Subhas Chandra Bosa: l’altra anima dell’India
Abstract
Negli anni in cui in India si sviluppava il movimento nazionalista d’indipendenza e si faceva strada la politica non-violenta di Mohandas Karamchand Gandhi, il “Mahatma”, una larga fetta della popolazione seguiva con entusiasmo e fiducia la controversa figura di Subhas Chandra Bose. Pur condividendo l’impegno per l’ indipendenza, Bose decise di intraprendere una lotta militante, scegliendo di allearsi nel 1941 con la Germania nazista di Hitler, con l’Italia fascista di Mussolini e con l’imperialismo giapponese, pur di sconfiggere i britannici. In Asia il Governo Provvisorio dell’India Libera guidato da Chandra Bose e sostenuto dalle Potenze dell’Asse non cambiò le sorti del secondo conflitto mondiale, né il destino dell’India, ma lasciò un segno nella storia del subcontinente indiano.
Termini di indicizzazione
Torna suPiano
Torna suTesto integrale
Credits: by Yann on Wikipedia Commons (CC [Public Domain])
1. Introduzione
- 1 Fu il poeta Rabindranath Tagore a dare a Bose l’appellativo di Netaji, o Leader Venerato e di Deshn (...)
- 2 Nel 1956 il generale dell’INA Shah Nawaz Khan testimoniò al Netaji Inquiry Committee Report che Bos (...)
- 3 Per quanto riguarda la divisione fra l’India e il Pakistan e la guerra civile cfr. TORRI, Michelgug (...)
- 4 La versione ufficiale della morte di Bose riporta come l’aereo su cui viaggiava, probabilmente dire (...)
- 5 GETZ, Marshall Jay, Subhas Chandra Bose, A Biography, Jefferson, McFarland and Company Incorporatio (...)
- 6 BOSE, Subhas Chandra, The Indian Struggle, 1920-1942, Oxford, Indian Paperback, 1997.
- 7 ID., An Indian Pilgrim or autobiography of Subhas Chandra Bose: Netaji’s Life and writings, vol. I,(...)
- 8 ID., Letters, Articles, Speeches and Statements 1933-1937, Delhi, Oxford University Press, 1994; ID (...)
- 9 Cfr. «India Office Records» in British Library, URL: < https://www.bl.uk/ >; National Archives of t (...)
- 10 TOYE, Hugh, The Springing Tiger: A Study of Subhas Chandra Bose, Londra, Cassel, 1959.
- 11 CORR, Gerrard, The War of the Springing Tigers, Ann Arbor, University of Michigan, 1975.
- 12 LEBRA, Joyce Chapman, Jungle Alliance Japan and the Indian National Army, Singapore, Donald Moore f (...)
- 13 Nel 1944 il Giappone organizzò la conquista dell’India con un’invasione della frontiera indo-birman (...)
- 14 BAYLY Cristopher, HARPER, Tim (ed. by), Forgotten Armies: The Fall of British Asia 1941-1945, Cambr (...)
- 15 GORDON, Leonard Abraham, Brothers Against the Raj-A Biography of Indian Nationalists-Sarat and Subh (...)
1Tra il primo dopoguerra e la fine del secondo conflitto mondiale le vicende dell’India e dell’Italia si intrecciarono, parallelamente al processo di maturazione del movimento di non-cooperazione non violenta del Mahatma Gandhi e all’intensificarsi della lotta per l’indipendenza indiana. La politica estera fascista in quel periodo aveva incrementato le proprie iniziative economiche, culturali e politiche verso l’India, entrando in contatto con la singolare figura di Subhas Chandra Bose, detto il Netaji1 o Leader Venerato. Bose era diventato l’esponente più radicale del movimento d’indipendenza indiano: nel 1921 si era dimesso dall’Indian Civil Service (ICS), il servizio amministrativo coloniale britannico e aveva aderito all’Indian National Congress (INC). Arrestato dalle autorità del Raj nel 1940, Bose aveva riparato nella Germania nazista dopo una fuga avventurosa, ispirando migliaia di seguaci alla lotta contro la Gran Bretagna, formando e guidando l’Indian National Army (INA), l’esercito collaborazionista filonazista e filonipponico. A distanza di molti decenni un episodio colpisce la curiosità degli storici. In India, dopo la fine della Seconda guerra mondiale, tre generali dell’INA furono processati per alto tradimento dalle autorità britanniche. Shah Nawaz Khan, Kumar Sahgal e Gurbaksh Singh Dhillon appartenevano alle tre religioni principali del paese (Islam, Induismo e Sikhismo). Per tale motivo una folla immensa si era radunata davanti al Red Fort di Delhi, chiedendo la liberazione dei prigionieri e scatenando violenti disordini contro gli occupanti2. Col fine di creare “la Norimberga indiana” e giudicare i tre “traditori”, gli inglesi commisero però un grave errore politico: molto presto dovettero liberare “gli eroi” dell’INA nell’impossibilità di fermare le proteste. Di lì a breve la presenza britannica si sarebbe conclusa e quella fu l’ultima volta in cui indiani di differenti religioni manifestarono insieme. Infatti nel 1947 la separazione fra India e Pakistan fu causa di una durissima guerra civile e di una carneficina annunciata3. Bose scomparve in un tragico incidente aereo l’8 agosto 1945 a Taipei4 e in India, nonostante il suo sostegno al nemico, fu ritenuto Padre della Nazione, al pari del Mahatma Gandhi e del Pandit Nehru, mentre gli occidentali lo considerarono un personaggio di secondo piano5. Questo lavoro intende ragionare sul quesito fondamentale che riguarda questa figura storica: quale sia stato il contributo di Bose alla lotta per l’indipendenza dell’India, chiarendo l’importanza dei suoi rapporti con l’Italia fascista nello sviluppo della sua peculiare ideologia. Per fare questo si analizzeranno le tappe fondamentali della sua biografia attraverso lo studio delle sue opere più importanti: The Indian Struggle6 e An Indian Pilgrim7, in cui vengono trattate rispettivamente le vicende del nazionalismo indiano e delle campagne rivoluzionarie degli anni Trenta e quelle personali sino al suo ritorno in India nel 1921. Lo sviluppo delle sue attività e del suo pensiero politico nelle diverse fasi della lotta per la libertà emerge in particolare dalle raccolte dei suoi scritti, lettere, discorsi pubblici e broadcast8. La digitalizzazione degli archivi di diversi paesi9 ha consentito lo studio della propaganda dell’Asse e degli Alleati durante la Seconda guerra mondiale, nonché della stampa dell’epoca. Inoltre l’articolo utilizzerà anche la ricezione di Bose nella storiografia occidentale, utilizzando le opere degli storici che si occuparono della sua persona. Nella seconda metà del XX secolo solo alcuni di essi studiarono Bose, concentrandosi sulle peripezie e la definitiva sconfitta dell’INA del 1945. I loro titoli esaltavano la “tigre rampante”, simbolo del Governo Provvisorio di Bose, l’Azad Hind o India Libera: The Springing Tiger dello storico inglese Hugh Toye10 e The War of the springing tigers del giornalista Gerard Corr11. La diserzione di migliaia di soldati dell’Indian Army (IA) nel 1942 e il loro appoggio all’Asse impressionò l’opinione pubblica anglosassone e caratterizzò la pubblicistica. Le motivazioni dei soldati dell’esercito di Bose furono analizzate dalla storica americana Joyce Chapman Lebra nell’opera Jungle Alliance: Japan and The Indian National Army12 del 1971. Recenti studi hanno messo in risalto l’impatto psicologico che ebbe la presenza di Bose nel Sudest asiatico e rimarcato come l’Occidente abbia “dimenticato” la storia dell’INA, come si evince dai rispettivi lavori: The Forgotten Army - India’s Armed Struggle for Independence 1942-1945 di Peter Ward Fay13 e Forgotten Armies - The Fall of British Asia - 1941-1945 di Cristopher Bayly e Tim Harper14. In quest’ultimo decennio gli storici si sono accorti della complessità del Netaji, ridefinendo la sua alleanza con l’Asse come l’esempio di una politica realista che aveva come motto “il nemico del mio nemico è mio amico”. Il testo principale che ha sostenuto questa tesi è stato Brothers against the Raj di Leonard Abraham Gordon15.
- 16 Dalle ricerche di Renzo De Felice emerge la figura di Iqdal Shedai, capo del Ghadar Party (Partito (...)
- 17 ID., «L’India nella strategia di Mussolini», in Storia contemporanea, 6/1987, pp. 1309-1363.
- 18 ID., «Le simpatie nipponiche di Mussolini», in Relazioni internazionali, 2/1988, pp. 104-119.
- 19 FERRETTI, Valdo, «Politica e cultura: origini e attività dell’Ismeo durante il regime fascista», in (...)
- 20 PRAYER, Mario, «Italian fascist Regime and Nationalist India, 1921-45», in International Studies, X (...)
- 21 ID., «Internazionalismo e nazionalismo culturale. Gli intellettuali bengalesi e l’Italia negli anni (...)
- 22 ID., «Sadhana and nationalism: yoga, sakyi and des seva in Subhas Chandra Bose», in South Asia Rese (...)
- 23 HAYES, Romain, Subhas Chandra Bose in Nazi Germany, politics, intelligence and propaganda 1941-1943(...)
- 24 KUHLMANN, Jan, Netaji in Europe, Nuova Delhi - Oxford, Rupa Publications - Oxford Bookstore, 2012.
- 25 HARTOG, Rudolf, The sign of the tiger Subhas Chandra Bose and His Indian Legion in Germany, 1941-45 (...)
- 26 ROY, Robhash Chandra, «Social, Economic and Political Philosophy of Netaji Subhas Chandra Bose», in(...)
- 27 CHATTOPADHYAY, Gautam, «How The Axis Powers viewed Subhas Chandra Bose and his activities (1941-194 (...)
- 28 CHAUDHURI, Nirad Chandra, «Subhas Chandra Bose-His Legacy and Legend», in Pacific Affairs, XXVI, 4/ (...)
- 29 GUHA, Ramachandra, Makers of Modern India, Cambridge (Mass.), Belknap Press – Harvard University Pr (...)
- 30 BIPAN, Chandra, MUKHERJEE, Mridula, MUKHERJEE, Aditya, PANIKKAR, K.N., MAHAJAN, Sucheta (ed. by), I (...)
- 31 L’All India Forward Bloc esiste ancora oggi, si colloca a sinistra dello schieramento politico indi (...)
2L’analisi di Renzo De Felice sul fascismo italiano ha fatto emergere un altro tema sovente trascurato: durante l’esilio europeo dal 1933 al 1937 Bose ebbe continui e determinanti contatti con Mussolini e il regime fascista16. Nel saggio «L’India nella strategia di Mussolini»17 De Felice svolse un’accurata analisi sulle relazioni indo-italiane, sottolineando con particolare attenzione l’importanza delle divergenze tra le Potenze dell’Asse sulla dichiarazione pubblica d’indipendenza avanzata dal Netaji nel 1941, evidenziando come l’interesse italiano per l’India fosse iniziato ben prima delle relazioni con il Giappone18. Gli studi dello storico italiano si legavano al saggio di Valdo Ferretti «Politica e cultura: origini e attività dell’Ismeo durante il regime fascista» che approfondì l’argomento dello sviluppo di un’intensa attività culturale dell’Istituto Orientale Italiano per il Medio e l’Estremo Oriente (Ismeo) che avrebbe agito parallelamente a nutrite iniziative economiche che interessarono dal 1931 l’Asia, in particolar modo l’India19. Il tema del come venissero percepiti gli indipendentisti indiani dal regime è stato affrontato da Mario Prayer nei saggi «Italian fascist Regime and Nationalist India, 1921-45»20 e «Internazionalismo e nazionalismo culturale. Gli intellettuali bengalesi e l’Italia negli anni Venti e Trenta»21, disamine sull’aspetto culturale, economico e politico della questione. Prayer scrisse anche un’accurata analisi psicologica e filosofico-religiosa sulla tragica figura di Bose22. Riguardo il problema della presenza di Bose in Germania e della collaborazione col nazismo va ricordato il contributo degli storici Romain Hayes nell’opera Subhas Chandra Bose in Nazi Germany, politics, intelligence and propaganda 1941-194323 e di Jan Kuhlmann nel volume Netaji in Europe24. L’incredibile storia della Legione SS indiana formata da Bose con il sostegno del Terzo Reich è stata narrata da Rudolf Hartog in The sign of the tiger Subhas Chandra Bose and His Indian Legion in Germany, 1941-4525. D’altro canto anche la storiografia indiana ha studiato le idee politiche e filosofiche del Netaji tramite le opere degli storici Robhash Chandra Roy26 e Goutam Chattopadhyay27 e dello scrittore Nirad Chandra Chaudhuri28. Particolarmente importanti risultano gli studi di Bipan Chandra, dei coniugi Mridula e Aditya Mukherjee e di Ramachandra Guha29, che all’inizio degli anni Ottanta avevano formato il collettivo dei Subatern Studies. Se da un lato la storiografia nazionalista tradizionale riteneva che l’impresa dell’indipendenza fosse stata condotta quasi esclusivamente da Gandhi, Nehru e Jinnah, il gruppo diretto da Bipan Chandra mise in risalto il ruolo svolto dalle classi subalterne nella formazione della nazione indiana, vasto gruppo sociale verso cui Bose scatenò la sua feroce retorica rivoluzionaria30. Il presente articolo intende analizzare la figura di Bose come esponente radicale del movimento indipendentista indiano dal 1921 al 1945, concentrandosi sulle idee politiche del Netaji e su alcuni temi chiave: l’influenza religiosa e filosofica; la formazione politica e l’elaborazione del Samyavada, o sintesi; l’uso strumentale della propaganda editoriale nella narrazione degli eventi storici e delle trasmissioni radio; infine l’importanza delle relazioni internazionali. Il processo di evoluzione del suo pensiero sociale e politico e l’insieme delle sue convinzioni costituiscono le basi della peculiare ideologia di Bose, il subhasismo31, termine in uso nella tradizione indiana.
2. Formazione religiosa e sintesi filosofica
- 32 ROY, Robhash Chandra, op. cit., p. 18.
- 33 Ibidem.
- 34 AYER, Subbier Appadurai, Story of the INA, New Delhi, National Book Trust, 1972, cit. in ROY, Robha (...)
- 35 ELIADE, Mircea, La sintesi induista: il Mahābhārata e la Bhagavad Gītā, in Storia delle credenze e (...)
- 36 BOSE, Subhas Chandra, Proclamazione del Governo Provvisorio dell’Azad Hind, 21 ottobre 1943, in ID. (...)
- 37 PRAYER, Mario, «Sadhana and nationalism: yoga, sakyi and des seva in Subhas Chandra Bose», in South (...)
3Bose nacque nel 1897 a Cuttack vicino a Calcutta. Come ha spiegato lo storico indiano Roy, egli crebbe in una famiglia tradizionale induista nella quale sviluppò un profondo senso spirituale32. Persino nei giorni del Governo Provvisorio dell’India Libera, Bose era solito leggere le sacre scritture indù e le opere dei due grandi maestri dell’induismo, Ramakrishna e Vivekananda33. Il Netaji teneva sempre con sé nel taschino della sua uniforme militare una copia della Bhagavat Gita, o Canto del Divino, importante preghiera del poema epico Mahabharata34. Secondo la tradizione induista il testo sacro avrebberivelato all’uomo l’importanza di trasformare i propri atti in sacrifici, purché qualsiasi atto fosse privo di desiderio rivolto ad un fine e la meta fosse raggiunta attraverso la pratica dello yoga35. Il discorso di proclamazione del suo governo, enunciato il 21 ottobre 1943, fu una chiara invocazione al sacrificio per liberare la Mother India: «We call upon them to launch the final struggle against the British and their allies in India and to prosecute that struggle with valour and perseverance and with full faith in final victory, until the enemy is expelled from Indian soil and the Indian people are once again a free nation»36. Le teorie politiche di Bose derivavano dalle “nuove” idee religiose di Vivekananda e dalla Missione Ramakrishna che le diffondeva. Il concetto di Sadhana o di “servizio per la nazione” sviluppato da Bose portava nella sfera politica il sistema coerente delle teorie religiose dei due grandi maestri. Il Shadana rifletteva la trasposizione secolare di una terminologia religiosa che invitava l’individuo ad affinare gradualmente lo sviluppo delle facoltà intellettuali (contemplation, introspection, deep thinking, work, sacrifice, enjoiment). Il Sadhana mirava ad una rigenerazione fisica, intellettuale e morale che doveva ascendere ad una lotta nazionale e ad un impegno politico: una missione sacra che ricorreva alle pratiche indù, come il pellegrinaggio, arma da usare contro i dominatori britannici37.
- 38 BOSE, Subhas Chandra, An Indian Pilgrim, cit., p. 74.
- 39 PRAYER, Mario, «Sadhana and nationalism: yoga, sakyi and des seva in Subhas Chandra Bose», cit., p. (...)
4Nel dicembre 1937 durante il suo esilio europeo Bose aveva scritto l’autobiografia incompiuta An Indian Pilgrim, pubblicata postuma nel 1948. L’influenza religiosa è evidente nella trama del racconto. Bose descrive in chiave introspettiva la sua formazione spirituale e culturale fino al 1921. I familiari rappresentavano la cultura indiana mentre la scuola, l’educazione britannica; in questo duplice contesto fu pervaso da un profondo misticismo. Nel 1913 alla Facoltà di filosofia di Calcutta approfondì lo studio delle dottrine induiste che predicavano una vita ascetica, unendosi ad un’associazione di studenti spiritualisti: «And our main object was to bring about a synthesis between religion and nationalism, not merely in the theoretical sphere but in practical life as well»38. L’ispirazione religiosa diventò col tempo una necessità pragmatica che Bose unì allo studio della filosofia razionale di Kant, Hegel e Bergson. Ma dal 1914 fu decisivo l’incontro con il poeta ed eroe nazionale Rabindranath Tagore e la lettura dei saggi del nazionalista Aurobindo Ghose. Il lungo viaggio spirituale nel Nord dell’India e la visita dei luoghi sacri alla ricerca di un guru, maestro o precettore spirituale, infatti lo delusero profondamente. I pellegrinaggi tradizionali contribuirono ad enfatizzare il suo conflitto con il padre, esponente della classe sociale privilegiata dei Bhadralok, collaboratrice del Raj. Il padre lo accusava di incongruenza, in quanto Bose conduceva una vita pubblica e secolarizzata che mal si combinava con la ricerca di una purezza spirituale. Lo stesso Netaji concepì in seguito come la vita ascetica fosse una forma egoistica dell’esistenza e la “chiamata spirituale” in difesa della Madre India dovesse escludere qualsiasi forma mondana e contemplativa39. Decise di abbandonare la pratica delle dottrine Vedanta, aderendo alla nuova metafisica nazionalista di Aurobindo. Mentre i testi sacri del passato si rivolgevano su un piano posto al di fuori dell’esperienza terrena nella ricerca di un aldilà, Aurobindo dichiarava come lo spirito agisse sulla materia allo scopo di trasformarla. La materia, diceva, è una realtà in continuo divenire sulla quale l’uomo può intervenire durante la sua esperienza terrena. Questo aspetto divenne il punto di forza della lotta per la libertà contro il Raj e del miglioramento sociale delle classi più povere.
- 40 Bose cita un discorso di Aurobindo Ghose. BOSE, Subhas Chandra, An Indian Pilgrim, cit., p. 81.
I should like to see some of you becoming great; great not for your own sake, but to make India great, so that she may stand up with head erect amongst the free nations of the world. Those of you who are poor and obscure. I should like to see their poverty and obscurity devoted to the service of the motherland. Work that she might prosper, suffer that she might rejoice40.
- 41 Ibidem, p. 93.
- 42 Ibidem.
- 43 Ibidem, p. 63.
5La delusione nei confronti degli asceti lo divise dal gruppo spiritualista, a suo dire politicamente ambiguo: «Was it possible to divide nation’s life into two compartments and hand over one of them to the foreigner, reserving the other to ourselves? Or was it incumbent on us to accept or reject life in its entirety?»41. Nel suo processo di formazione Bose fu influenzato anche dai discorsi di Surendranath Banerjee, l’eroe del Bengala che aveva condiviso in Sud Africa la campagna del Satyagraha di Gandhi. Ma la politica del Mahatma non lo trovò pienamente partecipe. La ribellione che scatenò nel 1916 al Precidency College contro l’intollerante sistema scolastico inglese, era il sintomo della crescente insofferenza nei confronti del regime coloniale42. L’apertura religiosa trasmessagli dai familiari, «I cannot remember ever to have looked upon Muslims as different from ourselves in any way, except that they go to pray in a mosque»43, si accompagnava ad un profondo nazionalismo:
- 44 Citazione di BOSE, Subhas Chandra, Mother India, Cuttack, 1912, in ID., The Essential writings of N (...)
India is God’s beloved land. He has been born in this great land in every age in the form of the Saviour for the enlightenment righteousness of the people, to rid this hearthof sin and to establish righteousness and truth in every Indian heart. He has come into being in many countries in human form but not so many times in any other country, that is why I say, India, our motherland, is God’s beloved land44.
6L’ultimo capitolo della sua autobiografia intitolato The Faith (Philosophical) è un compendio filosofico-religioso che opera una sintesi fra gli insegnamenti di Ramakrishna e Vivekananda per la filosofia orientale, e le teorie di Kant, Fichte e Nietzsche per quella occidentale.
- 45 ID., An Indian Pilgrim, cit., p. 150.
Nevertheless, we have to build our life on the theory which contains the maximum truth. We cannot sit still because we cannot, or do not, know the Absolute Truth. Reality, therefore, is Spirit, the essence of which is Love, gradually unfolding itself in an eternal play of conflicting forces and their solutions45.
- 46 PRAYER, Mario, Sadhana and nationalism: yoga, sakyi and des seva in Subhas Chandra Bose, cit., p. 5
- 47 BOSE, Subhas Chandra, Deshbandhu and nation building, in ID., Netaji Collected Works, vol. V, Calcu (...)
- 48 Ibidem, p. 147.
7Bose intendeva procedere oltre la vecchia contrapposizione tra il materialismo occidentale e la spiritualità orientale. Egli concepiva il nuovo Sadhana in termini di combinazione di “lavoro eterno, studio e contemplazione”. Oriente e Occidente emergevano nella concezione di Bose come margini di superiorità nelle attività connesse della vita46: «The fundamental truth of all Sadhana is the same-to be completely absorbed in the Idea, to be inspired totally by the same Idea in life, in death, in sleep or in dream. […] Those who want to be builders of the nation, they must succeed in this Sadhana and be Siddha»47. Nella sua analisi filosofica Bose sembra interessato alla natura ultima della realtà, attraverso l’esperienza dell’anima, ponendo insieme l’io e il non io48.
- 49 Ibidem, cit., pp. 146-147.
Why do I believe in Spirit? Because it is a pragmatic necessity. My nature demands it. I see purpose and design in nature; I discern an ‘increasing purpose’ in my own life. I feel that I am not a mere conglomeration of atoms. I perceive, too, that reality is not a fortuitous combination of molecules. Moreover, no other theory can explain reality (as I understand it) so well. This theory is in short an intellectual and moral necessity, a necessity of my very life, so far as I am concerned49.
- 50 ID., lettera ad Anil Chandra Ganguly, 8 agosto 1937, in ID., The Essential writings of Netaji Subha (...)
- 51 RUIKAR, Ramchandra Sakharam, Ideology of Netaji Thesis of the All India Forward Bloc, General Secre (...)
8Tornato in India nel 1937 e costretto agli arresti domiciliari in una località di montagna, esercitò una serie di pratiche di meditazione che aveva imparato in gioventù, studiando le teorie filosofiche di Bergson: l’autoaffermazione (self assertion) come sforzo per identificare ogni debolezza della sua mente; l’autoanalisi (self analysis) sotto forma di tranquilla meditazione e aiuto per superare le sue fragilità; l’autocompiacenza (self surrender) per cercare di pensare a un potente flusso di energia divina, fondendo la sua esistenza in esso50. Adattando inoltre la dialettica hegeliana alla sua teoria politica, il Samyavada, interpretò il progresso attraverso le fasi successive del cambiamento sociale: «Out of the conflict between ‘thesis’ and ‘anti-thesis’ ‘synthesis’ is born. This “synthesis” in its turn becomes the “thesis” of the next phase of evolution. This “thesis” throws up an “antithesis” and the conflict is resolved by further “synthesis”. Thus, the wheels of progress move on and on»51.
- 52 ID., Indian National Army in Action, discorso rilasciato nel marzo 1944, in ID., Chalo Delhi: Writi (...)
9Financo nell’ultima fase della sua vita Bose invocherà l’Onnipotente, nei giorni in cui lancerà l’ultima disperata campagna del 18 marzo 1944, incitando i seguaci dell’INA alla divina battaglia finale contro gli inglesi: «If God wills, we shall die a martyr’s death. And in our last sleep we shall kiss the road that will bring our Army to Delhi. The road to Delhi is the road to Freedom. Chalo Delhi». [Fino a Delhi!]»52.
3. Formazione politica e Semyavada, o sintesi ideologica
- 53 ROY, Robhash Chandra, op. cit., p. 23.
10Bose nel 1921 decise di tornare in India per aderire all’INC e incontrare Gandhi che lo indirizzò verso il nazionalista Deshbandhu Chittaranjan Das. Egli divenne il suo mentore politico e spirituale dal 1921 al 192553, periodo nel quale concepì la sua futura strategia. Le informazioni sull’inizio della sua carriera sono tratte dalla sua opera più rilevante: The Indian Struggle. Nel 1934 all’inizio del suo esilio europeo, Bose scrisse il racconto delle fasi più importanti della lotta per l’indipendenza che lo avevano visto protagonista. Nel 1942 l’Ismeo tradusse e pubblicò il libro, con l’aggiunta dell’appendice per gli anni successivi al 1934. L’opera è un saggio di propaganda in cui si comprende che dal suo primo incontro Bose non condividesse la politica di Gandhi:
- 54 BOSE, Subhas Chandra, La Lotta dell’India, Firenze, Sansoni, 1942, p. 50.
Ma il Mahatma mi fece intendere che egli non considerava questo il mezzo che avrebbe costretto il governo a venire a patti col Congresso. Che cosa egli realmente si aspettasse, non riuscii a comprendere. O egli non volle rivelare prematuramente i suoi segreti, o non aveva un concetto ben chiaro della tattica con la quale si potesse forzar la mano al governo54.
- 55 ID., An Indian Pilgrim, cit., pp. 48-49.
- 56 ID., La Lotta dell’India, cit., p. 69.
- 57 GOVERNMENT OF BENGAL, Report On The Working Of The Reformed Constitution In Bengal (1921-1927), Cal (...)
- 58 Ibidem.
- 59 BOSE, Subhas Chandra, La Lotta dell’India, cit., p. 285.
- 60 TORRI, Michelguglielmo, op. cit., pp. 542-543.
- 61 BOSE, Subhas Chandra, lettera a Hemendra Nath Dasgupta, «Deshbandhu Chittaranjan Das», Mandalay Jai (...)
11La dura critica di Bose al Congresso rivelava la sua adesione al nazionalismo di Das. Il maestro sin dal 1905 aveva sostenuto lo Swadeshi55, il movimento di protesta contro la partizione del Bengala che attuò un violento boicottaggio delle merci e delle istituzioni inglesi; era stato il punto di riferimento nel Bengala del Non-Cooperation Movement del 1919, ma nel 1922 era entrato in contrasto con il Mahatma, che aveva fermato il movimento di non-cooperazione dopo i terribili massacri di Chauri Chaura: contadini armati si erano rivoltati e avevano ucciso trentun poliziotti inglesi56. Nel 1923 si era dimesso da presidente dell’INC, quando la sua proposta di ostacolare le assemblee legislative fu respinta dai seguaci del Mahatma57. Nello stesso anno Das aveva fondato lo Swaraj Party, o Partito dell’Autonomia, per paralizzare le riforme coloniali con una più dura opposizione al governo58. L’anno seguente era stato eletto sindaco di Calcutta e Bose ne divenne il Capo di Gabinetto. Ne La Lotta dell’India il Netaji criticava Gandhi per non aver voluto creare una strategia di lotta uniforme contro il Raj, pur attribuendo al Mahatma il merito di aver “inventato” il movimento nazionalista: «Egli ha saputo trasformare un’istituzione di chiacchieroni e di parolai in un’organizzazione veramente viva e capace di lottare»59. La divisione fra Das e Gandhi era l’antica rivalità della destra no-changers e la sinistra changers, quest’ultima contraria a qualsiasi compromesso con gli inglesi60. L’influenza del rivoluzionario bengalese fu così forte che durante la sua prigionia in Birmania nel 1926, Bose gli dedicò una sorta di apologia postuma61:
- 62 Ibidem.
I do not think that among the Hindu leaders of india, Islam had a greater friend than in the Deshbandhu. Still it was this Deshbandhu who came forward to lead the Satyagraha movement at Tarakeswar. Hinduism was extremely dear to his heart; he could even lay down his life for his religion, but at the same time he was absolutely free from dogmatism of any kind. That explains how it was possible for him to love Islam62.
- 63 Ibidem.
- 64 ID., La Lotta dell’India, cit., pp. 25-32.
- 65 QURESHI, M. Naeem, Pan-Islam in British Indian politics: a study of the Khilafat Movement, 1918-192 (...)
- 66 KHAN, Yasmin, The Great Partition: The Making of India and Pakistan, New Haven, Yale University Pre (...)
- 67 BOSE, Subhas Chandra, Netaji: Collected Works, vol. 8, 1933-1937, Oxford, Oxford University Press, (...)
- 68 ID., lettere a JINNAH, Mohammad Ali: 17 marzo, 21, 27 giugno, 25 luglio, 16 agosto, 2 ottobre, 16 d (...)
- 69 ROY, Robhash Chandra, op. cit., p. 24.
- 70 HARTOG, Rudolf, The Sign of the Tiger, cit., pp. 30-31.
12Il nazionalismo di Bose si sviluppò attraverso la definizione di nazione come unione di tutte le comunità, mettendo in pratica le idee di Das sull’unità nazionale di tutte le confessioni63. L’aspetto della convivenza pacifica fra induisti e musulmani era l’obiettivo principale del nazionalismo indiano. Nonostante le differenze fra Gandhi e Bose la ricerca della concordia religiosa legò i due leader per molto tempo. Anche il Mahatma era convinto difensore dell’unità nazionale e religiosa: lo scontro fra induisti e musulmani era stato creato ad arte dagli inglesi, desiderosi di minare le basi di convivenza civile in India e la sua sostanziale unità. Gli islamici si erano integrati nel tessuto sociale fin dai tempi delle prime invasioni dell’VIII secolo e durante l’istituzione dell’Impero Moghul; solamente negli ultimi decenni del Raj erano stati fomentati dagli inglesi, contrari alla formazione di un grande Stato indiano. Dal 1920 Gandhi aveva appoggiato il movimento panislamico del Khifalat, nato in India dopo la Grande guerra contro la spartizione inglese delle province arabe dell’Impero Ottomano64. Questa alleanza con alcuni leader musulmani, come il Mukhtar Ahmed Ansari, Maulana Azad e Hakim Ajmal Khan, aiutò in quel periodo il movimento nazionalista a garantire l’unità indù-musulmana e proseguire la lotta per lo Swaraj65. Il Mahatma aveva sempre cercato il dialogo con la minoranza islamica e fino alla vigilia dell’indipendenza del 1947 aveva cercato l’accordo con Mohammad Ali Jinnah, presidente dell’All-India Muslim League66. Bose e Gandhi intendevano contrastare la politica del divide et impera degli inglesi che incentivavano lo scontro fra indù e musulmani67. Anche il Netaji nel 1938 in veste di presidente dell’INC aveva proposto l’intesa a Jinnah, ma i colloqui non ebbero l’esito sperato68. La convivenza religiosa fu il suo obiettivo anche nel 1941, durante la formazione nella Germania nazista della Legione SS indiana, e nel 1943 per il reclutamento dell’INA in Asia: Bose ricevette l’appoggio incondizionato di tutte le professioni religiose, soprattutto della grande comunità di indiani musulmani del Sudest asiatico69. L’aspirazione nazionalista di eliminare le differenze religiose e di casta per unire il paese, fu usata da Bose nella propaganda anti inglese: è il caso della “Canzone della Legione”, Hindu, Muslim, Sikh, Isai, Apas mein sab bhai (Tutti gli uomini, indù, musulmani, Sikh, Isai, Apas, sono fratelli)70! Inoltre, facendo leva sulle idee morali di Das, Bose pensava ad una società più giusta nella quale tutti avrebbero goduto di aiuti economici e sociali, senza distinzioni di casta o credo: era l’elaborazione di un socialismo nazionalista indiano. Nel 1931 a Karachi nel discorso intitolato Socialism in India, espresse per la prima volta la sua idea:
- 71 BOSE, Subhas Chandra, «Socialism in India», discorso all’All-India Naujawan Bharat Sabha a Karachi, (...)
I am led to the conclusion that the principles that should form the basis of our collective life are; justice, equality, freedom, discipline and love. [...] I shall go further and I say that these principles constitute the essence of Socialism as I understand it, and the Socialism that I would like to see established in India71.
13Bose avanzò anche una prima critica al comunismo sovietico:
- 72 Ibidem.
Bolshevism today has many useful lessons for humanity. But I do not believe that abstract principles can be applied in the same manner, form and degree to different nations or countries. Marxian principles applied to Russia and Russian conditions gave birth to Bolshevism. Similarly, socialism when applied to India and to Indian conditions will develop a new form or type of socialism when we may hail as Indian Socialism72.
14Ma fu all’inizio dell’esilio europeo nel 1933 che Bose definì la sua idea. In un discorso per la conferenza degli studenti indiani di Londra, intitolato The Anti-Imperialist Struggle and Samyavada, scrisse:
- 73 ID., «The Anti-Imperialist Struggle and Samyavada», discorso presidenziale alla Terza Conferenza po (...)
The indian movement will have two phases. In the first phase the fight will be a "national" fight against Great Britain - though the leadership will be in the hands of the "party of the people" representing Indian Labour and the second phase will be an interclass fight under the leadership of the same party, and during this phase of the compaign - all privileges, distinctions and vested interests will have to be abolished, so that a reign of perfect equality (social, economic and political) may be established in our country. India will be called upon to play an important role in world history in the near future73.
- 74 GUHA, Ramachandra, op. cit., passim.
- 75 BIPAN, Chandra, MUKHERJEE, Mridula, MUKHERJEE, Aditya, PANIKKAR, K.N., MAHAJAN, Sucheta, op. cit., (...)
- 76 Ibidem, pp. 145-146.
- 77 BOSE, Subhas Chandra, An Indian Pilgrim, cit., pp. 48-49.
- 78 Ibidem, cit., p. 77.
- 79 ROY, Robhash Chandra, op. cit., p. 24.
15Secondo gli storici Bipan Chandra e i coniugi Mukherjee il movimento nazionalista indiano degli anni Venti e Trenta aveva subìto una costante trasformazione ideologica. Jawaharlal Nehru, Subhas Bose, i comunisti indiani, il Partito Socialista del Congresso e altri gruppi spingevano l’INC verso una svolta socialista. La prova di questo tentativo furono gli sforzi per organizzare i contadini, i commercianti, i sindacati e gli studenti. L’esperimento ebbe successo e le idee socialiste si diffusero ampiamente e rapidamente in tutta l’India74. Altrettanto importante fu l’interpretazione più radicale delle teorie di Gandhi75. L’idea di Bose di un Partito della sintesi, o Samyavadi Sangh76, rifletteva questi sforzi di socialistizzare le masse indiane per creare un socialismo che avrebbe portato l’India all’eguaglianza sociale in un’atmosfera di equilibrio e armonia tra materialismo e tradizione spirituale. Secondo Roy il suo zelo nazionalistico e socialista si dovette a varie influenze: da un punto di vista religioso-egualitario agli insegnamenti di Swami Vivekananda, «Say brothers at the top of your voice. The naked Indian, the illiterate Indian, the Brahman Indian, the Pariah Indian is my brother»77. L’esempio del nazionalista Aurobindo Ghose influì sulle sue dimissioni dall’ICS del 1921: «[Aurobindo Ghose] On the Congress platform he had stood up as a champion of left-wing thought and a fearless advocate of independence»78. Il nazionalismo egualitario di Deshbandhu Das completò la sua formazione politica79. Per integrare la giustizia sociale alla libertà nazionale Bose formulò la famosa sintesi fra comunismo e fascismo:
- 80 BOSE, Subhas Chandra, La Lotta dell’India, cit., pp. 300-301.
Malgrado le antitesi, il Comunismo e il Fascismo hanno certamente alcuni caratteri comuni. L’uno e l’altro sostengono la supremazia dello stato sull’individuo. L’uno e l’altro denunciano la democrazia parlamentare; credono nella dittatura del partito e nella inesorabile repressione di ogni minoranza dissidente. L’uno e l’altro hanno fede in una ben progettata riorganizzazione industriale del Paese. Questi tratti comuni formeranno la base della nuova sintesi, che io ho chiamato Samyavada, parola indiana che vuol dire dottrina della sintesi o dell’uguaglianza80.
16Nel penultimo capitolo de La Lotta dell’India, intitolato Uno sguardo al futuro, Bose espresse la sua seconda critica al comunismo, pregiudicandosi stavolta qualsiasi utile collaborazione con l’URSS, che invece Nehru avrà la possibilità di visitare.
- 81 Ibidem, p. 300.
Il Comunismo oggi non ha nessuna simpatia per il nazionalismo, di qualunque genere, mentre il movimento indiano è un movimento nazionalista; un movimento tendente alla libertà nazionale del popolo. […] Mentre molte delle idee economiche del Comunismo farebbero un grande effetto sugli Indiani, vi sono altre idee che sortirebbero l’effetto contrario. […] Il Comunismo in Russia si è sviluppato come un movimento anti-religioso e ateo81.
4. Le relazioni internazionali
- 82 ROY, Robhash Chandra, op. cit., p. 18.
- 83 BOSE, Subhas Chandra, Conferenza agli studenti di Noakhali del 1931, in Leader of Youth, Netaji Col (...)
- 84 BOSE, Subhas Chandra, Conferenza del 1931 all’Opera House sulla missione della associazione ID., Yo (...)
17Tra il 1933 e il 1937 Chandra Bose visse in esilio nel continente europeo. Questo periodo influì enormemente sulla sua strategia politica. Lo storico Roy ha ricordato come Bose in gioventù avesse studiato le opere di Lenin, conoscesse le gesta di Mustafa Kemal Atatürk in Turchia e ammirasse quelle dei ribelli irlandesi. Inoltre all’università di Cambridge aveva studiato il Risorgimento italiano e la Guerra d’indipendenza americana, prendendo spunto dalle indipendenze cecoslovacca e polacca82. Ispirato dalle gesta di Garibaldi e Mazzini, in un suo discorso alla Conferenza dei giovani studenti di Noakhali nel 1931, Bose disse: «I may refer to the example of Mazzini and Italy of those days and say how the hundredfold divisions and other barriers then existing in the way of freedom, could not freeze genial current of Mazzini’s youthful heart and thrust him from realizing his ideal of securing freedom for Italy»83. Nella sua conferenza del 1931 all’Opera House sulla missione della Young India, chiaro riferimento alla Giovine Italia, disse: «Look around what created modern Italy. Surely, the dream of Mazzini and his band of co-workers and co-dreamers»84.
18Nella Lotta dell’India Bose scrisse che Gandhi aveva particolarmente trascurato la strategia della politica diplomatica.
- 85 BOSE, Subhas Chandra, La Lotta dell’India, cit., p. 286.
[Gandhi] Non è riuscito perché non si è servito dell’arma dell’interessamento internazionale. Se vogliamo conquistare la libertà l’astensione dalla violenza, la diplomazia e la propaganda internazionale sono elementi essenziali. Non è riuscito perché la falsa unità di interessi che invece sono sostanzialmente contrastanti non è una sorgente di forza, ma di debolezza nella strategia politica85.
- 86 KRÁSA, Miloslav, Looking towards India: A Study in East- West Contact, Prague, Orbis, 1969; ID., Su (...)
- 87 BOSE, Subhas Chandra, «Impression of Ireland», scritto a Losanna il 30 marzo 1936, in ID., The Esse (...)
- 88 ID., What Romain Rolland Thinks, 1935, cit. in ID., Netaji: Collected Works, vol. 8, 1933-1937, cit (...)
- 89 ID., Patel-Bose Manifesto, maggio 1933, cit. in BOSE, Sugata, Netaji: Collected Works, vol. 8, 1933 (...)
- 90 DE FELICE, Renzo, Il fascismo e l’Oriente. Arabi, ebrei e indiani nella politica di Mussolini, il M (...)
- 91 PRAYER, Mario, «Italian fascist Regime and Nationalist India, 1921-45», cit., pp. 249-250.
- 92 SOFRI, Gianni, Gandhi in Italia, Bologna, Il Mulino, 1988, passim.
- 93 Ibidem, p. 259.
- 94 Il Popolo d’Italia, 20 marzo 1931, cit. in ibidem, p. 260,
- 95 Lettera di Bose alla Signora Vetter, 12 gennaio 1934, cit. in GORDON, Leonard Abraham, op. cit., p. (...)
- 96 Articolo di Mussolini, «Estremo Oriente», in Il Popolo d’Italia, 17 gennaio 1934, cit. in PRAYER, M (...)
- 97 Jeune Asie, 1/1935.
19Presentandosi come il rappresentante della lotta per l’indipendenza indiana, Bose incontrò capi di stato e notevoli personalità europee, trasformandosi da giovane leader radicale in un moderato statista internazionale. Il suo intento era quello di far conoscere la situazione dell’India ai governanti europei e coinvolgerli nel processo d’indipendenza. Conobbe il presidente cecoslovacco Edouard Beneš a Praga86 e a Varsavia visitò l’Istituto Orientale diretto dallo studioso Michalski. In Austria ammirò il cosiddetto socialismo municipale di Vienna e nel 1936 visitò Dublino, dove fu accolto come un eroe87. In Germania fece visita a Franz Thierfelder, il direttore della Deutsche Akademie di Monaco e in Francia conobbe Romain Rolland88, importante intellettuale della sinistra francese, amico di Gandhi. In Svizzera vide Vithalbhai Patel, un vecchio leader dello Swaraj con il quale scrisse il manifesto che dichiarava l’inefficacia della politica del Mahatma e invocava una nuova leadership capace di conseguire la libertà dell’India89. A questo periodo si deve anche il primo incontro con Benito Mussolini90. A tal proposito lo storico Mario Prayer ha rilevato che la simpatia di Bose nei confronti del regime fascista fu considerata per lungo tempo come una “deviazione”, ma che sin dagli anni Venti il caso dell’India era diventato un elemento cardine della propaganda fascista91. Nel 1926 la visita di Tagore in Italia e nel 1931 l’incontro di Mussolini con Gandhi, furono sfruttati abilmente dalla propaganda del regime92. Dagli anni Trenta la politica indiana dell’Italia si era sviluppata proprio attraverso l’azione di circoli diplomatici favorevoli ad un indiretto sostegno economico al nazionalismo indiano93. Nel marzo del 1931 Mussolini aveva dichiarato all’Assemblea quinquennale del regime che l’Italia aveva come obiettivo quello di espandersi verso due direzioni, l’Asia e l’Africa, visto “il prossimo” collasso dell’Impero britannico94. Nel dicembre del 1933 il regime fascista aveva organizzato il primo incontro della Confederazione degli Studenti Orientali (CSO): per quell’occasione Mussolini fece un discorso molto apprezzato dagli ospiti: «Rome has in the past colonized Europe. but her relations with Asia have always been of a friendly kind, based on cooperation»95, aggiungendo che l’Impero romano aveva costruito un ponte tra Oriente e Occidente e portato verso Est il messaggio del latino. La nuova Italia combinava il risorgere di questa tradizionale e universale spiritualità con il “fresco vigore” della dottrina fascista96. Al terzo incontro del CSO, organizzato dall’Università di Roma, Bose ebbe l’occasione di incontrare di nuovo Mussolini97. Il dittatore italiano ebbe una forte influenza sul Netaji, come riportato dal giovane ufficiale Lothar Frank, membro della Società Indo-tedesca. Egli sarà il suo interprete e guida durante il suo soggiorno nel Reich dal 1941 al 1943 e dopo la sua visita in Italia Bose gli aveva confidato:
- 98 FRANK, Lothar, Ambassador, in BOSE, Sisir Kumar, WERTH, Alexander, AYER, Subbier Appadurai, op. cit (...)
Mussolini asked Subhas Bose during this conversation: «Do you really and firmly believe that India will be free soon?» When Bose said «yes», Mussolini asked him again: «Are you for reformist or revolutionary methods for achieving Indian indipendence?» Bose said in reply that he preferred revolutionary to reformist methods. Mussolini said, «Then indeed you have a chance». Continuing the discussion, Mussolini asked him again: «Have you got any plan for such a revolution?» As Bose remained silent, Mussolini told him: «You must immediately prepare a plan for such a revolution and you must work continuously for its realisation98.
- 99 Riferimento a MACK SMITH, Dennis, Mussolini, Milano, Rizzoli, 1990.
- 100 PRAYER, Mario, «Internazionalismo e nazionalismo culturale. Gli intellettuali bengalesi e l’Italia (...)
- 101 BOSE, Subhas Chandra, La Lotta dell’India, cit., p. 300.
- 102 PRAYER, Mario, «Italian fascist Regime and Nationalist India, 1921-45», cit., p. 269.
- 103 BOSE, Subhas Chandra, lettera Memorandum al segretario della Cancelleria del Ministero degli Esteri (...)
- 104 Ibidem.
- 105 CHATTOPADHYAY, Gautam, op. cit. pp. 846-849.
- 106 BOSE, Subhas Chandra, Azad Hind, Subhas Chandra Bose, Writings and speeches 1941-1943, cit., p. 57.
- 107 CHATTOPADHYAY, Gautam, op. cit., pp. 846-849.
- 108 WOERMANN, Ernst, The Russo-German War and Indian Struggle, rapporto di una conversazione con il Min (...)
- 109 GORDON, Leonard Abraham, op. cit., p. 617.
- 110 HAYES, Romain, op. cit., p. 165.
- 111 KURTI, Kitti, Subhas Chandra Bose-As Knew Him, Calcutta, Mukhopadhyay, 1966, p. 11, cit. in GORDON, (...)
- 112 HAYES, Romain, op. cit., pp. 166-167.
- 113 CHATTOPADHYAY, Gautam, op. cit.
20Negli anni seguenti Bose incontrerà altre volte il capo del fascismo che, come afferma il suo biografo inglese Dennis Mack Smith, aveva la capacità di mettere a proprio agio tutti i suoi ospiti99. Bose fu naturalmente attratto dall’Italia fascista, continuatore della tradizionale politica del Congresso bengalese che canalizzava le istanze sociali in mobilitazioni di massa e degli insegnamenti di Das che equiparavano la struttura dello Stato alla nazione. L’organizzazione statuale mussoliniana, il Partito-Stato che creava la nazione, si applicava perfettamente al nazionalismo di Bose100. Inoltre c’era una considerazione pragmatica importante: Mussolini era il leader di un paese in contrasto con l’Inghilterra nel Mediterraneo. Per l’Italia Bose era un personaggio utile in una futura strategia anti inglese perché era uno dei maggiori leader del nazionalismo indiano e aveva formulato la “curiosa” sintesi che elogiava il fascismo: «Tutto considerato, si è indotti a credere che la prossima fase della storia mondiale produrrà una sintesi tra Fascismo e Comunismo. E sarebbe forse da meravigliarsi se questa sintesi si producesse proprio in India?»101. Le simpatie ideologiche per il regime coincisero con la pubblicazione nel 1942 dell’opera La Lotta dell’India da parte dell’Ismeo, che a partire dal 1935 aveva invitato Bose per una serie di conferenze e lo aveva supportato nelle sue ricerche in Europa102. Al contrario, i suoi primi viaggi in Germania furono politicamente un disastro: Hitler e le autorità tedesche lo ignorarono e a Monaco subì un’aggressione razzista103. In un Memorandum al Ministero degli Esteri tedesco Bose si lamentò per le quasi inesistenti relazioni Indo-tedesche e si disse sdegnato per l’opinione negativa sull’India espressa da certi articoli di stampa104. Secondo Chattopadhyay la Germania nazista ebbe un atteggiamento ostile nei suoi riguardi anche negli anni successivi105. Dopo il suo arrivo a Berlino nell’aprile del 1941 Bose si era congratulato con il governo tedesco per aver firmato il Patto di non aggressione con la Russia, scrivendo che «The greatest revolutionary force in the world, the Soviet Union, has entered into a solemn pact with the Nazi Governement»106. Ma quando il 22 giugno 1941 la Germania attaccò l’URSS, Bose fu al tempo stesso sorpreso ed estremamente dispiaciuto107. In una lettera al diplomatico tedesco Ernst Woermann, scrisse: «In the german-russian War, the sympathies of the Indian people were very clearly with Russia because the Indian people felt definitely that Germany was the aggressor»108. Egli sarebbe stato accusato fuori dall’India di collaborazionismo nazista proprio per la convinzione errata che nel Patto Ribbentrop-Molotov si compisse il Samyavada e per la “sciagurata” alleanza con Hitler. Secondo Leonard Abraham Gordon: «Subhas Bose was a pragmatic Indian nationalist, not a socialist ideologue. […] Therefore, he allied with countries like Germany and the Japan in order to fight the British»109. Per quanto riguarda la compromettente presenza di Bose nel Reich lo storico Romain Hayes pensa che il dilemma sia etico: «How did a man who started his political career at the feet of Gandhi end up with Hitler, Mussolini and Tōjō?» 110. Il suo approccio al regime di Hitler risulta molto complicato. A poco serve la giustificazione che Bose diede all’amica di origine ebraica Kitti Kurti, alla domanda del perché provasse simpatia per un regime così detestabile come quello nazista: «British imperialism there can be just as intolerable a your nazism here, i assure you»111. Per Hayes: «Bose was a radical nationalist and such a perspective inevitably narrows one’s view and corcerns. […] was not exposed, however, to the darker side of the Nazi regime». Lo storico inglese afferma che se fosse stato esposto alle atrocità tedesche, non ci sarebbe stato dubbio che avrebbe reagito con repulsione al razzismo112. Il fatto che l’alleanza col nazismo fosse strategica più che sincera è un fatto acclarato. I rapporti con l’Italia invece lasciano ampi spazi di discussione. Per Chattopadhyay la mancata dichiarazione pubblica del 1942 sull’indipendenza dell’India è la prova che Germania, Italia e Giappone non condividevano la strategia di Bose113. Per confermare la sua tesi lo storico indiano cita il diario di Galeazzo Ciano. In una nota il Ministro confermava la sua indifferenza nei confronti della questione indiana.
- 114 CIANO, Galeazzo, Diario, vol. II, 1941-1943, Milano-Roma, Rizzoli, 1946, pp. 41-42.
Ricevo Bose, capo del movimento insurrezionale indiano. Egli vorrebbe che l’Asse facesse una dichiarazione per l’indipendenza dell’India, ma a Berlino si sono accolte le sue proposte con molta misura. Anche a noi non conviene comprometterci troppo, tanto più che non è chiaro quanto credito possa venire dato a questo giovanotto. Le esperienze del passato hanno dato risultati piuttosto modesti114.
21Come riportato da Renzo De Felice, dopo la conquista della Birmania il Giappone decise di riconoscere pubblicamente il Governo di Bose in previsione di un’invasione dell’India, inviando una bozza di dichiarazione all’Italia e alla Germania che includeva anche l’Arabia.
- 115 Documenti Diplomatici Italiani, s. IX, VIII, pp. 391 et seq. cit. in DE FELICE, Renzo, Il fascismo (...)
Progetto di dichiarazione comune dell’Italia, della Germania e del Giappone sull’India e sull’Italia (aprile 1942).
Il Giappone, la Germania e l’Italia non hanno tuttavia alcuna ambizione di sostituirsi alla Gran Bretagna né in India né in Arabia. Ciò che le tre Potenze effettivamente desiderano è l’immediata realizzazione dell’India per gli indiani e dell’Arabia per gli Arabi e l’avvento, al più presto possibile, del giorno in cui questi Popoli apporteranno di nuovo, da razze libere, i loro importanti contributi alla cultura e alla civilizzazione del mondo115.
- 116 KUHLMANN, Jan, Netaji in Europe, cit., passim.
22Informato da Ribbentrop della proposta, Hitler la respinse categoricamente, non vedendo alcun motivo valido per accettarla con il Giappone ormai prossimo ad invadere l’India. Mussolini, al contrario, si dichiarò favorevole alla posizione giapponese, constatando tardivamente il suo legame con la dichiarazione araba116. Il fatto che le potenze del Tripartito avessero interessi diversi, è dimostrato dalla nota dello stesso Ciano del 14 aprile 1942:
- 117 CIANO, Galeazzo, op. cit., p. 149.
I giapponesi propongono una dichiarazione del Tripartito per la indipendenza dell’India e dell’Arabia. Le prime reazioni di Berlino sono sfavorevoli: non è gradita l’iniziativa giapponese in settori sempre più vicini all’Europa. Mussolini, invece, vorrebbe senz’altro aderire alla proposta117.
- 118 BOSE, Subhas Chandra, «The secret of Abyssinia and its lesson», novembre 1935, in ID., Netaji: Coll (...)
- 119 PRAYER, Mario, «Italian fascist Regime and Nationalist India, 1921-45», cit., p. 264.
- 120 BOSE, Subhas Chandra, «The secret of Abyssinia and its lesson», novembre 1935, in Netaji: Collected (...)
23Se si esclude l’atteggiamento indifferente del Ministro degli Esteri, Mussolini e la stessa diplomazia italiana davano ampio credito alla strategia di Bose. Ma tutto il lavoro diplomatico del Netaji fu inficiato dal netto rifiuto di Hitler di fare ulteriori concessioni all’India. Che il Mussolini “trionfante” di metà anni Trenta lo avesse favorevolmente colpito, ci sorprende poi dalla reazione utilitaristica che ebbe durante la Guerra d’Etiopia. Nel gennaio del 1935 Bose era tornato in Italia e aveva telefonato a Mussolini, presentando al Ministero degli Esteri il suo piano per formare una lega internazionale dei movimenti indipendentisti dei popoli oppressi. In un articolo del novembre 1935 Bose condannò solo blandamente l’aggressione, affermando che una nazione poteva «hope to be free only if it is strong»118. Una volta tornato in patria cercò di riorientare alcuni giornali della Stampa indiana nei confronti dell’invasione italiana dell’Etiopia119. L’imperialismo internazionale poteva essere sconfitto attraverso un conflitto tra imperi e se l’ascesa dell’Italia rafforzava quest’ipotesi, allora, affermava Bose «Abyssinia will not have suffered in vain»120. Nei suoi piani l’Italia avrebbe potuto aiutarlo a liberare l’India, se la campagna del Nord Africa non si fosse rivelata un disastro. In base ad alcuni documenti si può comprendere che ancora verso la fine del conflitto Mussolini nutrisse la speranza di giocarsi “la carta indiana”.
- 121 Cit. in DE FELICE, Renzo, Il fascismo e l’Oriente. Arabi, ebrei e indiani nella politica di Mussoli (...)
La parola d’ordine è «India agli indiani», il che significa «via gli inglesi», è la parola che raccoglie l’unanimità dall’Himalaya a Ceylon, da Calcutta a Bombay. […] Dalla resistenza passiva, che non poteva risolvere il problema ma soltanto dinnanzi alla coscienza del mondo si è passati all’attacco con la forza delle armi nazionali contro lo straniero oppressore. Sono, le odierne, giornate nere per Londra. Chandra Bose è un uomo di eccezionale energia. Se, come è probabile, le forze angloamericane cominceranno a retrocedere, le masse indiane accenderanno le fiaccole della rivolta. Intanto i confini indiani sono stati superati. La ruota del destino corre. In questa guerra piena dell’imprevisto e dell’imprevedibile, si è aperta, dopo quella del Pacifico, la fase indiana121.
24Gli studi sul fascismo di Renzo De Felice ci hanno fornito un’ulteriore idea sul possibile ruolo che Bose abbia svolto o avrebbe potuto svolgere nella guerra. Egli ha messo in evidenza i seguenti punti:
- 122 Ibidem, p. 240.
Primo: l’importanza che Mussolini attribuiva all’India come cuore e decisiva chiave di volta, insieme a Suez e al Medio Oriente, dell’Impero britannico e, dunque, estromissione degli inglesi da essa.
Secondo: l’ormai acquisita convinzione che, come avevano dimostrato gli avvenimenti dell’estate del 1942, «il moto per l’indipendenza dell’India», pur essendo «in pieno sviluppo», aveva bisogno, per diventare effettivamente operante e assumere valore strategico, della presenza attiva dei giapponesi e che essi proclamassero e concretamente attuassero «la formula dell’India agli indiani».
Terzo: l’influenza che su lui aveva la convinzione […] che le sorti del conflitto fossero «attaccate ad un filo». […] e tuttora aperte ad ogni possibilità, purché si sapesse approfittarne, come appunto, gli sembrava che i giapponesi stessero facendo, e facendolo in un settore da lui considerato decisivo e tale dunque da far correre finalmente «la ruota del destino» nella direzione favorevole al Giappone e, di conseguenza, a tutto il Tripartito122.
- 123 CHATTOPADHYAY, Gautam, op. cit., passim.
25Per Chattopadhyay i rapporti col Giappone sembravano essere più utili, dal momento che il Primo Ministro Hideki Tōjō riconobbe molto presto l’Azad Hind, il 2 ottobre 1943. Ma lo storico chiarisce che molti generali dell’esercito giapponese furono estremamente diffidenti nei confronti dell’INA. Molti anni dopo il generale Shah Nawaz Khan scrisse che il suo esercito avrebbe potuto prendere Imphal, ma che l’Alto Comando Imperiale glielo impedì123. Tralasciando il trascurabile apporto dell’INA, è importante ricordare che la simpatia di Bose nei confronti del Giappone risaliva addirittura al 1937:
- 124 BOSE, Subhas Chandra, «Japan’s Role in the Far East», Modern Review, October 1937, cit. in The Esse (...)
Japan has done great things for herself and for Asia. Her reawakening at the dawn of the present century sent a thrill throughout our Continent. Japan has shattered the white man’s prestige in the Far East and has put all the Western imperialist powers on the defensive, not only in the military but also in the economic sphere124.
26Inoltre il Netaji celebrò grandemente la rapida avanzata delle truppe giapponesi nel Sudest asiatico del 1941-1942. La caduta di Singapore del 15 febbraio 1942 venne presentata dai discorsi della Free India Radio come l’evento storico che avrebbe cambiato il destino dell’India.
- 125 ID., Azad Hind, Subhas Chandra Bose, Writings and speeches 1941-1943, cit., p. 63.
The Fall of Singapore means the collapse of the British Empire, the end of the iniquitous regime which it has symbolised and the dawn of a new era in Indian history. The Indian people who have long suffered from the humiliation of a foreign yoke and have been ruined spiritually, culturally, politically and economically while under British domination must now offer their humble thanks to the Almighty for the auspicious event which bears for India the promise of life and freedom125.
- 126 ID., La Lotta dell’India, cit., p. 301.
- 127 Lo scrittore Chaudhuri ricordò che il Mahatma Gandhi non rimase impressionato dalla manifestazione (...)
- 128 BOSE, Subhas Chandra, scambio di lettere fra il marzo e l’aprile 1939 con Gandhi, in ID., Congress (...)
- 129 Il Mahatma era contrario ad ogni tipo di industrializzazione ed immaginava il Ramrajya, un regno di (...)
27L’alleanza con le Potenze dell’Asse contribuì anche a definire la sua tesi politica, attraverso l’elaborazione di un modello astratto da associare all’esperienza indiana. Bose sembra aver generato un linguaggio “eroico”, adattando la mobilitazione della gioventù e la disciplina militare alla lotta di liberazione126. Nei primi anni di militanza aveva formato un corpo di volontari del Congresso, giovani addestrati e vestiti in uniforme che il Mahatma definì come un Circo Bentram Mills127. Ma i tentativi di militarizzare le masse indiane si svilupperanno solo tra il 1941 e 1945 con la formazione della Legione SS Indiana e dell’INA. Sebbene questi risultarono solo strumenti della propaganda dell’Asse, dimostrano il suo tentativo di formazione di un esercito nazionale in grado di affrancare il paese dall’estero. Benché si possa ipotizzare che l’elaborazione del Samyavada o sintesi fosse già avvenuta durante il suo esilio europeo, sarà nel 1938-1939 che la frattura di Bose col Congresso diverrà insanabile. Durante il suo secondo mandato Bose entrò in contrasto con il Mahatma che non condivideva la sua intenzione di chiamare il paese ad una nuova ondata di proteste alla vigilia dello scoppio della guerra128. Il terzo protagonista di questa vicenda fu Jawaharlal Nehru che rimase in silenzio nello scontro fra i due leader. Pur avendo condiviso il piano di Bose per l’industrializzazione dell’India che al contrario aveva visto l’ostruzionismo di Gandhi129, Nehru si oppose fermamente all’inopportuno scontro con gli inglesi e la sua mancata presa di posizione decretò la fine della loro lunga amicizia. In una drammatica lettera Bose gli scrisse:
- 130 BOSE, Subhas Chandra, lettera a Jawaharlal Nehru, 28 marzo 1939, «Riding Two Horses», in ID., The E (...)
But your statement, how shall I describe it? I shall refrain from using strong language and simply say that it was unworthy of you». […] Then your statement gave one the impression that you had resigned, as the other twelve members had done, but up till now, to the general public, your position remains a mystery. When a crisis comes you often do not succed in making up your mind one way or the other, with the result that to the public you appear as if you are riding two horses130.
- 131 NEHRU, Jawaharlal, lettera a Subhas Chandra Bose, 3 aprile 1939, in ID., Congress President: Januar (...)
28Mentre il Netaji lo accusava di ambiguità in politica interna, Nehru ribadiva lo stesso in politica estera: «You use a political language of left versus right»131. Secondo lo storico Bipan Chandra, il Netaji era il leader dell’ala più rivoluzionaria dell’INC e con coerenza si alleò con i fascisti e i nazisti per sconfiggere il “nemico secolare”.
- 132 BIPAN, Chandra, MUKHERJEE, Mridula, MUKHERJEE, Aditya, PANIKKAR, K.N., MAHAJAN, Sucheta, op. cit.
The Left characterized the War as an imperialist war and asserted that the war-crisis provided the opportunity to achieve freedom through an all-out struggle against British imperialism. He was convinced that the masses were fully ready for action and were only waiting for a call from the leadership132.
- 133 DAS, Sitanshu, Subhas: A Political Biography, New Delhi, Rupa and Company, 2001, p. 265.
- 134 BOSE, Forward Bloc Its Justification, Kabul 1941, in The Essential writings of Netaji Subhas Chandr (...)
- 135 BOSE, Sisir Kumar, The Great Escape, Calcutta, Netaji Research Bureau, 2000, pp. 4-43; BOSE, Sugata (...)
- 136 BOSE, Subhas Chandra, «Forward Bloc Its Justification», Kabul 1941, in ID., The Essential writings (...)
- 137 OHNESORGE, Miguel, «Global Concepts and the Semantics of Social Spaces: Fascism and National Social (...)
29Lo storico indiano Sitanshu Das ha ipotizzato che i primi segnali di un allontanamento politico di Bose dalla leadership gandhiana risulterebbero chiari sin dai primi anni Trenta. Durante il periodo di maggior successo della disobbedienza civile del Mahatma, culminata con la Marcia del Sale del 1930, il Congresso del Bengala, la sezione regionale dell’INC, aveva subìto come nessun altro la repressione dell’amministrazione britannica. La reazione estremista degli indipendentisti bengalesi contribuì in quegli anni alla prima emarginazione politica interna all’INC dello stesso Bose, che nonostante la giovane età era già diventato uno dei leader più influenti del Congresso133. Lo stesso “ostracismo” costringerà Bose a dimettersi dal Congresso nel 1939, per fondare il Forward Bloc, partito d’ispirazione socialista radicale, favorevole ad una guerra rivoluzionaria134. Arrestato nel 1941, il Netaji evase e fuggì dal Raj, riuscendo a riparare in Afghanistan135. A Kabul dal gennaio del 1941 scrisse il trattato Forward Bloc-Its Justification, difendendo la sua politica estera ed elaborando la sua teoria politica radicale. Bose intendeva formare il suo movimento rivoluzionario in patria, ma dopo la fuga dall’India cercò di cogliere l’occasione per muovere guerra all’impero britannico136. Lo studio dello storico portoghese Miguel Ohnesorge ha chiarito che, pur non essendo d’accordo con l’invasione nazista dell’Unione Sovietica e il razzismo generalizzato, Bose avesse rielaborato le tesi sviluppate in Italia e in Germania, facendo uso della dialettica del Congresso «to depict ‘Fascism’ and ‘National Socialism’ as examples of universal (nationalist) developments»137. Possiamo dedurne che egli avesse ideato un proprio linguaggio politico, usandolo per la sua lotta nazionale ed unendolo al suo autoritarismo, al suo socialismo e all’indipendentismo. La rivoluzione contro il dominio inglese quindi, appare come l’imitazione di una reazione sociale e autoritaria che si era già sviluppata in Europa. Le relazioni internazionali influirono in maniera determinante verso questa scelta politica.
5. L’uso professionale della Storia e della Propaganda Radio
- 138 BOSE, Subhas Chandra, La Lotta dell’India, cit., pp. 1-32.
- 139 ID., An Indian Pilgrim, cit., pp. 15-150.
30Nel libro The Indian Struggle, Bose scrisse un’accurata analisi storica dell’India, introducendo le vicende del movimento nazionalista indiano138. Anche il terzo capitolo dell’opera An Indian Pilgrim intitolato Before my time, comprende una parte dedicata alla storia indiana139. Nelle sue intenzioni la descrizione analitica degli avvenimenti doveva giustificare storicamente la guerra contro l’impero inglese.
- 140 ID., La Lotta dell’India, cit., p. 3.
Per di più, essi [gli inglesi] si sforzarono di imitare l’autocrazia dei dominatori maomettani, senza seguirne la saggia politica di astensione dalle faccende locali. Il risultato fu che gli Indiani cominciarono per la prima volta nella loro storia a sentire il peso della dominazione culturale, politica ed economica da parte di un popolo ad essi completamente estraneo, col quale non avevano niente in comune140.
- 141 ID., An Indian Pilgrim, cit., p. 93.
- 142 ID., «The Fall of Singapore», prima trasmissione radiofonica, 19 febbraio 1942, in ID., Azad Hind, (...)
- 143 HARTOG, Rudolf, op. cit., p. 31.
- 144 Ibidem, pp. 166-167.
31Già in gioventù durante la Prima guerra mondiale aveva scritto che una nazione priva di forza militare non poteva sperare di ambire alla libertà141. La criminalizzazione del Raj enfatizzata nei due testi si inseriva nel suo progetto di propaganda che si sviluppò con le trasmissioni della radio filo-nazista Azad Hind. I suoi compatrioti poterono sentire la sua voce all’inizio del 1942, un anno esatto dalla sua fuga dal Raj: «This his Subhas Chandra Bose speaking to you over the Azad Hind Radio», con grande sorpresa degli inglesi142. È un fatto ancor meno conosciuto che la Legione SS indiana disponesse di una propria stazione di trasmissione radio con programmi giornalieri per le truppe, attraverso il Bhaiband Trammitter e il Loeanau Regimental Transmitter; utile mezzo per educare ed indottrinare i legionari indiani143. L’epilogo delle vicende della Legione in Europa è stato narrato da Rudolf Hartog: l’ufficiale tedesco prestò servizio militare nella Legione indiana dal 1942 al 1945, ricordando con nostalgia l’addestramento e le operazioni militari. Nel maggio del 1944 una compagnia della Legione fu trasferita dalla Francia al fronte italiano sugli Appennini ed in seguito alla ritirata tedesca, fu dislocata nel vicentino, contribuendo ai rastrellamenti anti partigiani. Con l’avvicinarsi della resa tedesca anche sul fronte italiano, la Legione fu fortemente ridotta dall’alto numero di diserzioni ed infine ritiratasi fino a Bolzano, fu sciolta e i volontari lasciati liberi di consegnarsi agli Angloamericani144.
- 145 GETZ, Marshall Jay, op. cit., p. 20.
- 146 TORRI, Michelguglielmo, op. cit., p. 5.
- 147 BOSE, Subhas Chandra, La Lotta dell’India, cit., p. 8.
- 148 TORRI, Michelguglielmo, op. cit., pp. 81-129.
32Lo storico Marshall J. Getz ha scritto che Bose motivò sempre le sue truppe, celebrando le gesta degli “antichi leoni” indiani145. Nella Lotta dell’India Bose aveva affermato che le differenze etniche del paese non compromisero mai il ruolo determinante della religione indù nel formare una cultura comune146. L’elemento musulmano non disunì la civiltà indiana, anzi la rinforzò: «Spettò ai re Moghul unificare completamente il subcontinente indiano, aprendo una nuova era di progresso»147. Il racconto aveva come obiettivo politico quello di trasmettere un forte senso di unità da sfruttare contro la dominazione inglese. Per controbattere l’ideologia imperialista che vedeva nel Raj un elemento di continuità nella storia dell’India, Bose esaltò ogni periodo di splendore, in particolare quello degli imperatori Moghul, riconosciuto unanimemente come l’apice del progresso e della prosperità indiana148. Con le sue opere storiografiche egli intendeva dimostrare che gli inglesi potevano essere combattuti anche sul piano culturale.
- 149 BOSE, Subhas Chandra, An Indian Pilgrim, cit., p. 19.
The Britishers had come into the country for purposes of trade and had later on found themselves called upon to rule. But it was not possible for a handful of them to carry on either trade or administration without the active co-operation of at least a section of the people. At this juncture those who fell in line with the new political order and had sufficient ability and initiative to make the most of the new situation came to the fore as the aristocracy of the new age149.
- 150 I soldati indiani si ammutinarono per il pretesto dell’introduzione di nuove cartucce unte di grass (...)
- 151 BOSE, Subhas Chandra, La Lotta dell’India, cit., p. 11.
- 152 QUARONI, Pietro, Il mondo di un ambasciatore, Milano, Ferro Edizioni, 1965, in DE FELICE, Renzo, Il (...)
- 153 VON DER SCHULENBURG, Friedrich-Werner Graf, Mosca, al Ministero degli Esteri del Reich, Berlino, 3 (...)
- 154 Documenti Diplomatici Italiani, s. IX, VI, p. 755, cit. in DE FELICE, Renzo, Il fascismo e l’orient (...)
33La critica di Bose nei confronti della pubblicistica inglese riguardò soprattutto l’evento che considerava la più grande falsificazione storica, l’Indian Mutiny150 del 1857. Per il Netaji gli inglesi sminuirono «il primo movimento nazionalista deliberatamente […]. E qualche anno dopo scoppiò la rivoluzione, chiamata dagli storici inglesi ammutinamento dei Sepoy, e dai nazionalisti indiani Prima Guerra dell’Indipendenza»151. Quando all’inizio della Seconda Guerra Mondiale Bose arrivò in Germania, la collaborazione con le Potenze dell’Asse divenne un’alleanza totale, potendo sfruttare il potente mezzo radiofonico. All’inizio del 1941 era giunto in Afghanistan, dove fu ospitato e aiutato da Pietro Quaroni, dal 1936 Ministro plenipotenziario per il governo italiano a Kabul152. Il diplomatico riuscì a farlo giungere in Germania con l’interessamento dell’ambasciatore tedesco a Mosca, il Conte di Schulenberg. Il 3 marzo 1941 il nobile tedesco telegrafò a Berlino che: «The Commissariat for External Affairs informs that the Soviet government is ready to give Subhas Bose the visa for journey from Afghanistan to Germany through Russia»153. Durante il suo soggiorno afghano, Bose presentò a Quaroni una proposta per un piano d’azione da trasmettere al governo italiano. Tra i punti dello schema c’era lo sviluppo di un progetto di propaganda attraverso delle trasmissioni di una Radio India Libera154. Una volta giunto a Berlino nell’estate del 1941, Bose creò il Free India Centre con il sostegno dei Servizi Segreti tedeschi, del Ministero degli Esteri e di quello della Propaganda del Reich. Il 2 novembre inaugurò l’attività radiofonica dell’Azad Hind Radio, come informava il Rapporto Alessandrini del Ministro degli Esteri italiano:
- 155 Ibidem, p. 342.
Il Sig. Wuster ha informato che, oltre alle trasmissioni radio ed alla diffusione di materiale propagandistico vario, l’Ufficio India di Berlino curerà la pubblicazione di un foglio di informazioni indiane e che sarà diffuso il più largamente possibile in tutto il mondo, compatibilmente con le attuali difficoltà di comunicazioni155.
- 156 MARROCU, Luciano, Orwell. La solitudine di uno scrittore, Pisa, Della Porta Editori, 2009, p. 82.
- 157 ORWELL, George, «London Letter», 1° gennaio 1942, ID., Complete Works, vol. XIII, London, Secker & (...)
- 158 ID., Gandhi in Mayfair, in Horizon, settembre 1943, in ID., Collected Works, vol. XV, London, Secke (...)
- 159 Ibidem, p. 93.
- 160 GETZ, Marshall Jay, op. cit., p. 88.
- 161 MARROCU, Luciano, op. cit., pp. 101-102.
34Dal 1942 le radio naziste diffusero una propaganda incisiva che tendeva a mostrare un sincero interesse per Bose. I tedeschi si concentrarono verso gli arabi e gli indiani anche perché nel frattempo le trasmissioni alleate si erano intensificate. Un confronto fra la propaganda alleata di George Orwell e quella nazista di Bose è stato messo in evidenza dagli studi dello storico Luciano Marrocu. Nel suo libro Orwell. La Solitudine di uno scrittore si legge: «Queste radio non inneggiavano apertamente al nazismo, cercavano piuttosto di insinuare presso la popolazione britannica i germi del disfattismo»156. Orwell notava come l’emittente di Bose finanziata dai nazisti fosse stata in grado di rivolgersi alla pluralità della popolazione inglese, rendendo la comunicazione non solo più vivace ma anche più efficace157. Lo scrittore inglese preparò dei discorsi radiofonici anonimi contro l’invasione propagandistica di Bose che prometteva una rapida vittoria dell’Asse: «Appoggiare i fascisti per vendicarsi della Gran Bretagna non porterà loro nulla di buono»158. Insisteva sulla selvaggia campagna tedesca in URSS e sulle atrocità giapponesi nel Sudest asiatico; inoltre condannava l’organizzazione dell’Azad Hind che etichettò come l’ennesimo “fantoccio asiatico”159: «Japanese efforts will be to paralyse Indian resistance, by terrorism, by lies and by sowing dissension among the Indians themselves. They know that if India has the will to resist, India cannot be conquered, whereas if that will fail, the conquest might be comparatively easy»160. Lo scrittore aveva comunque capito che non solo le trasmissioni alleate non convincevano la popolazione indiana, ma non venivano nemmeno ascoltate161. Se ne deduce che questa strategia di propaganda sviluppata da Bose attraverso Radio Free India, fosse già iniziata dalla metà degli anni trenta attraverso la pubblicazione e la divulgazione di saggi e articoli che usavano la storia e il racconto del nazionalismo come arma di lotta per la liberazione dell’India. L’esaltazione eroica della storia della Mother India e la propaganda radiofonica erano i due elementi di un unico progetto inteso a convincere e coinvolgere le masse indiane in una guerra totale contro gli inglesi sostenuta dalle Potenze dell’Asse.
6. Considerazioni finali
- 162 Cfr. «A colloquio con Bose ex sindaco di Calcutta. La gioventù dell’India e la forza creatrice del (...)
- 163 BOSE, Subhas Chandra, Conferenza degli studenti di Rajshahi «The need for Discipline», nel 1929, in (...)
35L’analisi dei suoi scritti e dei suoi discorsi contribuisce a creare un’immagine di Bose come il portavoce del nazionalismo indiano più estremista. Confrontando le varie opinioni degli storici con il suo programma politico, esposto nel 1939, è possibile stabilire delle basi teoriche per lo studio approfondito della politica di Bose. Alcuni studi occidentali avanzarono l’ipotesi che non avesse però un vero e proprio bagaglio ideologico; al contrario possiamo ipotizzare che, pur con molte differenze, egli sia stato il primo rappresentante politico indiano in sintonia con il fascismo italiano. Le relazioni con l’Italia fascista furono assidue e durevoli, ma anche la sua ammirazione per il periodo movimentista e rivoluzionario dei Fasci di Combattimento: nel 1933 a Roma Bose incontrò Achille Starace, il segretario del PNF, rimanendone colpito positivamente e rilasciando un’intervista al «Giornale d’Italia» in cui espresse ammirazione per «Lo spirito giovanile e l’entusiasmo creatore»162 del fascismo. Alla Conferenza degli studenti di Rajshahi del 1929, intitolata The need for Discipline, La necessità della disciplina, disse: «Garibaldi’s ten thousand, Mussolini’s Black Shirts, the Russian Red Army, all these are monumental in history»163. L’estrema ammirazione per l’epopea dei Mille che vengono da lui ingenuamente decuplicati, si unisce a quella della Marcia su Roma e alla guerra rivoluzionaria guidata da Lev Trotskij, quasi ad anticipare la sua teoria della sintesi e la creazione dell’INA. Il 3 maggio 1939 Bose fece chiari riferimenti all’esperienza mussoliniana, ricevendo immediatamente il sostegno entusiastico della provincia del Bengala. Il programma formalmente redatto nel febbraio 1941 quando era già a Kabul, dimostrava la volontà del suo leader di istituire un regime ispirato ad un Fascismo sociale e rivoluzionario:
- 164 ID., «Forward Bloc Its Justification», Kabul, 1941 ID., The Essential writings of Netaji Subhas Cha (...)
The party will work for the interest of the masses, the poor and the workers and not that of the landowners, capitalists and wealthy classes. 2. It will fight for the complete political and economic liberation of India. 3. It sets as a minimum objective the establishment of a Federal Government, but we believe in a strong Central Government with dictatorial powers for the years to come, to put India back on its feet. 4. It will not establish democracy in the classic sense of the term, for we believe in a government with one strong party and military discipline as the only system to prevent chaos when the Indians are free164.
- 165 ID., «Punjab and Bengal, Students and Politics», Discorso di Lahore alla sessione del Punjabi Stude (...)
- 166 ID., «The fundamental problems of India», novembre 1944 ID., The Essential writings of Netaji Subha (...)
- 167 GENTILE, Emilio, Le origini dell’ideologia fascista, Bologna, Il Mulino, 1996, passim.
36Bose aveva senz’altro formato un movimento di massa, in questo prevaleva l’attenzione ai ceti popolari, in particolare ai contadini. Era nei suoi propositi la formazione di un partito milizia, ma si concentrò sulla creazione di un esercito di liberazione nazionale, sostenuto da Germania, Italia e Giappone. Nei progetti di Bose vi era quello di forgiare una nuova gioventù che avrebbe formato un «future citizen165» indiano, armato e, in ultima analisi “eroe”. Prese spunto da coloro che avevano sacrificato la propria vita per la libertà dell’India, come Jatin Dranath Das, il giovane rivoluzionario morto dopo uno sciopero della fame. Das fu elevato da Bose a esempio di una gioventù che si era sacrificata alla causa nazionalista, riproponendolo nella sua ultima avventura in Asia al grido: Fino a Delhi! Con tutte le cautele del caso questa “nuova gioventù indiana” auspicata da Bose, può ricordarci l’homo novus mussoliniano. C’era nei suoi obiettivi la nascita di uno stato autoritario in India; si trattava, come affermò lui stesso, di sostituire un governo forte all’iniquo sistema parlamentare coloniale e alla democrazia auspicata dal Partito del Congresso166. Bose non appariva incline al compromesso, in questo si avvicinava più a Hitler che a Mussolini. Aspirava ad un riconoscimento culturale e anche filosofico delle sue teorie politiche; nella sua ricerca di dare organicità alle sue idee troviamo prestiti di molte influenze sia occidentali che orientali. Il fine era quello di innestare un processo di acculturazione, di socializzazione nella fede nazionale forgiando la nuova gioventù. Bose definiva il suo pensiero “eroico”, con riferimento al “mitico” dell’ideologia fascista, ma non fu anti-ideologico167. La sua teoria politica non fu anti-materialistica e anti-marxista, ma fu certamente anti-individualista, anti-liberale e anti-capitalistica. Come si evince dai suoi ultimi discorsi:
- 168 BOSE, Subhas Chandra, The Essential Writings of Netaji Subhas Chandra Bose, cit., p. 319.
If we are to have an economic structure of a socialistic character, then it follows that. the political system must be such, so as to be able to carry out that economic programme in the best possible way. You cannot have a so-called democratic system, if that system has to put through economic reforms on a socialistic basis. Therefore, we must have a political system - a State of an authoritarian character168.
- 169 BANAJI, Jairus, «Nationalism is the bedrock upon which all fascist movements have built themselves» (...)
- 170 GETZ, Marshall J., op. cit., p. 8.
37Le sue idee, oltre a trovare una sistemazione teorica, furono espresse nella pratica: esaltava la storia indiana e i simboli della religione e della cultura induista, non escludendo però altre dottrine della tradizione indiana, per spronare i suoi seguaci alla lotta per riconquistare l’antico passato. La sua teoria fu panreligiosa, rimanendo sostanzialmente laica, nella netta separazione dei poteri dello Stato rispetto alle confessioni religiose. La “volontà di potenza” del fascismo italiano fu per Bose “volontà guerresca” e si espresse nell’imperativo che gli indiani dovevano dimostrare il loro valore sul campo di battaglia, combattendo i nemici della patria169. Intimamente non rinnegò mai la sua appartenenza agli Kshattrya, l’antica casta dei guerrieri e dei nobili, e finì col comandare un vero e proprio esercito in quella che considerò come una “crociata”170. Vanno in questa direzione i tentativi di militarizzazione delle masse indiane: la creazione della Milizia del Congresso nel 1927, la Legione SS Indiana e l’INA. Un altro problema riguarda l’idea di socialismo condivisa da Bose e Nehru: l’India aveva bisogno di una ricostruzione economica e sociale. Il Netaji elaborò la sua politica nel corso di venti anni dal 1921 al 1941, come aderente socialista del movimento indiano d’indipendenza. Nel suo periodo di maggior successo, nel 1938 fu eletto presidente del Partito del Congresso, egli cercò di attuare un processo di modernizzazione industriale dell’India. Una volta conquistata l’indipendenza Bose era favorevole all’attuazione di un vasto programma rivoluzionario in campo economico, simile a quello adottato in URSS. Ma si illuse che la lotta per il socialismo e quella per l’indipendenza si sarebbero potute portare avanti contemporaneamente. Nel 1944 in uno dei suoi ultimi discorsi, affermò:
- 171 BOSE, Subhas Chandra, «The Fundamental Problems of India», discorso di Tokyo del novembre 1944, in (...)
A socialist system, in which the initiative will not be left to private individuals, but the State wil take over the responsibility for solving economic questions. Whether it is a question of industrialising the country or modernising agriculture, we want the State to step in and take over the responsibility and put through reforms within a short period171.
- 172 BIPAN, Chandra, MUKHERJEE, Mridula, MUKHERJEE, Aditya, PANIKKAR, K.N., MAHAJAN, Sucheta, op. cit., (...)
- 173 GENTILE, Emilio, op. cit., passim.
- 174 BOSE, Subhas Chandra, Chalo Delhi: Writings Speeches, 1943-1945, cit., passim.
- 175 ID., discorso a Singapore, 9 luglio 1943, in ID., Chalo Delhi: Writings Speeches, 1943-1945, cit., (...)
- 176 BOSE, Subhas Chandra, trascrizione della trasmissione radiofonica del 20 giugno 1943, (WO 208/3812)(...)
- 177 ID., Proclamazione del Governo Provvisorio dell’Azad Hind, 21 ottobre 1943, in ID., Chalo Delhi: Wr (...)
38Per unire rivoluzione politica e sociale, il Netaji era favorevole all’affiliazione collettiva delle organizzazioni operaie e contadine al Congresso. Secondo gli storici Bipan Chandra e i coniugi Mukherjee, Bose riteneva che nel 1939 il Congresso fosse abbastanza forte per riprendere immediatamente la lotta e che le masse fossero pronte ad una svolta rivoluzionaria contro i dominatori. Era convinto che il paese fosse pronto a prendere le armi, vista anche l’imminente crisi internazionale, che avrebbe dato all’India l’opportunità di conquistare la libertà, che difficilmente si sarebbe ripresentata172. Ma il punto più importante della sua idea politica fu che Bose non accettò pienamente l’interpretazione materialista della storia benché comprendesse l’importanza dei fattori materiali nell’evoluzione storica, ammettendo il ruolo di altri fattori, quello psicologico, l’etico, l’estetico. La sua concezione appare come la fusione dei princìpi del materialismo e dell’idealismo, perfetta sintesi tra valori materiali e spirituali. Ciò tuttavia non compromette in alcun modo l’importanza predominante del movente economico nella lotta di classe e nella rivoluzione socialista per il rovesciamento dello stato e dell’economia capitalista. Ma sebbene fosse evidentemente ispirato a modelli stranieri, in primis l’Italia di Mussolini, il socialismo nazionalista di Bose doveva avere uno specifico carattere indiano. Nella visione autoritaria di Bose «la fusione mistica della nazione»173 non era legata alle differenze religiose o etniche e la comunità nazionale indiana appare definita come un’unione di diversità che fonda la stessa unità del paese. Non sembrano esserci segni di discriminazione o persecuzione e, essendo filonazista, possiamo credere che fosse favorevole alla purificazione della razza anche solo a livello teorico. Non sembrano evidenti però i segnali di un razzismo legato alle differenze etniche delle popolazioni indiane. Il Netaji appare capace di costruirsi una forte leadership personale, perché riuscì a sensibilizzare e incitare il suo popolo alla lotta con saggi e scritti polemici, infuocati comizi e trasmissioni radiofoniche174. Il 9 luglio 1943 in un discorso a Singapore davanti a quasi sessantamila persone, si rivolse agli indiani dell’Asia orientale e a quelli in patria, incitandoli alla battaglia finale contro l’Inghilterra. «When the British government is thus attacked from both sides – from inside and from outside – it will collapse, and the Indian people will then regain their liberty»175. Una volta che Bose tornò in Asia nel 1943, i giapponesi diedero il massimo risalto alla notizia, ribadendo da Radio NHK Tokyo che tutti gli indiani del Sudest asiatico dovevano rivolgersi alla sua autorità176. La proclamazione ufficiale dell’Azad Hind celebrata a Singapore il 21 ottobre 1943 davanti ad un vasto pubblico in delirio, fu la più grande vittoria diplomatica e di consenso del Netaji: «We call upon them to launch the final struggle against the British and their allies in India and to prosecute that struggle with valour and perseverance and with full faith in final victory, until the enemy is expelled from Indian soil and the Indian people are once again a free nation»177. Il successo di Bose fra le sue reclute e gli indiani del Sudest asiatico è testimoniato anche dal suo collaboratore Amin Hassan che ricordò orgogliosamente quei giorni:
- 178 TOYE, Hugh, op. cit., p. 121.
What a group we were, and ours was but a unit among many of its kind in our army. I felt proud and I feel more proud today that I belonged to it. Every region in India was represented and every religion and every caste, mixed inseparably together not only in bigger formations but even in small platoons and sections, each unit being a living tribute to the unity of India178.
- 179 BOSE, Subhas Chandra, La Lotta dell’India, cit., p. 51.
- 180 DE FELICE, Renzo, Mussolini l’alleato, cit., p. 501.
- 181 BOSE, Subhas Chandra, Indian National Army in Action, discorso rilasciato nel marzo 1944, in ID., C (...)
- 182 BOSE, Sugata, op. cit.; BOSE, Sisir Kumar, WERTH Alexander, AYER, Subbier Appadurai, op. cit., pass (...)
- 183 CHAUDHURI, Nirad C., «Subhas Chandra Bose-His Legacy and Legend», in Pacific Affairs, 26 4/1953, pp (...)
- 184 HARTOG, Rudolf, op. cit., p. 30.
39L’attacco finale dei suoi combattenti tra il 1944 e il 1945 va in parte considerato come l’atto conclusivo del percorso di lotta iniziato in India nel 1921. Il radicalismo di Bose derivava da una costruzione ideologica già presente nell’induismo politico di inizio Novecento e fu ispirato dall’azione radicale di Das179. Inoltre si è cercato di dimostrare come l’esperienza nel Continente europeo a metà anni trenta avesse influito sul definitivo sviluppo delle sue idee180. Nel 1938 in veste di presidente dell’INC Bose cercò di attuare un vasto progetto di rivendicazione sociale, ma anche un oscuro piano di alleanza con l’Asse. Sebbene quest’ultimo risultò fallimentare, tuttavia lasciò un solco profondo nella storia dell’India. I rapporti internazionali con i regimi totalitari furono utili al suo progetto di guerra, attraverso una costruzione ideologica presente nella coscienza dei molti suoi seguaci181. Suoi familiari e collaboratori lo considerarono l’eroe dell’indipendenza, vedendo nel suo tentativo il principio della riscossa dell’India182. Secondo lo scrittore indiano Nirad Chandra Chaudhuri l’ammutinamento del 1946 dell’Indian Navy a Bombay fu in parte dovuto al processo degli ufficiali dell’INA. Il Tricolore del Congresso e la bandiera verde della Lega Musulmana sventolarono insieme per l’ultima volta in quel momento, come ultimo e in parte “ingiustificato” tributo alla lotta di Bose183. Le statue che lo raffigurano oggi in diverse città indiane intendono ricordare quell’estremo quanto oscuro “atto eroico”. L’influenza di Bose è presente nei simboli nazionali: per risolvere il problema delle differenze linguistiche l’Azad Hind scelse come lingua ufficiale l’hindi e la scrittura latina; la Legione ed in seguito il Governo Provvisorio adottarono la bandiera tricolore verde, bianco e arancione (zafferano) dell’INC con al centro la tigre rampante, sostituendo il charka, la ruota per filare dell’INC. Una canzone del poeta Tagore, Jana, Gana, Mana fu inno nazionale del suo governo, cantato per la prima volta dalla Legione SS indiana ad Amburgo l’11 Settembre 1942184.
40Lo storico Eric John Hobsbawm è riuscito a cogliere la pericolosità che Bose avrebbe potuto rappresentare da vivo e che comunque rappresentò da morto:
- 185 HOBSBWAM, Eric John, Il Secolo Breve, 1914-1991, Milano, Rizzoli, 2018, p. 258.
Ciò che scosse il dominio inglese fu invece che, per la prima volta, circa 55.000 soldati indiani disertarono, passando al nemico, per andare a costituire un Esercito nazionale indiano guidato da un leader di sinistra del Congresso, Subhas Chandra Bose, che aveva deciso di cercare l’appoggio giapponese per conquistare l’indipendenza dell’India185.
- 186 KHAN, Yasmin, op. cit., p. 18.
41Questa figura così controversa lascia tuttora ampi margini per un apprendimento dell’analisi. L’accettazione di Bose del modello di pluralismo religioso di Gandhi ne è un esempio186. Nel discorso presidenziale del 1938 al congresso di Haripura Bose aveva sollecitato moderazione nelle questioni religiose, proprio come aveva sempre detto il Mahatma:
- 187 BOSE, Subhas Chandra, «The Haripura Address», indirizzo presidenziale per la 51a sessione dell’INC (...)
Though the muslim problem looms large whenever we think of the question of the minorities and though we are anxious to settle this problem finally, I must say that the Congress is equally desirous of doing justice to other minorities and especially the so-called depressed classes whose number is a very large one187.
42Nonostante i significativi punti di contatto tra Bose, Gandhi e Nehru, ciò che non poté essere accettato fu la sua alleanza con l’Asse. Come Nehru ha scritto nella sua autobiografia era inaccettabile per un nazionalista indiano considerare il fascismo e il nazismo come propri alleati.
- 188 NEHRU, Jawaharlal, Jawaharlal Nehru. A Autobiography, Milano – New Delhi, Digital Library of India, (...)
The challenge of fascism and nazism was in essence the challenge of imperialism. They were twin brothers, with this variation, that imperialism functioned abroad in colonies and dipendencies, while fascism and nazism functioned in the same way in the home country also. If freedom was to be established in the world not only fascism and nazism had go to go but imperialism had to be completely liquidated188.
- 189 SPECIAL OPERATION EXECUTIVE (SOE), diario di guerra, 7 marzo 1941, HS7/217, in The National Archive (...)
- 190 Cit. in DE FELICE, Renzo, Il fascismo e l’oriente. Arabi, ebrei e indiani nella politica di Mussoli (...)
- 191 Vidkun Quisling era un ufficiale dell'esercito norvegese filo-nazista, nominato Presidente dello St (...)
- 192 TYRNAUER, Alfred, The Saturday Evening Post, 11 marzo 1944, p. 22, cit. in BOSE, Sugata, op. cit., (...)
43Sembrano comunque ancora più rilevanti i suoi stretti rapporti con il fascismo italiano e con Benito Mussolini, al quale Bose rivolse continui elogi ed incoraggiamenti anche quando ormai la sconfitta era una certezza. Un elemento di prova è che nel 1941 i Servizi Segreti inglesi attendevano Bose in Medio Oriente per eliminarlo; questo fatto ci può indurre a ipotizzare che essi prevedessero che il nazionalista indiano potesse raggiungere l’Italia, attraverso il Mediterraneo189. L’Italia fu il paese che “avrebbe voluto” sostenere “il fascista indiano”; allo stesso modo era pronta a servirsi dell’appoggio arabo qualora la guerra fosse andata diversamente. Il fatto che Mussolini non sia riuscito nell’intento di aiutare concretamente Bose, come anche Shedai o altri nazionalisti arabi, si deve al definitivo assoggettamento al Terzo Reich e comunque mise fuori giuoco il fascismo. Va anche ricordata la nota «L’India agli indiani»190, scritta da Benito Mussolini, durante il periodo della Repubblica Sociale Italiana. Datata 26 marzo 1944, venne elaborata a commento della notizia che le truppe giapponesi avevano varcato la frontiera birmana e si stavano spingendo in territorio indiano; dimostra come anche nell’ultimo periodo di vita del regime fascista, Mussolini nutrisse ancora una certa speranza di un capovolgimento del conflitto. Al riguardo non possiamo non notare il permanere di un giudizio ancora parziale su Bose che sminuisce la pericolosità del suo modo di interpretare l’anti imperialista ed esclude che il fascismo italiano abbia esercitato su di lui una sostanziale influenza ideologica, finendo così per negare negando una fedele adesione ad un certo modello autoritario. Infine il dato che emerge dalla vicenda di Bose è che nell’epoca in cui in India entrava nel vivo la lotta d’indipendenza, una gran parte degli indiani seguì con passione e speranza la sua avventura politica e militare. Una volta scomparso suscitò opposti e contrari pareri: in patria molti esaltarono il suo eroismo, all’estero vi fu la quasi totale indifferenza. Ciò si dovette probabilmente alla propaganda Alleata che lo definì un Quisling191, un semplice traditore o collaborazionista. Un giornale americano lo caricaturò come «L’aspirante Führer dell’India»192. Secondo lo storico Marshall Jay Getz:
- 193 GETZ, Marshall Jay, op. cit., p. 2.
Bose’s message, on the other hand, came across in terrifying, simple words, and jounalists featured him in their articles as an Asia hybrid of Hitler and Quisling, To the British, he epitomized the treacherous revolutionary, and seemed aven more intractable than the Mahatma. After Indians discovered the radical politics of Subhas Bose, some gave their ardent support, while others cursed his aggression and impatience193.
- 194 Il 24 marzo 1942 le agenzie di stampa britanniche riportarono la notizia che Bose era morto in un i (...)
- 195 Harijan, 7 aprile 1946, a Uruli, cit. in TENDULKAR, Dinanath Gopal, Mahatma: Life of Mohandas Karam (...)
- 196 The Hindu, 29 agosto 1945, cit. in BOSE, Sugata, op. cit., p. 305.
- 197 NEHRU, Jawaharlal, op. cit., pp. 617-618.
44Per decenni in India la popolazione alimentò la leggenda che Bose fosse ancora vivo, poiché spesso la sua morte era stata annunciata falsamente194. Lo stesso Gandhi pensò che «Netaji could not leave us until his dreams of swaraj had been fulfilled»195. Pur contrario alle sue scelte il poeta nazionalista Sarojini Naidu spiegò che ««He lay down his life for his country and his people»196. Anche Nehru fu comprensivo: «And if Netaji chose their side [il fascismo e il nazismo], he was sadly misguided»197. Possiamo supporre che nell’immaginario collettivo di molti indiani la tragica esperienza dell’INA fu considerata come un atto patriottico; una sconfitta preludio per la vittoria finale rappresentata dal ritiro inglese del 1947. Resta agli storici l’immagine di una figura enigmatica, spregiudicata e pericolosa; un’elaborazione ideologica e un approccio al totalitarismo che fanno di Bose l’altra anima dell’India. Il rappresentante di quella “terza via” che il paese avrebbe potuto percorrere, ma che non intraprese.
Note
1 Fu il poeta Rabindranath Tagore a dare a Bose l’appellativo di Netaji, o Leader Venerato e di Deshnayak, o Capo del Paese, dopo le sue dimissioni a presidente del Congresso del 1939. BOSE, Sugata, His Majesty’s Opponent. Subhas Chandra Bose and India’s struggle against empire, Cambridge - London, England, Massachussetts, Harvard University Press, 2011, pp. 180-181.
2 Nel 1956 il generale dell’INA Shah Nawaz Khan testimoniò al Netaji Inquiry Committee Report che Bose era morto in un incidente aereo. La Commissione ebbe il compito di indagare sulla morte del Netaji. In seguito Khan descrisse gli ultimi momenti di vita del Netaji. Netaji Inquiry Committee Report, New Delhi, Government of India, 1956, pp. 32-33.
3 Per quanto riguarda la divisione fra l’India e il Pakistan e la guerra civile cfr. TORRI, Michelguglielmo, Storia dell’India, Roma - Bari, Editori Laterza, 2000.
4 La versione ufficiale della morte di Bose riporta come l’aereo su cui viaggiava, probabilmente diretto in Manciuria, avesse fatto tre tappe (Bangkok, Saigon, Hanoi) prima di schiantarsi al suolo nell’aeroporto di Taipei. Le dinamiche dell’incidente sono state accuratamente descritte nel libro: BOSE, Mihir, The Lost Hero, Londra, Quartet books, 1982, cit. in BOSE, Sugata, op. cit., p. 306.
5 GETZ, Marshall Jay, Subhas Chandra Bose, A Biography, Jefferson, McFarland and Company Incorporation Publishers, 2002, pp. 2-3.
6 BOSE, Subhas Chandra, The Indian Struggle, 1920-1942, Oxford, Indian Paperback, 1997.
7 ID., An Indian Pilgrim or autobiography of Subhas Chandra Bose: Netaji’s Life and writings, vol. I, Calcutta, Published for Netaji Publication Society by Thacker, Spink, 1948.
8 ID., Letters, Articles, Speeches and Statements 1933-1937, Delhi, Oxford University Press, 1994; ID., The Essential writings of Netaji Subhas Chandra Bose, New Delhi, Oxford University Press, 2009; ID., Congress President: Speeches, Articles and Letters January 1938 - May 1939, Calcutta - Delhi, Netaji Research Bureau-Permanent Black, 2004; ID., Azad Hind: Writings and speeches 1941-1943, Calcutta-Ranikhet, Netaji Research Bureau-Permanent Black, 2007; ID., Chalo Delhi: Writings Speeches, 1943-1945, Calcutta, Netaji Research Bureau, 2007; ID., The Call of The Motherland: Writings and Speeches 1923-1929, Kolkata-Ranikhet, Netaji Research Bureau-Permanent Black, Bangalore, 2016.
9 Cfr. «India Office Records» in British Library, URL: < https://www.bl.uk/ >; National Archives of the United Kingdom, URL: < www.nationalarchives.gov.uk/ >; Oxford Academic, URL: < https://0-academic-oup-com.catalogue.libraries.london.ac.uk >; Internet Archive, URL: < https://archive.org/ >; National Archives of Japan, URL: < https://www.jacar.go.jp/ >; National Archives of India, URL: < http://nationalarchives.nic.in/ >; Netaji Research Bureau, URL: < www.netaji.org/ > [consultati il 16 maggio 2019].
10 TOYE, Hugh, The Springing Tiger: A Study of Subhas Chandra Bose, Londra, Cassel, 1959.
11 CORR, Gerrard, The War of the Springing Tigers, Ann Arbor, University of Michigan, 1975.
12 LEBRA, Joyce Chapman, Jungle Alliance Japan and the Indian National Army, Singapore, Donald Moore for Asia Pacific Press, 1971.
13 Nel 1944 il Giappone organizzò la conquista dell’India con un’invasione della frontiera indo-birmana. L’avanzata culminò con l’assedio di Imphal e Kohima fino alla definitiva controffensiva alleata che rappresentò il punto di svolta della guerra nel teatro nell’Asia meridionale. FAY, Peter Ward, The Forgotten Army-India’s Armed Struggle for Independence 1942-1945, New Delhi, Rupa Publications, 2005.
14 BAYLY Cristopher, HARPER, Tim (ed. by), Forgotten Armies: The Fall of British Asia 1941-1945, Cambridge, Belknap Press - Harvard University Press, 2006.
15 GORDON, Leonard Abraham, Brothers Against the Raj-A Biography of Indian Nationalists-Sarat and Subhas Chandra Bose, New York – New Delhi, Rupa & Company - Colombia University Press, 2015, p. 617.
16 Dalle ricerche di Renzo De Felice emerge la figura di Iqdal Shedai, capo del Ghadar Party (Partito dei contadini musulmani). Dai primi mesi del 1941 collaborò con il regime fascista, svolgendo un’opera di propaganda attraverso Radio Himalaya. Egli venne utilizzato soprattutto per le questioni musulmane o arabe. Poiché Bose durante la guerra collaborò quasi esclusivamente con la Germania nazista, Shedai fece lo stesso con il regime fascista. La “rivale” amicizia fra Hitler e Mussolini coincise con i dissapori e la reciproca antipatia fra Bose e Shedai. DE FELICE, Renzo, Mussolini l’alleato, vol. 1, L’Italia in guerra 1940-1943, t. I Dalla guerra breve alla guerra lunga, Torino, Einaudi, 1990, p. 501.
17 ID., «L’India nella strategia di Mussolini», in Storia contemporanea, 6/1987, pp. 1309-1363.
18 ID., «Le simpatie nipponiche di Mussolini», in Relazioni internazionali, 2/1988, pp. 104-119.
19 FERRETTI, Valdo, «Politica e cultura: origini e attività dell’Ismeo durante il regime fascista», in Storia contemporanea, 6/1986, pp. 779-819; ID. Il Giappone e la politica estera italiana (1935-1941), Roma, Giuffrè, 1995.
20 PRAYER, Mario, «Italian fascist Regime and Nationalist India, 1921-45», in International Studies, XXVIII, 3/1991, pp. 249-271.
21 ID., «Internazionalismo e nazionalismo culturale. Gli intellettuali bengalesi e l’Italia negli anni Venti e Trenta», in Rivista degli studi orientali, LXIX, 1/1996, pp. 1, 3-113.
22 ID., «Sadhana and nationalism: yoga, sakyi and des seva in Subhas Chandra Bose», in South Asia Research, XVII, 1/1997, pp. 37-70.
23 HAYES, Romain, Subhas Chandra Bose in Nazi Germany, politics, intelligence and propaganda 1941-1943, New York, Columbia University Press, 2011.
24 KUHLMANN, Jan, Netaji in Europe, Nuova Delhi - Oxford, Rupa Publications - Oxford Bookstore, 2012.
25 HARTOG, Rudolf, The sign of the tiger Subhas Chandra Bose and His Indian Legion in Germany, 1941-45, New Delhi, Rupa & Company, 2001.
26 ROY, Robhash Chandra, «Social, Economic and Political Philosophy of Netaji Subhas Chandra Bose», in Orissa Review, 1/2010, pp. 18-26, URL: < http://orissagov.nic.in/e-magazine/Orissareview/jan2004/englishpdf/chapter1.pdf > [consultato il 24 aprile 2019].
27 CHATTOPADHYAY, Gautam, «How The Axis Powers viewed Subhas Chandra Bose and his activities (1941-1945)», in Procedings of the Indian History Congress, LVII, 1996, pp. 846-849, URL: < https://www.jstor.org/stable/44133418> [consultato il 27 aprile 2019].
28 CHAUDHURI, Nirad Chandra, «Subhas Chandra Bose-His Legacy and Legend», in Pacific Affairs, XXVI, 4/1953, pp. 349-357.
29 GUHA, Ramachandra, Makers of Modern India, Cambridge (Mass.), Belknap Press – Harvard University Press, 2011.
30 BIPAN, Chandra, MUKHERJEE, Mridula, MUKHERJEE, Aditya, PANIKKAR, K.N., MAHAJAN, Sucheta (ed. by), India’s Struggle for Indipendence 1857-1947, London, Penguin books, 2016, URL: < http://www.mentorstudypoint.in/downloads/(Bipan_Chandra.pdf > [consultato il 3 maggio 2019].
31 L’All India Forward Bloc esiste ancora oggi, si colloca a sinistra dello schieramento politico indiano ed è nazionalista. I suoi seguaci si considerano gli eredi dell’esperienza politica e storica del fondatore, lasciando quasi intatto il quadro ideologico del Netaji. RUIKER, Ramchandra Sakharam, Ideology of Netaji Thesis of the All India Forward Bloc Issued, General Secretary All India Forward Bloc Published in 1949 from Calcutta For Leftist Book Club, URL: < http://forwardbloc.org/ideology-of-netaji/ > [consultato il 24 aprile 2019].
32 ROY, Robhash Chandra, op. cit., p. 18.
33 Ibidem.
34 AYER, Subbier Appadurai, Story of the INA, New Delhi, National Book Trust, 1972, cit. in ROY, Robhash Chandra, op. cit., p. 18.
35 ELIADE, Mircea, La sintesi induista: il Mahābhārata e la Bhagavad Gītā, in Storia delle credenze e delle idee religiose, vol. 2., 2006, Milano, Rizzoli, p. 239.
36 BOSE, Subhas Chandra, Proclamazione del Governo Provvisorio dell’Azad Hind, 21 ottobre 1943, in ID., Chalo Delhi: Writings Speeches, 1943-1945, cit., p. 299.
37 PRAYER, Mario, «Sadhana and nationalism: yoga, sakyi and des seva in Subhas Chandra Bose», in South Asia Research, XVII, 1/1997, pp. 37-70, pp. 52-53.
38 BOSE, Subhas Chandra, An Indian Pilgrim, cit., p. 74.
39 PRAYER, Mario, «Sadhana and nationalism: yoga, sakyi and des seva in Subhas Chandra Bose», cit., p. 41.
40 Bose cita un discorso di Aurobindo Ghose. BOSE, Subhas Chandra, An Indian Pilgrim, cit., p. 81.
41 Ibidem, p. 93.
42 Ibidem.
43 Ibidem, p. 63.
44 Citazione di BOSE, Subhas Chandra, Mother India, Cuttack, 1912, in ID., The Essential writings of Netaji Subhas Chandra Bose, cit., p. 20.
45 ID., An Indian Pilgrim, cit., p. 150.
46 PRAYER, Mario, Sadhana and nationalism: yoga, sakyi and des seva in Subhas Chandra Bose, cit., p. 55
47 BOSE, Subhas Chandra, Deshbandhu and nation building, in ID., Netaji Collected Works, vol. V, Calcutta, Netaji Research Bureau, 1985, p. 198.
48 Ibidem, p. 147.
49 Ibidem, cit., pp. 146-147.
50 ID., lettera ad Anil Chandra Ganguly, 8 agosto 1937, in ID., The Essential writings of Netaji Subhas Chandra Bose, cit., pp. 215-217.
51 RUIKAR, Ramchandra Sakharam, Ideology of Netaji Thesis of the All India Forward Bloc, General Secretary All India Forward Bloc, Calcutta, Leftist Book Club, 1949, URL: < http://forwardbloc.org/ideology-of-netaji/ > [consultato il 24 marzo 2019].
52 ID., Indian National Army in Action, discorso rilasciato nel marzo 1944, in ID., Chalo Delhi: Writings Speeches 1943-1945, cit., pp. 173-189.
53 ROY, Robhash Chandra, op. cit., p. 23.
54 BOSE, Subhas Chandra, La Lotta dell’India, Firenze, Sansoni, 1942, p. 50.
55 ID., An Indian Pilgrim, cit., pp. 48-49.
56 ID., La Lotta dell’India, cit., p. 69.
57 GOVERNMENT OF BENGAL, Report On The Working Of The Reformed Constitution In Bengal (1921-1927), Calcutta, Bengal Secretariat Book Depot, 1929, p. 143, cit. in GORDON, Leonard Abraham, op. cit., pp. 108-109.
58 Ibidem.
59 BOSE, Subhas Chandra, La Lotta dell’India, cit., p. 285.
60 TORRI, Michelguglielmo, op. cit., pp. 542-543.
61 BOSE, Subhas Chandra, lettera a Hemendra Nath Dasgupta, «Deshbandhu Chittaranjan Das», Mandalay Jail, 20 febbraio 1926, in ID., The Essential writings of Netaji Subhas Chandra Bose, cit., pp. 67-68.
62 Ibidem.
63 Ibidem.
64 ID., La Lotta dell’India, cit., pp. 25-32.
65 QURESHI, M. Naeem, Pan-Islam in British Indian politics: a study of the Khilafat Movement, 1918-1924, Leiden, Brill, 1999, passim.
66 KHAN, Yasmin, The Great Partition: The Making of India and Pakistan, New Haven, Yale University Press, p. 18.
67 BOSE, Subhas Chandra, Netaji: Collected Works, vol. 8, 1933-1937, Oxford, Oxford University Press, 1995, pp. 434-435.
68 ID., lettere a JINNAH, Mohammad Ali: 17 marzo, 21, 27 giugno, 25 luglio, 16 agosto, 2 ottobre, 16 dicembre 1938; JINNAH, Mohammad Ali, lettere a Subhas Chandra Bose, 16 maggio, 6 giugno, 2 agosto, 9 ottobre 1938 in ID., Subhas Chandra Bose, Congress President: January 1938–May 1939, New Dehli, Permanent Black, 2004, pp. 112-122.
69 ROY, Robhash Chandra, op. cit., p. 24.
70 HARTOG, Rudolf, The Sign of the Tiger, cit., pp. 30-31.
71 BOSE, Subhas Chandra, «Socialism in India», discorso all’All-India Naujawan Bharat Sabha a Karachi, 5 aprile 1931, in ID., The Essential writings of Netaji Subhas Chandra Bose, cit., pp. 111-112.
72 Ibidem.
73 ID., «The Anti-Imperialist Struggle and Samyavada», discorso presidenziale alla Terza Conferenza politica indiana, 10 giugno 1933, letto in absentia, in ID., The Essential writings of Netaji Subhas Chandra Bose, cit., p. 139.
74 GUHA, Ramachandra, op. cit., passim.
75 BIPAN, Chandra, MUKHERJEE, Mridula, MUKHERJEE, Aditya, PANIKKAR, K.N., MAHAJAN, Sucheta, op. cit., p. 16.
76 Ibidem, pp. 145-146.
77 BOSE, Subhas Chandra, An Indian Pilgrim, cit., pp. 48-49.
78 Ibidem, cit., p. 77.
79 ROY, Robhash Chandra, op. cit., p. 24.
80 BOSE, Subhas Chandra, La Lotta dell’India, cit., pp. 300-301.
81 Ibidem, p. 300.
82 ROY, Robhash Chandra, op. cit., p. 18.
83 BOSE, Subhas Chandra, Conferenza agli studenti di Noakhali del 1931, in Leader of Youth, Netaji Collected Works, vol. 6, New Delhi, Oriental Blackswan, 2016, p. 175.
84 BOSE, Subhas Chandra, Conferenza del 1931 all’Opera House sulla missione della associazione ID., Young India. The Call of The Motherland, cit., p. 255.
85 BOSE, Subhas Chandra, La Lotta dell’India, cit., p. 286.
86 KRÁSA, Miloslav, Looking towards India: A Study in East- West Contact, Prague, Orbis, 1969; ID., Subhas Chandra Bose and Indo-Czech Relations, Calcutta, s.e., 1971, cit. in BOSE, Sisir Kumar, WERTH, Alexander, AYER, Subbier Appadurai, A Beacon across Asia. A Biography of Subhas Chandra Bose, Himayatnagar Hyderabad, Orient Longman Limited, 1996, p. 46.
87 BOSE, Subhas Chandra, «Impression of Ireland», scritto a Losanna il 30 marzo 1936, in ID., The Essential writings of Netaji Subhas Chandra Bose, cit., pp. 157-158.
88 ID., What Romain Rolland Thinks, 1935, cit. in ID., Netaji: Collected Works, vol. 8, 1933-1937, cit., pp. 302-309.
89 ID., Patel-Bose Manifesto, maggio 1933, cit. in BOSE, Sugata, Netaji: Collected Works, vol. 8, 1933-1937, p. 87.
90 DE FELICE, Renzo, Il fascismo e l’Oriente. Arabi, ebrei e indiani nella politica di Mussolini, il Mulino, 1988, pp. 189-195.
91 PRAYER, Mario, «Italian fascist Regime and Nationalist India, 1921-45», cit., pp. 249-250.
92 SOFRI, Gianni, Gandhi in Italia, Bologna, Il Mulino, 1988, passim.
93 Ibidem, p. 259.
94 Il Popolo d’Italia, 20 marzo 1931, cit. in ibidem, p. 260,
95 Lettera di Bose alla Signora Vetter, 12 gennaio 1934, cit. in GORDON, Leonard Abraham, op. cit., p. 278.
96 Articolo di Mussolini, «Estremo Oriente», in Il Popolo d’Italia, 17 gennaio 1934, cit. in PRAYER, Mario, «Italian fascist Regime and Nationalist India, 1921-45», cit., p. 260.
97 Jeune Asie, 1/1935.
98 FRANK, Lothar, Ambassador, in BOSE, Sisir Kumar, WERTH, Alexander, AYER, Subbier Appadurai, op. cit., p. 46.
99 Riferimento a MACK SMITH, Dennis, Mussolini, Milano, Rizzoli, 1990.
100 PRAYER, Mario, «Internazionalismo e nazionalismo culturale. Gli intellettuali bengalesi e l’Italia negli anni Venti e Trenta», cit., pp. 99-100.
101 BOSE, Subhas Chandra, La Lotta dell’India, cit., p. 300.
102 PRAYER, Mario, «Italian fascist Regime and Nationalist India, 1921-45», cit., p. 269.
103 BOSE, Subhas Chandra, lettera Memorandum al segretario della Cancelleria del Ministero degli Esteri tedesco, Dickhoff, 5 aprile 1934, Auswärtiges Amt, Politisches Abteilung III, Beziehung Indiens zu Deutschland, cit. in GORDON, Leonard Abraham, op. cit., pp. 281-282.
104 Ibidem.
105 CHATTOPADHYAY, Gautam, op. cit. pp. 846-849.
106 BOSE, Subhas Chandra, Azad Hind, Subhas Chandra Bose, Writings and speeches 1941-1943, cit., p. 57.
107 CHATTOPADHYAY, Gautam, op. cit., pp. 846-849.
108 WOERMANN, Ernst, The Russo-German War and Indian Struggle, rapporto di una conversazione con il Ministero degli Esteri tedesco, 17 luglio 1941, in Azad Hind, Subhas Chandra Bose, Writings and speeches 1941-1943, cit., p. 57.
109 GORDON, Leonard Abraham, op. cit., p. 617.
110 HAYES, Romain, op. cit., p. 165.
111 KURTI, Kitti, Subhas Chandra Bose-As Knew Him, Calcutta, Mukhopadhyay, 1966, p. 11, cit. in GORDON, Leonard Abraham, op. cit., p. 282.
112 HAYES, Romain, op. cit., pp. 166-167.
113 CHATTOPADHYAY, Gautam, op. cit.
114 CIANO, Galeazzo, Diario, vol. II, 1941-1943, Milano-Roma, Rizzoli, 1946, pp. 41-42.
115 Documenti Diplomatici Italiani, s. IX, VIII, pp. 391 et seq. cit. in DE FELICE, Renzo, Il fascismo e l’Oriente. Arabi, ebrei e indiani nella politica di Mussolini, cit., pp. 348-349.
116 KUHLMANN, Jan, Netaji in Europe, cit., passim.
117 CIANO, Galeazzo, op. cit., p. 149.
118 BOSE, Subhas Chandra, «The secret of Abyssinia and its lesson», novembre 1935, in ID., Netaji: Collected Works, vol. 8, 1933-1937, cit., pp. 309-326.
119 PRAYER, Mario, «Italian fascist Regime and Nationalist India, 1921-45», cit., p. 264.
120 BOSE, Subhas Chandra, «The secret of Abyssinia and its lesson», novembre 1935, in Netaji: Collected Works, vol. 8, 1933-1937, cit., pp. 309-326.
121 Cit. in DE FELICE, Renzo, Il fascismo e l’Oriente. Arabi, ebrei e indiani nella politica di Mussolini, cit., p. 239.
122 Ibidem, p. 240.
123 CHATTOPADHYAY, Gautam, op. cit., passim.
124 BOSE, Subhas Chandra, «Japan’s Role in the Far East», Modern Review, October 1937, cit. in The Essential Writings of Netaji Subhas Chandra Bose, cit., p. 190.
125 ID., Azad Hind, Subhas Chandra Bose, Writings and speeches 1941-1943, cit., p. 63.
126 ID., La Lotta dell’India, cit., p. 301.
127 Lo scrittore Chaudhuri ricordò che il Mahatma Gandhi non rimase impressionato dalla manifestazione militaresca organizzata da Bose nel dicembre 1928. CHAUDHURI, Nirad Chandra, The Continent of Circe, London, Chatto e Windus, 1965, pp. 103-104, in GORDON, Leonard Abraham, op. cit., p. 190.
128 BOSE, Subhas Chandra, scambio di lettere fra il marzo e l’aprile 1939 con Gandhi, in ID., Congress President: January 1938-May 1939, cit., pp. 126-149.
129 Il Mahatma era contrario ad ogni tipo di industrializzazione ed immaginava il Ramrajya, un regno di pace, giustizia e armonia, ispirato all’eroe indiano Ram che aveva fondato una comunità autosufficiente di autogoverno su base rurale nelle epoche vedica ed epica dell’India.
130 BOSE, Subhas Chandra, lettera a Jawaharlal Nehru, 28 marzo 1939, «Riding Two Horses», in ID., The Essential writings of Netaji Subhas Chandra Bose, cit., p. 238.
131 NEHRU, Jawaharlal, lettera a Subhas Chandra Bose, 3 aprile 1939, in ID., Congress President: January 1938-May 1939, cit., pp. 217-232.
132 BIPAN, Chandra, MUKHERJEE, Mridula, MUKHERJEE, Aditya, PANIKKAR, K.N., MAHAJAN, Sucheta, op. cit.
133 DAS, Sitanshu, Subhas: A Political Biography, New Delhi, Rupa and Company, 2001, p. 265.
134 BOSE, Forward Bloc Its Justification, Kabul 1941, in The Essential writings of Netaji Subhas Chandra Bose.
135 BOSE, Sisir Kumar, The Great Escape, Calcutta, Netaji Research Bureau, 2000, pp. 4-43; BOSE, Sugata, op. cit., p. 211.
136 BOSE, Subhas Chandra, «Forward Bloc Its Justification», Kabul 1941, in ID., The Essential writings of Netaji Subhas Chandra Bose, cit., pp. 285-286.
137 OHNESORGE, Miguel, «Global Concepts and the Semantics of Social Spaces: Fascism and National Socialism in the Political Language of Subhas Chandra Bose», Global Histories : A Student Journal, IV, 1/2018, pp. 106-125, URL: < http://www.globalhistories.com/index.php/GHSJ/article/view/180 > [consultato il 28 dicembre 2018].
138 BOSE, Subhas Chandra, La Lotta dell’India, cit., pp. 1-32.
139 ID., An Indian Pilgrim, cit., pp. 15-150.
140 ID., La Lotta dell’India, cit., p. 3.
141 ID., An Indian Pilgrim, cit., p. 93.
142 ID., «The Fall of Singapore», prima trasmissione radiofonica, 19 febbraio 1942, in ID., Azad Hind, Subhas Chandra Bose, Writings and speeches 1941-1943, cit., p. 63.
143 HARTOG, Rudolf, op. cit., p. 31.
144 Ibidem, pp. 166-167.
145 GETZ, Marshall Jay, op. cit., p. 20.
146 TORRI, Michelguglielmo, op. cit., p. 5.
147 BOSE, Subhas Chandra, La Lotta dell’India, cit., p. 8.
148 TORRI, Michelguglielmo, op. cit., pp. 81-129.
149 BOSE, Subhas Chandra, An Indian Pilgrim, cit., p. 19.
150 I soldati indiani si ammutinarono per il pretesto dell’introduzione di nuove cartucce unte di grasso di animale di bovino o suino. La rivolta divampò e si estese a tutta l’India. Dopo più di un anno di aspri combattimenti l’ordine fu ristabilito dalle autorità del governo britannico. Gli avvenimenti drammatici del 1857 furono una ribellione dell’India tradizionale contro una politica di europeizzazione forzata. WENDE, Peter, L’impero Britannico. Storia di una potenza mondiale, Torino, Einaudi, 2009.
151 BOSE, Subhas Chandra, La Lotta dell’India, cit., p. 11.
152 QUARONI, Pietro, Il mondo di un ambasciatore, Milano, Ferro Edizioni, 1965, in DE FELICE, Renzo, Il fascismo e l’Oriente. Arabi, ebrei e indiani nella politica di Mussolini, cit., p. 212.
153 VON DER SCHULENBURG, Friedrich-Werner Graf, Mosca, al Ministero degli Esteri del Reich, Berlino, 3 marzo 1941, Ufficio Politico, Auswärtige Amt, archivio del Ministero degli Esteri tedesco, in BOSE, Sugata, op. cit., p. 197.
154 Documenti Diplomatici Italiani, s. IX, VI, p. 755, cit. in DE FELICE, Renzo, Il fascismo e l’oriente. Arabi, ebrei e indiani nella politica di Mussolini, cit., pp. 213-214.
155 Ibidem, p. 342.
156 MARROCU, Luciano, Orwell. La solitudine di uno scrittore, Pisa, Della Porta Editori, 2009, p. 82.
157 ORWELL, George, «London Letter», 1° gennaio 1942, ID., Complete Works, vol. XIII, London, Secker & Warburg, 2001, pp. 107-113, cit. in MARROCU, Luciano, op. cit., pp. 81-82.
158 ID., Gandhi in Mayfair, in Horizon, settembre 1943, in ID., Collected Works, vol. XV, London, Secker & Warburg, 2001, p. 211; As I Please, 17 gennaio 1947 in ID., Collected Works, vol. XIX, London, Secker & Warburg, 2002, p. 18.
159 Ibidem, p. 93.
160 GETZ, Marshall Jay, op. cit., p. 88.
161 MARROCU, Luciano, op. cit., pp. 101-102.
162 Cfr. «A colloquio con Bose ex sindaco di Calcutta. La gioventù dell’India e la forza creatrice del Fascismo», in Giornale d’Italia, 29 dicembre 1933, cit. in DE FELICE, Renzo, Mussolini l’alleato, cit., p. 501.
163 BOSE, Subhas Chandra, Conferenza degli studenti di Rajshahi «The need for Discipline», nel 1929, in ID., The Essential writings of Netaji Subhas Chandra Bose, cit., p. 25.
164 ID., «Forward Bloc Its Justification», Kabul, 1941 ID., The Essential writings of Netaji Subhas Chandra Bose, cit., 285-286.
165 ID., «Punjab and Bengal, Students and Politics», Discorso di Lahore alla sessione del Punjabi Student’s Conference, 19 ottobre 1929 ID., The Essential writings of Netaji Subhas Chandra Bose, cit., p. 104.
166 ID., «The fundamental problems of India», novembre 1944 ID., The Essential writings of Netaji Subhas Chandra Bose, cit., p. 319.
167 GENTILE, Emilio, Le origini dell’ideologia fascista, Bologna, Il Mulino, 1996, passim.
168 BOSE, Subhas Chandra, The Essential Writings of Netaji Subhas Chandra Bose, cit., p. 319.
169 BANAJI, Jairus, «Nationalism is the bedrock upon which all fascist movements have built themselves», in Sabrangindia, 20 marzo 2016, URL: < https://www.sabrangindia.in/article/nationalism-bedrock-upon-which-all-fascist-movements-have-built-themselves/ > [consultato il 1 giugno 2019].
170 GETZ, Marshall J., op. cit., p. 8.
171 BOSE, Subhas Chandra, «The Fundamental Problems of India», discorso di Tokyo del novembre 1944, in ID., The Essential writings of Netaji Subhas Chandra Bose, cit., p. 322.
172 BIPAN, Chandra, MUKHERJEE, Mridula, MUKHERJEE, Aditya, PANIKKAR, K.N., MAHAJAN, Sucheta, op. cit., passim.
173 GENTILE, Emilio, op. cit., passim.
174 BOSE, Subhas Chandra, Chalo Delhi: Writings Speeches, 1943-1945, cit., passim.
175 ID., discorso a Singapore, 9 luglio 1943, in ID., Chalo Delhi: Writings Speeches, 1943-1945, cit., pp. 51-54.
176 BOSE, Subhas Chandra, trascrizione della trasmissione radiofonica del 20 giugno 1943, (WO 208/3812), in GORDON, Leonard A., op. cit., pp. 541-543, 605; cfr. Nation Archives Website, URL: < /http://www.nationalarchives.gov.uk/ > [consultato il 14 febbraio 2019].
177 ID., Proclamazione del Governo Provvisorio dell’Azad Hind, 21 ottobre 1943, in ID., Chalo Delhi: Writings Speeches, 1943-1945, cit., p. 299.
178 TOYE, Hugh, op. cit., p. 121.
179 BOSE, Subhas Chandra, La Lotta dell’India, cit., p. 51.
180 DE FELICE, Renzo, Mussolini l’alleato, cit., p. 501.
181 BOSE, Subhas Chandra, Indian National Army in Action, discorso rilasciato nel marzo 1944, in ID., Chalo Delhi: Writings Speeches, 1943-1945, cit., pp. 173-189.
182 BOSE, Sugata, op. cit.; BOSE, Sisir Kumar, WERTH Alexander, AYER, Subbier Appadurai, op. cit., passim.
183 CHAUDHURI, Nirad C., «Subhas Chandra Bose-His Legacy and Legend», in Pacific Affairs, 26 4/1953, pp. 349-357, pp. 349-350.
184 HARTOG, Rudolf, op. cit., p. 30.
185 HOBSBWAM, Eric John, Il Secolo Breve, 1914-1991, Milano, Rizzoli, 2018, p. 258.
186 KHAN, Yasmin, op. cit., p. 18.
187 BOSE, Subhas Chandra, «The Haripura Address», indirizzo presidenziale per la 51a sessione dell’INC tenuta ad Haripura nel febbraio 1938, in ID., The Essential Writings of Netaji Subhas Chandra Bose, cit., p. 203.
188 NEHRU, Jawaharlal, Jawaharlal Nehru. A Autobiography, Milano – New Delhi, Digital Library of India, Central Library, University of Rajasthan – Printing Press Feltrinelli, 1955, p. 601. URL: < https://archive.org/details/in.ernet.dli.2015.98834/page/n609/ > [consultato il 13 dicembre 2018].
189 SPECIAL OPERATION EXECUTIVE (SOE), diario di guerra, 7 marzo 1941, HS7/217, in The National Archives of the United Kingdom, Kew, URL: < /www.nationalarchives.gov.uk/ > [consultato il 20 dicembre 2018].
190 Cit. in DE FELICE, Renzo, Il fascismo e l’oriente. Arabi, ebrei e indiani nella politica di Mussolini, cit., pp. 238-239.
191 Vidkun Quisling era un ufficiale dell'esercito norvegese filo-nazista, nominato Presidente dello Stato fantoccio dopo l'invasione tedesca della Norvegia del giugno 1940. Dominò il paese occupato dal febbraio 1942 alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Dopo la guerra fu processato per alto tradimento e giustiziato. GETZ, Marshall Jay, op. cit., p. 2.
192 TYRNAUER, Alfred, The Saturday Evening Post, 11 marzo 1944, p. 22, cit. in BOSE, Sugata, op. cit., p. 274.
193 GETZ, Marshall Jay, op. cit., p. 2.
194 Il 24 marzo 1942 le agenzie di stampa britanniche riportarono la notizia che Bose era morto in un incidente aereo. Il 25 marzo Bose rispose con un proclama dalle frequenze di Radio Azad Hind che era ancora in vita. BOSE, Subhas Chandra, «My Death is Perhaps an Istance of Wishfull Tinking», trasmissione radiofonica del 25 marzo 1942, in ID., Azad Hind, Subhas Chandra Bose, Writings and speeches 1941-1943, cit., p. 75.
195 Harijan, 7 aprile 1946, a Uruli, cit. in TENDULKAR, Dinanath Gopal, Mahatma: Life of Mohandas Karamchand Gandhi, vol. 7, 1945-1947, New Delhi, Government of India, 1953, pp. 84-85, cit. in BOSE, Sugata, op. cit., p. 310.
196 The Hindu, 29 agosto 1945, cit. in BOSE, Sugata, op. cit., p. 305.
197 NEHRU, Jawaharlal, op. cit., pp. 617-618.
Torna suPer citare questo articolo
Notizia bibliografica digitale
Claudio Usai, «Subhas Chandra Bosa: l’altra anima dell’India», Diacronie [Online], N° 38, 2 | 2019, documento 2, online dal 19 juillet 2019, consultato il 11 décembre 2024. URL: http://0-journals-openedition-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/diacronie/11363; DOI: https://0-doi-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/10.4000/diacronie.11363
Torna suDiritti d'autore
Solamente il testo è utilizzabile con licenza CC BY-SA 4.0. Salvo diversa indicazione, per tutti agli altri elementi (illustrazioni, allegati importati) la copia non è autorizzata ("Tutti i diritti riservati").
Torna su