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I. Articoli
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Il cuore spezzato di H. Rider Haggard: letteratura, amore e politica in Jess

Evander Ruthieri Da Silva
Traduzione di Jacopo Bassi

Abstract

Questo articolo intende indagare lo spazio riservato agli affetti e alle emozioni nella letteratura coloniale prodotta alla fine del XIX secolo, in particolare nel romanzo Jess (1887), di H. Rider Haggard. Ispirato dalle esperienze di Haggard all’interno dell’amministrazione coloniale del Sudafrica, il romanzo narra del triangolo amoroso tra un soldato britannico e due giovani donne in una fattoria nella regione del Transvaal. La trama evidenzia la vasta gamma del risentimento nutrito dall’autore di fronte agli effetti dei conflitti con i boeri del 1881, ma al contempo mette in luce le relazioni tra politica ed emozioni, amore e colonialismo, prendendo in esame la narrativa.

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Testo integrale

“H. Rider Haggard”Visualizza l'immagine
Credits: by Digital Collections, The New York Public Library on Wikipedia Commons (CC [Public Domain])

1. Introduzione

  • 1 GAY, Peter, Savage Reprisals: Bleak House, Madame Bovary, Buddenbrooks, New York, W. W. Norton, 200 (...)
  • 2 VASCONCELOS, Sandra Guardini, A formação do romance inglês, São Paulo, HUCITEC, 2007, p. 33.

1Gli studi riguardanti la storicità della letteratura nel XIX secolo hanno spesso guardato al romanzo come a una «guida insuperabile» per la comprensione delle esperienze storiche di uomini e donne, della costruzione delle loro sensibilità e soggettività, perché si tratta di un elemento culturale posto «all’intersezione strategica tra cultura individuale, al massimo e al minimo grado, che presenta idee e pratiche politiche, sociali e religiose, evoluzioni portentose e conflitti dell’epoca, in un ambiente intimo»1. Lungi dal rappresentare semplicemente un riflesso delle relazioni intessute all’interno dello spazio sociale, la letteratura – considerata come una traccia frammentaria delle esperienze umane nel tempo – si propone alla storiografia come un elemento costitutivo delle visioni del mondo di scrittori e romanzieri, poiché, provenendo da una prospettiva autobiografica, incarna «scontri, conflitti e dispute che definiscono e caratterizzano quel momento storico»2.

  • 3 ANSART, Pierre, Sciences socials et sentiments politiques, in ANSART, Pierre, HAROCHE, Claudine (so (...)

2La dimensione politica si presenta come una chiave di lettura storica del testo letterario per comprendere la trama narrativa dei romanzi ottocenteschi, che mostra spesso le idee politiche dei propri autori e dei loro contemporanei, evoca la forza degli immaginari politici e genera recinti letterari, erti intorno alle loro posizioni grazie alla mobilitazione di «affetti collettivi» e «sentimenti condivisi»3. Negli ultimi due decenni del XIX secolo diversi romanzi affrontarono – direttamente o indirettamente – il tema dell’espansione coloniale britannica in Africa, intrattenendo i loro lettori con trame avventurose, scenari esotici, eroi coraggiosi e virili, incontri interculturali e interetnici, spesso conditi da una buona dose di teorie razziali, sentimenti romantici e ideali politici legati a ciò che all’epoca era considerato il «fardello dell’uomo bianco». Queste opere letterarie veicolavano i sentimenti caratteristici della politica coloniale, ad esempio l’odio razziale, messo in luce nella rappresentazione dei nativi africani come pericolosi e incivili, inetti e incapaci di agire, o sentimenti di appartenenza, in particolare sfruttando l’idea dell’eroismo coloniale come fulcro di identificazione collettiva.

3Questo articolo intende riflettere sulla storia delle emozioni – e in particolare sui rapporti tra amore e politica – in Jess (1887) di H. Rider Haggard (1856-1925). L’opera letteraria – basata sulle esperienze di Haggard in Sudafrica ed espressione del suo risentimento nei confronti della sconfitta nella Prima guerra boera e della conseguente cessione del territorio del Transvaal ai Boeri nel 1880 – narra del triangolo amoroso tra un soldato britannico e due giovani ragazze in una fattoria nel Transvaal. Attraverso queste relazioni d’amore, Haggard restituisce in chiave metaforica una certa visione romantica del Transvaal e traduce la perdita coloniale nella morte della sua eroina e nel cuore spezzato del suo protagonista. L’amore e la politica si intersecano e dialogano nell’opera letteraria, che consente, da una prospettiva teorico-metodologica che privilegia la dimensione storica della finzione, di riflettere sui sentimenti e sugli affetti al centro delle pratiche politiche coloniali fin-de-siècle.

2. Rider Haggard e il Transvaal: tra amore e politica

  • 4 PESAVENTO, Sandra Jatahy, Sensibilidades: escrita e leitura da alma, in PESAVENTO, Sandra Jatahy, L (...)
  • 5 GAY, Peter, The Tender Passion: The Bourgeois Experience from Victoria to Freud, Oxford, Oxford Uni (...)

4Gli studi riguardanti la dimensione storica dei sentimenti e delle sensibilità rappresentano un campo di studi che è stato recentemente recepito dalla storiografia, in particolare se pensato in una prospettiva che privilegi la dimensione politica dei modi di sentire e di pensare nel corso delle epoche. Una parte significativa di queste ricerche di storia delle emozioni si concentra nell’indagare «le pratiche culturali del sensibile attraverso i segni che lasciano sui materiali d’archivio, nelle arti e nella letteratura»4, nel tentativo di stabilire connessioni tra il terreno degli affetti nell’individualità e i fili che lo legano alla complessità del mondo sociale. Prendiamo, ad esempio, il lavoro dello storico Peter Gay, The Tender Passion, la cui prima pubblicazione risale agli anni Ottanta. A partire da una pluralità di contributi documentali – ad esempio di lettere intime, autobiografie e narrazioni letterarie – lo storico analizza le esperienze sociali delle classi medie in merito ai comportamenti amorosi, così come le modulazioni sociali e le pressioni psicologiche sorte attorno a queste emozioni. Gay ha dimostrato come lungo l’intero corso dell’Ottocento vi sia stata un’intensa teorizzazione dell’amore e della passione erotica, derivata, tra gli altri fattori, dalla celebrazione romantica dell’amore nella prima metà del XIX secolo, che, nelle arti e nella letteratura, «evoca eroi ardenti, pallide eroine, scenari esotici, ambienti tempestosi, duri ostacoli e morti profondamente soddisfattorie»5.

  • 6 MARTINS, Ana Paula Vosne, A utopia amorosa de Jules Michelet, in BREPOHL, Marion, CAPRARO, André Me (...)

5Sotto molti aspetti, gli uomini e le donne appartenenti ai ceti medi della società vittoriana erano eredi di una lunga tradizione filosofica e letteraria dedita a intrattenersi sull’amore e sulla felicità individuale o collettiva. Allo stesso tempo, nel XIX secolo l’amore non veniva considerato una questione importante per gli storici e i pensatori sociali dal momento che, così come altre forme di sensibilità, sarebbe stata radicalmente distante dal terreno dell’obiettività scientifica o del pensiero politico. Tuttavia, l’amore non veniva sempre considerato a partire dai suoi significati sentimentali: la filosofia neoplatonica, per esempio, rielaborava una forma di pensiero che cercava di accostare l’ascesi amorosa di Platone alla spiritualità cristiana, affermando che l’amore «non era un sentimento, ma un movimento dell’anima, un desiderio di bellezza, di bene e di verità il cui principio e la cui fine erano Dio»6. La tradizione letteraria, soprattutto nei romanzi francesi del XVII e XVIII, produsse un’esaltazione dell’amore e delle emozioni, delle virtù e del sacrificio, in contrapposizione con l’ambiente freddo e razionale delle reti politiche e sociali intessute nei saloni e nelle corti.

  • 7 Ibidem, p. 162.

6Risale a questo periodo anche una certa concezione naturalistica dell’amore, riscontrabile, ad esempio, negli scritti di Jean Jacques Rousseau, in particolare nel romanzo pedagogico Emilio (1757) e nel romanzo epistolario Giulia o la nuova Eloisa (1761). In queste opere Rousseau enfatizza una nuova idea di amore, basata sulla complementarità, vista come naturale, dei ruoli di uomini e donne, «nella felicità semplice del marito che torna a casa e là trova sua moglie nella calma dell’ordine domestico [...]. L’amore è, per Rousseau, l’autore dell’Emilio, un sentimento semplice, senza difficoltà, ostacoli, eccessi e neppure difetti»7. Nell’ottica roussoiana l’amore diviene possibile solo grazie alla rigida suddivisione dei ruoli sociali di uomini e donne, del pubblico e del privato, del politici e del privato. Nel corso del XIX secolo, i romanzi, focalizzati sui destini individuali ed edulcorati da una certa sensibilità romantica, iniziarono a mettere in evidenza con maggior forza l’amore e la sofferenza per amore, la malinconia e la tristezza. Ora considerando l’amore come un alto sentimento presente in uomini e donne puri di cuore, ora interpretandolo come una forza impetuosa – e se associata alle energie sessuali, particolarmente destrutturante e corruttrice –, la tradizione letteraria ottocentesca pullula di personaggi frastornati da un amore non corrisposto, di cuori infranti o di separazioni amorose. Riflettono, per estensione, le esperienze concrete di uomini e donne che, in quel contesto storico, tentavano di adeguarsi ai modelli sociali di amore e passione, sessualità e matrimonio, spesso con grandi dosi di tensioni emotive, delusioni, interruzioni di relazioni ed esplosioni di tristezza.

7I romanzi sentimentali della seconda metà del XIX secolo contribuirono a costruire una concezione sociale dell’amore come risultato di un percorso tortuoso di dolore e incomprensione, in cui il genere e le relazioni sociali di classe agivano costantemente come elementi in grado di aumentare la complessità. Si prenda, a titolo d’esempio, il martirio di Emma Bovary nel romanzo di Gustave Flaubert, pubblicato nel 1857, dopo essere stato abbandonato dal ricco amante Rodolphe Boulanger; o, nel contesto britannico della questione, i dilemmi dell’eroina Maggie Tulliver, divisa tra i suoi sentimenti per Stephen Guest e i suoi doveri nei confronti di Philip Wakem in The Mill on the Floss [Il mulino sul Floss] (1860) di George Eliot.

  • 8 VINCENT-BUFFAULT, Anne, The History of Tears: Sensibility and Sentimentality in France, Basingstoke (...)

8La sofferenza per amore e le crisi di pianto, considerati come una manifestazione contenuta del dolore, sono spesso descritti nella letteratura della seconda metà del XIX secolo, cosicché «l’immagine dominante è quella della deflagrazione, dello straripamento, in buona sostanza, quella di una catastrofe, una tempesta o un terremoto»8. La sofferenza maschile, comunemente manifestata da scoppi di singhiozzi, associa i dolori dell’amore al sentimento di umiliazione, e il suo aspetto misurato si indirizza a immagini di virilità basate su un rigoroso autocontrollo del corpo e delle emozioni, che, di fronte alla sconfitta o alla perdita, possono ugualmente convertirsi in espressioni di emozioni violentemente effusive.

  • 9 MARTINS, Ana Paula Vosne, A utopia amorosa de Jules Michelet, in BREPOHL, Marion, CAPRARO, André Me (...)
  • 10 SHEPHERD, E. R., True Manhood: A Manual for Young Men. A Guide to Physical Strength, Moral Excellen (...)

9Alla letteratura, si assomma un altro aspetto che, nella seconda metà del secolo, toccava le sensibilità di uomini e donne: il darwinismo. In The Expression of the Emotions in Man and Animals (1872), Charles Darwin elaborò una teoria delle emozioni indirizzata a fornire una spiegazione d’insieme alle manifestazioni effusive di emozioni negli uomini e nelle donne di ogni età. Sebbene si occupi ampiamente di lacrime maschili e femminili, Darwin associa l’amore a emozioni come la felicità e la devozione, indicando come il sentimento d’amore si esprima in più modi, ad esempio con sorrisi accennati o con la luce negli occhi, o tra gli animali, con lo strofinamento delle gambe dei loro padroni da parte dei gatti. Accanto all’approccio scientifico, nell’Ottocento molti dottori e alienisti conoscevano la vita emotiva e sessuale dei loro pazienti, a dispetto dei pudori che permanevano riguardo tali pratiche. Oltre alle critiche rivolte da molti di questi medici ai matrimoni per convenienza – che non sempre portavano a una progenie sana o alla felicità coniugale – in questo periodo proliferavano i trattati medico-igienisti consacrati alla salute della famiglia e, più specificamente, ai matrimoni, che si sarebbero dovuti basare principalmente sulla reciproca simpatia e affinità tra i coniugi9. Questo si può ritrovare, ad esempio, in True Manhood (1888), un manuale rivolto a giovani uomini, contrassegnato da una mistura di intenti igienisti e di moralità religiosa, che descriveva il «vero amore» come «profondamente altruistico. La sua prova sarebbe risieduta nella volontà di limitare le propensioni personali per promuovere «la felicità, l’onore e il benessere della persona amata»10.

  • 11 CEFAÏ, Daniel, Cultures Politiques, Paris, PUF, 2001, pp. 19-20.

10Come abbiamo dunque osservato, il tempo in cui visse H. Rider Haggard era contrassegnato da consolidate tradizioni filosofiche e letterarie volte a discutere dell’amore come di un’esperienza sostanzialmente emozionante. Ciò che si nota nella sua produzione letteraria, e in particolare nel romanzo Jess, mostra un incrocio tra amore e politica coloniale, sofferenza amorosa e perdita territoriale, inserendo le relazioni affettive e le emozioni dei suoi personaggi in una trama complessa di conflitti politici nel Sudafrica dei primi anni Ottanta dell’Ottocento. Inoltre, il romanzo era stato concepito a partire dalle esperienze dell’autore all’interno dell’amministrazione coloniale nel subcontinente sudafricano e dal suo coinvolgimento diretto nella guerra sudafricana del 1880-1881. Ottavo di dieci figli, Rider Haggard nacque nel 1856 nelle campagne inglesi. La mancanza di risorse finanziarie, sintomatica della disaffezione dell’aristocrazia rurale a cui la sua famiglia era legata, lo portò ad avere una formazione differente da quella dei suoi fratelli, tutti educati in scuole private, e tra cui alcuni ebbero accesso all’istruzione superiore. La sua carriera subì un’importante sviluppo nel 1875, quando, all’età di diciannove anni, venne inviato nel territorio sudafricano per lavorare nella squadra amministrativa di Henry Bulwer, vice governatore della Colonia del Natal. La sua storia in Sudafrica, che in seguito sarebbe divenuta una fonte per i suoi scritti letterari, è indicativa dei contesti, dell’esperienza e dell’azione politica dei personaggi storici, dei «luoghi e momenti del mondo della vita quotidiana degli attori, in cui questi danno significato a ciò che dicono e ciò che fanno» che risultano in grado di promuovere «nuove forme di comprensione, interpretazione e rappresentazione del mondo»11.

  • 12 HAGGARD, Henry Rider, The Days of My Life, 1 vol., London, Longmans, 1926, p. 194.

11L’inserimento di Rider Haggard nella burocrazia imperiale e l’ascesa nell’élite bianca coloniale lasciarono segni innegabili sulle sue opere letterarie. Queste, inoltre, mettono in luce il coinvolgimento dei giovani in un contesto di particolare instabilità politica e territoriale, in un Sud Africa diviso tra le colonie britanniche del Capo e del Natal, le repubbliche boere di Transvaal e lo Stato Libero dell’Orange e i protettorati africani a parziale autonomia: il Basutoland (fondato nel 1868), il Bechuanaland (1885) e lo Swaziland (1893). Dopo aver lavorato nell’amministrazione di Bulwer, Haggard si unì al gruppo di Theophilus Shepstone, referente degli Affari indigeni del Natal e responsabile dell’annessione del Transvaal ai possedimenti britannici nel 1877. Nel periodo in cui rimase nel territorio sudafricano, Haggard venne coinvolto in due conflitti interetnici rilevanti: la guerra anglo-zulu (1879) e la guerra anglo-boera (1880-1881), che si concluse con il ritorno del Transvaal ai boeri sancito dal Primo ministro britannico William Gladstone, un’azione che visse come «un grande tradimento»,«la cui amarezza il tempo non può né cancellare, né diminuire»12. L’evento lasciò il segno sulle posizioni di Haggard, che in quel momento passò dall’essere un imperialista fervente a un colonialista pieno di risentimento.

  • 13 WESSELING, Henk Lodewijk, Dividir para dominar: a partilha da África, 1880-1914, Rio de Janeiro, UF (...)

12Negli anni Settanta e Ottanta del XIX secolo, diversi progetti politici di colonizzazione animavano i rapporti tra la madrepatria britannica e i territori sudafricani. Nel 1874, con l’elezione di Benjamin Disraeli alla carica di Primo ministro, l’amministrazione imperiale mostrò un interesse attivo negli affari coloniali, che si tradusse in fallimentari tentativi di creare una confederazione che avrebbe unito i territori del subcontinente: un’ipotesi poco gradita alle élite locali, specialmente nella Colonia del Capo, che aveva recentemente raggiunto una parziale autonomia. L’annessione militare del Transvaal, a seguito di una serie di conflitti tra i boeri e le popolazioni africane, mostra il carattere ostinato dei settori più conservatori della politica coloniale in risposta all’esito sfortunato dei negoziati per l’unificazione. Tuttavia, l’elezione di Gladstone alla carica di Premier britannico nel 1880 apportò un diffuso idealismo di stampo liberale nell’azione imperiale, che attribuì alla colonia del Capo la responsabilità finanziaria dell’espansione territoriale, sintomatica di un prototipo di «impero a basso costo»13. La “perdita” del Transvaal, oggetto del risentimento di Haggard al termine della guerra, deve essere interpretata come parte di questi orientamenti contrastanti in merito alla questione sudafricana, problema reso più complesso dal nazionalismo afrikaner e dai conflitti sorti con il regno Zulu nello stesso periodo.

  • 14 HAGGARD, Henry Rider, Cetywayo and his white neighbors, London, Paul, Trench & Trubner, 1896, p. XI

13Quando ritornò in Inghilterra nel 1881 e pubblicò Cetywayo and his white neighbors (1882), un esercizio di «storia politica» sulla «Native Question»14 e sulle relazioni interetniche in territorio sudafricano, Haggard diede continuità al suo inserimento nel mondo letterario in concomitanza con la sua presa di servizio nell’amministrazione coloniale, dal momento che era stato corrispondente per periodici come «The Gentleman’s Magazine». Negli anni successivi, consolidò la sua carriera letteraria con la pubblicazione di una serie di romanzi avventurosi e sentimentali ambientati in Africa, tra i quali spiccavano King Solomon’s Mines (1885) e She (1887), dedicati alla figura di una regina immortale dell’interno dell’Africa, e Jess, ambientato in una fattoria sudafricana durante la guerra tra i boeri e britannici. La sua attività nelle amministrazioni coloniali in Sud Africa e le esperienze di viaggio all’interno del continente africano gli permisero di articolare riflessioni dettagliate sulle pratiche politiche vigenti: è per questa ragione che i suoi romanzi sono popolati da personaggi provenienti dai vari gruppi etnici che convivevano nel territorio sudafricano fin-de-siècle.

  • 15 HAGGARD, Henry Rider, The Days of My Life, 1 vol., London, Longmans, 1926, p. 21.
  • 16 Ibidem, p. 22.
  • 17 Ibidem, p. 116.
  • 18 Ibidem.
  • 19 REEVE, Richard, The Sexual Imperative in the Novels of Sir Henry Rider Haggard, London, Anthem Pres (...)

14Un sensibile dettaglio impreziosisce la sua esperienza sudafricana: nelle sue memorie, narrate in The Days of My Life, Haggard allude intorno al 1878 all’urgenza di tornare dal Sud Africa in Inghilterra, con l’intenzione di «portare avanti una certa storia d’amore attraverso un impegno formale»15. Nonostante l’approvazione del suo superiore, Theophilus Shepstone, i progetti di Haggard furono interrotti da una «dolorosa lettera di mio padre», che si dichiarò contrario all’impegno formale e proibì al giovane di lasciare il suo posto e ritornare nella madrepatria. Conseguentemente, «i corsi di due vite cambiarono. La donna sposò un’altra persona, con esiti tutt’altro che felici, e l’effetto su di me non fu buono»16. Dopo aver appreso del fidanzamento dell’amata, Haggard confessò che «questo fu un duro colpo, così travolgente che in quel momento non mi sarebbe dispiaciuto se avessi dovuto lasciare questo mondo […]. Non mi importava più cosa facevo o cosa sarebbe stato di me»17. Circa trent’anni dopo, redigendo le sue memorie, Haggard ammetteva che sulla questione «ancora oggi, trovo doloroso scriverne»18. Benché egli fosse reticente sull’episodio, i biografi di Haggard identificarono il suo affaire de coeur come legato a Elizabeth (Lilly) Jackson, che fu successivamente abbandonata dal marito e fece ricorso all’aiuto di Rider Haggard. Il marito di Lilly, il banchiere Francis Bradley Archer, aveva presentato istanza di fallimento ed era fuggito in Africa perché accusato di frode. Il romanziere, che era all’apice della sua carriera, garantì un sostegno finanziario per Lilly e l’educazione per i suoi figli; tuttavia, Lilly partì alla volta dell’Africa in cerca di suo marito e, dopo il ritorno in Inghilterra, morì nel 1909 a causa della sifilide19.

  • 20 VINCENT-BUFFAULT, Anne, The History of Tears: Sensibility and Sentimentality in France, Basingstoke (...)
  • 21 GAY, Peter, The Tender Passion: The Bourgeois Experience from Victoria to Freud, Oxford, Oxford Uni (...)

15I documenti che ci raccontano del cuore spezzato di Rider Haggard sono scarsi: molte delle sue lettere intime furono infatti successivamente distrutte. Ma i termini impiegati nella sua autobiografia, a dispetto della costruzione di un’immagine stoica attorno al letterato, evidenziano una situazione di sofferenza amorosa, la presenza di una forza destabilizzante e trascinante, seppur in termini negativi. Non si fa menzione di lacrime, che nella cultura vittoriana erano spesso associate alla sensibilità femminile, tuttavia, con una certa dose di immaginazione storica, si può immaginare Haggard intimamente afflitto da emozioni comunemente vissute dagli uomini del suo tempo: il senso di umiliazione, la disperazione e l’angoscia per l’amore perduto20. Il dolore dell’autore illustra i destini di molti giovani dell’epoca, incapaci di concretizzare le loro promesse d’amore per via delle costrizioni sociali o economiche. Haggard ottenne l’approvazione paterna solo nel 1879, quando si sposò con Louisa Margitson, una giovane orfana, erede di una modesta fortuna e di una tenuta di campagna, che avrebbe garantito stabilità finanziaria e sociale allo sposo. La concezione del matrimonio per amore, basata su di un’unione per reciproco affetto e su un desiderio romantico che avrebbe potuto superare le barriere e vincere ogni cosa, era già stata sviluppata negli ultimi decenni del secolo, tuttavia, «il passaggio attraverso il matrimonio [...] non era una strada semplice, che fosse prodotto di un calcolo razionale o di una passione ragionevole. Era, piuttosto, un campo di battaglia in cui si confrontavano emozioni contrastanti e conflittuali», compresa la «preoccupazione dei genitori per la sicurezza economica o l’ascesa sociale»21.

16Queste esperienze personali lasciarono segni innegabili sulla produzione letteraria di H. Rider Haggard: dopotutto, i suoi romanzi erano pieni di rapporti contrassegnati dai tragici finali, relazioni interetniche destinate a concludersi, amanti divisi da forze soverchianti, amare disillusioni e dalla morte delle donne amate dai protagonisti. Non si tratta, tuttavia, di speculare sui rapporti affettivi di Haggard, che si sono verificati in un periodo di considerevole conflitto per molti giovani delle classi medie o delle élite e neppure di operare una lettura strettamente autobiografica dei suoi romanzi, basata sulle divagazioni della sua intimità, ma di riflettere su come questi e altri episodi della vita pubblica e privata si riverberarono nei suoi scritti letterari e come fossero collegati a un contesto più ampio e, specificamente nel caso di Jess, riecheggiassero i suoi orientamenti politici. Il romanzo, ambientato durante la guerra sudafricana del 1880-1881, descrive, dal punto di vista di uomini e donne comuni, il ritorno del Transvaal ai boeri, esperienza significativa durante la presenza di Rider Haggard nelle colonie. Sullo sfondo di questi episodi della storia politica sudafricana, la trama si concentra sugli effetti del colonialismo sugli amori e le passioni di tre personaggi principali: l’espatriato soldato inglese John Neil, diviso tra l’amore per l’intellettuale Jess Croft e i suoi obblighi sociali nei confronti della sorella della ragazza, la docile Bessie. La perdita territoriale viene resa attraverso la metafora della morte del protagonista – a dispetto del titolo del romanzo – facendo ricorso a elementi che consentono di legare l’espressioni di emozioni, in particolare l’amore e la separazione degli amanti, alle idee e alla prassi politica in un contesto coloniale

3. «L’amore sorge come il vento che spira sul quieto golfo di qualche mare lontano»: gli amori di John Neill e il dilemma di Jess Croft

17Pubblicato originariamente nel 1886, Jess narra il triangolo amoroso tra le sorelle Jessica e Elizabeth Croft, e John Niel, un militare britannico divenuto, nell’interno del Transvaal, in un contadino. Durante la convivenza nella fattoria, John si avvicina a Elizabeth e le chiede di sposarlo; tuttavia, si innamora perdutamente dell’intellettuale Jess, che corrisponde il suo amore e, con esso, il suo dilemma nei confronti della felicità coniugale della sorella. Il rapporto problematico tra i personaggi viene intervallato dallo scoppio della guerra tra inglesi e boeri, personificato dal crudele Frank Muller, che sogna la guida politica del Transvaal e punta a sedurre Elizabeth a qualsiasi costo. Politica e sessualità sono perciò intrecciate nel testo letterario, che promuove anche una certa idea di “emergenza razziale”: in fin dei conti, Muller, essendo il risultato dell’unione tra britannici e boeri, è indotto all’ossessione e alla follia dalla sua instabilità razziale; inoltre, per la sua bramosia di terra, rappresenta una minaccia economica, in particolare per lo zio e tutore delle due giovani donne, il patriottico colono britannico Silas Croft. Era attraverso questo personaggio, pieno di risentimento e umiliato, che Haggard, nel suo racconto letterario, traduceva le emozioni degli individui comuni, prevalentemente legati al mondo agricolo della colonia, vittime dello mutato assetto territoriale. La fine del romanzo è tragica: per proteggere la sorella dalle grinfie di Frank Muller, Jess uccide il boero e, rincontrando John in una grotta vicina alla fattoria dello zio, muore di sfinimento. Salvati dalle truppe britanniche, Bessie e John si sposano e tornano in Inghilterra; malgrado la felicità coniugale, il romanzo si conclude con l’impegno di Neil a non dimenticarsi di Jess e con l’espressione del suo desiderio di incontrarla nuovamente.

  • 22 PESAVENTO, Sandra Jatahy, Ressentimento e ufanismo: sensibilidades do Sul profundo, in BRESCIANI, S (...)
  • 23 GRUZINSKI, Serge, Por uma história das sensibilidades, in PESAVENTO, Sandra Jatahy, LANGUE, Frédéri (...)
  • 24 ANSART, Pierre, «Em defesa de uma ciência social das paixões políticas», in História: Questões & De (...)

18In Jess, Haggard sovrappone i drammi dei singoli personaggi su uno sfondo comune, vale a dire la guerra del 1881 tra britannici e boeri e la restituzione del Transvaal dopo la convenzione di Pretoria, in una dinamica che lega elementi verosimili alla narrazione letteraria. L’umiliazione per quella che veniva definita una sconfitta per l’Impero britannico, assommata alle critiche di Haggard all’amministrazione liberale del Primo ministro britannico William Gladstone, incisero sulla produzione di un testo che esprime il risentimento del letterato di fronte agli eventi testimoniati. Ma, accanto al risentimento e all’umiliazione, Haggard esamina i dilemmi e le sofferenze per amore dei suoi personaggi, soprattutto Jess e John, unendo il loro sentimento agli sconvolgimenti politici nel Transvaal del primo scorcio degli anni Ottanta dell’Ottocento. L’amore e la politica coloniale erano quindi racchiusi in questi ritratti di carta e lettere, circostanza che rende possibile la problematizzazione dell’immaginazione letteraria a partire dai sentimenti, che si inseriscono «nella sfera delle sensazioni e appartengono alla categoria dell’intimità, perché agiscono nella sfera delle emozioni e fondano la percezione, interpretando e definendo il mondo»22. Questa chiave interpretativa è attenta agli affetti, ma sempre «per reinserirli in insiemi significativi più vasti»23, così da privilegiare le emozioni come elementi strutturanti delle posizioni politiche dei soggetti storici in questione, a partire da «un’attenzione maggiormente sistematica riguardo all’importanza degli affetti»24.

  • 25 HAGGARD, Henry Rider, Jess, London, Smith, Elder & Co., 1887, p. 1.
  • 26 MCCLINTOCK, Anne, Imperial Leather: Race, Gender and Sexuality in the Colonial Contest, New York, R (...)
  • 27 HAGGARD, Henry Rider, Jess, cit., p. 50.

19I dilemmi amorosi sono incorniciati nella natura rigogliosa del Transvaal, descritto nella trama con quella sensibilità romantica che vedeva, nel territorio coloniale, un paradiso perduto di prosperità economica e felicità individuale. Sin dall’inizio del romanzo, la natura del Transvaal viene descritta da Haggard in termini femminili, così che la vegetazione nel veldt, tra arbusti e gigli blu, finisce per somigliare «alle vene sul braccio di una donna, completamente coperte da uno spesso strato di polvere rossa»25. La tendenza alla femminilizzazione del territorio era un Leitmotiv caratteristico di molti dei discorsi coloniali prodotti nella seconda metà del XIX e che miravano a fissare «una strategia di contenzione violenta»26, nella misura in cui contrapponevano una terra vergine e fertile all’azione politica di conquista virile. Oltre a ciò nella trama Haggard associò le emozioni di Jess a precisi scenari naturali, ad esempio il Lion’s Kloof, una caverna vicina alla fattoria di Silas Croft, dove la giovane intellettuale si nasconde per disegnare o scrivere. Tra rocce e arbusti Jess osserva il «pomeriggio glorioso [...], benché così intensamente immobile. Da tutte le parti vi era traccia della vita. L’inverno era giunto al termine e ora, dalla tristezza e dalla sterilità della stagione secca, si levava un’estate giovane e incantevole, avvolta dal sole, coperta di rugiada e profumata dalla brezza dei fiori»27. Haggard, che scriveva dopo la cessione del territorio ai boeri, riconosceva un carattere positivo alla natura sudafricana, descrivendola in termini nostalgici, come un qualcosa di impossibile da comprendere appieno attraverso il dominio razionale, ponendo enfasi sulla piccolezza dell’uomo europeo di fronte allo spazio naturale. Il letterato lo descriveva in questi termini:

  • 28 Ibidem, p. 21.

John si fermò e osservò la bellezza selvaggia della scena, mentre la sua mente la paragonava ai molti panorami addomesticati che conosceva, e giunse alla conclusione che, per quanto desiderabile fosse la presenza dell’uomo civile nel mondo, le sue azioni avevano poco da aggiungere a questa bellezza28.

  • 29 Ibidem, p. 30.
  • 30 Ibidem.
  • 31 KORFMANN, Michael, «O Romantismo e a semântica do amor», in Fragmentos, 23, 2/2002, pp. 83-101.

20Proprio come i territori coloniali erano femminilizzati nella narrativa di Haggard, le emozioni dei suoi personaggi erano a loro volta associate a metafore geografiche. Il rapporto tra John Niel e Bessie Croft, emblematico della valorizzazione ottocentesca della femminilità domestica e angelica, sbocciava in sentimenti comparati con «un percorso facile e sinuoso che conduce ai sentieri montuosi dell’amore. [...] Ma che a volte porta anche alla distruzione». Così, «Nelle deliziose praterie della coppia [di John e Bessie]» la vista era «limitata, è vero, ma accogliente – piena di cose familiari. [...] Mano a mano, quando i viaggiatori attraversano le montagne della passione, i precipizi si spalancano e scorrono i torrenti, cadono i fulmini e si abbattono le tempeste»29. L’amore, come la natura del Transvaal, era visto come una forza prorompente, in grado di catturare uomini e donne «circondati dalla gloria di una pace perfetta che chiamano Felicità»30. Mentre Jess era associata alle forze incontrollabili della natura, e quindi alle passioni caldissime e destabilizzanti, la docilità e l’abnegazione di Bessie rendevano innocente il suo amore per John Niel, basato sulla commistione di affetto e tenerezza, emozioni descritte nella trama con tracce di romanticismo, che nell’Ottocento aveva stabilito una nuova “semantica dell’amore”, basata sulla reciprocità dei sentimenti, la rivalutazione dell’individuo e il disinteresse nei confronti dell’origine sociale dell’uomo o della donna amata31.

  • 32 HAGGARD, Henry Rider, Jess, cit., p. 240.

21Docile e casto, il personaggio di Bessie è stato costruito sulla base delle idee di femminilità sviluppate tra le classi medie nella seconda metà del XIX secolo, che sottolineavano l’associazione diretta tra la donna e lo spazio domestico, il matrimonio e la cura dei bambini e del marito. L’amore era visto come la naturale destinazione di Bessie, e la promessa di matrimonio con Niel si prospettava come un sogno di realizzazione e felicità domestica, in un’attualizzazione della celebrazione romantica dell’amore, ancorata a trame melodrammatiche che contrapponevano eroi coraggiosi eroi a eroine pallide e malinconiche. La caratterizzazione risulta evidente in un episodio occorso durante la guerra sudafricana, in cui Bessie, informata per lettera circa la presunta morte del suo fidanzato, si accascia sulla veranda della fattoria, «nella misura in cui la luce del sole sembrava davvero sparire dal giorni davanti ai suoi occhi, sostituito da un’oscurità fredda e infinita. Era morto! Il suo amato è morto! La luce era scomparsa dalla sua vita proprio come era scomparsa dal chiarore del giorno, ed ella era avvilita»32.

  • 33 Ibidem, p. 108.
  • 34 Ibidem.

22Nel caso di Bessie, l’amore funge da elemento in grado di rafforzare la sua angelica femminilità, al punto che la stessa giovane donna ammette che «non sono altro che una contadino ignorante che ha ricevuto poca educazione, che non si distingue per nulla, e senza ricchezze con l’eccezione del mio aspetto»33. Eppure, a dispetto del modello conservatore di femminilità costruito attorno al personaggio, Bessie tiene saldamente le redini del mondo delle emozioni, tanto che, alla proposta di matrimonio di John, la ragazza sottolinea allo sposo che «non voglio che tu mi sposi perché io sono una bella donna, come i Kafirs che sposano le loro mogli. Se mi sposi, voglio che tu mi sposi perché tieni a me, al mio vero io, e non ai miei occhi o ai miei capelli»34.

  • 35 GOMES, Raquel Gryszczenko Alves, Olive Schreiner, literatura e a construção da nação sul-africana, (...)
  • 36 HAGGARD, Henry Rider, Jess, cit., p. 32.
  • 37 Ibidem, p. 24.

23È molto probabile che costruendo la narrazione di una donna con ambizioni intellettuali e aspirazioni letterarie, benché accerchiata nei suoi sogni da imperativi politici e forze maggiori, Rider Haggard abbia fornito una risposta al romanziere sudafricano Olive Schreiner, autore di The Story of an African Farm. Pubblicato nel 1883, il romanzo di Schreiner divenne controverso tra i suoi lettori contemporanei perché proponeva la figura di Lyndall, un’eroina indipendente e dai tratti femministi, dotata di «una morale differente da quella auspicata per la donna che si desiderava come modello allora», e che sognava di «studiare e conoscere orizzonti diversi da quelli della fattoria africana»35. È noto che Haggard conoscesse la trama e avesse menzionato positivamente il romanzo nel suo saggio letterario About Fiction, pubblicato nel 1887, pochi mesi dopo l’uscita di Jess; l’epistolario di Schreiner indica anche come il romanziere conoscesse e mantenesse una corrispondenza con il letterato di Norfolk. Fin dall’inizio della trama, Haggard presenta ai suoi lettori l’«enigma» rappresentato da Jess, la «più strana donna» ad aver affascinato Neil con la sua «impassibilità, assieme al suo fascino» e che «a volte iniziava a parlare, ma lo faceva sempre sui libri, o sull’Inghilterra, o su qualche questione intellettuale»36. Bessie stessa ammette a Neil che Jess «è troppo buona per questo posto selvaggio, dovrebbe andare in Inghilterra, scrivere libri e diventare una donna famosa», anche se teme che «i libri di Jess sarebbero tutti malinconici»37.

  • 38 Ibidem, p. 62.
  • 39 Ibidem, pp. 63-64.
  • 40 FAULK, Laura Jane, Body Language: Pain in Victorian Literature, New Orleans, Louisiana State Univer (...)

24A prescindere dall’intelletto, Haggard caratterizza la sua eroina Jess come un personaggio in balia dell’intensità dei sentimenti, trasformato in una forza imprevedibile della natura. Non desta dunque meraviglia che la natura transvaalense risulti una metafora delle emozioni della protagonista, perché nel corso dell’intero romanzo sfida tempeste turbolente, affronta venti travolgenti e attraversa correnti impetuose. Per la profondità del suo spirito, il letterato caratterizza l’amore che mostra nei confronti di John come «il vento che spira sul quieto golfo di un qualche mare lontano [...] trascinando le acque nella tempesta»38. Per via dell’impegno di John nei confronti di Bessie, i sentimenti amorosi di Jess sono inevitabilmente dolorosi, accompagnati da forti sofferenze intime e dalla «più oscura amarezza e tristezza»; per la felicità della sorella, è disposta a sacrificare il suo amore per il capitano britannico e fuggire «come una gazzella ferita, e nascondersi fino a riprendersi – o morire»39. Assieme alla malinconica rassegnazione, l’amore di Jess è pervaso dalla sofferenza emotiva e fisica, una circostanza indicativa delle tendenze all’interno della letteratura prodotta a metà del XIX secolo nell’associare l’intensità delle sensibilità alle trasformazioni fisiognomiche. La questione era legata ai discorsi dei medici e degli alienisti dell’epoca che asserivano che le emozioni circolassero attraverso il corpo umano come la circolazione sanguigna e che fossero in grado di influenzarlo fisicamente. Molti medici vittoriani ritenevano che le emozioni femminili fossero particolarmente forti e in grado di trasformare e influenzare la fisiologia, in particolare i cicli mestruali e le funzioni riproduttive40.

  • 41 HAGGARD, Henry Rider, Jess, cit., p. 62.

25La sofferenza per amore era un tema familiare nei romanzi sentimentali della seconda metà del XIX secolo, molti dei quali ritraevano eroine colpite fisicamente ed emotivamente dopo essere state respinte dagli uomini che amavano; i cuori spezzati spesso conducevano a cambiamenti fisici e infermità. In Jess, Haggard associava direttamente sofferenza fisica e mentale ai sentimenti amorosi del protagonista affermando che «la sofferenza, o sofferenza mentale, è una prerogativa di grandezza [...]. Nervi come questi possono agitarsi in presenza di una grande felicità, che finirà per sparire nel sentire della gran parte degli uomini»41

  • 42 Ibidem, p. 319.
  • 43 Ibidem, p. 333.

26Il culmine del martirio di Jess si verifica proprio nelle ultime scene del romanzo, quando, per proteggere sua sorella, decide di uccidere il crudele boero Frank Muller che la perseguita; la giovane intellettuale viene descritta come «una donna infelice, in parte per il cuore spezzato, in preda alla febbre, e quasi impazzita per la sofferenza mentale e fisica, in attesa di perpetrare un omicidio!»42. Dall’intensità dei suoi sentimenti e dal dolore per il cuore spezzato, Haggard riesce a intravedere una sola fine per la sua eroina: la morte per esaurimento, per effetto del «godimento del loro amore e del loro talamo»43, dopo aver assicurato la felicità coniugale di John e Bessie .

  • 44 Ibidem, p. 173.
  • 45 Ibidem, p. 224.
  • 46 Ibidem, p. 153.
  • 47 Ibidem, p. 165.

27Per quanto riguarda John Neil, Haggard ritiene la sofferenza per amore una parte costitutiva della sua virilità, anche se in forma problematica. Dotato di una «costituzione naturalmente vigorosa»44, John Neil non esita ad accettare la morte «come un uomo»45, con un’affermazione emblematica di un Leitmotiv presente nei romanzi avventurosi del periodo: la morte eroica nelle colonie, che perpetua l’immagine dell’eroe e lo consacra con l’aura di un martire politico. Lo scoppio degli scontri con i boeri nel dicembre 1880 gli permette di mettere in pratica le sue conoscenze militari unendosi alla milizia di Pretoria, mettendosi in luce per «essere un uomo attivo, e i suoi compiti connessi alle truppe lo tenevano occupato durante quasi tutto il giorno»46. Nonostante il fidanzamento con Bessie, il militare britannico è certo di «amare Jess», perché «il fatto era autoevidente, e se un uomo si fosse mai vergognato di se stesso, questo era John Niel. Era un individuo estremamente onesto, e mandava in frantumi il suo cuore pensare di poter seguito una via che, considerando il suo fidanzamento con Bessie, sarebbe stata poco onorevole»47.

  • 48 Ibidem, pp. 165-166.
  • 49 Ibidem, p. 336

28Da un lato, l’onore maschile vincolava il gentiluomo della colonia ai suoi obblighi sociali nei confronti di Bessie; dall’altro, la passione e l’amore per Jess avrebbero potuto sgretolare lo stoicismo di un «uomo forte e armato» che aveva «estirpato ogni affetto per i luoghi deserti della sua mente»48. L’amore maschile, per Rider Haggard, era fondamentalmente una forza destabilizzante, in grado di associare sentimenti di dolore e senso di colpa, angoscia e ansia, irrisolti nel dipanarsi della trama: il sacrificio di Jess consente il matrimonio di Bessie e John Niel, che, segretamente, desiderava riscoprire «quegli occhi oscuri e appassionati»49 alle porte del paradiso celeste. L’Africa persa con la cessione del Transvaal veniva trasposta attraverso la metafora dalla perdita della donna amata. L’utopia coloniale e la possibilità di sopravvivenza dell’amore maschile si scontravano con la perdita territoriale e, legata a doppio filo con questa, con il cuore spezzato dell’eroe.

  • 50 Ibidem, pp. 21-50.

29Le esperienze coloniali di Haggard furono contemporaneamente contaminate dalla perdita territoriale e dalle afflizioni amorose prodotte dal suo rapporto con Lily Jackson. Così come nel romanzo la morte di Jess coincide ed è una metafora del ritorno del Transvaal ai boeri, il ritorno di John Niel in Inghilterra, al fianco di Bessie, è parallelo al destino di molti uomini e donne che, come il romanziere, lasciarono il territorio del Transvaal negli anni Ottanta del Novecento. In questo e in altri documenti scritti, il Transvaal fu interpretato da Haggard come un paradiso perduto, depositario delle sue deluse aspettative di miglioramento della condizione individuale, sogni di trionfo sociale ed economico e aspirazioni di impegno politico all’interno dell’Impero. Tanto nella produzione saggistica quanto in quella letteraria, descriveva il paesaggio naturale del Transvaal con un misto di apprezzamento per l’esotico e il pittoresco, qualcosa di allusivo nei confronti di una «bellezza selvaggia», piena di «gloriosi pomeriggi, come talvolta accade nella primavera africana, benché così intensamente statica. [...] L’inverno era finito, e ora, fuori dalla tristezza e dalla sterilità della sua stagione secca, emergeva l’estate giovane e piacevole, vestita della luce del sole»50.

  • 51 HAGGARD, Henry Rider, Cetywayo and his white neighbors, London, Paul, Trench & Trubner, 1896, pp. 2 (...)

30La firma dell’armistizio tra i boeri e i britannici nel marzo del 1881, seguita dalla Convenzione di Pretoria nell’agosto dello stesso anno, che riconobbe all’autonomia amministrativa della Repubblica sudafricana il carattere di sovranità, fu vista da Haggard come un deplorevole risultato dei conflitti. La soluzione che veniva prospettata risiedeva, nella prospettiva presentata in Cetywayo and his white neighbours, nell’azione intrapresa dal gabinetto di Gladstone finalizzata ad assicurarsi il sostegno popolare nelle elezioni parlamentari, oltre ad essere il prodotto della «moltitudine di visionari con teste di idra e dai sentimentali di professione che brulicano in questo paese». Inoltre, la cessione del Transvaal aveva direttamente colpito quello che egli definiva un «senso di lealtà, un profondo orgoglio per la propria nazionalità e l’orgoglioso nome dell’Inghilterra», un’emozione più intensa tra i coloni britannici che abitavano quel territorio e che, con la “perdita”, si trasformarono in espatriati, furono economicamente rovinati dalla sottrazione delle loro terre e dagli investimenti falliti, o, come nel caso dei dipendenti pubblici, licenziati con piccole liquidazioni. Era in questo “piccolo eroe”, un uomo comune che aveva lasciato la madrepatria con la promessa della sicurezza economica o dell’arricchimento nelle colonie, che Haggard vedeva la possibilità di conservare il «nome glorioso dell’Inghilterra» e, per via del suo legame con le attività agricole nel Transvaal, che il letterato si identificava. Come se queste privazioni non fossero sufficienti, i crimini commessi dai boeri durante i conflitti rimasero perlopiù impuniti dai tribunali stabiliti nel Transvaal e nello Stato Libero di Orange, generando in Haggard un’impressione di profonda ingiustizia derivato dal fatto che il «sangue innocente che è stato versato in nome di questo paese, e le lacrime di bambini e vedove, si appellano a un tribunale superiore a quello del governo di Sir Gladstone»51.

31Il Transvaal veniva ritratto, nei suoi saggi, come un vero paradiso perduto, pieno di possibilità per l’arricchimento personale e l’estensione della capacità d’azione intesa come maggior tutela e protezione dell’Impero, incorniciato da una natura rigogliosa descritta con toni esotici e una raffinata sensibilità romantica. Il ritorno del territorio ai boeri segnò il fallimento dei progetti confederazionisti e per Haggard segnò un’ulteriore svolta nel suo percorso intellettuale: il risentimento e l’umiliazione, aggiunti alla nostalgia per l'Africa abbandonata, si sarebbero presto tradotti nell’intensità della scrittura letteraria, come esemplificato in Jess. Dal suo punto di vista, perciò, la perdita coloniale era intimamente connessa con le delusioni amorose, la morte della donna amata e la sofferenza per amore, questioni trasposte dal letterato attraverso il suo romanzo. Per molti versi, Jess si rivela una narrazione politica, in cui Haggard denuncia quelle che considera le atrocità del radicalismo boero e l’impatto delle decisioni politiche della madrepatria su persone comuni, esiliati ed espatriati, sconfitti o umiliati dalla perdita coloniale.

4. Considerazioni finali

  • 52 ANSART, Pierre, La gestion des passions politiques, Lausanne, L’Age d’Homme, 1983, p. 7.

32In Jess, lo scrittore britannico H. Rider Haggard evocò, insieme al senso di umiliazione e al risentimento per la perdita dei territori coloniali, una nostalgia per il Sud Africa perduto della sua giovinezza, una questione trasposta nell’opera letteraria a partire dalla sofferenza amorosa dei suoi personaggi. Nell’idilliaca natura transvaalense, le delusioni di Jess Croft, gli impeti amorosi di John Neil e le copiose lacrime di Bessie vengono surclassati dagli effetti più drammatici e violenti associati dal romanziere ai conflitti politici tra britannici e boeri per il possesso del Transvaal, circostanze indicative della «dimensione affettiva della vita politica, delle emozioni comuni, delle passioni collettive che accompagnano le pratiche politiche»52. La prospettiva d’analisi adottata, sostenuta dalla cosiddetta Storia delle emozioni e basata su scelte teoriche e metodologiche volte a riflettere sulla dimensione storica di affetti e pulsioni, emozioni e risentimenti, si sofferma sulle forme del linguaggio attraverso cui queste si riflettono, così come sul loro spazio nella creazioni di luoghi sociali e visioni del mondo in un contesto segnato dalla lotta coloniale.

33Come abbiamo visto, la letteratura offre un substrato per l’indagine delle emozioni legate alla cosiddetta “età degli imperi” della fine del XIX secolo: dopo tutto, molti di quei romanzi avventurosi, veri bestseller fin-de-siecle, offrivano spazi per la concretizzazione delle sensibilità dei sostenitori dell’espansione coloniale. Il romanzo, considerato nel XIX secolo come spazio per eccellenza per il consolidamento dei sentimenti, fornisce sussidi inesauribili per lo studio della costruzione socio-storica delle emozioni, della loro conformazione soggettiva e della circolazione sociale. Il gusto per l’esotismo e l’avventura, il senso di appartenenza e l’eroismo, gli odi razziali e le violenze coloniali pullulavano comunemente in quelle opere letterarie che favorivano la legittimazione pubblica del colonialismo ed evocavano l’impegno affettivo dei propri lettori nelle questioni coloniali. Molti di questi romanzi erano permeati anche da narrazioni romantiche, da amori furiosi e tenere passioni, sull’esempio di Jess, una trama desunta dalle esperienze del letterato all’interno dell’amministrazione coloniale in Sud Africa.

34Attraverso i suoi protagonisti, Haggard presenta ai suoi lettori i dilemmi e i drammi sentimentali vissuti in una fattoria sudafricana, così come l’impatto delle politiche coloniali e delle rivalità interetniche sugli affetti e le pulsioni individuali. La natura del Transvaal, descritta dal romanziere con una precisa sensibilità romantica, rendeva sotto forma di metafora le sensibilità individuali, cosicché la morte del protagonista si confondesse infine con la perdita del territorio coloniale e con un certo senso di umiliazione e sconfitta. Elementi autobiografici, ad esempio l’esperienza coloniale di Haggard e i suoi squilibri amorosi, fluiscono nella narrazione, producendo una trama che, oltre ad esprimere il suo risentimento politico, costruisce una visione dell’amore come di una forza destabilizzante e imprevedibile, incontrollabile e travolgente. Amore e politica si intersecano nelle emozioni dei suoi personaggi, che risultano inevitabilmente inquadrati nel contesto di pratiche politiche coloniali; affetti e sensibilità, pur appartenendo al campo della soggettività, non erano separati dai processi sociali e politici, di cui divenivano forze costitutive.

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Note

1 GAY, Peter, Savage Reprisals: Bleak House, Madame Bovary, Buddenbrooks, New York, W. W. Norton, 2003, p. 22.

2 VASCONCELOS, Sandra Guardini, A formação do romance inglês, São Paulo, HUCITEC, 2007, p. 33.

3 ANSART, Pierre, Sciences socials et sentiments politiques, in ANSART, Pierre, HAROCHE, Claudine (sous la dir. de), Les sentiments et le politique, Paris, L’Harmattan, 2007.

4 PESAVENTO, Sandra Jatahy, Sensibilidades: escrita e leitura da alma, in PESAVENTO, Sandra Jatahy, LANGUE, Frédérique (orgs.), Sensibilidades na História: memórias singulares e identidades sociais, Porto Alegre, UFRGS, 2007, p. 15.

5 GAY, Peter, The Tender Passion: The Bourgeois Experience from Victoria to Freud, Oxford, Oxford University Press, 1986, p. 54.

6 MARTINS, Ana Paula Vosne, A utopia amorosa de Jules Michelet, in BREPOHL, Marion, CAPRARO, André Mendes, GARRAFONI, Renata Senna (orgs.), Sentimentos na História: linguagens, práticas, emoções, Curitiba, UFPR, 2012, p. 159.

7 Ibidem, p. 162.

8 VINCENT-BUFFAULT, Anne, The History of Tears: Sensibility and Sentimentality in France, Basingstoke, Palgrave Macmillan, 1991, p. 183.

9 MARTINS, Ana Paula Vosne, A utopia amorosa de Jules Michelet, in BREPOHL, Marion, CAPRARO, André Mendes, GARRAFONI, Renata Senna (orgs.), Sentimentos na História: linguagens, práticas, emoções, Curitiba, UFPR, 2012, p. 163.

10 SHEPHERD, E. R., True Manhood: A Manual for Young Men. A Guide to Physical Strength, Moral Excellence Force of Character and Manly Purity, Chicago, Sanitary Publishing, 1888, p. 369.

11 CEFAÏ, Daniel, Cultures Politiques, Paris, PUF, 2001, pp. 19-20.

12 HAGGARD, Henry Rider, The Days of My Life, 1 vol., London, Longmans, 1926, p. 194.

13 WESSELING, Henk Lodewijk, Dividir para dominar: a partilha da África, 1880-1914, Rio de Janeiro, UFRJ, 2008, p. 309.

14 HAGGARD, Henry Rider, Cetywayo and his white neighbors, London, Paul, Trench & Trubner, 1896, p. XI.

15 HAGGARD, Henry Rider, The Days of My Life, 1 vol., London, Longmans, 1926, p. 21.

16 Ibidem, p. 22.

17 Ibidem, p. 116.

18 Ibidem.

19 REEVE, Richard, The Sexual Imperative in the Novels of Sir Henry Rider Haggard, London, Anthem Press, 2018, pp. 29-32.

20 VINCENT-BUFFAULT, Anne, The History of Tears: Sensibility and Sentimentality in France, Basingstoke, Palgrave Macmillan, 1991, p. 233.

21 GAY, Peter, The Tender Passion: The Bourgeois Experience from Victoria to Freud, Oxford, Oxford University Press, 1986, p. 90.

22 PESAVENTO, Sandra Jatahy, Ressentimento e ufanismo: sensibilidades do Sul profundo, in BRESCIANI, Stella, NAXARA, Márcia (orgs.), Memória e (res)sentimento: indagações sobre uma questão sensível, Campinas, Unicamp, 2004, pp. 223-238, pp. 224-225.

23 GRUZINSKI, Serge, Por uma história das sensibilidades, in PESAVENTO, Sandra Jatahy, LANGUE, Frédérique (orgs.), Sensibilidades na história: memórias singulares e identidades sociais, Porto Alegre, Editora da UFRGS, 2007, pp. 7-8, p. 8.

24 ANSART, Pierre, «Em defesa de uma ciência social das paixões políticas», in História: Questões & Debates, 33, 2/2000, pp. 145-162, p. 145.

25 HAGGARD, Henry Rider, Jess, London, Smith, Elder & Co., 1887, p. 1.

26 MCCLINTOCK, Anne, Imperial Leather: Race, Gender and Sexuality in the Colonial Contest, New York, Routledge, 1995, p. 24.

27 HAGGARD, Henry Rider, Jess, cit., p. 50.

28 Ibidem, p. 21.

29 Ibidem, p. 30.

30 Ibidem.

31 KORFMANN, Michael, «O Romantismo e a semântica do amor», in Fragmentos, 23, 2/2002, pp. 83-101.

32 HAGGARD, Henry Rider, Jess, cit., p. 240.

33 Ibidem, p. 108.

34 Ibidem.

35 GOMES, Raquel Gryszczenko Alves, Olive Schreiner, literatura e a construção da nação sul-africana, 1880-1902, Dissertação de Mestrado em História, Campinas, UNICAMP, 2010, pp. 26-27.

36 HAGGARD, Henry Rider, Jess, cit., p. 32.

37 Ibidem, p. 24.

38 Ibidem, p. 62.

39 Ibidem, pp. 63-64.

40 FAULK, Laura Jane, Body Language: Pain in Victorian Literature, New Orleans, Louisiana State University, 2014, pp. 147-149.

41 HAGGARD, Henry Rider, Jess, cit., p. 62.

42 Ibidem, p. 319.

43 Ibidem, p. 333.

44 Ibidem, p. 173.

45 Ibidem, p. 224.

46 Ibidem, p. 153.

47 Ibidem, p. 165.

48 Ibidem, pp. 165-166.

49 Ibidem, p. 336

50 Ibidem, pp. 21-50.

51 HAGGARD, Henry Rider, Cetywayo and his white neighbors, London, Paul, Trench & Trubner, 1896, pp. 250-257.

52 ANSART, Pierre, La gestion des passions politiques, Lausanne, L’Age d’Homme, 1983, p. 7.

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Per citare questo articolo

Notizia bibliografica digitale

Evander Ruthieri Da Silva, «Il cuore spezzato di H. Rider Haggard: letteratura, amore e politica in Jess»Diacronie [Online], N° 38, 2 | 2019, documento 1, online dal 19 juillet 2019, consultato il 09 décembre 2024. URL: http://0-journals-openedition-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/diacronie/11306; DOI: https://0-doi-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/10.4000/diacronie.11306

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Autore

Evander Ruthieri Da Silva

Evander Ruthieri Da Silva è dottorando in Storia presso l’Universidade Federal do Paraná, dove studia il percorso e la produzione letteraria di H. Rider Haggard, usufruendo di un finanziamento erogato dalla Coordenação de Aperfeiçoamento de Pessoal de Nível Superior (CAPES). Tra il 2017 e il 2018 è stato assistente nel corso di Storia dell’Istruzione dell’Universidade Federal do Paraná. È autore di Bram Stoker e a questão racial (Curitiba, Editora Prismas, 2018) oltre a diversi articoli pubblicati su riviste specialistiche.
URL: < http://www.studistorici.com/progett/autori/#RuthieridaSilva >.

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Traduttore

Jacopo Bassi

Jacopo Bassi ha conseguito la Laurea Triennale in «Storia del mondo contemporaneo» presso l’Università di Bologna sostenendo una tesi in Storia e istituzioni della Chiesa ortodossa dal titolo Tra Costantinopoli e Atene: Il passaggio delle diocesi dell’Epiro all’amministrazione della Chiesa di Grecia e la ‘Praxis’ del 1928; presso lo stesso ateneo, nel 2008, ha discusso la tesi specialistica in Storia della Chiesa dal titolo Epiro crocifisso o liberato? La Chiesa ortodossa in Epiro e in Albania meridionale nel XX secolo (1912-1967). Attualmente collabora con le case editrici Il Mulino e Zanichelli.

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