitolo, gli autori parlano anche (...)
  • 10 Cfr. ibidem, p. XIII.

3Flores e Franzinelli rinunciano a fornire una sintesi sistematica della ricerca, ma nel corso del libro fanno più volte cenni di carattere storiografico8. Già nel primo capitolo (dei diciotto di cui si compone il volume) sull’antifascismo si evidenzia l’approccio peculiare del libro, consistente nel presentare storie individuali. Ciò ha portato a una narrazione persuasiva e coerente, che tuttavia si frammenta in dettagli minori. Contemporaneamente ci si pone la domanda se la decisione di scegliere alcuni esempi specifici a volte non renda squilibrato il racconto. Nel settimo capitolo, per esempio, si parla ampiamente delle zone libere di Montefiorino e della Carnia, mentre le altre diciannove “repubbliche partigiane” vengono appena menzionate9. Inoltre la sorte di una personalità come Leone Ginzburg viene trattata in una sola riga10.

  • 11 Cfr. ibidem, p. 36. Fu Galli della Loggia a rendere conosciuta quest’espressione traendola dal roma (...)
  • 12 Cfr. CALAMANDREI, Piero, Diario 1939-1945, vol. II, 1942-1945, a cura di Giorgio AGOSTI, Firenze, S (...)
  • 13 Cfr. FLORES, Marcello, FRANZINELLI, Mimmo, Storia della Resistenza, cit., p. 32.

4Nel secondo capitolo sul “governo dei 45 giorni”, ossia sul periodo che intercorre tra la caduta di Mussolini il 25 luglio del 1943 e la proclamazione dell’armistizio di Cassibile avvenuta l’8 settembre, Flores e Franzinelli respingono decisamente l’interpretazione sostenuta da storici come Ernesto Galli della Loggia e Renzo De Felice, che hanno visto in quegli avvenimenti il consumarsi della «morte della patria»11. Sarebbe valsa la pena appoggiare la propria opinione su documenti dell’epoca che dimostrino la motivazione patriottica di alcuni antifascisti già allora, come il diario di Piero Calamandrei o la famosa «ultima lettera» di Giaime Pintor12. Interessante è che Flores e Franzinelli, basandosi su ricerche recenti, distruggano il mito secondo cui gli alleati avrebbero collaborato con la mafia nel contesto del loro sbarco in Sicilia13.

  • 14 Cfr. ibidem, p. 260.
  • 15 MALVEZZI, Piero, PIRELLI, Giovanni (a cura di), Lettere di condannati a morte della Resistenza ital (...)
  • 16 Cfr. FOCARDI, Filippo, La guerra della memoria. La Resistenza nel dibattito politico italiano dal 1 (...)
  • 17 FLORES, Marcello, FRANZINELLI, Mimmo, Storia della Resistenza, cit., p. 115. Per la dichiarazione s (...)
  • 18 Cfr. al riguardo GENTILE, Carlo, Wehrmacht und Waffen-SS im Partisanenkrieg: Italien 1943-1945, Pad (...)
  • 19 Cfr. FLORES, Marcello, FRANZINELLI, Mimmo, Storia della Resistenza, cit., pp. 322, 336, 389.

5Quasi tutti gli episodi, argomenti e protagonisti della guerra di liberazione sono trattati nelle quasi seicento pagine dell’opera: la strage di Cefalonia, in cui circa 5.000 soldati italiani appartenenti alla Divisione «Acqui» furono fucilati dalle truppe tedesche a cui si erano arresi; la vicenda dei circa 600.000 internati militari italiani riconosciuta solo tardi come parte della Resistenza; le “Quattro giornate di Napoli” durante le quali la popolazione della città si liberò con le proprie forze dall’occupazione tedesca; i cosiddetti massacri delle foibe istriani perpetrati da partigiani iugoslavi; la liberazione di Roma e Firenze nel giugno e agosto del 1944; il ruolo del Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) nell’organizzazione della Resistenza; il rapporto di quest’ultima con gli alleati e, in questo contesto, l’importanza di Alfredo Pizzoni, presidente del Comitato di Liberazione Nazionale dell’Alta Italia (CLNAI) riguardo al finanziamento della Resistenza; il ruolo dei partiti politici nel CLN e i diversi tipi di “bande” – le Brigate Garibaldi organizzate dal Partito Comunista Italiano erano comunque in maggioranza, ma i loro membri non erano affatto sempre comunisti14 –; il movimento partigiano nelle montagne e in pianura nonché la Resistenza in città, organizzata nei Gruppi d’Azione Patriottica (GAP) o nelle Squadre d’azione patriottica; l’attentato di Via Rasella e il seguente eccidio delle Fosse Ardeatine; la situazione nei Lager italiani, di cui la Risiera di San Sabba era l’unico campo di sterminio; la difficile giustizia partigiana; l’eccidio di Porzûs, nel quale un gruppo di gappisti comunisti uccise 21 partigiani delle Brigate Osoppo, formazione friulana di ispirazione cattolica o laica-socialista; finalmente la morte di Mussolini e i giorni della Liberazione. L’ultimo capitolo parla della difficile giustizia del dopoguerra e del lascito morale della Resistenza, analizzando alcune delle ormai classiche Lettere di condannati a morte15. Gli autori hanno rinunciato a trattare la “seconda storia”, ossia la lunga “guerra della memoria” combattuta attorno alla Resistenza nell’Italia repubblicana, argomento a cui dall’inizio del nuovo millennio storici italiani e stranieri hanno dedicato degli studi importanti16. Flores e Franzinelli sottolineano giustamente il «carattere di minoranza attiva degli italiani»17 impegnati nella Resistenza, ma lettrici e lettori possono essere leggermente meravigliati del fatto che in tutta l’opera non c’è nessun discorso sulla dimensione quantitativa del movimento partigiano18. Un punto positivo rappresenta invece il tentativo degli autori di riferirsi anche alla letteratura e al cinema neorealista sull’argomento: si vedano ad esempio i cenni a Uomini e No di Elio Vittorini, il primo vero e proprio romanzo resistenziale, a Beppe Fenoglio o a Roma città aperta di Roberto Rossellini19.

  • 20 Cfr. AGA ROSSI, Elena, Cefalonia. La resistenza, l’eccidio, il mito, Bologna, Il Mulino, 2017; ID., (...)
  • 21 Cfr. tra i tanti lavori di Quazza, all’epoca presidente dell’Istituto italiano per la Storia del mo (...)
  • 22 Cfr. URL:< https://www.notiziarignr.it/home/default.asp > [consultato il 21 maggio 2020].
  • 23 Cfr. a proposito DE FELICE, Renzo, Mussolini l’alleato, vol. II, La guerra civile 1943-1945, cit., (...)
  • 24 Cfr. FLORES, Marcello, FRANZINELLI, Mimmo, Storia della Resistenza, cit., pp. 326 et seq.
  • 25 Cfr. ibidem, p. 88.
  • 26 Cfr. ibidem, p. 309.
  • 27 Cfr. PISCITELLI, Enzo, Storia della Resistenza Romana, Bari, Laterza 1965. Cfr. a proposito dello s (...)

6È vero che Flores e Franzinelli per buona parte del libro raccontano fatti già molto conosciuti, ma il loro grande merito è che ciò avvenga quasi sempre sulla base dello stato di ricerca attuale. Importanti studi monografici degli ultimi tre decenni come quelli di Elena Aga Rossi, Mirco Dondi, Carlo Gentile, Lutz Klinkhammer, Claudio Pavone, Santo Peli o Tommaso Piffer sono citati nelle note del volume20, così da rendere trascurabile il fatto che non si trovino i nomi di Guido Quazza, Charles F. Delzell o Hans Woller21. Specialmente nell’ottavo capitolo, «La Resistenza vista (e combattuta) dal nemico», Flores e Franzinelli hanno anche utilizzato materiale archivistico, ossia i rapporti della Guardia Nazionale Repubblicana, conservati nella Fondazione Luigi Micheletti a Brescia e ora digitalizzati, che dimostrano in vari casi l’ostilità della popolazione di fronte al nemico22. Queste fonti forniscono in realtà un nuovo argomento contro la tesi controversa della «lunga zona grigia» sostenuta da De Felice23. Basandosi su fonti insolite (per esempio una poesia dello studente universitario modenese Giulio Benassi24) il capitolo sulle condizioni brutali nelle carceri nazifasciste, soprattutto nel famigerato carcere milanese di San Vittore, evidenzia le torture e sofferenze dei detenuti. Eccellente è anche la sezione dedicata al ruolo del clero, il cui rapporto con la Resistenza spesso fu contrassegnato dall’anticomunismo. Su tutto sembra prevalere una narrazione assai dettagliata, che documenta lo stato delle ricerche e ne segnala anche alcuni problemi ancora aperti, come nel caso del ruolo dell’antifascista milanese Carlo Bianchi25 o dell’insufficiente attenzione prestata dalla storiografia alla Resistenza in pianura, a fronte invece dei molti studi rivolti ai “ribelli della montagna”26. Va aggiunto che dal 1965 non è più uscito uno studio approfondito sulla Resistenza romana in tutta la sua complessità 27.

  • 28 Secondo l’ex-direttore del «Corriere della Sera» anche Flores e Franzinelli riportano al 90 per cen (...)
  • 29 Cfr. FLORES, Marcello, FRANZINELLI, Mimmo, Storia della Resistenza, cit., p. 309.
  • 30 Ibidem, p. 458.
  • 31 Cfr. Ibidem, p. 464-466. Gli autori fanno riferimento alla cartella intestata “Tenente Colonello Me (...)

7Paolo Mieli, che ha scritto una recensione al libro per il «Corriere della Sera», ha suscitato una piccola polemica di carattere politico-giornalistico elogiando il sedicesimo capitolo intitolato «Partigiani contro partigiani»28. Quest‘ultimo mette in luce i conflitti interni alla Resistenza, che secondo Flores e Franzinelli sono stati sottovalutati dalla storiografia, «nonostante essi rappresentino un fattore costitutivo del partigianato»29. Dopo aver affrontato in breve la tragica vicenda del comandante di un battaglione parmense, Gianni di Mattei “Juan”, giustiziato dal Tribunale straordinario della 47a Brigata Garibaldi, gli autori, basandosi su studi recenti, si soffermano su quattro casi di memoria controversa: quello del maggiore statunitense William Holohan, ucciso dai suoi subalterni con ogni probabilità per la sua incapacità del comando dell’importantissima missione Chrysler; quello di Dante Castelluccio “Facio”, comandante della banda parmense “Guido Picelli” che operava in Lunigiana, ucciso dai comunisti spezzini; quello particolarmente ingarbugliato di Riccardo Fedel “Libero”, le cui forze operavano in Romagna, accusato a torto di essersi appropriato di soldi di un lancio alleato e ucciso per conflitti con Ilario Tabarri “Pietro”, nonostante avesse già accettato la sua rimozione: Fedel «ha trovato per anni ostracismo e menzogna nelle memorie di molti vecchi compagni»30, solo negli ultimi anni gli studiosi sono riusciti a riscrivere quest’importante fatto della Resistenza romagnola. Il quarto e ultimo caso trattato dagli autori è quello di Raffaele Menici, comandante di un gruppo comunista in alta Val Camonica (Brescia): dopo una tregua tra il comando tedesco di Edolo e le Fiamme Verdi che operavano nella zona, Menici, ormai isolato, cadde in un tranello e fu freddato il 17 ottobre 1944 in «una vile e nefanda azione», come scrisse don Carlo Comensoli, l’arciprete di Cividate Camuno, cinque giorni dopo l’assassino. La tragica vicenda è particolarmente interessante per quanto concerne la sua rimozione nel dopoguerra: invece di conservare i documenti in questione il direttore dell’Istituto Storico della Resistenza di Brescia Dario Morelli li fece sparire e fece produrre dei fatti menzogneri31.

  • 32 Cfr. anche la valutazione positiva del volume, a oltre vent’anni dalla sua prima pubblicazione, dat (...)

8Fondata su un’ampia documentazione, questa nuova Storia della Resistenza risulta una preziosa, aggiornata e documentata sintesi, che può risultare utile anche agli esperti. Anche se probabilmente non propone nuovi approcci interpretativi, come accadde invece nel Saggio storico sulla moralità nella Resistenza di Pavone32, il volume si distingue per fornire un quadro d’insieme degli avvenimenti e per riportare tante vicende individuali, note e meno note, senza nascondere i lati oscuri della Resistenza.

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Note

1 Marcello Flores D’Arcais, nato a Padova nel 1945, è stato Professore di Storia comparata e Storia dei diritti umani presso l’Università degli Studi di Siena. Si è occupato principalmente della storia del comunismo, del XX secolo, del genocidio degli Armeni durante la Prima guerra mondiale, dei diritti umani e delle vittime di guerre. Tra le sue ultime pubblicazioni: FLORES, Marcello, La fine del comunismo, Milano, Mondadori, 2011; ID., Storia dei diritti umani, Bologna, Il Mulino, 2008; ID., 1917. La rivoluzione, Torino, Einaudi, 2007; ID., Il genocidio degli armeni, Il Mulino, Bologna, 2006; ID., Tutta la violenza di un secolo, Milano, Feltrinelli, 2005; ID., Il secolo-mondo. Storia del Novecento, Bologna, Il Mulino, 2001.

2 Mimmo Franzinelli, nato a Cedegolo nel 1954, si è laureato in Scienze Politiche presso l’Università degli Studi di Padova nel 1979. È noto autore di numerosi libri di storia, soprattutto sul periodo fascista. Tra le sue ultime pubblicazioni: FRANZINELLI, Mimmo, Fascismo Anno Zero. 1919: la nascita dei Fasci italiani di combattimento, Milano, Mondadori, 2019; ID., Tortura. Storia dell'occupazione nazista e della guerra civile (1943-1945), Milano, Mondadori, 2018; ID., Il tribunale del Duce. La giustizia fascista e le sue vittime (1927-1945), Milano, Mondadori, 2017.

3 BATTAGLIA, Roberto, Storia della Resistenza, Torino, Einaudi, 1953.

4 Cfr. PAVONE, Claudio, Una guerra civile. Saggio storico sulla moralità nella Resistenza, Torino, Einaudi 1991; PELI, Santo, La Resistenza in Italia. Storia e critica, Torino, Einaudi, 2004.

5 Oltre a rifiutare la tesi della “morte della patria” (vedi infra), gli autori rifiutano l’interpretazione defeliciana di negare la natura politica degli scioperi del marzo e luglio 1943. Cfr. FLORES, Marcello, FRANZINELLI, Mimmo, Storia della Resistenza, Roma-Bari, Laterza, 2019, p. 130.

6 Ibidem, p. XII et seq.

7 Ibidem, p. XIV.

8 Cfr. ibidem, pp. 267 et seq., 294 et seq., 315, 513.

9 Bisogna aggiungere, però, che più in fondo, nel diciassettesimo capitolo, gli autori parlano anche di qualche altra zona libera come quella dell’Ossola e dell’Alto Monferrato. Cfr. ibidem, pp. 471-473.

10 Cfr. ibidem, p. XIII.

11 Cfr. ibidem, p. 36. Fu Galli della Loggia a rendere conosciuta quest’espressione traendola dal romanzo De profundis di Salvatore Satta, uscito nel 1948. Cfr. GALLI DELLA LOGGIA, Ernesto, La morte della patria. La crisi dell’idea di nazione dopo la seconda guerra mondiale, in SPADOLINI, Giovanni (a cura di), Nazione e nazionalità in Italia. Dall’alba del secolo ai nostri giorni, Roma-Bari, Laterza, 1994, pp. 125-161; ID., La morte della patria. La crisi dell’idea di nazione tra Resistenza, antifascismo e Repubblica, Roma-Bari, Laterza, 1996; DE FELICE, Renzo, Mussolini l’alleato, vol. II, La guerra civile 1943-1945, Torino, Einaudi, 1997, p. 87; ID., Rosso e Nero, a cura di Pasquale CHESSA, Milano, Baldini & Castoldi, 1995, pp. 99 et seq.

12 Cfr. CALAMANDREI, Piero, Diario 1939-1945, vol. II, 1942-1945, a cura di Giorgio AGOSTI, Firenze, Scandicci, 1997 (ed. orig. 1982), pp. 154 et seq. (01/08/1943): «Veramente la sensazione che si è provata in questi giorni si può riassumere, senza retorica, in questa frase: si è ritrovata la patria: la patria, questo senso di vicinanza e di intimità che permette in certi momenti la confidenza e il tono di amicizia tra persone che non si conoscono […] Una delle colpe più gravi del fascismo è stato questo: uccidere la patria»; PINTOR, Giaime, Il sangue d’Europa (1939-1943), a cura di Valentino GERRATANA, Torino, Einaudi, 1975, pp. 185-188 («L’ultima lettera»), p. 188: «Oggi sono riaperte agli italiani tutte le possibilità del Risorgimento».

13 Cfr. FLORES, Marcello, FRANZINELLI, Mimmo, Storia della Resistenza, cit., p. 32.

14 Cfr. ibidem, p. 260.

15 MALVEZZI, Piero, PIRELLI, Giovanni (a cura di), Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana, Torino, Einaudi, 1952. Cfr. anche INSMLI, Ultime lettere di condannati a morte e di deportati della Resistenza italiana URL: < http://www.ultimelettere.it > [consultato il 25 marzo 2014].

16 Cfr. FOCARDI, Filippo, La guerra della memoria. La Resistenza nel dibattito politico italiano dal 1945 a oggi, Roma-Bari, Laterza, 2005; COOKE, Philip, The Legacy of the Italian Resistance, New York, Palgrave Macmillan, 2011.

17 FLORES, Marcello, FRANZINELLI, Mimmo, Storia della Resistenza, cit., p. 115. Per la dichiarazione secondo cui la “Resistenza passiva” sarebbe stata «una decina di volte più ampi[a] del numero di coloro che furono ufficialmente riconosciuti come partigiani o come patrioti» (p. 209) sarebbe stato forse meglio fornire anche un’attestazione. Una dichiarazione simile viene attribuita al partigiano Arrigo Boldrini, mentre la storica Anna Bravo scrive al riguardo: «Così come solo una minoranza prende le armi, solo una minoranza si impegna infatti nella lotta senza armi […]». Cfr. COLLOTTI, Enzo, KLINKHAMMER, Lutz, Il fascismo e l’Italia in guerra. Una conversazione fra storia e storiografia, Roma, Ediesse, 1996, pp. 175 et seq.; BRAVO, Anna, Resistenza civile, in COLLOTTI, Enzo, SANDRI, Renato, SESSI, Frediano (a cura di), Dizionario della Resistenza, vol. I, Storia e geografia della Liberazione, Torino, Einaudi, 2000, pp. 268-282, p. 270.

18 Cfr. al riguardo GENTILE, Carlo, Wehrmacht und Waffen-SS im Partisanenkrieg: Italien 1943-1945, Paderborn et al., Schöningh, 2012, p. 56.

19 Cfr. FLORES, Marcello, FRANZINELLI, Mimmo, Storia della Resistenza, cit., pp. 322, 336, 389.

20 Cfr. AGA ROSSI, Elena, Cefalonia. La resistenza, l’eccidio, il mito, Bologna, Il Mulino, 2017; ID., Una nazione allo sbando. L'armistizio italiano del settembre 1943 e le sue conseguenze, Bologna, Il Mulino, 1993; DONDI, Mirco, La lunga liberazione. Giustizia e violenza nel dopoguerra italiano, Roma, Editori Riuniti, 1999; GENTILE, Carlo, I crimini di guerra tedesca in Italia 1943-1945, Torino, Einaudi, 2015; KLINKHAMMER, Lutz, L’occupazione tedesca in Italia 1943-45, Torino, Bollati Boringhieri, 1993; PAVONE, Claudio, Una guerra civile. Saggio storico sulla moralità nella Resistenza, cit.; PELI, Santo, Storie di GAP. Terrorismo urbano e Resistenza, Torino, Einaudi, 2014; ID., La Resistenza in Italia. Storia e critica, cit.; PIFFER, Tommaso, Gli alleati e la Resistenza italiana, Bologna, Il Mulino, 2010.

21 Cfr. tra i tanti lavori di Quazza, all’epoca presidente dell’Istituto italiano per la Storia del movimento di liberazione in Italia, si vedano in particolare: QUAZZA, Guido, Resistenza e storia d'Italia. Problemi e ipotesi di ricerca, Milano, Feltrinelli, 1976; degli altri autori si vedano: DELZELL, Charles F., I nemici di Mussolini. Storia della Resistenza armata al regime fascista, Roma, Castelvecchi, 2013; WOLLER, Hans, I conti con il fascismo. L'epurazione in Italia, 1943-1948, Bologna, Il Mulino, 1997.

22 Cfr. URL:< https://www.notiziarignr.it/home/default.asp > [consultato il 21 maggio 2020].

23 Cfr. a proposito DE FELICE, Renzo, Mussolini l’alleato, vol. II, La guerra civile 1943-1945, cit., p. 436; ID., Rosso e Nero, cit., p. 59. Sulla cosiddetta “zona grigia” – termine che Flores e Franzinelli usano senza spiegarne l’origine e concetto che secondo il recensore offre ancora possibilità per nuove ricerche sul biennio – cfr. anche PAVONE, Claudio, «Caratteri ed eredità della zona grigia», in Passato e Presente. Rivista di storia contemporanea, 42, 1998, pp. 5-12.

24 Cfr. FLORES, Marcello, FRANZINELLI, Mimmo, Storia della Resistenza, cit., pp. 326 et seq.

25 Cfr. ibidem, p. 88.

26 Cfr. ibidem, p. 309.

27 Cfr. PISCITELLI, Enzo, Storia della Resistenza Romana, Bari, Laterza 1965. Cfr. a proposito dello stato di ricerca attuale anche PRAUSER, Steffen: «Mord in Rom? Der Anschlag in der Via Rasella und die deutsche Vergeltung in den Fosse Ardeatine im März 1944», in Vierteljahrshefte für Zeitgeschichte, 50, 2/2002, pp. 269-301, specialmente pp. 276, 271 et seq.

28 Secondo l’ex-direttore del «Corriere della Sera» anche Flores e Franzinelli riportano al 90 per cento l’immagine tradizionale di una Resistenza eroica, ma il fatto che non trascurino i lati oscuri farebbe «della loro opera un testo destinato a restare negli annali della migliore storiografia italiana». «Il secolo d’Italia» ha utilizzato subito quest’intervento come pretesto per riabilitare l’opera neofascista di Giorgio Pisanò e i più recenti saggio-romanzi di Giampaolo Pansa. Alla fine dell’articolo la redazione del giornale esprime la speranza che Flores e Franzinelli non dovranno condividere la sorte di Pansa di venire insultati dalla “sinistra”. Cfr. MIELI, Paolo, «La Resistenza senza tabù», in Corriere della Sera, 26 novembre 2019; «Resistenza, un’altra voce fuori dal coro. Mieli: Ecco la verità sui partigiani comunisti», in Secolo d’Italia, 26 novembre 2019, URL: < https://www.secoloditalia.it/2019/11/resistenza-unaltra-voce-fuori-dal-coro-mieli-ecco-al-verita-sui-partigiani-comunisti/ >[consultato il 28 aprile 2020].

29 Cfr. FLORES, Marcello, FRANZINELLI, Mimmo, Storia della Resistenza, cit., p. 309.

30 Ibidem, p. 458.

31 Cfr. Ibidem, p. 464-466. Gli autori fanno riferimento alla cartella intestata “Tenente Colonello Menici Raffaele” che faceva parte dell’archivio dell’Istituto bresciano. Disciolto l’Istituto, dal 2002 i fondi archivistici sono consultabili presso l’Università Cattolica di Brescia. La cartella è vuota, ma grazie all’indice rimasto si conosce almeno la classificazione dei documenti trafugati. Inoltre, per sottolineare la produzione di fatti menzogneri, Flores e Franzinelli citano un articolo apparso sul numero dell’aprile 1975 della rivista annuale «La Resistenza bresciana», diretta dallo stesso Morelli, in cui il responsabile sottotenente delle SS Ilmar Kaasik è descritto come “tedesco buono”. Carlo Gentile nel 1995 è riuscito a reperire il fascicolo personale di Kaasik al Bundesarchiv, il quale rileva le vere intenzioni del sottotenente.

32 Cfr. anche la valutazione positiva del volume, a oltre vent’anni dalla sua prima pubblicazione, data da GAGLIANI, Dianella, «Un classico della storiografia», in Contemporanea, 16, 1/2003, pp. 136-144.

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Notizia bibliografica digitale

Pascal Oswald, «Marcello Flores, Mimmo Franzinelli, Storia della Resistenza»Diacronie [Online], N° 43, 3 | 2020, documento 9, online dal 29 octobre 2020, consultato il 13 novembre 2024. URL: http://0-journals-openedition-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/diacronie/14294; DOI: https://0-doi-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/10.4000/12duk

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Autore

Pascal Oswald

Pascal Oswald è iscritto all’Università del Saarland al corso di laurea magistrale in storia e italiano. Precedentemente ha studiato storia e matematica presso l’Università di Stoccarda e l’Università degli Studi di Firenze (come studente Erasmus). Si occupa della storia del tardoantico (particolarmente del quinto e sesto secolo in Italia), del Risorgimento e del fascismo italiano. Sta lavorando sulle tesi di Renzo De Felice concernenti il periodo 1943-1945.
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