Paolo Bruschi, Essere campioni è un dettaglio. Storie dal XX secolo fra sport e società
Paolo BRUSCHI, Essere campioni è un dettaglio. Storie dal XX secolo fra sport e società, Viterbo, Scatole Parlanti, 2019, 298 pp.
Testo integrale
Credits: Paolo BRUSCHI, Essere campioni è un dettaglio, Viterbo, Scatole parlanti, 2019, 298 pp.
1Nato a Firenze nel 1967, Paolo Bruschi si è laureato in Scienze politiche (indirizzo storico) presso l’Università di Firenze. Il suo ultimo lavoro, Essere campioni è un dettaglio, non ha la pretesa di essere un lavoro scientifico sulla storia dello sport, bensì un’opera divulgativa. La forma scelta è quella del racconto e la metodologia della narrazione è evidenziata da subito: rievocare i maggiori eventi del XX secolo attraverso avvenimenti emblematici della vita sportiva mondiale del “secolo breve” utilizzando microstorie di singole vicende umane e sportive.
- 2 HOBSBAWM, Eric J., Il secolo breve 1914-1991: l’era dei grandi cataclismi, Milano Rizzoli, 1995 [ed (...)
- 3 CUTOLO, Francesco, «La tregua di Natale 1914: echi e riflessi in Italia», in Quaderni di Farestoria(...)
2Il libro è strutturato in sei capitoli che ricalcano il percorso di Hobsbawm nel suo Secolo Breve2. Il primo capitolo è dedicato alle guerre. Per parlare delle atrocità della Prima Guerra mondiale, Bruschi decide di partire da una delle storie più leggendarie del conflitto bellico, quella della “Tregua di Natale”3. Sono le parole del soldato britannico Bertie Felstead, in una lettera inviata alla sua amata Alice, a raccontare gli umori e le emozioni che si vissero in quel drammatico frangente:
- 4 BRUSCHI, Paolo, op. cit., pp. 26-27.
mentre eravamo impegnati in questa pietosa incombenza, abbiamo udito una sommessa musica, un mugolio conosciuto, un fischiettio spensierato. Abbiamo alzato la mira e scorto i soldati tedeschi che addobbavano le trincee, intonando Stille nacht. Siamo rimasti interdetti. Ci siamo guardati con aria interrogativa e sospettosa, prima che i più scanzonati di noi rispondessero coi nostri cori natalizi. Qualcuno ha sfoderato un fazzoletto bianco e l’ha agitato verso le postazioni nemiche. Gli uomini si sono osservati, soppesandosi vicendevolmente e abbozzando gesti distensivi. Infine, alcuni sono avanzati gli uni verso gli altri, senza aggressività. Sono entrati in contatto visivo e poi fisico, arrivando a toccarsi e scambiandosi strette di mano. Prima che qualcuno potesse anche solo pensare a sparare, decine e decine di noi si sono slanciati verso i “degenerati unni”. Che hanno ricambiato. […]
D’improvviso qualcuno ha calciato un informe pallone, sbucato chissà da dove e portato da chi. I caschi di guerra sono stati posati sul terreno gelato per fungere da pali. Io non mi sono trattenuto, anche se non è stata una vera partita, ma più che altro tiri e passaggi alla rinfusa. Eravamo forse in cento, noi e loro, dietro alla palla. Abbiamo continuato per almeno mezz’ora, mentre la grezza sfera si inzuppava a ogni lancio, alterandosi sempre di più. Qualcuno addirittura si è sbottonato il cappotto e si è tolto i guanti: correre insieme ci ha riscaldato i muscoli, oltre che il cuore4.
3La tregua di Natale raccontata attraverso il loisir del calcio è l’esempio classico di come attraverso lo sport si possano raccontare pagine importanti della storia contemporanea, così come la storia del calciatore francese Alexandre Villaplane ci permette di conoscere la contro-resistenza francese organizzata dal Governo di Vichy e dai collaborazionisti francesi o come la figura del cestista lituano Arvydas Sabonis favorisce la comprensione della crisi sovietica degli anni Ottanta del XX secolo. Tre storie emblematiche per raccontare tre momenti delle “guerre” più importanti del secolo scorso (i primi due conflitti e la Guerra fredda) rappresentano il manifesto narrativo con cui Bruschi è intenzionato a proseguire il suo lavoro.
- 5 ARENDT, Hannah, Le origini del totalitarismo, Milano, Edizioni di Comunità, 1967 [ed. orig.: The or (...)
- 6 BRUSCHI, Paolo, op. cit., p. 53.
4Ancora tre storie gli permetteranno di raccontare una situazione politica che nel XX secolo ha dominato gran parte del mondo per lunghi tratti nel tempo: la dittatura che si diffuse dall’Asia alle Americhe passando per l’Africa e l’Europa. Raccogliendo il suggerimento manicheo di Arendt5, l’autore si concentra sulle due “dittature” storiche del XX secolo (nazismo e comunismo stalinista) completando la narrazione con quella che forse è stata la dittatura che più ha colpito la sensibilità italiana, quella del Cile di Pinochet. Le microstorie che Bruschi decide di raccontare sono quelle di Fritz Walter, calciatore tedesco della Wermacht che «giocò due partite della vita»6, il “padre del calcio sovietico”, Nikolai Starostin, vittima della politica delle purghe di Stalin e Berija, e Carlos Caszely, calciatore cileno “decisivo” per la sconfitta di Pinochet nel referendum popolare del 1980.
5Da un punto di vista narrativo la storia più interessante è quella del tedesco Walter: l’autore decide di simulare una intervista immaginaria al calciatore scomparso nel 2002 chiedendogli della situazione del calcio e dello sport tedesco dal 1940 al 1955. Ne emergono riflessioni interessanti sulla storia in generale e sulla storia dello sport. Parlando del “Miracolo di Berna”, la rocambolesca vittoria della Germania Ovest sulla favoritissima Ungheria, Bruschi fa dire al calciatore tedesco:
- 7 Ibidem, pp. 64-65.
L’onda di entusiasmo popolare fu tanto intensa quanto breve, ma sbaglieremmo a sottovalutarne le conseguenze di lungo termine, poiché arrivò in un momento in cui il paese soffriva una penosa mancanza di simboli positivi intorno a cui riaggregarsi. Il Wirtschaftswunder, il boom economico che spinse la Germania sul sentiero della prosperità e la conseguente immagine di potenza economica, contrassegno dell’identità nazionale tedesca insieme al pacifismo e alla promozione dell’integrazione europea, dipesero dall’ancora solida base industriale e dagli aiuti del Piano Marshall, ma il nostro successo procurò l’iniezione di autostima di cui il prostrato e mortificato popolo tedesco aveva urgente bisogno. C’è forse voluta più di una generazione perché fossero compiutamente comprese le ripercussioni storiche e sociali del “miracolo di Berna”, ma oggi si può tranquillamente affermare che quell’esplosione di euforia innocua e irrefrenabile dimostrò a noi stessi, e alle potenze vincitrici che ci tenevano sotto tutela, che il patriottismo germanico poteva esprimersi a livelli compatibili con il mantenimento della legalità istituzionale e senza degenerare in forme di nazionalismo minaccioso per la comunità internazionale7.
6Anche la storia di Starostin, incarcerato in un Gulag per contrasti con Berija, racconta un pezzo della storia sovietica che molto spesso si è limitato alla propaganda occidentale senza entrare nel dettaglio di quello che furono realmente gli anni dello stalinismo. I giorni del golpe cileno sono raccontati attraverso il duplice incontro che mai davvero avvenne Cile-Urss, valevole per la qualificazione ai Campionati del mondo di Calcio del 1974. La gara di andata, a Mosca, si disputò il 26 settembre 1973, quindici giorni dopo il colpo di stato di Augusto Pinochet. A ripercorrere quei drammatici giorni sono i ricordi dell’attaccante cileno Carlos Caszely, sostenitore del presidente Allende, che evidenzia con lo sguardo di uno storico la situazione internazionale e le dinamiche interne al Cile golpista. Dopo il pareggio ottenuto dai cileni a Mosca, la squadra sovietica si rifiutò di partire per il Cile per giocare il ritorno all’Estadio Nacional, divenuto un campo di concentramento e di tortura degli oppositori del regime. Nonostante la mancanza della compagine sovietica, la partita si disputò ugualmente
- 8 Ibidem, p. 84.
avremmo dovuto ugualmente scendere in campo, senza avversari, per inscenare la “partita più patetica della storia”, come l’avrebbe definita lo scrittore uruguaiano Eduardo Galeano. Ci ordinarono di orchestrare una vera azione di gioco, in cui tutti dovevano toccare il pallone prima che qualcuno di noi lo scagliasse in rete8.
- 9 Delle Pioniere dello sport Bruschi parla in un apposito capitolo narrando le storie di Ondina Valla (...)
- 10 BRUSCHI, Paolo, op. cit., p. 93.
7I prodromi del femminismo britannico9, invece, sono raccontati da Bruschi attraverso la storia della calciatrice Lilly Parr, lady football. Il contesto storico è quello della Grande guerra, il teatro è la fabbrica inglese della Dick, Kerr & co., impresa ferroviaria riconvertita alla produzione bellica. Come in altre parti del mondo, a causa dello scoppio della guerra molte donne iniziarono a lavorare in fabbrica intraprendendo quel lento processo di emancipazione non ancora concluso. Superata l’ostilità sessista, le lavoratrici «sfidarono i colleghi maschi nel già affermato gioco del calcio»10. Le Dick, Kerr’s Ladies acquisirono immediatamente popolarità giocando incontri nell’isola a scopi benefici e umanitari. Dopo la guerra, la squadra continuò la sua attività con incontri dimostrativi all’estero e il successo crebbe sempre di più, finché non sostenne lo sciopero dei minatori inglesi che rivendicavano maggior salario e minori ore lavorative. Per mano della Football Association fu impedito alle Dick, Kerr’s Ladies di giocare negli stadi inglesi, divieto che fermò la microstoria di Lilly e compagne ma non la macrostoria del femminismo.
8Lo stesso impianto narrativo è utilizzato dall’autore per i capitoli successivi in cui la celebre storia dell’antagonismo tra Coppi e Bartali è il pretesto per il racconto dell’Italia del dopoguerra. Di maggiore interesse, non solo narrativo ma anche scientifico, è il capitolo dedicato alle “Liberazioni” in cui le storie di Althea Gibson – figlia di una famiglia contadina espulsa dalle piantagioni di cotone del Sud a causa della Grande depressione del 1929 e prima donna nera a giocare gli US Open e a vincere un titolo dello Slam – e di Cassius Clay e Kareem Abdul-Jabbar permettono di vivere i lunghi cinquanta anni che hanno portato a un cambiamento nella visione razzista della società statunitense, cambiamento che nella sostanza non ha ancora portato, come nel caso femminile, ad una reale parità tra bianchi e neri.
9Il libro ha il merito di raccontare alcuni degli avvenimenti più significativi della storia dello sport contemporaneo intrecciandoli alla storia contemporanea. Pur non avendo la pretesa di essere un saggio storico, il racconto dei fatti si basa su una bibliografia inconfutabile e storicamente attendibile, dando al testo di Bruschi un valore storico, sebbene inferiore a quello narrativo.
Note
2 HOBSBAWM, Eric J., Il secolo breve 1914-1991: l’era dei grandi cataclismi, Milano Rizzoli, 1995 [ed. orig.: The Age of Extremes: The Short Twentieth Century, 1914–1991, London, Joseph, 1994].
3 CUTOLO, Francesco, «La tregua di Natale 1914: echi e riflessi in Italia», in Quaderni di Farestoria, XVII, 3/2015, pp. 19-26, consultabile anche in rete, URL: < http://istitutostoricoresistenza.it/wp-content/uploads/2016/12/QF-2015-n.-3.pdf > [consultato il 9 maggio 2020]
4 BRUSCHI, Paolo, op. cit., pp. 26-27.
5 ARENDT, Hannah, Le origini del totalitarismo, Milano, Edizioni di Comunità, 1967 [ed. orig.: The origins of totalitarianism, New York, Harcourt Brace and Co., 1951].
6 BRUSCHI, Paolo, op. cit., p. 53.
7 Ibidem, pp. 64-65.
8 Ibidem, p. 84.
9 Delle Pioniere dello sport Bruschi parla in un apposito capitolo narrando le storie di Ondina Valla, della “mamma volante” Fanny Blankers-Koen e di Billie Jean King.
10 BRUSCHI, Paolo, op. cit., p. 93.
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Notizia bibliografica digitale
Matteo Monaco, «Paolo Bruschi, Essere campioni è un dettaglio. Storie dal XX secolo fra sport e società», Diacronie [Online], N° 42, 2 | 2020, documento 16, online dal 29 juin 2020, consultato il 10 décembre 2024. URL: http://0-journals-openedition-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/diacronie/13460; DOI: https://0-doi-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/10.4000/11ui9
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