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II. Il conflitto ideologico nel Novecento: dimensione locale e internazionale
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I volontari anglofoni nella Guerra civile spagnola

Enrico Gori

Abstract

Basandosi su fonti archivistiche, diplomatiche e autobiografiche, il presente lavoro ricostruisce la storia dei volontari anglofoni che combatterono a fianco della Seconda Repubblica nella Guerra civile spagnola.

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Testo integrale

“Tom Mooney Company from the Lincoln Battalion. Jarama, c. 1937”Visualizza l'immagine
Credits: by ABC historia on Flickr (CC [Public Domain])

1. La Gran Bretagna e il Fronte Popolare spagnolo

  • 1 LITTLE, Douglas, Malevolent Neutrality. The United States, Great Britain and the Spanish Civil War, (...)
  • 2 Documents on British Foreign Policy (d’ora innanzi, DBFP), 1919-1939, Second Series, vol. XVII, Lon (...)
  • 3 Era stato lo stesso José María Gil Robles, capo della coalizione monarchica spagnola CEDA ad avvert (...)
  • 4 Per maggiore chiarezza del lettore si ripete qui che l’ambasciatore britannico a Mosca si chiamava (...)
  • 5 LITTLE, Douglas, «Red Scare, 1936: Anti-Bolshevism and the Origins of British Non-Intervention in t (...)

1Nel 1936 Londra aveva in Spagna investimenti pari a 200 milioni di dollari, soprattutto nel settore minerario, in quello manifatturiero e nei servizi pubblici1. Il nuovo governo repubblicano inaugurò una politica nazionalista e protezionista, introducendo dazi sui prodotti britannici e ponendo la Rio Tinto Company, una grande società per l’estrazione del rame, sotto il controllo di comitati locali. Anche la Yeoward Bros (piantagioni di banane nelle Canarie) e la Alquife Mining Company subirono lo stesso trattamento2. Il Governo di Sua Maestà protestò vivacemente contro questi provvedimenti, ricordando al Presidente del Consiglio Santiago Casares Quiroga del trattato commerciale sospeso nel 29 agosto 1935 che, sebbene non avesse fatto progressi da allora a causa dell’insoddisfazione delle parti, era risultato nella rassicurazione reciproca che i commerci sarebbero proseguiti normalmente. Ma era la situazione interna a preoccupare Whitehall, notoriamente ostile a qualunque organizzazione o governo remotamente sospetti di «bolscevismo»: il timore di una «legislazione sociale estremista» e i disordini causati dagli scontri tra opposte fazioni o dall’impeto antireligioso delle masse spingevano i conservatori a fare profezie contrastanti: se da una parte affermavano che il fascismo stava prendendo forza in risposta ai disordini “rossi”, dall’altra si rammaricavano che «i sentimenti di sinistra sono molto forti tra i ranghi inferiori dell’esercito, e non vi sono capi decisi in vista»3. L’amnistia concessa ai prigionieri dell’insurrezione asturiana dell’ottobre 1934 e la vittoria nel PSOE della corrente sindacalista guidata da Francisco Largo Caballero contribuivano alla paralisi dei commerci e al deprezzamento della peseta. E tuttavia, quello che allarmava Londra al punto da deformarne la capacità di giudizio erano sempre e solo i presunti intrighi del Cremlino: l’ambasciatore britannico a Mosca Henry Chilston annunciava che «la svolta del Fronte Popolare non era che una tattica», che il Fronte popolare non era che il vecchio Fronte Unico, e che il risultato elettorale si doveva ai finanziamenti sovietici e a un «massiccio influsso di comunisti russi» nel Paese. Non da ultimo, si temeva che Largo Caballero spodestasse il Presidente Azaña e instaurasse una repubblica sovietica. L’apprensione era tale che il Ministro degli Esteri portoghese Armindo Monteiro era volato a Londra a fine giugno per avvertire il suo omologo britannico Anthony Eden che i comunisti spagnoli e portoghesi avrebbero tentato di creare una repubblica federata socialista luso-iberica. «Mosca» – avvertiva il segretario di Stanley Baldwin – «si aspetta un governo comunista entro tre mesi», mentre l’ambasciatore a Madrid Henry Chilton4 riceveva la richiesta di verificare la presenza di militari disposti a sopprimere una eventuale rivolta5.

  • 6 DBFP, cit., pp. 8-10; MORADIELLOS, Enrique, op. cit., p. 19.

2Non fu necessario: Whitehall, come si è detto, non prese in considerazione l’idea che l’insurrezione del 17-18 luglio, che si andava preparando almeno dal 1932, sarebbe stata scatenata dal grosso dell’esercito spagnolo, e che il compito di reprimerla sarebbe spettato ai “bolscevichi” che, sebbene al corrente del piano, si fecero trovare impreparati. La prima preoccupazione di Londra fu di proteggere i cittadini britannici in Spagna, le riserve petrolifere a Gibilterra, che furono persino offerte in un primo momento al Governo spagnolo, e tenere la guerra lontana dal porto franco di Tangeri6.

2. La neutralità malevola. Il Comitato di Non Intervento

  • 7 Documents diplomatiques français (d’ora innanzi, DDF), Deuxième Série, III, Paris, Imprimerie natio (...)
  • 8 Ibidem, p. 56.
  • 9 DBFP, cit., p. 21.
  • 10 L’ostinazione britannica nel negare ogni coinvolgimento nella decisione di Blum di non intervenire (...)
  • 11 Sia Hitler che Mussolini furono raggiunti dalle richieste di Franco, formulate il 20 e 24 luglio, d (...)
  • 12 Il 23 agosto 1936, a Ceuta, Francisco Franco dichiarò a un corrispondente dell’agenzia Reuters: «Sc (...)
  • 13 FRUS, cit., p. 1.
  • 14 Messaggio del 31 luglio 1936 dell’incaricato d’affari Loy W. Henderson a Cordell Hull. Ibidem, 1936 (...)
  • 15 Il 2 agosto 1936 il governo francese propose ufficialmente a Londra di concludere un’intesa interna (...)
  • 16 Il Sottocomitato, istituito il 14 settembre 1936, nel corso della seconda seduta del Comitato, era (...)
  • 17 Il Comitato, con l’eccezione dell’URSS, decise di non riconoscere le due parti in conflitto come be (...)
  • 18 La prima e più importante organizzazione a sostegno della Repubblica spagnola, il Comité Internatio (...)
  • 19 Nella prima settimana di agosto giunsero a Barcellona Carlo Rosselli e l’avvocato repubblicano Mari (...)

3Il 23 luglio 1936 il premier francese Léon Blum, anche lui a capo di una coalizione di Fronte popolare eletta appena due settimane prima, ricevette una richiesta di armi da parte del suo omologo spagnolo José Giral7. Venti aerei Potez erano pronti a partire, ma due giorni dopo Parigi cambiò idea: la Repubblica francese non avrebbe contravvenuto alla sua politica di non intervento negli affari degli altri Stati, e non intendeva compromettere le relazioni con Berlino8. Le responsabilità di Londra sono state per lungo tempo oggetto di dibattito, poiché negli archivi non ve n’è traccia, e al momento della pubblicazione della corrispondenza diplomatica, i curatori lo ribadirono: né Stanley Baldwin né Anthony Eden discussero la Spagna in alcun contesto9; la decisione ricadde esclusivamente su Blum e Delbos. Di tutt’altro avviso il segretario di Stato americano Cordell Hull, che nelle sue memorie afferma che l’argomento fu affrontato: Stanley Baldwin e Anthony Eden persuasero il premier francese a non intervenire in Spagna per non inasprire il già teso contesto internazionale10. Germania e Italia, che pure avevano inizialmente respinto le richieste di Franco11, dichiararono che non solo la Francia, ma anche l’Unione Sovietica prestava aiuto alla Spagna per impiantarvi il comunismo12. Gli Stati Uniti, che avevano stabilito normali relazioni diplomatiche con l’URSS appena tre anni prima13, rassicurarono Londra: nessun aiuto proveniva da Mosca14. Come evitare il contagio della guerra spagnola e del bolscevismo? Il 15 agosto fu sottoscritto a Londra un Patto di Non Intervento a cui aderirono 27 Paesi, compresi Stati Uniti, URSS, Germania, Italia e Portogallo15. Il compito del Comitato – e relativo Sottocomitato16 – che ne risultò era osservare, sanzionare e impedire gli interventi stranieri a favore di una o dell’altra parte. Il suo primo e più tangibile risultato fu di isolare la Repubblica mentre Franco continuò, per tutta la durata della guerra, a ricevere uomini e mezzi per la sua «crociata»17. Fu allora che le due Internazionali, socialista e comunista, iniziarono a collaborare18 e i primi volontari iniziarono a partire, con l’approvazione ancora non ufficiale di Mosca, in soccorso della Repubblica19.

3. L’atteggiamento del Labour Party

  • 20 Nei primi giorni di settembre 1936 una delegazione composta da Hugh Dalton, George Hicks e William (...)
  • 21 WATKINS, Kenneth William, Britain Divided. The Effect of the Spanish Civil War on British Public Op (...)
  • 22 VICKERS, Rhiannon, The Labour Party and the World, vol. 1, The Evolution of Labour’s Foreign Policy (...)

4A differenza dei socialisti continentali, il Labour Party britannico non aveva mai avuto contatti con la sinistra spagnola, e se istintivamente simpatizzava per la Repubblica, la ragion di Stato e l’illusione che il Non Intervento, che essi credevano opera del solo Léon Blum, avrebbe favorito i governativi spagnoli, lo spingevano a non prendere parte: dopotutto era stato un socialista a proporlo, e in ogni caso Blum aveva fatto in tempo a inviare aerei in Spagna prima dell’entrata in vigore del controllo sulla neutralità stabilito dal Comitato di Londra20.I principali oppositori dell’aiuto alla Spagna repubblicana erano Walter Citrine, presidente della principale confederazione sindacale inglese, la Trade Union Centre, e Hugh Dalton. Quest’ultimo, acceso anticomunista, condivideva i timori dei Conservatori circa l’irresistibile tendenza rivoluzionaria dei socialisti (e comunisti) spagnoli: riteneva infatti che l’insurrezione operaia nelle Asturie dell’Ottobre 1934 fosse una protesta violenta contro la vittoria della coalizione radical-conservatrice dell’anno prima21. Nonostante la simpatia istintiva di uomini come Clement Attlee e Stafford Cripps, il Non Intervento poneva il partito davanti a due seri dilemmi: la proposta non poteva essere respinta in quanto avanzata da Léon Blum, sicuramente il socialista più noto dell’epoca, ma accettarla senza riserve avrebbe significato accondiscendere alla politica dei Conservatori, condannata dal leader laburista Clement Attlee22.

  • 23 Ibidem, p. 108.
  • 24 BUCHANAN, Tom, The Spanish Civil War and the British Labour Movement, Cambridge, Cambridge Universi (...)
  • 25 Ibidem, p. 51; DBFP, cit., pp. 119-121.
  • 26 VICKERS, Rhiannon, op. cit., p. 121.
  • 27 WATKINS, Kenneth William, op. cit., p. 153; BUCHANAN, Tom, Britain and the Spanish Civil War, Cambr (...)
  • 28 Ibidem.
  • 29 CALLAGHAN, John, The Labour Party and Foreign Policy. A History, London - New York, Routledge, 2007 (...)

5D’altra parte, dichiararsi a favore dell’invio di armi al Governo spagnolo avrebbe significato smentire la dottrina pacifista che il partito portava avanti dai tempi della sconfitta elettorale del 193123. Prevalse la neutralità: appellandosi al common sense britannico e respingendo le emozioni di parte, il Labour Party accettò il Non Intervento come mezzo per impedire il dilagare della guerra e non provocare l’intervento fascista in Spagna24. Il 19 agosto 1936 una delegazione si presento dal Ministro degli Esteri Anthony Eden per comunicargli la decisione, anche se Citrine si astenne dal fare osservazioni su un possibile futuro comunista della Spagna, cosa che fece Arthur Greenwood, braccio destro di Attlee, creando imbarazzo in Citrine e Gillies, che lo contestarono, e aumentando la confusione all’interno del partito25. Tuttavia, alla riunione del Consiglio Nazionale del 28 agosto, fu deciso il sostegno economico via raccolta fondi, coordinato dall’International Solidarity Fund for Spain26, cui Eden non si oppose: le sezioni locali promossero per tutta la durata della guerra, collette per inviare cibo e vestiti ai repubblicani assediati, ai bambini di Guernica dopo il bombardamento del 24 aprile 1937, per le ambulanze destinate alle Brigate Internazionali27.Il 28 ottobre 1936 il Partito, convinto da Attlee e da Herbert Morris, abbandonò formalmente il sostegno al Non Intervento, resosi conto che l’intervento fascista ne beneficiava28, ma quando Herbert Morrison presentò una mozione che richiedeva al Governo di eliminare l’embargo sulle armi, Citrine ne presentò un’altra per la rimessa in vigore dei diritti sul commercio di munizioni29.

  • 30 Ibidem, pp. 130-135.
  • 31 BUCHANAN, Tom, The Spanish Civil War and the British Labour Movement, cit., p. 42.
  • 32 CALLAGHAN, John, op. cit., p. 130.
  • 33 Ibidem, pp. 214-215
  • 34 ATHOLL, Katharine, Searchlight in Spain, London, Penguin Books, pp. 345-346.
  • 35 GRAHAM, Helen, PRETUS, Gabriel (edited by), Humanitarian Relief in the Spanish Civil War 1936-1939, (...)

6Neville Chamberlain, succeduto a Stanley Baldwin il 28 maggio 1937, undici giorni dopo la nomina di Juan Negrín a Presidente del Consiglio spagnolo dopo la sfiducia a Francisco Largo Caballero. Negrín, socialista moderato, sperava di poter convincere il suo omologo britannico che aiutare la Spagna significava aiutare la pace, ma Chamberlain non fece differenza tra il dottor Negrín e il suo chiassoso e impulsivo predecessore: gli investimenti in territorio nazionalista erano ormai di poco inferiori a quelli in territorio repubblicano, e Whitehall considerava avventato turbare l’Italia e la Germania per timore che le due potenze fasciste avanzassero pretese su Gibilterra e Tangeri, oltre che sulle isole Baleari. Purtroppo per la Repubblica, Citrine fu il solo leader laburista che seguì il corso della guerra con costanza, dal momento che gli altri erano in vacanza nell’estate del 1936. Noel-Baker fu lesto nell’accusare il potente sindacalista di aspirare a un posto nel Governo, ma la ragione immediata stava nella minore vocazione internazionalista del Labour Party rispetto ai colleghi francesi e italiani: i laburisti erano prima di tutto britannici, e rischiare una guerra che coinvolgesse l’Inghilterra era una responsabilità che nessuno voleva assumersi. Solo Herbert Morris sosteneva apertamente che opporsi al Non Intervento fosse il dovere di ogni buon socialista30. Citrine, a tutti gli effetti il policy-maker in assenza di Attlee, era al corrente delle fratture tra i socialisti spagnoli, divisi nel sostegno alla sinistra del premier Largo Caballero, giudicata troppo accondiscendente verso gli anarchici, specie quelli catalani, e il centro di Indalecio Prieto, ministro di Marina e Aviazione, che diffidava di loro. Anche il POUM, nonostante fosse in netta contrapposizione con il Comintern, ispirava a Citrine una profonda antipatia, persino maggiore di quella per i comunisti “moscoviti”, che accusavano apertamente il piccolo partito catalano di collaborazione con Franco e Hitler. Anche se questa ostilità ripugnava agli avversari del Comintern, Citrine non ebbe difficoltà a credere alle testimonianze di anarchici e comunisti sull’opportunismo, l’irresponsabilità e la disorganizzazione dei poumisti. Come scrive Tom Buchanan, «Paradossalmente, la componente del Fronte Popolare che beneficò di più degli eccessi degli anarchici e delle divisioni socialiste fu quella comunista, che predicò sempre unità e disciplina»31. Il 21 ottobre 1937, dopo la caduta di Gijón e la liquidazione del fronte del Nord, il Labour Party riconobbe – unico tra i partiti non comunisti europei – la legittimità del Governo spagnolo, e Herbert Morrison presentò al Consiglio Nazionale una mozione per richiedere ufficialmente al Governo la fine dell’embargo, che fu però battuta da quella di Citrine che si limitava a chiedere al Governo, e a quello francese, la rimessa in vigore del diritto di vendere munizioni32. Solo il Patto di Monaco (29-30 settembre 1938) e il fallimento della sicurezza collettiva sciolse i dubbi dei laburisti circa la necessità di fare pressione sul Governo perché riarmasse, ma per la Repubblica spagnola era troppo tardi33. È opportuno aggiungere qualche parola sullo Spanish Medical Aid Committee (SMAC): nato a luglio 1936 per iniziativa di medici e infermieri aderenti alla sinistra del Labour Party, lo SMAC aveva la missione di dotare l’esercito repubblicano di forniture sanitarie. Presieduto dal dottor Hyacinth Morgan, già medico negli istituti psichiatrici di Glasgow e in Francia durante la Grande Guerra, quindi deputato laburista, e dalla deputata Leah Manning (Segretaria), in novembre entrò a far parte del neonato National Joint Committee for Spanish Relief (NJCSR), che raggruppava altre istituzioni di soccorso quali il Save the Children Fund e la Salvation Army. Ne facevano parte politici di tutti i partiti: il membro più noto era la duchessa Katharine Atholl, che nella primavera 1938 scriverà Searchlight in Spain, una storia della guerra fino ad aprile di quell’anno, con in appendice la trascrizione di una dichiarazione redatta e firmata a Roma, in presenza di Mussolini e Italo Balbo, da parte di importanti esponenti monarchici spagnoli venuti a chiedere aiuto per rovesciare la Repubblica34. Prevedibilmente, la componente centrista, liberali e quaccheri, del NJCSR lamentò uno sbilanciamento a favore di laburisti e comunisti, ma non compromise l’unità del Comitato. La vera prova si presentò in occasione del bombardamento di Guernica: evacuare o non evacuare i bambini spagnoli, tenuto conto del Non Intervento e del blocco navale ribelle davanti a Bilbao? Tutte le associazioni del NJCSR che si erano opposte all’inizio del 1937 al trasferimento dei bambini in Inghilterra per i possibili traumi psicologici che ne sarebbero potuti derivare, cambiarono idea davanti al bombardamento di Guernica (26 aprile): il giorno dopo il bombardamento il NJCSR richiese aiuto al Foreign Office, che promise di intercedere presso il governo perché le navi britanniche trasportassero i bambini, essendo scortate a loro volta da navi militari. Prevedibilmente, Whitehall non volle saperne: avrebbe significato schierare la marina militare in aiuto dei repubblicani, violando così il Non Intervento. Entro il 17 maggio 1937 il NJCSR aveva ottenuto due importanti vittorie: la presa in carico da parte del vice-console britannico a Bilbao Angel Ojanguren, del trasferimento in Inghilterra di 4.000 bambini, e la disponibilità del governo, a patto che le spese fossero private e i rifugiati apolitici35.

4. I primi volontari inglesi. Nascita delle Brigate Internazionali

  • 36 RGASPI, f. 454, op. 2, d. 171, l. 4; ACADEMIA DE LAS CIENCIAS DE URSS (ed.), La solidariedad de los (...)
  • 37 BAXELL, Richard, British Volunteers in the Spanish Civil War. The British Battalion in the Internat (...)
  • 38 ORWELL, George, Homage to Catalonia, London, Lawrence & Wishart, 1939, p. 3.
  • 39 Tom Mann (1856-1941): veterano del movimento sindacale, fu tra i fondatori del Partito Comunista di (...)
  • 40 ALEXANDER, Bill, British Volunteers for Liberty. Spain 1936-1939, London, Lawrence & Wishart, 1984, (...)
  • 41 Ibidem.
  • 42 Ibidem, p. 52.
  • 43 Ibidem, pp. 51-52.

7La prima volontaria inglese di cui si ha notizia è Felicia Browne (1904-1936): pittrice comunista, già protagonista di scontri in strada con i nazisti a Berlino, era andata in Spagna per assistere alle Olimpiadi Popolari. Allo scoppio della guerra raggiunse l’Aragona, dove le prime colonne anarchiche, socialiste e del POUM tentavano di avanzare verso Saragozza. Browne, affiliatasi a una colonna del PSUC, morì il 25 agosto 1936 a Tardienta nel corso di un’azione di sabotaggio di un treno, tentando di proteggere il volontario italiano Paolo Comida, morto lo stesso giorno36. Lo scrittore George Orwell, membro dell’Independent Labour Party37 arruolatosi nel POUM, nonostante la comunanza di idee con questo piccolo partito marxista dissidente, scrisse poi di non aver trovato, al fronte, che disorganizzazione, spreco e indisciplina38. La prima formazione militare mista anglo-spagnola, la Centuria Tom Mann39, fu ideata da Nat Cohen e Sam Masters, due operai tessili che si trovavano a girare la Spagna in bicicletta in occasione delle suddette Olimpiadi40. I volontari della Centuria anarchica spagnola Muerte es Maestro (128 membri, di cui 15 inglesi) ebbero il battesimo di fuoco il 14 ottobre, quando furono decimati in un contrattacco nei pressi di Chapinería, 30 km a ovest di Madrid41. Era presente dall’8 agosto anche il poeta John Cornford, già animatore dei circoli marxisti di Cambridge che, dopo aver sperimentato l’inattività sul fronte di Aragona, ripartì per l’Inghilterra con lo scopo di reclutare altri volontari. Il 6 settembre Tom Wintringham, veterano della Grande Guerra e giornalista dell’organo comunista britannico «Daily Worker», resosi conto della disorganizzazione che regnava tra le milizie, improvvisate e prive di coordinamento, scrisse al segretario Harry Pollitt, pregandolo di arruolare altri volontari per la Centuria, senza badare all’addestramento militare42. L’iniziativa di unirsi all’esercito fu di Bert Ovenden e Harry Addley, due ristoratori del Kent: non potendo andare al fronte, a fine ottobre i 29 inglesi (15 piú i 14 membri della Colonna Tom Mann) si diressero ad Albacete43.

  • 44 RGASPI, f. 495, op. 20, d. 262, ll. 93-94. Gli autori fascisti (cfr. BELFORTE, Francesco, La guerra (...)
  • 45 In agosto arrivò un gruppo di agenti segreti, diplomatici e militari sovietici, tra cui l’attaché m (...)
  • 46 La nave spagnola Remedios, partita da Costanţa (Romania) intorno al 15 agosto, ricevette ordine da (...)
  • 47 RGASPI, f. 545, op. 1, d. 61, l. 40; André Marty serviva a bordo della torpediniera Protet, giunta (...)
  • 48 RGASPI, f. 545, op. 1, d. 61, l. 40.
  • 49 Proclamato il 4 ottobre 1936.
  • 50 Rapporto al Comintern dell’11 ottobre 1936, RGASPI, f. 495, op. 20, d. 270, ll. 103-139.
  • 51 Rapporto del maggiore Gayman Vidal sulla struttura e sull’attività della Base di Albacete (redatto (...)
  • 52 RGASPI, f. 545, op. 1, d. 52, l. 188.
  • 53 RGASPI, f. 545, op. 2, d. 32, l. 11.
  • 54 Ibidem, ll. 3-5.
  • 55 VIDALI, Vittorio, La caduta della Repubblica, Milano, Vangelista, 1979, p. 80.
  • 56 Erano con lui il maggiore francese Gayman Vidal, Comandante della Base, e un austriaco (ungherese s (...)
  • 57 Nel suo rapporto del 26-8-1938 (p. 11), Marty si attribuisce la ‘direzione politica di insieme, il (...)
  • 58 FISCHER, Louis, Men in battle, New York, Duell, Sloan and Pearce, 1941, pp. 352-401.
  • 59 Sulla cronologia e distribuzione dei volontari non c’è accordo: Luigi Longo, a pagina 23 del suo li (...)
  • 60 Ungherese di Bucovina, veterano dell’esercito austroungarico e dell’Armata Rossa, in Spagna da agos (...)
  • 61 Brigate miste significava, come precisò Marty nel suo rapporto finale, formate da unità variamente (...)
  • 62 Ibidem, f. 545, op. 3, d. 47, l. 37.
  • 63 Fino alla prima grande riorganizzazione delle Brigate Internazionali (giugno-agosto 1937) le Brigat (...)
  • 64 In onore del comunista tedesco naturalizzato belga Etkar André (il nome di battesimo fu francesizza (...)
  • 65 Nei documenti è chiamato indifferentemente Dumont o Commune de Paris.
  • 66 Inizialmente ospitavano singoli battaglioni e relativi distaccamenti , salvo Almansa che fu sempre (...)
  • 67 RGASPI, op. 2, d. 32, ll. 18-26; Fischer afferma di aver consegnato un primo lotto di 150 fucili sp (...)
  • 68 RGASPI, f. 495, op. 2, d. 273, ll. 22-23.
  • 69 In onore di Ernst Thälmann, capo del Partito Comunista Tedesco, in carcere da tre anni.

8L’idea di formare un esercito di volontari internazionali per integrare il costituendo Esercito Popolare della Repubblica fu discussa a Mosca il 18 settembre 193644, quando divenne chiaro che la Repubblica non avrebbe mai sconfitto i ribelli, aiutati da Germania, Spagna e Portogallo: i primi inviati sovietici avevano trovato una situazione molto disorganizzata45, e l’URSS non desiderava, per il momento, violare apertamente il Patto di Non Intervento, limitandosi a invii di denaro e carburante alla Repubblica spagnola46. Nel piano stilato dal Comintern in 9 punti era inclusa anche la proposta di arruolare volontari con esperienza militare, una precisazione necessaria, dal momento che i primi volontari non organizzati spesso non ne avevano, sembrando loro che fosse sufficiente la devozione politica. La decisione tardò ad arrivare: il 2 ottobre André Marty, membro del Partito Comunista Francese e della Segreteria del Comintern giunse a Madrid per valutare la situazione. L’arrivo di Marty segnò una svolta: nativo di Perpignan, nella Catalogna francese, ingegnere meccanico, tenente di marina, protagonista nel 1919 di una rivolta della flotta francese sul Mar Nero al tempo dell’intervento europeo contro i bolscevichi47, Marty era giunto insieme a Luigi Longo e alla moglie Pauline sul fronte di Irún in agosto, dove vide la caduta della città, condannata dalla chiusura del vicino confine franco-spagnolo48. Tornato a Madrid in tempo per l’investitura del nuovo governo guidato da Francisco Largo Caballero49, Marty prese contatto con i suoi membri, giudicandone i metodi di lavoro ‘primitivi’ e disorganizzati, come disorganizzato era tutto l’apparato statale50. Il 10 ottobre, un giorno prima del rapporto di Marty, Diego Martinez Barrio, Presidente delle Cortes, già Presidente del Consiglio ad interim, Commissario della Giunta di Difesa del Levante, si prodigò, su ordine del Presidente del Consiglio José Giral, per migliorare la sistemazione per i nuovi arrivati in Albacete51, liberata dall’occupazione ribelle il 25 luglio52, sede della detta Giunta, mentre la Banca di Spagna versò un fondo di 100.000 pesetas per la sistemazione della Base e per l’acquisto dell’occorrente53. In attesa di rendere agibile la Base, i volontari avrebbero alloggiato, fino al 31 ottobre, nei locali del Quinto Reggimento, in tre caserme chiamate Guardia Nacional, Salamanca e Alemana, tutte e tre prive dei servizi essenziali54. Il 21 ottobre Luigi Longo e i volontari Stephan Wisniewki e Pierre Rebière si recarono a rendere omaggio ai membri del governo e mettere a disposizione le future Brigate Internazionali55, mentre André Marty, arrivato ad Albacete il giorno prima56, preferì occuparsi della corrispondenza con l’estero57. Il primo volontario americano fu giornalista Louis Fischer, che si trovava in Spagna da settembre, incaricato dal settimanale «The Nation» di narrare la conquista ribelle dell’Alcázar di Toledo. Un mese dopo, Marty lo nominò quartiermastro58. I primi volontari, due gruppi di 700 persone, arrivarono il 13 ottobre ad Albacete dal castello di Figueras, dove avveniva la prima accoglienza. Ne seguirono altri 800, sbarcati ad Alicante il giorno 1259. Il 25 ottobre, su raccomandazione di Largo Caballero, giunse alla Base il generale Manfred Stern (“Emilio Kléber”)60. Seguendo le istruzioni del governo spagnolo, che richiedeva la formazione di cinque Brigate miste61, composte da internazionali e spagnoli, il 1 novembre fu creata la prima, la IX dell’Esercito Popolare, presto diventata XI62, dell’Esercito Popolare Repubblicano63. Fino a quel momento erano stati creati quattro battaglioni: il 1°, a maggioranza tedesca, con il nome di Edgar André64; il 2°, Dumont65, a maggioranza franco-belga il 3°, Garibaldi, a maggioranza italiana, e il 4°, Dombrowski, a maggioranza polacca. Kléber ne fu nominato comandante, con Di Vittorio commissario politico. I battaglioni costituiti, come sarà per i successivi, furono accantonati nei villaggi intorno ad Albacete: Tarazona de la Mancha, Casa Ibañez, Quintanar de la República, La Roda, Almansa, Madrigueras e Mahora66. L’armamento era costituito da fucili assortiti, con proiettili di vario calibro, giunti dalla Francia, più 2.000 fucili Remington del 1914 senza tracolla e baionetta forniti dal governo. Il vestiario, anch’esso giunto dalla Francia, comprendeva 500 uniformi kaki, ed era a malapena sufficiente per un battaglione, e si dovette vestire gli uomini con tute blu malconce67. Mancavano mitragliatori e mitragliatrici, che Vidal richiese al Comando del settore centrale; riuscì a ottenere solo 7 mitragliatrici francesi “Saint Etienne” della Grande Guerra, cui si aggiunsero, dopo la partenza della Brigata, 8 armi tedesche di tipo “Maxim”, riprese alla FAI (Federazione Anarchica Iberica), che le aveva trafugate. L’artiglieria pesante: 37 cannoni Mac Lean in cattivo stato68. Il 2 novembre la XI Brigata ( 1°, 2° e 3° battaglione) partì per il fronte di Madrid. Una settimana dopo, il Garibaldi, il tedesco-slavo Thälmann (5° battaglione)69 e il franco-belga André Marty (6° battaglione) formarono la XII Brigata Internazionale, comandata dal generale Lukács, con Luigi Longo commissario politico.

5. Gli inglesi a Madrid e a Lopera

  • 70 Compresi due australiani e due neozelandesi. BAXELL, Richard, British Volunteers in the Spanish Civ (...)
  • 71 Fecero parte della 3° sezione della 1° compagnia; ibidem, pp. 56-57.
  • 72 I caduti furono: Harry “Tich” Addley, che aveva avuto l’idea di raggiungere Albacete; Sid Avner, Lo (...)
  • 73 In realtà i disertori furono 3: l’italo-americano Ettore Fontana, Phil Norman e John Donovan; il qu (...)
  • 74 Un volontario di nome Hutchinson, Phil Gillan, e David Marshall. BAXELL, Richard, British Volunteer (...)
  • 75 Ibidem, p. 58.

9Il 9 novembre 1936 Franco giunse alle porte di Madrid, e la XI Brigata fu inviata al fronte con le truppe spagnole, seguita dalla XII il giorno dopo. Il primo gruppo di volontari inglesi, inquadrati della Centuria Muerte es Maestro (108 uomini), guidati dallo studente James Albrighton da Salisbury, aveva già combattuto con perdite il 14 ottobre a Chapinería (30 km a ovest di Madrid) contro i legionari marocchini (moros) del Tercio. La sezione inglese perse 8 uomini su 17 in una sola raffica di mitragliatrice. L’11 novembre il gruppo, che includeva ora 40 uomini, si divise: 19 costituirono la 4° sezione mitraglieri del 2° battaglione Commune de Paris (XI Brigata)70, mentre gli altri 21, tra cui due americani e un australiano, confluirono nel 5° battaglione Thälmann (XII Brigata)71. Il 14 dicembre, gli inglesi, che non avevano avuto nemmeno le due settimane di addestramento, armati di fucili Lee Enfield del 1914 e pistole P 14, persero di vista il resto del battaglione e furono attaccati dai ribelli nei pressi di Boadilla del Monte, 40 km a ovest: furono attirati da un gruppo di ribelli che gridavano “Camaradas! [compagni]” con il pugno levato: furono fucilati 6 inglesi72. Con 6 morti, 4 disertori73 e 3 feriti74, non rimanevano che 8 sopravvissuti: la sezione si sciolse75.

  • 76 ALEXANDER, Bill, op. cit., p. 57.
  • 77 BAXELL, Richard, British Volunteers in the Spanish Civil War, cit., p. 54; ALEXANDER, Bill, op. cit (...)

10Tornando al 9 novembre, il battaglione ‘Commune de Paris’ si preparò con il resto della Brigata a difendere il parco di Casa de Campo, subito a ovest di Madrid: gli inglesi, armati di mitragliatrici Lewis si disposero su un altura e aiutarono a contenere il primo assalto, che costò la vita a 100 membri del battaglione, tra cui i due neozelandesi Steve Yates e Griffin McLaurin e l’inglese Robert Symes, morti mentre coprivano la ritirata. Il giorno dopo i ribelli furono fermati e dovettero ripiegare sulla Città Universitaria, 15 km a est, che fu occupata dai moros il giorno 1576. La sezione si barricò all’interno della Facoltà di Lettere e Filosofa, facendosi scudo dei libri mentre le mitragliatrici nemiche frantumavano i vetri; Cornford fu ferito alla testa, ma non vi furono altre vittime. Il 7 Dicembre il comandante Joe Hinks, un veterano della Grande Guerra e della guerra civile cinese, ordinò la ritirata su Albacete per rimpinguare le file della sezione, prima di raggiungere il battaglione Thälmann a Boadilla del Monte, in tempo per assistere al disastro: al 20 dicembre solo Esmond Romilly, nipote diciottenne di Winston Churchill e Bert Ovenden, soccorsi dall’americano dottor Randall Sollenberger, erano sopravvissuti, e il battaglione era ridotto a 40 membri. Quanto agli inglesi del Commune de Paris, avevano avuto perdite simili: 6 morti e un ferito. Romilly e Ovenden ripartirono per l’Inghilterra. Un’altra prova attendeva i superstiti di lì a pochi giorni77.

  • 78 Noto familiarmente con il nome del suo commissario aggiunto, Ralph Fox; ALEXANDER, Bill, op. cit., (...)
  • 79 Ibidem, p. 65.
  • 80 Figure tratte dalla guerra civile russa, in cui si occupavano di rieducare gli ex ufficiali zaristi (...)
  • 81 Ibidem, op. 2, d. 32, ll. 96-97.
  • 82 Ibidem, l. 95.
  • 83 Ibidem, l. 92 e op. 2, d. 32, ll. 401-2. Le canne dei fucili a volte esplodevano perché i proiettil (...)
  • 84 Stomatov si era perso durante lo sbandamento; attraversato il Guadalquivir su una zattera, tornò al (...)
  • 85 RUST, William, op. cit., pp. 189-199, passim.
  • 86 MORANDI, Aldo, op. cit., pp. 49-54.
  • 87 RUST, William, op. cit., pp. 27-28; ALEXANDER, Bill, op. cit., pp. 88-89.

11Il nucleo della futura XV Brigata Internazionale si formò nella 3° compagnia del 12° battaglione La Marseillase78 della XIV Brigata, formata da 14579 tra inglesi e irlandesi e guidata dal capitano George Nathan. Commissario politico80 della Brigata era André Heusler, coadiuvato dallo scrittore inglese Ralph Fox81; comandanti del battaglione e della brigata erano il generale polacco Karol Swierczewski (“Carlos Walter”) e il colonnello francese Joseph Putz, con Aldo Morandi istruttore dei battaglioni di artiglieria e Capo di Stato Maggiore della Brigata82. Il 23 dicembre 1936 arrivò l’ordine di partire per l’Andalusia, dove i ribelli, che occupavano Cordoba e Siviglia dall’inizio dell’insurrezione, avevano occupato Villa del Río e Montoro, 52 km a est di Cordoba, e minacciavano le vicine Lopera, Andujar, sede del comando, e Jaén. Due giorni prima, il 9° battaglione mitraglieri, appena formato, era stato inviato ad appostarsi tra Montoro e Villa del Río senza previa ricognizione né carte geografiche. Inoltre, nonostante il battaglione avesse ricevuto 277 fucili Steyr, 127 pistole P 14 e 36 mitragliatrici Chauchot, molte delle armi erano in cattivo stato83. Di conseguenza, il battaglione fu accerchiato, depredato e disperso, complice il disorientamento causato dalla scomparsa del capitano bulgaro Bančo Stomatov (Atanas Dolapčev Botev)84. Quando la XIV brigata arrivò sul posto inviò due plotoni in perlustrazione: il primo ebbe un breve e incruento scontro a fuoco, mentre il secondo entrò facilmente a Lopera, deserta. Il 27 dicembre inizia la conquista della quota 320 davanti al villaggio: la compagnia anglo-irlandese tentò di prendere la collina sei volte, nello spazio di 15 ore, conquistandola e perdendola. Alle quattro del mattino del giorno 28 l’assedio alla quota 320 ricominciò: mentre il 13° battaglione si posizionava, ormai senza più munizioni, davanti a Lopera, Nathan e la 1° compagnia riprendevano la quota sotto le raffiche e i bombardamenti nemici. Ancora una volta una sezione della compagnia cadde nella trappola di Boadilla: i ribelli si finsero loro commilitoni, li fecero avvicinare e aprirono il fuoco. A fine giornata si contarono i morti della compagnia: undici, 4 inglesi e 7 irlandesi85, i tra cui John Cornford e Ralph Fox, il cui corpo non sarà mai ritrovato. Nonostante l’equipaggiamento depredato, due battaglioni sbandati e la perdita definitiva della quota 320, Morandi riconobbe che l’obiettivo era stato raggiunto: il nemico era stato fermato86. Il 3 gennaio 1937 i ribelli occuparono i villaggi di Las Rozas e Majadahonda, a ovest della capitale; il giorno 8 la 1° Compagnia, in permesso a Madrid, fu richiamata al fronte per assistere la XII e XIV Brigata. Nathan era stato promosso comandante di battaglione, così fu sostituito dallo scozzese James “Jock” Cunningham. I villaggi furono riconquistati con l’aiuto dei tank T-26 sovietici, che ingaggiarono e sconfissero gli avversari tedeschi. Nella compagnia si distinse, come farà sul Jarama un mese più tardi perdendo la vita, l’irlandese Christopher “Kit” Conway, capo della sezione fucilieri, che sorprese una pattuglia di moros che avanzavano approfittando della nebbia. Allertato il battaglione, i legionari furono messi in fuga. I combattimenti durarono fino al 15 gennaio, quando la Compagnia, con soli 67 supersiti sugli originari 145, guidata da Conway dopo il ferimento di Cunningham, lasciò la XIV Brigata per tornare al campo di Madrigueras87.

6. Nasce la XV Brigata. La battaglia del Jarama

  • 88 RGASPI, f. 545, op. 3, d. 425, ll. 1-4. I numeri non corrispondevano all’effettivo ordine di creazi (...)
  • 89 Bill Alexander riproduce un Ordine del giorno del 20 gennaio 1937 in cui il Battaglione è già menzi (...)
  • 90 Secondo il volontario irlandese Monks, lo stesso nome era stato dato alla 1° Compagnia a Lopera; MO (...)
  • 91 Molti di loro avevano combattuto nell’Irish Republican Army, e non volevano essere considerati brit (...)
  • 92 ALEXANDER, Bill, op. cit., p. 91.
  • 93 Giunto in Spagna il 20 agosto come corrispondente del Daily Worker, Wintringham diventò istruttore (...)
  • 94 In onore del 6 febbraio 1934, quando a Parigi fu sventata una sommossa di piazza fascista provocata (...)
  • 95 Ibidem, ll. 6-7.
  • 96 Nei documenti dell’ispettorato centrale è noto con il numero 18, mentre nei documenti del battaglio (...)
  • 97 Ibidem, op. 2, d. 80, l. 93.
  • 98 UČESNIČI, Pišu, op. cit., vol. I, p. 231;
  • 99 RGASPI, op. 1, d. 20, l. 21.
  • 100 Ibidem, op. 3, d. 452, l. 2 e op. 2, d. 28, l. 118. Non esistono biografie di questo personaggio; l (...)
  • 101 Croato, in Spagna dal 27 gennaio 1937. Giornalista, tenente nell’esercito austroungarico (1914-15) (...)
  • 102 Ibidem, op. 3, d. 425, l. 54 e op. 3, d. 452, l. 2.
  • 103 Presente anche in spagnolo, francese, tedesco, polacco, albanese, e in edizione cecoslovacco-jugosl (...)
  • 104 Ibidem, op. 3, dd. 513-516. Uscì dal 3 marzo 1937 al 4 novembre 1938 più un numero senza data.
  • 105 Ibidem, op. 3, d. 517; uscì un solo numero di ognuno, il 4 maggio 1938.
  • 106 Ibidem, op. 3, d. 347. Uscì dal 1° maggio al 31 dicembre 1937.
  • 107 COPEMAN, Fred, Reason in revolt, London, Blandford Press, 1948, p. 84.
  • 108 Il 7 novembre 1936 il governo Largo Caballero si era trasferito a Valencia nel caso in cui Madrid f (...)
  • 109 L’8 febbraio le truppe del generale Edmondo Rossi entrarono a Malaga dopo cinque giorni di assedio, (...)
  • 110 AZNAR, MANUEL, Historia militar de la guerra de España, vol. II, Madrid, Editora Nacional, 1969, p. (...)
  • 111 RGASPI, f.. 545, op. 1, d. 72, l. 176.
  • 112 RGASPI, op. 3, d. 474, l. 18.
  • 113 Ibidem, op. 1, d. 36, l. 93.
  • 114 Ibidem, op. 3, d. 474, l. 18; l. 14; UČESNIČI, Pišu, cit, vol. I, p. 233.

12La XV Brigata Internazionale, formata inizialmente da tre battaglioni, nacque ufficialmente il 27 gennaio 193788: il primo battaglione (16°)89, composto da inglesi e irlandesi, ebbe nome Saklatvala, in onore di Shapurji Saklatvala, il primo deputato indiano, eletto a Battersea per il partito comunista, morto nel gennaio 193690; il personaggio era però oscuro a molti, quindi il nome fu quasi subito mutato in British, nonostante le proteste degli irlandesi91, e fu alloggiato, naturalmente, a Madrigueras. Commissario politico del battaglione era George Aitken, mentre il comandante designato era lo scrittore Wilfred McCartney, inviato da Harry Pollitt come quadro militare. Sfortunatamente McCartney si ferì a un braccio quando Kerrigan fece partire inavvertitamente un colpo di rivoltella che gli stava porgendo in regalo; rientrato in patria, McCartney non fece ritorno in Spagna92. Prese il suo posto Tom Wintringham93. Aitken fu confermato commissario di battaglione, assistito da David Springhall, membro del Comitato Centrale del Partito Comunista britannico e Peter Kerrigan, commissario addetto agli inglesi di stanza ad Albacete. Il secondo (15°), a maggioranza franco-belga, si chiamò 6 de février94, ed era comandato dal socialista francese Gabriel Fort, affiancato dal commissario politico Honoré Galli95. Il terzo (14° o 18°)96, formato da jugoslavi, ungheresi, cecoslovacchi, romeni, bulgari e greci, più 205 italiani, ricevette il nome Dimitrov; comandante e commissario politico erano il bulgaro Ivan Ivanov Paunov (“Goran Grebenarov”)97 e lo jugoslavo Dimitrije Stanisavelić (“Pierre Furman”)98, ed era cantonato a Mahora99. Comandante di Brigata era l’ungherese János Gálics (“José Gal”)100, mentre il commissario politico era Vladimir Čopić, jugoslavo101. L’irlandese George Nathan, l’eroe di Lopera, era il Capo di Stato Maggiore e facente funzione di comandante e commissario politico ad interim in attesa delle nomine di Gal e Čopić, avvenute il 6 febbraio102. Completavano, per il momento, la Brigata due battaglioni spagnoli, il 21° e il 24°. Come le altre grandi unità militari, e come gli altri gruppi linguistici e nazionali, la XV Brigata aveva un’apposita sezione di stampa e propaganda che dalla primavera del 1937 cominciò a redigere i propri giornali e bollettini: oltre a pubblicare l’edizione in lingua inglese del giornale comune «El Voluntario de la Libertad» («Volunteer for Liberty»)103, i battaglioni avevano il bollettino multilingue «Our Fight», stampato in spagnolo, inglese e francese104, e i bollettini del commissariato «Ediciones especiales» e «Orientación»105. Il battaglione Dimitrov aveva il «Dimitrovac – Dimitrovista – Dimitrovak», in spagnolo, ceco e serbocroato106. La brigata, forte di 1.600 uomini, fu inviata a Madrigueras per l’addestramento, che durò appena una settimana, appena il tempo di ricevere nuovi fucili russi e mitragliatrici tedesche “Maxim”107: il 7 febbraio la XV Brigata fu inviata urgentemente a Chinchón, 60 km a sud-est di Madrid: i ribelli, con l’obiettivo di tagliare la strada Madrid-Valencia così da isolare le due capitali108 e prendere Madrid da sud mentre gli italiani marciavano su Malaga109, si erano mossi il giorno prima verso il fiume Jarama con 9.000 uomini guidati dai legionari marocchini, occupando il villaggi di Ciempozuelos e La Marañosa110. Il giorno 11 sopraffecero una compagnia del battaglione André Marty (XII Brigata) di guardia al ponte del Pindoque, quindi fecero passare cinque battaglioni sulla riva destra111. La XV Brigata entrò in azione alle 12:00 del giorno 12: trasportata via camion all’incrocio tra Morata de Tajuña e San Martín de la Vega, due chilometri a est del Jarama, si accampò a sud della strada principale, davanti a un’area vuota di 500 metri tra la strada e il centro della valle. La prima unità ad attaccare fu il battaglione Dimitrov, posizionato a destra della strada con il Franco-belga: dovette desistere dopo tre chilometri, non avendo armi anticarro112. I tank sovietici, riferì il generale Gal, sarebbero arrivati alle 5:00 del giorno dopo. Un’ora prima del loro arrivo il battaglione era in piedi e si stava disponendo, secondo gli ordini del capitano Grebenarov, a respingere i ribelli che premevano da est, cosa che riuscì per cinque volte. Il capitano sarebbe morto il giorno 14: fu sostituito dal maggiore Carlo Penchienati, comandante della compagnia italiana. Ridotto a 215 uomini su 565113, il battaglione si ritirò114.

  • 115 COPEMAN, Fred, op. cit., pp. 87-91.

13Il 16° battaglione (britannico), si era intanto posizionato nella valle: la 1° compagnia fucilieri di Kit Conway si era sistemata su una collina conica a nord, in vista dei moros: il caposezione di artiglieria Fred Copeman, semplice marinaio sull’ammiraglia reale Nelson ma con una conoscenza approfondita delle armi, ricevette da Nathan, che osservava a cavallo, l’ordine di trincerarsi mentre Conway esplorava i 500 m tra la collina e il poggio da cui gli artiglieri e la cavalleria marocchina dominavano la valle. Prevedibilmente, Conway fu colpito, mentre Copeman attendeva febbrilmente il mitragliere Harold Fry comandante della 2° compagnia, ex ufficiale di fanteria. Decise di andare a vedere che fine avessero fatto Fry e le sue otto Maxim, e fu ferito a una mano dal fuoco amico del Dimitrov, che sparava all’impazzata, anche nella direzione sbagliata. Era accaduto che il camion che trasportava armi e munizioni si era impantanato, e le bandoliere erano andate perse a causa dell’autista ubriaco. In quel momento fu ferito di striscio, e mentre tornava in linea vide che Wintringham era stato ferito a una coscia, e Jock Cunningham lo aveva sostituito. Fortuna volle che un camion nemico carico di munizioni tedesche si rovesciasse nei pressi, così Copeman e Fry poterono caricare le mitragliatrici, cinque Colt e otto Maxim nuove, portate a braccia dal quartier generale, ora posizionate 200 metri a sud della collina che occupavano115.

  • 116 WINTRINGHAM, Tom, English Captain, London, Faber&Faber, 2011, pp. 75-77; ALEXANDER, Bill, op. cit., (...)
  • 117 Ibidem.

14Intanto la cavalleria mora scendeva rapidamente verso la batteria, e le mitragliatrici non si azionavano: il battaglione attendeva un ordine di ritirata da parte del generale Gal, che non si era nemmeno presentato al fronte, e tentava di azionare le mitragliatrici. Fortuna volle che i moros non vedessero gli inglesi, che aprirono il fuoco mentre i nemici sparavano confusamente: i legionari furono costretti a ritirarsi mentre i fucilieri facevano altrettanto116. Subito un altro battaglione ribelle fece fuoco e decimò la 1° compagnia. La giornata si era conclusa117.

  • 118 Torneranno alla base il 18 settembre 1937. RGASPI, f. 545, op. 2, d. 58, l. 314.
  • 119 Ibidem, op. 3, d. 474, l. 25.
  • 120 COPEMAN, op. cit., pp. 97-98; ALEXANDER, Bill, op. cit., p. 100.

15Il secondo giorno, 13 febbraio, Jock Cunningham lasciò il comando della 1° compagnia all’egiziano André Diamint, mentre la 2° mitraglieri (Wintringham) e la 4° fanteria (Bert Ovenden) si spingevano ai piedi della collina conica. Fry e Copeman ripeterono l’impresa del giorno prima sulla cavalleria mora, ma in quel momento Fry e i suoi uomini caddero nella nota trappola: 40 ribelli, vestiti da soldati repubblicani si incamminarono verso le mitragliatrici cantando l’Internazionale, solo quando furono a 50 metri Fry si accorse dei fucili Mauser di ordinanza. I ribelli si impadronirono delle mitragliatrici, uccisero dieci inglesi in una colluttazione, ne catturarono 24, e ne fucilarono 21. Solo Fry e altri due, chiamati James Rutherford e Basil Abraham, furono risparmiati118. Quaranta uomini tentarono di liberarli, ma le mitragliatrici, ora manovrate dai ribelli, ne falciarono trenta119. Si aggiunse anche un carro armato, che generò il panico; Jock Cunningham, con grande freddezza, dispose la ritirata girando intorno al veicolo, e a fatica gli 80 supersiti (su 166) della compagnia tornarono nella parte inferiore della valle, dove c’era una strada parzialmente nascosta dagli olivi (nota come sunken road, strada sommersa). Finalmente, il 14 febbraio comparve il generale Gal, che diede ordine di richiamare i superstiti degli altri due battaglioni per difendere la strada degli olivi e l’altura che la sovrastava. Cunningham obbedì, e due mitragliatrici furono piazzate in aiuto dei tiratori. La difesa della strada principale, e dei noti 500 metri, che furono occupati dagli inglesi, durò tre giorni (14-16 febbraio), ma i ribelli non passarono120.

7. Il battaglione Abraham Lincoln entra in scena

  • 121 Ciononostante, i tre accettarono di non parlare della Spagna in campagna elettorale; BOSCH, Aurora, (...)
  • 122 HULL, Cordell, The Memoirs of Cordell Hull, vol. I, New York, MacMillan, 1948, p. 477.
  • 123 The Public Papers and Addresses of Franklin D. Roosevelt. 1937. The Constitution Prevails, New York (...)
  • 124 TIERNEY, Dominic, FDR and the Spanish Civil War. Neutrality and Commitment in the Struggle that div (...)
  • 125 BOSCH, Aurora, op. cit., p. 5.
  • 126 L’incaricato di affari a Mosca Loy Henderson fu il primo a non interpretare le collette sovietiche (...)
  • 127 FRUS, vol. II, 1937, p. 292; TIERNEY, Dominic, op. cit., 66-67. Dal 4 marzo 1937 i volontari americ (...)
  • 128 Il CPUSA, che alla fine del 1936 contava 43.000 membri rispetto agli appena 7.000 del 1930, dal gen (...)

16Alle 3:00 pomeridiane del 26 dicembre 1936 il piroscafo Normandie salpò da New York diretto a Le Havre; tra i passeggeri vi era un gruppo di 96 americani diretti in Spagna. Dopo una sfilata nel centro di Barcellona, il 6 gennaio presero il treno per Albacete; Marty li inviò al villaggio di Villanueva de la Jara per addestrarsi, in attesa di essere assegnati a una brigata. Il giorno 25 trentasette irlandesi del 16° battaglione votarono per andare con gli americani, non accettando di stare in un battaglione britannico, poiché molti di loro avevano militato nella Irish Republican Army: costituirono la 2° sezione irlandese del 17° battaglione Abraham Lincoln, costituito da americani e ispanoamericani. Ma qual era l’atteggiamento degli Stati Uniti davanti alla guerra civile? L’amministrazione Roosevelt non nutriva ostilità o timori nei confronti della Repubblica spagnola, grazie soprattutto al suo ambasciatore Claude Gernade Bowers, grande ammiratore di quel governo, né si lasciò condizionare dalle notizie dei numerosi omicidi ‘di classe’ commessi dai repubblicani a Madrid e Barcellona tra luglio e settembre 1936, notizie che il governo britannico riceveva in gran numero dall’ ambasciatore Henry Chilton, che trascurava invece l’esecuzione indiscriminata di tutti i simpatizzanti repubblicani nelle città occupate dagli insorti nello stesso periodo (La Coruña, Burgos, Pamplona, Saragozza, Cordoba, Siviglia, poi Toledo e Badajoz). I collaboratori più stretti del Presidente, tra cui la moglie Eleanor Roosevelt, il segretario del Tesoro Henry Morgenthau e il segretario dell’Interno Harold Ickes simpatizzavano per la Repubblica121, mentre il segretario di Stato Cordell Hull era favorevole a una neutralità morale che rispettasse ed estendesse gli impegni presi alla conferenza sul non intervento negli affari centro e sudamericani di Montevideo del dicembre 1933122. Il 7 gennaio 1937 Roosevelt promulgò l’embargo alla vendita di armi, vietandone il commercio anche a terzi123. Le questioni interne giocarono un ruolo importante in questa scelta: il 1936 era anno di elezioni, e il Presidente, desideroso di continuare il New Deal, decise di non agitare l’opinione pubblica, tradizionalmente isolazionista, e non irritare l’elettorato cattolico, che il magnate della stampa William Randolph Hearst, acerrimo rivale del Presidente, turbava dipingendo la Repubblica come un governo impotente davanti alla follia anticlericale e sanguinaria di anarchici e comunisti124. Nonostante queste premesse, e il suo fermo proposito di mantenere l’embargo per evitare una guerra mondiale125 Roosevelt guardò sempre con simpatia e comprensione – ricambiate – alle manifestazioni di solidarietà con la Repubblica spagnola provenienti dall’Unione Sovietica126, e quando i volontari cominciarono ad accorrere in Spagna in gran numero, diede ordine esplicito di non perseguirli, poiché era seriamente preoccupato dalle migliaia di italiani e tedeschi, almeno 60.000 nella primavera 1937, che combattevano per Franco127. Questa neutralità benevola piacque al Partito Comunista degli Stati Uniti (CPUSA) che, pur battendosi per la revoca dell’embargo, era convinto che le motivazioni di fondo fossero genuine e non impedissero la creazione, anche negli Stati Uniti, di un fronte unico contro il fascismo e la guerra128.

  • 129 Non si conosce il numero esatto: il giornalista Edwin Rolfe, cronista ufficiale del battaglione, sc (...)
  • 130 RGASPI, f. 545, op. 3, d. 474, l. 34; LANDIS, Arthur, op. cit., p. 31.
  • 131 Merriman divenne quasi subito comandante effettivo, poiché Harris non si dimostrò all’altezza; LAND (...)
  • 132 LANDIS, Arthur, op. cit., pp. 32-34.
  • 133 CHAINTRON, Jean, Le vent soufflait devant ma porte, Paris, Seuil, 1993, pp. 161-162; RGASPI, f. 545 (...)
  • 134 ALEXANDER, Bill, op. cit., p. 101; LANDIS, Arthur, op. cit., p. 40. Sia Alexander che Landis commet (...)

17Alle 4:00 del mattino del 15 febbraio 1937 il battaglione Lincoln, 350 uomini129, partì per raggiungere la XV Brigata sul Jarama: tra loro vi erano anche 60 irlandesi, la James Connolly Column, e altrettanti cubani guidati da Rodolfo de Armas (Columna Antonio Guiteras)130. Comandanti del battaglione erano James Harris, marinaio di New York, e Robert Hale Merriman, assistente di economia all’università di Berkeley, che fungeva anche da istruttore131; il commissario politico era Samuel Stember, operaio tessile. Le tre compagnie, due di fucilieri e una di artiglieri, erano comandate, nell’ordine, dall’inglese John Scott (“Inver Marlow”), giornalista del «Daily Worker», sotto il cui comando si trovavano, ironia della sorte, i sessanta irlandesi e i cubani; dal pilota Stephen Daduk, il secondo volontario americano ad Albacete, famoso per aver abbattuto un aereo Heinkel 111; la terza compagnia toccò a Douglas Seacord, insegnante. Seacord aveva a disposizione solo due mitragliatrici francesi dal tiro difettoso, ma decise di valorizzare la compagnia battezzandola Tom Mooney, come il politico socialista in carcere per un attentato dinamitardo che non aveva commesso132. Il giorno 11 l’organico della brigata subì importanti cambiamenti: il generale Gal, trasferito alla 15° divisione, fu sostituito da Vladimir Čopić, a sua volta sostituito dal francese Jean Chaintron (“Jean Barthel”)133; George Nathan, passato allo Stato Maggiore della XIV Brigata, fu sostituito dal tedesco Hans Claus134. Il 21 febbraio il 17° battaglione si appostò sulla collina ovest della valle. Quello che accadde di lì a sei giorni, un’operazione suicida frutto della mancanza di coordinazione strategica tra Stato Maggiore centrale e i comandi delle Brigate Internazionali, ci sembra giusto farlo raccontare, sintetizzando dove necessario, al protagonista, il capitano Merriman, che stese la sua relazione il 10 maggio 1937, la quale fu poi allegata al noto rapporto di Vidal:

  • 135 RGASPI, f. 545, op. 2, f. 32, ll. 426-430.

[…] Al nostro arrivo a Morata ci siamo trincerati in una posizione molto vantaggiosa ma vulnerabile ai bombardamenti aerei e dell’artiglieria. Dopo molti bombardamenti, il colonnello Claus mi ha consigliato di evacuare gli americani dalla posizione prima del successivo bombardamento, cosa che ho fatto in fretta ma in buon ordine. Il compagno Čopić mi ha severamente criticato, pretendendo che avevo diffuso confusione e panico.
Una sera [26 febbraio] abbiamo ricevuto l’ordine di abbandonare la posizione per andare a rinforzare il retro del ‘Dimitrov’ guidati dal colonnello Claus, e mentre ci preparavamo a partire è arrivato l’ex comandante Harris, che ha cominciato a dare ordini: lui a ordinare di avanzare e io di fermarsi. Metà del battaglione si era smarrito, e c’era grande confusione. Claus ci ha rimproverato la nostra lentezza. Abbandonata la posizione, siamo rimasti due o tre giorni in una posizione già occupata dal ‘Dimitrov’, in appoggio alla 24° brigata, che si trovava alla nostra destra e avanzava lentamente. Quando l’ordine è arrivato siamo avanzati anche noi, ma le unità spagnole non ci hanno seguito; ci siamo trovati a circa 40 metri dalle posizioni nemiche, due posizioni oltre il punto stabilito. Abbiamo distrutto due mitragliatrici, ma siamo dovuti indietreggiare. E’ stato a questo punto, credo, che gli inglesi sono avanzati e i franco-belgi si sono rifiutati di fare altrettanto. Abbiamo subito perdite abbastanza importanti ma avremmo potuto mantenere la posizione se gli spagnoli ci avessero fiancheggiati e ci avessero rilevati. Ma le due compagnie non si sono viste, trovandosi 100 metri più indietro. […] Il Dimitrov aveva perso 30 uomini a causa della trincea poco profonda, e anche noi ne abbiamo persi 5 mentre scavavamo la nostra. […] Abbiamo deciso di attaccare la mattina [del 27], con le brigate XI, 24° 69° alla nostra destra, e una copertura aerea prevista di 20 apparecchi, artiglieria e due autoblindo. La 24° sarebbe dovuta avanzare alle 10, ma non avanzò, né l’artiglieria raggiunse le trincee nemiche, anche perché non avevamo telefono. Ho informato Claus, e ho inviato un messaggero alla 24° brigata chiedendo spiegazioni, ma ho ricevuto solo promesse. L’ordine di avanzare è arrivato un’ora e tre quarti dopo, sperando che avremmo incitato gli spagnoli a seguirci. Il battaglione Lincoln è avanzato sotto un potente fuoco incrociato per 175 metri […]. Le nostre perdite sono state molto importanti . Finalmente due compagni si sono offerti di stabilire un collegamento telefonico con Čopić, il quale mi ha detto che gli americani erano una vergogna perché non erano avanzati alle 10. Ho risposto che gli spagnoli non si erano mossi, ma lui ha insistito: erano avanzati di 700 metri, e si trovavano alla nostra destra e dietro di noi. Mi sono recato a vedere dove gli spagnoli avessero piazzato il segnale per l’aviazione: 100 metri dietro di noi. Čopić mi ha concesso 15 minuti per avanzare, sembrava non rendersi conto che avevamo già attaccato per un’ora; mi ha inviato Springhall con alcuni messaggi, e siamo stati feriti entrambi mentre davo l’ordine di avanzare. Credo che gli uomini si siano rifiutati di eseguire, e che solo 12 inglesi siano avanzati, venendo subito uccisi. Dei 20 aerei promessi ne sono arrivati solo due alle 12:30135.

  • 136 MERRIMAN, Marion, LERUDE, Warren, Valor amid Slaughter, in PRAGO, Albert, BESSIE, Alvah (ed.), Our (...)
  • 137 Secondo le stime di Sandor Voros, ungherese naturalizzato americano, membro della commissione stori (...)
  • 138 Nel suo diario Čopić concorda con la relazione di Merriman, tacendo però le critiche e il diverbio; (...)
  • 139 LANDIS, Arthur, op. cit., p. 169.

18Citare questo documento è fondamentale, perché la versione tramandata dopo la guerra, soprattutto ad opera di Marion Merriman136, moglie del capitano, ignora il ruolo del colonnello Claus nell’ordinare l’attacco suicida, e fa avvenire la discussione di Merriman con Čopić prima dell’attacco, non tenendo conto che in quel momento dell’attacco Merriman non aveva telefono. Secondo Marion Merriman, il croato aveva minacciato l’americano di deferirlo per insubordinazione, e quest’ultimo fu costretto ad attaccare (mentre dal rapporto risulta che riuscì a rifiutarsi). Due cose appaiono sicure: nel solo giorno 27, il battaglione perse 153 uomini sui 377 rimasti137, e non vi furono punizioni, né per Merriman, né per Čopić138. Nonostante la brigata fosse esausta, rimase sul Jarama fino al 17 giugno 1937139.

8. La battaglia di Brunete

  • 140 AZNAR, Manuel, op. cit., vol. II, pp. 88-132.
  • 141 Unica vittoria repubblicana senza contraccolpi dal 18 luglio 1936, la battaglia di Guadalajara (8-2 (...)
  • 142 LANDIS, Arthur, op. cit., p. 185.
  • 143 Stime nazionaliste riportate da AZNAR, Manuel, op. cit., vol. II, pp. 143-145.
  • 144 RGASPI, f. 545, op. 3, d. 425, l. 156.
  • 145 ROLFE, Edwin, op. cit., p. 76.
  • 146 Dopo la morte, a inizio marzo, di Jack Tomlinson, comandante della compagnia mitraglieri, Law lo av (...)
  • 147 RGASPI, f. 545, op. 3, d. 452, l. 2.
  • 148 ALEXANDER, Bill, op. cit., p. 118.
  • 149 LANDIS, Arthur, op. cit., pp. 190-195; ALEXANDER, Bill, op. cit., p. 122; AZNAR, Manuel, op. cit., (...)
  • 150 ALEXANDER, Bill, op. cit., p. 122; UČESNIĆI, Pišu, op. cit., vol. I, p. 243.
  • 151 Secondo Landis, Law morì quel pomeriggio, rifiutando di essere trasportato in ospedale; curiosament (...)
  • 152 LANDIS, Arthur, op. cit., p. 223.
  • 153 Ibidem, p. 223; AZNAR, Manuel, op. cit., vol. II, p. 162.
  • 154 Più ragionevolmente, Landis assegna 20.000 perdite per parte; LANDIS, Arthur, op. cit., p. 237.
  • 155 Ibidem, pp. 170-174; ALEXANDER, Bill, op. cit., pp. 129-30.

19Il 26 aprile 1937 l’aviazione tedesca bombardò Guernica, aprendo la via alla conquista ribelle del Nord, con l’obiettivo di privare la Repubblica delle miniere basche, rompere l’assedio repubblicano intorno a Oviedo e dominare la costa cantabrica. Bilbao cadde il 19 giugno, ma il resto del fronte resisté fino a ottobre140. Forti della vittoria di marzo a Guadalajara141, i repubblicani scelsero di non inseguire Franco, ma di attaccare Brunete, un villaggio situato 40 km a ovest di Madrid, con l’obiettivo di alleviare la pressione sulla capitale e ritardare l’avanzata ribelle su Santander e Gijón. L’esercito repubblicano schierò 3 Corpi di Armata composti da 10 divisioni, formate a loro volta da 24 brigate ; la XV, integrata con un nuovo battaglione americano, il ‘George Washington’, formava la 15° divisione del generale Gal insieme alla XIII; la XI era nella 35° divisione del generale Kleber, mentre la XII e una nuova brigata internazionale di riserva con il numero 150 erano nella 45° divisione del generale Walter insieme alla 69° brigata142, più 20 batterie tra contraerea e mitragliatrici, e 150 aerei, mentre i ribelli disponevano inizialmente di sole 6 divisioni, di cui solo la metà operative nella prima fase della battaglia143. Il 4 luglio la XV Brigata Internazionale si portò nei pressi di Torrelodones e si divise in due reggimenti: il primo era comandato dall’inglese Jock Cunningham, già comandante ad interim del 16° battaglione dopo il ferimento di Tom Wintringham, coadiuvato da Martin Hourihan, americano, che aveva comandato il battaglione Lincoln dal 15 marzo144; il comandante del battaglione Dimitrov, l’ungherese Mihály Szalvai (“Čapaev”) era a capo del secondo. Per supplire alle perdite del Lincoln, era stato creato un battaglione di rinforzo chiamato George Washington, comandato dall’oriundo jugoslavo Mirko Marković assieme al commissario Dave Mates di Chicago145. Dopo la promozione di Hourihan, il battaglione Lincoln passò agli ordini di Oliver Law, un sindacalista afroamericano del Texas, ma operante a Detroit, che era stato soldato semplice nell’esercito americano per sei anni146. Il commissario politico, abbiamo detto, era Steve Nelson. Fred Copeman guidava il battaglione britannico dopo la promozione di George Aitken a Commissario di Brigata (10 maggio)147, mentre Bert Williams era il commissario politico; anche questo battaglione aveva una nuova unità: una batteria anticarro comandata da Malcolm Dunbar e Hugh Slater (commissario)148. Obiettivo della 15° divisione era conquistare Villanueva de la Cañada, 6 km a nord di Brunete. L’attacco iniziò il 6 luglio alle 5:30 di mattina: l’11° Brigata spagnola di Enrique Líster travolse i ribelli ed espugnò Brunete, mentre la XV Brigata Internazionale avanzava verso Villanueva de la Cañada con una manovra a tenaglia, con il Washington di fronte, e British, Lincoln, Dimitrov, franco-belgi e 24° brigata spagnola distribuite sui quattro punti cardinali per isolare il villaggio. L’attacco fu affrontato da un nido di mitragliatrici nascoste nel campanile della chiesa, e rallentato da un gruppo di civili usati come scudi umani; il battaglione Lincoln, che scendeva da una collina a sud-ovest dopo aver mitragliato i ribelli per coprire l’avanzata degli inglesi, passò all’assalto frontale, cui prese parte anche Oliver Law, restando intrappolato davanti a Villanueva. Il villaggio fu preso alle 21:15 dalla XV Brigata Internazionale seguita da due brigate spagnole, ma al prezzo di almeno 50 inglesi, 40 americani e 60 slavo-balcanici (non si conoscono le perdite degli altri due battaglioni) e di un pericoloso rilassamento delle linee intorno a Brunete, errore che aiuterà la vittoria strategica dei ribelli149. In previsione di un’offensiva repubblicana sul Guadarrama, il generale franchista Enrique Varela fece affluire quattro brigate sulle alture strategiche di Romanillos, 7 km a est di Villanueva de la Cañada, e Mosquito, tra Boadilla del Monte e Pozuelo de Alarcón, mentre il battaglione Dimitrov traversava il Guadarrama insieme a Líster, ma ormai l’aviazione ribelle, scesa dal Nord, prevaleva150. Il 9 luglio iniziò l’assalto al colle Mosquito: i due battaglioni americani avanzarono sotto un nutrito fuoco di artiglieria: il Washington ebbe 100 morti, e il Lincoln tra i 15 e i 20, tra cui il comandante Oliver Law, che fu ferito a morte151. Gli inglesi furono inchiodati provenendo da est, mentre la 35° divisione catturava la frazione di Villafranca del Castillo, appena a nord di Villanueva de la Cañada, troppo lontano dalla strada per Boadilla e dalla direzione degli attacchi ribelli (Navalcarnero e Navalagamella). L’assalto alla collina durò altri due giorni in cui l’esercito repubblicano esaurì risorse e potenziale: il giorno 11 i tre battaglioni anglosassoni riuscirono a ritirarsi dietro le linee, coperti dalle mitragliatrici del 16° battaglione152. Nonostante il volume di fuoco repubblicano, una settimana dopo i ribelli lanciarono la controffensiva con 5 divisioni: Villafranca del Castillo resistette, ma l’11° divisione Líster, incalzata da 300 aerei e 300 mitragliatrici fu espulsa da Brunete, che passò di mano quattro volte, finché il 22 luglio gli inglesi non rientrarono in prima linea con soli 100 uomini153. Il giorno 24 il generale Walter fu respinto verso Perales del Río. Villafranca non cadde, ma Brunete si arrese ai ribelli: i repubblicani erano ridotti a soli 10.000 uomini154 ormai nel panico, e i comandi con loro. La XV Brigata si ritirò verso Madrid il 25, non prima che George Nathan, il glorioso capitano irlandese, morisse nell’ultimo bombardamento. Alcuni villaggi intorno a Brunete (Quijorna, Villanueva de la Cañada, Villanueva del Pardillo) erano in mano ai repubblicani, e l’offensiva ribelle nel Nord era stata ritardata (di soli tre mesi) ma l’obiettivo strategico era stato fatalmente mancato in cambio di guadagni tattici non spendibili, sfiancando gli effettivi in campo: un errore che la Repubblica ripeterà, e che le sarà letale155.

9. La campagna di Aragona

  • 156 Nel dettaglio: il battaglione Dimitrov aveva 445 effettivi, ne rimanevano 143; i franco-belgi ne av (...)
  • 157 La XIII Brigata era stata sciolta per prolungata inattività, rinominata 150° brigata, quindi ricost (...)
  • 158 Ibidem; il battaglione 6 de février lasciò la XV Brigata il 19 agosto 1937; Our Fight/Notre Combat, (...)
  • 159 La numerazione dei battaglioni internazionali fu aggiornata: la XV Brigata ricevette i numeri 57-60 (...)
  • 160 Il Mackenzie-Papineau partì da Tarazona de la Mancha il 7 settembre, ma il trasferimento avvenne so (...)
  • 161 Dopo la creazione della sesta brigata internazionale (129°) durante la ritirata da Teruel (febbraio (...)
  • 162 Nel dettaglio: Dimitrov – 563 uomini; British - 208 uomini; Lincoln-Washington - 408 uomini; battag (...)
  • 163 ALEXANDER, Bill, op. cit., pp. 144-145; LANDIS, Arthur, op. cit., p. 247.
  • 164 Dal diario di Vladimir Čopić; RGASPI, f. 545, op. 3, d. 467, l. 63.
  • 165 UČESNIČI, Pišu, op. cit., vol. I, p. 246.
  • 166 Come suo solito, il comandante contestò la ritirata del battaglione, ma davanti a un manuale di tat (...)
  • 167 AZNAR, Manuel, op. cit., vol. II, p. 223.
  • 168 RGASPI, f. 545, op. 3, d. 474, l. 177.
  • 169 Sia il volontario lealista Čopić che il franchista Aznar sono perplessi: «Allora [il 27 agosto] c’e (...)
  • 170 LANDIS, Arthur, op. cit., pp. 295-303; RGASPI, f. 545, op. 3, d. 474, ll. 181-193, che riporta il d (...)

20Brunete era stata una prova terribile per tutto l’Esercito Popolare Repubblicano, ma le Brigate Internazionali avevano subito perdite tanto serie da richiedere un rinforzo e una riorganizzazione urgente, soprattutto per la XV: da un rapporto dell’11 agosto 1937 si apprende che il 6 luglio la Brigata contava 2.144 uomini, e tre settimane dopo ne rimanevano attivi 886. Le 1.258 perdite erano distribuite in: 735 feriti, 293 morti e 167 dispersi156. Fu allora che si decise di dare alle cinque brigate un carattere unitario corrispondente al gruppo linguistico prevalente, in questo ordine: XI - Brigata tedesco-spagnola; XII – Brigata italo-spagnola; XIII – Brigata balto-slavo-spagnola157; XIV – Brigata franco-spagnola; XV – Brigata anglo-spagnola. Fu deciso il trasferimento di tutti i battaglioni franco-belgi alla XIV Brigata che, essendo rimasta in riserva, aveva perso solo 47 uomini a Brunete158; il Dimitrov sarebbe dovuto passare alla XIII Brigata, ma il trasferimento fu posticipato al 25 settembre 1937 per poterlo sostituire con il nuovo battaglione americano-canadese Mackenzie Papineau (60°)159 di 700 uomini160. Inoltre, le Brigate Internazionali confluirono definitivamente in due divisioni, la 35° di Walter (XI e XV) e la 45° di Kleber (XII, XIII e XIV)161. Il 24 agosto 1937, mentre Franco assediava Santander, l’esercito repubblicano mosse verso Saragozza, in mano ai ribelli dal 18 luglio 1936. Grazie ai rinforzi ricevuti, la XV era tornata a 1.600 effettivi, quanti ne aveva prima del Jarama162. Anche i comandanti dei battaglioni erano stati rinnovati: i veterani inglesi Jock Cunningham, Fred Copeman e George Aitken erano tornati in patria; a sostituirli arrivarono gli irlandesi Peter Daly e Patrick “Paddy” O’Daire (comandante e vicecomandante), veterani di Cordoba; commissario politico fu nominato il gallese Jack Roberts; a capo del Lincoln-Washington fu posto Hansford “Hans” Amlie, ex comandante della 1° compagnia del battaglione Washington, ferito nell’assalto alla collina Mosquito; commissario era l’irlandese John Quigley ‘Robbie’ Robinson Steve Nelson divenne commissario di brigata, mentre Robert Hale Merriman fu promosso a Capo di Stato Maggiore163. L’offensiva partì da Hijar, 100 km a sud di Saragozza: con 80.000 uomini, 205 aerei, circa 100 carri armati e 40 batterie, l’esercito repubblicano attaccò il villaggio di Quinto e la collina di Purburell, due chilometri a est. Quinto era difesa da una guarnigione di 1.400 uomini, di cui solo 500 nel villaggio, 25 mitragliatrici montate in case e chiese, e una batteria da 5,5 mm164. Gli inglesi attaccarono il Purburell, su cui altri 500 ribelli avevano montato mitragliatrici e filo spinato; il Dimitrov marciò su Quinto da est mentre gli americani coprivano il fianco ovest. Alle 7:30 di mattina l’aviazione repubblicana distrusse l’artiglieria nemica, permettendo alle batterie di colpire indisturbate e rompere il filo spinato; i tank passarono; Quinto cadde il 26 agosto. Il battaglione Dimitrov partecipò anche alla presa del Purburell, perdendo 15 uomini (64 i feriti) su 27 caduti della Brigata (116 feriti)165. Prima dei bombardamento, gli inglesi avevano tentato una sortita di ricognizione, risultata nella morte di Daly e nel ferimento di Roberts; O’Daire, divenuto comandante, individuò il filo spinato e riferì a Čopić166. I repubblicani conquistarono anche i villaggi di Codo e Mediana, spazzando via 40 falangisti e una compagnia di 84 requetés di Navarra: Belchite, 50 km a sud di Saragozza, fu isolato167, ma l’obiettivo principale, Fuentes de Ebro, distante appena 5 km dal capoluogo, resisteva. Il 27 agosto, il generale Sebastián Pozas, comandante del settore, commise un errore che costò molto caro alla Repubblica: non volendo che le Brigate Internazionali oscurassero gli spagnoli prendendo Saragozza, ordinò di concentrare le forze su Belchite, un paesino di 2.000 abitanti posto tra due arterie che da Saragozza scendono verso la Catalogna e verso Valencia168. Dopo uno stallo di quattro giorni in cui le brigate spagnole fecero sortite di ricognizione, la XV Brigata, lasciata fino ad allora senza ordini169, poté attaccare Belchite: mente gli inglesi si trinceravano su una colina sovrastante il villaggio per sorvegliare i ribelli, giunti con due divisioni, gli altri tre battaglioni e la batteria anticarro si posizionarono a nord-nord-ovest e in riserva. Gli americani furono i primi ad avanzare, ma furono inchiodati nelle trincee, mancando tank e artiglieria di supporto che, anzi, sparava sulle compagnie. Questo portò a un violento litigio tra Merriman e Amlie, finché non avanzarono dentro Belchite, ricevendo nuove mitragliatrici. Per de giorni rimasero trincerati davanti alla chiesa, e tutti gli ufficiali furono feriti. Solo il 4 settembre il Dimitrov riuscì a entrare nel paese nonostante l’inerzia degli spagnoli (Walter, che dirigeva le operazioni a Mediana, fece una violenta sfuriata al comandante della 123° divisione perché non arrivava altra artiglieria a Belchite) che pensavano solo a saccheggiare. Rintanati nella fabbrica del paese, americani e slavo-balcanici bombardarono la chiesa. Il 7 settembre Belchite si arrese, ma troppo tempo utile era stato sprecato per un obiettivo minore, conquistato al prezzo di 112 morti e 281 feriti nella brigata, tra cui il commissario Steve Nelson, sostituito da Dave Doran, e Hans Amlie, cui succedette Leonard Lamb170.

  • 171 LANDIS, Arthur, op. cit., pp. 313-314.
  • 172 In realtà fu sempre a guida americana: degli ufficiali, solo il comandante della compagnia mitragli (...)
  • 173 In onore di William Lyon Mackenzie e Louis-Joseph Papineau, che nel 1837 tentarono di rendere indip (...)
  • 174 LANDIS, Arthur, op. cit., pp. 314-323.

21Il resto di settembre trascorse in brevi operazioni di assestamento sull’Ebro: l’idea di attaccare Fuentes sembrava aver abbandonato il comando repubblicano, che lasciò la sola 4° divisione di Juan Modesto ad affrontare le Frecce Nere del generale Nino Silverio senza riuscire a sfondare171. L’operazione, che coinvolse la XV Brigata e vedeva in azione il nuovo battaglione canadese172 Mackenzie-Papineau173 (“Mac-Pap”), iniziò solo il 13 ottobre 1937: Fuentes sarebbe stata catturata con l’aiuto di 40 tank guidati da due compagnie del 24° battaglione. Uteriore ritardo fu causato dall’ottusità dei nuovi arrivati, che pretesero di processare, senza conseguenze, il commissario Joe Dallet invece di portarsi in posizione. Il risultato fu che arrivarono sul posto solo all’alba guastando l’effetto sorpresa: i tre battaglioni rimasero inchiodati alle trincee davanti a Fuentes, da tempo fortificata con filo spinato e mura di cemento, subendo morti e feriti. Alle 1:30 arrivarono i carri armati, che superarono i battaglioni e proseguirono in linea retta contro le mitragliatrici. Grave errore: l’artiglieria ribelle falciò carristi e fanti. I primi decisero di avanzare ugualmente, rimanendo intrappolati nel villaggio. L’unico a rendersi conto del disastro fu il texano Phil Detro, che aveva sostituito Leonard Lamb al comando degli americani dopo Belchite, fermando il battaglione, mentre il capitano inglese Harold Fry, l’ex mitragliere fatto prigioniero, fu colpito. I Mac-Pap persero 60 uomini, tra cui il commissario Dallet e buona parte della prima e seconda compagnia, mentre il 24° battaglione fu quasi completamente distrutto. Era la fine delle ambizioni repubblicane su Saragozza174.

10. Da Teruel all’Ebro

  • 175 LONGO, Luigi, op. cit., p. 140.
  • 176 Ibidem, pp. 140-146.
  • 177 Aznar torna a chiedersi perché la Repubblica non insistette su Saragozza invece di tentare un’impre (...)
  • 178 Ibidem, pp. 271-272.
  • 179 Ibidem, p. 282.
  • 180 ALEXANDER, Bill, op. cit., pp. 160-167.
  • 181 LANDIS, Arthur, op. cit., p. 392.
  • 182 Ibidem, pp. 393-398.

22Il 15 dicembre 1937 l’esercito repubblicano attaccò e conquistò Teruel, città della bassa Aragona, 10 km a nord di Valencia; fin dai primi giorni della guerra era stata «come un cuneo conficcato nella carne della Repubblica»175; per questa ragione la XIII Brigata Internazionale aveva tentato di espugnarla tra il 27 dicembre 1936 e il 2 gennaio 1937 senza riuscirci176. Quasi un anno dopo, con il fronte Nord liquidato dai ribelli (Gijón era caduta il 21 ottobre), la Repubblica tentava una diversione per proteggere Valencia. Le condizioni climatiche e geomorfologiche erano sfavorevoli: Teruel si trova a 900 metri sul livello del mare, circondata da montagne alte più di mille metri, e quell’inverno nevicava abbondantemente177. Ancora una volta, il dispiegamento di forze fu imponente: quattro Corpi di Armata formati da complessive dieci divisioni (100.000 uomini), comprendenti nove gruppi di artiglieria, cinque batterie antiaeree, più due battaglioni di carri armati, dodici brigate d’assalto più tre miste; le Brigate Internazionali intervennero solo dopo il contrattacco ribelle (gennaio-febbraio 1938)178. Una volta isolata la città dal capoluogo, i ribelli, che difendevano un fronte sguarnito, dovettero attendere fino al 22 dicembre perché arrivassero rinforzi dalle Asturie e dal fronte centrale: la città non era stata presa, sosteneva Franco, solo assediata179. La XV Brigata entrò in azione il 31 dicembre: inglesi e canadesi si posizionarono 10 km a nord di Teruel, sopra la confluenza dei fiumi Alfambra e Guadalaviar, mentre gli americani, arrivati il 4 gennaio 1938, si posizionarono 4 km più a sud. I ribelli erano intanto riusciti a conquistare buona parte delle cime entro il 17 gennaio, e sparavano sulla XV Brigata, che rispose con l’artiglieria inglese; a nord il fronte, tenuto dal battaglione tedesco Thälmann aveva ceduto, ma non i Mac-Pap, che decimarono uno squadrone di cavalleria mora180. Non conosciamo il numero delle perdite, ma la XV Brigata dovette essere ritirata il 3 febbraio per essere rimandata a sud. Il 22 febbraio Teruel cadde definitivamente in mano nazionalista, così la Brigata dovette essere richiamata e inviata a Segura de los Baños, 100 km a nord di Teruel per disturbare le comunicazioni con Saragozza e riprendere l’offensiva a nord. La mattina del 5 febbraio i battaglioni, privi di ufficiali superiori esperti (l’americano Phil Detro era stato ucciso il 17 gennaio) arrivarono nel paese senza sapere dove alloggiare. La sera del 14 febbraio i canadesi attaccarono le colline della Serra Pedigrosa nell’alta valle dell’Ebro: sistemato il Quartier Generale, si fecero strada attraverso il filo spinato e distrussero le mitragliatrici nemiche con le bombe a mano, catturando, oltre alle armi, anche pesce in scatola (si ricordi che i battaglioni, specie il 60°, avevano combattuto sottozero a Teruel)181. Gli americani trovarono il nemico già vigile, ma fecero ugualmente una manciata di prigionieri e presero due mitragliatrici leggere, senza subire perdite. Sulla collina accanto li aspettavano due compagnie di fanteria, dodici mitragliatrici e due obici. Anche questa collina fu catturata; una sola collina separava americani e canadesi, i quali tentarono di prenderla la sera del 16 febbraio, subendo gravi perdite nella 1° e 2° compagnia. Quando finalmente catturarono la posizione, si accorsero che i prigionieri complessivi formavano quasi un battaglione (tra i 400 e 500 uomini), più le armi, tra cui 6 mortai e 14 mitragliatrici182.

  • 183 Ibidem, p. 506.
  • 184 Ibidem, pp. 514-515.
  • 185 Ibidem, p. 525.
  • 186 ROLFE, Edwin, op. cit., pp. 281-282.
  • 187 AZNAR, Manuel, op. cit., vol. III, p. 192.
  • 188 RUST, William, op. cit., appendice V.
  • 189 RGASPI, f. 545, op. 1, d. 40, l. 83.
  • 190 ALEXANDER, Bill, op. cit., p. 241
  • 191 RGASPI, f. 545, op. 1, d. 11, ll. 129-131.
  • 192 Il governo spagnolo consegnò al consolato americano 201 passaporti, assicurando che altri attendeva (...)
  • 193 FRUS, vol. II, 1938, p. 344.
  • 194 VOROS, Sandor, op. cit., p. 442.
  • 195 GERASSI, John, The premature antifascists. North American volunteers in the Spanish Civil War. An o (...)

23I successivi cinque mesi (22 febbraio-25 luglio 1938) videro la travolgente avanzata dei ribelli verso il Mediterraneo: Belchite, Caspe, Batea, Gandesa furono catturate nuovamente; il 15 aprile Franco conquistò Vinaroz, isolando la Catalogna da quello che rimaneva della Spagna repubblicana. Spinto al di là dell’Ebro, l’esercito repubblicano riattraversò il fiume su un ponte di barche alle 1:00 di notte del 25 luglio: le Brigate Internazionali non erano più tali che per il 30% degli effettivi, ma tornarono al fronte183. Nonostante mesi di sconfitte ininterrotte, la Repubblica riuscì a schierare 11 divisioni (3 corpi d’armata) per un totale di 30 brigate184. I canadesi e gli spagnoli del 59° battaglione furono i primi a passare l’Ebro presso Ascó tra le 5:40 e le 6:30 del mattino, avanzando verso il villaggio incuranti delle perdite, finché non lo presero, costringendo un battaglione e una compagnia di cavalleria nemica ad arrendersi: era la prima volta che le Brigate Internazionali catturavano dei cavalli; una volta entrati nel villaggio di Corbera, si accamparono in attesa degli altri due battaglioni185. Il 27 luglio gli inglesi tentarono di conquistare la collina 481, un chilometro a est di Gandesa, ma le mitragliatrici nemiche erano ben nascoste negli anfratti rocciosi, e 150 uomini assetati e disorganizzati non avevano nessuna speranza di riuscire. Il 1° agosto il battaglione fu messa in riserva per tre settimane, finché il 24 agosto non diede il cambio al Lincoln-Washington, che da nove giorni vegliava sulla collina 666 della Sierra Pandols in sostituzione della 9° brigata spagnola (11° divisione Líster), che era stata decimata, resistendo, all’urto devastante della 4° divisione di Navarra e dell’84° divisione, comandate dal colonnello nazionalista Francisco Delgado186. Ma era troppo tardi: il 18 settembre i ribelli ruppero il fronte a Venta de los Camposines, 11 km a ovest di Ascó con due tabores (battaglioni marocchini) e occuparono le catene montuose verso la Catalogna187. Il Presidente del Consiglio Juan Negrín, la cui divisa era sempre stata, e sarà fino alla fine, resistere è vincere, nonostante le speranze fossero perdute dal punto di vista militare come da quello diplomatico (Patto di Monaco), tentò un ultimo, inutile gesto di buona volontà verso Francia e Inghilterra: il 21 settembre, con il mandato della Società delle Nazioni, annunciò il ritiro delle Brigate Internazionali, che si compirà entro dicembre188. In attesa del congedo, il 17 ottobre la XV Brigata fu trasferita a Ripoll, nell’alta Catalogna, a 26 chilometri dal confine francese189. André Marty si mise in contatto con i diplomatici dei vari Paesi: l’Inghilterra accettò di ricevere i connazionali pagando le spese190; negli Stati Uniti, dove la vittoria dei Repubblicani alle elezioni di medio termine aveva fatto prevalere la vecchia linea rigidamente isolazionista e anticomunista, i volontari furono accettati, ma delle spese si sarebbe occupata l’associazione di sostegno ai volontari con la collaborazione di Earl Browder, capo del CPUSA, giunto a Parigi il 6 ottobre; i volontari canadesi furono rimpatriati solo nel gennaio del 1939 alle stesse condizioni inglesi, inizialmente respinte, su insistenza dello stesso governo britannico191. Il governo statunitense si preoccupò di rintracciare i passaporti, spesso mancanti, dei volontari, in modo da convincere le autorità francesi a lasciarli partire192. Il 2 dicembre 1938, i primi 326 volontari (su 1.203 stimati) arrivarono a Le Havre, e si imbarcarono pochi giorni dopo193. I volontari inglesi e e canadesi furono, insieme ai messicani, tra i più fortunati: non furono internati nei campi di Argelès, Gurs Saint-Cyprien e Vernet, vicino al confine spagnolo, e non furono perseguitati194. Per gli americani le cose cambiarono quando il deputato democratico del Texas Martin Dies istituì l’House Committee for Un-American Activities, che si interessò dei volontari con zelo: l’FBI rese loro difficile trovare lavoro, pedinandoli e interrogandoli almeno fino al 1953195.

11. Conclusioni

  • 196 Ufficialmente i volontari furono 35.000 o 36.000 da 53 o 54 Paesi; un elenco di volontari, senza da (...)
  • 197 BEECHINGS, William C., Canadian Volunteers. Spain 1936-1939, Winnipeg, Hignell Publishing Ltd, 1989 (...)
  • 198 Ufficialmente furono 2.000; secondo Richard Baxell furono «quasi 2.500». ACADEMIA DE LAS CIENCIAS D (...)
  • 199 Ufficialmente 3.000; 2.800 secondo Edwin Rolfe. ACADEMIA DE LAS CIENCIAS DE URSS (ed.), op. cit., p (...)
  • 200 Ufficialmente 1.200; integrando gli elenchi in BEECHINGS, William C., op. cit., pp. X-XXXIV e in PE (...)
  • 201 250 per Baxell; questa stima è però imprecisa, poiché include i volontari di tutta l’Irlanda e quel (...)
  • 202 RGASPI, f. 454, op. 6, dd. 67-68.
  • 203 Ibidem, f. 454, op. 6, d. 578.
  • 204 Dati estrapolati sommando le liste corrispondenti RGASPI, f. 545, op. 6.
  • 205 RGASPI, f. 545, op. 2, d. 108, l. 54.
  • 206 BAXELL, Richard, British Volunteers in the Spanish Civil War, cit., p. 22.
  • 207 PETROU, Michael, Renegades. Canadian Volunteers in the Spanish Civil War, Toronto - Vancover, UBC P (...)
  • 208 ALEXANDER, Bill, op. cit., pp. 29-41; BAXELL, Richard, British Volunteers in the Spanish Civil War, (...)
  • 209 Il volontario americano William Harvey, che include la Spagna nella sua critica, rappresenta un’ecc (...)
  • 210 NEWSINGER, John, «Blackshirts and Blueshirts, and the Spanish Civil War», in Historical Journal, 44 (...)
  • 211 A titolo di esempio, un rapporto statistico sui volontari americani e canadesi della primavera del (...)

24Tra l’agosto e il settembre 1938, 35.000 volontari da 61 Paesi, apolidi esclusi196, combatterono in Spagna per la Repubblica spagnola assediata dall’esercito ribelle di Francisco Franco e isolata dalla politica del Non Intervento. Ne morirono 20.000197. Tra loro si trovavano 2.000-2.500 inglesi198, 2.800-3.000 americani199, 1.500-2.000 canadesi200, ai quali bisogna aggiungere 127 irlandesi201, 42 australiani202, 15 ciprioti203 e 1.628 ispanoamericani da tutto il continente, sebbene questi ultimi fossero spesso assegnati a unità spagnole204. Una statistica aggiornata al 22 dicembre 1937 mostra che su un campione di 3.671 volontari provenienti dai Paesi anglofoni, il 63,9% di questi era comunista, il 34,2% era senza partito, e l’1,9% era socialista205. L’estrazione sociale dei volontari era molto varia: Richard Baxell calcola tra gli inglesi il 30% di operai, il 22% di autisti, il 20% di commercianti, il 9% di minatori, il 6% di professionisti, il 6% di giornalisti, editori e scrittori, il 4% di altre professioni, l’1% di artisti e appena l’1% di disoccupati206. La statistica fornita da Michael Petrou per i canadesi è più dettagliata, e si può riassumere così: su 1.102 volontari, 943 erano operai o lavoratori specializzati, 35 artigiani, e 124 erano studenti o professionisti207. Per gli americani, invece, non abbiamo statistiche sulla professione dei volontari. Perché andarono? Erano volontari o strumenti di Mosca? La risposta alla prima domanda, che ricorre in quasi tutte le memorie dei volontari, è sempre la stessa: «era la cosa giusta da fare»208. Non fu solo l’obbedienza alla linea del Partito a influenzare la scelta: la combinazione della Grande Depressione e del rafforzamento del fascismo, e quindi del pericolo della guerra convinse volontari di tutto il mondo ad andare in Spagna, e anche coloro che in seguito abbandonarono il comunismo e denunciarono la disciplina rigida e sospettosa (meno di quanto solitamente affermato, come vedremo) delle Brigate Internazionali, non si pentirono della loro scelta209. A differenza dei commilitoni di oltreoceano, i volontari inglesi e irlandesi avevano conosciuto l’azione dei fascisti: le Blackshirts di Sir Oswald Mosley in Inghilterra e le Blueshirts di Eoin O’Duffy in Irlanda, le loro scorrerie nei quartieri ebraici di Londra e Dublino, e la partecipazione di O’Duffy alla guerra dalla parte di Franco, costituivano per i volontari inglesi e irlandesi un motivo in più per andare in Spagna210. Anche la risposta alla seconda domanda è netta: le Brigate Internazionali furono create dal Comintern, ma i volontari, a prescindere dalla loro appartenenza politica, furono davvero tali: la Repubblica aveva bisogno di armi, non di uomini, meno che mai di uomini privi di esperienza militare, una condizione che il Comintern aveva posto il 18 settembre 1936. La consegna fu ampiamente disattesa proprio perché l’entusiasmo era più forte delle consegne sovietiche. Ne consegue che, nonostante i capi dei partiti comunisti agissero scopertamente come reclutatori, nessuno dei combattenti fu mai costretto ad andare in Spagna, o a iscriversi al Partito Comunista211.

  • 212 VOROS, Sandor, op. cit., p. 411.
  • 213 RGASPI, f. 545, op. 2, dd. 34-48.
  • 214 «Quadro» [eccellente], «Molto buono», «buono», «mediocre», «debole», «cattivo». Cfr. ad es. RGASPI, (...)
  • 215 I commenti riguardavano l’affidabilità personale e politica, l’attività al fronte, l’eventuale tend (...)
  • 216 Ibidem, f. 545, op. 6, d. 99, ll. 2-9.

25Nelle sue memorie Sandor Voros afferma che le fucilazioni di disertori sull’Ebro, il cui numero è sconosciuto, erano ordinate da Albacete o dai sovietici212. I documenti di archivio dimostrano invece che le disposizioni della Base a riguardo erano molto più miti, e che solo la gravità del momento spingeva i comandanti a questa misura: dalle biografie e relative osservazioni, nonché dagli elenchi dei consegnati compilati da André Marty e Luigi Longo si osserva che solitamente i disertori uscivano di Spagna o erano assegnati a una compagnia di lavoro per uno o due mesi, anche in caso di recidiva213; accanto al nome dei volontari i dirigenti della Base scrivevano un breve giudizio214, a volte commentato215; non c’era discriminazione tra comunisti e non comunisti, sebbene i primi annoverassero più elementi giudicati positivamente, né i rei erano considerati irrecuperabili. Nelle valutazioni anche chi era accusato di ‘trotzkismo’ poteva essere reintegrato, anche se sotto osservazione216.

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Note

1 LITTLE, Douglas, Malevolent Neutrality. The United States, Great Britain and the Spanish Civil War, Ithaca (NY), Cornell University Press, 1985, p. 37. Anche il commercio di materie prime, manifattura e alimenti era fiorente: il saldo del bilancio nel 1935 ammontava a 677.710 sterline; inoltre, il Regno Unito assorbiva il 45,6% della produzione mineraria basca; MORADIELLOS, Enrique, La perfidia de Albión, Madrid, Siglo XXI, 1996, pp. 20-23.

2 Documents on British Foreign Policy (d’ora innanzi, DBFP), 1919-1939, Second Series, vol. XVII, London, Her Majesty's Stationery Office, 1979, p. 3.

3 Era stato lo stesso José María Gil Robles, capo della coalizione monarchica spagnola CEDA ad avvertire gli inglesi: se vincerà il Fronte Popolare, sarà nazionalizzazione incontrollata e caos; MORADIELLOS, Enrique, op. cit., pp. 30-31; DBFP, cit., p. 2.

4 Per maggiore chiarezza del lettore si ripete qui che l’ambasciatore britannico a Mosca si chiamava Henry Chilston, mentre quello residente a Madrid era Henry Chilton.

5 LITTLE, Douglas, «Red Scare, 1936: Anti-Bolshevism and the Origins of British Non-Intervention in the Spanish Civil War», in Journal of Contemporary History, 23, 2/1988, pp. 291-311, pp. 294-295.

6 DBFP, cit., pp. 8-10; MORADIELLOS, Enrique, op. cit., p. 19.

7 Documents diplomatiques français (d’ora innanzi, DDF), Deuxième Série, III, Paris, Imprimerie nationale, 1966, p. 37.

8 Ibidem, p. 56.

9 DBFP, cit., p. 21.

10 L’ostinazione britannica nel negare ogni coinvolgimento nella decisione di Blum di non intervenire in Spagna è ben esemplificata nel noto articolo di CARLTON, David, «Eden, Blum, and the Origins of Non-Intervention», in Journal of Contemporary History, 6, 3/1971, pp. 40-55. L’autore, che polemizza contro gli storici “di sinistra”, omette però di citare il dispaccio dell’ambasciatore americano a Parigi Jesse I. Straus al Segretario di Stato Cordell Hull del 27 luglio 1936. Straus riferisce che l’ambasciatore a Londra Charles Corbin aveva telefonato a Blum il giorno 22, invitandolo a Londra per discutere della Spagna con Eden e Baldwin. Giunto in Inghilterra il giorno dopo, il premier francese fu dissuaso dall’aiutare i repubblicani spagnoli, poiché le truppe tedesche stavano muovendo sulla Renania e quindi sarebbe stato incauto irritare Roma e Berlino. Foreign Relations of the United States (d’ora innanzi, FRUS), The Soviet Union 1933-1939, Washington, Government Printing Office 1952, p. 448. Durante l’incontro con Eden, Blum si sentì dire, a proposito dell’aiuto alla Spagna: «le chiedo solo una cosa: stia attento». Blum, dal canto suo, nel celebre discorso del Luna-Park (6 settembre 1936) rivendicò l’autonomia della decisione. EDWARDS, Jill, The Spanish Government and the Spanish Civil War 1936-1939, London, Palgrave Macmillan, 1979, p. 17.

11 Sia Hitler che Mussolini furono raggiunti dalle richieste di Franco, formulate il 20 e 24 luglio, di fornire aerei ai nazionalisti. Il 23 luglio Franco reiterò la richiesta, assicurando che avrebbe costituito in caso di vittoria un governo fascista; il 24 Galeazzo Ciano consigliò di attendere la proclamazione del governo ribelle e che il Marocco spagnolo fosse saldamente in suo possesso, rassicurazioni che Franco diede il giorno dopo, rinnovando la richiesta di aiuto, che fu accettata il 27 luglio; Documenti diplomatici italiani (d’ora innanzi, DDI), Ottava Serie, vol. IV, pp. 663, 687 e 705. Berlino, meno interessata alla vittoria di Franco, non diede risposta fino al 3 agosto, quando inviò a Ceuta la corazzata Deutschland; Akten der deutschen Aussenpolitik (d’ora innanzi, ADAP), Serie D, vol. III, Imprimerie Nationale, Göttingen, 1951, p. 24.

12 Il 23 agosto 1936, a Ceuta, Francisco Franco dichiarò a un corrispondente dell’agenzia Reuters: «Scopo dell’insurrezione è salvare l’Europa occidentale dal comunismo». Cfr. SEVILLANO CARBAJAL, Francisco Virgilio, La diplomacia mundial ante la guerra española. Crónica basada en una colección de documentos diplomáticos y políticos, producidos por las potencias con motivo de dicha guerra, Madrid, Editora Nacional, 1969, p. 276. La Germania era dello stesso parere, e si diceva certa che, in caso di sconfitta della ribellione, la Repubblica avrebbe aderito al ‘blocco franco-russo’; ADAP, cit., p. 5.

13 FRUS, cit., p. 1.

14 Messaggio del 31 luglio 1936 dell’incaricato d’affari Loy W. Henderson a Cordell Hull. Ibidem, 1936, vol. II, pp. 452-453; il 4 agosto Henderson riferì che a Mosca e Leningrado si erano tenute imponenti manifestazioni di solidarietà con la Repubblica, ed era stato raccolto molto denaro da inviare in Spagna. Inoltre, nessun preparativo militare era previsto, pertanto le voci fasciste su un aiuto diretto alla Repubblica erano da considerarsi false. Ibidem, p. 461.

15 Il 2 agosto 1936 il governo francese propose ufficialmente a Londra di concludere un’intesa internazionale per il non-intervento in Spagna; 6 giorni dopo il confine dei Pirenei fu chiuso, e Blum emise un comunicato in cui si ribadiva il divieto di vendere armi alla Repubblica onde evitare complicazioni internazionali. Il 15 agosto a Londra i 27 Paesi emisero ciascuno una dichiarazione di neutralità nei confronti degli affari spagnoli, mentre la prima riunione del comitato si tenne il 9 settembre. DDF, op. cit., p. 101; VAN DER ESCH, Patricia, Prelude to War. The International Repercussions of the Spanish Civil War, Den Haag, Martinus Hoff, 1951, p. 165; PADELFORD, Norman J., International Law and the Spanish Civil Strife, New York, Macmillan, 1939, pp. 205-230.

16 Il Sottocomitato, istituito il 14 settembre 1936, nel corso della seconda seduta del Comitato, era composto da Belgio, Gran Bretagna, Cecoslovacchia, Francia, Italia, Svezia e URSS, assisteva il presidente Lord Plymouth nelle decisioni, dispensando suggerimenti al Comitato. PADELFORD, Norman J., op. cit., pp. 69-70.

17 Il Comitato, con l’eccezione dell’URSS, decise di non riconoscere le due parti in conflitto come belligeranti, di conseguenza la Repubblica perdeva, agli occhi del Comitato, il diritto di difendersi dagli insorti. Il pretesto era «non migliorare lo status legale dei ribelli». Ibidem, pp. 3-9.

18 La prima e più importante organizzazione a sostegno della Repubblica spagnola, il Comité International d’Aide au peuple Espagnol, nacque a Parigi nell’agosto 1936 per iniziativa di molte personalità socialiste Léon Jouhaux, il dirigente politico Jean Zyromski, gli scrittori André Malraux e Jean-Richard Bloch, il fisico Paul Langevin, l’artista Francis Jourdain, il dirigente comunista Marcel Cachin, il dottor Pierre Rouquès, fondatore della Centrale Sanitaire Internationale per l’invio di medicinali nella zona repubblicana. UČESNIČI, Pišu, Španija 1936-1939. Zbornik sećanja jugoslovenskih dobrovoljaca u spanskom ratu, vol. I, Beograd, Voinoizdavački Zavod, 1971, p. 141.

19 Nella prima settimana di agosto giunsero a Barcellona Carlo Rosselli e l’avvocato repubblicano Mario Angeloni, che con l’anarchico Camillo Berneri costituirono la prima unità volontaria, la Colonna Rosselli, poi sezione italiana della Colonna anarchica Ascaso, che partecipò ai combattimenti del 28 agosto sul Monte Pelato; il 6 agosto a Irún, nei Paesi Baschi, giunsero 36 polacchi e ucraini; a fine mese un gruppo di 147 tedeschi formò la Centuria Thälmann, composta da 147 uomini, che combatté con gravi perdite sul fronte di Tardienta, nel nord dell’Aragona fino al 25 ottobre; il 5 settembre si costituì la centuria comunista Gastone Sozzi; il 7 settembre 105 francesi, già combattenti a Irún, formarono con 36 polacchi, su suggerimento del delegato del Comintern André Marty, la centuria Commune de Paris di 90 uomini. ROSSELLI, Carlo, Oggi in Spagna, domani in Italia, Torino, Einaudi, 1971, pp. 22-50; Rossiskij Gosudarstvennoj Arhiv Socialno-Političeskoj Istorii (RGASPI), f. 545, op. 2, d. 171, pp. 1-18. Vedere anche ACCIAI, Enrico, Antifascismo, volontariato e guerra civile in Spagna. La sezione italiana della colonna ‘Ascaso’, Milano, Unicopli, 2016.

20 Nei primi giorni di settembre 1936 una delegazione composta da Hugh Dalton, George Hicks e William Gillies si recò da Léon Blum per apprendere i motivi del Non Intervento, all’epoca non ancora in vigore; il leader socialista ribadì la paternità dell’idea, e ammise che, in ogni caso una squadra di aerei era partita ugualmente per la Spagna. KLEINE-AHLBRANDT, William Laird, The Policy of Simmering. A Study of British Politics during the Spanish Civil War 1936-1939, Dordrecht, Springer Media - Business, 1962, pp. 14-15.

21 WATKINS, Kenneth William, Britain Divided. The Effect of the Spanish Civil War on British Public Opinion, Westport (CT), Greenwood 1976, p. 147.

22 VICKERS, Rhiannon, The Labour Party and the World, vol. 1, The Evolution of Labour’s Foreign Policy 1900-1951, Manchester, Manchester University Press, 2003, pp. 120-121.

23 Ibidem, p. 108.

24 BUCHANAN, Tom, The Spanish Civil War and the British Labour Movement, Cambridge, Cambridge University Press, 1991, p. 47.

25 Ibidem, p. 51; DBFP, cit., pp. 119-121.

26 VICKERS, Rhiannon, op. cit., p. 121.

27 WATKINS, Kenneth William, op. cit., p. 153; BUCHANAN, Tom, Britain and the Spanish Civil War, Cambridge, Cambridge University Press, 1997, pp. 93-118; WORLEY, Matthew, Labour Inside the Gate. A History of the British Labour Party Between the Wars, London, Tauris, 2005, p. 207.

28 Ibidem.

29 CALLAGHAN, John, The Labour Party and Foreign Policy. A History, London - New York, Routledge, 2007, p. 130.

30 Ibidem, pp. 130-135.

31 BUCHANAN, Tom, The Spanish Civil War and the British Labour Movement, cit., p. 42.

32 CALLAGHAN, John, op. cit., p. 130.

33 Ibidem, pp. 214-215

34 ATHOLL, Katharine, Searchlight in Spain, London, Penguin Books, pp. 345-346.

35 GRAHAM, Helen, PRETUS, Gabriel (edited by), Humanitarian Relief in the Spanish Civil War 1936-1939, Lampeter, Edwin Mellen Press, pp. 230-242.

36 RGASPI, f. 454, op. 2, d. 171, l. 4; ACADEMIA DE LAS CIENCIAS DE URSS (ed.), La solidariedad de los pueblos con la República Española, Moskva, Progress ,1974, p. 192.

37 BAXELL, Richard, British Volunteers in the Spanish Civil War. The British Battalion in the International Brigades, London - New York, Routledge, 2004, p. 12. L’Independent Labour Party, nato nel 1893 come antecedente scozzese del British Labour Party (fondato nel 1904), si separò definitivamente dal Labour Party nel 1932. Benché decimato, attirò molti gruppi comunisti non moscoviti. Si veda: COHEN, Gideon, The Failure of a Dream. The Independent Labour Party from Disaffiliation to World War Two, London, Tauris, 2007.

38 ORWELL, George, Homage to Catalonia, London, Lawrence & Wishart, 1939, p. 3.

39 Tom Mann (1856-1941): veterano del movimento sindacale, fu tra i fondatori del Partito Comunista di Gran Bretagna nel 1921. Il 15 aprile 1936 aveva compiuto 80 anni.

40 ALEXANDER, Bill, British Volunteers for Liberty. Spain 1936-1939, London, Lawrence & Wishart, 1984, p. 41.

41 Ibidem.

42 Ibidem, p. 52.

43 Ibidem, pp. 51-52.

44 RGASPI, f. 495, op. 20, d. 262, ll. 93-94. Gli autori fascisti (cfr. BELFORTE, Francesco, La guerra civile in Spagna, vol. II, Milano, Istituto per gli Studi di Politica Internazionale, 1938, p. 46, da cui dipende il rapporto dell’indagine compiuta dai servizi segreti di Franco, L’aide étrangère aux rouges en Espagne, Madrid, Bureau d’information Espagnol, 1948, pp. 21-22), parlano di una riunione congiunta del Profintern e del Presidium del Comintern a Praga che si sarebbe tenuta il 21 luglio 1936 nell’ambito di un congresso per la pace, in cui si sarebbe discusso del’invio di 5.000 volontari, ma gli archivi non restituiscono alcun verbale. Georgi Dimitrov annota nel suo diario che il Politburo discusse dei volontari il 28 agosto, ma non risultano verbalizzate sedute in quel giorno; DIMITROV, Georgi, Journal 1933-1949, Paris, Belin, 2004, p. 151; come si vede da CHLEVNIUK, Oleg, KVAŠONKIN, Aleksandr (eds.), Stalinskoe Politburo v 30-ch godach, Moskva, AIRO – XX, 1995, p. 245, il Politburo non tenne riunioni nei mesi di luglio e agosto, né le istruzioni speciali (Osobaya Papka) ne fanno menzione. ADIBEKOV, Grant M. (ed.), Politburo CK RKP (b) – BKP (b) i Evropa - Rešenija Osoboj Papki 1923-1939, Moskva, Rosspen, 2001, pp. 338-341 cit. in POŽARSKAYA, Svetlana, SAPLIN Andrej (ed.), Komintern i graždanskaya vojna v Ispanii, Moskva, Nauka, 2001, p. 8; la data del presunto incontro è il 26 luglio, ma non sono indicati documenti.

45 In agosto arrivò un gruppo di agenti segreti, diplomatici e militari sovietici, tra cui l’attaché militare Vladimir Gorev, il neo ambasciatore a Madrid Marcel Rosenberg, il suo vice (e sostituto da marzo 1937) Lev Gaikis, il console a Barcellona Vladimir Antonov-Ovseenko, gli agenti Pavel Sudoplatov, Yurij Bondarenko e Lev Solokov. Era presente anche il corrispondente della Pravda Michail Koltsov. VOLODARSKY, Boris, El caso Orlov. Los servicios secretos sovieticos en la Guerra Civil Española, Barcelona, Crítica, 2013, p. 56. Il Comintern inviò in Spagna, oltre a Marty e Codovilla, anche l’ungherese Ernö Gerő (“Pedro”, “Pierre”, “Singer”) e, temporaneamente, i francesi Maurice Thorez e Raymond Guyot. VOLODARSKY, Boris, op. cit., p. 56; RGASPI, f. 495, op. 2, d. 248, ll. 17-27.

46 La nave spagnola Remedios, partita da Costanţa (Romania) intorno al 15 agosto, ricevette ordine da Madrid di fare scalo nel porto georgiano di Batum per caricare petrolio, che si aggiungeva alle 6.000 tonnellate già acquistate in Belgio. VIÑAS, Angel, La decisión de Stalin de ayudar a la Republica, in Historia y política, 16, 2006, pp. 65-108, p. 80.

47 RGASPI, f. 545, op. 1, d. 61, l. 40; André Marty serviva a bordo della torpediniera Protet, giunta a Odessa nell’ottobre 1918. Il fallito ammutinamento ebbe luogo nell’estate 1919. Marty fu arrestato per sedizione il 15 agosto. Sarà graziato quattro anni più tardi. FAUVES, Jacques, Histoire du Parti communiste Français, Paris, Fayard 1977, p. 27.

48 RGASPI, f. 545, op. 1, d. 61, l. 40.

49 Proclamato il 4 ottobre 1936.

50 Rapporto al Comintern dell’11 ottobre 1936, RGASPI, f. 495, op. 20, d. 270, ll. 103-139.

51 Rapporto del maggiore Gayman Vidal sulla struttura e sull’attività della Base di Albacete (redatto dopo la riorganizzazione delle Brigate Internazionali dell’11 agosto 1937) RGASPI, f. 545, op. 2, d. 32, l. 11.

52 RGASPI, f. 545, op. 1, d. 52, l. 188.

53 RGASPI, f. 545, op. 2, d. 32, l. 11.

54 Ibidem, ll. 3-5.

55 VIDALI, Vittorio, La caduta della Repubblica, Milano, Vangelista, 1979, p. 80.

56 Erano con lui il maggiore francese Gayman Vidal, Comandante della Base, e un austriaco (ungherese secondo Marty) che si faceva chiamare Blanco, primo istruttore della Base; Ibidem, l. 6 .

57 Nel suo rapporto del 26-8-1938 (p. 11), Marty si attribuisce la ‘direzione politica di insieme, il controllo dell’organizzazione in tutti i campi e la corrispondenza con l’estero’; RGASPI, f. 495, op. 2, d. 273, l. 13.

58 FISCHER, Louis, Men in battle, New York, Duell, Sloan and Pearce, 1941, pp. 352-401.

59 Sulla cronologia e distribuzione dei volontari non c’è accordo: Luigi Longo, a pagina 23 del suo libro dattiloscritto L’Espagne sous le feu fasciste, scritto dopo il settembre 1937, edito dal Commissariato di Guerra della Repubblica, conta 500 volontari in attesa a Figueras già da 10 ottobre 1936, più altri 500 sbarcati ad Alicante il 13 ottobre e giunti alla Base il giorno successivo; RGASPI, f. 545, op. 1, d. 71, l. 25. Vidal, nel suo rapporto scrive di due convogli di 700 e 800 volontari giunti il 13 ottobre; ibidem, op. 2, d. 32, l. 1. André Marty lo riprende integralmente nel suo rapporto storico-commemorativo davanti al Presidium dell’Esecutivo del Comintern tenuto il 26 agosto 1939; RGASPI, f. 495, op. 2, d. 273, ll. 4-5. Secondo il volontario e scrittore tedesco Willi Bredel, i primi volontari, sbarcati ad Alicante il 9 ottobre (arrivati ad Albacete il 10) erano 650; BREDEL, Willi, Spanienkrieg, Berlin - Weimar, Aufbau Verlag, 1977, p. 36. Tutti concordano che nei primi tempi accorrevano giornalmente centinaia di volontari (300-400 secondo Longo, 600-800 secondo Marty/Vidal).

60 Ungherese di Bucovina, veterano dell’esercito austroungarico e dell’Armata Rossa, in Spagna da agosto 1936. Comandante della XI Brigata, quindi della 45° divisione, ne fu allontanato nell’ autunno 1937 per conflitti con i comandanti italiani Randolfo Pacciardi e Carlo Penchienati, quest’ultimo comandante della brigata dal 5 agosto 1937 al 7 settembre dello stesso anno, e con la base di Albacete. L’ultima relazione, datata 14 dicembre 1937 si può leggere in RADOSH, Ronald, HABECK, Mary, SEVOSTIANOV, Grigorij, op. cit., pp. 295-366.

61 Brigate miste significava, come precisò Marty nel suo rapporto finale, formate da unità variamente specializzate (e non un sinonimo di “internazionali + spagnoli”); RGASPI, f. 495, op. 2, d. 273, l. 11.

62 Ibidem, f. 545, op. 3, d. 47, l. 37.

63 Fino alla prima grande riorganizzazione delle Brigate Internazionali (giugno-agosto 1937) le Brigate Internazionali non ebbero un vero carattere linguistico unitario. Le pesanti perdite subite nella battaglia di Brunete (6-24 luglio 1937) resero necessario accelerare la redistribuzione dei volontari. Le Brigate, in numero di 6 (la sesta, contraddistinta dal numero 129, fu creata per raccogliere i volontari slavi) erano le seguenti: XI (tedeschi, olandesi, fiamminghi, scandinavi), XII (italiani, svizzeri ticinesi), XIII (centro/nordeuropei non slavi: polacchi, ungheresi, baltici e finlandesi); XIV (francesi, valloni); XV (inglesi, americani, canadesi e ispanomericani); 129° (slavi e balcanici: polacchi, bulgari, jugoslavi, romeni, greci, albanesi, turchi).

64 In onore del comunista tedesco naturalizzato belga Etkar André (il nome di battesimo fu francesizzato di conseguenza), all’epoca in carcere (sarà giustiziato il 4 novembre 1936).

65 Nei documenti è chiamato indifferentemente Dumont o Commune de Paris.

66 Inizialmente ospitavano singoli battaglioni e relativi distaccamenti , salvo Almansa che fu sempre il centro di istruzione artiglieri; da agosto 1937 Madrigueras, Quintanar, Casas Ibañez, Villanueva de la Jara e Tarazona de la Mancha ospitarono, nell’ordine, le cinque brigate; RGASPI, f. 495, op. 20, d. 275, l. 44.

67 RGASPI, op. 2, d. 32, ll. 18-26; Fischer afferma di aver consegnato un primo lotto di 150 fucili spagnoli, francesi e tedeschi immagazzinati in una chiesa; FISCHER, Louis, op. cit., p. 389.

68 RGASPI, f. 495, op. 2, d. 273, ll. 22-23.

69 In onore di Ernst Thälmann, capo del Partito Comunista Tedesco, in carcere da tre anni.

70 Compresi due australiani e due neozelandesi. BAXELL, Richard, British Volunteers in the Spanish Civil War, cit., p. 54.

71 Fecero parte della 3° sezione della 1° compagnia; ibidem, pp. 56-57.

72 I caduti furono: Harry “Tich” Addley, che aveva avuto l’idea di raggiungere Albacete; Sid Avner, Lorimer Birch, Arnold Jeans, Martin Messer, Ray Cox, William Gough; Ibidem.

73 In realtà i disertori furono 3: l’italo-americano Ettore Fontana, Phil Norman e John Donovan; il quarto, Keith Watson, lasciò il battaglione il 19 novembre per andare a Madrid come corrispondente dei quotidiani «Daily Express». Uscito di Spagna il 27 o 28 dicembre 1936, all’inizio del 1937 pubblicò un resoconto della sua esperienza in guerra, Single to Spain. Nel gennaio del 1938 risulta ancora corrispondente a Madrid per il «Daily Herald». WATSON, Keith Scott, Rumbo hacia una España en guerra, Salamanca, Amarú, 2014, pp. 10, 76.

74 Un volontario di nome Hutchinson, Phil Gillan, e David Marshall. BAXELL, Richard, British Volunteers in the Spanish Civil War, cit., p. 57.

75 Ibidem, p. 58.

76 ALEXANDER, Bill, op. cit., p. 57.

77 BAXELL, Richard, British Volunteers in the Spanish Civil War, cit., p. 54; ALEXANDER, Bill, op. cit., p. 61.

78 Noto familiarmente con il nome del suo commissario aggiunto, Ralph Fox; ALEXANDER, Bill, op. cit., p. 88. Dopo il trasferimento dei volontari inglesi alla XV Brigata si chiamò Henri Barbusse.

79 Ibidem, p. 65.

80 Figure tratte dalla guerra civile russa, in cui si occupavano di rieducare gli ex ufficiali zaristi, in Spagna i commissari politici (o ComPol, calco della crasi russa Politruk o Polkom), assegnati a ogni unità grande e media, avevano il compito di provvedere alle necessità materiali dei soldati, garantirne la coesione, evitare conflitti e assistere il comandante. Il commissario politico era un vero e proprio militare equiparato ai corrispondenti gradi di comandante di unità secondo lo schema: ComPol di compagnia, capitano di battaglione, maggiore di brigata, tenente colonnello di divisione, colonnello (RGASPI, f. 545, op. 1, d. 1, l. 23; ibidem, d. 45, l. 40).

81 Ibidem, op. 2, d. 32, ll. 96-97.

82 Ibidem, l. 95.

83 Ibidem, l. 92 e op. 2, d. 32, ll. 401-2. Le canne dei fucili a volte esplodevano perché i proiettili erano del calibro sbagliato e le mitragliatrici spesso si inceppavano dopo la prima salva. RUST, William, Britons in Spain, Utwick, Naval & Military Press, 2007, p. 26.

84 Stomatov si era perso durante lo sbandamento; attraversato il Guadalquivir su una zattera, tornò all’accampamento il 25 dicembre in stato di prostrazione. Non fu punito, e il 31 dicembre fu rimandato ad Albacete; RGASPI, f. 545, op. 3, d. 313, ll. 74-81; MORANDI, Aldo, op. cit., pp. 44, 54.

85 RUST, William, op. cit., pp. 189-199, passim.

86 MORANDI, Aldo, op. cit., pp. 49-54.

87 RUST, William, op. cit., pp. 27-28; ALEXANDER, Bill, op. cit., pp. 88-89.

88 RGASPI, f. 545, op. 3, d. 425, ll. 1-4. I numeri non corrispondevano all’effettivo ordine di creazione ma a quello pianificato.

89 Bill Alexander riproduce un Ordine del giorno del 20 gennaio 1937 in cui il Battaglione è già menzionato con il nome di English-speaking Battalion; ALEXANDER, Bill, op. cit., pp. 76-77.

90 Secondo il volontario irlandese Monks, lo stesso nome era stato dato alla 1° Compagnia a Lopera; MONKS, Joe, op. cit., pp. 45-46.

91 Molti di loro avevano combattuto nell’Irish Republican Army, e non volevano essere considerati britannici. Il 25 gennaio, durante la tradizionale cena commemorativa in onore del poeta scozzese Robert Burns, Frank Ryan, uno degli ex militanti dell’IRA, invitò i compatrioti ad andarsene, e fu arrestato per ordine di André Marty. Fu liberato poche ore dopo grazie all’intervento del commissario delegato di lingua inglese Peter Kerrigan. ALEXANDER, Bill, op. cit., pp. 68-69.

92 ALEXANDER, Bill, op. cit., p. 91.

93 Giunto in Spagna il 20 agosto come corrispondente del Daily Worker, Wintringham diventò istruttore dei battaglioni 12° e 13° della XIV Brigata, poi comandante della 2° compagnia mitraglieri del British Battalion. RGASPI, f. 545, op. 3, d. 456, l. 154.

94 In onore del 6 febbraio 1934, quando a Parigi fu sventata una sommossa di piazza fascista provocata dal movimento di estrema destra Croix de Feu. A quella data il Fronte Popolare francese faceva risalire la sua nascita. FORT, Gabriel, Histoire du bataillon 6 de février, p. 1, dattiloscritto in RGASPI, f. 545, op. 3, d. 476, l. 1 sgg.

95 Ibidem, ll. 6-7.

96 Nei documenti dell’ispettorato centrale è noto con il numero 18, mentre nei documenti del battaglione è il 14°; il 28 gennaio 1937 Longo, in visita al loro accampamento propose di farne due battaglioni, uno italo-spagnolo e l’altro balcanico-slavo, motivo per cui in un messaggio dell’8 febbraio 1937 al generale Julio Mangada sulla partenza della XV Brigata per il fronte compare anche il 19° battaglione, che non fu mai creato. RGASPI, f. 545, op. 2, d. 20, l. 21-22; ibidem, op. 2, d. 36, l. 6; ibidem, op. 3, d. 492, l. 4.

97 Ibidem, op. 2, d. 80, l. 93.

98 UČESNIČI, Pišu, op. cit., vol. I, p. 231;

99 RGASPI, op. 1, d. 20, l. 21.

100 Ibidem, op. 3, d. 452, l. 2 e op. 2, d. 28, l. 118. Non esistono biografie di questo personaggio; le uniche notizie certe sono: di nazionalità ungherese, partecipò alla Grande Guerra nell’esercito austroungarico, e successivamente alla guerra civile russa; il 22 luglio 1937 fu nominato comandante della 15° divisione spagnola.

101 Croato, in Spagna dal 27 gennaio 1937. Giornalista, tenente nell’esercito austroungarico (1914-15) e sottotenente in quello serbo (1916-18), quindi entrato nell’Armata Rossa. Ibidem, op. 1, d. 20, l. 52.

102 Ibidem, op. 3, d. 425, l. 54 e op. 3, d. 452, l. 2.

103 Presente anche in spagnolo, francese, tedesco, polacco, albanese, e in edizione cecoslovacco-jugoslava. Ibidem, op. 2, dd. 361-371. Uscì dal 24 maggio 1937 al 7 novembre 1938.

104 Ibidem, op. 3, dd. 513-516. Uscì dal 3 marzo 1937 al 4 novembre 1938 più un numero senza data.

105 Ibidem, op. 3, d. 517; uscì un solo numero di ognuno, il 4 maggio 1938.

106 Ibidem, op. 3, d. 347. Uscì dal 1° maggio al 31 dicembre 1937.

107 COPEMAN, Fred, Reason in revolt, London, Blandford Press, 1948, p. 84.

108 Il 7 novembre 1936 il governo Largo Caballero si era trasferito a Valencia nel caso in cui Madrid fosse caduta.

109 L’8 febbraio le truppe del generale Edmondo Rossi entrarono a Malaga dopo cinque giorni di assedio, completando così la conquista nazionalista della Spagna occidentale. SAZ, Ismael, TUSELL, Javier (ed.), Fascistas en España, Roma, Escuela Española de Historia y Arqueología 1981, pp. 124-130.

110 AZNAR, MANUEL, Historia militar de la guerra de España, vol. II, Madrid, Editora Nacional, 1969, p. 51.

111 RGASPI, f.. 545, op. 1, d. 72, l. 176.

112 RGASPI, op. 3, d. 474, l. 18.

113 Ibidem, op. 1, d. 36, l. 93.

114 Ibidem, op. 3, d. 474, l. 18; l. 14; UČESNIČI, Pišu, cit, vol. I, p. 233.

115 COPEMAN, Fred, op. cit., pp. 87-91.

116 WINTRINGHAM, Tom, English Captain, London, Faber&Faber, 2011, pp. 75-77; ALEXANDER, Bill, op. cit., p. 97.

117 Ibidem.

118 Torneranno alla base il 18 settembre 1937. RGASPI, f. 545, op. 2, d. 58, l. 314.

119 Ibidem, op. 3, d. 474, l. 25.

120 COPEMAN, op. cit., pp. 97-98; ALEXANDER, Bill, op. cit., p. 100.

121 Ciononostante, i tre accettarono di non parlare della Spagna in campagna elettorale; BOSCH, Aurora, Miedo a la democracía. Estados Unidos y la Guerra Civil Española, Barcelona, Crítica, 2011, p. 177.

122 HULL, Cordell, The Memoirs of Cordell Hull, vol. I, New York, MacMillan, 1948, p. 477.

123 The Public Papers and Addresses of Franklin D. Roosevelt. 1937. The Constitution Prevails, New York, Macmillan Co., 1941, pp. 185-186.

124 TIERNEY, Dominic, FDR and the Spanish Civil War. Neutrality and Commitment in the Struggle that divided America, Durham (NC), Duke University Press, 2007, p. 33.

125 BOSCH, Aurora, op. cit., p. 5.

126 L’incaricato di affari a Mosca Loy Henderson fu il primo a non interpretare le collette sovietiche a favore della Spagna (luglio-settembre 1936) come il primo segnale di un imminente intervento in Spagna, che come abbiamo visto, si realizzerà solo dopo gli interventi italiano e tedesco; né la diplomazia americana solleverà mai obiezioni in proposito; FRUS, vol. I, 1936, cit., p. 452.

127 FRUS, vol. II, 1937, p. 292; TIERNEY, Dominic, op. cit., 66-67. Dal 4 marzo 1937 i volontari americani furono dichiarati non validi per la Spagna, un provvedimento che non ebbe nessuna conseguenza sul loro afflusso in Spagna, né impedirà ai superstiti di tornare in America tra settembre e dicembre 1938; LANDIS, Arthur, The Abraham Lincoln Battalion, New York, Citadel Press 1967, p. 15.

128 Il CPUSA, che alla fine del 1936 contava 43.000 membri rispetto agli appena 7.000 del 1930, dal gennaio 1935 tentava di convincere il Partito Socialista a formare un partito comune a base soprattutto agricola (Labor poi Farmer-Labor Party). Non ricevendo appoggio, i comunisti diventarono gradualmente sostenitori del New Deal, pur criticandolo perché ancora poco incisivo, comprendendo che il nemico principale non era il Presidente ma il comune avversario Hearst, il cui gruppo League of Liberty, molto influente nel Partito Repubblicano accomunava Democratici e comunisti nella sua propaganda contro Roosevelt e il New Deal. Davanti alla neutralità, i comunisti assunsero un atteggiamento elastico: se da una parte speravano che il sostegno popolare alla Spagna repubblicana convincesse Roosevelt e Hull a cambiare politica, dall’altra vedevano nel Presidente il centro di aggregazione delle forze progressiste, e speravano che la neutralità consolidasse il fronte per la pace. RGASPI, f. 495, op. 12, d. 107, l. 1; ibidem, f. 495, op. 20, d. 14, l. 6.

129 Non si conosce il numero esatto: il giornalista Edwin Rolfe, cronista ufficiale del battaglione, scrive 400 uomini; la storia ufficiale del battaglione scritta subito dopo la battaglia del Jarama ha 470 uomini, mentre la storia dattiloscritta della Brigata, che arriva al 17 marzo 1938, scrive circa 440; per l’ex volontario Arthur Landis erano 350; ROLFE, Edwin, The Lincoln Battalion, Whitefish (MT), Kessinger Publishing, 2010, p. 3; ID., The History of the Abraham Lincoln Battalion, p. 3, in RGASPI, f. 454, op. 3, f. 452, l. 5; ibidem, op. 3, f. 474, l. 32; LANDIS, Arthur, The Abraham Lincoln Brigade, New York, The Citadel Press, 1967, p. 175.

130 RGASPI, f. 545, op. 3, d. 474, l. 34; LANDIS, Arthur, op. cit., p. 31.

131 Merriman divenne quasi subito comandante effettivo, poiché Harris non si dimostrò all’altezza; LANDIS, Arthur, op. cit., p. 18; RGASPI, f. 545, op. 3, d. 474, l. 34; MERRIMAN, Marion, LERUDE, Warrem (ed.), American Commander. Robert Hale Merriman and the Abraham Lincoln Battalion, Reno (NV), University of Nevada Press, 1985, p. 17.

132 LANDIS, Arthur, op. cit., pp. 32-34.

133 CHAINTRON, Jean, Le vent soufflait devant ma porte, Paris, Seuil, 1993, pp. 161-162; RGASPI, f. 545, op. 2, d. 46, l. 7.

134 ALEXANDER, Bill, op. cit., p. 101; LANDIS, Arthur, op. cit., p. 40. Sia Alexander che Landis commettono lo stesso errore di cronologia: scrivono infatti che le promozioni avvennero il 15 febbraio 1937, ma una lista di archivio reca la data del 17; RGASPI, f. 545, op. 3, d. 452, l. 2.

135 RGASPI, f. 545, op. 2, f. 32, ll. 426-430.

136 MERRIMAN, Marion, LERUDE, Warren, Valor amid Slaughter, in PRAGO, Albert, BESSIE, Alvah (ed.), Our Fight, New York, Monthly Review Press, 1987, pp. 107-117.

137 Secondo le stime di Sandor Voros, ungherese naturalizzato americano, membro della commissione storica della XV Brigata; VOROS, Sandor, American Commissar, Philadelphia, Chilton Company, 1961, p. 362.

138 Nel suo diario Čopić concorda con la relazione di Merriman, tacendo però le critiche e il diverbio; è probabile che l’incidente sia stato appianato e perdonato, data la tensione che lo aveva generato; RGASPI, op. 3, d. 467, l. 14; Richard Baxell cita un episodio simile, non datato ma situabile prima del 17 febbraio 1937, in cui il generale Gal aveva minacciato di imprigionare due volontari inglesi per diserzione, il tutto puntando loro addosso la pistola; il giorno dopo portò loro da mangiare profondendosi in scuse con le lacrime agli occhi; BAXELL, Richard, «Myths of the International Brigades», in Bulletin of Spanish Studies, 91, 1-2/2014, pp. 11-24, p. 24. Si scoprì che Gal, non Claus o Čopić, aveva programmato l’azione del 27 febbraio; il volontario Steve Nelson di Philadelphia, commissario di battaglione dal 10 giugno andò a chiedere spiegazioni al generale, si presume lo stesso giorno o poco dopo, poiché Landis lo dice newly appointed Commissar, che lo minacciò, senza conseguenze, di arresto per insubordinazione e, calmatosi, si rifiutò di dire altro; RGASPI, f. 545, op. 3, f. 426, l. 207; LANDIS, Arthur, op. cit., pp. 164-165. Si noti che Landis parla di Nelson subito dopo aver parlato del 1° maggio, ma dal documento citato sopra conosciamo la data del 10 giugno; inoltre, Čopić annota nel diario che la Brigata riposò quasi tutto il mese di giugno, e Landis scrive che Nelson arrivò la prima notte di riposo; RGASPI, op. 3, d. 462, l. 82.

139 LANDIS, Arthur, op. cit., p. 169.

140 AZNAR, Manuel, op. cit., vol. II, pp. 88-132.

141 Unica vittoria repubblicana senza contraccolpi dal 18 luglio 1936, la battaglia di Guadalajara (8-23 marzo 1937) permise ai repubblicani di riconquistare le località di Brihuega, Guadalajara, Trijueque e Torija, 60 km a nord di Madrid. La battaglia non fu risolutiva, ma ebbe un grande effetto sul morale degli uomini, specie tra gli antifascisti italiani della XII Brigata Internazionale, che la presentarono come prima vittoria contro le truppe inviate da Mussolini; ibidem, pp. 63-88.

142 LANDIS, Arthur, op. cit., p. 185.

143 Stime nazionaliste riportate da AZNAR, Manuel, op. cit., vol. II, pp. 143-145.

144 RGASPI, f. 545, op. 3, d. 425, l. 156.

145 ROLFE, Edwin, op. cit., p. 76.

146 Dopo la morte, a inizio marzo, di Jack Tomlinson, comandante della compagnia mitraglieri, Law lo aveva sostituito. STEPHENS, Douglas Patrick, A Memoir of the Spanish Civil War. An Armenian-Canadian in the Lincoln Battalion, St John’s, Canadian Committee on Labour History, 2000, pp. 45-47.

147 RGASPI, f. 545, op. 3, d. 452, l. 2.

148 ALEXANDER, Bill, op. cit., p. 118.

149 LANDIS, Arthur, op. cit., pp. 190-195; ALEXANDER, Bill, op. cit., p. 122; AZNAR, Manuel, op. cit., vol. II, p. 146.

150 ALEXANDER, Bill, op. cit., p. 122; UČESNIĆI, Pišu, op. cit., vol. I, p. 243.

151 Secondo Landis, Law morì quel pomeriggio, rifiutando di essere trasportato in ospedale; curiosamente, un documento di archivio lo dà morto a Madrid «tra il 5 e il 10 luglio». LANDIS, Arthur, op. cit., p. 207; RGASPI, f. 545, op. 2, d. 45, l. 217.

152 LANDIS, Arthur, op. cit., p. 223.

153 Ibidem, p. 223; AZNAR, Manuel, op. cit., vol. II, p. 162.

154 Più ragionevolmente, Landis assegna 20.000 perdite per parte; LANDIS, Arthur, op. cit., p. 237.

155 Ibidem, pp. 170-174; ALEXANDER, Bill, op. cit., pp. 129-30.

156 Nel dettaglio: il battaglione Dimitrov aveva 445 effettivi, ne rimanevano 143; i franco-belgi ne avevano 247, ne rimanevano 90; gli inglesi ne avevano complessivi 441 (331 + 110 battaglione + artiglieria) ed erano rimasti con 98 (60 + 38) superstiti; gli americani, all’epoca del rapporto fusi in un unico battaglione, erano scesi da 524 a 286; la 24° brigata ispanofona aveva 245 effettivi su 450, mentre la sezione anticarro aveva 20 effettivi su 37; RGASPI, f. 545, op. 1, d. 1, l. 4.

157 La XIII Brigata era stata sciolta per prolungata inattività, rinominata 150° brigata, quindi ricostituita come Brigata Dombrowski, benché vi si parlassero, oltre al polacco e allo spagnolo, l’ungherese, il finlandese, le lingue baltiche e il serbocroato; Ibidem, l. 10.

158 Ibidem; il battaglione 6 de février lasciò la XV Brigata il 19 agosto 1937; Our Fight/Notre Combat, 32, p. 7; RGASPI, f. 545, op. 3, d. 513, l. 48.

159 La numerazione dei battaglioni internazionali fu aggiornata: la XV Brigata ricevette i numeri 57-60. SWIERCZEWSKI, Karol, W bojach o wolność Hiszpanii, Warszawa, Wydanictwo ministerstwa obrony narodowej, 1967, p. 40.

160 Il Mackenzie-Papineau partì da Tarazona de la Mancha il 7 settembre, ma il trasferimento avvenne solo il 25; RGASPI, f. 545, op. 2, d. 53, l. 348; ibidem, op. 3, f. 452, ll. 84-5.

161 Dopo la creazione della sesta brigata internazionale (129°) durante la ritirata da Teruel (febbraio 1938), le due divisioni furono costituite da tre brigate ciascuna: alla 35° andarono XI, XIII e XV brigata, mentre la 129° confluì nella 45° divisione insieme alla XII e XIV brigata. SWIERCZEWSKI, Karol, op. cit., pp. 26, 237-245.

162 Nel dettaglio: Dimitrov – 563 uomini; British - 208 uomini; Lincoln-Washington - 408 uomini; battaglione spagnolo - 309 uomini; RGASPI, f. 545, op. 3, d. 474, l. 164.

163 ALEXANDER, Bill, op. cit., pp. 144-145; LANDIS, Arthur, op. cit., p. 247.

164 Dal diario di Vladimir Čopić; RGASPI, f. 545, op. 3, d. 467, l. 63.

165 UČESNIČI, Pišu, op. cit., vol. I, p. 246.

166 Come suo solito, il comandante contestò la ritirata del battaglione, ma davanti a un manuale di tattica militare presentatogli da Paddy O’Daire, riconobbe che l’irlandese aveva fatto bene; ALEXANDER, Bill, op. cit., p. 149.

167 AZNAR, Manuel, op. cit., vol. II, p. 223.

168 RGASPI, f. 545, op. 3, d. 474, l. 177.

169 Sia il volontario lealista Čopić che il franchista Aznar sono perplessi: «Allora [il 27 agosto] c’erano pochissime forze a Fuentes del Ebro […] con un po’ di fortuna la città avrebbe potuto essere presa», e «Perché il comando ‘rosso’ non mise una guardia forte a Belchite e non inviò la massa di manovra sugli obiettivi strategici?». AZNAR, Manuel, op. cit., vol. II, pp. 223-224.

170 LANDIS, Arthur, op. cit., pp. 295-303; RGASPI, f. 545, op. 3, d. 474, ll. 181-193, che riporta il diario di Čopić; Ibidem, op. 3, d. 467, ll. 65-6.

171 LANDIS, Arthur, op. cit., pp. 313-314.

172 In realtà fu sempre a guida americana: degli ufficiali, solo il comandante della compagnia mitraglieri, successivamente della 1° compagnia, era canadese, sebbene finlandese di origine (Niilo Makela); ibidem.

173 In onore di William Lyon Mackenzie e Louis-Joseph Papineau, che nel 1837 tentarono di rendere indipendente l’Alto Canada.

174 LANDIS, Arthur, op. cit., pp. 314-323.

175 LONGO, Luigi, op. cit., p. 140.

176 Ibidem, pp. 140-146.

177 Aznar torna a chiedersi perché la Repubblica non insistette su Saragozza invece di tentare un’impresa così ardua. AZNAR, Manuel, op. cit., vol. II, pp. 269-270.

178 Ibidem, pp. 271-272.

179 Ibidem, p. 282.

180 ALEXANDER, Bill, op. cit., pp. 160-167.

181 LANDIS, Arthur, op. cit., p. 392.

182 Ibidem, pp. 393-398.

183 Ibidem, p. 506.

184 Ibidem, pp. 514-515.

185 Ibidem, p. 525.

186 ROLFE, Edwin, op. cit., pp. 281-282.

187 AZNAR, Manuel, op. cit., vol. III, p. 192.

188 RUST, William, op. cit., appendice V.

189 RGASPI, f. 545, op. 1, d. 40, l. 83.

190 ALEXANDER, Bill, op. cit., p. 241

191 RGASPI, f. 545, op. 1, d. 11, ll. 129-131.

192 Il governo spagnolo consegnò al consolato americano 201 passaporti, assicurando che altri attendevano a Barcellona; non sappiamo se ne furono consegnati altri – girava voce che fossero stati sottratti dai servizi segreti sovietici – ma la corrispondenza diplomatica assicura che i rimpatri proseguirono senza difficoltà, sia con passaporti che con visti temporanei. Dagli archivi della Brigata Lincoln risulta che dopo la guerra il governo americano entrò in possesso di un elenco con registrati i numeri dei passaporti, con l’indicazione dello stato del passaporto (presenti, mancanti, sottratti); la banca dati degli archivi non riporta quest’ultimo dato, perciò non è possibile sapere quanti volontari siano effettivamente entrati e usciti di Spagna con i rispettivi documenti; FRUS, vol. II, 1938, pp. 326-345; Abraham Lincoln Brigade Archives, URL: < http://www.alba-valb.org/volunteers/browse/ > [consultato il 13 febbraio 2019].

193 FRUS, vol. II, 1938, p. 344.

194 VOROS, Sandor, op. cit., p. 442.

195 GERASSI, John, The premature antifascists. North American volunteers in the Spanish Civil War. An oral history, New York, Praeger, 1986, pp. 159-234.

196 Ufficialmente i volontari furono 35.000 o 36.000 da 53 o 54 Paesi; un elenco di volontari, senza data ma risalente a dopo la guerra, che giunge a luglio 1938, ne elenca solo 32.104; UČESNIČI, Pišu, op. cit., vol. I, p. 177. RGASPI, f. 545, op. 2, d. 108, ll. 209-211. Il numero di 61 Paesi è stato estrapolato dalle buste dell’archivio russo; ibidem, op. 6.

197 BEECHINGS, William C., Canadian Volunteers. Spain 1936-1939, Winnipeg, Hignell Publishing Ltd, 1989, p. XXXV.

198 Ufficialmente furono 2.000; secondo Richard Baxell furono «quasi 2.500». ACADEMIA DE LAS CIENCIAS DE URSS (ed.), op. cit., p. 192; BAXELL, Richard, British Volunteers in the Spanish Civil War, cit., p. 26.

199 Ufficialmente 3.000; 2.800 secondo Edwin Rolfe. ACADEMIA DE LAS CIENCIAS DE URSS (ed.), op. cit., p. 138; ROLFE, Edwin, op. cit., p. 9.

200 Ufficialmente 1.200; integrando gli elenchi in BEECHINGS, William C., op. cit., pp. X-XXXIV e in PETROU, Michael, op. cit., pp. 190-241, si ottiene un totale di 1.761 volontari. Si tenga conto del fatto che gli elenchi dell’archivio di Mosca sono spesso incompleti. ACADEMIA DE LAS CIENCIAS DE URSS (ed.), op. cit., p. 96. Una caratteristica dei volontari canadesi era che il 78% di loro era immigrato; i più rappresentati erano, nell’ordine: ucraini, ungheresi e finlandesi. PETROU, Michael, op. cit., p. 22.

201 250 per Baxell; questa stima è però imprecisa, poiché include i volontari di tutta l’Irlanda e quelli con uno o entrambi i genitori irlandesi. ACADEMIA DE LAS CIENCIAS DE URSS, op. cit., p. 232; BAXELL, Richard, British Volunteers in the Spanish Civil War, cit., p. 160, n. 106.

202 RGASPI, f. 454, op. 6, dd. 67-68.

203 Ibidem, f. 454, op. 6, d. 578.

204 Dati estrapolati sommando le liste corrispondenti RGASPI, f. 545, op. 6.

205 RGASPI, f. 545, op. 2, d. 108, l. 54.

206 BAXELL, Richard, British Volunteers in the Spanish Civil War, cit., p. 22.

207 PETROU, Michael, Renegades. Canadian Volunteers in the Spanish Civil War, Toronto - Vancover, UBC Press, 2008, pp. 14-15.

208 ALEXANDER, Bill, op. cit., pp. 29-41; BAXELL, Richard, British Volunteers in the Spanish Civil War, cit., pp. 24-47; ID., Myths of the International Brigades, pp. 14-19; ARTHUR, Max, op. cit., passim.

209 Il volontario americano William Harvey, che include la Spagna nella sua critica, rappresenta un’eccezione: Fred Copeman e Sandor Voros, nonostante l’abiura, non includono la Spagna nel loro pentimento. HERRICK, William, BERMAN, Paul (ed.), Jumping the Line. The Adventures and Misadventures of an American Radical, Madison, Wisconsin Studies in Autobiography, 1998, pp. 219-250; COPEMAN, Fred, op. cit., pp. 185-217; VOROS, Sandor, op. cit., pp. 474-75; si veda anche la raccolta di testimonianze di volontari inglesi a cura di ARTHUR, Max, The Real Band of Brothers, London, Harper-Collins, 2009.

210 NEWSINGER, John, «Blackshirts and Blueshirts, and the Spanish Civil War», in Historical Journal, 44, 3/2001, pp. 825-844.

211 A titolo di esempio, un rapporto statistico sui volontari americani e canadesi della primavera del 1938 evidenzia come su 1.745 volontari americani, 607 fossero ex militari, 726 non avessero nessuna esperienza militare e 408 avessero una preparazione elementare; tra i canadesi la situazione era migliore: su 705 volontari, 381 erano ex militari. La prevalenza di volontari senza esperienza militare tra gli americani fece sì che Marty li detestasse cordialmente, tanto che il 16 aprile 1938 il vicepresidente del CPUSA Robert Minor scrisse una lettera a Palmiro Togliatti (“Alfredo”) chiedendogli di convincere il collega francese che gli americani non meritavano un cattivo trattamento, poiché negli Stati Uniti la leva non era obbligatoria; RGASPI, f. 545, op. 6, d. 948, ll. 118-119.

212 VOROS, Sandor, op. cit., p. 411.

213 RGASPI, f. 545, op. 2, dd. 34-48.

214 «Quadro» [eccellente], «Molto buono», «buono», «mediocre», «debole», «cattivo». Cfr. ad es. RGASPI, f. 545, op. 6, d. 93; liste di questo tipo sono presenti per la maggior parte delle nazionalità.

215 I commenti riguardavano l’affidabilità personale e politica, l’attività al fronte, l’eventuale tendenza a ubriacarsi, e il morale. Si osservi che una qualità negativa non ne escludeva una positiva: si trovano individui ubriachi ma coraggiosi, politicamente deboli ma di buon carattere, inattivi al fronte ma disciplinati; ibidem.

216 Ibidem, f. 545, op. 6, d. 99, ll. 2-9.

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Notizia bibliografica digitale

Enrico Gori, «I volontari anglofoni nella Guerra civile spagnola»Diacronie [Online], N° 37, 1 | 2019, documento 6, online dal 29 mars 2019, consultato il 09 décembre 2024. URL: http://0-journals-openedition-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/diacronie/11013; DOI: https://0-doi-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/10.4000/diacronie.11013

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Autore

Enrico Gori

Enrico Gori, (Firenze 1987) si è laureato in Storia contemporanea presso l’Università di Roma re con una tesi sulla provincia di Arezzo tra il 1900 e il 1945. Dal 2014 collabora con la cattedra di Storia del Nord America dello stesso ateneo. Tra le sue pubblicazioni figurano: Porphyra : Lo Hodoiporikon di Costantino Manasse, VIII, supp. 12, 2011 e «Gli Stati Uniti e la Spagna. Repubblica e Guerra Civile (1931-1939)», in Diacronie, 30, 2/2017, pp. 1-20. Ha curato la traduzione di: WAGENKNECHT, Achim, La filosofia politico di Hannah Arendt, [Einführung in die politische Philosophie Hannah Arendts, Marburg, Tectum Verlag, 1995], URL: < http://www.achimwagenknecht.de/arendt-it/index.html >.
URL: < http://www.studistorici.com/progett/autori/#Gori >

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