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HomeNumeriN° 37, 1III. L’immaginario turistico ital...«Il problema turistico dell’Egeo ...

III. L’immaginario turistico italiano fra storia e politica
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«Il problema turistico dell’Egeo non presenta soltanto un interesse economico»: villeggiatura e politica estera nel Dodecaneso italiano (1923-1939)

Filippo Marco Espinoza

Abstract

Il presente contributo, basato su documentazione proveniente dall’Archivio Storico Diplomatico del Ministero degli Affari Esteri, dall’Archivio Storico della Banca d’Italia e dall’Archivio di Stato di Rodi, analizza politiche di sviluppo turistico pianificate dal governo delle Isole Italiane dell’Egeo tra il 1923 e il 1939. L’articolo intende porre in luce le loro connessioni con i tentativi di promuovere l’immagine del fascismo tra le élite politiche ed economiche dei paesi del Mediterraneo orientale e mostrare come queste connessioni furono percepite e rappresentate dai centri decisionali metropolitani e locali.

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Testo integrale

“Offices of the Prefecture of the Dodecanese, former Palazzo del Governatore, in Rhodes, Greece”Visualizza l'immagine
Credits: by Bernard Gagnon on Wikipedia Commons (CC [Public Domain])

1. Introduzione

  • 1 ROLETTO, Giorgio, Rodi: la funzione imperiale nel Mediterraneo orientale, Roma, Istituto Fascista d (...)
  • 2 Per il ruolo dell’amministrazione italiana nella memoria locale cfr.: DOUMANIS, Nicholas, Una facci (...)

1«E così il problema turistico dell’Egeo non presenta soltanto un interesse economico, ma questo anzi è superato in larga misura dall’efficacia spirituale». Nel 1939 Giorgio Roletto apre con queste parole un paragrafo sull’industria del forestiero nel volume Rodi: la funzione imperiale nel Mediterraneo orientale1. Affermazioni non dissimili, che sottolineano i forti legami tra il turismo e la propaganda fascista appaiono, tanto sulla pubblicistica ufficiale quanto nei carteggi degli enti che operavano nel Dodecaneso, fin dal 1923. Scopo del presente articolo è esplorare tali legami alla luce del fatto che, nonostante le difficoltà di bilancio e gli scarsi riscontri finanziari, negli anni Venti e Trenta la promozione dell’arcipelago come meta di villeggiatura fu oggetto di cospicui e costanti investimenti pubblici. Soprattutto a Rodi, le attrattive realizzate durante il ventennio fascista rappresentano uno dei più vistosi, e in qualche misura apprezzati2, retaggi dell’amministrazione italiana.

  • 3 Per una sintesi sullo stato dell’arte cfr. BERRINO, Annunziata, Storia del turismo in Italia, Bolog (...)
  • 4 Tra i numerosi lavori sul tema si segnalano PAPANI DEAN, Elena, «La dominazione italiana e l’attivi (...)

2Nonostante la crescente attenzione per il fenomeno turistico3, le vicende dell’industria del forestiero in Egeo non hanno suscitato un particolare interesse fra gli storici italiani. La funzione di “vetrina politica” attribuita a Rodi dal regime fascista è stata invece esaminata da diversi archeologi, architetti, geografi e storici dell’arte. Questi ricercatori hanno posto in luce le modalità attraverso cui le correnti architettoniche metropolitane furono recepite e riadattate durante le diverse fasi della dominazione italiana, dando luogo a significative metamorfosi nella fisionomia del capoluogo egeo, ed evidenziato sia il ruolo dei singoli progettisti in tali trasformazioni sia le similitudini tra i lavori portati a termine nel Dodecaneso e quelli realizzati negli altri territori dell’oltremare italiano4.

  • 5 ALOI, Virginia, Rodi: un posto al sole? L’identità territoriale dell’isola sotto i governatorati ci (...)
  • 6 McGUIRE, Valerie, Fascism’s Mediterranean Empire: Occupation and Governance in the Dodecanese Islan (...)
  • 7 Cfr. McLAREN, Brian, Architecture and tourism in Italian colonial Libya, Seattle - London, Universi (...)
  • 8 Sull’argomento si veda anche CASTELNOVI, Michele, Rodi come mèta ideale per il turismo italiano: la (...)
  • 9 McGUIRE, Valerie, op. cit, p. 75.

3La storiografia sul Dodecaneso ha indagato prevalentemente due temi: da un lato il ruolo di quanto fu realizzato durante il trentennio italiano nella ridefinizione dell’identità di Rodi e nel porre le premesse del suo attuale successo come destinazione vacanziera5; dall’altro, le connessioni tra l’industria del forestiero e la propaganda politica indirizzata all’opinione pubblica occidentale. In una pregevole tesi dottorale, che si inserisce nel dibattito internazionale sul ruolo dell’oltremare nei progetti fascisti di “rigenerazione” dell’identità italiana, Valerie McGuire ha analizzato le connessioni tra il linguaggio dell’architettura coloniale in Egeo e i discorsi propagandistici indirizzati all’opinione pubblica europea che veicolavano le fantasie di dominio sul Levante6. McGuire dimostra che Rodi fu un laboratorio di elaborazione imperiale in cui il regime sperimentò una peculiare forma di modernità. Una modernità mitizzata, la cui principale funzione era inscenare una piramide gerarchica tra le popolazioni mediterranee e porre gli italiani al suo vertice. Tutto ciò si rifletteva anche sul turismo: analogamente a quanto avveniva in Libia7, gli edifici e gli itinerari destinati allo svago dei visitatori occidentali veicolavano i modelli di dominio proposti dall’ideologia fascista8. Da tale punto di vista, sottolinea McGuire, «the transformation of Rhodes into the setting of a leisure resort borrowed on the cultural capital of the island as a destination for European travelers to the eastern Mediterranean and as a productive site of Orientalist discourses»9.

1.1. Oggetto e struttura del testo

4Attraverso l’analisi dei carteggi conservati nell’Archivio di Stato del Dodecaneso, in quello della Farnesina e presso la Banca d’Italia, il presente contributo intende analizzare i nessi tra turismo e politica da un punto di vista complementare: quello della propaganda italiana nel Vicino Oriente. Il materiale consultato dimostra che, fino alla metà degli anni Trenta, le politiche turistiche sviluppate nel Dodecaneso non puntavano ad attrarre esclusivamente un’utenza occidentale. I responsabili della pianificazione in questo settore ambivano anche ad incrementare la presenza di visitatori levantini, allo scopo di diffondere un’immagine positiva dell’Italia fascista in quell’area.

  • 10 Per le ambizioni italiane in Anatolia cfr. PETRICIOLI, Marta, L’Italia in Asia Minore: Equilibrio m (...)
  • 11 Si vedano ad esempio, i numerosi articoli sul tema dell’espansione italiana in Levante apparsi sull (...)
  • 12 PEROTTI, Eliana, Isole Italiane dell’Egeo, in GRESLERI, Giuliano, MASSARETTI, Piergiorgio (a cura d (...)

5La prima parte dell’esposizione analizza le interazioni tra aspirazioni espansioniste e auto-promozione dell’Italia fascista nel Vicino Oriente nella prima metà degli anni Venti. In questa fase, facendo proprie ambizioni già coltivate dagli esecutivi liberali, gli ambienti più vicini al governo Mussolini ritenevano la Turchia una potenziale colonia10 e presentavano Siria e Palestina come territori proditoriamente sottratti all’espansione italiana da Parigi e Londra11. Il Dodecaneso, l’unico possedimento italiano nel Mediterraneo orientale, si vide quindi attribuire la funzione di «carta da visita» delle virtù imperiali di una nazione chiamata a dimostrare la propria maturità politica ed efficienza rispetto a Gran Bretagna e Francia12. Una maturità ed efficienza che, si riteneva, dovevano essere riconosciute in primo luogo dalle popolazioni del Vicino Oriente.

  • 13 Per i mutevoli atteggiamenti del Regime nei confronti degli arabi cfr.: ARIELLI, Nir, Fascist Italy (...)

6La seconda parte dell’articolo esamina come la funzione di propaganda estera influenzò lo sviluppo del turismo nel successivo decennio. In questo periodo, accantonata la speranza di rapide acquisizioni territoriali nel Mediterraneo orientale, il regime tentò di scardinare il controllo franco-britannico sull’area attraverso la diffusione dell’ideologia fascista e della lingua italiana13. Coerentemente con questa politica, il governo del possedimento puntò a trasformare Rodi in una sorta di salotto aristocratico in cui le élite levantine, attratte da numerose opportunità di svago, avrebbero imparato ad apprezzare la nuova Italia.

  • 14 La letteratura sul tema della “svolta segregazionista” dopo la conquista dell’Impero è piuttosto am (...)
  • 15 Cfr. MINNITI, Fortunato, Fino alla guerra. Strategie e conflitto nella politica estera di Mussolini (...)

7L’ultima parte dell’articolo evidenzia che l’adozione di criteri marcatamente razzisti nei rapporti con le popolazioni extra-europee14 e i progetti di conquista e sottomissione imperiale del Mediterraneo elaborati dopo la conquista dell’Etiopia portarono, assieme ad altri fattori più generali, ad una radicale riformulazione dell’agenda di spesa pubblica e delle strategie di propaganda turistica. Mentre fino al 1936 lo scacchiere strategico del Levante fu ritenuto marginale dagli stati maggiori italiani, da allora il controllo dell’area venne considerato un vitale interesse geopolitico15. Ciò comportò una forte militarizzazione del Dodecaneso e un aumento dei fondi pubblici destinati ai settori produttivi che potevano incrementarne l’autonomia logistica. Per converso, gli investimenti governativi in un comparto economico che si era rivelato poco redditizio, quello turistico, furono ridotti. Inoltre, nel momento in cui l’Italia smise di puntare alla collaborazione coi levantini per concentrarsi sulla loro sottomissione, i costi legati alla promozione dell’immagine del regime tra gli orientali vennero considerati inutili. La propaganda turistica si sarebbe invece concentrata sui ceti medi occidentali, puntando a diffondere un mito, quello della romanità, in grado di legittimare il bellicismo e le ambizioni imperiali del regime.

2. Una città costruita per essere visitata

  • 16 CACCAMO, Giulia, Esserci a qualsiasi costo. Albania, Mediterraneo orientale e spedizioni minori, in (...)
  • 17 Cfr. DIVANI, Lena, COSTANTOPOULOU, Photini (edited by), The Dodecanese : the long road to union wit (...)
  • 18 Cfr. SERTOLI SALIS, Renzo, Le Isole Italiane dell’Egeo dall’Occupazione alla Sovranità, Roma, Regio (...)

8L’amministrazione italiana nel Dodecaneso inizia nel 1912, con un’occupazione tesa ad aprire un fronte secondario durante la Guerra di Libia. La presenza militare, presto divenuta rivendicazione territoriale, proseguì in un clima di forte incertezza16. Incertezza dovuta al fatto che la stragrande maggioranza della popolazione era greca e manifestava il desiderio di far parte dello Stato ellenico17. La sovranità di Roma sul Dodecaneso, rinominato Possedimento delle Isole Italiane dell’Egeo, fu sancita solo un decennio più tardi, con la firma del Trattato di Losanna (1923)18.

  • 19 Cfr. PIGNATARO, Luca, Il Dodecaneso Italiano (1912-1947), vol. II, Il Governo di Mario Lago, Chieti (...)
  • 20 Tra i numerosi contributi sul tema si segnalano, oltre a GRESLERI, Giuliano, MASSARETTI, Piergiorgi (...)
  • 21 Cfr. ALOI, Virginia, op. cit.

9Alla fine del 1922, il governatorato di Rodi fu affidato a Mario Lago. Legato alla figura di Giolitti da numerosi vincoli personali e familiari ma politicamente vicino ai nazionalisti, Lago era un diplomatico di carriera che aveva già maturato significative esperienze nei territori d’oltremare. I primi anni del suo governatorato sono caratterizzati dalla progressiva sostituzione del sistema amministrativo ottomano con quello italiano e dalla costruzione di importanti infrastrutture, come acquedotti, strade e fognature19. Il più spettacolare tra i progetti sostenuti dal governo italiano negli anni Venti è però la “ricostruzione” di Rodi. Così come le capitali delle colonie africane, il capoluogo del possedimento egeo fu concepito come un tributo alla gloria del regime mussoliniano20. Una gloria tanto maggiore in quanto la nuova Rodi veniva presentata come “sorta dal nulla”. Ovviamente, “Rodi italiana” non era una città sorta dal nulla. Il suo centro storico può vantare imponenti vestigia classiche e medievali, cui si sono aggiunti numerosi monumenti islamici a partire dal Cinquecento, quando l’isola fu conquistata dagli ottomani. In età moderna, la città rimase un importante crocevia marittimo. Perse però gran parte della sua importanza nel corso dell’Ottocento. Rodi entrò nel Ventesimo secolo come piccolo capoluogo di una periferia dell’Impero ottomano, in pieno declino economico e demografico21. Ciò consentì al fascismo di ridisegnarne l’immagine con fini auto-celebrativi.

  • 22 Cfr. Archivio Storico Diplomatico del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazio (...)
  • 23 Cfr. ESPINOZA, Filippo, Fare gli Italiani dell’Egeo: il Dodecaneso dall’Impero ottomano all’Impero (...)
  • 24 Cfr. STIGLIANO, Marco, Modernità d’esportazione: Florestano Di Fausto e lo stile del costruire nei (...)
  • 25 MARTINOLI, Simona, PEROTTI, Eliana (a cura di), op. cit., p. 28.
  • 26 I principali erano Giorgio Francisi, Oriolo Frezzotti e Rodolfo Petracco, cfr. MASSARETTI, Piergior (...)

10Per garantire l’impianto dell’amministrazione italiana e la costruzione delle principali opere pubbliche, Lago ricevette consistenti finanziamenti22 e “pieni poteri” civili. Inoltre, in ragione delle forti connessioni tra la presenza italiana in Egeo e la politica mediterranea, la gestione del Possedimento fu dichiarata di esclusiva competenza del dicastero degli Esteri, al cui ministro, per lungo tempo Mussolini, il governatore rispondeva direttamente23. Dotato di tanta autonomia, Lago si preoccupò di ingaggiare dei validi tecnici. Per quanto riguarda l’urbanistica, la scelta ricadde su Florestano Di Fausto, un giovane progettista che proprio a Rodi maturò le credenziali che lo fecero diventare l’architetto del Mediterraneo italiano per antonomasia24. Giunto a Rodi nell’aprile 1923, Di fausto ricevette la consegna di imprimere un «segno visibile di possesso e di dominio [...] alla storica città»25. Nel successivo triennio, si occupò della redazione del piano regolatore e, assieme ad alcuni collaboratori26, curò la costruzione dei principali edifici pubblici.

2.1. La nuova Rodi come «fattore di italianità nel Levante»

  • 27 MARTINOLI, Simona, PEROTTI, Eliana (a cura di), op. cit., p. 458.
  • 28 Cfr. SCADUTO, Rosario, Il Ritorno dei Cavalieri. Aspetti della tutela e del restauro dei monumenti (...)
  • 29 ARCA PETRUCCI, Marcella, op. cit., p. 22; MARTINOLI, Simona, PEROTTI, Eliana (a cura di), op. cit., (...)
  • 30 LIVADIOTTI, Monica, ROCCO, Giorgio (a cura di), op. cit., pp. 292-295, 307.
  • 31 PARODI, Mario, «L’opera del regime nell’isola di Rodi», in Rivista delle colonie, 3/1940, p. 300.

11Gli interventi sul tessuto urbano portarono alla fondazione di interi nuovi quartieri. Mentre per il centro storico furono previste esclusivamente delle opere di restauro27, tese a mettere in mostra le costruzioni risalenti all’epoca dei Cavalieri di San Giovanni, identificati come predecessori degli Italiani28, la “città nuova”, edificata al di fuori delle mura, fu deputata ad accogliere le aree residenziali, quelle industriali29 e il nuovo centro amministrativo: il Foro Italico, una piazza lungomare che in meno di cinque anni finì per ospitare le costruzioni più rappresentative, dalla Cattedrale al Palazzo del Governo30. Se nel 1922, fuori dalla cinta muraria «esistevano 3 mila metri cubi di costruzioni», nel 1923 «si sale a 40 mila; negli anni che corrono fra il 1924 e il 1929 si costruisce per una media che oscilla gli 80 e i 100 mila metri cubi all’anno»31. Nel 1930, Lago potrà affermare:

  • 32 LAGO, Mario, Prefazione in BERTARELLI, Luigi Vittorio (a cura di), Rodi e le minori Isole Italiane (...)

Rodi che, prima del trattato di Losanna, era un sonnolento borgo levantino, è oggi, dopo pochi anni, un centro di attività ordinata e progressiva, che si impone all’attenzione di tutti. Accanto ai monumenti che sono la sua gloria e la rendono unica al mondo, è sorta una città nuova, armoniosa, bella, pratica, tipicamente italiana […]. Questa rinascita [...], è l’opera del regime Fascista; è il nuovo stile dell’Italia disciplinata, operosa e silenziosa32.

  • 33 PEROTTI, Eliana, op. cit., pp. 283-287.
  • 34 Cfr. Lago a Mussolini, 17 maggio 1923, in ASD, AP 1919-30, b. 986, fasc. Trattazione Generale.
  • 35 CIACCI, Leonardo, Il Dodecaneso e la costruzione di Rodi italiana. Le molte ragioni di un progetto (...)

12È importante sottolineare che le nuove costruzioni non avevano il solo scopo di insediare gli organi di governo, o simboleggiare la supremazia culturale dei nuovi dominatori rispetto ai dominati33. La necessità di soddisfare queste esigenze è chiaramente leggibile nelle richieste di finanziamento presentate a Roma34, ma simili esigenze non erano tali da giustificare la grandiosità che caratterizzava l’architettura italiana a Rodi, una cittadina che non ospitò mai più di venticinquemila abitanti. Ciò anche considerando che gli «impieghi improduttivi di denaro pubblico»35 legati alla costruzione dei nuovi quartieri assorbivano gran parte del bilancio.

  • 36 Manto a Amministrazione Centrale della Banca d’Italia (ACBI), 20 gennaio 1928, in Archivio Storico (...)

13Nel 1928, il direttore della filiale rodia della Banca d’Italia osservava che la soluzione dei «problemi relativi all’abbellimento estetico e edilizio della città» portava il governo a trascurare quelli «meno sensibili al rapido visitatore». Erano stati costruiti «più palazzi che poderi»36. La sproporzione tra i mezzi impiegati e le effettive necessità locali veniva, peraltro, esplicitamente giustificata a Roma. Nel 1925, il deputato Orazio Pedrazzi affermava:

  • 37 Discussione del disegno di legge: stato di previsione della spesa del Ministero degli affari esteri (...)

Le isole dell’Egeo non valgono tanto in loro stesse, quanto valgono come pedina per la nostra espansione morale, civile, culturale, di politica estera nel Levante e la loro amministrazione non è la sola meta che ci siamo posti […]. Quando io vi dico che a Rodi stanno sorgendo, accanto alle decorose caserme, i palazzi della scuola e dell’ospedale; quando vi ricordo che sta sorgendo laggiù la Facoltà di medicina del Levante, quando vi rammento che sono iniziati i lavori del Porto, voi non crederete […] che queste cose siano fatte soltanto per Rodi, che per sé sola non le varrebbe; sono fatte per il Levante […]. […] L’Italia sarà giudicata in Levante da quello che farà a Rodi, piuttosto che da quello che accadrà nei confini del Regno37.

  • 38 Lago a Mussolini 12 settembre 1925, in ASD, Direzione Generale Affari Commerciali (DGAC) 1924-26, E (...)

14La nuova città era cioè considerata un investimento nella politica mediterranea dell’Italia fascista. Una “nuova Italia” che intendeva affermare la propria certezza in un futuro di egemonia sull’area. «Le realizzazioni rapide», aveva scritto il Governatore a Mussolini qualche mese prima, «persuadono tutti non solo dell’energia italiana, ma anche della sua fiducia nel destino che l’avvenire le serba in Levante»38. Lo sviluppo del turismo era considerato parte integrante di questa politica. Nel 1934, rendicontando le sue politiche in questo settore Lago scriverà:

  • 39 Lago a Ministero degli Affari Esteri, 10 luglio 1934, in ibidem, Direzione Generale Affari Commerci (...)

Sono ben noti i fini demandati dal Capo del Governo a Rodi come fattore di italianità nel Levante. Lo sviluppo quindi del movimento passeggeri a Rodi non costituisce unicamente un interesse economico del Possedimento ma un interesse politico vero e proprio. Con particolarissimo riguardo al movimento stagionale per villeggiatura e cura, che attira tradizionalmente gli Orientali, ed ora anche gli Italiani ed i Dodecanesini del Levante. Questo Governo quindi, fin dal giorno del riconoscimento internazionale della sovranità italiana sulle Isole, […] si accinse a creare dal nulla una organizzazione turistica di primo ordine quale si rendeva necessaria per una clientela orientale […] raffinata e difficile39.

3. Turismo e politica di prestigio durante il Governatorato di Lago

  • 40 ALOI, Virginia, op. cit., p. 268.
  • 41 ARCA PETRUCCI, Marcella, op. cit., p. 134.
  • 42 DESIO, Ardito, Le Isole Italiane dell’Egeo. Studi geologici e geografico-fisici, in Memorie descrit (...)
  • 43 CERONE, Tommaso, Nel Dodecaneso: impressioni d’oriente, Napoli, Jovene, 1920, pp. 52-54; ALHADEFF, (...)

15Durante la dominazione ottomana e nel primo decennio di occupazione italiana, il movimento turistico in Egeo era inconsistente. I soggiorni dei forestieri si limitavano al transito di qualche grand tourist o alla villeggiatura degli emigranti che tornavano a trascorrere le vacanze nei luoghi di origine40. D’altro canto, i servizi di trasporto tra Rodi e gli altri scali del Mediterraneo erano saltuari a causa delle pessime condizioni del porto, inadeguato a ospitare navi moderne. Dal momento che i piroscafi dovevano ancorare in rada, era possibile raggiungere l’isola solo col bel tempo. Dopo il trattato di Losanna, le infrastrutture furono rinnovate e i collegamenti divennero regolari, ma i servizi di navigazione rimasero disagevoli. Nel 1925, il viaggio da Brindisi a Rodi durava cinque giorni, quello da Alessandria d’Egitto dieci41. Inoltre, le strutture ricettive scarseggiavano e, secondo gli standard europei, rientravano al più nella categoria delle bettole42. Anche le opportunità di svago erano limitate. Perfino nel capoluogo, la vita sociale dei notabili ruotava attorno alle dimore private e, dopo l’occupazione italiana, al circolo degli ufficiali. Erano questi gli unici luoghi in cui avvenivano ricevimenti ed altri eventi mondani43.

  • 44 MAZZOCCHI ALEMANNI, Nallo, Rodi stazione climatica e centro turistico nel Mediterraneo orientale, i (...)
  • 45 Paladini a Stringher, 4 maggio 1926, in ASBI, Filiali coloniali, b. 9132; MARTINOLI, Simona, PEROTT (...)

16Le condizioni locali presentavano però ottimi presupposti per lo sviluppo del turismo. Erano infatti presenti attrattive capaci di soddisfare i gusti di una clientela differenziata; dalla dolcezza del clima alla varietà dei paesaggi, che comprendevano elementi pittoreschi di stampo classico, medievale e orientale, e un ricco patrimonio culturale44. In aggiunta, se da un lato simili attrattive potevano incuriosire i turisti occidentali, interessati a vivere il “sogno d’Oriente” senza rinunciare alle comodità europee, dall’altro, i visitatori provenienti dal Vicino Oriente avrebbero potuto apprezzare le medesime comodità in una località familiare e prossima al centro dei loro affari45. Nel 1923, il geografo Giotto Dainelli scrive

  • 46 DAINELLI, Giotto, Nell’Egeo, Firenze, Le Monnier, 1923, p. 40.

In tutto quanto l’Oriente Mediterraneo manca una stazione adatta per la bagnatura: Rodi sarebbe l’ideale. [...] Lasciate che veramente vi sorga un grande albergo, moderno in tutto ciò che deve rendervi confortevole la vita, ma intonato all’ambiente, e vedrete affollarlo [...] dai ricchi levantini di Alessandria e di Smirne46.

  • 47 MAZZOCCHI ALEMANNI, Nallo, op. cit., p. 251.
  • 48 Lago a Mussolini, 11 maggio 1923, in ASD, DGAC 1919-23, Rodi, fasc. 6.
  • 49 Paladini a Stringher, 4 maggio 1926, cit.
  • 50 Lombardi, apprezzato progettista di fontane ed esperto di idraulica , rimase a dirigere l’Ufficio A (...)

17Per contro, lanciare Rodi come meta vacanziera comportava non solo la costruzione di strutture ricettive e attrazioni tali da garantire ai forestieri costanti occasioni di divertimento, ma anche il miglioramento dei servizi di viaggio e lo sviluppo dei mezzi di comunicazione che avrebbero diffuso la conoscenza della località. Il processo richiedeva dunque un forte supporto pubblico. Una condizione, questa, emersa fin dal 1923. A quella data, il governo egeo aveva annunciato di voler accordare agli imprenditori del settore turistico «il più largo consenso e le maggiori possibili facilitazioni»47, ma i principali gruppi alberghieri italiani, svizzeri e francesi si erano mostrati «ugualmente restii ad impegnarsi nelle spese di impianto»48. Solo in seguito alla elargizione di ingenti finanziamenti pubblici la Compagnia Grandi Alberghi di Venezia accettò di costruire un hotel di lusso a Rodi49. Dopo un lungo periodo di lavori, caratterizzato da una difficile collaborazione tra Di Fausto, il servizio tecnico della società alberghiera, rappresentato da Michele Platania, e Pietro Lombardi, venuto ad assumere la carica di Architetto Capo delle Isole dell’Egeo durante l’ultima fase della progettazione50, il Grande Albergo delle Rose fu inaugurato il 24 maggio 1927.

  • 51 Per i progetti dell’edificio cfr. Archivio di Stato del Dodecaneso (ΓΑΚ-ΑΝΔ), Collezione di progett (...)
  • 52 ALOI, Virginia, op. cit., p. 246.
  • 53 LOFFREDO, Renato, Le isole felici, Bologna, Cappelli, 1939, pp. 21-22.

18Edificato, così come gran parte delle nuove costruzioni del capoluogo, in un linguaggio architettonico sincretico, che mescolava elementi decorativi derivati dal gotico veneziano e dallo stile moresco51, a sottolineare la capacità degli italiani di ambientarsi in Levante e promuovere un «fecondo contatto di civiltà diverse»52, l’hotel divenne la principale struttura ricettiva del possedimento. Oltre a soddisfare la domanda di ospitalità dei visitatori più agiati, la struttura acquisì la funzione di polo aggregativo: al suo interno si svolgevano regolarmente serate di gala, balli e concerti, aperti ai villeggianti più in vista e al notabilato locale53.

  • 54 ARCA PETRUCCI, Marcella, op. cit., pp. 128-131.
  • 55 Cfr. LENZI, Alfredo, L’azione economica dell’Italia nell’Egeo, in Atti del I congresso di studi col (...)

19Negli stessi anni, il governo egeo si fece promotore della costruzione di altri luoghi destinati al tempo libero, come il campo da golf, lo stadio, il teatro e i musei54. L’intervento pubblico stimolò anche la nascita di ristoranti, circoli e altri servizi di intrattenimento, tra cui quelli terapeutici. Fra questi spiccano le terme di Calitea, uno stabilimento sorto con lo scopo dichiarato di soddisfare la richiesta di cure idroterapiche ormai diffusa anche tra i levantini55. Commentando la scoperta delle sorgenti Lago scriveva:

  • 56 Lago a MAE, 24 settembre 1928, in ASDMAE, Direzione Generale Affari Commerciali (DGAC), anno 1929, (...)

quando si pensi che Rodi è già ben attrezzata per un largo movimento turistico e di soggiorno; che in tutto il levante non esistono acque del genere […] è lecito prevedere che le acque di Rodi acquisteranno presto risonanza. Me ne attendo un forte impulso del movimento dei forestieri che molto ci interessa, non solo per il beneficio economico ma per far circolare a Rodi il maggior numero possibile di Orientali e far loro constatare che l’Italia è ormai una potenza territorialmente levantina, e che sa amministrare non meno bene delle altre grandi potenze56.

  • 57 Cfr. la documentazione in ASD, DGAC, Egeo, anno 1934, cat. 56.
  • 58 BUTI, Vittorio, «L’industria turistica a Rodi», in Rivista delle colonie italiane, 12/1931, pp. 186 (...)
  • 59 PELLEGRINESCHI, Angelo Vittorio, «Le nostre colonie ed i collegamenti aerei», in Rivista delle colo (...)
  • 60 Cfr. ASD, AP 1931-45, Dodecanneso-Egeo, b. 7, fasc. Rapporti politici – Situazione interna.

20Attraverso generose sovvenzioni e costanti pressioni sulle compagnie di navigazione fu risolto anche il problema dei trasporti57. Dal 1927, le navi della compagnia “Puglia” iniziarono a coprire regolarmente il tragitto tra Rodi, il Pireo e Brindisi, presto seguite da quelle dalla compagnia San Marco e dal Lloyd Triestino, che aprirono degli itinerari facenti capo a Genova, Venezia, Trieste e Istanbul. Furono pure assicurati dei collegamenti veloci con Smirne e Alessandria, che divennero raggiungibili in meno di trenta ore58. In aggiunta, numerose crociere iniziarono a fare tappa nel Dodecaneso durante la bella stagione. I viaggiatori più facoltosi potevano approfittare anche dei servizi di navigazione aerea: nel 1930 fu inaugurato un idroscalo e l’isola fu collegata a Atene, Brindisi e Istanbul con un volo settimanale59. Nel 1936 fu aperto un aeroporto civile60.

  • 61 TRECHAS, Kostantinos, «Attività operistica e teatrale del Teatro Puccini di Rodi dal 1937 al 1940», (...)
  • 62 Cfr. Archivio Centrale dello Stato, Minculpop, Gabinetto, b. 91, f. Soc. Naz. Dante Alighieri. Cors (...)

21Governo e municipio si incaricarono anche dell’organizzazione di diversi intrattenimenti gratuiti; dagli spettacoli musicali offerti dalla banda militare a numerose competizioni sportive. Altre manifestazioni culturali, a pagamento, erano organizzate regolarmente durante l’estate per intrattenere i turisti più facoltosi. Rientrano, ad esempio, in questa categoria la stagione lirica61, e i corsi estivi sul ruolo dell’Italia nella storia del Mediterraneo orientale e la dottrina dello Stato fascista promossi dalla Società Dante Alighieri62. Questi ultimi si configuravano come veri e propri interventi di diplomazia culturale, in linea con la direttiva politica di promuovere la reciproca comprensione tra italiani e orientali emanata dal regime nella prima metà degli anni Trenta. Una funzione che è chiaramente leggibile nei commenti ufficiali sull’iniziativa:

  • 63 BUTI, Vittorio, Il corso di alta cultura della Dante Alighieri in Rodi, in Atti del III Congresso d (...)

sentivamo che fra gli egoismi esasperati dei Paesi che in Oriente s’erano già affermati, noi potevamo dire una parola nuova, quella della collaborazione. L’espansione spirituale era quella che nel Levante mediterraneo corrispondeva meglio ai nostri fini. […] Conoscere e farsi conoscere, ecco il programma che l’Italia intendeva svolgere in Levante, in modo da avere anche qui – nel campo spirituale – il suo posto al sole63.

3.1. Il successo propagandistico del turismo a Rodi

  • 64 Paternò a Mussolini, 30 maggio 1927, in ASD, AP 1919-30, b. 990, fasc. Rapporti politici.
  • 65 Gray a Mussolini, 7 giugno 1927, in ASD, AP 1919-30, b. 990, fasc. Rapporti politici.

22Da un punto di vista politico, tali e tanti incentivi allo sviluppo del turismo sembravano giustificati dal fatto che la propaganda sortì dei risultati incoraggianti già durante l’inaugurazione del Grande Albergo delle Rose. All’evento fu invitata una delegazione egiziana, capitanata dal ministro dell’istruzione Shamsi Bey e accompagnata dal rappresentante diplomatico italiano al Cairo. Quest’ultimo telegrafò a Roma che le autorità egiziane erano «rimaste profondamente impressionate dai grandi progressi realizzati dal Governo nazionale»64. Il positivo effetto sulla delegazione cairota è confermato dalla testimonianza del deputato Ezio Maria Gray, presente all’inaugurazione nella doppia veste di rappresentante della Camera e presidente della Compagnia Italiana Turismo. In una relazione per Mussolini, Gray sottolinea: «il gruppo egiziano fu entusiasta dello spettacolo generale e il Ministro della P.I. disse a voce forte vedendo le accoglienze popolari: mais c’est incroyable la force de pénétration du Fascisme!»65.

  • 66 Governo delle isole italiane dell’Egeo a MAE, 19 maggio 1932, cit.
  • 67 Cfr. RAPPAS, Alexis,, «The Transnational Formation of Imperial Rule on the Margins of Europe: Briti (...)
  • 68 PIGNATARO, Luca, op. cit., pp. 192-195.
  • 69 Ibidem.

23Shamsi Bey non è l’unica personalità straniera che palesò la sua ammirazione per il regime durante un soggiorno in Egeo. Più in generale, osserva Lago nel 1932, «gli Orientali [...] stupiscono nel vedere come l’Italia abbia saputo in pochi anni trasformare un lurido borgo levantino in una delle più ridenti e meglio attrezzate stazioni di turismo [...] del Levante. Ne concludono che non solo l’Inghilterra e la Francia sono Potenze colonizzatrici, ma anche l’Italia»66. Anche numerosi visitatori occidentali, dal governatore di Cipro67 al console americano a Smirne espressero commenti lusinghieri sull’amministrazione italiana dopo una visita al Dodecaneso68. Nel 1933, perfino il direttore degli affari politici del Ministero degli Esteri greco palesò il suo «entusiasmo per le opere compiute dal Governo italiano» durante una vacanza a Rodi69. L’efficacia del turismo nel Dodecaneso come vettore del prestigio internazionale italiano non poteva trovare migliore conferma.

4. Gli anni della crisi e le nuove funzioni del turismo

  • 70 ESPINOZA, Filippo, op. cit., pp. 175-176.
  • 71 «Le poche centinaia di turisti che toccavano Rodi nell’anno 1923-24 hanno superato la cifra di 30.0 (...)
  • 72 Manto a Azzolini, 30 gennaio 1931, in ASBI, Rodi, CPL Riservato, b. 94.
  • 73 Gigli a ACBDI, 27 luglio 1934, in ASBI, Rodi, CPL Riservato, b. 95.
  • 74 Andreoli a ACBDI, 6 luglio 1933, in ibidem.
  • 75 Gigli a ACBDI, 21 gennaio 1935, in ibidem.
  • 76 La ripresa era legata all’allineamento della lira alla sterlina del 1936. Dal momento che le monete (...)
  • 77 Gigli a ACBDI, 1 febbraio 1938, in ASBI, Rodi, CPL Riservato, b. 97, cfr. De Vecchi a Ciano, 2 agos (...)

24A dispetto della sua efficacia propagandistica, il turismo a Rodi non riuscì a tradursi in un successo economico, anche a causa del sopraggiungere della crisi degli anni Trenta. Così come gli altri dati quantitativi sull’economia locale diffusi dalle autorità70, quelli sul numero dei visitatori sono pochi, entusiastici e quasi certamente falsi71. Numerose relazioni di carattere riservato prodotte dalla filiale egea della Banca d’Italia sottolineano però che l’impatto della Grande depressione era stato devastante per il settore. Secondo queste fonti, dopo una breve fase di «promettente sviluppo», dal 1930 le presenze accusarono una «sensibile contrazione»72, continuando a diminuire fino al 193473. Le principali aziende del ramo turistico, oberate dai debiti «in conseguenza di una vasta attrezzatura creata con il presupposto di vedere in breve Rodi affermarsi come centro di villeggiatura signorile e cosmopolita»74, subirono delle perdite talmente gravi da giungere alla bancarotta. Per evitarne la chiusura, il governo egeo ne dovette assumere la gestione diretta75. Il numero dei soggiorni tornò a crescere nel 1935, registrando una ripresa76 nel biennio successivo77. Nel frattempo, la sostituzione del diplomatico Mario Lago col quadrumviro Cesare Maria De Vecchi, nominato governatore alla fine del 1936, e lo scenario internazionale successivo alla proclamazione dell’Impero fecero emergere nuove priorità nell’agenda di spesa pubblica.

  • 78 De Vecchi a Ciano, 19 gennaio 1937, il documento è citato integralmente in DIVANI, Lena, CONSTANTOP (...)
  • 79 ARCA PETRUCCI, Marcella, op. cit., p. 131.

25De Vecchi, preoccupato soprattutto dello sviluppo delle strutture militari, avrebbe presto segnalato a Roma che «la attrezzatura [turistica] non può essere per ora spinta molto più innanzi come possibilità materiale da parte governativa». Occorreva anzi «smobilitare la bardatura statale», anche considerando che il paradosso per cui un «Governo, il quale non provvede ai pubblici esercizi della educazione, della agricoltura indigena e simili, non si perita poi di fare l’albergatore» offriva un’immagine negativa. D’altro canto, non era possibile pensare di «creare una corrente turistica su solide basi [….] col costruire a spese dello Stato alberghi, luoghi di ritrovo, terme ed altro, salvo poi accollarne la passività della gestione alla parte ordinaria del bilancio [pubblico]»78. Nel giro di pochi mesi le più importanti strutture ricettive sarebbero state cedute alla SAVIA (Società Anonima Valori immobiliari Alberghieri), una compagnia privata con sede a Milano79.

4.1. Turismo e propaganda imperiale alla vigilia della Seconda guerra mondiale

  • 80 Cfr. la documentazione in ASD, AP 1931-45, Dodecanneso-Egeo, b. 15, f. Rapporti Politici
  • 81 De Vecchi a Ciano, 19 gennaio 1937, cit.
  • 82 ZANABONI, Giorgio, «L’estremo baluardo mediterraneo della civiltà europea: Rodi leggendaria e il ri (...)

26Le considerazioni di De Vecchi sono particolarmente interessanti, tenendo conto del fatto che gli anni Trenta rappresentano una fase di forte interventismo statale e centralizzazione dirigista, che nella metropoli coinvolse anche la gestione dell’industria del forestiero, e che Balbo stava portando avanti una politica di diretta presa in carico delle aziende turistiche da parte del governo libico. La scarsità dei fondi a disposizione del nuovo governatore per far fronte al programma di militarizzazione sembra sufficiente a spiegare tale anomalia. Ciò anche considerando che le sue critiche si riferivano soprattutto al tentativo di trasformare Rodi in una destinazione di lusso per una clientela internazionale. Una clientela composta da alte personalità che non poteva non destare il sospetto di spionaggio, stanti la funzione strategica di Rodi e le crescenti tensioni politiche tra l’Italia, la Gran Bretagna, la Francia e i loro alleati80. De Vecchi non nascondeva invece di voler incentivare la presenza di «gente di piccola e media fortuna»81. Clienti che, avrebbe dichiarato in un intervista al «Messaggero di Rodi», non sarebbero più dovuti approdare «esclusivamente dalle sponde del Mediterraneo orientale», ma «da quelle del Mediterraneo occidentale, dall’interno del Continente europeo ed in particolare dalla nostra penisola»82.

  • 83 Ibidem.
  • 84 Cfr. RODOGNO, Davide, Il nuovo ordine mediterraneo. Le politiche di occupazione dell’Italia fascist (...)
  • 85 ZANABONI, Giorgio, op. cit.

27Inoltre, la limitazione dell’impegno pubblico non poneva in discussione le finalità propagandistiche del turismo. De Vecchi avrebbe anzi confermato che «il problema turistico, nell’Egeo, non ha soltanto un carattere economico»83. Sarebbe però mutata la visione che il regime intendeva comunicare ai visitatori. Come si è osservato nei precedenti paragrafi, fino alla metà degli anni Trenta, un’importante finalità dei programmi turistici in Egeo era dimostrare ai levantini la capacità italiana di modernizzare i territori dell’Oriente collaborando, sia pure da una posizione egemone, con le altre popolazioni mediterranee. Alla vigilia della Seconda guerra mondiale, il regime non sentì più il bisogno di dimostrare né le sue virtù imperiali, ormai considerate auto-evidenti, né la capacità italiana di dialogare con le culture extra-europee. D’altra parte, l’obiettivo della politica mediterranea non era più il costruire rapporti di cooperazione, ma preparare la sottomissione delle altre nazioni del mare nostrum, nel quadro di un “nuovo ordine” da imporre e mantenere con la forza84. Di conseguenza, la funzione propagandistica del turismo si riduceva al suffragare le rivendicazioni degli “eredi di Roma”, trasformando un passato mitizzato in una concreta esperienza. Il valore dimostrativo di Rodi era cioè documentare «come Roma abbia avuto una affermazione assorbente di tutte le civiltà precedenti [...], imprimendovi il proprio crisma». «Voglio», affermava De Vecchi, «far cadere sotto i sensi di tutti i visitatori [...] queste verità [...] che davanti agli scavi ed ai restauri che faremo, diventeranno [...] incontrovertibili»85.

  • 86 Nonostante gli incentivi governativi agli archeologi, il numero dei reperti chiaramente riconducibi (...)
  • 87 MARTINOLI, Simona, PEROTTI, Eliana, op. cit., pp. 57-68.
  • 88 Sui militari italiani nel Dodecaneso cfr. PASQUALINI, Maria Gabriella, L’Esercito Italiano nel Dode (...)
  • 89 Le schede degli interventi sui singoli edifici sono contenute in MARTIONOLI, Simona, PEROTTI, Elian (...)

28La retorica di una presunta romanità dell’arcipelago86, conservatasi attraverso la presenza dei crociati e “risorta” con la conquista italiana coinvolse l’intera estetica del capoluogo. Oltre a far disporre numerose statue di imperatori romani nelle principali piazze di Rodi e far riedificare dalle fondamenta, in uno stile che richiamava esplicitamente il medioevo italiano, il Castello dei Cavalieri di San Giovanni, una costruzione di settanta metri per lato, situata in posizione dominante rispetto al centro storico, De Vecchi avviò una campagna di “purificazione”, che consisteva nel demolire e ricostruire in stile neo-medievale o razionalista le facciate degli edifici più esotici della “città nuova”87. Parallelamente, fu costruito un esteso sistema di fortificazioni e caserme, nel quadro di una militarizzazione che portò l’arcipelago ad ospitare circa 40.000 soldati italiani88. Alla vigilia della Seconda guerra mondiale, Rodi aveva assunto un aspetto austero, marziale e simile a quello di una città della penisola, in contrasto con l’atmosfera “balneare” e orientaleggiante che l’aveva caratterizzata negli anni Venti89.

  • 90 Cfr. ANDERSON, Sean, op. cit.
  • 91 McLAREN, Brian, LASANSKY, Medina (eds.), Architecture and Tourism : perception, performance and pla (...)

29È interessante notare che mentre in Egeo si eliminavano tutti gli elementi orientaleggianti dai palazzi costruiti durante il governatorato di Lago, la progettazione di edifici turistici in stile moresco continuò in Libia90. In tale contesto, l’idea di incorporare elementi locali nell’architettura coloniale non poteva però essere sospettata di rappresentare un tentativo di dialogo con civiltà diverse dalla propria. Al contrario, nel momento in cui numerosi accademici erano impegnati nel dare dignità scientifica al razzismo, presentando le culture dei colonizzati come un prodotto di popoli che costituivano un pericolo per il viaggiatore bianco, l’indigenismo aveva la funzione di “musealizzare” l’alterità africana, garantendone la fruibilità a turisti occidentali assetati di emozioni esotiche. Di conseguenza, nota Brian McLaren, questa prassi stilistica «was an affirmation of a politics of exclusion and racial purification»91.

  • 92 Lago a MAE, 17 febbraio 1935, in ASD, AP 1931-45, Dodecanneso-Egeo, b. 13.
  • 93 De Vecchi a Ciano, 4 aprile 1938, in ASD, AP 1931-45, Dodecanneso-Egeo, b. 15.
  • 94 Negli anni Venti i dodecanesini si erano visti attribuire una forma di piccola cittadinanza, la cit (...)
  • 95 PAPA, Catia, Governare la «Colonia Bianca»: il Dodecaneso nelle carte di Cesare Maria De Vecchi, in (...)

30Il paradigma razzista non poteva però essere applicato ai dodecanesini, una popolazione “ariana” e innegabilmente compartecipe della genesi della civiltà europea. Una popolazione che, non potendo essere discriminata sulla base di criteri razzisti92, pur venendo percepita come un pericolo interno a causa della sua alterità etnica, si ritenne necessario assimilare rapidamente93. De Vecchi varò infatti un programma di italianizzazione forzata degli egei, che avrebbe dovuto portare alla loro inclusione nel corpo nazionale, con la concessione della cittadinanza metropolitana94, nel giro di pochi anni95.

  • 96 Ibidem. Rimaneva esclusa dal progetto la comunità ebraica dodecanesina, soggetta a un processo di d (...)

31La retorica della romanità “assorbitrice”, che si rifletteva nella trasformazione del paesaggio e nella propaganda turistica, aveva lo scopo di dare un fondamento ideologico a questa politica. Al contempo, essa manteneva un’implicita funzione di propaganda imperiale. Come ha evidenziato Davide Rodogno, nei progetti politici concepiti alla vigilia della Seconda guerra mondiale si prevedeva che l’Italia avrebbe dominato tutte le nazioni del mare nostrum, con un grado di intensità che andava dalla “associazione” tra Stati indipendenti ad un puro e semplice allargamento dei propri confini, che l’avrebbe portata ad incorporare territori abitati da popolazioni etnicamente diverse, ma considerate assimilabili perché europee. In un simile scenario, la politica di italianizzazione forzata messa in campo in Egeo, basata sull’assunto che era possibile “elevare” fino al livello della rinascente civiltà romana le popolazioni “di razza ariana” del Possedimento, la cui «collocazione gerarchicamente inferiore» poteva «essere “mondata” attraverso un’intransigente opera di italianizzazione»96, suggeriva che tali pratiche potevano essere estese alle popolazioni che sarebbero entrate a far parte del nuovo impero romano.

5. Conclusioni

32Guardando alla vicenda del turismo in Egeo durante il ventennio fascista nel suo insieme, la frase spesso ripetuta secondo cui la presenza di visitatori aveva un valore politico oltre che economico si rivela un paravento: l’industria del forestiero non ebbe mai un impatto significativo sull’economia. Di fatto, per l’Italia fascista, il lancio di Rodi come meta di villeggiatura garantiva un ritorno esclusivamente politico. Ciò nondimeno si trattava di un ritorno che, agli occhi dei centri decisionali del regime, era in grado di compensare i cospicui esborsi a favore del settore: la promozione della propria immagine in territori verso cui si nutrivano esplicite, o malcelate, mire di dominio. Occorre però sottolineare che se il legame tra le politiche turistiche e la propaganda estera è una costante della vicenda in esame, l’immagine di sé che l’Italia fascista tentò di promuovere non era affatto statica. Fatti salvi alcuni motivi di fondo legati al concetto di potenza, essa subì costanti aggiustamenti, o veri e propri ribaltamenti, al mutare degli obiettivi della politica mediterranea. Di conseguenza, la pianificazione turistica nel Dodecaneso si articolò per fasi. Fasi che riflettono i diversi atteggiamenti che il regime adottò nei confronti del Levante e che, pertanto, non corrispondono necessariamente a quelle individuabili nelle politiche turistiche portate avanti nella metropoli e negli altri territori d’oltremare.

  • 97 BERRINO, Annunziata, op. cit., p. 206.

33Durante il primo lustro dell’amministrazione Lago, l’obiettivo della propaganda era soddisfare l’ambizione a vedersi riconosciuta la dignità di partecipare al controllo europeo sul Levante. L’immagine che si voleva diffondere era perciò quella di un paese efficiente e intenzionato a sviluppare i propri interessi nella regione. La costruzione di Rodi italiana fu portata avanti anche e soprattutto per dimostrare ai levantini la maturità politica e amministrativa che rendeva l’Italia fascista una credibile Potenza imperiale. Ciò fece sì che il turismo fosse guardato come fenomeno da sviluppare e sostenere fin dal 1923. Questa scelta rappresenta una peculiarità egea tanto rispetto alla metropoli, dove imperversava ancora una polemica tra fautori e detrattori del turismo, questi ultimi convinti che «il commercio, o industria che sia, del forestiero, ci disonora, e comunque se ne può fare allegramente a meno»97, quanto rispetto alla Libia, dove, fino agli anni Trenta, l’intenzione di sviluppare un’economia turistica fu frustrata dalla mancanza di infrastrutture e dallo scarso controllo sul territorio.

  • 98 Ibidem, p. 227.
  • 99 Tra questi fattori risultava importante il negare l’ellenicità dell’arcipelago rimandando al suo pa (...)

34Le ambizioni mediterranee del fascismo continuarono a influenzare il turismo in Egeo, riflettendosi in politiche anomale rispetto al contesto italiano, anche nel successivo decennio. Mentre nella metropoli il regime iniziava a promuovere il passaggio «da una partecipazione elitaria a una ben più vasta, popolare e fascista»98, a Rodi ci si compiaceva innanzitutto della presenza di personalità appartenenti ai ceti più influenti e facoltosi dell’Oriente mediterraneo. Questa anomalia può essere chiarita leggendo i piani per lo sviluppo turistico del Dodecaneso come corollario della diplomazia culturale verso il Vicino Oriente. Una politica il cui scopo dichiarato era ora mostrare il volto più rassicurante dell’Italia alle classi dirigenti di quei paesi, per promuoverne l’attrazione nella propria orbita politica ed economica. La volontà di rivolgersi in primo luogo a questo specifico segmento dei visitatori, mostrando che Roma era capace di intavolare un dialogo con le culture e le tradizioni dell’Oriente mediterraneo, spiega anche, insieme ad altri fattori più generali99, il tentativo di creare un’atmosfera capace di conciliare italianità e levantinità.

  • 100 GIULIANI, Gaia, «Mediterraneità e bianchezza. Il razzismo italiano tra fascismo e articolazioni con (...)

35Per converso, l’idea di eliminare le atmosfere orientaleggianti dalla località balneare durante il governatorato di De Vecchi, insistendo sul topos della romanità, rifletteva una politica, ora esplicitamente imperialista, nei confronti del Levante. In effetti, se, come nota McLaren, le atmosfere indigeniste ancora presenti nelle località turistiche libiche rappresentano un tentativo di portare la metropoli in Africa preservando un rapporto di discriminazione verso gli indigeni, la nuova immagine del paesaggio egeo potrebbe essere interpretata come parte di una politica speculare. Un tentativo, basato su analoghi criteri razzisti, di dimostrare la capacità del regime di portare gli abitanti di un territorio d’oltremare nella metropoli. Ciò attraverso un processo di inclusione che, nota Gaia Giuliani commentando l’idea fascista di “corpo nazionale”, può essere reso con una metafora antropofaga: «perché il corpo della nazione possa crescere e dominare è necessario fagocitare e nutrire, assorbire, sino al confine che definisce l’alterità incommensurabile e dunque inassorbibile»100.

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Note

1 ROLETTO, Giorgio, Rodi: la funzione imperiale nel Mediterraneo orientale, Roma, Istituto Fascista dell’Africa Italiana, 1939, p. 78.

2 Per il ruolo dell’amministrazione italiana nella memoria locale cfr.: DOUMANIS, Nicholas, Una faccia una razza. Le colonie italiane nell’Egeo, Bologna, Il Mulino, 2003.

3 Per una sintesi sullo stato dell’arte cfr. BERRINO, Annunziata, Storia del turismo in Italia, Bologna, Il Mulino, 2011.

4 Tra i numerosi lavori sul tema si segnalano PAPANI DEAN, Elena, «La dominazione italiana e l’attività urbanistica ed edilizia nel Dodecaneso, 1912-1943», in Storia Urbana, 3, 8, 2/1979, pp. 3-46; ANTHONIADES, Anthony, «Italian Architecture in Dodecanese: a Preliminary Assessment», in Journal of Architectural Education, XXXVIII, 1/1984, pp. 18-25; CIACCI, Leonardo, Rodi italiana 1912-1923. Come si inventa una città, Venezia, Marsilio, 1990; LIVADIOTTI, Monica, ROCCO, Giorgio (a cura di), La Presenza italiana nel Dodecaneso tra il 1912 e il 1948. La ricerca archeologica. La conservazione. Le scelte progettuali, Catania, Prisma, 1996; MARTINOLI, Simona, PEROTTI, Eliana (a cura di), Architettura coloniale italiana nel Dodecaneso 1912-1943, Torino, Fondazione Agnelli, 1999; GRESLERI, Giuliano, MASSARETTI, Piergiorgio (a cura di), Architettura italiana d’oltremare: atlante iconografico, Bologna, BUP, 2008; ARCA PETRUCCI, Marcella, Atlante geostorico di Rodi. Territorialità, attori, pratiche e rappresentazioni (1912-1947), Roma, Gangemi, 2010; TREMONTI, Ugo, Architettura e urbanistica nelle terre d’oltremare (Dodecaneso, Etiopia, Albania), Bologna, BUP, 2017; PELLICCIARI, Graziano, «Armando Bernabiti, Architetto in Dodecaneso 1927-1945», in Rassegna Storica Crevalcorese, 10, 2014, pp. 32-158. Per una bibliografia più dettagliata cfr. MASSARETTI, Piergiorgio, «Il Dodecaneso italiano e le sue storie costruttive», in Rassegna Storica Crevalcorese, 10, 2014, pp. 17-27.

5 ALOI, Virginia, Rodi: un posto al sole? L’identità territoriale dell’isola sotto i governatorati civili di Mario Lago e Cesare De Vecchi (1923-1940), Tesi di Dottorato di Ricerca in Storia dell’Italia contemporanea: politica, territorio e società, Università Roma Tre, Roma, a.a. 2006/2007, pp. 267-324.

6 McGUIRE, Valerie, Fascism’s Mediterranean Empire: Occupation and Governance in the Dodecanese Islands (1912-43), A dissertation submitted in partial fulfillment of the requirements for the degree of Doctor of Philosophy, Department of Italian Studies, New York University, New York, May 2013, pp. 70-147.

7 Cfr. McLAREN, Brian, Architecture and tourism in Italian colonial Libya, Seattle - London, University of Washington Press, 2008

8 Sull’argomento si veda anche CASTELNOVI, Michele, Rodi come mèta ideale per il turismo italiano: la guida TCI del 1929, in ARCA PETRUCCI, Marcella, op. cit., pp. 206-220.

9 McGUIRE, Valerie, op. cit, p. 75.

10 Per le ambizioni italiane in Anatolia cfr. PETRICIOLI, Marta, L’Italia in Asia Minore: Equilibrio mediterraneo e ambizioni imperialiste alla vigilia della prima guerra mondiale, Firenze, Sansoni, 1983; GRASSI, Fabio Libero, L’Italia e la questione turca (1919-1923). Opinione pubblica e politica estera, Torino, Zamorani, 1996; BARLAS, Dilek, «Friends of Foes? Diplomatic Relations between Italy and Turkey. 1923-36», in International Journal of Middle East Studies, 36, 2/2004, pp. 231-252.

11 Si vedano ad esempio, i numerosi articoli sul tema dell’espansione italiana in Levante apparsi sulla «Rivista delle Colonie e d’Oriente» e la Discussione del disegno di legge: stato di previsione della spesa del Ministero degli affari esteri per l’esercizio finanziario 1925-1926, in Atti Parlamentari, Camera dei Deputati, Legislatura XXVII, Sessione 1924-1925, 26 marzo 1925, pp. 2983-2995.

URL: < http://storia.camera.it/regno/lavori/leg27/sed072.pdf > [consultato il 16 giugno 2018].

12 PEROTTI, Eliana, Isole Italiane dell’Egeo, in GRESLERI, Giuliano, MASSARETTI, Piergiorgio (a cura di), op. cit., pp. 283-292, p. 283.

13 Per i mutevoli atteggiamenti del Regime nei confronti degli arabi cfr.: ARIELLI, Nir, Fascist Italy and the Middle East, Basingstoke, Palgrave-MacMillan, 2010. Per un’analisi della propaganda culturale verso i Balcani, cfr.: SANTORO, Stefano, L’Italia e l’Europa orientale. Diplomazia culturale e propaganda: 1918-1943, Milano, Franco Angeli, 2005.

14 La letteratura sul tema della “svolta segregazionista” dopo la conquista dell’Impero è piuttosto ampia. Per una sintesi, cfr.: DEPLANO, Valeria, I confini dell’italianità. Cittadinanza e sudditanza coloniale nel progetto imperiale fascista, in BASCHERINI, Gianluca, RUOCCO, Giovanni (a cura di), Lontano vicino. Metropoli e colonie nella costruzione dello Stato nazionale italiano, Napoli, Jovene, 2016, pp. 201-223.

15 Cfr. MINNITI, Fortunato, Fino alla guerra. Strategie e conflitto nella politica estera di Mussolini, 1923-40, Napoli, ESI, 2000.

16 CACCAMO, Giulia, Esserci a qualsiasi costo. Albania, Mediterraneo orientale e spedizioni minori, in PUPO, Raoul (a cura di), La vittoria senza pace: le occupazioni militari italiane alla fine della grande guerra, Roma-Bari, Laterza, 2014, pp. 195-204.

17 Cfr. DIVANI, Lena, COSTANTOPOULOU, Photini (edited by), The Dodecanese : the long road to union with Greece: diplomatic documents from the historical archives of the Ministry of foreign affairs, Athens, Kastaniotis, 1997.

18 Cfr. SERTOLI SALIS, Renzo, Le Isole Italiane dell’Egeo dall’Occupazione alla Sovranità, Roma, Regio Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano, 1939.

19 Cfr. PIGNATARO, Luca, Il Dodecaneso Italiano (1912-1947), vol. II, Il Governo di Mario Lago, Chieti, Solfanelli, 2013, pp. 192-195.

20 Tra i numerosi contributi sul tema si segnalano, oltre a GRESLERI, Giuliano, MASSARETTI, Piergiorgio, op. cit.; FULLER, Mia, Moderns abroad, Architecture, cities and Italian imperialism, London, Routledge, 2007; FULLER, Mia, BEN GHIAT, Ruth (eds.), Italian Colonialism, New York, Palgrave MacMillan, 2008, ANDERSON, Sean, «The Light and the Line: Florestano Di Fausto and the Politics of ‘Mediterraneità’», in California Italian Studies, I, 1, 2010, URL: < https://escholarship.org/uc/item/9hm1p6m5 > [consultato il 16 giugno 2018].

21 Cfr. ALOI, Virginia, op. cit.

22 Cfr. Archivio Storico Diplomatico del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (ASD), Affari Politici (AP) 1919-30, b. 986, fasc. Trattazione Generale.

23 Cfr. ESPINOZA, Filippo, Fare gli Italiani dell’Egeo: il Dodecaneso dall’Impero ottomano all’Impero del fascismo, Tesi di Dottorato di Ricerca in Studi Umanistici, Università degli studi di Trento, 2017, pp. 197-225.

24 Cfr. STIGLIANO, Marco, Modernità d’esportazione: Florestano Di Fausto e lo stile del costruire nei territori italiani d’oltremare, Bari, Polibapress, 2009.

25 MARTINOLI, Simona, PEROTTI, Eliana (a cura di), op. cit., p. 28.

26 I principali erano Giorgio Francisi, Oriolo Frezzotti e Rodolfo Petracco, cfr. MASSARETTI, Piergiorgio, op. cit., pp. 18-20.

27 MARTINOLI, Simona, PEROTTI, Eliana (a cura di), op. cit., p. 458.

28 Cfr. SCADUTO, Rosario, Il Ritorno dei Cavalieri. Aspetti della tutela e del restauro dei monumenti a Rodi tra il 1912 e il 1945, Palermo, Falcone, 2008.

29 ARCA PETRUCCI, Marcella, op. cit., p. 22; MARTINOLI, Simona, PEROTTI, Eliana (a cura di), op. cit., p. 460.

30 LIVADIOTTI, Monica, ROCCO, Giorgio (a cura di), op. cit., pp. 292-295, 307.

31 PARODI, Mario, «L’opera del regime nell’isola di Rodi», in Rivista delle colonie, 3/1940, p. 300.

32 LAGO, Mario, Prefazione in BERTARELLI, Luigi Vittorio (a cura di), Rodi e le minori Isole Italiane dell’Egeo, Milano, TCI, 1930, pp. 3-4.

33 PEROTTI, Eliana, op. cit., pp. 283-287.

34 Cfr. Lago a Mussolini, 17 maggio 1923, in ASD, AP 1919-30, b. 986, fasc. Trattazione Generale.

35 CIACCI, Leonardo, Il Dodecaneso e la costruzione di Rodi italiana. Le molte ragioni di un progetto urbano, in LIVADIOTTI, Monica, ROCCO, Giorgio, op. cit., pp. 273-284.

36 Manto a Amministrazione Centrale della Banca d’Italia (ACBI), 20 gennaio 1928, in Archivio Storico della Banca d’Italia (ASBI), Rodi, Copialettere Riservato (CPLR), b. 94.

37 Discussione del disegno di legge: stato di previsione della spesa del Ministero degli affari esteri per l’esercizio finanziario 1925-1926, cit., pp. 2984-2985.

38 Lago a Mussolini 12 settembre 1925, in ASD, Direzione Generale Affari Commerciali (DGAC) 1924-26, Egeo, cat. 4, fasc. 8.

39 Lago a Ministero degli Affari Esteri, 10 luglio 1934, in ibidem, Direzione Generale Affari Commerciali (DGAC), Egeo,1934, cat. 56.

40 ALOI, Virginia, op. cit., p. 268.

41 ARCA PETRUCCI, Marcella, op. cit., p. 134.

42 DESIO, Ardito, Le Isole Italiane dell’Egeo. Studi geologici e geografico-fisici, in Memorie descrittive della carta geologica d’Italia, vol. XXIV, Roma, Libreria del Provveditorato Generale dello Stato, 1931, p. 8.

43 CERONE, Tommaso, Nel Dodecaneso: impressioni d’oriente, Napoli, Jovene, 1920, pp. 52-54; ALHADEFF, Vittorio, Le chêne de Rhodes: saga d’une grande famille sépharade, Paris, Méditerranée, 1998, p. 111.

44 MAZZOCCHI ALEMANNI, Nallo, Rodi stazione climatica e centro turistico nel Mediterraneo orientale, in DORIA, Dario, AQUARONE, Mario, JONA, Willy (a cura di), Atti del Congresso Nazionale per l’Espansione economica e commerciale all’Estero, Trieste 4-8 novembre 1923, Trieste, Circolo di Studi Economici, 1924.

45 Paladini a Stringher, 4 maggio 1926, in ASBI, Filiali coloniali, b. 9132; MARTINOLI, Simona, PEROTTI, Eliana, op. cit., pp. 108-111.

46 DAINELLI, Giotto, Nell’Egeo, Firenze, Le Monnier, 1923, p. 40.

47 MAZZOCCHI ALEMANNI, Nallo, op. cit., p. 251.

48 Lago a Mussolini, 11 maggio 1923, in ASD, DGAC 1919-23, Rodi, fasc. 6.

49 Paladini a Stringher, 4 maggio 1926, cit.

50 Lombardi, apprezzato progettista di fontane ed esperto di idraulica , rimase a dirigere l’Ufficio Architettura fino al 1929, quando De Bono lo richiamò in Italia in qualità di «commissario generale per le mostre coloniali italiane presso le esposizioni di Anversa e Parigi». Dopo la Partenza di Lombardi, Lago si avvalse unicamente di tecnici locali, anche per non «doversi confrontare continuamente con personalità affermate». Cfr. MARTIONLI, Simona, PEROTTI, Eliana, op. cit., p. 28.

51 Per i progetti dell’edificio cfr. Archivio di Stato del Dodecaneso (ΓΑΚ-ΑΝΔ), Collezione di progetti architettonici italiani (ΙΑΣ), b. 5, URL:

< http://arxeiomnimon.gak.gr/browse/resource.html?tab=01&id=15077 > [consultato il 16 giugno 2018].

52 ALOI, Virginia, op. cit., p. 246.

53 LOFFREDO, Renato, Le isole felici, Bologna, Cappelli, 1939, pp. 21-22.

54 ARCA PETRUCCI, Marcella, op. cit., pp. 128-131.

55 Cfr. LENZI, Alfredo, L’azione economica dell’Italia nell’Egeo, in Atti del I congresso di studi coloniali: Firenze, 8-12 aprile 1931, Vol. 5, Firenze, Olschki, 1931, pp. 209-219, p. 213. Per la costruzione dell’edificio cfr. ΓΑΚ-ΑΝΔ, Governo italiano (ΙΔΔ), b. Π 1183, cfr. ibidem ΙΑΣ, b. 13.

56 Lago a MAE, 24 settembre 1928, in ASDMAE, Direzione Generale Affari Commerciali (DGAC), anno 1929, Egeo, cat. 12, f. 5, cfr Lago a Ministero delle Comunicazioni, 11 luglio 1934, in ibidem, anno 1934, Egeo, cat. 56.

57 Cfr. la documentazione in ASD, DGAC, Egeo, anno 1934, cat. 56.

58 BUTI, Vittorio, «L’industria turistica a Rodi», in Rivista delle colonie italiane, 12/1931, pp. 186-191.

59 PELLEGRINESCHI, Angelo Vittorio, «Le nostre colonie ed i collegamenti aerei», in Rivista delle colonie italiane, 6/1932, pp. 689-695.

60 Cfr. ASD, AP 1931-45, Dodecanneso-Egeo, b. 7, fasc. Rapporti politici – Situazione interna.

61 TRECHAS, Kostantinos, «Attività operistica e teatrale del Teatro Puccini di Rodi dal 1937 al 1940», in Res publica, rivista di studi storico-politici internazionali, 8, 1/2014, pp. 55-63.

62 Cfr. Archivio Centrale dello Stato, Minculpop, Gabinetto, b. 91, f. Soc. Naz. Dante Alighieri. Corsi di Alta cultura in Rodi.

63 BUTI, Vittorio, Il corso di alta cultura della Dante Alighieri in Rodi, in Atti del III Congresso di studi coloniali: Firenze-Roma, 12-17 aprile 1937, vol. VI, Firenze, Sansoni, 1937, pp. 72-82, p. 74.

64 Paternò a Mussolini, 30 maggio 1927, in ASD, AP 1919-30, b. 990, fasc. Rapporti politici.

65 Gray a Mussolini, 7 giugno 1927, in ASD, AP 1919-30, b. 990, fasc. Rapporti politici.

66 Governo delle isole italiane dell’Egeo a MAE, 19 maggio 1932, cit.

67 Cfr. RAPPAS, Alexis,, «The Transnational Formation of Imperial Rule on the Margins of Europe: British Cyprus and the Italian Dodecanese in the Interwar Period», in European History Quarterly, VL, 3/2015, pp. 467-505.

68 PIGNATARO, Luca, op. cit., pp. 192-195.

69 Ibidem.

70 ESPINOZA, Filippo, op. cit., pp. 175-176.

71 «Le poche centinaia di turisti che toccavano Rodi nell’anno 1923-24 hanno superato la cifra di 30.000 nell’anno 1932 e raggiungeranno quella di 50.000 nell’anno successivo» Annuario delle Colonie italiane e dei paesi vicini, Roma, Istituto Coloniale Fascista, 1934, p. 861. Non è stato possibile reperire dei dati disaggregati sulla nazionalità dei visitatori, ma la documentazione interna del Ministero degli Esteri afferma che la stragrande maggioranza dei visitatori proveniva dall’Egitto. Cfr. la documentazione in ASD, AP 1919-30, b. 990.

72 Manto a Azzolini, 30 gennaio 1931, in ASBI, Rodi, CPL Riservato, b. 94.

73 Gigli a ACBDI, 27 luglio 1934, in ASBI, Rodi, CPL Riservato, b. 95.

74 Andreoli a ACBDI, 6 luglio 1933, in ibidem.

75 Gigli a ACBDI, 21 gennaio 1935, in ibidem.

76 La ripresa era legata all’allineamento della lira alla sterlina del 1936. Dal momento che le monete usate nelle altre località di soggiorno del Mediterraneo orientale (Cipro, Libano, Grecia) avevano tassi di cambio molto più favorevoli rispetto alle principali valute internazionali, la politica della lira forte aveva disincentivato la presenza di turisti stranieri durante gli anni della crisi. Cfr. Dotti a Azzolini, 5 agosto 1932, in ibidem e Lago a MAE, 15 novembre 1934, in ASD, DGAC, Egeo, anno 1934, cat. 56.

77 Gigli a ACBDI, 1 febbraio 1938, in ASBI, Rodi, CPL Riservato, b. 97, cfr. De Vecchi a Ciano, 2 agosto 1937, in ASD, AP 1931-45, Dodecanneso-Egeo, b. 13 , f. Miscellanea. Un opuscolo pubblicato dal MAE nel 1947 avrebbe indicato la presenza di circa 60.000 visitatori all’anno nell’immediato anteguerra. Cfr. L’Italia a Rodi, Roma, Istituto Poligrafico dello Stato, 1947.

78 De Vecchi a Ciano, 19 gennaio 1937, il documento è citato integralmente in DIVANI, Lena, CONSTANTOPOULOU, Photini (edited by), The Dodecanese - the Long Road to Union with Greece - Diplomatic Documents from the Historical Archives of the Ministry of Foreign Affairs, Athens, Kastaniotis, 1997, pp. 231-255.

79 ARCA PETRUCCI, Marcella, op. cit., p. 131.

80 Cfr. la documentazione in ASD, AP 1931-45, Dodecanneso-Egeo, b. 15, f. Rapporti Politici

81 De Vecchi a Ciano, 19 gennaio 1937, cit.

82 ZANABONI, Giorgio, «L’estremo baluardo mediterraneo della civiltà europea: Rodi leggendaria e il ritorno di Roma nell’Egeo. Un’intervista col Governatore de Vecchi di Valcismon», in Messaggero di Rodi, 27 marzo 1937.

83 Ibidem.

84 Cfr. RODOGNO, Davide, Il nuovo ordine mediterraneo. Le politiche di occupazione dell’Italia fascista in Europa (1940-1943), Torino, Bollati Boringhieri, 2003.

85 ZANABONI, Giorgio, op. cit.

86 Nonostante gli incentivi governativi agli archeologi, il numero dei reperti chiaramente riconducibili alla presenza romana in Egeo risultò scarsissimo. Cfr. MARTINOLI, Simona, PEROTTI, Eliana (a cura di), op. cit., pp. 67-76.

87 MARTINOLI, Simona, PEROTTI, Eliana, op. cit., pp. 57-68.

88 Sui militari italiani nel Dodecaneso cfr. PASQUALINI, Maria Gabriella, L’Esercito Italiano nel Dodecaneso, 1912-1943. Speranze e realtà, I documenti dell’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito, Roma, SME, 2003.

89 Le schede degli interventi sui singoli edifici sono contenute in MARTIONOLI, Simona, PEROTTI, Eliana, op. cit.

90 Cfr. ANDERSON, Sean, op. cit.

91 McLAREN, Brian, LASANSKY, Medina (eds.), Architecture and Tourism : perception, performance and place, Oxford – New York, Berg, 2004, p. 90.

92 Lago a MAE, 17 febbraio 1935, in ASD, AP 1931-45, Dodecanneso-Egeo, b. 13.

93 De Vecchi a Ciano, 4 aprile 1938, in ASD, AP 1931-45, Dodecanneso-Egeo, b. 15.

94 Negli anni Venti i dodecanesini si erano visti attribuire una forma di piccola cittadinanza, la cittadinanza egea, che, analogamente a quella libica, prevedeva l’assenza di diritti politici, obblighi di leva e il riconoscimento degli statuti personali nel diritto privato e familiare. Sul tema cfr. ESPINOZA, Filippo, Una cittadinanza imperiale basata sul consenso: il caso delle Isole Italiane dell’Egeo in LORENZINI, Sara, BELLEZZA, Attilio (a cura di), Sudditi o cittadini? L’Evoluzione delle appartenenze imperiali nella Prima guerra mondiale, Roma, Viella, 2018, pp. 187-202.

95 PAPA, Catia, Governare la «Colonia Bianca»: il Dodecaneso nelle carte di Cesare Maria De Vecchi, in ARCA PETRUCCI, Marcella, op. cit., pp. 60-71.

96 Ibidem. Rimaneva esclusa dal progetto la comunità ebraica dodecanesina, soggetta a un processo di discriminazione analogo a quello subito dagli ebrei italiani. Sul tema cfr. CLEMENTI, Marco, TOLLIOU, Eirini (a cura di), Gli ultimi Ebrei di Rodi: leggi razziali e deportazioni nel Dodecaneso italiano, Roma, DeriveApprodi, 2015.

97 BERRINO, Annunziata, op. cit., p. 206.

98 Ibidem, p. 227.

99 Tra questi fattori risultava importante il negare l’ellenicità dell’arcipelago rimandando al suo passato ottomano, per screditare l’irredentismo greco, e stimolare la presenza di visitatori europei, attratti dall’esotismo della località. Cfr. ESPINOZA, Filippo, op. cit., passim.

100 GIULIANI, Gaia, «Mediterraneità e bianchezza. Il razzismo italiano tra fascismo e articolazioni contemporanee», in Iperstoria, 6, 2/2015, pp. 167-182, p. 170.

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Notizia bibliografica digitale

Filippo Marco Espinoza, ««Il problema turistico dell’Egeo non presenta soltanto un interesse economico»: villeggiatura e politica estera nel Dodecaneso italiano (1923-1939)»Diacronie [Online], N° 37, 1 | 2019, documento 9, online dal 29 mars 2019, consultato il 12 décembre 2024. URL: http://0-journals-openedition-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/diacronie/11161; DOI: https://0-doi-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/10.4000/diacronie.11161

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Autore

Filippo Marco Espinoza

Filippo Marco Espinoza, ha ottenuto il Dottorato di ricerca in Studi Umanistici all’Università di Trento nel 2017, con una tesi sulle politiche italiane nel Dodecaneso. Ha collaborato con l'Archivio di Stato di Rodi e con l'Archivio Storico Diplomatico del Ministero degli Affari Esteri, contribuendo al riordino di fondi prodotti dall’amministrazione italiana in Egeo. Svolge attività di ricerca per l'Istituto Storico della Resistenza e dell’Italia contemporanea della Provincia di Rimini.
URL: < http://www.studistorici.com/progett/autori/#Espinoza >

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