Alessia Facineroso, Il ritorno del giglio. L’esilio dei Borbone tra diplomazia e guerra civile 1861-1870
Alessia Facineroso, Il ritorno del giglio. L’esilio dei Borbone tra diplomazia e guerra civile 1861-1870, Milano, Franco Angeli, 2017, 250 pp.
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Credits: Alessia FACINEROSO, Il ritorno del giglio. L’esilio dei Borbone tra diplomazia e guerra civile 1861-1870, Milano, Franco Angeli, 2017, 250 pp.
- 1 Tra le principali fonti della Facineroso figurano MIRA, Luigi, Il palazzo Farnese e l’emigrazione n (...)
- 2 Cfr. FACINEROSO, Alessia, La città dei vinti. Le trame della cospirazione borbonica (1860-1867), in (...)
1Il ritorno del giglio nasce dalla volontà della studiosa catanese Alessia Facineroso di ricostruire le travagliate vicende che accompagnarono l’abbandono del Mezzogiorno da parte della dinastia borbonica all’alba dell’Unità. Argomento a lungo secondario nella tradizione risorgimentista italiana su cui l’autrice, documentandosi accuratamente attraverso approfonditi studi archivistici1, ha voluto riflettere, rinvigorendo la sua già significativa preparazione in materia2.
2Non si può infatti negare che nella vulgata risorgimentista italiana ci sia sempre stato poco spazio per gli sconfitti. Per i Borbone in particolare, se si escludono gli ormai (si spera) ironici riferimenti ad un auspicabile revival politico degli antichi re nel Meridione.
- 3 Cfr. DI RIENZO, Eugenio, Il Regno delle Due Sicilie e le potenze europee. 1830-1861, Soveria Mannel (...)
3La giovane storica (classe 1985), assegnista di ricerca e docente a contratto di Storia contemporanea presso il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università di Catania, si inserisce dunque in un filone la cui fortuna è piuttosto recente3.
- 4 Anzi l’autrice a più riprese sottolinea lo scarso rilievo dell’azione del sovrano e della sua famig (...)
4Da diversi anni concentrata sul tema della controrivoluzione in Europa, con particolare interesse proprio verso la monarchia borbonica nella prima metà del XIX secolo, la Facineroso appare nel testo soprattutto focalizzata sul valore storico-culturale del legittimismo, non limitato al «sogno»4 di una famiglia ma rappresentazione di un insieme di componenti socio-storiche, che continueranno a riproporsi nella storia italiana sotto il nome di Questione Meridionale.
5La pubblicazione del saggio avviene nella collana Storia/Studi e ricerche di Franco Angeli, dichiaratamente aperta alle nuove voci, in cui agilità del testo e approfondimento storico si fondono. Largo spazio dunque per allegati esplicativi e riferimenti bibliografici in calce ma allo stesso tempo maneggevolezza del volume.
- 5 Particolarmente dettagliata è l’analisi di Gaeta come topos simbolico per Francesco II. «Oh, eravam (...)
6La prosa della Facineroso è il risultato di questo duplice intento: l’approfondita analisi delle varie personalità che accompagnano i fatti storici lascia spesso spazio ad una voce da romanziera. I sentimenti del sovrano, in parte immaginati, in parte desunti da carteggi ufficiali5, sono descritti a seguito di ogni tappa storica fondamentale.
7Apprezzabile o no, questo stile certamente alleggerisce la trattazione, suddivisa in quattro macrocapitoli in cui sono analizzate le principali fasi dell’esilio. Si parte dalla fuga a Gaeta nel 1860 per sfuggire all’avanzata garibaldina e si giunge al 1870 con il definitivo abbandono dell’Italia di Francesco II, ultimo re borbonico, e dei suoi più vicini collaboratori, primo fra tutti il fidato Pietro Ulloa, ministro di Interni e Giustizia del governo borbonico a Roma.
- 6 FACINEROSO, Alessia, Il ritorno del giglio, cit. p. 28.
8E proprio a figure come quella di Ulloa, vere menti del tentativo legittimista, la Facineroso dedica ampio spazio, analizzando e ripercorrendo le diverse strade che la corte percorse nel decennio in analisi. In questo macchinoso e talvolta turpe ambiente si scopre l’immagine di un «re bambino»6, impreparato ad affrontare una situazione tanto grave, la cui immaturità politica è sottolineata in più punti dall’autrice.
- 7 Ibidem, pp. 61-62.
- 8 In questa fase la Facineroso parla di «stagione Winspeare», in riferimento alla figura egemone di A (...)
- 9 Con questa espressione la Facineroso vuole sottolineare la modernità della visione politica di Wins (...)
- 10 Il Consigliere Giacinto De’ Sivo è il nome ufficiale di cui, secondo il ministro Carbonelli, i Borb (...)
- 11 Pietro Oliveri, duca di Acquaviva, è il coordinatore di una sommossa anti-italiana in Sicilia (1865 (...)
9In primo piano sono dunque posti il già citato Ulloa, Salvatore Carbonelli e Leopoldo Del Re, a cui si aggiungono, col passare degli anni, infinite altre figure. La malleabilità di Francesco II è anche la ragione che sottostà ai repentini cambi di strategia della corte borbonica, in parte dettati da contingenze storiche, in parte dall’egemonia politica del personaggio di turno. E così prenderà piede la linea azionista con l’arrivo dei generali carlisti7, tornerà in auge la linea diplomatica con Winspeare8 e con la sua «Nuova politica»9, si affermerà una linea reazionaria con De’ Sivo10 e si inizierà a considerare efficacemente la Sicilia solo quando si presenteranno a Roma figure «rampanti»11 come Oliveri.
- 12 A fasi alterne i poli cospirativi saranno più o meno attivi in tutto il Mediterraneo, coinvolgendo (...)
10Il saggio dunque si snoda coerentemente attraverso il fil rouge delle strategie politiche. Grande spazio è dedicato alla linea diplomatica o “europeista” ufficiale, declinata diversamente prima da Ulloa e poi da Winspeare, a cui si affianca sin da subito quella cospirativa12, i cui centri sono Malta, meta di legittimisti siciliani sin dall’impresa dei Mille, Marsiglia (con la Francia tutta) e in parte la Catalogna.
- 13 Ibidem, pp. 35-36.
11Terzo percorso verso cui si indirizza la politica regia è quello “azionista” guidato da figure meno progressiste, non necessariamente reazionarie, le quali individuano come unica strategia efficace per un ritorno al potere la lotta armata. Questa linea fa capo a Salvatore Carbonelli e Leopoldo Del Re, rispettivamente ministro delle Finanze e ministro della Marina del governo in esilio, sostenitori della necessità di «anteporre le armi alla diplomazia»13.
- 14 Ciò è particolarmente evidente, ad esempio, nell’atto finale della revanche borbonica, la siciliana (...)
- 15 Nel 1861 sono numerose le spedizioni congiunte tra generali e capi-banda, tutte fallimentari. Parti (...)
12Le armi dovrebbero essere impugnate dal Mezzogiorno in virtù del diffuso malcontento antisabaudo, di cui il brigantaggio, piaga della neonata Italia, e i vari moti insurrezionali sono sintomi lampanti. Tuttavia – e ciò è spesso dimenticato dal bellicoso entourage di Francesco II – questo malcontento, come sottolinea a più riprese l’autrice, non è necessariamente filoborbonico. E questo è un elemento chiave da tenere presente nell’analisi delle motivazioni che portarono al fallimento dei numerosi tentativi armati14 sia di matrice romana, tra cui talvolta si possono includere anche le azioni dei briganti15, che siciliana.
13Ciò che venne bollato come “criminalità diffusa” dal governo Ricasoli, ossia il fenomeno del brigantaggio, fu dunque una componente della lotta armata legittimista? La Facineroso in questo lavoro non risponde definitivamente. Ma di certo se ne può desumere che sì, parzialmente lo fu. Ma non solo. Pur conservando una matrice talvolta politica, il diffuso fenomeno ebbe anche ulteriori motivazioni, spesso causa della difficile, se non tragica, collaborazione tra borbonici e briganti.
- 16 Per tutto il corso dell’epopea borbonica l’esclusione della Sicilia dalla pianificazione attiva del (...)
14Ulteriore protagonista dell’opera può essere considerata la Sicilia. La riflessione sulla sistematica esclusione dell’isola dal tentativo legittimista sembra essere il contributo più interessante desumibile dal saggio. L’autrice sottolinea il ruolo delle figure16 che cercarono di dirigere gli occhi dei Borbone verso la Sicilia e il potenziale eversivo del clima caldo che qui veniva respirato. Tuttavia l’isola restò perlopiù esclusa da ogni progetto romano e insorse principalmente a seguito di iniziative autonome locali, paradossalmente più rilevanti che nella penisola.
15Nel complesso l’opera appare chiara e ben strutturata, fornendo interessanti spunti per approfondimenti personali. Lo stile “romanzesco”, che talvolta riappare nel corso del testo, sembra deviare parzialmente dalla narrazione storica ma non ne inficia la comprensione generale, né tantomeno ne banalizza i concetti.
16Semmai criticabile può essere in alcuni punti la mancanza di linearità temporale, che costringe ad una riflessione più approfondita del lettore, oppure la prolissità di citazioni in lingua straniera (francese) prive di traduzione. Grande merito dell’autrice tuttavia è la chiarezza espositiva che, fornendo rilievo a episodi o nomi specifici, permette un rapido assorbimento di nozioni cardine, vere e proprie chiavi di lettura dell’intero testo.
Note
1 Tra le principali fonti della Facineroso figurano MIRA, Luigi, Il palazzo Farnese e l’emigrazione napoletana in Roma. Memorie politiche, Napoli, Stamperia dell’industria, 1865; ULLOA, Pietro, Un re in esilio. La corte di Francesco II a Roma dal 1861 al 1870, memoria e diario inediti pubblicati con introduzione e note di Gino DORIA, Roma-Bari, Laterza, 1928.
2 Cfr. FACINEROSO, Alessia, La città dei vinti. Le trame della cospirazione borbonica (1860-1867), in BARONE, Giuseppe (a cura di) Catania e l’Unità d’Italia. Eventi e protagonisti del lungo Risorgimento, Acireale-Roma, Bonanno Editore, 2011, pp. 235-264; ID., La dimora del tempo sospeso. Il governo borbonico in esilio e le sue trame cospirative, Tesi di dottorato in Storia Contemporanea, Università degli Studi di Catania, Catania, 2012.
3 Cfr. DI RIENZO, Eugenio, Il Regno delle Due Sicilie e le potenze europee. 1830-1861, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2012; ID., L’Europa e la «Questione Napoletana» 1861-1870, Nocera Superiore, D’Amico Editore, 2016; MACRY, Paolo, Unità a Mezzogiorno. Come l’Italia ha messo assieme i pezzi, Bologna, Il Mulino, 2012; BALLARATI, Antonino, Savoia o Borbone. La bugia del Risorgimento, Castrovillari, Il Coscile, 2016.
4 Anzi l’autrice a più riprese sottolinea lo scarso rilievo dell’azione del sovrano e della sua famiglia, i quali sembrano molto meno interessati del resto della corte e della cerchia diplomatica al ritorno dei Borbone sul trono. FACINEROSO, Alessia, Il ritorno del giglio. L’esilio dei Borbone tra diplomazia e guerra civile 1861-1870, Milano, Franco Angeli, 2017, p. 226.
5 Particolarmente dettagliata è l’analisi di Gaeta come topos simbolico per Francesco II. «Oh, eravamo più felici, e di molto, in Gaeta» dirà il re a Ulloa. Ibidem, p. 27. Gaeta è infatti, nella narrazione borbonica, il luogo da cui avviare una riconquista del Meridione. Da qui la definizione di «paese dei sogni». Ibidem, p. 29. L’espressione è però accolta da SCHIVELBUSCH, Wolfgang, La cultura dei vinti, Bologna, Il Mulino, 2006.
6 FACINEROSO, Alessia, Il ritorno del giglio, cit. p. 28.
7 Ibidem, pp. 61-62.
8 In questa fase la Facineroso parla di «stagione Winspeare», in riferimento alla figura egemone di Antonio Winspeare, diplomatico inviato a Londra nel dicembre del 1861 per «modificare l’opinione degli uomini politici e della stampa» inglesi. Ibidem, p. 118.
9 Con questa espressione la Facineroso vuole sottolineare la modernità della visione politica di Winspeare rispetto alla retorica di figure come Ulloa che, seppur progressiste, restano ancorate a toni da ancien régime. Ibidem, p. 171.
10 Il Consigliere Giacinto De’ Sivo è il nome ufficiale di cui, secondo il ministro Carbonelli, i Borbone hanno bisogno. Lo storico, sostenitore di un’unità federalista italiana a guida papale e noto reazionario, tuttavia è una voce, seppur autorevole, tutt’altro che unificante. E soprattutto non può essere in grado di attrarre i consensi dell’Europa del XIX secolo, per intendersi, di quella disposta ad ascoltare Winspeare. Ibidem, pp. 161 et seq.
11 Pietro Oliveri, duca di Acquaviva, è il coordinatore di una sommossa anti-italiana in Sicilia (1865), rapidamente repressa dal governo italiano. Accolto positivamente a Roma, ben presto Oliveri si rivelerà però un traditore. Ibidem, p. 206.
12 A fasi alterne i poli cospirativi saranno più o meno attivi in tutto il Mediterraneo, coinvolgendo significativamente la Sicilia, vera e propria «fucina della rivoluzione». Ibidem, p. 218.
13 Ibidem, pp. 35-36.
14 Ciò è particolarmente evidente, ad esempio, nell’atto finale della revanche borbonica, la siciliana battaglia del Sette e Mezzo (settembre 1866). Ibidem, pp. 222-223.
15 Nel 1861 sono numerose le spedizioni congiunte tra generali e capi-banda, tutte fallimentari. Particolarmente rilevante è lo sbarco in Calabria di Borjes coadiuvato via terra dal brigante Crocco. Ibidem, pp. 105-107.
16 Per tutto il corso dell’epopea borbonica l’esclusione della Sicilia dalla pianificazione attiva della riconquista del Sud resterà una costante. La prima figura a denunciare tale ruolo secondario attribuito all’isola sarà Giuseppe Zappulla, barone di Bellacera. Ibidem, p. 58.
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Notizia bibliografica digitale
Valentina Paganelli, «Alessia Facineroso, Il ritorno del giglio. L’esilio dei Borbone tra diplomazia e guerra civile 1861-1870», Diacronie [Online], N° 37, 1 | 2019, documento 11, online dal 29 mars 2019, consultato il 09 décembre 2024. URL: http://0-journals-openedition-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/diacronie/11233; DOI: https://0-doi-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/10.4000/diacronie.11233
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