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L'Italia bizantina: una prospettiva economica

L’Italia bizantina: una prospettiva economica

Salvatore Cosentino
p. 237-241

Texte intégral

  • 1 E. Zanini, Le Italie bizantine. Territorio, insediamenti ed economia nella provincia bizantina d’It (...)
  • 2 Questo è il termine con cui, nella pragmatica sanctio pro petitione Vigilii (554), si definisce l’I (...)

1Tra i territori dell’Occidente mediterraneo riconquistati dall’impero durante il VI secolo, l’Italia ne costituì senza dubbio l’eredità più duratura. Sorprende che taluni storici possano avere qualificato la politica giustinianea in questo settore come effimera, dal momento in cui la penisola rimase nell’orbita romano-orientale per mezzo millennio, l’Africa per un secolo e mezzo e la Spagna per un secolo. Certo, come è noto, la presenza bizantina in Italia non conobbe una storia uniforme nello spazio e nel tempo, tanto che proprio uno degli autori dei saggi che qui si presentano ebbe a coniare alcuni anni fa la felice formula delle «Italie bizantine1». Ma se l’impero improntò le esperienze socioeconomiche delle regioni italiche nel medioevo di caratteri che talora appaiono molto differenti gli uni dagli altri, nondimeno la provincia Italiae2 può essere considerata un fenomeno unitario non solo sotto il profilo istituzionale, ma almeno alla luce di due altri fattori: il panorama delle fonti che la concernono e la sua eccentricità linguistica, culturale, sociale ed economica rispetto all’ambito anatolico-balcanico. Questi due elementi hanno fatto sì che essa – l’«Italia bizantina» – sia diventata per la bizantinistica l’equivalente che l’Egitto è, o è stato, per la romanistica, cioè un regionalismo non facilmente assimilabile al cuore dell’impero, ma di cui è difficile fare a meno nelle ricostruzioni di sintesi, vista la ricchezza dei suoi documenti e monumenti. La documentazione offerta da questo lembo occidentale di Bisanzio è, infatti, tra il VI e l’XI secolo, molto ricca se paragonata ai territori orientali: fonti narrative, agiografie, epistolari, epigrafi, manoscritti, sigilli, monete e, soprattutto, documenti della pratica giuridica. Mi sia consentito insistere soprattutto sulla presenza di questi ultimi. Infatti, laddove Anatolia, Balcani e mondo insulare egeo presentano un vuoto fino alla seconda metà del X secolo, in Italia essi sono conservati in una diacronia sostanzialmente ininterrotta dalla tarda antichità al primo medioevo (papiri ravennati, registrazioni enfiteutiche della chiesa di Ravenna e di Roma, le trascrizioni sopravvissute del fondo dei documenti greci conservato nell’Archivio di Stato di Napoli, i cartulari della Puglia dei secoli X-XI, i documenti dell’Archivo di Medinaceli che arricchiscono significativamente la consistenza degli altri atti greci di età normanno-sveva). Al quadro della documentazione scritta, si aggiunge anche un livello piuttosto alto delle indagini archeologiche su città, insediamenti rurali, strutture abitative, cultura materiale, produzioni e scambi. Ravenna, le lagune venetiche, Rimini, alcuni insediamenti della Liguria (come castrum Pertice), il Lazio, Napoli, la Puglia, la Calabria e, in questi ultimi anni, anche la Sicilia e Malta – così come la Sardegna, anche se essa apparteneva amministrativamente all’esarcato d’Africa – hanno conosciuto un’attenzione da parte degli archeologi che è certamente pari se non probabilmente superiore rispetto ai siti della Romania orientale.

  • 3 Per quanto riguardo saggi e articoli concernenti, a vario titolo, l’ambito della storia economica d (...)
  • 4 Nella tavola rotonda è stato presentato anche l’intervento di Th. Brown, «Decline or Resilience: Ec (...)

2Questa considerevole ricchezza di dati storici, archeologici e monumentali fa sì che l’Italia bizantina rappresenti uno straordinario prisma per lo studio della storia economica. Ma si deve notare, a questo proposito, che, quantunque alcune pregevoli opere di sintesi abbiano dato spazio ad essa, manca, a tutt’oggi, un volume che indaghi in maniera sistematica l’economia di questa provincia del mondo bizantino, se si fa eccezione per quel gran saggio che rimane a tutt’oggi L’economia rurale dell’età prenormanna nell’Italia meridionale di Augusto Lizier (Palermo, 1907)3. Il dossier che qui si presenta è costituito in larghissima maggioranza dai contributi presentati alla tavola rotonda dedicata a l’«Italia bizantina», svoltasi a Sofia il 25 agosto 2011 nella cornice del XXII Congresso Internazionale di Studi Bizantini4. Esso non ha l’ambizione di riempire la mancanza di cui si diceva, ma si propone di fornire un apporto significativo in questa direzione. Ospita saggi di studiosi che si sono occupati nei loro lavori tanto delle società dell’Italia bizantina e post-bizantina, quanto di temi specifici legati alla sfera economica. I contributi riflettono la personale esperienza di ricerca degli autori, più che un quadro sistematico e preordinato di ambiti territoriali o tematiche. Ciò detto, tre aree risultano comunque favorite nell’insieme: Ravenna, la Puglia e la Calabria. Per quanto riguarda la prima, chi scrive ha cercato di metterne in rilievo il ruolo di centro finanziario tra il V e VI secolo attraverso la figura degli argentarii, mentre C. Morrisson e B. Callegher hanno focalizzato la loro attenzione sullo studio della sua zecca nell’età esarcale. Notevole, in quest’ultimo articolo, l’attenzione che viene riservata alla moneta di bronzo, la quale era stata largamente trascurata finora in riferimento alla produzione monetaria ravennate. Le dinamiche socio-economiche della Puglia bizantina sono indagate da J. -M. Martin in una sintesi di grande spessore interpretativo, equilibrio di valutazione e limpidezza espositiva. La Calabria rappresenta la regione sulla quale si concentra l’attenzione di ben tre degli otto contributi, che però si integrano perfettamente l’uno con l’altro: G. Noyé propone un’interpretazione innovativa e molto ben documentata dei secoli VII e VIII, in cui la rottura degli assetti socio-economici della regione più che nel VII è vista nell’VIII secolo; A. Peters-Custot, si concentra sulle plateae calabresi in una indagine che, al di là degli interrogativi sulla particolare origine di tali documenti, offre lo spunto per uno studio di storia dell’organizzazione rurale della stessa Calabria tra XI e XII secolo; C. Rognoni ricostruisce una penetrante microstoria del regime della terra nella Valle del Tuccio – nel pressi di Melito di Porto Salvo – tra il XII e il XIII secolo, nel cuore del mondo grecanico, sulla base dei documenti del fondo «Messina» dell’Archivo Ducal di Medinaceli, che ella aveva già contribuito a valorizzare. Due saggi hanno invece un taglio non strettamente collegato ad una singola città o area geografica. Il lettore potrà leggere una riflessione di E. Zanini su economia e indicatori archeologici, articolata su tre nuclei tematici: l’impatto della guerra gotica sull’economia della penisola, la ceramica d’importazione e il ruolo che ebbe il sistema protobizantino degli scambi nel condizionare i meccanismi di produzione e distribuzione delle regioni italiche tra VI e inizio dell’VIII secolo. Il saggio di V. Prigent offre invece una rilettura provocatoria ed intelligente del discusso brano di Teofane (Chron. AM. 6224, de Boor, p. 410) concernente le riforme fiscali di Leone III in Sicilia e Calabria (sul quale si sofferma anche il contributo di Gh. Noyé), che non avrebbero affatto comportato un aumento del prelievo fiscale, ma solo una sua riformulazione in termini di metrologia monetaria.

3Sarebbe impossibile dare conto, a distanza di tempo, delle discussioni suscitate da questi interventi nel corso della Tavola rotonda. Essi, grazie alla disponibilità dei Cahiers de Recherches Médiévales et Humanistes, e del suo «editor» per la Bizantinistica, Olivier Delouis, sono ora resi disponibili anche ad un pubblico più vasto di studiosi. Potranno essere letti, rimeditati e nuovamente discussi, nell’auspicio, formulato poc’anzi, che possano accrescere le nostre conoscenze sull’Italia bizantina vista in una prospettiva economica.

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Notes

1 E. Zanini, Le Italie bizantine. Territorio, insediamenti ed economia nella provincia bizantina d’Italia (VI-VIII secolo), Bari, 1998.

2 Questo è il termine con cui, nella pragmatica sanctio pro petitione Vigilii (554), si definisce l’Italia appena riconquistata: Iust. Nov., App. VII (p. 799-802).

3 Per quanto riguardo saggi e articoli concernenti, a vario titolo, l’ambito della storia economica dell’Italia bizantina, fino al 2008 mi permetto di rimandare alla bibliografia citata in S. Cosentino, Storia dell’Italia bizantina (VI-XI secolo). Da Giustiniano ai Normanni, Bologna, 2008, p. 416-423 (insediamenti urbani e rurali), 446-447 (fiscalità), 452-461 (economia). In questi ultimi cinque anni, nell’ambito del programma dedicato a «L’héritage byzantin en Italie, VIIIe-XIIe siècle)», a cura di J. -M. Martin, A. Peters-Custot e V. Prigent, un incontro è stato dedicato a Les caractères originaux de l’espace rural, i cui atti, composti in maggioranza di interventi dedicati alla storia economica, sono in corso di stampa. Inoltre, da poco (dicembre 2013), si è svolto il primo seminario di un programma di ricerca su Économie et société en Italie de l’invasion lombards aux assauts musulmans, coordinato da Gh. Noyé e V. Prigent. Senza alcuna ambizione di completezza, sempre in relazione agli ultimi cinque anni, si segnalano inoltre i seguenti studi, suddivisi per ambito geografico. Area adriatica (in ordine di pubblicazione dei contributi): E. Cirelli, Ravenna: archeologia di una città, Firenze, 2008; S. Gelichi, C. Negrelli, «Anfore e commerci nell’alto Adriatico tra VIII e IX secolo», Mélanges de l’École française de Rome. Moyen Âge, 102-2, 2008, p. 307-326; C. Negrelli, Rimini capitale. Strutture insediative, sociali ed economiche tra V e VIII secolo, Firenze, 2008; A. Augenti, E. Cirelli, «Classe: un osservatorio privilegiato per il commercio della Tarda Antichità», LRCW3. Late Roman Coarse Wares, Cooking Wares and Amphorae in the Mediterranean. Archaeology and Archaeometry, Comparison between Western and Eastern Mediterranean, ed. S. Menchelli, M. Pasquinucci, S. Santoro, G. Guiducci, Oxford (BAR Int. Ser. 2185), 2010, II, p. 605-615; From One Sea to Another. Trading Places in the European and Mediterranean Early Middle Ages, ed. S. Gelichi, R. Hodges, Turnhout, 2012; S. Gelichi, «Local Exchanges – Mediterranean Exchanges: Archaeological Evidence for the 8th -9th Century Economy of Northern Italy», Trade and Markets in Byzantium, ed. C. Morrisson, Washington DC, 2012, p. 219-233; P. Arthur, «Riflessioni intorno alla produzione e circolazione della ceramica nel basso Adriatico», LRCW3, p. 57-78; P. Arthur, G. Fiorentino, A. M. Grasso, «Roads to Recovery: An Investigation of Early Medieval Agrarian Strategies in Byzantine Italy in and around the Eighth Century», Antiquity, 86, 2012, p. 444-455. Area tirrenica: V. D’Amico, F. Del Vecchio, «Nuovi dati ceramologici per la storia economica di Napoli tra tarda antichità e alto medioevo», LRCW2. Late Roman Coarse Wares, Cooking Wares and Amphorae in the Mediterranean. Archaeology and Archaeometry, ed. M. Bonifay, J. Ch. Tréglia, Oxford (BAR Int. Ser. 1662), 2007, p. 423-438; A. Rovelli, «Naples, ville et ateliers monétaires de l’empire byzantine: l’apport des fouilles récentes», Travaux et Mémoires, 16, 2010 (= Mélanges Cécile Morrisson), p. 693-711; A. Feniello, Napoli. Società ed economia (902-1137), Roma, 2011. Area ionica: F. Cuteri, P. Salamida, «Il litorale ionico calabrese da Crotone a Reggio Calabria. Circolazione di manufatti ceramici tra V e VII secolo», LRCW3, p. 507-514. Sicilia: La Sicilia bizantina: storia, città e territorio, ed. M. Mongiu, S. Modeo, M. Arnone, Caltanissetta, 2010; A. Nef et V. Prigent, La Sicile de Byzance à l’Islam, Parigi, 2010; A. Molinari, «Sicily between the 5th and the 10th Century: Villae, Villages, Town and Beyond. Stability, Expansion or Recession?», The Insular System of the Early Byzantine Mediterranean. Archaeology and History, ed. D. Michaelides, Ph. Pergola, E. Zanini, Oxford (BAR Int. Ser. 2523), 2013, p. 97-114; V. Prigent, «La circulation monétaire en Sicile», ibid., p. 139-160. Sardegna: Forme e caratteri della presenza bizantina nel Mediterraneo occidentale: la Sardegna (secoli VI-XI), ed. P. Corrias, Oristano, 2012. Malta: B. Bruno, N. Cutajar, «Imported Amphorae as Indicators of Economic Activity in Early Medieval Malta», The Insular System, p. 15-30. Pur non riguardando direttamente l’Italia bizantina, di grandissimo interesse per le trasformazioni dell’economia italica nel passaggio tra tarda antichità e alto medioevo è il volume di P. Delogu, Le origini del medioevo. Studi sul settimo secolo, Roma, 2010.

4 Nella tavola rotonda è stato presentato anche l’intervento di Th. Brown, «Decline or Resilience: Economic Change and its Impact on the Society of Byzantine and Post-Byzantine Ravenna», che l’Autore non ha potuto presentare in questa sede per la stampa. Invece, la presente raccolta ospita il contributo di C. Morrisson e B. Callagher che, nel congresso di Sofia, era stato svolto nell’ambito della Tavola rotonda su «Costantinopoli e Ravenna» organizzata da J. Herrin.

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Pour citer cet article

Référence papier

Salvatore Cosentino, « L’Italia bizantina: una prospettiva economica »Cahiers de recherches médiévales et humanistes, 28 | 2014, 237-241.

Référence électronique

Salvatore Cosentino, « L’Italia bizantina: una prospettiva economica »Cahiers de recherches médiévales et humanistes [En ligne], 28 | 2014, mis en ligne le 31 décembre 2017, consulté le 13 janvier 2025. URL : http://0-journals-openedition-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/crmh/13744 ; DOI : https://0-doi-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/10.4000/crm.13744

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Auteur

Salvatore Cosentino

Università di Bologna

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