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IV. Recensioni
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Andrea Duranti, Esilio, memoria e libertà. Storia della diaspora iraniana

Luca Zuccolo
Notizia bibliografica:

Andrea Duranti, Esilio, memoria e libertà. Storia della diaspora iraniana, Viterbo, Stampa Alternativa/Banda Aperta, 2017, 427 pp.

Testo integrale

Andrea DURANTI, Esilio, memoria e libertà. Storia della diaspora iraniana, Viterbo, Stampa Alternativa/Banda Aperta, 2017, 427 pp.Visualizza l'immagine
Credits: Andrea DURANTI, Esilio, memoria e libertà. Storia della diaspora iraniana, Viterbo, Stampa Alternativa/Banda Aperta, 2017, 427 pp.

1Gli esuli sono un tema di scottante attualità in questi ultimi anni per l’Italia e per l’Europa. Un argomento che solleva numerose polemiche e dibattiti soprattutto nel nostro paese se teniamo in considerazione l’attuale presa di posizione del nostro governo sugli sbarchi e sull’accoglienza dei migranti africani. Un dibattito, tuttavia, che si dimostra sterile e senza memoria. Troppo spesso, infatti, si dimentica o fraintende la prolungata esperienza di migrazioni degli italiani in Europa e negli Stati Uniti durante il XX secolo.

2Migrazioni che non sempre sono state accolte in modo favorevole dai paesi ospitanti ma che hanno permesso ai nostri emigranti di raggiungere la libertà e la felicità sovente negata nel nostro paese per le difficili condizioni economiche e sociali. Il ricordo e la memoria di queste migrazioni di massa non sempre facili per i nostri conterranei dovrebbero più spesso emergere nel dibattito pubblico odierno, in cui sarebbe necessario tenere maggiormente in considerazione il ruolo, socio-politico oltre che economico avuto dagli emigranti in favore della terra natia.

3L’esule, infatti, rappresenta un soggetto sociale molto complesso spesso diviso tra la nuova realtà offertagli dal paese di accoglienza e il ricordo della terra d’origine. Una duplicità di sentimenti che spesso si traduce in un netto distacco, ma più sovente in un forte legame con il proprio vissuto e con le tradizioni del proprio paese, le quali sono riprese e sviluppate nelle nuove realtà sociali di accoglienza. Questo legame è ciò che permette all’esule di integrarsi e al tempo stesso di non dimenticare. È il sentimento che in molti casi spinge l’esule a contribuire in tutti i modi al benessere del suo paese natio, spesso facendovi ritorno e trasmettendo ai suoi concittadini quanto appreso all’estero.

  • 1 Cfr. ad esempio DURANTI, Andrea, Il rosso e il nero e la rivoluzione della modernità. Breve storia (...)

4Questi sono alcuni temi al centro del saggio di Andrea Duranti – dottore di ricerca dell’Università di Cagliari – il quale, autore di diversi saggi e monografie sulla storia contemporanea del mondo islamico1, descrive in modo accurato e approfondito la storia della diaspora iraniana analizzando il ruolo degli esuli emigrati in Europa e negli Stati Uniti nel contesto socio-politico dell’Iran contemporaneo.

5Come sottolinea l’autore nell’introduzione:

  • 2 DURANTI, Andrea, Esilio, Memoria e Libertà. Storia della diaspora iraniana, Viterbo, Stampa Alterna (...)

Esilio. Memoria. Libertà. Tre parole dense di significato e dal grande valore evocativo, che esprimono il significato più profondo e l’esperienza stessa della diaspora – di ogni diaspora, certo, ma in modo particolare di quella che dall’Iran si è diffusa in tutto il mondo a ondate regolari, con accenti cadenzati nei periodi segnati da una maggiore repressione del dissenso politico e dalla rigida restrizione del pensiero e dei costumi2.

6Il rapporto con la politica e la repressione politica/sociale fu al centro del discorso della diaspora iraniana e della sua letteratura sin dalle origini, come dimostra l’analisi di Duranti. A partire dal XIX secolo e dalle esperienze dei primi studenti iraniani inviati in Europa per apprendere le nuove conoscenze e tecnologie della modernità, infatti, il ruolo svolto dalla politica e dai diversi discorsi politici è centrale nelle esperienze degli esuli iraniani. Un ruolo rilevante che ha poi influenzato la dinamica politica interna dell’Iran per tutto il XX secolo.

7Come si evince dal saggio qui presentato, tuttavia, la politica è strettamente legata ad un altro aspetto caratterizzante la diaspora iraniana: il mondo accademico. Sebbene ci siano state anche ondate migratorie di operai e mercanti che hanno interessato le regioni vicine dell’Asia Centrale e del Caucaso, come descritto nel secondo capitolo, oppure le migrazioni verso il Giappone descritte nell’epilogo, la maggioranza degli esuli sono stati studenti. Il ruolo delle associazioni studentesche europee e nordamericane è ampiamente descritto da Duranti nei capitoli centrali del suo lavoro in cui viene messo in luce il ruolo chiave ricoperto dall’intellighenzia iraniana all’estero.

8Fin dalle prime esperienze dell’era Qajar che hanno permesso di squarciare il velo di maya e avvicinare l’Iran alla modernità occidentale, infatti, gli studenti hanno rivestito un ruolo decisivo nello sviluppo della politica iraniana del XX secolo. Un parallelo interessante si potrebbe tracciare tra le prime fasi della diaspora iraniana e le vicende coeve ottomane. I due imperi orientali hanno avuto per alcuni versi delle dinamiche simili a cavallo tra Ottocento e Novecento pur partendo da situazioni socio-politiche differenti. Per l’Iran ha avuto un peso notevole la doppia dominazione di inglesi e russi su parti strategiche del territorio Qajar bloccando di fatto lo sviluppo interno e stimolando al contempo la creazione tra gli esuli di un discorso politico fortemente antimperialista.

9Altrettanto interessante, sempre in relazione a quanto accaduto nel vicino Impero Ottomano, è la strettissima relazione che si sviluppa tra gli esuli e la Germania. La tolleranza della società e dei governanti tedeschi verso gli studenti iraniani è significativa per comprendere il legame anche economico intercorso tra i due paesi ed è anche una cartina di tornasole dell’influenza che questi esuli hanno avuto sia in Europa sia nel loro paese. Il capitolo su Weimar e sull’ambiguo rapporto tra la Repubblica Tedesca e l’Iran è particolarmente indicativo di questa situazione.

10Una prima svolta significativa nel ruolo degli esuli iraniani emerge negli anni successivi alla seconda Guerra Mondiale e nei primi anni Cinquanta con l’ascesa politica di Mossadeq. In questa fase nascono ed emergono i partiti politici che sino alla Rivoluzione del 1979 faranno da contrappeso all’autoritarismo e alla repressione Pahlavi sia in Iran che all’estero. Questi sono gli anni in cui gli studenti iraniani in Europa svilupperanno il nucleo discorsivo e politico del Tudeh, il partito comunista, e del Fronte Nazionale. Due movimenti politici che avranno nelle comunità di esuli all’estero il loro principale bacino ideologico e umano.

11Le ripetute repressioni subite in patria durante gli anni Cinquanta spingono molti iraniani a emigrare in Europa e negli Stati Uniti dove in parallelo ai movimenti studenteschi e politici occidentali gli esuli sviluppano nuove forme di associazionismo e una nuova avanguardia politica che ha come primo obiettivo quello di sensibilizzare l’opinione pubblica euro-americana sugli orrori dell’autoritarismo iraniano. Una sensibilizzazione iniziata attraverso i numerosi giornali pubblicati dalle associazioni di esuli e che si trasformerà poi, sull’onda delle mobilitazioni studentesche degli anni Sessanta, in forme sempre più radicali per sfociare una lotta aperta contro il regime.

12Il clima politico europeo e statunitense degli anni Sessanta e Settanta, infatti, influenza in maniera decisiva la diaspora iraniana e i movimenti di opposizione al regime che virano sempre più verso una radicalizzazione armata delle loro rivendicazioni. La guerra di liberazione cubana e la Cina di Mao, accanto al blocco dei Paesi non allineati nato dalla conferenza di Bandung, diventano modelli da seguire per gli esuli iraniani e non solo.

13In questo periodo, parallelamente ai movimenti di protesta e alle associazioni studentesche, emerge un nuovo attore politico in Iran e tra gli esuli iraniani: l’opposizione religiosa. Attraverso la propaganda di ayatollah carismatici come l’ayatollah Khomeini, infatti, la componente religiosa sciita, sino ad allora rimasta in disparte, riemerge con rinnovato vigore come uno dei principali attori socio-politici della scena iraniana. Tra il 1963 e il 1979 si assiste ad un rapido evolversi della contestazione religiosa che, pur ponendo al centro del suo discorso l’Islam, sfrutta le dinamiche emerse dalla diaspora e dal discorso politico degli esuli per affermare la sua voce. Un’affermazione che sfocerà nella Rivoluzione del 1979 e nella successiva presa di potere da parte degli ayatollah.

14Il 1979 rappresenta un ulteriore spartiacque della storia iraniana, poiché a differenza di quanto era preventivato al momento dello scoppio della Rivoluzione, il potere religioso non ha mutato per nulla la precedente repressione dei Pahlavi, anzi l’ha incrementata costringendo all’esilio molti iraniani, o rendendo improponibile il ritorno di molti esuli.

15La lunga storia della diaspora iraniana è intervallata nell’analisi di Duranti da un’ottima contestualizzazione del complesso panorama storico, politico ed economico dell’Iran contemporaneo sempre in bilico tra le aspettative di uno sfavillante futuro e uno spaventoso tracollo. Sempre diviso tra un passato glorioso e artificiosamente recuperato dai regnanti Pahlavi, quello persiano, e il presente dominato dal governo religioso degli ayatollah sciiti. Una molteplicità di fazioni e di sfaccettature che si riflette anche nella realtà della diaspora come sottolinea l’autore in più occasioni.

16Questa pluralità di fazioni, pur essendo una nota di debolezza dei movimenti degli esuli iraniani, è anche la loro nota caratteristica e ciò che li distingue da altre realtà diasporiche non impedendo loro di divenire, soprattutto negli Stati Uniti, un gruppo potente in grado di influenzare politici e opinione pubblica.

17Il saggio di Duranti si propone come un’ottima lettura per introdursi nel complesso panorama iraniano e della sua diaspora grazie alla sua scorrevolezza e alla buona bibliografia che accompagna il lettore nei vari aspetti descritti dall’autore fornendo ottimi spunti di approfondimento.

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Note

1 Cfr. ad esempio DURANTI, Andrea, Il rosso e il nero e la rivoluzione della modernità. Breve storia del pensiero iraniano contemporaneo, Roma, Aracne, 2007.

2 DURANTI, Andrea, Esilio, Memoria e Libertà. Storia della diaspora iraniana, Viterbo, Stampa Alternativa/Banda Aperta, 2017, p. 11.

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Per citare questo articolo

Notizia bibliografica digitale

Luca Zuccolo, «Andrea Duranti, Esilio, memoria e libertà. Storia della diaspora iraniana»Diacronie [Online], N° 37, 1 | 2019, documento 14, online dal 29 mars 2019, consultato il 09 décembre 2024. URL: http://0-journals-openedition-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/diacronie/11269; DOI: https://0-doi-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/10.4000/diacronie.11269

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Autore

Luca Zuccolo

Luca Zuccolo, dopo aver conseguito la laurea in Storia Contemporanea e il titolo di dottore magistrale in Storia d’Europa presso l’Università di Bologna (2005 e 2008), ha ottenuto il titolo di Dottore di ricerca in Storia Contemporanea presso il SUM – Istituto Italiano di Scienze Umane – Napoli. I suoi campi di ricerca sono: la modernizzazione dell’Impero Ottomano (XIX-XX secolo), il ruolo della stampa ottomana nel contesto imperiale ed europeo e i movimenti sociali che hanno preparato l’avvento della società turca contemporanea.
URL: < http://www.studistorici.com/progett/autori/#Zuccolo >

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